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La San Michele del futuro devozione, arte e aggregazione

al futuro

la san michele del futuro: devozione, arte e aggregazione

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Il 27 luglio scorso, alla presenza dell’arcivescovo di lucca Paolo giulietti, del parroco del Centro storico del capoluogo don lucio malanca e di marcello Bertocchini Presidente della fondazione Crl, è stato annunciato il progetto di diagnosi preliminare, propedeutico al restauro della chiesa di san michele in foro. insieme a loro, in rappresentanza di una variegata equipe di studio e lavoro c’era anche l’architetto marco mei: trentaduenne lucchese, «ho sempre abitato nel centro storico», lo abbiamo incontrato per rivolgergli alcune domande. Architetto, lei è tra gli autori di questo progetto che tocca un simbolo della Chiesa e della Città di Lucca. Chi con lei si sta impegnando per la chiesa di san Michele? l’approccio conoscitivo in generale è un processo complesso e ponderato, soprattutto in relazione all’oggetto da indagare e alle finalità da perseguire: siamo di fronte ad un iter necessariamente multidisciplinare che richiede non solo impegno di carattere tecnico ma anche economico, organizzativo, gestionale e amministrativo, con le relative tempistiche. Questa importante fase di indagini preliminari che proseguirà anche nell’auspicato futuro cantiere, coinvolge ad oggi vari settori professionali (che non saranno i soli in futuro) e non solo, rappresentati ciascuno da più di una persona (piccoli sotto-team di ambito), per un totale di una squadra che conta più di dieci tecnici tra architetti, ingegneri, restauratori, geologi, dottori forestali, archeologi, etc., ai quali si affianca anche un rappresentante della Parrocchia. È chiaro quindi come questo processo ‘critico’ di conoscenza è e sarà frutto di un ponderato, attento e trasparente confronto interno a questo gruppo eterogeneo di tecnici, differenti per età e percorsi professionali ma quasi tutti radicati con le proprie attività sul territorio e legati in modi diversi ma significativi alla nostra Città di lucca. È questo l’inizio di un percorso di conoscenza (complessivo per certi versi e a cura di Lorenzo Maffei

Intervista a Marco Mei, il giovane architetto a capo di una équipe che sta svolgendo una diagnostica d’avanguardia sull’edifico in vista del restauro

mirato per altri) che, da un lato, vuole evitare la raccolta indistinta di quantitativi crescenti di dati, difficili poi da gestire, e dall’altro vuole operare in maniera che definiamo «incrementale ed incrementabile nel tempo», nel rispetto della propedeuticità delle indagini e in considerazione dei finanziamenti e dei tempi a disposizione. Ci tolga una curiosità. Lei personalmente, appena si è affacciato a questo lavoro, ha avvertito più il peso della sfida, nel dover intervenire su un edificio storico, o l’emozione di poter fare qualcosa di importante per il futuro di un simbolo? tutti gli interventi sull’esistente – e un intervento su un bene come san michele in foro ancora di più – rappresentano senza dubbio delle sfide da affrontare con calcolo, studio e impegno, ma anche, e soprattutto, cura e passione che spesso vanno oltre il mero termine ‘lavoro’ ricordato nella domanda. Questa idea di ‘rinnovamento’ è stata molto accelerata dal periodo storico che stiamo vivendo ma sicuramente non è nata da un giorno all’altro: essa è frutto di un confronto con la Parrocchia che dura ormai da oltre due anni. mi trovo a cogliere l’occasione per ringraziare da un lato, don lucio, col quale negli ultimi mesi (ed anni) sono stati possibili continui scambi di vedute e approfondimenti che hanno contribuito a instradare su più fronti questo progetto e dall’altro lato credo sia doveroso ringraziare la fondazione Crl: una presenza, forse sempre più spesso ed erroneamente data troppo per scontato nel nostro territorio, ma che deve essere invece ricordata per il costante impegno e l’ampia sensibilità che anche in questo frangente non ha mancato di dimostrare, consentendo in maniera determinante e decisiva l’avvio di questo processo. sono nato e cresciuto nel Centro storico, dove tutt’oggi abito orgoglioso della città che è lucca. non posso certo negare un misto di emozione e responsabilità – credo sia naturale! – nel compiere queste operazioni che per me significano mettere le

proprie competenze al servizio della Città e della Comunità per contribuire a un processo che porti alla conservazione e alla successiva valorizzazione di un bene – patrimonio pubblico di arte, architettura e fede – carico di un passato, presente e soprattutto futuro. fin dagli anni dell’università sono sempre stato abituato a lavorare a stretto contatto con altri colleghi e molti sono stati gli esami di progettazione che ho affrontato in gruppo, alcuni dei quali con due miei attuali colleghi di lavoro (architetti anche loro). Credo che questo sia determinante. Certo per la tipologia di bene, l’architetto rappresenta ‘il tecnico di punta’ – mi si passi il termine – responsabile del procedimento, ma è grazie al gruppo e all’umile e continuo confronto multidisciplinare che in esso si instaura che il peso della sfida si trasforma presto in passione, tradotta in cura attenta e concreta.

Nell’annunciare l’inizio della diagnosi su san Michele in Foro, è stata sottolineata l’importanza delle operazioni di ‘conoscenza’ dell’edificio stesso. Può spiegarci il senso di questa sottolineatura e perché appare quasi un approccio innovativo? lo studio dell’opera, del suo contesto e la sua più o meno approfondita caratterizzazione sono sempre state operazioni alla base del processo di restauro: il motto guida «conoscere per conservare» è stato più volte ribadito fino alla declinazione simmetrica «conservare per conoscere» che bene esprime come questi processi siano fondamentali nella salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio che, inevitabilmente, dovrà essere tramandato alle future generazioni. non parliamo quindi di approccio innovativo ma piuttosto di iter necessario, che sempre più spesso, per cause contingenti, ad esempio di carattere economico o temporale, si riduce ai minimi termini. in questo contesto, ben si capisce, quindi, come sia doveroso ringraziare la fondazione Crl per la sensibilità che ancora una volta ha dimostrato verso il patrimonio del nostro territorio. Architetto Mei, dopo l’annuncio fatto l’estate scorsa come vi muoverete soprattutto sulle superfici dell’edificio che, in parte, appaiono visibilmente bisognose di cure? Come si può ben prevedere le tecnologie odierne consentono livelli di conoscenza così precisi e dettagliati da risultare validi anche a livello microscopico. non è nostra intenzione avviare un iter che, almeno in questa fase di indagini preventiva, aspiri ad un livello di conoscenza di dettaglio uniformemente esteso su tutte le partizioni del complesso. da una parte saranno effettuare analisi per perseguire una conoscenza estensiva e generale del complesso senza la quale non si avrebbe alcuna consapevolezza dello stato di fatto del bene, dall’altra si cercherà di passare rapidamente a una conoscenza mirata alla soluzione delle specifiche finalità per ora individuate. Come accennato sopra sarà attivato un ponderato e poderoso processo che operi nel rispetto della propedeuticità delle indagini e nel rispetto del finanziamento e delle tempistiche a disposizione. Partiremo nel breve

le prime analisi

l’architetto marco mei delinea le prime operazioni del progetto: si parte con «il rilievo mediante tecnologia laser scanner 3d e mediante l’acquisizione degli orto-fotopiani di tutti i fronti esterni avviato attraverso l’utilizzo di droni – con piloti abilitati – per poter raggiungere e documentare/rilevare in maniera ottimale tutte le partizioni e di quelli interni». l’altra operazione invece è «il rilievo mediante scansione georadar interna ed esterna che ci consentirà un prezioso studio del primo sottosuolo: questa tecnologia si basa sull’analisi delle riflessioni di onde trasmesse nel terreno. tale metodo fornisce una ‘sezione’ del terreno indagato dalla superficie. Questa indagine come si può ben capire sarà di fondamentale importanza (date le numerose sepolture presenti nell’area del complesso – come testimoniato anche da fonti storiche e bibliografiche – o date le classiche sovrapposizioni costruttive storiche di base)» spiega mei «per valutare nelle fasi successive dove posizionare in sicurezza le attrezzature per il raggiungimento delle quote superiori (piattaforme, ponteggi etc.), dove verranno effettuate ad esempio campionature per la successiva caratterizzazione scientifica dei materiali e dei fenomeni di degrado, o altro».

con analisi e acquisizioni di tipo non invasivo e indiretto che saranno propedeutiche ad altre analisi successive che invece necessitano di dati preliminari e tempistiche di autorizzazione.

L’équipe di una decina di persone di cui ha accennato, più coloro i quali poi si affiancheranno, come porterà avanti l’impegnativo lavoro in maniera trasparente e comunicando con la cittadinanza? In fondo, la fase di ‘rinnovamento’ prima e di ‘intervento’ dopo potrebbe richiedere anche alcuni anni… tenendo conto della estrema delicatezza della comunicazione riguardo a questo Progetto è stato concordato con la parrocchia del Centro storico di lucca che la raccolta delle richieste di informazioni – articoli di giornale, interviste, e quant’altro possa essere nel giusto interesse collettivo – e la diffusione delle stesse passi attraverso un unico canale che è la Parrocchia stessa con la quale verranno decise le forme migliori di comunicazione dei risultati ottenuti. sicuramente, in accordo con tutti gli attori coinvolti, la comunità verrà aggiornata non appena i dati raccolti, nel loro complesso, permetteranno di mostrare lo stato del bene con le reali criticità che auspichiamo essere meno estese possibile. Per fare questo, anche nel modo più diffuso e immediato, tra le varie iniziative sarà on line un sito internet dedicato alla comunicazione e all’illustrazione di quanto si va progettando, istruendo, realizzando… una sorta di ‘agenda’ del Progetto del san michele rinnovato, visibile e consultabile da tutti.

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