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Boschi, corsi d’acqua e tesori di pietra

territorio

Boschi, corsi d’acqua e tesori di pietra

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Paola Taddeucci

Era un territorio ambìto e strategico nelle antiche guerre di conquista, tanto che proprio alla posizione deve il suo nome: Compitese, dal latino compitum, cioè crocevia. Un incrocio di strade e popoli insediati tra la pianura, le colline e la bassa montagna che caratterizzano quest’area della provincia di lucca si-

Viaggio nelle ‘silenziose’ meraviglie del Compitese

tuata al confine sud-orientale del comune di Capannori, della cui superficie totale occupa circa un terzo, ossia cinquanta chilometri quadrati. Un’area dove il crocevia odierno non serve più alla conquista, ma conduce in luoghi ricchi di storia, arte, memoria, ambienti naturali, sorgenti d’acqua, coltivazioni. ne fanno parte dieci località: Massa Macinaia, San leonardio in treponzio e ruota non hanno nel nome la specificità geografica, mentre Castelvecchio, Colle, Colognora, Pieve, Sant’andrea, San Ginese e San Giusto sono tutte completate da ‘di Compito’. Un po’ di storia, per iniziare.

1. l’archivolto della chiesa di San leonardo in treponzio 2-4. il Compitese, terra di acque

foto Lucio Ghilardi DenTRo La sToRia i primi a insediarsi furono i liguri apuani che si dovettero scontrare con i vicini etruschi e con le legioni romane, poi vincitrici. Caduto l’impero, le invasioni barbariche causarono un forte spopolamento delle campagne, favorito anche dall’incuria dei canali e dall’innalzamento del lago di Sesto, come veniva chiamato dai lucchesi il lago di Bientina, il più esteso in toscana fino a metà del 1800 quando fu prosciugato per bonificare l’area paludosa e recuperare terreni all’agricoltura. Con i longobardi al potere, il Compitese acquisì di nuovo una notevole importanza strategica e pullulò di castelli e fortificazioni. anche perché era al centro degli itinerari bellici di pisani e fiorentini che volevano conquistare lucca, repubblica indipendente entro i cui confini si trovava il Compitese. Che restò sotto lucca fino al termine dell’autonomia, nel 1847, con l’annessione al Granducato di toscana.

La ToRRe e Le Chiese tra i testimoni più importanti di questi secoli intensi e turbolenti c’è la torre nel paese di Sant’andrea. Seppur la data di costruzione non sia certa, si pensa che risalga almeno all’Xi-Xii secolo. in pietra locale e in posizione strategica, è probabile che sia stata usata anche come campanile, data la vicinanza alla chiesetta di Santa lucia, e nel 1300 abbia subito un attacco durante l’incursione di Uguccione della Faggiuola, che capeggiava i pisani contro i lucchesi. di sicuro era uno dei ventidue punti di segnalazione della repubblica di lucca che aveva il suo perno nella torre – poi demolita come molte altre della città – dell’attuale piazza napoleone. di questa funzione resta una traccia ben visibile: il braciere in metallo posto sul tetto e inclinato verso lucca. da qui partivano i segnali di fumo – di giorno – o di fuoco – la notte – che dovevano allertare la città. e, sopra il portale d’ingresso, c’è una gabbietta di ferro infilata nella pietra: serviva – hanno confermato gli storici – ad esibire la testa dei giustiziati, come monito per la popolazione.

5. la fonte di Capo di Vico a Sant’andrea di Compito 6-7. il Compitese, terra di camelie

foto Lucio Ghilardi altre testimonianze del passato sono le chiese dei paesi, tra cui quella romanica di San leonardo. Probabilmente edificata su una chiesa dell’anno 782 e documentata per la prima volta nel 1115, è di derivazione ospedaliera e presenta ancora praticamente integra la costruzione medioevale, a navata unica con abside semicircolare. alla fine del Xii secolo fu ricostruita e ingrandita. la facciata in pietra di Guamo presenta un ‘piccolo gioiello’ nel portale: l’archivolto in marmo bianco, attribuito alla scuola di Guidetto, l’artista del duomo di lucca. Ma nel Compitese ci sono testimonianze di un altro passato, da non dimenticare mai. Come la casa natale a ruota di don aldo Mei, ucciso dai tedeschi il 4 agosto 1944, a 32 anni, perché accusato di appoggiare i partigiani e aiutare gli ebrei. a Colle, in località Pollino, c’era poi il campo di concentramento dove furono internati oltre tremila prigionieri tra inglesi, civili, politici ed ebrei. nel settembre 1943 i tedeschi pretesero la consegna dei prigionieri, ma il comandante del campo e due soldati italiani si rifiutarono e vennero trucidati, mentre molti internati riuscirono a scappare aiutati dagli abitanti. Sul luogo c’è una lapide in pietra, a perenne memoria.

oLio, aCqua e CameLie Prodotto d’eccellenza del Compitese è l’olio, ricavato dai numerosi oliveti presenti sulle pendici dei Monti Pisani. non da meno, quanto a notorietà e diffusione, è la camelia, protagonista ogni anno a marzo della mostra mercato internazionale che trasforma Pieve e Sant’andrea nell’animato e colorato ‘Borgo delle camelie’. la manifestazione prevede molte iniziative, tra le quali l’apertura dei giardini di ville storiche, buen retiro dei nobili lucchesi di una volta, dove è possibile ammirare splendide e secolari piante. del ‘Borgo’ fa parte anche il ‘Camelieto’, parco pubblico gestito dal Centro culturale Compitese, che ospita mille esemplari. e nell’antica Chiusa Borrini, a Sant’andrea, c’è una delle poche

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piantagioni di tè – ricavato dalla Camelia Sinensis – in italia. estremamente rinomate sono, poi, le numerose fontane dislocate sul territorio: un efficiente sistema che offre acqua purissima grazie ai ruscelli che scendono dai Monti Pisani. otto di queste fonti rientrano nell’opera pubblica «la via della buona acqua» del Comune di Capannori, che ha fatto risistemare complessivamente quattordici sorgenti, oggi dotate di impianti a raggi ultravioletti per l’abbattimento di eventuali contaminanti e monitorate da controlli periodici per garantirne la potabilità. le fonti del Compitese sono: ravano a Castelvecchio, Fattore a Colognora, Piturnella a Massa Macinaia, la pollina a ruota, l’agostina e Ponte alle Corti a Pieve, Capo di Vico e San Pierino a Sant’andrea.

DenTRo La naTuRa il suo simbolo è la raganella, piccolo anfibio di tre-quattro centimetri dal dorso verde brillante e la pancia bianca. l’animaletto vi ha tro-

8. lago della Gherardesca 9. oasi WWF del Bosco del Bottaccio

vato l’habitat perfetto insieme con le ‘sorelle’ rane ed altri cugini anfibi assai più grandi e rari come i tritoni crestato e punteggiato. Siamo nell’oasi del Bottaccio, a Castelvecchio: regno dei vertebrati dalla doppia vita – in acqua e in terra –, ma anche di roditori dormiglioni come il ghiro e il marmicolo, di tassi, donnole, volpi, istrici, di rare farfalle e di tanti uccelli che amano cibarsi o rifugiarsi tra i canneti e gli attigui canali. a caratterizzare il paesaggio un mosaico composto da boschi, prati allagati, canneti e chiari, cioè spazi d’acqua liberi da vegetazione. È una delle centotrenta oasi gestite dal WWF sul territorio italiano: venticinque ettari di bosco e zona umida, a testimonianza di quello che una volta era il paesaggio delle pianure interne della toscana. Su Facebook @oasibottaccio. a pochi chilometri, raggiungibile a piedi anche dall’oasi con una bella passeggiata immersa nella natura, c’è il lago della Gherardesca. altro paradiso incontaminato, di proprietà privata e visitabile (ma il Comune di Capannori ha intenzione di acquisirlo), si trova ugualmente nella zona di protezione lungo le rotte di migrazione dell’avifauna. Pagina Facebook ‘lago della Gherardesca’.

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