
6 minute read
Un intenso anno di studi e pubblicazioni per la fondazione ragghianti
che resiste
un intenso anno di studi e pubblicazioni per la Fondazione ragghianti
Advertisement
Paolo Bolpagni
Itempi che stiamo vivendo sono al di fuori dell’ordinario e particolarmente complicati per tutti. nel settore culturale, la chiusura delle biblioteche, degli archivi, dei musei e delle università ha reso più difficoltosa la ricerca storico-artistica. la Fondazione ragghianti però non si è mai fermata e, quando le norme l’hanno consentito, è sempre rimasta aperta, ovviamente su prenotazione e a numero chiuso, nel rispetto scrupolosis-
Nei mesi della pandemia tra chiusure obbligate e mostre interrotte la Ragghianti ‘archivia’ un anno da record per la produzione editoriale
simo delle misure anti-contagio, peraltro non facendo mai mancare, nemmeno durante la fase del più duro confinamento, il proprio aiuto concreto a tutti gli studiosi. se si considera il periodo che va dall’aprile del 2020 al marzo del 2021, emerge che la produzione editoriale della Fondazione è stata ricchissima, segnando anzi un primato assoluto nella storia dell’istituzione. andando in ordine cronologico, si comincia con la pubblicazione degli atti del convegno Carlo Ludovico Ragghianti e l’arte in Italia tra le due guerre. Nuove ricerche intorno e a partire dalla mostra del 1967 «Arte moderna in Italia 1915-1935», che si era svolto nel dicembre del 2017 a lucca e a Pisa, da me curata insieme con mattia Patti, con i testi di ben di-
ATTI DEL CONVEGNO
Nuove ricerche intorno e a partire dalla mostra del 1967 Arte moderna in Italia 1915-1935 ciotto studiosi: un libro specialistico, ma che ha riscosso recensioni e anche un forse insospettabile successo di vendite. È stata poi la volta – nella tarda primavera dell’anno scorso – del numero 25 della rivista «luk» (140 pagine, con i saggi di marilena Pasquali, leda Fletcher, emanuele arciuli, Francesca Pola, Paola Betti, isabella Pileio, riccardo mazzoni, massimo maiorino, Federica Boràgina e del sottoscritto) e del fascicolo 34 della nuova serie di «critica d’arte», la storica testata fondata da carlo ludovico ragghianti nel 1935 e acquistata dalla Fondazione nel 2018, rilanciata in coedizione con le lettere. anche in questo caso, molti contributi di studiosi di vaglia, da marco collareta a chiara savettieri, da lorella giudici a Francesco gurrieri. all’inizio dell’autunno è uscito il libro Jackson Pollock. Dripping Dance, scritto da Federica chezzi e angela Partenza, con le illustrazioni di Daniela goffredo: è il primo volume della collana ALT! Arte Libera Tutti, realizzata dalla Fondazione ragghianti insieme con maria Pacini Fazzi editore, e pensata per avvicinare i giovani lettori a grandi esponenti della pittura del novecento. il successo è stato al di là di ogni aspettativa, con decine e decine di recensioni sui media nazionali e una forte attenzione da parte degli addetti ai lavori, oltre che dei ragazzi e delle famiglie (persino con una segnalazione su «topolino»!). all’inizio di ottobre è stata inaugurata la doppia mostra L’avventura dell’arte nuova | anni 6080, che, a causa dell’epidemia, ha subìto chiusure e riaperture, potendo essere visitata dal 3 ottobre al 4 novembre e poi dal 19 gennaio al 12 febbraio. Per l’occasione sono usciti due cataloghi monografici dedicati ai protagonisti della rassegna: su cioni carpi, in italiano e inglese, curato da angela madesani; quello su gianni melotti, invece, di Paolo emilio antognoli, sempre per le edizioni Fondazione ragghianti. al termine del 2020 sono apparsi ancora, in rapida successione, il numero 5-6 di «critica d’arte», il libro di lisa carotti Del disegno e


dell’architettura. Analisi delle mostre di Wright, Le Corbusier e Aalto a Palazzo Strozzi (258 pagine) e quello di lorenzo mingardi Contro l’analfabetismo architettonico. Carlo Ludovico Ragghianti nel dibattito culturale degli anni Cinquanta (216 pagine), secondo volume della collana dei Quaderni destinati a pubblicare i risultati delle migliori ricerche realizzate dai nostri ex borsisti post-dottorali. il deciso rilancio di «critica d’arte» merita qualche parola: la rivista accoglie contributi che, cronologicamente, vanno dalla preistoria fino al contemporaneo, con un’apertura multidisciplinare che è una preziosa eredità del magistero di carlo ludovico ragghianti. si struttura in sezioni: i Saggi, testi lunghi e di ampio respiro; le Note, articoli brevi per puntuali precisazioni o messe a fuoco di tipo filologico; la Biblioteca, dedicata a recensioni di libri e cataloghi, e l’Osservatorio, che ospita interventi su argomenti di politica e attualità culturale, universitaria, tutela del patrimonio etc. sul numero 5-6 si segnalano i contributi della studiosa slovena Polona tratnik, che affronta il tema, estremamente nuovo e ancora quasi sconosciuto in italia, dell’arte biotecnologica, di niccolò D’agati sulla ridatazione, sulla base di fonti dell’epoca, di due celebri dipinti futuristi di carlo carrà, e di gigetta Dalli regoli sulla presenza a Pisa di Botticelli nel 1474, quando fu invitato dall’Opera del Duomo per realizzare alcuni affreschi – poi non eseguiti –nel camposanto. ampia risonanza sta riscuotendo il libro di lisa carotti, che indaga il legame tra il disegno e l’architettura nel pensiero critico di ragghianti, concentrando l’analisi sull’allestimento e i disegni esposti nelle mostre da lui organizzate a Firenze a Palazzo strozzi dal 1951 al 1966, dedicate a Frank lloyd Wright, a le corbusier e ad alvar aalto. a proposito delle tavole progettuali del primo, in special modo, è pubblicata per la prima volta una documentazione di notevole interesse, ossia i testi – finora rimasti inediti – scritti da carlo ludovico ragghianti, spesso illuminanti per comprendere la poetica dell’architetto statunitense.





il volume di mingardi invece racconta l’attività dello studioso lucchese nell’àmbito del dibattito italiano sulle scelte urbanistiche degli anni cinquanta, in cui emerge con forza una partecipazione non soltanto intellettuale, ma anche civile e politica. attraverso un lavoro di ricerca su fonti primarie, l’autore evidenzia il ruolo-chiave svolto da ragghianti in alcune vicende fondamentali per lo sviluppo architettonico della sua città natale, di Firenze e di Venezia. nei primi mesi del 2021, in attesa delle future imprese editoriali, è uscito il nuovo numero di «luk», che è molto ricco (164 pagine). la sezione Inventario, che trae l’abbrivo da iniziative promosse dalla Fondazione nell’anno precedente, è occupata dall’ampio saggio di Paolo emilio antognoli, che approfondisce i temi già esplorati ne L’avventura dell’arte nuova. negli Studi ragghiantiani trovano spazio due contributi di lucia mannini e di anna mazzanti, rispettivamente sulle mostre del primo periodo (1949-1954) de ‘la strozzina’ a Firenze e sul rapporto tra il critico lucchese ed enrico crispolti. le ricerche di àmbito locale sono rappresentate dai saggi di Patrizia
Lorenzo Mingardi
Contro l’analfabetismo architettonico
Carlo Ludovico Ragghianti nel dibattito culturale degli anni Cinquanta
giusti maccari sull’Oratorio del nome di gesù, in passato prospettante su via della rosa, poi demolito nell’Ottocento, di marta rossetti sul soggiorno romano di Pietro Paolini e, spostandoci verso il contemporaneo, di michela giuntoli sulla produzione artistica per l’Ordine carmelitano nel territorio lucchese. il fascicolo si chiude con la corposa sezione Varia, con studi riferiti al novecento. mario Finazzi riscopre e contestualizza la figura del pittore futurista ligure sexto canegallo, mettendone a fuoco la poetica. antonella camarda incentra la propria analisi sulla mostra What are we fighting for? Chicago ’68 / Orani ’68, svoltasi nel 2018 al museo nivola: è una maniera anche per ragionare su un modello di curatela partecipativa. elisabetta trincherini indaga l’attività grafica dello studio lucchese ‘ai granai’, di cui la Fondazione ragghianti possiede un ragguardevole fondo archivistico. Francesca gallo, infine, ci porta nella roma degli anni Ottanta, analizzando i videotapes dell’associazione mara coccia, dedicati ad artisti come achille Perilli, carla accardi, giulio turcato, Pietro consagra e giuseppe uncini.