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QUI PIANA: La Pieve di Arliano
Andrea Salani
La chiesa di san giovanni Battista di arliano, la prima pieve che fosse fabbricata da san Frediano, ha tre nave e tre porte verso ponente, dove è la via publica, et una verso mezodì». È lapidario il pievano tolomei quando nel 1712 compila la descrizione della chiesa al termine di alcuni interventi di restauro. Lapidario nel definirla senza esitazione come «la prima pieve» della lunga serie di fondazioni che, tra leggenda agiografica e realtà, sono attribuite al vescovo Frediano nella seconda metà del Vi secolo. un primato su cui si può discutere a lungo senza arrivare, come è ovvio, ad alcuna certezza, mentre quello possiamo affermare senza timore di smentita è che la pieve di arliano non è una chiesa come tutte le altre. gli studi che la riguardano hanno prodotto tra fior di critici una sorta di ‘elastico temporale’ che l’ha vista dapprima come raro esempio longobardo del primo Viii secolo, in seguito come caposaldo dell’architettura protoromanica locale nel X secolo, poi ancora esempio post-datato al secolo Xi per tornare infine ad una datazione precoce tra Viii e iX. un dibattito che già di per sé testimonia la complessità del manufatto e racconta di elementi che coabitano, si sovrappongono, si sostituiscono in una stratificazione continua e fluida. Di sicuro il san giovanni è una di quelle chiese che suscitano la genuina emozione di trovarsi di fronte a qualcosa di autentico, di antico e ancestrale. Nella sua forma rustica ma elegante che narra di architetture passate in cui la mano dell’uomo dava vita a strutture in armonia con il contesto. una natura antropizzata o, per meglio dire, un artificio naturale.
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LA STORIA Di arliano sentiamo parlare, o meglio troviamo documentazione, sin dal 776, mentre un edificio religioso è menzionato solo dall’892, quindi, per quel che conta, ben dopo l’epoca
fredianea in cui è tradizionalmente collocata la sua fondazione. Ben più semplice di determinarne la nascita è ricostruirne le vicissitudini nei secoli successivi. La troviamo citata come edificio in rovina durante una visita pastorale del 1382, mentre nel 1556 il visitatore apostolico alessandro guidiccioni la trova in condizioni decisamente migliori, caratterizzata da un’unica porta centrale e un rosone in alto. al 1630 risalgono importanti modifiche tra cui l’apertura di altre due porte laterali, quelle citate dal tolomei, e si segnala la presenza di un imponente campanile che crollò solo pochi anni dopo, nel 1667. Proprio questo crollo determinò un periodo di decadenza dell’istituto che comunque già nel 1680 era riuscito a restaurare le strutture «ruinate». È proprio il pievano tolomei a descrivere nel 1712 il risultato di questi lavori di recupero che, di fatto, disegnarono nella sostanza i perimetri e i volumi dell’edificio che possiamo ammirare ancora oggi.
LA CHIESA se quello dell’architettura fosse un linguaggio articolato in tanti differenti idiomi potremmo dire che la Pieve di arliano si presenta come un piccolo vocabolario dell’architettura protoromanica lucchese. sebbene, come già ac-
cennato, l’edificio sia stato considerato, con la Chiesa di san martino a Coreglia, quale raro esempio di architettura maturata tra l’alto medioevo e l’anno mille, proprio il linguaggio che adopera induce a collocare intorno all’anno 1030 la prima edificazione delle strutture giunte oggi sino a noi. si trattava di una chiesa che, come quella di san Cassiano di Controne, presentava il suo campanile in facciata, assieme ad un’unica porta di accesso. oggi l’edificio si sviluppa su una pianta trapezoidale, è diviso in tre navate cui si accede da una facciata ‘a capanna’ scandita da ordini di lesene e archetti secondi un motivo che incontriamo anche nei perimetri laterali. Dove nel XV secolo avevamo un rosone si apre oggi una finestra quadrangolare, che irrompe nella geometria degli archetti ed è sormontata da un oculo. il motivo degli archetti lo incontriamo anche nell’abside dove la regolarità delle geometrie decorative è nuovamente interrotta da sovrapposizioni e stratificazioni. Questa frammentarietà, questa ‘catena’ di profili geometrici e di perimetri ora spezzati ora ripresi, rimaneggiati e talvolta lacerati, si è col tempo inserita nel DNa dell’edificio tanto da farne un elemento distintivo, forse romantico ma sicuramente caratterizzante. un mosaico di murature e inserti che, unitamente alla posizione sui generis, a causa della quale è fortemente limitata la godibilità della facciata, ne fanno un caso unico nel vario e ricchissimo contesto delle fondazioni i medievali del territorio.
LE OPERE La lunetta che sormonta il portale d’ingresso presenta un’immagine dipinta di san giovanni Battista, e di analogo soggetto è anche il dipinto, realizzato prima del 1650, che troviamo all’interno, sopra al fonte battesimale del XiV secolo. Notevole la tela raffigurante Santa Caterina e San Domenico anche se il ‘pezzo pregiato’ della chiesa è indubbiamente il tabernacolo attribuito a Nino Pisano che costituisce una delle migliori espressioni artistiche risalenti al XiV secolo presenti sul territorio lucchese. Completano la decorazione della chiesa gli affreschi dell’abside che presentano una sorta di apoteosi di san giovanni che, in basso, mostra l’Agnus Dei.
IL RESTAURO sono stati recentemente completati gli interventi di risanamento conservativo dei dipinti presenti nelle volte e della cornice in legno che si trova a coronamento dell’altare maggiore. tra le opere restaurate abbiamo i due dipinti (quello in facciata e quello sopra il fonte) che rappresentano san giovanni. interessanti novità sono emerse dai saggi compiti prima di procedere coi restauri pittorici delle pareti. sono infatti riaffiorate decorazioni risalenti alla fine dell’ottocento che, per quanto possibile, è stato deciso di conservare come ulteriore –se ce ne fosse bisogno – testimonianza della pluristratificazione strutturale e decorativa che caratterizza la Pieve.