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spiagge contaminate, come e perché ecco lo studio sulla Versilia
Ecologi ed esperti di sanità pubblica stanno lavorando assieme per studiare cause ed effetti dell’inquinamento sull’arenile di Pietrasanta in versilia, tra le foci del motrone e del Fiumetto. Per lo più materiale plastico spiaggiato, ma non solo. è il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa che ha promosso e cura questo studio
Sull’arenile Versiliese è in corso una ricerca del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa
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per certi aspetti innovativo, in quanto mette assieme competenze diverse nell’ottica di una salute globale: vista cioè come salute dell’ambiente e salute dell’uomo. La professoressa annalaura carducci, che con entusiasmo parla di questo progetto, non ha infatti dubbi: «La salute dell’ambiente e dell’uomo non possono essere divise e l’approccio del gruppo di ecologi e di igienisti permette di lavorare in linea con la sensibilità attuale su questi temi». il progetto di questo gruppo di lavoro è iniziato a fine 2019, non appena ottenuto un contributo grazie al Bando «ricerca» della Fondazione cassa di risparmio di Lucca. «già in

fase di progettazione – prosegue la dottoressa carducci – avevamo immaginato tre fasi: la prima è quella della raccolta dei dati già disponibili, poi quella del monitoraggio, andando sulla spiaggia a vedere e fare analisi. infine è la volta della terza fase: arrivare a una definizione il più possibile completa della situazione, evidenziare le criticità che abbiamo rilevato e cercare di proporre delle soluzioni. non abbiamo la bacchetta magica, per altro molte delle soluzioni in realtà non derivano dalla zona in sé ma da altri fenomeni, ma qualcosa si può fare». infatti il titolo del progetto è Contaminazione delle spiagge: danni ecologici, sanitari ed economici. Cause, fonti, effetti ed interventi. il gruppo di ecologi e di esperti di sanità pubblica si sono subito messi al lavoro ma è arrivata il covid-19. «Sì, abbiamo avuto un grosso stop a causa della pandemia. Da marzo a

maggio 2020 il nostro laboratorio è stato chiuso. Però a casa, in smart working, abbiamo cercato di raccogliere per quanto possibile i dati esterni. Poi abbiamo iniziato d’estate i primi campionamenti e le prime osservazioni sul posto, che stiamo tuttora coltivando mensilmente, per osservazioni di carattere ecologico o sanitario. in sostanza raccogliamo quanto rimane spiaggiato. D’estate eravamo d’accordo con i balneari, o le associazioni e gli enti che vanno a pulire le spiagge e andavamo a raccogliere materiale prima del loro intervento». ma l’inquinamento da plastiche e microplastiche è così pesante nella zona coinvolta dallo studio? «in questa area i rifiuti arrivano da varie fonti. Prevalentemente dai due sbocchi fluviali, ma non solo. abbiamo visto che ci sono delle correnti marine che praticamente vanno a insistere in quell’area, che risulta purtroppo ave-
re la tendenza ad accumulare questi rifiuti, come avviene anche altrove. Però c’è anche da dire che si tratta di un’area frequentemente pulita, quindi la situazione in realtà è tranquilla. Poi se d’estate dobbiamo avvisare i balneari e andarci prima della loro pulizia, nel periodo autunnale e invernale abbiamo studiato come questo rifiuto viene comunque raccolto e poi smaltito, insomma abbiamo fatto un po’ il quadro della situazione con la collaborazione di tanti soggetti che ringraziamo». Sì perché il lavoro di cui stiamo parlando coinvolge vari enti: arpat, capitaneria di Porto, consorzio mare versilia (che riunisce i balneari), il consorzio di Bonifica, ersu. ovviamente ruolo centrale ce l’ha il comune di Pietrasanta che è partner del progetto e ha promosso i contatti con tali enti e partecipato, per le proprie competenze, alla raccolta dei dati. Poi ci sono varie associazioni di cittadini o anche gruppi spontanei. Tra e associazioni in particolare Plastic Free e Legambiente. ma la professoressa carducci è entusiasta del progetto anche perché «grazie al finanziamento ricevuto, abbiamo arruolato due assegnisti di ricerca, un igienista e uno ecologo. Questi sono giovani molto in gamba, ben formati, che speriamo possano andare avanti nella ricerca. ma certo per portare avanti tutto non bastano e quindi vengono affiancati da studenti che stanno preparando la propria tesi. mi fa piacere inoltre dire che abbiamo un dottorando cinese che sta lavorando con noi su questo progetto: da tempo portiamo avanti una collaborazione con un’università cinese e questo ragazzo si è laureato in biologia marina su una tesi che prendeva in considerazione le plastiche sulla costa del suo luogo di origine. L’ho conosciuto quando ho fatto alcune lezioni in cina, prima dello scoppio della pandemia. mi aveva manifestato intenzione di fare dottorato in italia… doveva iniziare a gennaio dell’anno scorso, poi, per la pandemia, ha iniziato con un anno di ritardo». Questo progetto, infine, è giunto a un primo e provvisorio report dove si evidenziano molti dati generali e anche particolari sul lavoro fatto sul campo. mette in risalto come le componenti dei materiali spiaggiati cambiano a seconda della stagione e per le piene dei corsi d’acqua, l’incidenza delle correnti marine e delle attività antropiche. ma la professoressa carducci, che monitora costantemente l’andamento del progetto, tiene a precisare che «Tutta l’italia soffre di queste problematiche perché siamo nel mediterraneo. Pandemia permettendo, sarebbe importante fare una azione di sensibilizzazione con la cittadinanza anche durante la prossima estate». Poi conclude con uno sguardo ai prossimi passi della ricerca: «i dati che stiamo ancora raccogliendo saranno utilizzati per affrontare il problema dei rifiuti spiaggiati attraverso l’applicazione del modello ‘Determinanti – Pressioni – Stato – impatti – risposte’ (DPSir). Questa metodologia è stata concepita dall’agenzia europea dell’ambiente. ci permetterà di costruire una cornice formale nella quale inserire i dati raccolti. in particolare, i determinanti, cioè le cause generatrici della problematica dei rifiuti spiaggiati e i loro effetti sul litorale saranno studiati. Poi c’è lo stato del litorale e gli impatti associati alla presenza di rifiuti spiaggiati che saranno valutati attraverso le campagne di monitoraggio. infine, saranno studiate le risposte già messe in atto a livello locale per affrontare la problematica e suggerire nuove possibili prospettive di intervento». il progetto del resto è ancora in corso, terminerà nel 2021, e queste sono solo le primissime anticipazioni.