xXabarZine n. 4

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xXabarzine / numero 4 X jennaio fe8raio marZo apryle mayo kaotiko 2k23

CHI E' STATO?

FUORI IL 41BIS DALLE GALERE!

Scrivo questo articolo come primo del magazine perché non posso stare in silenzio. Scrivo del 41bis perché va ABOLITO dalle carceri italiane, come andrebbero abolite le carceri stesse.

Scrivo oggi di Alfredo, perché ho paura che domani sia troppo tardi.

Oggi, 6 gennaio 2023, Alfredo Cospito, detenuto anarchico, è al 79esimo giorno di sciopero della fame.

Alfredo si trova in regime di 41 bis nel carcere di Bancali (Sassari), da maggio 2022, 8 mesi esatti; è in carcere dal 2012 per aver sparato alle gambe dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, uno dei massimi responsabili del nucleare in Europa, e per lo scoppio di un ordigno, per il quale è stato incriminato di strage politica, di fronte alla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), anche se il fatto non ha causato né morti né feriti.

Alfredo decide il 20 ottobre 2022 di iniziare uno sciopero della fame contro il regime in cui si trova e contro l'ergastolo ostativo.

Ma facciamo un passo indietro: cos'è il regime 41bis?

Il 41BIS, definito anche “carcere duro” , è un regime carcerario istituito dal governo italiano

che prevede:

–cella singola, spesso situata sottoterra, 2x3 con arredi essenziali

–divieto di ricevere dall'esterno libri e alimenti che prevedono cottura

–divieto di tenere in cella più di 4 libri

–censura (che spesso diventa blocco totale) della corrispondenza

–limitazione di foto ed oggetti personali

–2 ore d'aria in isolamento, in cubi di cemento con la visuale del cielo limitata da reti metalliche

–1 colloquio mensile di un'ora, con vetro divisorio e registrato

–processi in videoconferenza

–in alcuni casi schermatura della finestre della cella con plexiglass

Partendo dal presupposto che il carcere non è una forma di analisi e “ri-educazione” - a mio parere - umana, figuriamoci i regimi di emergenza quali sono il 41bis e l'ergastolo ostativo, misure pensate per i “terroristi dello stato”, quei soggetti pericolosi e sovversivi che minacciano l'integrità delle istituzioni. Peccato che le suddette misure costituiscono un assoluto annientamento della persona in quanto tale, dei suoi sentimenti, della sua dignità, della sua integrità.

Alfredo ha voluto iniziare uno sciopero per far sentire in qualche modo la sua voce, che ormai è ridotta al silenzio. A lui si sono unit* altr* detenut* anarchic* in Italia e nel mondo, come Anna e Juan Sorroche.

Ma finora lo sciopero di Alfredo è passato del tutto inosservato. O meglio, è stato proprio ignorato dallo stato e dalla corte di cassazione, che ha invece confermato le condanne contro Alfredo il mese scorso. Come un esule è da mesi abbandonato nella sua cella e la sua protesta sta venendo supportata solo dai compagni, mentre il governo italiano, altamente, se ne frega.

Alfredo è del tutto intenzionato a continuare il suo sciopero, in nome suo e di tutte le vittime prima, con e dopo di lui.

Alfredo sarà l'ennesima vittima dello Stato.

Lui contro lo Stato; quello Stato tanto odiato e mai capito, a cui si opporrà fino alla morte.

“I pazzi, gli anarchici, i diversi, rischiano tutto, anche solo per un'idea”. (s.x.)

Tante sono state le iniziative per cercare di essere solidali e vicin* alla scelta di Alfredo ed essere parte, in qualche modo, della sua protesta.

Sono state fatte azioni e cortei in tutta Italia; sono stati calati striscioni contro il 41bis e stati fatti presidi fuori dalle sedi del potere e dai palazzi nobiliari nei centri delle città.

Lo abbiamo scritto sui muri, sui social, su fogli da distribuire in giro per far sapere al mondo cosa sta succedendo.

Abbiamo ballato nelle strade, per Alfredo, contro uno stato che vuole reprimere la natura umana e tutto ciò che non gli garba, immaginando in cuor nostro di farlo sentire meno solo e sperando che la musica di quei carri arrivasse fino alle sbarre della sua cella.

Ma sembra essere tutto inutile. Una persona sta dichiarando la sua morte giorno per giorno; le condanne non indietreggiano, il regime continua. La maggior parte della popolazione è contenta dell'esistenza delle carceri e del loro ruolo, che credono essere punitivo il giusto quanto basta per riuscire poi reinserire un individuo “corretto” nella società , dopo anni o mesi di isolamento e torture.

Da pazzi, pazzi veri, pazzi fottuti.

Abbiamo festeggiato, o forse no, queste “feste” del cazzo della chiesa e dello stato, sapendo che in carcere c'è un compagno che ha deciso di morire, piuttosto che piegarsi ad un'istituzione che ha sempre combattuto.

Abbiamo stappato spumanti e assaggiato panettoni, mentre Alfredo ha perso 35 chili e le sue condizioni di salute vanno via via peggiorando.

Abbiamo visti film e letto libri, abbiamo incontrato amici e parenti, abbiamo avuto l'opportunità quotidiana di uscire a fare due passi, guardare l'orizzonte, sentire il profumo dell'aria umida.

C'è chi, al giorno d'oggi, l'orizzonte non lo può vedere. E di questo dovremmo prenderne coscienza.

Da qui la lotta contro il 41bis.

Da qui la rabbia e la condivisione, il più possibile, di questo abominio. Il 41bis è una tortura legalizzata e ormai è chiaro a tutt*; l'Italia ha anche recentemente ricevuto critiche da tutta l'Europa per la situazione delle carceri, la loro gestione, la condizione dei detenuti e le torture che avvengono all'interno delle strutture; parlano di noi, ma in questo caso non è certo una cosa di cui vantarsi.

Lo Stato festeggia, quando qualcuno di scomodo, qualcuno come noi, che non vuole

sottomettersi, muore o finisce in una cella dimenticata da dio. E' come avere un problema in meno di cui occuparsi.

E' chiaramente per questo motivo, e per la paura che lo stato ha degli/delle anarchic*, che le condanne di Alfredo sono state confermate e non un solo passo indietro è stato fatto.

Lo Stato preferisce vederlo morto , piuttosto che libero.

Ma Alfredo, ancora una volta, conferma in tutto e per tutto la sua forza, la sua anarchia, le sue idee, la sua vitalità, la sua lotta.

Con un atto estremo e rivoluzionario, preferisce la libertà nella morte piuttosto che una gabbia nella vita.

CHE LA LOTTA DI ALFREDO NON PASSI

INOSSERVATA E DIMENTICATA.

ANCORA UNA VOLTA,

URLIAMO A VOCE UNISONA

LA NOSTRA RABBIA.

FUORI IL 41BIS DALLE GALERE

ALFREDO LIBERO

ANNA LIBERA

JUAN LIBERO

LIBER* TUTT*

FUOCO ALLE GALERE

Diffondi, informati, supporta. Ma soprattutto, non ignorare e non dimenticare.

(PS: questo articolo è stato scritto da me ben 4 mesi fa; da allora molte cose sono cambiate. Restiamo informati sempre! Per news, info e contatti, contattatemi in privato).

…BACK TO THE ROOTS…

Senti mai la necessità di distaccarti dalla vita che conduci tutti i giorni? Non hai mai provato, dentro al tuo cuore, la sensazione che tutto quello che fai nella tua esistenza, dalla mattina quando ti svegli alla sera quando vai a dormire, non abbia senso? Ti sei mai soffermat* a pensare, veramente, alla vita? Ti sei mai guardat* intorno per comprendere a fondo il magma in cui sei e intuirne il senso, lo scopo?

Volevo iniziare questo articolo con i 3 quesiti pilastro della religione cattolica: chi sono? Da dove vengo? Dove vado?. Poi mi sono fermata, per paura che potesse sembrare un trafiletto religioso. Però ho sempre trovato particolarmente interessanti queste tre domande e ammetto che me le pongo se non quotidianamente, quasi.

Ci sono persone che ogni giorno si alzano dal proprio letto, qualunque esso sia, e attaccano a vivere come nulla fosse. Insomma colazione, lavoro, casa, svago, amici, tv, due chiacchiere, famiglia, giornale, notizie, il meteo, le vacanze, sistemare la casa, progetti, macchina, hobby, sport, cibo, la salute è importante, prevenire è meglio che curare. E poi ci sono persone che alla mattina aprono gli occhi e ancor prima di appoggiare un piede a terra per alzarsi, si fermano e pensano: io, che ci faccio qui? Chi sono? Mi sono svegliat* di nuovo qui? Perché devo fare oggi quello che mi ero progettat* di fare? Per chi sto vivendo la mia vita? Per chi sto facendo quello che sto per fare? Quanto vale questa vita? Insomma, un mare di domande e nemmeno uno straccio di risposta che ci convinca. Però poi ci alziamo comunque dal letto e viviamo, come ieri, come oggi, come forse domani, chissà. Un po’ incert*, non del tutto convint*, ma “s’ha da fare”, e allora via a vivere anche questa giornata. Poi pian piano gli stimoli arrivano, ma certe domande a volte non mollano proprio il colpo.

Io sono sicura che questi quesiti tartassino più persone di quelle che immaginiamo: alcune trovano risposta nella religione magari, altre no. Beh, se fate parte del secondo gruppo, sappiate che siete in buona compagnia. Ma io mi sono stufata di tartassarmi di domande e non trovare mai le risposte; allora spesso mi fermo e scendo nei sotterranei del mondo ad interrogarlo per soddisfare la mia sete.

Credo che molte volte ci facciamo sopraffare dall’esistenza e dalla quotidianità. Siamo così infossati nel nostro loop vitale ed abituati a gestire le giornate in un certo modo che perdiamo il contatto con l’essenza e con la nostra dimensione personale.

Siamo attaccati a paure spesso infondate: paura di situazioni ipotetiche, paura di persone, paura di giudizi, paura di sbagliare. Sembra essere la PAURA lo spirito guida delle nostre esistenze (di tutt*, nessun* esclus*) nonché l’elemento che solitamente crea più problemi a livello di mente e di corpo.

Da qui il titolo: BACK TO THE ROOTS, ritorno alle radici. Ma quali radici? Le nostre, ovviamente. Quelle radicate più nel profondo di noi stess*, quelle che ci tengono ancorat* in qualche modo sconosciuto alla vita.

Siamo abituat* a vivere sempre secondo qualcuno o qualcosa all’infuori di noi..: ma dove abbiamo abbandonato i nostri veri bisogni? Cosa davvero ci rende seren*, felici e in pace? Perché viviamo in funzione di altro e non in funzione di noi stess*?

E’ arrivato il momento di tornare ad ascoltarci. Tornare a vivere DAVVERO per noi. Tornare a fare ciò che ci piace e che ci fa stare bene, o addirittura iniziare e provare a scoprire nuovi motivi per cui dovremmo alzarci la mattina.

Se ci fermiamo per un attimo e ci guardiamo intorno…le vere necessità per vivere sono esigue e la maggior parte dei meccanismi che fanno ruotare le nostre giornate sono tutta una gran cazzata, fuffa. Tutto nell’ottica del lavoro e dei soldi, come se nella vita non contasse nient’altro, quando i soldi e il lavoro dovrebbero essere gli ultimi pensieri di un essere umano. Ma nella vita di oggi non è così, purtroppo.

Ma noi dobbiamo essere più forti dei meccanismi che ci vogliono imporre, e lo siamo! Oltre al cercare di essere superiori ai meccanismi imposti e cercare di combatterli, non dobbiamo dimenticarci di noi. E’ un aspetto fondamentale. Il benessere del singolo si riflette automaticamente su tutto (/tutt*) ciò che lo circonda e non può che ampliare vibrazioni positive. E come fare per stare bene? Conoscendoci e ascoltandoci.

Chi sono io?

Una persona che si è ritrovata a vivere sul pianeta terra. Mi hanno dato un nome, un cognome e una data di nascita. Ma sono molto più di questo. Da dove vengo?

Probabilmente da altri mondi e da altre galassie, da altre vite e da altre epoche. Dove vado?

Beh insomma..ancora non lo so. Per ora cerco di stare bene, coltivare le mie passioni, i miei affetti e arricchire il mio quotidiano di magia.

Cerchiamo di scavarci dentro. Una solo domanda:

PER CHI O PER COSA ne vale davvero la pena?

Back to your roots, baby.

1° MAGGIO: LA LOTTA NON SI ARRESTA

Sono passati più di 100 anni da quella bomba a Chicago e dalla morte di quegli anarchici impiccati.

Sono passati più di 100 anni da quelle lotte per le 8 ore di lavoro.

Sono passati più di 100 anni da quel primo maggio di fuoco, dove gli animi bruciavano per cercare di riprendersi, di riconquistarsi la VITA.

Sono passati più di 100 anni, eppure abbiamo fatto così tanti passi indietro da aver reso quasi vane quelle lotte, quelle morti per dei diritti fondamentali.

E un po’ è anche colpa nostra. Si tende a dimenticare. Si tende ad accettare tutto, ad accettare troppo. Si tende a tenere la testa bassa. Si tende a puntare al tramonto e non alla luna. Si tende a non ascoltarsi, a non ascoltare, a dare per scontato tutto, a non

farsi mai domande, a mangiare il misero pezzo di pane che ci viene offerto senza nemmeno provare a cercare e ad assaporare sapori diversi.

Mi piace l’idea che ogni numero di xxabarzine abbia un po’ un filo conduttore che naviga e tiene uniti tutti gli articoli presenti in esso. Bene, il filo conduttore di questo numero vuole essere appunto riprenderci la vita, riprenderci ciò che è nostro, riprenderci tutto ciò che ci è stato tolto e che ci spetta di diritto, a prescindere da tutto il resto.

Perché devono essere sempre le personalità più pazze, più infuocate, più arrabbiate a lottare? Perché la lotta non è o non può diventare un “bene comune”, in cui tutt* partecipiamo e rimaniamo unit*?

E poi, lottare CONTRO CHI O CONTRO COSA?

La risposta la sappiamo, ce l’abbiamo dentro di noi.

Basta fare qualche passo indietro, back to the roots. Chi ci ha imposto di condurre in un certo modo la nostra esistenza? Chi ci dice che dobbiamo lavorare otto ore, svagarci otto ore e dormire le restanti otto? Perché non possiamo evolvere, o meglio ancora tornare a prima che tutto questo accadesse?

Le lotte di Chicago avevano un senso ben preciso: guadagnarsi un po’ di dignità, pur svolgendo il proprio lavoro, pur guadagnando, pur vivendo decentemente. Eppure anche lì, in quel caso, sono stati trovati dei colpevoli, ci sono stati scontri, sono morte delle persone che semplicemente chiedevano ai capitalisti un pochino della loro libertà individuale indietro.

Io trovo ancora impensabile che per la libertà venga sacrificata la vita.

Non è così che deve andare, ragazzi!

L’individuo DEVE essere SEMPRE LIBERO! Di decidere! Di agire! Di esprimersi!

Libero di modellarsi l’esistenza come meglio crede per essere sereno con sé stesso, con l’ambiente, con gli altri!

E’ il 2023 ed è palese che c’è tanto, troppo lavoro da fare.

Il soldo ha comprato le vite e le menti. Il lavoro è diventato schiavismo, di nuovo. La globalizzazione ci ha reso più vicini, eppure mentalmente così lontani e sconnessi. Una cosa è importante da ricordare: ad oggi, nessuno ci lascerà la libertà che ci spetta se non saremo noi a volerla e a cercarla con tutte le nostre forze. Se non sei libero, cosa vivi a fare?

Io il primo maggio non voglio festeggiare. Festeggiare cosa? Un giorno di libertà dalle gabbie? Un giorno in cui posso finalmente godermi la mia vita senza regalare il mio tempo per la ricchezza di qualcun altro? Festeggiare perché 100 anni fa dei fratelli sono morti per la libertà?

No. Io il primo maggio non festeggio. Io il primo maggio lotto, con i mezzi che ho, con le forze che ho, con il fuoco che brucia ancora dentro, sempre.

Io il primo maggio scrivo, sperando che qualcuno si unisca a me e a chi prima di me e di noi ha dovuto morire per la vita.

Fumo lentamente.

Questa sigaretta non finisce più. Un po’ come questa giornata.

Ho voglia di scrivere.

Stato confusionale.

Ho voglia di urlare, ma non ho la voce.

Ho voglia di arrabbiarmi, ma non ho la forza.

Ho freddo. Fuori ci sono più di 20 gradi.

C’è il sole, eppure la casa è così buia.

13.14. Ancora. Di già.

La sveglia è suonata alle 6. Ma io ho dormito fino alle 9. Dormiveglia, stato confusionale.

Mi sveglio.

Ho sognato cose strane. Situazioni, schermi luminosi, scritte sui muri.

Dovrei meditare.

Troppi pensieri, il tempo mi sfugge tra le dita, non riesco a fermarlo, non posso fermarlo.

I secondi passano, scorrono come fiume. Eppure i mesi sembrano il mare, immobili, statici, fermi.

Il mio corpo immobile sul letto.

Imperfetto, difettoso. La schiena, le spalle.

Vorrei colorarlo di nero per renderlo del tutto non idoneo.

La testa. E’ pesante.

Ho la schiena storta perché penso troppo.

Dovrei fare tante cose. Dovrei organizzarmi.

Scadenze, documenti, compleanni, relazioni interpersonali.

Oggi non sento niente. Non ho voglia di niente.

Chissà se la luna piena di domani c’entra qualcosa con queste parole.

Tempo.

Immobile e frenetico. Corre via, ma poi è sempre qua.

Pare di vivere con un orologio non funzionante al polso, non ti pare?

Ti parlo senza parlare eppure non stai capendo.

Invio segnali di fumo, ma l’aria è troppo pesante per lasciar loro spazio.

Tempo e solitudine.

Solitudine e tempo.

Chi ci sarà quando cadrai a terra?

Probabilmente nessuno, quindi allena le braccia e impara in fretta a rialzarti da sol*.

Le stagioni.

Il sole e la luna che si rincorrono.

Sono sbocciati i fiori. Ci sono i pollini nell’aria.

Siamo andate a camminare nei campi.

La strada era arida, sembrava di essere nel deserto.

TEMPO

Eppure qui dentro fa così freddo.

Ci sono giorni in cui anche le caramelle sembrano amare.

E oggi è uno di quei giorni.

Tempo. Solitudine. Cibo.

Cibo. Solitudine. Tempo.

Gabbie. Ferro battuto, un unico pezzo senza saldature.

La mia armatura è di carta.

Il giorno che pioverà, nulla ci sarà a proteggermi dalla vita.

Lo stomaco, la pancia.

Sfera emozionale.

Non hai mangiato eppure lì dentro c’è una tempesta in corso.

Il battito cardiaco sta rallentando.

Il sangue scorre lento nelle vene, lo sento che arranca flebile.

Hai mai visto il colore del tuo sangue?

Il mio è color rosso rubino scuro, con sfumature tendenti al nero. Tempo.

Ma chi ha inventato lo scandire del tempo?

Chi ha inventato i secondi, i minuti, i giorni, i mesi e gli anni?

Non bastava svegliarsi con l’alba e dormire col tramonto?

Non bastava vivere più tranquilli, senza fretta, senza ansia, senza vizi?

Non era meglio vivere senza il tempo?

Oggi ho tempo per me, ma non per tutto il resto. Sto in silenzio in questo tempo che fluisce.

eclissi lunare con Luna piena in Scorpione

Domani, venerdì 5 maggio, ci sarà un’eclissi lunare di penombra con Luna piena in scorpione. Non sarà un’eclissi totale né parziale; sarà quindi più tenue e velata, ma comunque amplificherà gli effetti del plenilunio, rendendo le sue energie più intense e cariche.

Questa luna piena trasporta energie pesanti e molto profonde, tanto quanto lo è il segno in cui cade.

Stiamo pronti ad accoglierla e ad ascoltarla, come ogni fase lunare e/o planetaria, e a farci carico delle sue energie.

Il periodo attuale potrebbe sembrare un periodo faticoso, un po’ statico, dove le cose faticano a muoversi.

La Luna in Scorpione in questo caso ci viene, seppur a modo suo, in aiuto: smuoverà energie profonde e cercherà di farci indagare i nostri lati più oscuri e ombrosi, rendendoci più emotivi e sensibili agli stimoli interni ed esterni.

Potrebbe essere un momento di grande verità; potrebbero venire a galla cose nascoste da tempo, situazioni scomode, verità di cui ci dobbiamo liberare.

Potremmo sentirci ansiosi, appesantiti, tristi o senza energie.

D’altronde ogni plenilunio porta con sé la sua marea carica di emozioni, sensazioni, sentimenti e pensieri. Ma non facciamoci affliggere, anzi cogliamo questa carica energetica e sfruttiamola per interrogarci, schiarirci le idee o semplicemente comunicare ciò che sentiamo e proviamo.

Il modo migliore per superare questa zona d’ombra, questa eclissi per l’appunto, è ascoltare questa Luna e ascoltarci nel profondo, liberarci da quello che ci tiene incatenati e agire, anche se questo richiederà attenzione e forza d’animo.

E’ il momento giusto per spezzare le catene, esprimere ciò che sentiamo e liberarci.

5 MAGGIO:

KLIMAT-KOMBAT

L’ennesima notizia sui giornali.

Gli ennesimi video sul web.

L’ennesima catastrofe.

L’ennesimo attacco d’ansia.

La lotta per il clima sembra ora più che mai dura, quasi impossibile. Le fabbriche continuano a produrre no-stop, l’industria delle automobili è in crescita, le risorse naturali sono sempre più scarse e nonostante questo estratte di continuo, la gente continua a morire per le catastrofi naturali.

Ci sono tanti, troppi danni causati dall’ignoranza dei problemi climatici. A nessuno frega un cazzo.

Gli attivisti/le attiviste vengono intervistat* in tv e vengono deris*, accusat* di essere esagerat*, ragazzin*, stupid*, vandal*.

Gli attivisti/le attiviste fanno proteste in strada, attuano azioni di non-violenza nel limite del possibile, si denudano in tangenziale per urlare al mondo che stiamo sbagliando tutt*, che c’è qualcosa che non va, che il sistema è malato, che noi siamo malat*.

Gli attivisti/le attiviste si incatenano e vengono portati via dagli sbirri in antisommossa.

Ora ditemi, chi la pensa in modo errato? Chi è dalla parte dell’ambiente o chi lo sta uccidendo?

Ditemelo, perché io credo di non starci capendo più nulla, qui.

Innumerevoli sono le associazioni nate negli ultimi anni per cercare di informare il più possibile le persone e fronteggiare l’emergenza climatica.

Fridays For Future tra i nomi più noti. Ma anche Extinction Rebellion, Ultima Generazione, e molti altri.

Tra i/le partecipanti, moltissimi giovani sotto i 30. Degli adulti, dei “grandi”, dei genitori..nemmeno l’ombra.

Ora, io mi metto nei panni del genitore, madre o padre che sia, di un* di quest* attivist*: sai che tu* figli* scende in strada per fare una protesta. Te l’ha detto lui/lei stess* o nel peggior dei casi l’hai scoperto dai giornali o dalla tv. Magari tu* figli* si è pure incollat* una mano al cemento della strada, per cercare di essere irremovibile dalle forze dell’ordine e rendere la protesta più sentita..e mi chiedo: non ti viene perlomeno la curiosità di chiederle/gli per cosa sta protestando? Per cosa sta lottando? Non ti viene, anche solo per sbaglio, l’idea di interessarti a ciò che sta attuando in strada quotidianamente, dato che sta agendo per il benessere della comunità intera?

Non ti arrabbi quando vedi le immagini registrate di persone che insultano tu* figli*,

dicendole/gli che è un* coglion* e che la sua protesta è vana e inutile e che è un’idiota perché sta bloccando la strada alla brava gente va a lavorare ogni mattina?

E tu, sbirro, questo è il tuo nome..: ma non ti senti una merda a trascinare sul cemento ragazz* che potrebbero essere i tuoi figli /le tue figlie, facendo loro del male fisico e psicologico?

Io credo fermamente che ci sia qualcosa che non sta quadrando in tutto questo.

Fino a un po’ di tempo fa avevo eco-ansia a palla tutti i giorni. Non stavo bene, ci pensavo h24. Mi sentivo debole e impotente. Poi ho cambiato musica.

Ho continuato a cercare di agire nel mio piccolo. Nei gesti quotidiani e non scontati: la raccolta differenziata, evitare gli sprechi d’acqua, usare il meno possibile il gas, usare meno detergenti ed inquinanti il meno possibile, etc. Servono, queste piccole azioni. Tutto serve.

Non faccio parte di nessuna associazione per il clima, ma firmo regolarmente le petizioni che promuovono, se posso le sostengo con un aiuto, parlo di loro.

Ognun* di noi attua la protesta e le azioni nel modo più consono a sé stess*.

Alle catastrofi naturali cerco di pensarci meno. Non perché non mi interessino più, anzi. Ma perché quando ci penso troppo mi viene l’ansia e conseguentemente vivo male.

Allora per cercare di vivere meglio per me stessa e per chi mi circonda, provo a pensarci di meno, anche se quotidianamente un remainder in un modo o nell’altro arriva.

La gente dice di essere stufa di queste proteste.

“Non si può andare avanti così! Bloccano la strada e vogliono pure aver ragione!”. Signori miei, signore mie…l’attivismo non vuole aver ragione, l’attivismo HA ragione, e sarebbe l’ora che tutt* quant* aprissimo gli occhi e ci decidessimo ad agire, in fretta.

Solidarietà a tutte le famiglie disastrate dalle catastrofi naturali. Ma soprattutto, solidarietà a questa Terra che di noi non ne può più. Terra, se deciderai di farci estinguere, sappi che hai tutte le ragioni di questo mondo.

De S3X-WORK, PREGIUDIZI & COME COMBATTERLI

Ammetto che questo articolo sarà molto conciso, poiché di cose da dire in questo ambito ce ne sarebbero tante, troppe.

Soprattutto in una nazione come l’italia, dove il s3x-work è concepito ancora come un tabù. Siamo arretrat* su tante cose, è questa è una delle stesse.

Cresciut* in una nazione basata su stato e religione cattolica che se ne vanno a braccetto e di conseguenza in un sistema in cui il sesso è peccato, ci hanno educato a non parlarne, mai. E che parlare di sesso è volgare e di cattivo costume.

Del sesso non se ne parla, ed automaticamente è come se non esistesse.

La storia che i bambini crescono sotto i cavoli è ancora molto gettonata nelle famiglie italiane, quasi fino al compimento del diciottesimo anno dei figli.

L’educazione sessuale nelle scuole, se e quando viene fatta, è gestita in maniera pessima ed è comunque troppo poca l’importanza che le viene data. In questo modo il sesso viene visto come una proibizione, qualcosa di sporco e sbagliato, tanto da creare nella maggior parte delle persone paranoia, perversioni al limite dell’assurdo, violenza, pulsioni irrefrenabili. Come ogni cosa proibita.

Ed è quindi così che, in adolescenza o anche prima, ci ritroviamo a scoprire il sesso da sol*, coi mezzi a nostra disposizione. In situazioni (piacevoli o spiacevoli), occasioni, internet.. e via discorrendo.

Ci troviamo quindi di fronte una situazione scomoda, in cui parlare del sesso è vietato; in cui le prostitute che si ritrovano a lavorare in strada sono viste come mostri da cui stare lontani, piene di malattie (???), gentaglia da evitare, l’incarnazione stessa del diavolo; in cui il lavoro del/della s3x-worker non è concepito come un vero e proprio lavoro, ma come un’attività svolta da chi nella vita non ha voglia di fare niente.

E qui, mia cara gente, mi sento di dissentire. A voce forte e chiara. Perché le cose sopracitate non sono altro che fottuti pregiudizi, insegnatici da genitori, nonni, educatori/trici, cresciut* a loro volta in un ambiente dove di tutto ciò non se ne parlava. Non se ne poteva parlare.

Il discorso è ampio, si potrebbero toccare mille punti in più, ma per ora mi fermerò qui, perché l’obiettivo di questo articolo è fare luce sul ruolo dell* sex-worker e spiegare perché non è peccato decidere di farlo come lavoro, principale o secondario che sia.

Partiamo come sempre dal capire cosa significa il termine SEX-WORKER e come è stato coniato nel tempo.

Se proviamo a fare una ricerca banale sul web, la prima cosa che ci apparirà sullo schermo è la traduzione del termine dall’inglese all’italiano:

SEX-WORKER=PROSTITUTA

Niente di più sbagliato, nonché denigrante per tutte le parti coinvolte. Perché non è solo questo.

Definizione

Il termine inglese sex worker è entrato nell’uso italiano in seguito alla crescita di consapevolezza rispetto all’azione dei movimenti transnazionali per i diritti di lavoratrici e lavoratori del sesso.

A partire dalla metà degli anni ’70, nei paesi di lingua inglese, l’attivismo delle organizzazioni delle/i sex worker ha imposto la sostituzione di questo termine al vecchio prostitute, vissuto come stigmatizzante. Come recita l’Encyclopedia of Prostitution and Sex Work, “Sex work è stato concepito come un termine non stigmatizzante, privo della caratterizzazione negative dei termini puttana o prostituta. Il punto era veicolare l’idea di una professionalità del lavoro sessuale, contro la svalorizzazione compiuta da gran parte della società”.

Il termine compare quindi oggi in tutti i documenti che affermano i diritti delle lavoratrici e delle lavoratori del sesso, come il Sex Workers in Europe Manifesto e la Dichiarazione dei diritti delle/i sex workers in Europa, firmata a Bruxelles nel 2005 da rappresentanti di organizzazioni di 30 paesi.

Uso del termine

In ambito giornalistico viene impiegato per lo più in riferimento alle azioni politiche e dimostrative di questi movimenti, meno frequentemente come sinonimo di prostituta. Questo secondo uso è diffuso prevalentemente in ambienti militanti per i diritti delle donne e delle persone LGBT.

Essendo ormai entrato nel linguaggio dei movimenti e delle organizzazioni internazionali, sex worker è un termine che può essere impiegato anche in italiano come sinonimo di lavoratrice/lavoratore del sesso.

(fonte: https://www.parlarecivile.it/argomenti/prostituzione-e-tratta/sexworker.aspx)

E cosa significa invece LAVORATRICE/LAVORATORE SESSUALE?

Definizione

Lavoro sessuale è la traduzione del termine inglese sex work, che indica non solo l’attività di prostituzione ma può essere riferita a molteplici attività, a tutte quelle in cui, dietro retribuzione, si usano la sessualità e l’immaginario erotico a scopi ricreativi e di intrattenimento, in spazi reali o virtuali.

Si chiamano perciò lavoratrici e lavoratori sessuali coloro che svolgono professioni connesse al mercato del sesso.

(fonte:

https://www.parlarecivile.it/argomenti/prostituzione-e-tratta/lavorosessuale.aspx)

Ci troviamo quindi di fronte una figura che, appunto, lavora pur sempre e comunque nell’ambito della sfera sessuale e di tutto ciò che ne deriva e che è connesso allo stesso ambito, ma con sfumature differenti per ogni lavoratrice/lavoratore.

Il lavoro del/della sex-worker sta prendendo sempre più piede in italia e nel mondo. Offre un guadagno al pari di un’altra qualsiasi attività lavorativa, né più né meno. Più tempo si dedica alla propria attività in proprio, più si avranno guadagni; meno tempo e meno impegno ci si dedica e i guadagni diminuiranno, al pari di un lavoro in proprio come fare il falegname, il meccanico, l’imbianchino.

Ad oggi, maggio 2023, in italia le/i sex-workers non hanno alcun diritto. Non sono tutelat* da nessuna istituzione, poiché questo non è ad oggi riconosciuto come un vero e proprio lavoro. Per fortuna stanno nascendo a poco a poco piccole associazioni che si occupano dei diritti di queste figure, per garantire loro supporto, consigli, tutela. Anche alcun* avvocat* si stanno schierando dalla parte del sex-work, per cercare di aiutare a livello fiscale, contrattuale e dirittuale le lavoratrici e il lavoratori sessuali.

Oltre alla parte dei diritti, che per questo specifico campo lavorativo sono inesistenti, ciò che intralcia spesso e volentieri i/le sex-worker è la massiccia mole di pregiudizi, da parte di pressoché chiunque, che navigano attorno a questa sfera. Se ne parla poco e se ne parla male, perciò è ovvio che l’ambito del lavoro sessuale continuerà ad essere visto in modo negativo, finché le cose non cambieranno. Finché non se ne parlerà di più e con le dovute spiegazioni del caso.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare è il fatto che non esiste solo la parte della prostituzione/escort nel mondo del sex-work; è un ambito molto più ampio che comprende molte più attività di quelle che ci immaginiamo.

E comunque rimane il fatto che la dobbiamo smettere di vedere la ragazza che è a bordo strada come un mostro da cui stare alla larga, perché forse non ce ne rendiamo conto, ma spesso chi è lì, sotto quella pensilina, al freddo e al buio da sola davanti ad un fuoco..spesso non è lì per sua scelta, non è tutelata da niente e da nessuno e ogni fottuto giorno rischia la propria vita, per cercare di guadagnare qualcosa. Nei rari casi in cui invece la ragazza (o il ragazzo) in questione si trovasse lì per propria scelta personale, non è in qualsiasi caso da denigrare, perché nessuno ha il diritto di giudicare le scelte altrui e prima o poi capiremo che questo è un LAVORO, un’attività lavorativa che una persona è liberissima di scegliere di svolgere nella propria vita.

Sperando di aver schiarito un po’ le idee a chi leggerà questo articolo e in attesa di arrivare al pari dell’Olanda, beh che dire…

il sesso esiste, che ci piaccia o no. E non è peccato, come invece ci hanno fatto credere da sempre. Esiste la pornografia, esistono i film erotici, esistono i giocattoli sessuali.

Tutto ciò esiste, è reale, ci circonda. Smettiamola di averne così paura, perché non c’è niente di brutto o sporco in tutto questo. E’ solo quello che ci hanno inculcato da bambini, ma per fortuna possiamo ancora cambiare idea..siamo sempre in tempo!

SOLIDARIETA’ A TUTTI/TUTTE I /LE

SEX-WORKERS E VIVA L’AMORE IN TUTTE LE SUE

DO IT YOURSELF..
FORME!

DO IT BETTER <3

Eccoci arrivati finalmente alla parte di xXabar del fai da te…

Oggi ho serbo due ricette speciali: il pane e il dentifricio!

Ma andiamo in ordine ed iniziamo a vedere questa ricetta per farci il pane a casa. Ricetta semplicissima ed alla portata di tutti. Se è riuscita a me, può riuscire a chiunque!

QUICK QUICK BREAD

(= PANE VELOCE VELOCE)

INGREDIENTI:

- 500 gr di farina 00 / manitoba (io a volte uso anche la 1 o la 2, per gusto personale)

- 370 ml acqua

- 12 gr lievito di birra fresco

- 2 cucchiaini di sale

- 1 cucchiaino di miele

Sciogliere il lievito con il cucchiaino di miele in 50 ml di acqua presi dal totale. Mettere in una ciotola capiente la farina, fare un buco al centro e versarci il lievito sciolto e tutta l’acqua. Mescolare con un cucchiaio di legno. Aggiungere sale e mescolare bene per farlo assorbire all’impasto, che risulterà granuloso, molle ed appiccicoso (causa alta idratazione). Spolverare la superficie dell’impasto con abbondante farina e lasciar lievitare in un posto tiepido per almeno 1 ora e mezza. Passato il tempo della lievitazione, trasferire l’impasto con una spatola sulla carta forno infarinata (al di sopra di una leccarda), cercando di lasciare la parte dell’impasto infarinata verso l’alto. Cercare di dividere l’impasto in 2 o 3 parti, formando circa due o tre filoncini. Infornare a 230° per circa 35 minuti (il tempo di cottura varia in base al forno). La superficie deve risultare più che dorata, quasi imbrunire un po’. Nel caso non avessimo una leccarda da forno, è possibile trasferire l’impasto in una grossa teglia. Con queste dosi uscirà una grossa pagnotta. Se volessimo fare meno pane, possiamo dimezzare le dosi seguendo la stessa procedura e lo stesso tempo di cottura. Buon appetito!

(fonte: web)

DENTIFRICIO IN PASTA (O IN POLVERE) ALLA MENTA

INGREDIENTI:

- 20 gr argilla bianca (caolino)

- 10 gr bicarbonato

- Glicerina (opzionale)

- 2 gocce olio essenziale alla menta (o il gusto che preferiamo di più. Anche gli oli essenziali di limone o salvia sono ottimi)

Igienizzare piano di lavoro e utensili prima di cominciare. In un mortaio o una scodella, stemperare assieme l’argilla bianca ed il bicarbonato. Aggiungere a filo la glicerina e amalgamarla alle polveri (nel caso in cui volessimo creare una pasta dentifricia; se preferiamo il dentifricio in polvere, omettiamo questo passaggio.). incorporare poi l’olio essenziale scelto, una goccia per volta. Successivamente trasferire il dentifricio in un contenitore.

Buona pulizia!

(fonte: Cosmetici fatti in casa for dummies – Patrizia Garzena / Marina Tadiello)

Blessings a todos <3

Per info, domande, suggerimenti, richieste, correzioni, etc…:

IG: @xxabarzine - @stella_xabar

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