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1° MAGGIO: LA LOTTA NON SI ARRESTA
from xXabarZine n. 4
by xXabarmag
Sono passati più di 100 anni da quella bomba a Chicago e dalla morte di quegli anarchici impiccati.
Sono passati più di 100 anni da quelle lotte per le 8 ore di lavoro.
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Sono passati più di 100 anni da quel primo maggio di fuoco, dove gli animi bruciavano per cercare di riprendersi, di riconquistarsi la VITA.
Sono passati più di 100 anni, eppure abbiamo fatto così tanti passi indietro da aver reso quasi vane quelle lotte, quelle morti per dei diritti fondamentali.
E un po’ è anche colpa nostra. Si tende a dimenticare. Si tende ad accettare tutto, ad accettare troppo. Si tende a tenere la testa bassa. Si tende a puntare al tramonto e non alla luna. Si tende a non ascoltarsi, a non ascoltare, a dare per scontato tutto, a non farsi mai domande, a mangiare il misero pezzo di pane che ci viene offerto senza nemmeno provare a cercare e ad assaporare sapori diversi.
Mi piace l’idea che ogni numero di xxabarzine abbia un po’ un filo conduttore che naviga e tiene uniti tutti gli articoli presenti in esso. Bene, il filo conduttore di questo numero vuole essere appunto riprenderci la vita, riprenderci ciò che è nostro, riprenderci tutto ciò che ci è stato tolto e che ci spetta di diritto, a prescindere da tutto il resto.
Perché devono essere sempre le personalità più pazze, più infuocate, più arrabbiate a lottare? Perché la lotta non è o non può diventare un “bene comune”, in cui tutt* partecipiamo e rimaniamo unit*?
E poi, lottare CONTRO CHI O CONTRO COSA?
La risposta la sappiamo, ce l’abbiamo dentro di noi.
Basta fare qualche passo indietro, back to the roots. Chi ci ha imposto di condurre in un certo modo la nostra esistenza? Chi ci dice che dobbiamo lavorare otto ore, svagarci otto ore e dormire le restanti otto? Perché non possiamo evolvere, o meglio ancora tornare a prima che tutto questo accadesse?
Le lotte di Chicago avevano un senso ben preciso: guadagnarsi un po’ di dignità, pur svolgendo il proprio lavoro, pur guadagnando, pur vivendo decentemente. Eppure anche lì, in quel caso, sono stati trovati dei colpevoli, ci sono stati scontri, sono morte delle persone che semplicemente chiedevano ai capitalisti un pochino della loro libertà individuale indietro.
Io trovo ancora impensabile che per la libertà venga sacrificata la vita.
Non è così che deve andare, ragazzi!
L’individuo DEVE essere SEMPRE LIBERO! Di decidere! Di agire! Di esprimersi!
Libero di modellarsi l’esistenza come meglio crede per essere sereno con sé stesso, con l’ambiente, con gli altri!
E’ il 2023 ed è palese che c’è tanto, troppo lavoro da fare.
Il soldo ha comprato le vite e le menti. Il lavoro è diventato schiavismo, di nuovo. La globalizzazione ci ha reso più vicini, eppure mentalmente così lontani e sconnessi. Una cosa è importante da ricordare: ad oggi, nessuno ci lascerà la libertà che ci spetta se non saremo noi a volerla e a cercarla con tutte le nostre forze. Se non sei libero, cosa vivi a fare?
Io il primo maggio non voglio festeggiare. Festeggiare cosa? Un giorno di libertà dalle gabbie? Un giorno in cui posso finalmente godermi la mia vita senza regalare il mio tempo per la ricchezza di qualcun altro? Festeggiare perché 100 anni fa dei fratelli sono morti per la libertà?
No. Io il primo maggio non festeggio. Io il primo maggio lotto, con i mezzi che ho, con le forze che ho, con il fuoco che brucia ancora dentro, sempre.
Io il primo maggio scrivo, sperando che qualcuno si unisca a me e a chi prima di me e di noi ha dovuto morire per la vita.
Fumo lentamente.
Questa sigaretta non finisce più. Un po’ come questa giornata.
Ho voglia di scrivere.
Stato confusionale.
Ho voglia di urlare, ma non ho la voce.
Ho voglia di arrabbiarmi, ma non ho la forza.
Ho freddo. Fuori ci sono più di 20 gradi.
C’è il sole, eppure la casa è così buia.
13.14. Ancora. Di già.
La sveglia è suonata alle 6. Ma io ho dormito fino alle 9. Dormiveglia, stato confusionale.
Mi sveglio.
Ho sognato cose strane. Situazioni, schermi luminosi, scritte sui muri.
Dovrei meditare.
Troppi pensieri, il tempo mi sfugge tra le dita, non riesco a fermarlo, non posso fermarlo.
I secondi passano, scorrono come fiume. Eppure i mesi sembrano il mare, immobili, statici, fermi.
Il mio corpo immobile sul letto.
Imperfetto, difettoso. La schiena, le spalle.
Vorrei colorarlo di nero per renderlo del tutto non idoneo.
La testa. E’ pesante.
Ho la schiena storta perché penso troppo.
Dovrei fare tante cose. Dovrei organizzarmi.
Scadenze, documenti, compleanni, relazioni interpersonali.
Oggi non sento niente. Non ho voglia di niente.
Chissà se la luna piena di domani c’entra qualcosa con queste parole.
Tempo.
Immobile e frenetico. Corre via, ma poi è sempre qua.
Pare di vivere con un orologio non funzionante al polso, non ti pare?
Ti parlo senza parlare eppure non stai capendo.
Invio segnali di fumo, ma l’aria è troppo pesante per lasciar loro spazio.
Tempo e solitudine.
Solitudine e tempo.
Chi ci sarà quando cadrai a terra?
Probabilmente nessuno, quindi allena le braccia e impara in fretta a rialzarti da sol*.
Le stagioni.
Il sole e la luna che si rincorrono.
Sono sbocciati i fiori. Ci sono i pollini nell’aria.
Siamo andate a camminare nei campi.
La strada era arida, sembrava di essere nel deserto.
Eppure qui dentro fa così freddo.
Ci sono giorni in cui anche le caramelle sembrano amare.
E oggi è uno di quei giorni.
Tempo. Solitudine. Cibo.
Cibo. Solitudine. Tempo.
Gabbie. Ferro battuto, un unico pezzo senza saldature.
La mia armatura è di carta.
Il giorno che pioverà, nulla ci sarà a proteggermi dalla vita.
Lo stomaco, la pancia.
Sfera emozionale.
Non hai mangiato eppure lì dentro c’è una tempesta in corso.
Il battito cardiaco sta rallentando.
Il sangue scorre lento nelle vene, lo sento che arranca flebile.
Hai mai visto il colore del tuo sangue?
Il mio è color rosso rubino scuro, con sfumature tendenti al nero. Tempo.
Ma chi ha inventato lo scandire del tempo?
Chi ha inventato i secondi, i minuti, i giorni, i mesi e gli anni?
Non bastava svegliarsi con l’alba e dormire col tramonto?
Non bastava vivere più tranquilli, senza fretta, senza ansia, senza vizi?
Non era meglio vivere senza il tempo?
Oggi ho tempo per me, ma non per tutto il resto. Sto in silenzio in questo tempo che fluisce.