6 minute read

De S3X-WORK, PREGIUDIZI & COME COMBATTERLI

Next Article
KLIMAT-KOMBAT

KLIMAT-KOMBAT

Ammetto che questo articolo sarà molto conciso, poiché di cose da dire in questo ambito ce ne sarebbero tante, troppe.

Soprattutto in una nazione come l’italia, dove il s3x-work è concepito ancora come un tabù. Siamo arretrat* su tante cose, è questa è una delle stesse.

Advertisement

Cresciut* in una nazione basata su stato e religione cattolica che se ne vanno a braccetto e di conseguenza in un sistema in cui il sesso è peccato, ci hanno educato a non parlarne, mai. E che parlare di sesso è volgare e di cattivo costume.

Del sesso non se ne parla, ed automaticamente è come se non esistesse.

La storia che i bambini crescono sotto i cavoli è ancora molto gettonata nelle famiglie italiane, quasi fino al compimento del diciottesimo anno dei figli.

L’educazione sessuale nelle scuole, se e quando viene fatta, è gestita in maniera pessima ed è comunque troppo poca l’importanza che le viene data. In questo modo il sesso viene visto come una proibizione, qualcosa di sporco e sbagliato, tanto da creare nella maggior parte delle persone paranoia, perversioni al limite dell’assurdo, violenza, pulsioni irrefrenabili. Come ogni cosa proibita.

Ed è quindi così che, in adolescenza o anche prima, ci ritroviamo a scoprire il sesso da sol*, coi mezzi a nostra disposizione. In situazioni (piacevoli o spiacevoli), occasioni, internet.. e via discorrendo.

Ci troviamo quindi di fronte una situazione scomoda, in cui parlare del sesso è vietato; in cui le prostitute che si ritrovano a lavorare in strada sono viste come mostri da cui stare lontani, piene di malattie (???), gentaglia da evitare, l’incarnazione stessa del diavolo; in cui il lavoro del/della s3x-worker non è concepito come un vero e proprio lavoro, ma come un’attività svolta da chi nella vita non ha voglia di fare niente.

E qui, mia cara gente, mi sento di dissentire. A voce forte e chiara. Perché le cose sopracitate non sono altro che fottuti pregiudizi, insegnatici da genitori, nonni, educatori/trici, cresciut* a loro volta in un ambiente dove di tutto ciò non se ne parlava. Non se ne poteva parlare.

Il discorso è ampio, si potrebbero toccare mille punti in più, ma per ora mi fermerò qui, perché l’obiettivo di questo articolo è fare luce sul ruolo dell* sex-worker e spiegare perché non è peccato decidere di farlo come lavoro, principale o secondario che sia.

Partiamo come sempre dal capire cosa significa il termine SEX-WORKER e come è stato coniato nel tempo.

Se proviamo a fare una ricerca banale sul web, la prima cosa che ci apparirà sullo schermo è la traduzione del termine dall’inglese all’italiano:

SEX-WORKER=PROSTITUTA

Niente di più sbagliato, nonché denigrante per tutte le parti coinvolte. Perché non è solo questo.

Definizione

Il termine inglese sex worker è entrato nell’uso italiano in seguito alla crescita di consapevolezza rispetto all’azione dei movimenti transnazionali per i diritti di lavoratrici e lavoratori del sesso.

A partire dalla metà degli anni ’70, nei paesi di lingua inglese, l’attivismo delle organizzazioni delle/i sex worker ha imposto la sostituzione di questo termine al vecchio prostitute, vissuto come stigmatizzante. Come recita l’Encyclopedia of Prostitution and Sex Work, “Sex work è stato concepito come un termine non stigmatizzante, privo della caratterizzazione negative dei termini puttana o prostituta. Il punto era veicolare l’idea di una professionalità del lavoro sessuale, contro la svalorizzazione compiuta da gran parte della società”.

Il termine compare quindi oggi in tutti i documenti che affermano i diritti delle lavoratrici e delle lavoratori del sesso, come il Sex Workers in Europe Manifesto e la Dichiarazione dei diritti delle/i sex workers in Europa, firmata a Bruxelles nel 2005 da rappresentanti di organizzazioni di 30 paesi.

Uso del termine

In ambito giornalistico viene impiegato per lo più in riferimento alle azioni politiche e dimostrative di questi movimenti, meno frequentemente come sinonimo di prostituta. Questo secondo uso è diffuso prevalentemente in ambienti militanti per i diritti delle donne e delle persone LGBT.

Essendo ormai entrato nel linguaggio dei movimenti e delle organizzazioni internazionali, sex worker è un termine che può essere impiegato anche in italiano come sinonimo di lavoratrice/lavoratore del sesso.

(fonte: https://www.parlarecivile.it/argomenti/prostituzione-e-tratta/sexworker.aspx)

E cosa significa invece LAVORATRICE/LAVORATORE SESSUALE?

Definizione

Lavoro sessuale è la traduzione del termine inglese sex work, che indica non solo l’attività di prostituzione ma può essere riferita a molteplici attività, a tutte quelle in cui, dietro retribuzione, si usano la sessualità e l’immaginario erotico a scopi ricreativi e di intrattenimento, in spazi reali o virtuali.

Si chiamano perciò lavoratrici e lavoratori sessuali coloro che svolgono professioni connesse al mercato del sesso.

(fonte: https://www.parlarecivile.it/argomenti/prostituzione-e-tratta/lavorosessuale.aspx)

Ci troviamo quindi di fronte una figura che, appunto, lavora pur sempre e comunque nell’ambito della sfera sessuale e di tutto ciò che ne deriva e che è connesso allo stesso ambito, ma con sfumature differenti per ogni lavoratrice/lavoratore.

Il lavoro del/della sex-worker sta prendendo sempre più piede in italia e nel mondo. Offre un guadagno al pari di un’altra qualsiasi attività lavorativa, né più né meno. Più tempo si dedica alla propria attività in proprio, più si avranno guadagni; meno tempo e meno impegno ci si dedica e i guadagni diminuiranno, al pari di un lavoro in proprio come fare il falegname, il meccanico, l’imbianchino.

Ad oggi, maggio 2023, in italia le/i sex-workers non hanno alcun diritto. Non sono tutelat* da nessuna istituzione, poiché questo non è ad oggi riconosciuto come un vero e proprio lavoro. Per fortuna stanno nascendo a poco a poco piccole associazioni che si occupano dei diritti di queste figure, per garantire loro supporto, consigli, tutela. Anche alcun* avvocat* si stanno schierando dalla parte del sex-work, per cercare di aiutare a livello fiscale, contrattuale e dirittuale le lavoratrici e il lavoratori sessuali.

Oltre alla parte dei diritti, che per questo specifico campo lavorativo sono inesistenti, ciò che intralcia spesso e volentieri i/le sex-worker è la massiccia mole di pregiudizi, da parte di pressoché chiunque, che navigano attorno a questa sfera. Se ne parla poco e se ne parla male, perciò è ovvio che l’ambito del lavoro sessuale continuerà ad essere visto in modo negativo, finché le cose non cambieranno. Finché non se ne parlerà di più e con le dovute spiegazioni del caso.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare è il fatto che non esiste solo la parte della prostituzione/escort nel mondo del sex-work; è un ambito molto più ampio che comprende molte più attività di quelle che ci immaginiamo.

E comunque rimane il fatto che la dobbiamo smettere di vedere la ragazza che è a bordo strada come un mostro da cui stare alla larga, perché forse non ce ne rendiamo conto, ma spesso chi è lì, sotto quella pensilina, al freddo e al buio da sola davanti ad un fuoco..spesso non è lì per sua scelta, non è tutelata da niente e da nessuno e ogni fottuto giorno rischia la propria vita, per cercare di guadagnare qualcosa. Nei rari casi in cui invece la ragazza (o il ragazzo) in questione si trovasse lì per propria scelta personale, non è in qualsiasi caso da denigrare, perché nessuno ha il diritto di giudicare le scelte altrui e prima o poi capiremo che questo è un LAVORO, un’attività lavorativa che una persona è liberissima di scegliere di svolgere nella propria vita.

Sperando di aver schiarito un po’ le idee a chi leggerà questo articolo e in attesa di arrivare al pari dell’Olanda, beh che dire… il sesso esiste, che ci piaccia o no. E non è peccato, come invece ci hanno fatto credere da sempre. Esiste la pornografia, esistono i film erotici, esistono i giocattoli sessuali.

Tutto ciò esiste, è reale, ci circonda. Smettiamola di averne così paura, perché non c’è niente di brutto o sporco in tutto questo. E’ solo quello che ci hanno inculcato da bambini, ma per fortuna possiamo ancora cambiare idea..siamo sempre in tempo!

SOLIDARIETA’ A TUTTI/TUTTE I /LE

SEX-WORKERS E VIVA L’AMORE IN TUTTE LE SUE

DO IT BETTER <3

Eccoci arrivati finalmente alla parte di xXabar del fai da te…

Oggi ho serbo due ricette speciali: il pane e il dentifricio!

Ma andiamo in ordine ed iniziamo a vedere questa ricetta per farci il pane a casa. Ricetta semplicissima ed alla portata di tutti. Se è riuscita a me, può riuscire a chiunque!

Quick Quick Bread

(= PANE VELOCE VELOCE)

INGREDIENTI:

- 500 gr di farina 00 / manitoba (io a volte uso anche la 1 o la 2, per gusto personale)

- 370 ml acqua

- 12 gr lievito di birra fresco

- 2 cucchiaini di sale

- 1 cucchiaino di miele

Sciogliere il lievito con il cucchiaino di miele in 50 ml di acqua presi dal totale. Mettere in una ciotola capiente la farina, fare un buco al centro e versarci il lievito sciolto e tutta l’acqua. Mescolare con un cucchiaio di legno. Aggiungere sale e mescolare bene per farlo assorbire all’impasto, che risulterà granuloso, molle ed appiccicoso (causa alta idratazione). Spolverare la superficie dell’impasto con abbondante farina e lasciar lievitare in un posto tiepido per almeno 1 ora e mezza. Passato il tempo della lievitazione, trasferire l’impasto con una spatola sulla carta forno infarinata (al di sopra di una leccarda), cercando di lasciare la parte dell’impasto infarinata verso l’alto. Cercare di dividere l’impasto in 2 o 3 parti, formando circa due o tre filoncini. Infornare a 230° per circa 35 minuti (il tempo di cottura varia in base al forno). La superficie deve risultare più che dorata, quasi imbrunire un po’. Nel caso non avessimo una leccarda da forno, è possibile trasferire l’impasto in una grossa teglia. Con queste dosi uscirà una grossa pagnotta. Se volessimo fare meno pane, possiamo dimezzare le dosi seguendo la stessa procedura e lo stesso tempo di cottura. Buon appetito!

(fonte: web)

This article is from: