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Il museo che è diventato un’agorà

M.Ar.TA. Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto non è solo un luogo espositivo ma sempre più spazio di innovazione civica e sociale che lavora co-progettando col territorio: processi di digitalizzazione, rassegne musicali, collaborazioni con scuole e atenei. Non scrigno chiuso ma spazio in cui si coltiva la cittadinanza —

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Dalla preistoria all’alto Medioevo: le collezioni del M.Ar.TA raccolgono oltre 40mila reperti

È nato nel 1887 e ancora oggi occupa la sede dell’ex Convento dei Frati Alcantarini. Costruito poco dopo la metà del XVIII secolo, espone una delle più grandi collezioni di manufatti risalenti all’epoca della Magna Grecia. Il M.Ar.TA, museo archeologico di Taranto, è uno dei primi 20 musei nazionali italiani ad essere divenuto «ad autonomia speciale» in seguito alla riforma del Mibact del 2014.

Dal 2015 lo dirige l’archeologa Eva Degl’Innocenti: «Il museo», racconta, «non può solo essere un luogo espositivo Il museo non può solo ma sempre più deve diventaessere un luogo espositivo ma re uno spazio di vita, un’agorà, sempre più deve diventare uno un elemento identitario». spazio di vita, un’agorà, un Questo è un museo intrinseelemento identitario camente legato al territorio dov’è nato. Pur essendo un museo nazionale la maggior parte dei 40mila reperti conservati sono stati ritrovati a Taranto o nel resto della regione. Dalla Preistoria alla conquista romana fino all’alto Medioevo. «Taranto», spiega Degl’Innocenti, «ha avuto periodi di forte crisi economica e anche sociale». L’idea del classico “museo chiuso” non regge più. «Bisogna», continua degl’Innocenti, «parlare con le realtà associative del territorio, con aziende, scuole, università, comune, la Regione: il museo è, prima di tutto, un centro di innovazione civica». Dal

2015 ad oggi, c’è stato un incremento degli ingressi del 50%, sono oltre 80mila, ogni anno, i visitatori del M.Ar.TA, ed è aumentato soprattutto il pubblico di prossimità. Ma come si diventa un museo aperto? Il museo ha quasi ultimato la digitalizzazione di tutti i reperti dell’area espositiva e dei depositi. «Un lavoro di restituzione alla comunità locale, a quella scientifica, e alla conoscenza mondiale che renderemo possibile attraverso dati in modalità open», spiega. Qui è anche nato un FabLab, laboratorio di artigianato digitale, che usa attrezzature come stampanti o scanner 3d, Firmato un protocollo che consente al visitatore di con l’Asl per analizzare vivere in maniera alternati- gli effetti positivi della visita al va il suo rapporto con l’ope- museo sul benessere psico-fisico ra d’arte. dei visitatori

Il M.Ar.TA ha firmato inoltre un protocollo di intesa con l’Asl: l’idea è di analizzare gli effetti positivi della visita e dei laboratori svolti al museo sulla salute e sul benessere psico-fisico dei visitatori, per poter in futuro concretizzare un progetto di prescrizione della visita al museo da parte dei medici. Ormai punto di incontro e condivisione, per tutto il 2022 è andata in scena la rassegna Musica al M.Ar.TA — Le matinée domenicali, ogni domenica musica corale e classica, jazz, le incursioni attoriali hanno stimolato la conoscenza del patrimonio stori-

co-archeologico ed artistico. Ogni concerto ha avuto un’opera del museo come testimonial. «Attività», spiega Degl’Innocenti, «che vede accanto al museo un’eccellenza del territorio, l’Istituzione Concertistica Ico della Magna Grecia. Questo progetto è stato anche un impegno», spiega, «per contribuire alla rinascita delle imprese culturali e creative, dopo la pandemia e le sue conseguenze socio-economiche».

La città grazie al museo sta anche diventando un laboratorio di archeologia musicale con il progetto Quadri Sonori sempre in collaborazione con l’Orchestra Magna Grecia e il comune. Il progetto prevede la realizzazione di 15 brani in cinque anni. L’orchestra eseguirà ogni opera e la registrerà, così da poter farla ri-ascoltare nei luoghi che ospiteranno il Quadro Sonoro.

Il Sogno di Marsia è stata la prima composizione, a opera del maestro e premio Oscar Dario Marianelli. Il secondo quadro è stato affidato al cantante Achille ed è nata così La Grande Madre: l’ispirazione è nata dall’incontro con Le Veneri di Parabita statuette, che celebrano il culto della fertilità e risalenti a 20mila anni fa.

Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Via Cavour, 10, 74123 Taranto Tel. 099.453 2112 Sito: https://museotaranto.beniculturali.it/it/ Settore Intervento: cultura, istruzione, ricerca

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