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Far rivivere la terra, per restarci

Casa delle Agricolture “Tullia e Gino”. Dal 2012 un gruppo di giovani ha deciso di restare nella propria terra, a Castiglione d’Otranto, nel Salento. Attraverso il recupero di territori marginali e abbandonati sta dimostrando che è possibile creare agricoltura, lavoro, sviluppo, speranza —

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Il Mulino di Comunità realizzato a Casa delle Agricolture “Tullia e Gino”

Il termine restanza è quello che, più di ogni altro, sentono vicino. Tanto che la regista Alessandra Coppola ha anche realizzato un film che racconta la loro storia e lo ha intitolato proprio La restanza. Perché il documentario narra le vicende di un gruppo di trentenni di Castiglione d’Otranto, nel Salento, restii al fatto che la fuga fosse l’unica soluzione ai problemi economici, ecologici e politici del territorio. Per questo, quel gruppo di ragazzi scelse di rimanere, legando la propria vita al lavoro agricolo e investendo nel valore della condivisioQuando siamo partiti, ne. La storia, quindi, narra la non avevano terreni e né la nascita dell’Associazione Casa possibilità di acquistarli. delle Agricolture “Tullia e Abbiamo chiesto ai proprietari Gino” di Castiglione d’Otrandi potercene prendere cura to, che porta avanti dal 2012 un percorso di restanza al Sud attraverso «l’utilizzo di territori marginali per creare agricoltura, lavoro, sviluppo, speranza. Lo dimostra, nel piccolo, la nostra esperienza. Quando siamo partiti, non avevano terreni e neanche la possibilità di acquistarli. Allora abbiamo chiesto ai proprietari dei terreni abbandonati la possibilità di potercene prendere cura, in comodato d’uso, e da lì è iniziato questo cammino che ci ha portati a mettere a dimora 15 ettari che oggi sono diventati la Casa delle Agricolture “Tullia e Gino”».

Tiziana Colluto è la presidente del sodalizio intitolato a

Tullia e Gino Girolomoni, pionieri del biologico italiano. «Dalla terra si può ripartire, si possono creare opportunità di lavoro e di restanza, ma occorre avere il coraggio di osare, una visione di quello che si vuole costruire, senza lasciarsi schiacciare dal presente» spiega.

«Il nostro modello di agricoltura si basa sull’idea che è possibile restare. Per farlo, bisogna sostenere il protagonismo dei piccoli paesi per farli sopravvivere allo spopolamento e generare economia sostenibile». Per chi vive in questa parte dell’entroterra salenti- Il nostro modello no, sono ormai un punto di di agricoltura si basa sull’idea riferimento, un presidio di che è possibile restare. agricoltura naturale, di tu- Bisogna sostenere tela ambientale, di cittadi- il protagonismo dei piccoli paesi nanza e partecipazione attiva. «Coltiviamo farro, orzo, ortaggi, legumi, orticole in via d’estinzione, come i cereali antichi, con metodi rigorosamente naturali» prosegue Colluto. «Abbiamo dato vita al primo “Mulino di comunità” d’Italia, con macine in pietra, diventato centro di trasformazione polivalente dei cereali di qualità, che ha ridato valore alla biodiversità cerealicola e leguminosa. Chiunque può portare il proprio raccolto e usufruire di un servizio di molitura a costi equi. L’obiettivo è di garantire a tutti il diritto a un cibo sano e di quali-

tà. Il “Mulino di comunità” ha invogliato tanta gente a tornare a coltivare la terra, anche piccoli appezzamenti abbandonati. È anche uno spazio di acquisto popolare, che mette insieme piccoli produttori». Aggirandosi lungo i campi che disegnano il paesaggio di questi luoghi, dunque, è possibile imbattersi nelle storie dei coltivatori e dei grani come il Senatore Cappelli, lo Strazzavisazz, il Saragolla, il Farro dicocco e monococco, l’Orzo nudo, la Capiniura, il Maiorca, il Gentilrosso.

Su quei terreni una volta abbandonati ed inutilizzati, hanno anche dato vita al “Vivaio dell’inclusione”, un laboratorio sociale in cui seminare biodiversità e inclusione, in cui accolgono scolaresche e quanti hanno voglia di avvicinarsi a queste tematiche. Anche per questo, per affiancare l’importante opera di relazioni, di vincoli di comunità, di sensibilizzazione portata avanti dai volontari, «l’associazione è stata affiancata dalla omonima cooperativa agricola, suo braccio operativo, nata per gestire i terreni e il “Mulino di comunità”, che dà lavoro a sei persone».

Casa delle agricolture “Tullia e Gino”

Via Vecchia Lecce - Castiglione d’Otranto – Lecce Tel. 348.5649772 Sito: www.casadelleagriculturetulliaegino.com Email: ass.casadelleagriculture@gmail.com Settore d’intervento: recupero di terreni abbandonati, mulino di comunità

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