1 di Tiziana Cialdea a pag. 4 2000 Novella NOVELLA 2000 SPECIALE SANREMO N.6 - DOMENICA 12 FEBBRAIO 2023 Sanremo
VITTORIA STREPITOSA amenshop.it
baciare Foto da instagram
MENGONI
Sei da
Marco Mengoni con il bassista e produttore Giovanni Pallotti.
ROSA CHEMICAL LARGHE VEDUTE DALL’ARISTON
«Non mi aspettavo che andasse così. È stato tutto oltre le aspettative»: Rosa Chemical, all’anagrafe Manuel Franco Rocati, in gara con Made in Italy, è una delle sorprese di questo Festival. «Un Festival aperto, di larghe vedute, libero. E soprattutto pronto a un messaggio forte come quello di un nuovo tipo di amore e di sesso. Un nuovo tipo di italianità. Che poi è tutto quello che ho cercato di portare sul palco». Dopo la prima esibizione, che ha segnato il suo debutto all’Ariston e l’ha fatto conoscere da
un pubblico decisamente più ampio di quello di nicchia che lo conosceva già, ha rivelato di aver pianto. «È stato un pianto fortissimo: era un po’ che non mi succedeva di lasciarmi andare così tanto, di parlare con il cuore. Sono stati anni difficili questi segnati dal Covid, per tutti e soprattutto per me che vivo l’arte in maniera molto compulsiva. La vita era limitata in quattro mura, non potersi abbracciare e trasmettere emozioni è stato duro da affontare. Adesso ricevere così tanta approvazione è stato unico».
IL FOTOGRAFO D’AVANZO
Era il 1979 quando seguivo il mio primo Festival».
Il fotografo Maurizio D’Avanzo è la memoria storica dell’evento musicale e televisivo più atteso dell’anno. Con questo sono 44. «Nel “mio” primo anno conduceva Mike Bongiorno. I conduttori del Festival li ho conosciuti tutti».
Il conduttore più disponibile? «Pippo Baudo: qualsiasi cosa gli chiedessimo, lui era accondiscendente. Sempre. Poi Carlo
Conti e anche Amadeus. Non li ho messi in classifica ché tutti, nei limiti del possibile, agevolano il nostro lavoro. Negli ultimi anni gli uffici stampa hanno sempre più potere: in passato era più facile relazionarsi ai personaggi, che fossero conduttori, ospiti o cantanti in gara. Però non vorrei dimenticare Paolo Bonolis o Antonella Clerici, anche loro molto collaborativi».
Chi le ha reso la vita difficile? «Nessuno. Anche se Mike
Claudio Baglioni, direttore artistico e presentatore di Sanremo 2018 e 2019, tra Maurizio D’Avanzo (a sin) e il collega fotografo Salvo La Fata.
Bongiorno era più ostico di altri. E anche Claudio Baglioni, non essendo un uomo di Tv, era meno abituato ad avere gli obiettivi puntati addosso quando non era sul palco. Però noi dobbiamo fare il nostro lavoro: i giornali ci chiedono sempre immagini collaterali. Amadeus, per esempio, è uno che si fa vedere in giro».
La donna più capricciosa?
«Georgina Rodriguez ci ha fatto penare, ma non la definirei capricciosa. Sicuramente era meno abituata di altre a un’attenzione così alta. Negli ultimi anni, però, le donne scelte da Amadeus le vediamo poco, perché sono protagoniste di una singola serata. Quando le co-conduttrici erano impegnate per tutta la settimana si veniva a creare un rapporto diverso. Di maggiore vicinanza».
C’è un aneddoto legato al Festival che non dimenticherà?
«Tantissimi e sceglierne uno è complicato. Sicuramente ricordo una contestazione a Pippo Baudo nel 1996, quando di notte, nella piazzetta dove c’è la maggior parte dei ristoranti di Sanremo, venne appeso un manifesto funebre con scritto “Pippo Baudo è morto’’. Il giorno dopo, sul palco, lui lo fece vedere in diretta. Da un punto di vista più strettamente fotografico ricordo l’anno in cui c’era Rocio Muñoz Morales, all’inizio della sua storia con Raoul Bova. Lui la raggiunse a Sanremo ed era partita una vera caccia alla coppia da parte di tutti. E come dimenticare quando c’era stata un’esplosione nella villa di Gabriel Garko? Le foto di lui con il collare, dentro l’ambulanza, hanno fatto il giro dei giornali».
Voi fotografi dovete fare i conti con le nuove abitudini dei personaggi. Come è cambiato il Festival da quando esistono i social network?
«Come è cambiata la realtà. Oggi i personaggi si rivolgono ai follower direttamente, ma una foto sui social non riesce ad avere la stessa storia che avevano quelle che in passato facevamo ai cantanti. Li raggiungevamo negli hotel, creavamo situazioni insolite e da Sanremo quei servizi venivano pubblicati sui periodici anche nelle settimane successive, se non addirittura mesi. Oggi è tutto immediato, e anche l’esperienza stessa del Festival diventa più “breve” in termini di tempi».
Nel 2021 il Festival è stato condizionato dalla pandemia. Era a Sanremo anche nell’anno in cui non c’era pubblico al Teatro Ariston?
«Sì. E difficilmente dimenticherò l’atmosfera che c’era in sala e per le vie della città. Per chi era abituato al movimento del Festival è stato difficile. Sembrava un continuo “day after”, come in un film. Di solito al Festival c’erano più di cento fotografi accreditati. In quell’anno eravamo dodici. Quest’anno in sala saremo una ventina. Tornando al 2021, quello è stato l’anno che ha segnato ancora di più la grandezza di Amadeus. Ha avuto una forza unica e forse chi l’ha seguito da casa non si è reso conto troppo della differenza dovuta alle difficoltà. Ma in teatro c’era il vuoto. E per fortuna quest’anno si tornerà ai vecchi fasti».
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Tiziana Cialdea
Rosa Chemical bacia Fedez durante la sua esibizione alla finale
Era tra i favoriti della vigilia e ieri sera Marco Mengoni ha confermato i pronostici. Dieci anni dopo la sua prima vittoria al Festival di Sanremo il cantante di Ronciglione ha scritto nuovamente il suo nome sull’albo d’oro dell’evento. Due vittorie, la prima con L’essenziale. Nel 2013. La seconda, la numero due, con Due vite. Il brano che ha incantato il pubblico del Festival con il quale Mengoni su appresta a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest. E che rappresenta proprio la sua seconda vita, quella della consapevolezza. «Questo Sanremo me lo sto godendo tantissimo, anzi mi piacerebbe mollare ancora di più le redini» diceva ieri. Questo Sanremo è stato il suo terzo Festival. Il primo, quando era giovanissimo: oggi ha trentaquattro anni e ne aveva solo ventuno quando, nel 2010, partecipava alla gara con Credimi ancora. In quell’occasione vinse il Premio della critica, ulteriore conferma del suo talento, che è stato coltivato da Morgan. Meno di due mesi prima del suo debutto al Festival, infatti, Marco aveva vinto la terza edizione di X Factor, proprio nella squadra di Morgan, con il talent che andava in onda ancora su Rai 2. sembrano passate due vite da allora, perché negli ultimi anni la carriera di Mengoni ha preso il volo. Oggi è uno dei grandi della musica italiana, amato e apprezzato anche all’estero. È stato il primo italiano ad aver vinto il Best European Act agli MTV Europe Best Awards, anche quello due volte. «All’inizio della carriera non capivo cosa vedessero e cosa capissero gli altri di me. Dopo X Factor molti pensavano che sarei stato il classico perso-
MENGONI VINCE IL FESTIVAL PER LA SECONDA VOLTA
Strepitoso!
NON È STATA UNA SORPRESA, MA LA CONFERMA
TALENTO
naggio uscito da un talent che si sarebbe bruciato subito» raccontava qualche tempo fa a 7, il settimanale del Corriere della Sera. Uno come lui, invece, dimostra che i talent servono. Se non avesse partecipato ad X Factor magari si sareb- be fatto notare lo stesso.
Ma per fortuna l’ha fatto. E oggi è felice del suo percorso artistico. Ma anche personale. Si sente leggero. Sorride spesso. In questi giorni ha ricevuto moltissimi messaggi ma non ha avuto tempo di rispondere a nessuno: «Devo ancora rispondere agli auguri di Natale» ha detto ridendo
alla conferenza stampa del primo pomeriggio. Quando ancora non sapeva di essere sul gradino più alto del podio e, nonostante questo, si è commosso di fronte ai giornalisti. Ha pianto due volte e dopo le prime lacrime si è giustificato così: «Credo di avere un grandissimo problema, BRUNO
I Black Eyed Peas sul palco di Sanremo si divertono, e divertono con la loro musica che è difficile stare fermi.
E urlano “Bruno!”, “Bruno!”. Bruno è Bruno Corazza, il vocalist dell’orchestra di Sanremo chiamato da Amadeus a fare da interprete. Belloccio (vedi la foto nel tondo
per conoscere quello che c’è sotto i lustrini di scena), con una voce impostata e limpida (ci lavora, con la voce) e una presenza scenica spigliata che dà punti a tanti protagonisti più navigati di lui. Ha fatto un errore nella traduzione, in pochi se ne sono accorti, lui si è poi scusato sui social: «Non si sentiva bene l’audio, sul palco». Per fortuna non ha spaccato tutto per stizza come Blanco...
Tutti sono impazziti e il pensiero è andato a Gilles Rocca, il fonico avvistato per caso sul palco del Festival qualche anno fa e arrivato in pochissimo tempo tra i protagonisti di Ballando con le stelle.
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VOCALIST
PALCO CON
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EYED PEAS: È NATA UNA STELLA
Bruno Corazza sul palco dell’Ariston con Will.I.Am dei Black Eyed Peas. Nel tondo, in una foto dal suo profilo instagram.
Marco Mengoni vincitore sul palco, con Amadeus, Chiara Ferragni e Gianni Morandi. A destra, abbraccia Lazza, secondo classificato
DEL SUO GRANDE
credo che sia uno dei miei grandissimi difetti. Sono molto emotivo». Poi, dopo la seconda interruzione, ha provato a dare la colpa alle ore piccole, alle quali ha detto di non essere abituato. A Sanremo si dorme poco in effetti. Al netto di questa parentesi Marco è tornato a parlare del suo stato d’animo: «Sono molto soddisfatto, questo Festival è meraviglioso, Amadeus è un padrone di casa straordinario, essere qui è il regalo più bello in trentaquattro anni e questo per me è già una grande vittoria. Sì, mi sto godendo al massimo questo momento e non perché sono il favorito». Perché allora? «Perché è una figata». La figata, in realtà, l’ha fatta lui. Nelle prime due esibizioni e soprattutto nella serata dei duetti, con un’interpretazione di Let it be con il Kingdom Choir da brividi. E ovviamente ieri sera. Quella della consacrazione. «Inevitabilmente nei giorni della gara si parla della classifica, ma io penso che in questo Sanremo ha vinto la musica». E ha vinto lui, come artista e come uomo. Quando gli hanno chiesto quanto e come è cambiato dalla sua prima vittoria a questa, Mengoni è stato chiaro: «In questi dieci anni sono cambiate tante cose nella mia vita:
LAZZA AL SECONDO POSTO ORA TUTTI LO CONOSCONO
A
DIMARTINO
Colapesce Dimartino, con la loro Splash, hanno vinto il premio della critica Mia Martini. Il duo musicale ha ricevuto 29 voti dei giornalisti accreditati presso la Sala Stampa del Casinò. Al secondo posto Gianluca Grignani con 23 voti, al terzo Coma_Cose con 11.
ho vissuto, come tutti, momenti di alti e bassi. E grandi dolori. Sono arrivato a questo Sanremo con tanti strumenti in più, ma ancora non sono capace di mettere un freno all’emozione. Ne ho provata tanta, si è visto anche adesso» ha detto poco dopo l’attimo in cui non ha trattenuto le lacrime. Lacrime di gioia. «Sono più grande e quest’anno volevo solo portare me, quello che sono ai concerti, sul palco dell’Ariston. Non mi aspettavo tutto questo, ma mi sono rimesso in gioco, perché bisogna osare nella vita. È andata bene, anche oltre le aspettative». Ieri sera, per lui, è sceso in campo anche il sindaco di Ronciglione, che l’ha visto nascere e crescere: «Marco per noi ha già vinto, e forse non solo per noi. Ma affinché ci sia il risultato finale ha bisogno del nostro aiuto, di quella comunità che sente come casa propria. Oggi abbiamo la possibilità di ringraziarlo con il nostro voto». Il primo cittadino del paese in provincia di Viterbo si chiama Mario Mengoni. È suo cugino. Ma non per questo ha allestito un maxischermo al teatro Ettore Petrolini dove duecentocinquanta persone hanno assistito alla finale del Festival, ovviamente tifando per lui. Che «ancora una volta ha portato in alto il nome del nostro paese». Fino al primo posto del podio.
Ha detto di essere competitivo, senza nascondersi. Lazza ha concluso il suo primo Festival al secondo posto, risultato che non ha stupito quelli che lo conoscevano già. Gli altri lo hanno scoperto a Sanremo. «Mi aspetto che da un momento all’altro qualcuno mi dia uno schiaffo per svegliarmi da questo sogno. Intanto, però, vorrei che mi chiedessero scusa un po’ di persone, quelli che mi hanno chiamato Lozza, Razza, Lezzo...», ha detto. «Vorrei che quelli che prima dicevano “Ma chi è?” sapessero finalmente chi sono». Qualche ora prima aveva spiegato: «Sapere che c’è gente che non mi conosce, mi fa rabbia. Non voglio essere presuntuoso, ma se il mio disco rimane in classifica diciotto settimane, e poi qualcuno si chiede chi sono, non va bene».
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Tiziana Cialdea
COLAPESCE
IL PREMIO DELLA GIURIA
Lazza
Colapesce Dimartino
Su quel palco volevo portare una canzone dedicata a mio figlio
Pochi artisti incarnano lo spirito sanremese quanto Bobby Solo, al secolo Roberto Satti, che ha calcato il palcoscenico dell’Ariston 12 volte. Anche quest’anno aveva provato a farsi ammettere in gara, ma senza successo. Il brano rifiutato è dedicato al figlio minore, avuto da Bobby Solo a 68 anni: «Oggi
Ryan ha 10 anni, io 77», ci ha detto. «Probabilmente non vedrò mai l’uomo che diventerà, così ho affidato a una canzone il compito di rivolgergli la carezza che da grande non gli giungerà da me. La riascolto il meno possibile poiché mi fa venire il groppo in gola. È sorprendente che riesca a far commuovere perfino un uomo
Non ha sfilato sul green carpet di fronte al Teatro Ariston prima che il Festival prendesse il via. Non si è mai presentata in sala stampa e da parte sua non c’è stata nessuna dichiarazione. Intorno ad Anna Oxa ha aleggiato il mistero per tutta la settimana. Si è vociferato di una sua presunta lite con Madame dietro le quinte, ma la notizia è stata smentita ieri da Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento prime time Rai. «Sono andato a controllare
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DEI SILENZI
ANNA OXA LA CANTANTE
BOBBY SOLO
Roma. Bobby Solo con la figlia Veronica, alla sua destra, il figlio Ryan, e la moglie Tracy Quade di origini coreane.
Anna Oxa
corazzato come me. Merito di Bruno Tibaldi e di Danilo Ciotti, quest’ultimo paroliere del pezzo». Il rifiuto l’ha sconfortata?
«Sono sereno. Come me sono stati respinti tanti altri artisti molto validi, tra i quali Al Bano...». Come comincia la sua avventura nella musica?
«Per puro caso. A 14 anni non avevo idea di cosa fare nella vita. Tutt’al più, fantasticando sul futuro, mi vedevo ferroviere. Poi mi innamorai della figlia di un giornalista del New York Herald Tribune, Betsy, che mi parlava sempre di Elvis Presley. Non sapevo neppure chi fosse».
Fu Elvis a gettare in lei il seme dell’arte?
«All’epoca non c’era YouTube, ma per fortuna la mia sorellastra, che viveva negli Stati Uniti, mi inviò due dischi di Presley e li riascoltai ossessivamente. Betsy intanto mi diceva: “ma perché non sfrutti questo bel ciuffetto? Se non canti e non suoni che sta lì a fare?”. Corsi da mamma e le chiesi una chitarra per Natale. Il resto è storia».
Una storia che vale la pena di ripercorrere. Quand’è che Roberto Satti diventò Bobby Solo?
«A 16 anni feci un provino in cui cantai un pezzo di Elvis, mi dissero che ero negato e che non avrei mai fatto il musicista. Scoppiai a piangere, però quella sentenza fu annullata tempo dopo dall’ex direttore artistico della RCA, Vincenzo Micocci, scopritore di talenti quali Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Riccardo Cocciante, che sentendomi cantare mi domandò: “Lo firmerebbe un contratto discografico?”. “Sì, ma non c’ho i soldi”, risposi. E lui: “Che ha capito? Se vende dischi i soldi glieli daremo noi”».
E i soldi saranno senz’altro arrivati, del resto vanta brani iconi-
personalmente, non è mai successo niente, era solo una boutade, non c’era nessun fondamento».
Lei non ha replicato nemmeno alle accuse di maleducazione arrivare da Fedez, nel corso di una diretta Instagram. Sulla pagina Facebook Oxarte, gestita dal suo staff si legge: “Non entriamo in merito alla strumentalizzazione delle notizie. La stampa o lui lasciano il tempo che trovano”. A spiegare la sua strategia ci ha pensato Pippo Ranieri, meglio
ci del repertorio nazionale che le avranno fruttato parecchio...
«Sono terribilmente ingenuo. Le basti sapere che Una lacrima sul viso mi valse introiti per appena quattro milioni e mezzo di vecchie lire, perché la casa discografica mi rubò i diritti sul brano».
Com’è possibile?
«Mi convinsero che ero troppo giovane per firmare, prima che scoprissi che l’età minima è invece di 16 anni. Al direttore artistico andarono anche le somme che avrei dovuto incassare io, e non si parla certo di cifre irrisorie, visto che la canone vendette 12 milioni di dischi nel mondo».
Da cosa si fa guidare quando scrive?
«Dall’istinto. Composi Una lacrima sul viso in appena tre minuti, mentre mamma faceva le patate bollite. Se piangi se ridi ne ha richiesti appena due e mezzo, assieme a Mogol; tre sono bastati per Non c’è più niente da fare».
E della sua prima volta al Festival di Sanremo che ricordo ha?
«Mi sentivo impreparato. Alle prove ero circondato da mostri sacri dinanzi ai quali mi percepivo nullità. Al microfono, anziché la voce, mi uscì un rantolo. Per fortuna mi salvarono facendomi cantare in playback».
Da novellino che trattamento ricevette durante la kermesse?
«Mi sistemarono in una camera seminterrata, non esattamente la suite imperiale. Per fare i bisogni dovevo andare su nella hall. Dopo la performance la situazione si ribaltò: in poche ore arrivarono 300mila ordini di Una lacrima sul viso e nella mia umile stanzetta arrivò il cameriere che mi invitò a seguirlo in una sontuosa suite dei piani superiori. Dalle stalle alle stelle».
Fabrizio Barbuto
noto come Pippo Kaballà, coautore insieme a lei, a Francesco Bianconi dei Baustelle e Fio Zanotti del suo brano Sali (Canto dell’anima): «Parla la canzone: quello di Oxa è un silenzio legittimo, intenso. Fa parte del suo percorso artistico, è la sua scelta». E ha anche raccontato: «Quando abbiamo lavorato al brano, non sapevamo che sarebbe stato al Festival di Sanremo: è stata una sorpresa che Anna Oxa ci ha fatto al termine del nostro lavoro, e di cui siamo stati felici, entusiasti».
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Madame
lucapaolorossi
Torna a casa Alessi
SE TI DIRANNO SEI FINITO NON CI CREDERE
Se sei a terra non strisciare mai/Se ti diranno, “Sei finito”, non ci credere”.
La canzone Uno su mille ce la fa di Gianni Morandi è del 1985: tutti noi abbiamo periodi bellissimi con amore, sesso, soldi, divertimento, serenità, e periodi terribili con problemi di lavoro, di salute, scontri, perfino lutti dai quali si pensa di non potersi più risollevare e quando ci pensiamo e siamo soli ci inondano la faccia di lacrime. Succede a me, è successo come è ovvio anche a Gianni Morandi oggi sul palco di Sanremo.
Negli anni Settanta nessuno voleva più nominare Gianni Morandi, roba da vecchi. Intanto aveva pure divorziato dalla moglie Laura Efrikian e vendeva pochi dischi. Ma uno su mille ce la fa: ha incontrato Mogol, e un giorno, nel 1981, già lavoravo, Mogol mi chiama e mi dice: «Ho fatto un disco con Gianni Morandi, vieni a sentirlo». Era Canzoni stonate, bellissimo, un successo.
Son passati 40 anni, anche di più, un’esagerazione, ed ecco qui, a Sanremo, Morandi, in forma come allora, un ragazzino. Aggiungo solo una precisazione: fortunatamente non è vero che solo “Uno su mille ce la fa!».
Con grinta, determinazione, perfino con cattiveria, e un po’ di culo, pardon, fortuna, le possibilità si allargano a molti, moltissimi altri.
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del direttore Roberto Alessi
Direttore Responsabile
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