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VN OFF – Aldo Amati
VN OFF
Aldo Amati
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a cura di Rosarita Digregorio
Sono nato a Taranto nel 1970 e con la mia famiglia, Nunzia, mia moglie e le mie figlie Maria Isabella e Daria, rispettivamente di 19 e 17 anni, viviamo in un piccolo centro della provincia di Taranto, San Marzano di San Giuseppe. Mia figlia maggiore è studentessa universitaria alla Sapienza di Roma in Studi Storico Artistici della facoltà di Lettere e Filosofia, mentre la più piccola è al 3° anno di Liceo Scientifico a Taranto. Sono stato studente residente a Villa Nazareth e sono laureato in Ingegneria Aerospaziale. Da quasi 25 anni lavoro in questo settore che mi appassiona profondamente e mi permette di svolgere la mia carriera professionale in giro per il mondo. Da circa due anni e mezzo lavoro per la Thales Alenia Space, azienda leader in Europa per la progettazione e fabbricazione di satelliti e strutture spaziali, come Direttore Industriale nella sede di Roma. Associato dal 2000, quando fu adottato l’attuale Statuto, sono stato consigliere per tre mandati, compreso il mandato attualmente in vigore. Dopo il matrimonio anche Nunzia ha scelto di aderire all’Associazione condividendone i principi e lo stile delle relazioni tra gli associati e le loro famiglie.
Il settore aeronautico è sempre stato molto affascinante per chi coltiva interessi ingegneristici. Secondo te perché?
In famiglia ho sempre respirato l’ambiente della meccanica anche grazie alla passione che mi ha trasmesso mio padre. Ma già dalle elementari (conservo gelosamente alcuni disegni di navicelle spaziali ispirati ai manga giapponesi molto in voga negli anni ’80 – ho amato tantissimo Gundam) avevo l’ambizione di applicare le conoscenze ad ambiti più innovativi con l’obiettivo di far volare le persone. Per questo ho scelto Ingegneria, perché legata alle materie scientifiche e ad aspetti applicativi e tecnologici a me familiari. Inoltre, gli ambiti aeronautico e spaziale rappresentano, ancora oggi, due delle frontiere più “estreme”, l’uomo non è naturalmente predisposto a volare o a vivere nello spazio; eppure, grazie alla tecnologia, è in grado di farlo.
Quali sono attualmente gli sbocchi professionali più importanti?
Il percorso di studi è pensato per formare ingegneri capaci di lavorare con successo in un contesto multi- e interdisciplinare in ambienti operativi dinamici e fortemente internazionalizzati (la conoscenza di almeno una lingua straniera e la familiarità con tools informatici sono un must), abbinando a solide basi scientifiche e ingegneristiche conoscenze specifiche dell’ingegneria spaziale. Ai laureati magistrali in Ingegneria Aerospaziale si aprono sbocchi occupazionali che si estendono ben al di fuori dei limiti regionali e nazionali, sia in centri di ricerca, sia in industrie del settore, grazie a conoscenze idonee a svolgere attività professionali in ogni ambito proprio dell’ingegneria aerospaziale.
Le sfide ecologiche impongono anche un ripensamento dei viaggi aerei. La tecnologia sembra divisa tra velocità sempre più elevate per unire il mondo e la lentezza per salvarlo. Si possono conciliare questi aspetti?
Stando ai dati diffusi dall’International Air Transport Association i viaggi aerei, negli anni, sono continuamente aumentati: nel 2019 volavano circa 4 miliardi di passeggeri l’anno, e si stimava (prima della pandemia) che entro il 2036 questo numero sarebbe raddoppiato con un il tasso di crescita dei passeggeri del 5% annuo. Si calcola che ad oggi il trasporto aereo contribuisce con il 2% al totale globale delle emissioni di gas serra, ed il trend sembra essere in aumento. Il traffico aereo pone, quindi, una serie di problemi ambientali, legati ai vari tipi di inquinamento generati dagli aerei – tra cui il rumore, l’inquinamento atmosferico, l’emissione di gas serra -. Le maggiori compagnie aeree mostrano una crescente sensibilità verso la questione ambientale: aumentano, infatti, gli studi e le ricerche volte ad accelerare una transizione ecologica del settore. Vi sono varie prospettive, tra cui l’efficientamento del parco mezzi già esistente, la ricerca di nuovi carburanti (come i biocombustibili) e lo sviluppo di aerei elettrici che saranno idealmente a “emissioni zero”. Il primo sforzo che si sta compiendo è quello di rendere meno pesanti gli aerei con nuovi materiali più leggeri dei tradizionali metalli (è il caso del Boeing 787 e l’Airbus 350, realizzati facendo ampio ricorso ai materiali compositi avanzati). Di conseguenza un ammodernamento delle flotte delle compagnie aeree comporterebbe, a parità di traffico, una diminuzione dell’inquinamento. •