The World Of il Consulente n. 31

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re con decisione la possibilità di stipulare polizze collettive che possano abbattere i premi assicurativi. In questo momento di grande recessione, considerato le difficoltà di incassare i compensi da parte dei clienti, ogni costo in più che va a gravare sull’attività di un giovane professionista fa fatica ad essere ammortizzato. Quali sono le principali novità che introdurrà nel vostro settore? Ampio spazio la riforma la dedica ad un argomento a cui i giovani Consulenti del Lavoro sono molto sensibili (consideri che l’iscrizione all’U.N.G.C.D.L. è consentita anche ai praticanti): quello del tirocinio professionale. Premesso che tutto è perfettibile, ad esempio avrei preferito più coraggio da parte

del legislatore nel prevedere un giusto compenso (o rimborso spese) a favore del praticante legato a parametri oggettivi e non lasciato alla possibilità di concordarlo (?) dopo i primi sei mesi di tirocinio, accolgo con curiosità la possibilità di svolgerlo parzialmente all’estero o presso la pubblica amministrazione e principalmente in concomitanza con l’ultimo anno del corso di studi universitario. Un progetto dell’ U.N.G.C.D.L. presentato al ministero della Gioventù denominato “ I giovani per i giovani” prevedeva seminari di studio presso le Università, ma anche nell’ultimo anno di Scuola media Superiore in cui i giovani Consulenti del Lavoro illustravano ai giovani studenti che si affacciavano al mercato del lavoro le norme basilari del diritto giuslavoristico

di Giuseppe Marini Consulente del Lavoro

ed il significato ed i contenuti di quelle proposte che avrebbero ricevuto nei primi colloqui di lavoro (Stage, apprendistato, contratto di inserimento ed apprendistato, ecc.). Nulla di nuovo per noi Consulenti del Lavoro, (giovani e non) per quanto riguarda l’obbligo della formazione continua. Consideri che già ora abbiamo un obbligo di formazione di almeno di 50 crediti per biennio. Chi non li raggiunge è passibile di provvedimento disciplinare. Quali sono invece le problematiche da evidenziare? Riscontro una continua disattenzione nei confronti dei giovani professionisti . Ragiono a voce alta: Ma non sarebbe più giusto, eticamente corretto e comunque democratico prevedere un numero minimo di giovani professionisti all’interno delle liste come candidati ai vertici nazionale e provinciali di categoria? E ancora: se la sostenibilità del sistema previdenziale delle Casse professionali si basa sui lavoratori attivi, perché i vertici delle Casse sono tutti (o in gran parte…) persone pressoché vicine ai limiti pensionistici? Perché i giovani sono visti come formichine che lavorano a testa bassa e non possono prender parte alle decisioni che comunque li riguardano? Caro legislatore, se noi siamo il futuro perché non viene tutelato dalla Legge il nostro diritto a contribuire alla sua costruzione?

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