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La coscienza di Zeno
LA COSCIENZA DI ZENO
I modelli
Alcuni autori influenzarono Svevo: ô da Joyce prese il bisogno di
scavare nella coscienza
ô da Balzac la narrazione
realistica
ô da Proust l’idea del fluire della memoria. Nei venticinque anni tra Senilità e La coscienza di Zeno Svevo si interessò alle teorie freudiane a cui si riallacciano: ô l’interpretazione dei sogni ô il fenomeno della rimozione (Zeno ricorda una figura paterna debole e buona per mettere a tacere i propri sensi di colpa) ô il complesso di Edipo (l’avversione del bambino per il genitore dello stesso sesso;
Zeno in realtà odia il padre) ô il meccanismo dell’atto mancato (Zeno sbaglia corteo funebre e non partecipa al funerale dell’odiato cognato) ô i dolori di natura psicosomatica, cioè di origine psicologica, che costringono Zeno a zoppicare.
Il genere
Il termine “coscienza” concentra in sé una molteplicità di significati: coscienza morale, lucidità, consapevolezza. Nelle memorie di Zeno, sono collegabili alla vita di Svevo l’ambientazione a Trieste e la posizione sociale del protagonista che è un ricco borghese. Ma l’opera non è un romanzo autobiografico. Deve essere considerato un romanzo psicoanalitico, per l’attenzione prestata alla voce dell’inconscio.
La struttura
L’opera è costituita da otto capitoli e ha una struttura originale: dopo la Prefazione e il Preambolo seguono le memorie di Zeno, riferite per nuclei tematici. Il protagonista si rivolge al dottor S. per risolvere i problemi con gli altri e con se stesso e il medico gli propone come cura di scrivere la propria autobiografia. Nella Prefazione, il dottor S. dichiara di voler pubblicare le memorie di Zeno per vendicarsi del fatto che il paziente ha interrotto la cura. Nel Preambolo Zeno spiega le difficoltà affrontate per recuperare la memoria e mostra grandi perplessità sull’efficacia della cura.
I modelli e il genere dell’opera
La struttura e i contenuti
Grazie all’incoraggiamento di Joyce, Svevo inizia la stesura della Coscienza di Zeno. Alcuni autori influenzarono Svevo: da Joyce prese il bisogno di scavare nella coscienza; da Balzac la narrazione realistica, attenta alla descrizione di ambienti e personaggi; da Proust l’idea del fluire della memoria che ripercorre il passato per prenderne coscienza e analizzarlo. Nei venticinque anni tra Senilità e La coscienza di Zeno Svevo si interessò alla psicoanalisi di Freud e quindi alle teorie freudiane si riallacciano: ô l’interpretazione dei sogni (Zeno ne riferisce nove); ô il fenomeno della rimozione (Zeno ricorda una figura paterna debole e buona per mettere a tacere i propri sensi di colpa); ô il complesso di Edipo (l’avversione del bambino per il genitore dello stesso sesso, con il quale si contende l’attenzione per il genitore di sesso opposto; Zeno in realtà odia il padre); ô il meccanismo dell’atto mancato (Zeno sbaglia corteo funebre e non partecipa al funerale dell’odiato cognato); ô i dolori di natura psicosomatica, cioè di origine psicologica, che costringono Zeno a zoppicare. Il termine “coscienza” concentra in sé una molteplicità di significati: coscienza morale, lucidità, consapevolezza. Nelle memorie di Zeno, sono collegabili alla vita di Svevo l’ambientazione a Trieste e la posizione sociale del protagonista che è un ricco borghese (come Svevo, diventato dirigente d’azienda). Ma nonostante queste coincidenze, l’opera non è un romanzo autobiografico. Deve essere considerato un romanzo psicoanalitico, per l’attenzione prestata alla voce dell’inconscio. L’opera è costituita da otto capitoli e ha una struttura originale: dopo la Prefazione e il Preambolo seguono le memorie di Zeno, che non sono riferite secondo un ordine cronologico, ma per nuclei tematici. Il protagonista si rivolge al dottor S., che segue le teorie di Freud, per risolvere i problemi con gli altri e con se stesso e il medico gli propone come cura di scrivere la propria autobiografia. Nella Prefazione, il dottor S. dichiara di voler pubblicare le memorie di Zeno per vendicarsi del fatto che il paziente ha interrotto la cura. Nel Preambolo Zeno spiega le difficoltà affrontate per recuperare la memoria e mostra grandi perplessità sull’efficacia della cura.

Nei capitoli seguenti Zeno racconta i ricordi che sono affiorati alla sua coscienza: ô
“Il fumo”: Zeno ripercorre circa vent’anni della propria vita, in cui ha cercato di smettere inutilmente di fumare; ô
“La morte di mio padre”: Zeno traccia un ritratto del padre, verso il quale mostra di nutrire un sentimento di odio, nonostante le dichiarazioni d’affetto; ô
“La storia del mio matrimonio”: Zeno racconta perché ha sposato
Augusta, pur essendo innamorato della sorella Ada. Questa sposa invece Guido, che Zeno detesta; ô
“La moglie e l’amante”: per noia, Zeno tradisce la moglie ed è tormentato dal rimorso; ô
“Storia di un’associazione commerciale”: Zeno lavora insieme al rivale Guido, il quale porta al fallimento l’impresa e si suicida; ô
“Psico - analisi”: è un diario destinato al dottor S. e chiude la cornice aperta dalla Prefazione e dal Preambolo. Il romanzo si chiude con l’apocalittica visione di una catastrofe, causata dall’esplosione di una micidiale bomba.
L’impianto narrativo e lo stile
Nella Coscienza di Zeno, Svevo usa tecniche narrative innovative per seguire i processi inconsci di Zeno. L’opera è scritta in prima persona; il punto di vista è interno alla coscienza del protagonista, che non conosce il punto di vista altrui. Tuttavia lo Zeno che scrive a 57 anni (l’io narrante) è diverso da quello della giovinezza e della maturità (l’io narrato); egli è, inoltre, un narratore inattendibile: a svelarlo è lo stesso dottor S. nella prima pagina del romanzo. Le menzogne sono un modo per Zeno di costruirsi “alibi” e autogiustificazioni. Anziché usare, come Joyce, la tecnica del flusso di coscienza, Svevo usa il procedimento del monologo interiore, che riporta i pensieri di Zeno, ma subito filtrati dalla sua coscienza, quindi lucidi e abbastanza logici. Tempo presente della scrittura e tempo passato della vita di Zeno si alternano: secondo una famosa definizione di Svevo, il tempo della coscienza è un tempo “misto” perché in essa convivono presente e passato. La coscienza di Zeno è scritta in una lingua non letteraria, che contiene anche espressioni dialettali triestine e termini presi dal tedesco; la sintassi a volte è lenta e analitica, altre volte contorta e spezzata. La narrazione è caratterizzata da una sottile ironia.
