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ALDO A. MOLA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Il repertorio più ampio e sistematico sul tema in discor so è offerto dalla Bibliografia della seconda guerra mondiale edita dall'Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito (Roma, 1980, pp . 845), comprendente i titoli delle principali opere italiane e straniere comparse dal 1945 al 1975 e quelle degli Uffici Storici delle Forze Armate italiane sino al 1978. Benché né l'armistizio né la caduta del fa scismo figurino fra le 40 classi nelle quali è suddiviso l'indice di tale poderosa opera, sintesi dei sette Saggi bibliografici sulla seconda guerra mondiale editi dall'Ufficio Storico SME dal 1949 al 1976, non s arà difficile reperire i titoli di specifico interesse all'interno delle classi XIII (Operazioni sul territorio italiano dallo sbarco del 1943 in Sicilia alla fine della guerra), XXXII (Prigionia di guerra e campi di concentramento), XXXIII (Servizio informazioni), XXXVI (Biografie di capi di Stato Maggiore e di governi, di capi militari, di decorati o di caduti) e XXXVII (Memorie, diari, discorsi).

Alll'Ufficio Storico SME - il cui contributo allo studio della seconda guerra mondiale è largamente apprezzato dalla storiografia italiana e straniera - si debbono alcune opere indispensabili presentate dal generale Oreste Bovio, già capo dell'Ufficio Storico stesso, in L'apporto dell'Ufficio Storico dello SME alla storiografia militare italiana {Memorie storiche militari 1981, Ufficio Stampa SME, Roma, 1982, pp . 9-60).

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Scrive il generale Bovio: «Le vicende dell'Esercito italiano ·dopo l 'armistizio non sono state oggetto di una sola organica opera, ma narrate in più monografie, a mano a mano che la documentazione acquisita permetteva la trattazione sufficientemente approfondita di un argomento. Per quan t o l'Ufficio non consideri terminato il proprio lavoro nel settore, ed anzi abbia in elaborazione parecchi altri volumi per colmare lacune e chiarire punti controversi, è possibile tuttavia affermare che l'apporto determinante dell'Esercito alla guerra di Liberazione sia stato, almeno in una prima analisi, sufficientemente documentato.

Esso si svolse attraverso quattro attività di base:

- reazioni opposte dalle Forze Armate ad intimazioni e aggressioni tedesche subito dopo la proclamazione dell'armistizio, nel territorio metropolitano e all'estero;

- partecipazione di unità delle Forze Armate alla guerra in Italia, a fianco delle Armate alleate operanti sul suolo della Penisola,. e impiego di unità ausiliarie italiane a favore degli anglo-americani;

- partecipazione alle azioni della resistenza italiana con le formazioni partigiane; nell'attività operativa delle unità regolari ed in quella delle formazioni partigiane, va inserita poi la silenziosa e _ l?oco conosciuta, ma non per questo meno importante, azione dello Stato Maggiore Generale italiano per lo sviluppo del movimento di liberazione.

- resistenza degli internati militari nei campi tedeschi in prigionia.

Di seguito qualche cenno sulle singole monografie.

Cefalonia, pagg. 128, I schizzo geotopografico, 1945. Il secondo conflitto mondiale non era ancor terminato quando l'Ufficio Storico dette alle stampe questo volumetto per offrire al pubblico una prima informazione sulle drammatiche vicende della Divisione fanteria «Acqui» che nel tragico settembre 1943 presidiava le isole di Cefalonia e di Corfù. L'importanza dell'episodio, come la testimonianza di totale adesione del soldato italiano ai sacri principi dell'onor militare e dell'ubbidienza, è grandissima. Questi principi sono, infatti, la quintessenza del costume morale di ogni soldato ed as surgo n o a virtù quando, pur di non tradirli, si è disposti ad affrontare una lot- ta senza scampo ed a pagare il prezzo più alto, quello della propria vita.

La riscossa dell'Esercito, pagg. 357, 10 schizzi cartografici, 1948.

Pubblicazione a carattere divulgativo, ma rispettosa nella sostanza della realtà; che l'Ufficio pubblicò per dare al Paese una prima informa zione sulle vicende dell'Esercito prima dell'armistizio e durante la Guerra di Liberazione. Nel volume, coerentemente con il t itolo, è sostenuta la tesi che 1'8 settembre 1943 segnò il punto finale di una catastrofe dalla quale l'Esercito seppe rinascere a diretta difesa del territorio nazionale e del diritto del popolo italiano di esistere.

Le operazioni delle Unità Italiane nel settembre-ottobre 1943, pagg. 765, 34 schizzi cartografici, 1975.

Il volume, che si apre con una trattazione degli antecedenti e reca, in chiusura, una densa appendice documentale, è artico lato in tre parti. Nella prima sono narrate le operazioni svoltesi sul territorio nazionale, n ella seconda quelle avvenute al di fuori, dalla Slovenia al Montenegro, dalla Corsica alla Grecia.

Ogni parte è suddivisa in cap itoli , intitolati ciascuno alle vicende di una Armata o di un Comando autonomo. La terza parte è dedicata agli internati, alle perdite, alle ricompense, al contributo che il risorgente Esercito, in concomitanza con suo impegno nella Guerra di Liberazione, diede al movimento clandestino della Resistenza.

L'azione dello Stato Maggiore Generale per lo sviluppo del Movimento di Liberazione, pagg. 191, 24 tavo le f.t., 1975.

Nel maggio 1945, pochi giorni dopo la conclusione della guerra in Italia, l ' Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore Generale riassu ns e in una relazione densa di fatti e di cifre l'attività che il nostro massimo organo militare aveva svolto a sostegno del movimento partigiano nei territori occupati dai tedeschi.

La relazione, pubblicata dall'Ufficio nel triennale della Liberazione, documenta un'attività poco conosciuta e che servì a sostenere materialmente e moralmente le formazioni partigiane che agivano nell'Italia occupata. Essa si concretò nell'in vi o di ufficiali di collegamento, di is.truttori di esperti di sabotaggio e di telecomunicazioni, e nel rifornimento accuratamente programmato di armi, munizioni, vestiario, medicinali, mezzi finanziari e di propaganda.

Il Raggruppamento motorizzato italiano (1943 -1944), pagg. 211, 56 allegati, 11 schizzi cartografici, 5 fotografie, 1949.

È la storia ampiamente documentata della prima unità rego lare dell'Esercito entrata in linea contro i tedeschi. L'attività operativa del Raggrupamento si può sintetizzare e riassumere in due nomi: Monte Lugo e Monte Marrone, combattimenti minori se visti nel quadro della seconda guerra mondiale, ma di grandissima importanza per la ripresa morale dell'Esercito e della Nazione.

Il Corpo Italiano di Liberazione (aprile-settembre 1944), pagg. 340, 68 allegati, 22 schizzi cartografici, 8 fotografie, 1950. Anche que s to volume è la storia rigorosamente do cumentata di un corpo di truppe italiane, il C.I.L., che operò con successo a fianco degli Alleati e che scrisse a Filottrano una bella pagina di storia militare. Le vicende del C.I.L., narrate sempr e con obiettività, chiariscono bene il clima d'incertezza dell'epoca e forniscono un contributo determinante alla con oscen za del periodo.

I Gruppi di Combattimento, pagg. 548, 82 all egati, 24 schizz i cartografici, 33 fotografie, 1951.

Nella monografia è contenuta la narrazione delle vicende di cui furono protagonisti i Gruppi di Combattimento ( Cremona, Friuli, Folgore, Legnano, Mantova, Piceno) che l'Esercito po tè mettere in ca mpo contro i tede schi solo dopo tenaci insistenze e laboriose discussioni con gli Alleati. Dopo alcune note introdutti ve sulla genesi dei reparti, la narrazione prosegue arti c olata in sei parti, o gnuna delle quali è dedicata ad un Gruppo di Combattimento. Opera molto accurata e scrupolosa ment e documen tata, è fondamen tale ai fini di una s icura in- formazione sull'attiva partecipazione delle truppe italiane alla Guerra di Liberazione.

Le unità ausiliarie dell'Esercito italiano nella Guerra di Liberazione, pagg. 307, 54 allegati, 20 fotografie), 1977.

Il volume tratta delle Unità ausiliarie del nostro Esercito che vennero impegnate nella guerra di Liberazione. Se ne descrive l'opera apparentemente oscura , ma il cui rilievo si manifesta in tutta la sua evidenza sol che si rifletta sul peso che nel contesto delle guerre moderne ha il fattore logistico. Nel caso particolare poi l'attività delle Unità ausiliarie - che ripararono strade e ferrovie, porti ed aeroporti, comunicazioni telegrafiche e telefoniche, ripristinarono servizi sociali, bonificarono vaste zone minate - agevolò pure la ripresa e la normalizzazzione della vita civile, con benefici notevoli per l'intera popolazione.

La Guerra di Liberazione - Scritti nel trentennale, pagg. 223, 25 tavole f.t., 1976.

La pubblicazione riunisce gli articoli apparsi sulla Rivista Militare nel 197 5, opportunamente completati con stralci degli interventi effettuati dall'Ufficio a vari Convegni di studio sulla Resistenza.

La narrazione inizia rievocando la cronaca dei contatti che culminarono nell'armistizio di Cassibile, e mettendo in evidenza, con riferimenti ad una vasta documentazione, la gravità del1' equivoco sulla data dell'armistizio. Il volume procede in seguito con l'esame dell'apporto delle Forze Armate alla lotta per la Liberazione, incentrando l'indagine su quattro argomenti: reazione opposta alle intimidazioni ed alle aggressioni ted esche, immediatamente dopo l'armistizio, nel territorio metropolitano ed all'estero; partecipazione delle nostre Unità alla guerra in Italia a fianco degli Alleati; contributi dello Stato Maggiore Generale e partecipazione dei singoli militari alla resistenza nel1' ambito delle formazioni partigiane; resistenza degli internati nei campi di prigionia tedeschi.

L'armistizio con l'Italia in base alle relazioni ufficiali angloamericane, pagg. 107.

Trattasi di un ampio saggio di Massimo Mazzetti, inserito nelle Memorie storiche militari 1978, che analizza con grande rigore, sulla base di pubblicazioni uffidali anglo-americane spesso sconosciute in Italia, la genesi delle dure clausole dell'armistizio». * * *

La memorialistica ha occupato e continua ad occupare un posto di rilievo per la conoscenza della genesi delle trattative armistiziali e delle loro immediate conseguenze nel paese. Mentre manca la diretta testimonianza del sovrano (al di là di P . Pun- . toni, Parla Vittorio Emanuele III, Milano, Palazzi, 1958) e del principe di Piemonte (sul quale G. Artieri, Cronaca del Regno d'Italia: Il -Dalla vittoria alla Repubblica, Milano, Mondadori, 1978, e Umberto e la crisi della monarchia, ivi, 1983) rimangono essenziali B. Mussol ini , Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota (Milano, Mondadori, 1944) e i «ricordi» riversati dai protagonisti in opere variamente scaglionate negli anni, dapprima in chiave meramente autodifensiva, poi , talora, in una prospettiva di più ampio respiro, meno direttamente condizionata dal clima dell'inchiesta sulla mancata difesa di Roma (su cui I. Palermo, Storia di un armistizio, Milano, Mondadori, 1967, e M. Palermo, Memorie di un comunista napoletano, Parma, Guanda, 1975): G. Castellano, Comefirmai l'armistizio di Cassibile (Milano, Mondadori, 1945), La guerra continua (Milano, Rizzali, 1963 e Roma Kaputt. Contributo ad una discussione storica (Roma, Casini, 1967); B. Lanza D' Ajeta, Documenti prodotti a corredo della memoria presentata al Consiglio di Stato (Roma, Ferriaolo, ~1946): A. Berio, Missione segreta (Tangeri, agosto 1943) (Milano, Dall'Oglio, 1947); R. Guariglia, Ricordi, 1922-1946 (Napoli, Esi, 1949,); G. Zanussi, Guerra e catastrofe d'Italia (Roma, Corso, 1946) ; P. Badoglio, L 'Italia nella seconda guerra mondiale (Milano, Mondadori, 1946) , poi seguito da V. Vailati, Badoglio racconta (Torino, Ilte, 1955) e da Badoglio risponde (Milano, Rizzali, 1958) ; G. Carboni, Memorie segrete, 1935-1948. «Più che il dovere» (Firenze,

Parenti, 1955); M. Roatt a, Otto milioni di baionette. L'esercito italiano in guerra dal 1940 al 1944 (Milano, Mondadori, 1946); F. Rossi, Come arrivammo all'armistizio (Milano, Garzanti, 1946); L. Marchesi, Come arrivammo a Brindisi (Milano, Bompiani, 1969); E. Caviglia, Diario (aprile 1925- marzo 1945) (Roma, Casini , 1955); C. Senise , Quando ero capo della polizia (1940-1943) (Roma, Ruffolo, 1946); M. Soleri Memorie (Torino, Einaudi, 1949).

Esaurita una prima fase della memorialistica, a quasi vent'anni dagli eventi comparvero alcune rilevanti opere di critica storica: F. Catalano, L'Italia dalla dittatura alla democrazia , 1919-1948 (Milano, Lerici , 1962) (lo stesso Catalano già aveva pubblicato Storia del CLNAI, Bari, Laterza, 1956); M. To rsiello, Settembre 1943 (Milano-Varese, Cisalpino , 1963); W . Deakin, Storia della Repubblica di Salò (Torino, Einaudi , 1963) ; M. Toscano, (Dal 25 luglio all'8 settembre, Firenze, Le Monnier, 1966) e il polemico R. Zangrandi, 1943: 1'8 settembre (Milano, Feltrinelli, 1967), poi ripreso in Italia tradita (Milano, Mursia, 1971); E. Musco , La verità sull'8 settembre (Milano, Garzanti, 1965).

Nel 1969, con prefazione di Ferruccio Parri , l'Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione nazionale pubblicò L'Italia dei «quarantacinque giorni»: studio e documenti, frutto di un lungo lavoro del Gruppo di ricerca per la raccolta generale di fonti e notizie e rappresentazione cartografica della storia d'Italia dal 1943 al 1945, con ampia bibliografia sistematica su Monarchia, governo e militari; situazione militare e trattative armistiziali; partiti e comitati antifascisti e opere su aspetti locali. Da tempo, del resto, lo stesso Istituto - sulla rivista (Il movimento di Liberazione in Italia, 1949 e segg., ora Italia contemporanea) e tramite convegni - aveva avviato l'approfondimento critico delle vicende in discorso. Si vedano, per esempio, i fascicoli nn. 34-35 (1955), con saggi di L. Salvatorelli, R. Battaglia e R . Luraghi (Primi orientamenti per lo studio della crisi politico-militare del 1943), C. Pavone, L. Pie- cardi (Colpo di Stato e Movimento di Liberazione), 63 (1961), con il saggio di F. Parri e F. Venturi, La resistenza italiana e gli alleati, e 72 (1963) e in cui G. Vaccarino (1125 luglio: la crisi del fascismo), a integrazione di precedenti affermazioni, attribuisce il rovesciamento del fascismo anche agli scioperi del marzo 1943.

Tra le opere a quel momento disponibili ricordiamo: G. Acerbo, Fra due plotoni d'esecuzione (Bologna, Cappelli, 1968); D. Alfieri, Due dittatori di fronte (Milano, Rizzoli , 1948); F. Anfuso, Da Palazzo Venezia al Lago di Garda (Bologna, Cappelli, 1957); A. Basso, L'armistizio del settembre 1943 in Sardegna (Napoli, 1947); G. Bastianini, Uomini, cose, fatti. Memorie di un ambas ciatore (Milano , Vitagliano , 1959); I. Bonomi, Diario di un anno (Milano, Garzanti, 1947); G. Bianchi, 25 luglio (Milano , Mursia, 1963); A. Bryant, Tempo di Guerra (1939-1943) (Milano, L onganesi, 1960); C. Bozzi, Oltre la disfatta (Milano, Delfino, 1952); G . Cassinelli, Appunti sul 25 luglio (Roma , SAPPI, 1944); M . Caracciolo di Feroleto, «E poi?». La tragedia dell'esercito italiano (Roma, Corso, 1946); M.W. Clark, Quinta Armata americana. Campagna d'Africa e d'Italia (Milano, Garzanti, 1952); J. Di Benigno, Occasioni mancate (Roma, SEI, 1945); L. Federzoni, L'Italia di ieri per la storia di domani (Milano, Mondadori, 1967); G . Gorla, L 'Italia nella seconda guerra mondiale. Diario di un milanese, ministro del re nel governo di Mussolini (Milano, Baldini e Castoldi, 1958); E. Faldella, L'Italia nella seconda guerra mondiale. Revisione di giudizi (Bologna, Cappelli, 1959); G. Gigli, La seconda guerra mondiale (Bari , Laterza, 1964); A. Kesselring, Soldato fino all'ultimo (Milano, Garzanti, 1954); F. Rhan, Ambasciatore di Hitler a Vichy e a Salò (Milano, Garzanti, 1950); G. Perticone, Settembre '43 (Roma, Ed. Roma, 1944); L. Pivano, Meditazioni nella tormenta (Modena, Guanda, 1947).

Nel decennio seguente è stata più nettamente avvertita la necessità di collocare la crisi dell'estate 1943 in un visione sto- rica non più circoscritta al solo regime fascista (C. Pinzani, L '8 settembre 1943: elementi ed ipotesi per un giudizio storico, «Studi Storici», 1972, n. 2; e C. Pavone, La continuità dello Stato . Istituzioni e uomini, in AA . VV. Italia 1945-48, le origini della Repubblica, Torino, Giappichelli, 1974), né alle so le lotte intestine fra le diverse correnti del blocco monarchico-fascista o al conflitto tra queste e gli antifascisti (E. Aga Rossi, La politica degli alleati verso l'Italia nel 1943, «Storia contemporanea»; 1972, n. 4): tema, codesto, già affrontato da N. Kogan, L 'Italia e gli alleati. 8 settembre 1943 (Milano, Lerici, 1963) e, con ampia documentazione, da L. Mercuri, Resoconto delle attività svolte dal Governo militare alleato e dalla Commissione alleata di controllo in Italia, («Quaderni Fiap»; Roma, n. 17, s.a.), e nel quale va collocato anche il servizio informazioni svolto dagli italiani (sui cui F. Fucci, Spie per la liberrà, Milano, Mursia, 1983).

Le cadenze cronologiche continuano a restituire spazio alla memorialistica, talora dagli intenti giustificatori, se non proprio apologetici (T. Cianetti, Memorie dal carcere di Verona, a cura di R. De Felice, Milano, Rizzoli, 1983; L. Garibaldi, Mussolini e il professore: vita e diari di Carlo Alberto Biggini, Milano, Mursia, 1983), e a stimolare la riflessione sto riografica, talora con appassionata partecipazione di testimoni (L. Valiani, Sessant'anni dr avventure e battaglie, Milano, Rizzo li, 1983) e d'impegno civile (E. Kuby, Il tradimento tedesco : come il Terzo Reich portò l'Italia alla rovina, Milano, Rizzoli, 1983).

Nel Quarantenn ale anche la memorialistica ha però segnato taluni significativi progressi critici , tant o da aprire, con maggi or vig or e rispett o a l passato, un d ibatt ito di m erito e d i metodo sulla diari st ica polit ica. È il caso di Dino Grandi, Il 25 luglio. Quarant'anni dopo, a cu ra di Renzo De Feli ce, Bologn a , Il Mulino 1983; ma v . anche Gianfranco Bianchi, L'evitabile Asse, Milano, Jaca Book, 1984. Riesce emblematico, nell a stessa direzione, il ritorno, in veste criticame n te aggiornata, di Ugo Cavallero, Diario, 1940-1943, a cura di Giuseppe Bucciante, Ro- ma, Ciarrapico, 1984 con ampia aggiornata bibliografia, cui rinviamo: tanto più utile giacché continua a mancare, nella misura attesa e necessaria, il punto di vista del gen. Ambrosio, pel quale occorre valersi tuttora della «testimonianza» in Emilio Faldella, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Bologna, Cappelli, 1959, ad nomen.

Un impulso all'aggiornamento delle prospettive di lavoro è giunto altresì da pubblicazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito non direttamente concernenti la crisi dell'estate 1943 e tuttavia indispensabili per ricostruirne gli antefatti per quanto attiene la modesta preparazione delle Forze Armate ad affrontare la guerra e il contrasto tra gli Alti Comandi e il potere politico. Al riguardo, ricorderemo almeno L'esercito italiano alla vigilia della seconda guerra mondiale, Roma, Ufficio Storico, SME, 1982, con 52 documenti d'appendice, e i due primi volumi dei Verbali delle riunioni tenute dal Capo di SM Generale (16-}-1939/29-12-1940 e l-1-1941 /31-12-1941), coi quali iniziò la «Raccolta di documenti della seconda guerra mondiale» .

Sulla riorganizzazione dell'Esercito dopo 1'8 settembre v. Giuseppe Conti, Il primo raggruppamento motorizzato, (Roma, Ufficio Storico SME, 1984).

Questa vasta letteratura - s'intende - va poi posta a confronto con i tentativi di sintesi, quali, per es., la Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943 di G. Massobrio e G. Rochat (Torino, Einaudi, 1978) - ove 1'8 settembre è assunto a emblema di 'catastrofe -e Le Forze Armate di Lucio Ceva (Torino, Utet, 1981), con visione più articolata sul lungo periodo e copiosa bibliografia ragionata. Né potranno essere trascurati ulteriori apporti documentari sulle armi italiane nel periodo precedente la crisi (valgan d'esempio le pagine di S. Loi, Le operazioni delle Unità italiane in Jugoslavia, 1941-1943. Narrazione, documenti, con schizzi tipografici di Edoardo Loi, Roma, U .S. SME, 1978 e la poderosa opera di M. Montanari, La Campagna di Grecia, I, Testo; II, Documenti, III, Schizzi e fotografie, Roma U.S. SME, 1980).

Né meno utile risulta l'inquadramento della crisi militare del settembre 1943 nel contesto economico e politico tracciato da Francesco Perfetti in Il quadro politico e l'evoluzione della società italiana, Annali dell'Economia italiana, vol. IX, 1939-1945, Milano-Roma, IPSOA, 1983. Da tanta produzione - pur talora diseguale e di vario segno ideologico- , mentre risulta confermato l'interesse per una fase certo cruciale della storia nazionale, scaturisce netta la richiesta di una prospettiva cr itica meno immediatamente ispirata a propositi di giudizio morale sui protagonisti degli eventi, anche se la proposta di nuove prospettive di analisi e di valutazione continua talvolta a incappare in sentenze sommarie di drastica condanna. Ciò che tuttavia più preme è di capire se quel sistema istituzionale potesse effetti vamente reagire alla crisi in modo diverso e se davvero fossero praticabili linee alternative alla condotta scelta e seguita, con coerente fermezza , dal sovrano e dal capo del governo. Per non avere 1'8 settembreci sembra debba essere ricordato - non si sarebbe dovuto avere il corso storico precedente : posto il quale modalità, tempi e conseguenze dell'armistizio non possono più essere denunziati quali mostruosa conferma della nefanda pravità della Corona, come tuttavia accade di sentir fare con criterio scevro di fondamento storiografico, bensì vanno, correttamente , intesi quale perseguimento della continuità dello Stato, con esito positivo, visto il riconoscimento del «Governo del Sud» da parte delle Nazioni Unite e la sua diretta saldatura con quelli della seguente Repubblica italiana.

S'avverte nondimeno sempre più acuta la necessità di una sistemazione critica che, mentre tenga deb itamente conto del contesto bellico globale entro il quale maturarono il 25 luglio e 1'8 settembre, cerchi il senso di quegli eventi non più solo nella guerra allora in corso, nella fatiscenza del regime e nel movimento d i liberazione, bensì nel quadro del complesso intreccio istituzioni-società, che fa dell'8 settembre un momento caratteristico e rivelatore delle tare insite non nel solo «fascismm> quanto piuttosto nello Stato monarchico uscito dal Risorgim ento e nella sua tentata restaurazione dopo il 25 luglio e nel corso dei tre anni seguenti, non senza pregiudizio per il rinnovamento democratico del paese sul piano i st ituzionale, normati vo e fattuale anche nel successivo periodo repubbli cano . È sopr attutto in questo senso che 1'8 settembre 1943 continua a costituire motivo di una riflession e attuale, cioè con immediato rife riment o all'Italia di oggi.

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