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GINO GALUPPINI

L'ARMISTIZIO E LA MARINA

Come è noto l'Armistizio Militar e Breve, fu firmato segreta ment e a Cassibile dal rappresentante del Comandan te in Capo Alleato, Generale Smith, e dal rappresentante del Capo del Governo italiano, Generale Castellano, il giorno 3 settembre 1943.

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L'Ar t . 13 di tale Armistizio stabiliva che esso non fosse reso pubblico se non quando stabil ito dal Comandante in Capo Alleato, il che avvenne la sera del giorno 8. Anche i Cap i Militari furono tenuti all'oscuro dell'avvenuta firma, così che, nei giorni fra il 3 e 1'8, anzichè concretare piani per preparare le Forze Armate a tale evento, si continuò a predisporre p er opporre resistenza all'avanzata degli Alleati, già padroni della Sicilia .

In particolare nella Marina , gli ufficiali e i marinai delle navi si preparavano ad affrontare la fine gloriosa di chi non si vuole arrendere, cioè ad andare a combattere l'ultima battag lia e a farsi affondare, mantenendo la Bandiera nazional e, simbolo dell'onore militare, alzata a riva.

Il mattino del 7 settembre, l'Ammiraglio Bergamini, Comandante in Capo della Squadra da Battaglia, convocato a Roma in sie me con i vari Comandanti delle Forze Navali e dei Dipartimenti Marittimi, per decidere le mi sure da adottare in esito al « Promemoria n. 1» del Comando Supremo, riferì al Ministro e Capo di Stato Maggior e della Marina, Ammiraglio de Courten, sullo s pirito della Flotta.

Come scrisse l'Amm. de Courten in una sua « Rela zione» compilata in data 12 febbraio 1944, «Ebbi da lui piena ed esplicita a ss icurazione che la flotta era pron ta ad uscire per com- battere nelle acque del Tirreno Meridionale la sua ultima battaglia . Mi disse che Comandanti ed Ufficiali erano perfettamente consci della realtà cui sarebbero andati incontro, ma che in tutti era fermissima la decisione di combattere fino all'estremo delle possibilità. Gli equipaggi erano pieni di fede e di entusiasmo».

Ancora il mattino del 8 settembre, essendo giunta notizia dell'imminente sbarco degli alleati, il Capo di Stato Maggiore della Marina aveva ordinato all' Amm. Bergamini di far accendere le navi e di tenersi pronto a muovere alle ore 14.00 «per il previsto intervento offensivo nella zona di sbarco.» da effettuarsi il mattino del giorno 9 settembre.

Inoltre, ignorando completamente le condizioni dell'Armistizio e in particolare quelle contenute nel così detto «Documento di Quebec»; nella riunione del 7 settembre fu predisposto l ' autoaffondamento delle navi; a tale proposito si riportano le parole della «Relazione de Courten»:

«Data l'incertezza della situazione, ritenni necessario di stabilire con i Comandi di Forze Navali un segnale convenzionale in seguito al quale avrebbe dovuto procedersi all'autoaffondamento delle navi, possibilmente in mare aperto e in alti fondali».

Fino al tard o pomeriggio del giorno 8 settembre, dunque, la Marina si preparava ad andare a combattere e farsi affondare dal nemico, oppure ad autoaffondare le navi, così come aveva fatto la Flotta tedesca a Scapa Flow alla fine della guerra 1914-18, e come aveva fatto la Flotta Francese a Tolone il 27 novembre 1942 per s fuggire alla cattura tedesca.

Nel breve volgere di poche ore si dovettero convincere uomini preparati ad affrontare que s ta sorte, ad obbedire ad ordini molto difficili ad accettare da parte di qualsiasi marinaio provvisto del senso dell'onore, e questo capovolgimento di convinzioni si deve all'innato sentimento di di sciplina del personale e alla grande autorità goduta dai Capi.

Ricapitoliamo in breve come il Ministro della Marina venne a conoscenza dell'avvenuta firma dell'armistizio .

1) Il 3 settembre il Mare sciallo Badoglio aveva convocato i Capi di Stato Maggiore per informarli che erano in corso trattative per concludere l'armistizio, ma che la notizia doveva esser mantenuta segreta.

2) Il pomeriggio del 5 settembre il Generale Ambrosio, Capo di Stato Maggiore Generale, aveva chiesto all' Amm. de Courten una moto silurante per trasportare da Gaeta a Ustica degli ufficiali italiani e prendere degli ufficiali inglesi e americani da t rasportare a Roma per le trattative di armistizio, aggiungendo che la sua proclamazione sarebbe avvenuta fra il 10 e il 15. Comunicò inoltre che il grosso della flotta avrebbe dovuto dislocarsi a Maddalena, dove era possibile si rifugiasse il Re co n par te del Governo.

3) A mezzogiorno del 6 settemb re il Comando Supremo comunicò ai Capi di Stato Maggiore il «Promemor ia n. 1» che, pur non facendo cenno all'armistizio, conteneva le disposizioni da prendere in caso di atti di ostilità armate da parte delle forze germaniche.

4) La sera del 6 settembre l' Amm. de Courten ricevette dal Gen. Ambrosia un documento in lingua inglese: il «Promemoria Dick», nel quale erano stab ili t i i particolari esecutivi per la dislocazione della flotta italiana in caso di armistizio, nel quale, tra l 'altro, era spec ificato che il grosso delle Forze Navali dovesse trasferirsi da Spezia a Bona.

5) Il pomeriggio del 7 settembre nella riunione dei Comandandi delle Forze Navali e Dipartim enti per illustrare il «Pro memoria n. 1» fu osservato che l'ordine di rifornire al completo di viveri, acqua e na fta le navi in condizioni di muoversi, non si conciliava con quello di tenersi pronti all'estremo sacrificio.

6) Fra le 18 e le 19 del giorno 8 settembre in una riunione al Quirinale, presieduta da S.M. il Re, il Capo di Stato Maggiore Gen era le comunicò ch e l'armistizio era stato firmato il 3 settembre e che il Generale Eisenhower aveva comunicato che alle 18 .30 av r ebbe dato l'annunzio della sua immediata entrata in vigore .

Nel corso della riunione si seppe che Radio Algeri stava trasmettendo il messaggio di Eisenhower, cui alle 19 .45 fece seguito quello del Maresciallo Badoglio da parte della Radio italiana.

Le condizioni di armistizio vennero comunicate all'Ammiraglio de Courten in una riunione dei Capi di Stato Maggiore che seguì quella del Quirinale, nella stessa occasione gli. fu consegnato il «Documento di Quebec».

L'Ammiraglio informò il Generale Ambrosio dell'ordine di auto affondarsi dato alle navi e discusse con lui l'opportunità di trasmettere la parola convenzionale; però dopo aver valutato esattamente il contenuto del preambolo del Documento di Quebec, fu deciso di dare pronta e completa applicazione a quanto stabilito nell'accordo sottoscritto.

Rientrato immediatamente al Ministero, il Capo di Stato Maggiore si affrettò ad emanare gli ordini ai Comandi Navali e ai Dipartimenti per la esatta esecuzione delle condizioni di armistizio che contrastavano con la maggior parte delle disposizioni o ordini impartiti nei giorni immediatamente precedenti.

- Poichè il 6 settembre, in previsione della imminente offensiva nemica contro le coste dell'Italia Meridionale era stata ordinata la dislocazione d i 22 sommergibili, fu necessario dare ordini a questi e agli altri sommergibili in missione di guerra di cessare le ost il ità. L'ordine fu trasmesso alle 19,50 e ripetuto alle 21,10.

- Poichè gl i sbarchi alleati avvenivano nella zona di Salerno, dove erano state messe in a ll arme le flottigl ie d i MAS, fu dato ordine a Maridipart Napoli di non opporre nessuna resistenza ad eventuali sbarchi e annullare tutti gli allarmi alle unità dipendenti.

L'ordine fu trasmesso alle 22, 19.

- Alle ore 22,33 via telefono fu comunicato a tutti i Comandi di Dipartimento che le ostilità erano sospese e via ra- dio la stessa comunicazione fu fatta a tutte le unità militari e mercantili in navigazione, ordinando di raggiungere i porti di destinazione.

- Alle ore 22,34 fu trasmesso a tutti i Comandi Marina a terra, sia in territorio nazionale che in territori extra metropolitani, che le navi tedesche dovevano essere lasciate partire, secondo gli ordi ni che avrebbero ricevuto dai loro comandi.

P er quanto riguarda il trasferimento della Flotta, no n fu emanato nessun ordine scritto o telegrafico perchè, data la situazione venuta a crearsi, l'Ammiraglio de Courten volle telefonare personalmente all'Ammiraglio Bergamini dopo il rientro dal Quirinale.

Riportiamo quanto scr itto nella citata «Relazione de Courten»:

«Presi contatto telefonico con l' Amm. Ber gam ini, giacchè mi appariva urgente ed indispensabile esaminare la situazione morale della Squadra da Battaglia, la quale, essendo pronta ad andare a combattere e quindi portata a quella temperatura che era indispensabile per affrontare una prova suprema, veniva a trovarsi da un momento all'altro nelle condizioni di dovere invece praticamente consegnarsi nelle mani del nemico. L' Amm. Bergamini, colto di sorpresa sia dalla notizia dell'armistizio, sia delle conseguenze che ne deriv avan o nei riguardi della flotta, fece presente che lo stato d'animo de gli Ammiragli e Comandanti sottordini, che egli aveva convocato non appe na reso noto alla radio l'armisti zio, erano unanimamente orientati verso l 'autoaffondam ento delle navi.

Gli risposi che si richiedeva da loro un sacr ificio ancora più grande: quello di adempiere lealmente ed a qualunque costo alle dure condizioni dell'armistizio. Questo sacrificio amarissimo avrebbe potuto portare in avvenire grande giovamento al Paese. Gli prospettai l'opportunità di partire al più presto co n la Squad ra per La Maddalena, dove era già tutto predisposto per l'ormeggio, in modo da sottrarr e subito le navi alla minaccia tedesca, all a influenza dell'ambiente di terra, e alle ri- percussioni di discussioni e contatti fra Stati Maggiori ed equipaggi di unità diverse».

L'Ammiraglio Bergamini dovette riflettere alquanto sugli ordini telefonici ricevuti, dato che solo un paio di ore prima aveva convocato gli Ammiragli e Comàndanti per dare loro conoscenza di quanto gli era stato ordinato a Roma nella riunione del 7 settembre. In tale riunione era stato ribadito il concetto che nessuna nave avrebbe dovuto cadere in mani straniere, nè tedesche nè inglesi, e che all'ordine convenzionale «Raccomando massimo riserbo» le navi dovevano autoaffondarsi. L'autoaffondamento doveva essere eseguito anche senza ordine specifico, su valutazione della situazione da parte dei Comandanti.

Poco dopo riprese il colloquio telefonico con Capo di Stato Maggiore. Riprendiamo dalla «Relazione de Courten».

«L'Ammiraglio Bergamini dopo qualche minuto mi confermò che la Squadra sarebbe partita al più presto con tutte le unità presenti a Spezia ... Lo assicurai che nessuna delle clausole dell'armistizio prevedeva che le nostre navi dovessero abbassare la bandiera o essere cedute e gli comunicai che la decisione di accettare l'armistizio era stata presa per ordine di S.M. il re e che il Grande Ammiraglio Thaon de Revel, insuperabile esempio di dirittura e di sentimento dell'onore militare, mi aveva confortato col suo prezioso parere. Gli disse infine che a La Maddalena, il giorno successivo, avrebbe trovato gli ordini per la sua successiva linea di azioni».

Alle 22.00 l'Ammiraglio Bergamini riconvocò Ammiragli e Comandanti per informarli dei nuovi ordini e fra le due e le tre della notte 8-9 settembre le navi della Squadra da Battaglia presenti a La Spezia erano in moto dirette a La Maddalena.

Intanto a Roma nella notte fra 8 e 9 settembre, gli eventi precipitavano. Alle 4.30 il Gen. Ambrosie telefonò al Capo di Stato Maggiore della Marina che, in considerazione della situazione, Sua Maestà il Re aveva stabilito di partire immediatamente per Pescara, dando ordine che i Capi di Stato Maggiore lo raggiungessero colà per proseguire via mare per il Sud.

Alle ore 06.00 partirono messaggi radio per l'incrociatore leggero Scipione Africano, che era a Taranto, e per le corvette Scimitarra, che era a Brindisi, e Baionetta, che era a Pola con l'ordine di dirigere ad alta velocità per Pescara per imbarcare un «alto personaggio».

Alle 6.42 fu inviato ali' Ammiraglio Da Zara, comandante la 5a Divisione Navale dislocata a Taranto, l'ordine di trasferirsi a Malta, ordine che fu ritrasmesso dal Comando della 5 a Divisione alla corazzata Giulio Cesare che si trovava a Pola, alle ore 09.00.

Impartite le necessarie disposizioni ai suoi diretti collaboratori, alle ore 06.30 del 9 settembre l'Ammiraglio de Courten lasciò Roma in automobile, diretto a Pescara, dove incontrò il Maresciallo Badoglio. Intanto il Re e il suo seguito si erano trasferiti a Ortona.

La prima nave che giunse a Pescara delle tre chiamate alle 6 di quel mattino, fu la corvetta Baionetta (comandante T.V. Pedemonti) che, partita da Pola, vi arrivò alle 21.05, imbarcò il Maresciallo Badoglio e l'Ammiraglio de Courten e proseguì per Ortona giungendovi circa a mezzanotte. Alle ore O1. 1O del 1O settembre, la corvetta Baionetta con a bordo il Re e il suo seguito per un totale di 57 persone, lasciò Ortona, raggiungendo Brindisi alle 16.00 del pomeriggio, dove la famiglia reale fu provvisoriamente sistemata nella palazzina alloggi del Comando Marina.

Scipione Africano e Scimitarra, giunti a Pescara rispettivamente alla mezzanotte del 9 e alle 7 del 10, furon fatte proseguire per il Sud, lo Scipione di scorta al Baionetta, la Scimitarra per Taranto.

Dopo la partenza del Ministro della Marina da Roma, Supermarina continuò nella sua azione di comando e, pur avendo inviato un messaggio alle ore 06.31 a tutte le autorità di terra e di bordo, nel quale si diceva che truppe tedesche marciavano su Roma, che era previsto di non poter più comunicare, si invitavano i Comandi ad eseguire lealmente, per ordine del Re, le clausole dell'armistizio.

Siccome però le clausole suddette erano ignorate praticamen t e dalla totalità dei destinatari di tale messaggio; alle 12.30 Supermarina trasmise un messaggio circolare in cui erano riassunte le condizioni di armistizio e si dava ordine alle navi in navigazione di raggiungere Bona, Malta o Augusta. Questo messaggio fu ripetuto più volte, fino alle ore 00.38 del 10 settembre.

Uno degli ordini particolari che si ritiene dover ricordare, fu quello impartito alle motonavi Saturnia e Vulcania, che erano a Trieste, di dislocarsi a Venezia per imbarcare gli allievi della Accademia Navale che si trovavano nella sede decentrata del Lido, quelli effettivi, e di Brioni, quelli di complemento.

Per la cronaca, mentre il Saturnia, giunto a Venezia circa a mezzanotte del 9 settembre, riuscì a partire alle 12.30 del 10 con 635 allievi e personale dell'Accademia e a raggiungere Brindisi; il Vulcania, giunto a Brioni circa a mezzogiorno del 10, imbarcò gli allievi di complemento, che p~rò furono sbarcati il giorno 11, così che per la maggior parte finirono internati in Germania.

Un altro ordine speciale trasmesso alle 9.26 del 9 settembre fu il seguente: «Da Supermarina a tutte le unità in navigazione. alt. Non eseguite eventuali ordini di dirottamento se nel testo non figura la parola convenzionale MILANO».

Supermarina continuò a comunicare con Spezia fino al mattino del 9, con Venezia, Napoli e Taranto fino a tutto il 10. Tuttavia alle 17 .00 del 10 settembre Supermarina cessò di esercitare la sua azione di comando, dopo aver, però potuto comunicare con le Forze Navali in trasferimento da Spezia per Maddalena.

Proseguendo nella cronaca degli avvenimenti nella Capitale, come si è detto, fra le 04.30 e le 06 . 30 del 9 settembre l' Ammiraglio de Courten aveva passato le consegne al Sottocapo di Stato Maggiore Ammiraglio Sansonetti, per quanto riguardava le funzioni di Stato Maggiore, e all'Ammiraglio Ferreri per quanto concerneva l'organizzazione e il funzionamento del Ministero, con la direttiva di applicare e far applicare lealmente le clausole dell'armistizio.

Il giorno 9 settembre nessuno mancò di presentarsi in servizio al Ministero, il cui edificio sin dal 1° agosto 1943 era stato sistemato a difesa; anche Supermarina, che dal 1° febbraio si era trasferita nella sede protetta di Santa Rosa, fra il 7 e il 9 settembre si era trasferita negli uffici del Ministero.

Ciò avvenne a tempo, perchè il 10 settembre i tedeschi occuparono le installazioni di Santa Rosa, inclusa la stazione radiotrasmittente che alle 17 .09 effettuò l'ultima trasmissione. Il giorno 9 anche le altre due stazioni trasmittenti della Marina, quella di San Paolo e quella di Monterotondo erano state occupate dai tedeschi.

Provvidenzialmente nell'ambito dei preparativi di difesa del Ministero era stata sistemata in uno dei cortili una stazione radio autocarrata che permise sia di intercettare dispacci, sia ripetere ai Comandi periferici le direttive già trasmesse da Santa Rosa a partire dalle 12.30 del giorno 9.

L'attività di questo centro radio terminò la sera del 13 settembre.

Ancora dalla stazione di Santa Rosa il mattino del 10 settembre il Maresciallo Caviglia fece trasmettere allo Scipione Africano, che si trovava a Brindisi, un messaggio diretto al Re, nel quale chiedeva pieni poteri per trattare col Maresciallo Kesselring.

La risposta del Re, ritrasmessa dallo Scipione, fu ricevuta alle 16.34, ma poichè l'ultimatum di Kesselring scadeva alle 17 .00, i Capi Militari avevano già deciso di accettarne le condizioni. Fu nominato Comandante della Città Aperta il Generale Calvi di Bergolo, e per ciascuna Forza Armata fu nominato un Commissario, che per la Marina fu l'Ammiraglio Ferreri.

Uno dei primi ordini dei tedeschi fu quello dello scioglimento degli Stati Maggiori, così che l'Ammiraglio Sansonetti dispose che gli ufficiali dello Stato Maggiore Marina rimanessero nelle loro abitazioni in attesa di disposizioni, istituendo un servizio di un ufficiale di guardia per ogni ufficio per la custodia dei documenti.

Il giorno 12 settembre, l'Ammiraglio Sansonetti, insieme con i 3 Ammiragli di Armata presenti a Roma: Cavagnari, .Riccardi e Jachino, si recò dal Grande Ammiraglio Thaon de Revel per esporgli la situazione e chiedere consiglio. Il vecchio Ammiraglio (83 anni) rispose che ogni ufficiale doveva agire secondo coscienza: la sua coscienza gli diceva di rimanere fedele al giuramento di fedeltà al Re.

Il mattino del 13 settembre, l'Ammiraglio Sansonetti riunì al Ministero tutti gli ufficiali e ribadì il concetto di libertà di agire secondo coscienza, e ricordò che una forma di collaborazione indiretta coi tedeschi, svolta allo scopo di mantenere in vita l'organismo tecnico e amministrativo della Marina, non era da ritenersi in contrasto con gli impegni di onore presi col giuramento.

Nei giorni seguenti le autorità tedesche eseguirono varie forme di pressione sui Capi della Marina e sui singoli ufficiali per invitarli a collaborare. L'Ammiraglio Ferreri, Commissario per la Marina, fece presente a Kesselring che non era ammissibile che fossero interpellati i singoli fuori dell'autorità gerarchica e che eventuali trattat ive dovevano essere svolte con lui. Le trattative si svolsero, ma non si venne a nessun accordo.

Fu fatta la massima resistenza alla consegna alle autorità tedesche degli elenchi degli ufficiali presenti nella Capitale, i cui ruoli furono poi dis trutti.

Il 23 settembre fu costituito il Governo della Repubblica Sociale.

L'Ammiraglio Sansonetti, in conseguenza di questo evento, ritenne incompatibile la sua presenza a Roma e lasciò la città il 25 settembre, diretto al Sud dove giunse dopo 23 giorni di difficile viaggio.

L'Ammiraglio Ferreri il 30 settembre lasciò la carica di Commissario per la Marina, sos tituito dall'Ammiraglio Falangola, che aveva aderito alla Marina Repubblicana. Prima però aveva avuto la possibilità di congedare tutt i gli ufficiali richiamati presenti nella capitale, con un mese di assegni; inoltre aveva disposto il pagamento di 3 o 2 mensilità anticipate di stipendio agli ufficiali, sottufficiali e militari di Roma.

L'Ammiraglio Ferreri non si trasferì al Sud e divenne successivamente uno dei capi della resistenza clandestina di Roma.

Così si chiudeva al Ministero della Marina il travagliato periodo successivo alla proclamazione dell'armistizio.

Nel volume edito dall'Ufficio Storico «La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflittm> sono riportati i vari avvenimenti che la improvvisa proclamazione della cessazione delle ostilità provocò nei vari Comandi metropolitani ed extra metropolitani, nonchè su come si comportano le unità navali che si trovavano in navigazione o che furono colte dalla notizia in porto.

In particolare si ricorda che le navi Eritrea, Lepanto e Carlotta , l'incrociatore ausiliario Calitea, il transatlant ico Conte Verde e i sommergibili Cappellini, Giuliani e Torelli, si trovavano in Estremo Oriente, e che il sommerg ibile Cagni era da 83 giorni in missione di guerra al traffico e si trovava a sud del Madagascar.

Nessuna di queste navi, così lontane dalla Patria, si rifiutò di obbedire agli ordini di Supermarina.

Per conludere sulla Marina e l'armistizio, si accennerà brevemente al trasferimento da Spezia a Malta della Squadra da Battaglia.

Come si è detto, l'Ammiraglio Bergamini, comandante della Squadra, aveva avuto due colloqui telefonici, la sera dell'8 sette mbre con il Capo di Stato Maggiore della Marina, nel secondo dei quali aveva confermato che le navi non si sarebbero autoaffondate, ma avrebbero eseguito le disposizioni stabilite nell'armistizio.

Alle 3 della notte fra 1'8 e il 9 settembre, le unità dislocate a Spezia e quelle dislocate a Genova, partirono dai rispettivi porti dirette a Maddalena, passando a occidente della Corsica.

La riunion e fra il gruppo di Spezia e quello di Genova avvenne alle 06.30, a nord di Capo Corso.

Alle 12.10 le unità si misero in linea di fila, con i cacciat orpediniere di scorta sui due lati e le torpediniere a proravia della formazione. Poco dopo fu accostato sulla sinistra per en-· trare nelle Bocche di Bonifacio.

Alle 13 .16 Supermarina, venuta a conoscenza che i tedeschi si erano impadroniti di Maddalena, con un radiomessaggio ordinò alla Forza Navale di non avvicinarsi alla Base e di dirigere per Bona.

Questo messaggio fu ricevuto sulla Roma alle 14.24 erapidamente decifrato, così che l'ordine di invertire la rotta fu dato alle 14.45, mediante accostata ad un t empo , per conseguenza la formazione si venne a trovare ordinata in senso inverso, con le tre corazzate Italia, Vittorio Veneto e Roma in testa, e la Roma in terza posizione.

Si sottolinea che il messaggio di Supermarina era stato cifrato con un cifrario in possesso solo del Comando Squadra, così che l'ordine di andare a Bona rimase ignorato da tutte le altre navi, che si limitarono a mettere in esecuz ione gli ordini della Roma.

Alle 15.37 un primo gruppo di Junker tedeschi attaccò con bombe-razzo la formazione, la quale, solo dopo attaccata, reagì con fuoco antiaereo, iniziando inoltre a navigare a zig-zag per disturbare la punteria. Nessuna unità fu colpita in questo attacco.

Alle 15.50 fu avvistato un secondo gruppo di bombardieri, accolto questa volta da un violento fuoco anti aereo ancor prima di attaccare, e da contromanovra delle navi.

Alle 15.52 la Roma fu colpita e alle 16.12 affondò.

L'Ammiraglio Oliva, comandante la 7a Divisione e imbarcato sull'incrociatore Eugenio di Savoia, essendo il più anziano degli Ammiragli, segnalò che assumeva il comando e ordinò a un gruppo di unità di distaccarsi dalla formazione e andare a prestare soccorso ai naufraghi. Nel contempo radiotrasmise a Supermarina la notizia dell'affondamento della Roma, chiedendo istruzioni.

Alle 18.40 giunse la risposta di Supermarina con la conferma dell'ordine di andare a Bona, che, come già detto, non era conosciuto dall'Ammiraglio Oliva e dalle altre unità della Squadra.

Dopo i due primi attacchi aerei e l'affondamento della Roma vi furono altri quattro attacchi aerei di bombardieri tedeschi e una bomba colpì la corazzata Italia, riducendone la velocità.

Alle 21.07 la Squadra prese la rotta per Bona.

Durante la navigazione l'Ammiraglio Oliva ritrasmise a tutte le unità il testo del proclama trasmesso il mattino alle 1.50 dalla stazione di Santa Rosa, proclama in cui l'Ammiraglio de Courten invitava tutte le navi ad eseguire lealmente le clausole dell'armistizio , le quali non comportavano nè la cessione delle navi, nè l'abbassamento della bandiera.

Alle 7 del mattino del 10 settembre le navi alzarono il segnale del «Pennello nero».

Alle 8.38 fu avvistata una formazione navale inglese, e alle 09.10 prese imbarco sull'Eugenio di Savoia un gruppo di ufficiali e marinai inglesi, composto dal Capitano di Vascello Brownrigg, Capo di Stato Maggiore dell'Ammiraglio Cunningham, con un ufficiale e tre segnalatori, che prese la guida della formazione italiana, la quale si mise in coda alla formazione inglese di cui facevano parte le navi da battaglia Warspite e Valiant, dirigendo per Malta, dove giunse il mattino del giorno 11 settembre.

A Malta erano già arrivate le navi provenienti da Taranto, al comando dell'Ammiraglio Da Zara, imbarcato sulla Duilio, cui l'Ammiraglio Oliva andò a presentarsi essendo meno anziano.

Il pomeriggio l'Ammiraglio Da Zara fu invitato a colloquio dall'Ammiraglio Cunningham, ricevuto sulla banchina con gli onori mi li tari dovutig li .

Le ultime navi Cesare e Miraglia, provenienti da Pola, giunsero a Malta alle 14.00 del giorno 12 settembre.

Così le navi della Marina avevano disciplinatamente obbedito agli ordini ricevuti, in osservanza delle condizioni di armistizio.

Ancora due parole sulla sort~e delle navi inviate al salvatagg io dei naufraghi della Roma, che erano l'incrociatore leggero Attilio Regolo, i caccia Mitragliere, Fuciliere e Carabiniere, e le torpediniere Pegaso, Impetuoso e Orsa.

Le prime quattro unità, con a bordo i naufraghi, si rifugiarono nei porti neutrali delle Baleari dove furon internate, rimanendovi fino al 15 gennaio 1945.

Pegaso, Impetuoso e Orsa, senza naufraghi, si rifugiarono anche essi alle Baleari per mancanza di nafta: Pegaso e Impetuoso si autoaffondarono il mattino del 11 settembre, l'Orsa invece fu internata e seguì la sorte delle altre unità rientrando in Patria nel gennaio del 1945.

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