9 minute read

ROMAIN H. RAINERO

Gli Armistizi Di Settembre

L'osservazione non è nostra ma vale la pena di ricordarla quasi a sintetizzare in modo perfetto la posizione degli Alleati nei riguardi dell'Italia al momento della firma dei due armistizi: l'anelasticità del Comando alleato verso l'Italia «nuova» era tale che persino le iniziative più generose di cooperazione e quindi di cobelligeranza ebbero solo il destino di suscitare diffidenze e reazioni negative presso quel mondo miliare anglo-francoamericano, che da una parte continuava a vedere l'Italia una realtà fascista vinta e debellata e dall'altra pur appariva sedotto da un «certo» contributo degli italiani allo sforzo militare dell'ultima fase della guerra in Europa. Una applicazione così puntuale di quella che Roosevelt aveva annunciato fin dal 24 gennaio 1943 nella sua conferenza stampa dopo la conferenza di Casablanca, e cioè la «resa incondizionata» degli Stati del1' Asse, non poteva non produrre nel caso così anomalo dell'Italia guasti politici che certamente militavano alla fine contro il principio stesso della «liberazione» che da più parti, invece, e cioè dai politici, era stato enunciato anche e soprattutto per l'Italia.

Advertisement

Churchill tentò nelle sue dichiarazioni ai Comuni del 21 settembre, allorquando dalla fase teorica si era ormai passati per l 'Italia ad una fase pratica, di smussare gli angoli e di fare passare questa terminologia della «resa incondizionata» come di «direttive che seguivano l'atto di resa», quasi si trattasse non di un problema di fondo bensì di un problema di forma. In realtà la più tenace e dura espressione della resa incondizionata permea tutte le varie dichiarazioni alleate sia del breve come del lungo armistizio. La loro lettura suona di una durezza senza pari nei confronti di un governo e di un popolo che avevano dimostrato, fin dal 25 luglio e soprattutto dopo l'otto settembre, il senso profondo delle proprie scelte politiche. A vendo previsto l'istituzione di un governo alleato nelle parti in cui il Comando alleato lo avesse ritenuto opportuno si sottraeva così al1' autorità del governo ogni sovran ità globale effettiva; con l'articolo 10 dell'armistizio di Malta si negava al governo italiano la possibilità di conservare diretti rapport i diplomatici non solo con i paesi nemici e i paesi ancora da loro occupati - con i quali ovviamente dovevano essere rotti i rappo rti diplomatici e commerciali - ma anche con gli Stati neutrali. Alla istituenda Commissione alleata di co ntrollo veniva affidata infa tti l' esecuz ione della clausola che prevedeva il regolamento e la procedura per i metodi di comunicazione del governo italiano con i suoi rappresentanti in Stati neutrali e con i rappresentanti diplomatici neutrali in territorio italiano (art. 25 A e B). Durezza vers o l'Italia ma anche equivoca poli tica generale degli All eati, che doveva produrre frutti amari quali delusioni e co n trasti politici nell'ambito stesso delle forze antifascis te nel Regno del Sud, che stentavano a comprendere il doppio linguaggio delle potenze «vincitrici» che conti nuavan o a volersi tali e che ri fiutavano almeno in linea di principio quella pienezza di risorgimento politico nazionale italiano che un'oculata impostazione del concetto di cobelligeranza avrebbe dovuto obbligatoriamente comportare. Inevitabili quindi gli equivoci e le incertezze.

Misurando il clima di attesa con la realtà dei documenti armistiziali ci si può ben rendere conto dell'abisso che si era venuto a creare. Gli intrecci politici già minavano la concordia dichiarata e Bonomi poteva scr ivere senza incerte zze che «il capo del governo non apprezza l'apporto del sentimento e dell 'azione popolare ...

L'ora precipita se nza che tra gov e rno e pae se ci sia un'intesa preci sa ... ».

Eppure una volo ntà politica parve manifes tarsi fin da questi tristi inizi. La ques t ione di fondo riman eva lo status che da parte italiana veniva richiesto e cha da parte alleata pareva soggetto a una serie di reticenze e di riserve. A Cassibile tale contrasto appare in piena luce allorquando da una parte, nel documento di Québec che era allegato all'armistizio, si affermava che «le condizioni di armistizio non contemplano l'assistenza attiva dell'Italia nel combattere i tedeschi>> e subito dopo si esigeva dall'Italia un impegno che contrastava profondamente con queste dichiarazioni: «Il governo italiano deve impegnarsi ... a ordinare alle sue forze e al suo popolo di collaborare ... con gli Alleati e di resistere ai tedeschi ... >> e nell'art. 2 dell'armistizio breve una formula equivoca e oscura: «L'Italia farà ogni sforzo per negare ai tedeschi tutto ciò che potrebbe essere adoperato contro le Nazioni Unite ... ». Da una parte disimpegno e dall'altra impegno: quale la via? Ciò che sembra sicuro è quanto scrisse Benedetto Croce proprio allora riguardo all'impegno: «Avevo o tt enuto senza pregare e serbando la maggiore dignità italiana che il comando americano consentisse la formazione di corpi volontari con la bandiera it aliana. Ma non so bene ancora se poi gli Alleati abbiano voluto far fallire quel tentativo ... o se il re e quelli che gli stanno attorno lo abbiano avversato presso il Comando alleato .... il fatto è che quel corpo in formazione è stato sciolto» (Quando l'Italia era tagliata in due).

E proprio a questo riguardo giova fare ciò che molti studiosi non paiono aver fatto e cioè rileggere quei processi verbali che accompagnarono la sottoscrizione dei due armistizi perchè essi rappresentano con i loro chiaroscuri la vicenda forse assai meglio dei due tanto studiati armistizi e del documento di Quèbec. Rimasti a lungo inediti, questi due processi verbali che riportiamo in allegato alla presente nota possono suscitare riflessioni interessanti ed utili specie per meglio capire il breve ma decisivo periodo che si concluderà, nella sua pienezza «armistiziale», il 13 ottobre 1943 con la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania e con la contemporanea dichiarazione di cobelligeranza riconosciuta dagli Alleati all'Italia. Anche se, evidentemente, non tutto si risolverà con questi documenti clamorosi .

In genere peraltro si può dire che malgrado la loro gravità i problemi della cobelligeranza non furono affrontati nè sul piano militare nè su quello politico. Su quest'ultimo si può persino ritenere che l'acuta osservazione di Eden a proposito di Roosevelt e delle sue doti politiche potrebbe essere allargata a molti protagonisti di questo dialogo fra sor di tra l'Italia nuova e gli Alleati: «Roosevelt conosceva bene la storia e la geografia dell'Europa. Forse in questo era stato aiutato dal suo hobby di collezionare francobolli, ma le opinioni accademiche e nello stesso tempo fantasiose che egli si formava sulla base di quelle cognizion i erano allarmanti nella loro allegra inconsistenza ... Era come un giocoliere intento a lanciare in aria con perizia palle piene di dinamite senza rendersi conto di ciò che contenevano . . . >>.

Le condizioni di armistizio non contemplano l'assistenza attiva dell'Italia nel combattere i tedeschi. La misura nella quale le condizioni saran no modificate in favore dell'Italia dipenderà dall'entità dell'apporto dato dal Governo e dal popolo italiano alle Nazioni Unite contro la Germania durante il resto della guerra. Le Nazioni Unite dichiarano tuttavia senza riserve che ovunque le forze italiane e gli italiani combatteranno i tedeschi, o distruggeranno proprietà tedesche, od ostacoleranno i movimenti tedeschi, essi riceveranno tutto l'aiuto possibile dalle forze delle Nazion i Unite. Nel frattempo, se informazioni sul nemico verranno fornite immediatamente e regolarmente, i bombardamenti degli Alleati verran no effettuati, nei limiti del possibi·1e, su obiettivi che influiranno su i movimenti e sulle operazioni delle forze tedesche.

La cessazione delle ostilità fra le Nazioni Unite e l'Italia entrerà in vigore a par t ire dalla data e dall'ora che verrà comunicata dal gen erale Eisenhower.

Il Governo italiano deve impegnarsi a proclamare l'armistizio non appena esso verrà annunciato dal generale Eisenhower e a ordinare alle sue forze e al suo popolo di collaborare da quell'ora con gli Alleati e di resistere ai tedeschi.

Il Governo italiano deve, al momento dell'armistizio, dare ordine che tutti i prigionieri delle Nazioni Unite in pericolo di cattura da parte dei tedeschi siano immediatamente rilasciati.

Il Governo italiano deve al momento dell'armistizio dare ordini alla flotta italiana e alla maggior parte possibile della Marina mercantile di partire per i porti alleati. Il maggior numero possibile di aerei militari dovrà recarsi in volo alle basi alleate.

Qualsiasi aereo in pericolo di cattura da parte dei tedeschi deve essere distrutto. '·

Nel frattempo vi sono molte cose che il maresciallo Badoglio può fare senza che i tedeschi si accorgano di quello che si sta preparando. La natura precisa e l'entità della sua azione saranno lasciate al suo giudizio, ma si suggeriscono le seguenti linee generali:

1 - resistenza generale passiva in tutto il paese, se quest'ordine può essere trasmesso alle autorità locali senza che i tedeschi lo sappiano;

2 - piccole azioni di sabotaggio in tutto il paese, specialmente delle comunicazioni e degli aeroporti usati dai tedeschi;

3 - salvaguardia dei prigionieri di guerra alleat i. Se la pressione tedesca per farli consegnare diventa t roppo forte, essi dovrebbero essere rilasciati;

4 - nessuna nave da guerra deve essere lasciata cadere in mano tedesca.

Disposizioni dovranno es sere date per assicurarsi che tutte queste navi possano salpare per i porti designati dal generale Eisenhower, non appena egli ne darà l'ordine. I sottomarini italiani non devono sospendere le missioni, dato che ciò rivelerebbe al nemico il nostro scopo comune;

5 - nessuna nave mercantile ·dovrà cadere in mano tedesca. Le navi nei porti del Nord dovranno, se possibile, recarsi nei porti a sud della linea Venezia-Livorno. In caso disperato dovrebbero essere affondate. Tutti i piroscafi dovanno tenersi pronti a salpare per i porti designati dal generale Eisenhower;

6 - non si dovrà permettere ai tedeschi di prendere iµ mano le difese costiere italiane;

7 - predisporre il piano perchè al momento opportuno le unità italiane nei Balcani possano marciare verso la costa, dove potranno essere trasportate in Italia dalle Nazioni Unite .

L'ARMISTIZIO DI CASSIBILE (3 settembre 1943)

Sicilia, 3 settembre 1943

Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal Generale Dwight D. Eisenhower Comandante in Capo delle Forze Alleate il quale agisce per delega dei Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e nell ' interesse delle Nazioni Unite, e sono accettate dal

Maresciallo Pietro Badoglio Capo del Governo italiano

1. - Cessazione immediata di ogni attività ostile da parte delle Forze Armate italiane.

2. - L'Italia farà ogni sforzo per negare ai tedeschi tutto ciò che potrebbe essere adoperato contro le Nazioni Unite.

3. - Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite dovranno essere consegnati immediatamente al Comandante in Capo alleato e nessuno di essi potrà ora o in qualsiasi momento essere trasferito in Germania.

4. - Trasferimento immediato della flotta italiana e degli aerei italiani in quelle località che saranno designate dal Comandante in Capo alleato, con i dettagli di disarmo che saranno fissati da lui.

5. - Il naviglio mercantile italiano potrà ess.ere requisito dal Comandante in Capo alleato per supplire alla necessità del suo programma militare navale.

6. - Resa immediata della Corsica e di tutto il territorio italiano, sia delle isole che del continente, agli Alleati, per essere usati come base di operazioni e per altri scopi a seconda delle decisioni degli Alleati .

7. - Garanzia immediata del libero uso da parte degli Alleati di tutti gli aeroporti e porti navali in territorio italiano, senza tener conto dello sviluppo dell'evacuazione del territorio italiano da parte delle forze tedesche.

Questi porti ed aeroporti dovranno essere protetti dalle Forze Armate italiane finchè questo compito non sarà assunto dagli Alleati.

8. - Immediato richiamo in Italia delle Forze Armate italiane da ogni partecipazione nella guerra in qualsiasi zona in cui si trovino attualmente impegnate.

9. - Garanzia da parte del Governo italiano che se necessario iplpiegherà tutte le sue forze disponibili per assicurare la sollecita e precisa esecuzione di tutte le condizioni di armistizio.

10. - Il Comandante in Capo delle Forze alleate si riserva il diritto di prendere qualsiasi misura che egli ritenga necessaria per la protezione degli interessi delle Forze alleate per la prosecuzione della guerra, e il Governo italiano si impegna a prendere quelle misure amministrative o di altro carattere che potranno essere richieste dal Comandante in Capo, e in particolare il Comandante in Capo stabilirà un Governo militare alleato in quelle parti del territorio italiano ove egli lo riterrà necessario nell'interesse militare delle Nazioni alleate.

11. - Il Comandante in Capo delle Forze alleate avrà pieno diritto di imporre misure di dis~rmo, di smobilitazione e di smilitarizzazione.

12. - Altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario che l'Italia dovrà impegnarsi ad eseguire sara nno trasmesse in seguito.

Le condizioni di questo armistizio non saranno rese pubbliche senza l'approvazione del Comandante in Capo alleato. Il testo inglese sarà considerato testo ufficiale.

Per il Maresciallo

Pi etro Badoglio

Capo del Governo Italiano

Giuseppe Castellano

Gen. di Brigata addetto al Comando Supremo Italiano

Per Dwight Eisenhower

Generale dell'Esercito degli S. U.A. Comandante in Capo delle Forze Alleate

Walter B. Smith dell'Esercito degli S . U.A

Magg. Gen.

Capo di Stato Maggiore

Presenti:

On . Haro ld Mcmillan - Ministro Residente britannico presso il Quartier Generale delle Forze Alleate

Robert Murphy - Rappresentante personale del Presidente degli Stati Uniti

Royer Dick - Commodoro della Reale Marina britannica - Capo di Stato Maggiore del Comandante in Capo del Mediterraneo

Lowell W . Rooks - Magg . Gen. dell'Esercito degli S. U.A . - Sottocapo di Stato Maggiore, G-3, presso il Quartier Generale delle F orze Alleate

Franco Montanari - Interprete ufficiale italiano

Brigadiere Kenneth Strong - Sottocapo di Stato Maggiore Generale, G-2 presso il Quartier Generale delle Forze Alleate

This article is from: