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A PROPOSITO DI UN COLPO DI STATO

INTERVISTA COL GENERALE GIARDINO*

Negli scorsi giorni una agenzia di informazioni - in tealtà d i assai scarsa autorevolezza, anzi quasi clandestina - narrava come si preparasse una presunta congiura per sostituire al governo parlamentare u n governo militare: né più né meno che un colpo di stato, ideato ri ed organizzatori del quale sarebbero stati un misterioso « alto personaggio», il senatore Giardino, Gabriele d'Annunzio, Benito Mussolini, H deputato Federzoni ed altri. L'invenzione era talm'ente balorda, che non v aleva la pena neppure d i smentirla. Ma poiché è stata taccolta da qualche giornale, ne è sorta una vivace polemica che si viene svolgendo insieme alle recise smentite - g ià da noi riprodotte - del d'Annunzio, d el Mussolini, del Federzoni e di altri.

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A tagliar co rto ad ogni volo di fantasia, l'illustre g enerale Giardino, che nel campo della gloria ha mostrato valore, fermezza e sapienza cosi come n ell' azione pol~tica, quale ministro della Guerra, diede prova di salda fibra e di larga v isione competente, e cioè delle q ualità pi\l solide e più. positive per un uomo di governo, è stato da noi direttamente interrogato stamane in proposito della hubblica~~o;:n~~:oh:u~f.~:~~

Ma Anche Quale E Amaro

Il generale Giardino er:a dapP.r:ima riluttante alla nostra richies ta , ma poi egli ha cortesemente ceduto alla nostra insistef).Za. E abbiamo potu to avere con l'insigne uomo una conversazione che qui r iferiamo fedelmente e integ ralmente, Essa ha uno spedale interesse perché - oltre le recise e vibrate dichiarazioni a proposito del presunto complotto - il senatore G iardino riduce alle g iuste p roeorzioni alcu ni avvenimenti politici e parlamentari che avevano suscitato diverse impressioni e d elinea apertamente e risolutamente il dovere del Governo e degli uomhù politici e dì tutti i cittadini nell'attua le momento. ( +)

• D a Il Giom ale d'Italia, N. DB , 13 g iugno 1919, XIX

POLEMICA IN FAMIGLIA*

La libertà di Ravenna, giornale, repubblicano, in un articolo editoriale, se la p rende con noi. -Proprio. E strano, ma alla Libertà di Ravenna; d à ai nervi il nostro atteggiamento . ·

«·La situazionè di Milano da l punto d i vista del nostro movimento, serve a , darci una dimostrazione delle contra<ldiz.ioni che ha nno paralizzato la nostra azione. Un gruppo di repubblicani milanesi, unito con altri elementi di varia origine, al momento della scalmana per Wilson, fondava un bisettimanale», «c.

• Da L'l1alia deJ Po polo , N . 4 4, 14-16 giugno 1919, I.

· La contraddizione che ha patalizzato il movimento repubb licano sarebbe la nos tra. Quella di u n « g ru ppo di repubblicani >) unito con altri elementi

Lo scrittore deU'atticolo, for se perché a Milano viene di rado, t~:0 1~r~ja~io~~0 d~rr1~:,tueJit~ o~n:1o0 ~tat~~i~rtr~md~ completamente, repubblicani che non badano troppo a lle elezioni, ma repubblicani forse anche tesserati. Il secondo è ancora p iù impor, ~~:t~: s~:{:a::oi~:o(o°;~

::;s~~o;;i~i~fo;rao~; ~:J~l~~C:circLo;:~al~ Roma fra la: Direzio ne del Partito Repubblicano e quello dell' U. S.I. e che hanno - sulle direttive di Roma - lanciato un manifesto, fa. cendo stringere ·un accordo consim ile a Milano, · Crediamo, qu indi, di essere sulle ri gide direttive del prog ramma del Partito Repubblicano, pur non essendo organo né ufficiale né ufficioso di questo.

La quistione del sottotitolo che la Libertà - la quale, d a furba qual'è, non ha abboccato all'amo wilsoniano, e ci avevano abboccato n°o~e~ ranza: in segu ito all'accettazione del programma di cui sopra, prima che si scatenassero le ire pel voltafaccia wllsoniano, abbiamo to lto il sottotito lo, perché il ·giornale, accettando e facendo suo un prog ramma d i partito politico, non poteva conservarlo.

Questo l'abbiamo scritto, ma l'autore dell'articolo non legge L'Italia del Popolo: ne siamo sicuri; se l'avesse letta qualche volta, avrebbe scritto d iversamente.

La Liberià ci rimprovera u n ' altra «scalmana ». Quella « bissoladana )>. Ebbene la Libertà - che di si::almane ne ha p resa una sola, e la dimostra n ell'articolo - d ovrebbe sapere che abbiamo avuto l'onore di essere con Leonida Bisso lati - non acconsentendo co n lui in tutto , vedi per esempio la questione del Brennero e il chiarimento del nostro pensiero ne l primo manifesto nostro - nello stesso t empo in cui anche il Partito Repubblicano vi e ra. E abbiamo come t itolo di onore la campagna in prò delle idee di Bissolati, il q14ale, se non altro, ha avuto il coraggio di renderle pubbliche.

Ma P.rocediamo. Altro rimprovero. Abbiamo ingaggiato -battaglia contro il Popolo d'Italia. Qui è il pun to scottante - per l'articolista, non pe r noi - della quistione .

Non abb iamo bis ogno di ricordare. L'attegs.iamento politico del giornale di Benito Mussolini non p oteva essere il nostro, come non è stato p iù quello col quale il P ar tito Repubblicano poteva andar d'ac· cardo, e infatti s'è allontanat o da questo movimento. Il giornale d i Benito Mussolini h a p referito attaccarci io un modo volgacc e pettegolo, in vece che discutere le n ostre idee Poiché sappiamo combattc re con tutte le armi, con tut ti i m o di, co n ogni mezzo, abbiamo t i~~~it~ 1f:ns~r~~t~::ed~l~~~~c~\ nostre idee, troverebbe altrettanta serenità in noi. E v ogliamo enumerai;e qualche avvenimento per far notare la n ostta coerenza, coerenza di giornaHsti e di repubblicani.

1 . L'Italia del Popo/c, si fa querelare da Mussolini. Querela che ci lascia ne1Ia nostra più o limpica impassibilità, egregio amico della Libertà. Abbiamo t:isposto come si doveva al Mussolini, sulla base di fatti, e non di diffamazioni gratuite, quando questo signore ci lanciò l'accusa di << aver monetizzato jL nostro wilsonismo ».

Coloro che sanno la nostra povertà bella e fiera, il nostro lavoro e la n ostra fede - e li dovrebbern conoscere anche gli scrittori della Liker_Jà , - non ci rimproverano. E a noi basta l'adesione d ~i n ostri am1c1.

Abbiaino sempre risposto ad accuse ed ingiurie; mai siamo stati noi, per primi, a provocare. Ma provocati si reaghce.

2. L'articolista dovrebbe conoscere gli attacchi del giorn~lc d i Mussolini ai repubblicani. D ovr ebbe conoscere i « trafiletu » del Popolo d'Italia, diretti contro i repubblicani che avrebbero « ma ngfa to

~~i~:i:~Ed~e t~ir:er~;~fin!!t:~~~~;1'f/~eb;:vf~~~J~;io~arrt~~i giornale dei produttori n o n hanno né pubblicato le rettifiche, né tirato fuori i n omi, perché non esis tevano.

E l'aspra polemica è cominciata sull'Iniziativa, organo ufficiale del ·Partito, che ha risposto al Popolo d'Italia.

3. li Popolo d'Italia tiene a battesimo un libello che manda ai suoi abbonati, in cui si scagliano accuse e ingiurie .volgari contro il Partito Repubblicano, e anche contro l'on. Pirolini, deputato di Ravenna. .

L'au tore di questo sconcio l ibello lurido, al quale non risponderemo mai in altro luogo che in Trib unale, d ove lo trasciniamo e lo scopri- remo, è un tale che voleva d irigere un'I talia del Popolo repubblicana e al quale la s<::zione milanese negò i fondi e la solidarietà.

4. Si fondano i ~< Fasci di combattimento>>. « Antipartito ». L'articolista pretenderebbe che un Partito, con le tradizioni di quello Repubblicano, aderisse, s.i mettesse alla coda di questo « antipartito », che h a un prog ramma sibill ino.

· Mai ab biamo attaccato i Fasci. Niente abbiamo fatto contro d i loro; quando abbiamo v isto che il loro programma non poteva a ndare d'accordo col n os t ro, ci siamo disinteressati di quel Movimento. senza ostacola rlo .

5. Si propone alle persone che compongono questo Fascio di far e un'azione in comune, sul programma stabilito a Roma dalla Direzione d el Partito Repubblicano. Queste persone rifiutano perché non aceti/ano l'indirizzo politico repubblicano.

6. L'Italia del P opolo prende l'iniziativa di pubbliche manifestazioni contro la pace di Versailles, iniziativa alla quale aderiscono il Partito Repubblicano, la.sezione dell'U.S.I. e i radicali sociali. I << F asci di combattimento > ) diramano .una cir cola re priv:ata, che è in nost re mani, in cui jnvitano i propri aderenti a (< impedire con ogni e nergia la manifestazione». Un successivo deliberato. fatto pel pub blico, dichiara che il Fascio se ne disinteressa.

7. I comunicati della sezione milanese vengono cestinati d al giornale caro all'artico lista. Ma in quasi tutti i numeri si attaccano i repubblicani, e - b ad i ben e - n on quelli milanesi, ma tutti, e specjalmente i ma cchigianì.

8 L'azione dei repubblicani co ntro jl Pop olo d'Italia e contco i Fasci n on è u na t rov ata d i « alcuni )) milanesi e d el n os tro giornale Varticolista conoscerà il movjmento marchigian o, quello b olognese, quello d ell'ltal ia mecidionale, e sapcà anche che non tutt i i Fasci <li combattimento sono sulla d irettiva mussoliniana e le associazioni dei combattenti e anche molte d i stessi ard iti sono co ntro.

Ci fermiamo, ma potremmo continuar:e per un pezzo.

D omandiamo se n o i, pur n on e ssendo né or:gano ufficiale né organet to ufficioso, ma che camminiamo c on un programma concordato repubblicano-socialista, dovevamo, in omagg io a quella coerenza cosl maltrattata dall'acticolista, far segu ito a quell'acrobatismo politico che fa capo al Popolo d'Italia, solo p erché questo foglio era interventi sta. Noi crediamo ch e la « funzione sacra » sia or mai s uperata e altre vie, n ette e precise, s i debbano aprire ai Partiti d'ava.nguard ia, al di fuori di ogni vecchia concezione sull'foterventismo e ncutralis,no.

L'artico lista ci rimp rovera cli essere (<dilettanti )) d i p o litica, e di far cosi una m agra :figura. Non teniamo affatto ad essere dei « professiof~tidtchia~:;io0 n~ bd~~\~!~c~t~f0 di u n fatto rivoluzionario » - mentre n o i c i crediamo, lavor iamo per questo - spiega come. il n ostro censor:e consigli alleanze con coloro che al di fuori « dei prog rammi di questo o di quel raepresentante, ma dalla const atazione dei loro atti, dalla penetrazione dei loro spiriti, . risulti una convergenza>) [Si.].

Ma quale constatazione dei loro atti ? Forse quello del rifiuto per b. Costitu ente? Quale spirito? F or se quello aggressiv o , contro le idee repubb licane ?

E se per « fatti e spiriti >) l'articol ista i ntende le dichiara,zion i d i u n maln ato e malcresciuto pseudo-rivoluzio narismo, a llo ra i repubblicani dovrebbero Collabora re con tutti i Pactiti, perché tutti oggi dichiarano una loro marcia verso le p iù au daci riforme . .

E se dobbiamo te ner co nto delle « convergenze» perché ·ti n ega il diritto di indi rizzare la n ostra az ione ver so quelle masse che hanno spirito rivoluzionario e non leninista?

Si fa pres t o, egregio amico, a fare l'antibolsccvismo senza un prog ramma, senza indicare al popolo dov e lo si vu ol condurre, si fa molto p resto, ma non sì fa bene. E tutto il mondo n on è Rav enna, amici n o stri e le elezioni non sono l'avYenimento più importante della vi ta politica. Abbiamo una massa scontenta, che pro t esta, che insor:ge, che è stanca; noi abbiamo d etto dove vogliamo arrivare, domandiamo a vo i, alle vos tre « convecgenze » di spiegarci un po' quell'arruffio di repubblicanesimo sindacalis ta, nazionalista e antisocialista e borghese nel quale, perdonate, non ci abbiamo mai compreso nulla, e crediamo non ci comprendano n u lla, p erché no n possono, coloro che lo vorrebbero ammannire al popolo. Come vedete « la scu ola nuova)>, il << Cc~r~:~~1( f~~ s~ 0 ~~~h!0 b~i vecchia e gloriosa che lo scrittore dell'a rticolo h a forse dimenticata.

Noi, egregio amico della Libertà; potevamo rimanere con tutti rivoluzionari a, pentirci, ed essere coi socialisti ufficiali. Ma non abbiamo fatto né l'uno né l'altro. Combattiamo in uno splend ido isolamento, fiero e forte, lottiai;no per la ·battaglia da noi soli per conquistare quel posto che voi dite. Contatti niente. Sindacalismo nazionalista ruente. Siamo repubblicani, come lo sono nelle Marche, nelle R omagnc (La Libertà non è tutta la Romagna, speriamo) e a Roma, dove hanno concordato il programma al quale abbiamo aderito e dove, nel convegno nazionale, hanno approvato le nostre manifestazioni e i l nostro indirizzo.

E terminiamo. Abbiamo voluto, nel dolore che ci ha prodotto l'attacco della L ibertà, conservare l a calma serena. Non abbiamo v o~u~~tcich~r -b~~~;-r:J~P~:r~0:~a- ;:;;r;ai;g:~a~trso amici

E di q uesta polemica fami gliare non rimane a noi che un' ama4 rc zza p er la ce nsura che non meritiamo da parte dei nostri amici, detta anche con una forma della quale lasciamo la responsabilità a loro, e che non imitiamo

Un Uomo

BENITO MUSSOLINI *

In questo evo di piccole stature, d i uomini mediocri o parolai o raziocinanti, in quest'evo democ r atico di livellazioni di cervelli, l'anima sente spesso la nostalgia d egli uomini grandi, d elle belle costruzioni, che lascian basse le capannucce, orgogliose del loro put ridume ugualitario, Monumenti u mani in cui la natura riassume co n le p iù belle qualità 'universali l e virtù particolari d'una razza.

Chi vive e giudica senza p regiudizi, ricorderà quel che fosse l'Avanti I quando Io dirig eva Benito .MussoUni. Pensiero che div entava azione e poteva chiamarsi « settimana rossa ». Chi ha la buona fede per rcLigione Il.on ('Otrà che ralleg rarsi ancora della sublime incoerenza coerente da cui nacque il Popolo d'Italia. L'unico giornale che d o mandò senza sottintesi la g uerra e di cui ci abbeverammo in piazza ed in trincea. L'unico··g iornale che subito doJ?O l'armistizio domandò l a realizzazione dei postulati rivoluzionan, emanati dalla guerra.

Ricordo Benito Mussolini ~uand o venne a Roma per impiantarvi intorno delle cose più inattuali e incong ruenti. Taceva. Poi s'alzò. Tutto quanto era stato detto si canceJlò. Dalla tes ta quadra di macigno passarono per g li occhi scintille e u ~a linea di.ritta di pensiero si disegnò traver so le parole nervose e: concitate. Promise e mantenne. Quella sera, nella mia semplice divisa di combattente, g li strinsi la mano senza un motto. S'era troppo parlato. Non si doveva parlare più. Quando il Popolo stava per affo$are nel pantano scettico di Roma, 'Ben ito Mussolini tagliò la pianta mUtile senza tenerezze. E tornò a 1rnano, che non è la ca.ritale d ell'Agro Romano.

• Da Roma FHl11riua, settim;,.na le del p;,.rtito politico futurista, N. 26, 29 giugno 1919, I.

Quando 10 penso al come, con lettere e con articoli, allacciammo relazioni dirette e come Musso lini fu pronto a capìtmi, io sento che il mio amore per quest'uomo al/mio, vigile, intuitivo, cordiale, non cesserà mai. Eseressione di prontezza, di forza e di generosità r omagnola.. la terra m~uocata che l'ha prodotto può andarne giustamente orgogliosa.

Lo si aspettava per sabato zx a sera . Alla stazione non lo trovammo. Corremmo ali' HOtel, poi al Fascio per annunziare a chi l'attendeva ch'egli no"n era arrivato. Nella piccola sala trovammo una folla enorme, pigiata, infuocata, entusiasta. -Parlava Benito Mussolini. D a d ov'era sbucato? Ce lo spiegò dopo: uno sbaglio nel prendere il tteno: s' era trovato a Fo rlì mvece che a Jesi. La sua te rra di Romagna l'aveva attinto senza sua volontà come u na calamita. Ci sentimmo subito avvinti dalla sua parola ed io lo vidi più forte, più potente che mai. Mi presentai subito dopo. Mi ricordò di colpo, 1-ii s trinse forte la mano; E ra arrivato alle 21 e 2.0 Chi sa come aveva trovato la sala. L'articolo Il vino e la botte comparso il giorno 22. nel Popolo l'aveva scritto in treno. Ed è uno dei suoi più belli, più chiari, più netti, più reali. Corse poi alla posta. Egli stesso al telefono comunicò l'articolo rapidissimamente.

Ebbi agio di s tudiarlo, staridogli in compagnia. F ortissimo, ha una maschera magnificamente napoleonica, il corpo e l'anima cagliati nel travertino ed è un operaio e un oligarca. Mussolini sta bene al Grand H&tel e alla cabina del telefono , quando parla con gli u mili e quando domina un'assemblea. Ha magnificamente sviluppato il senso della realtà. Taglia corto alie p arole e va al concreto. Sembra talvolta disttatto e sente tutto, sa quando non c'è bisogno d'ascoltare, rettifica anche se stesso senza paura. Ed ha un grande odio, che ce lo fa amare di più. Quello per _ la gente ch'egli chiama « inattuale ».

Il giorno r j aprile, mentre ferve va a Milano la lotta contro· i bolscevichi, un tale domandò di parlarg li « per cose urgenti » L'accolse sublt9 e costui si mise , a parlare dei «cambi >). N on so d ove quell'essere sia volato, perché Mussoli ni fa ancora certi occhiacci quando se ne parla che si salvi chi può I

E con noi ha comune la perplessit à ammirativa davanti ai fessi sagomati, tutti d'un pezzo, inattaccabili. << Ci son fessi leggeri - dicee J e.ui ,nauirci ». E questi ultimi rasentano la grandezza e sono inattaccabili. E con noi non capisce come a proposito di Roma non si parli nelle o razioni del vino di Frascati e dei « spaghetti alla matriciana », P.iuttos to che degli « archi » e delle « colonne >). Per questo e per tutto tl suo temperamento egli è l'uomo nuovo che il futurismo ha pensato e che adora.

N el fondo, un'anima di ba~bino . I n compa~nia, il ver o collo'1uio è quello de i suoi occhi-espressivi co n quelli dcli amico, ch'egli int uisce rapidamente, come respinge con la freddezza gli « inattuali » e i fig uri e g~i interessati·e i feui mauicci e gl i ambiziosi. Parla delle cose belle con l'anima d ' un poeta e di tutto. con una profondi tà e realtà d 'osservat ore attentissimo, c he colpisce.

Stigmate di uomo g rande e vivo Il cui vero centro è ~filano In cui molti sperano.

Se n u clei di volontarì e d'entusiasti si stringeranno ancor più fitti intorno a lui, egli potrà trasmetter e alle cose e all'avvenire nost ro la sua eccezionale forza motrice. Noi siamo per lui, fino alla morte. O fino al ~iorno in cui t utti i suoi innumerevoli nemici taceranno, p erché eg li avrà p er la terza volta trionfato sull'Italia dei conigli, dei gesuiti, de:$"1i inetti, d ei traditori, rer farne finalment e la te rra dei combat tenti d1 ieri e dei produtton di oggi. Terra di lavoro, di canti, di ge~alità e di bellezza.

ENRTCO ROCCA

DICHIARAZIONE AI LETTORI*

Il nostro co llabo ratore e amico carissimo Mario G ibelli, ci manda

Signore, per vostra norma non rispondo a chi mostra rosl evidente proposito di deformazione dei fatti. Quanto alle basse insolenze rivoltemi, ag11<Jff() JJil,1m, e vi d irò che io mi sento, pur flclla mia modestia, così in al to e nella v ita p riva ta e nella vita pubblica ed in quella s tessa vita di guerra di cui voi, ignoro se meritatamente, usate menare fa cile van to, da poterle, con tranquill a coscienza, respingere e disprezzare

V i chiedo pertanto la pubhlica.:ione di questo mio scritto,

Avv. 1-·U.nio G!BELLI

Abbiamo d ichia rato e dichiari amo che - per la dig nità d i un galantuomo, il quale n o n può roicmizzare con un teppista, e deve limitars i a consegna rlo ai carabirueri - non discutiamo col gerente responsabile in a1;>parenti fu n zioni di re ttoriali e effettive e r idicole mansioni d i brav acc10 del fog lio, fig liuolo b astardo del Popolo d'Italia.

Col di.rettore del g io rnale de lle fo lle e delle strade , che fra queste folle e nei rigagnoli di queste strade è andato a raccattare i mezz i p olemici con cui adorna il lurido ]ibello , non discutiamo, né polcm iz- . ziamo . .

E, per evitare qualsiasi equivoco, amiamo dichiarare Je rag ioni ai nostri lettori e amici.

N on discutiamo co i servi, ma direttamente coi padron i.

Il lerc io libello è stato .par tori to dall a gialla bile d el giornale dei produt tori 1er scopi intimidat ori. Sappiamo chi paga le fatture tipog rafiche de foglio delle s trade . ·

Ebbene, i padroni, se hanno ancora qualcosa da dire, abbiano il coraggio di accusare, Ma servhsi di un libello, dando incarico ad un servo sciocco di gridare sconciamente deg li insulti, di accennare a calunnie, senza specificare accuse, per eludere il codice penale, è indegno di

;~:;!1~im~n~irt;:a\~~~ pure, Diventi livido per la bile dinanzi al nostro silenzio; non discutiamo coi servi, e specialmente quando questi servi h anno 1a sua figi.ua trista. Fuori i padroni se hanno qualche rancore o qualche accusa.

Il servo sciocco , no. Questo fi guro che potremmo inchiodare sotto il disprezzo del pubblico se noi non rifuggissimo d alle indagini che entrano nella vita privata, non può polemizzare né con noi né con gli altri gentiluomini.

Un giorno andò a proporre di fa re, per conto del Partito RcJ?ubblicano, a Milano, un quotidiano, domandando i fondi; una inchiesta della sezione milanese ebbe per risultato d i far sospendere le trattative perché le informazioni su questo figuro risultarono tali da impedire ch e si affidasse a lui la direzione di un ~iornale Ora egli t enta sfogare la sua ira - n on contento del migliaio di lire che gli furon largite per n on essere più importunati -co ntro il Partito Repubblicano, L'Italia del Popolo (che voleva diriger lui, p rima dell'entrata in guerra I) e contro fe persone ch e danno ombra ai suoi pad roni. .

Possiamo noi scendere a discussioni con un uomo simile? Ma1. In Tribunale av remo l'ing r at o compito di mettere a nudo la figura morale e.... politica di q"uest'uomo. Prima no: non ci prestiamo ai su oi giuochi.

E abbiamo fatto la n ostra dichiarazione ai lettori. .Ora essi sanno perché non r ispondiamo a questo detentore dell'eroismo vero, che accusa di d iserzione e di paura mezzo mondo e non ha spiegato ancora perché ha a tteso a r ecarsi in Francia - ad Avignone, b adiamosolo qualche g iorno prima che la le.gione gari baldina, già a riposo! fosse sciolta, esplicando la sua attivltà bellica solo in un colpo d1 pistola spa rato contro un volontario, italia no e re pubblicano Abbiamo finito.

E continueremo in T ribunale.

I FERROVIERI D ELLA CARNIA *

(Per telegrafo al <( Po"polo d'Italia»)

Riceviamo dalla Stazione per la Carnia questo telegramma:

Popolo d'Italia. - Milano

I ferrovieri della. Stazione per la Carnia, tutti presenti al lavoro, plaudendo aila santità della guerra, protestano contro g li sciaca lli dei nostri santi morti e co ntro i pugnalatori della patria, plaùdeodo, orgog liosi , al buon senso dei lavoratoci italiani cd alla nobile campagna di cod~to g iornale

Per i ferrovieri della Carni.i.: NOC6 NTINI G JUSEPP.I! capo, rappresentan te del personale.

* Da Il Pope/o d'ltalì,r , N. 198, 22 luglio 19 19, VI.

. Questo telegramma ci ha sinceramente commossi.

Rivendicata la nobile causa della nostra giusta guerra ed espresso un così alto pensiero ai « nostri santi morti )), esso reca a questo g iornale una parola di solidarietà della q uale andiamo superbamente ii.eri.

Risulta dall'ambito consenso che l'opera quotidiana del Popolo d 'Italia - fotesa a redimere il proletariato dalla schiavitù del pussismo - è apprezzata nel suo giusto valore anche da quei lavoratod, liberi e d indipendenti, che non intendono di sopportare alcu n g iogo, neppure q11el!o socialista I

MUSSOLINI E GLI ARDITI*

Caro Avanti I parecchi giorni fa mandai al Popolo d ' Italia, o meglio a J\fo ssolinì, sostenuto che gli arditi non debbono seguire ciecamente la {'Clitica mussoliniana, mi decisi a scr ivere sinceramente qua li erano le mie idee. Mussoli ni mi rimanda indietto l'articolo con queste parole: « Caro Ambros jni, liberissimo di rientrare in grembo alla S. M. Ch iesa della bestialità ttio nfante, ma il delitto non satà mai consumato in casa mia. Mussolini>>.

Il vero delitto è stato quello di non essere delle idee di MussoliI1i I

Vi mando l'articolo incriminato ·con autorizzazione a pubbl icarlo.

VITTORIO AMBROSlNl degli arditi

• Dall'A1,an1i!, N. 22:'.5, 1:'.5 agosto 1919, XXIII

DI UN PECORONE CHE RITROVA IL SUO OVILE*

Un certo articolo d el cittadino Vittorio Ambrosini, ritornatò all'autore con questa accompagnatoria di Benito Mussolini : « Caro Ambrosini~ liberissimo di rientrare in grembo alla S. M. Chiesa della bestialità trionfante, ma il de/ilio non sarà mai consumato in casa m ia. Mussolini >>, trova la degna e meritata accoglienza n ell'Avanti I di ieri. Naturale : i nostri ri6.uti sono bocconcini prelibati per l'organo del pus I In sostanza il cittadino Ambrosini rivolgeva al nostro dirett ore l 'invito di fare un salto nella fogna e d'impantanarsi. Benito Mussolini ha, come di sua selvaggia abitudine, risposto con un secco e tagliente monos.illabo: «no>) ,

Quanto al resto: capitalismo, pescicanismo, succhionismo, ecc. ecc.• sono ingredienti che n on entrano nella minestra che si mangia in

• Da li Popolo d'Italia , N 22}, 16 agosto 1919, V J questo g iornale. Solo degli idioti e d ei n efandi p ossono avere, a nostro riguardo, dei simili sospetti. Li ha, lui, il cittadino Amb[oSini ? Se sl, ha infilato bene l'uscio della nuova dimora. E abbandoniamo il pecorone imbrancatosi n ella mandria socialpus sista alla ,vivisezione dell'amico capitano degli arditi Mario Carh.

MICHELE BIANCH[ ( +)

CHI PAGA?*

Quel tal giornale - che ·fu · fondato coi quattrini di quel Naldi che diede danaco sospetto ai rivoluzionari(?) e interventisti per scompaginare il Partito Socialista, che fu poi sussidiato dalla Francia per indurre l'Italia ad entrare in g uerra, non per la democrazia e per il diritto, ma per servire ad interessi capitalistici e sciovinisti francesi , che ebbe ed ha ancora danari dai grand i industriali, per far campagna contro le ag itazioni operaie e contro il Partito S0c1atista - afferma che attorno. a noi si è esercitato lo spionaggio e tuttora si esercita .

Lo sappiamo. Sappiamo di più.

Sappiamo che - mandati dai suoi uomini o dai governi che i suoi uomini hanno difeso e protetto, pagati con quatttini simili a q uelli coi quali quel $iemale ha vissuto fin qui - da oltre cinque anni ci si sono p cesentat1 a parecchie riprese non pochi figuri, agenti provocatori di mestiere , Laide, sconcissime, soz:ze persone, incaricate di indurci

~~t~;r:a~~lar;~ it~l!s'::':~~i%e~t!~esistenti congiure per compro-

Vj fu un tempo - nel marzo decorso soprattutto e nei primi dell 'aprile - iti cui non passò giorno che non fossimo visitati da ignoti consiglieri, pieni di amorosa sollecitudine e di ardenti simpatie per no i. Ci offr ivan o, costoro, tutt i gli aiuti che noi ~on abbiamo mai domandato, per opere che non si dicono, se mai, al primo che capita.

Tipico è il caso, già rivelato, di quel capitano Vecchi che s1 recava alla Camera del Lavoro di M ilano ad offrirle di mettere la propria arditezza al servizio di un'azione rivoluzionaria deà,tva e che, denunciato pubblicamente, se la cavava cinicamente affermando egli· stesso di essere venuto nel nostro campo pei;;: esplorare, J?er provocarci, p e r indurci all'azione e per tradirci, IL capitano Vecchi si rivelava agente provocatore I E vanno cianciando di spie I

Più tipico ancora il caso di un altro poveraccio, un ragioniere R.delinquente comune, condannato più volte per furti e truffe - il -quale :vi~;i!:tb»ri~at;li tedeschi. Li v endette a quel taf giornale e poi venne anche da noi; e no~ lo mettemmo bellamente, e con un a pedata, alla porta, perché l'Avanti I , non si sporca co n gente di tale risma, buona tutt al più ùla. idiocrazia di un qualche Arros. · mangiato e bevuto alla g rep~i a ed all'abbeveratoio di c hi in nome della patria o rganizza e perpetra 11 delitto, colla c omplicità degli industriali che pagano e della magistratura che assolve - sperava vendere a noi la sua v iltà di traditore dei traditori,

Tipico anch'esso il ca.so di un certo farabutto, che -d opo aver * Dal1'Av,,w1i!, N. 237, ~7 agos to 1919, XXIII.

E p otremmo continuare a sciorinare la lunga e turpe serie.

Tutta questa g ente non era nostra. V eniva di là, dalla fogna dei venduti . E rano Grisi in missione, loschi figuri al servizio del più losco di tutti i miserabili, e compassionevoli strumenti anch'essi aella prepotenza e della frode di classe. Fungaia verminosa di un mondo i n putrefazione !

T utta questa gente, direttamente o indi rettamente, aveva una missione, e, a palazzo Braschi, o n ell'ufficio centrale del Comando d i Lui gi Cad o r.n a, o a palazzo Giustiniani, o nelle succursali di Milano, si :t:~d1a~~~iir~

Chi dava mano a quest'opera di patriottico spionaggio? Chi la incitava ? Chi l'apologizzava? I n ostri ne mici, compresi quelli del fo. glio innominabile, quei figuri cui un giorno - n on per pietà, ma per mal r ipos to affetto - t ogliemmo la fame , cui ogg i n on spute· · remmo in bocca, s' anco li vedessimo crel?ar di sete.

Quali risultati ebbe questa lurida az10ne di spionaggio postaci alle calca gna ? Che co sa si provò c o ntro di n oi « disfattisti, venduti ai tedeschi, traditori della patria» ? Che cosa vanno subdo lamente insinuando questi tristi sicari della penna, che valut ano, coi biglietti da mille deg li industriali, le calunnie: ]andate contro i galantuomini?

Siamo stati processati e gettati in carcere-è vero I - noi socialisti: Lazzari, Velia, Barberis, R avezzana, Bombacci, Serrati e cento, e mille altr i Ma nei nostri proc essi - ch e affrontammo a viso aperto - nes~ sun Naldi po té d eporre di averci pagati per indurci ad un tradimento. Non uno solo di n oi tutti fu sospettato appena di azione che. non avesse spiccato cacattere politico. E coloco stessi che pel loro u fficio dovettero chiedete e pronunciace se ntenze e condanne contro di noi, ebb ero per noi parole di rispetto e di ammirazione. E le nostre con· danne fu r ono le nostr e apologie .

Siamo stati in galera a front e a ltissima . E non era fa ptima volta . E vi ritorner emo se sarà necessario.

Ma la nostra vita è pura, ma il nostro costume illibato. Poveri fummo, poveri siamo. Nessun Governo, né di Fr ancia, né di Germania, né d'Italia; nessun padrone, né fa bbricante di corazze o di cannoni, né lanciatoie di aeroplani, ci videro m ai porgere la mano e piegare la schien a. E se fummo, e siamo, e saremo nemici sem p re d i tutti i p o t enti, e se questi potent i anche quando noi avventiamo ·più viva contro d i loro la n ostra accusa, n o n possono, non dico i nsozzare, ma n eppure scalfire le nostre ripu tazioni, q uesto è l'attestato più chiaco della indistruttibile nostr a o n orabilità personale e politica, la prova più fulg ida della i ncormttibile nostra fede.

P ossono dire altrettanto di sé i nostri nemici? No I

V 'è un processo d i diffamazione annunciato da t empo contro un giornale di Torino, processo che non si fa. Un altro ve n 'è contro ·u n giornale milanese, processo a nch'esso arenato in i struttoria. V'è ungiury d'onore Naldi Pontremolì, che n on si pronu~a. V'è un silenzio mi· sterioso del giornale innominabile di fronte ag li atteggiamenti quasi << giolittiani » di un altro g iornale, fondato con g li stessi ~uattrini. V1 sono accuse precise i n Francia, di patti non tenuti, dì« tradimenti» , d i « truffe )) V'è un ufficiale degli arditi ch e scrive a chiare let tere di somme p azate dagli industriali per ubbriacare e sgu inzagliare una banda di briganti. V i è soprattutto un'accusa circostanziata e docu mentata, oca per ora, della vita q uotidiana, che dice come il sià povero di retf~c;f:!~~:'a

~i~1~:!~

~ bbs~~: ai~i:t~t~adf ~ndfo~li:s~~ns~~ f!til~~v;~;~!~ da chi avrebbe v ergogna a mostrare in pubblico i propri connotat i, come sovventore di quella fogna. V'è u n « ve nduto >> 'in circolazione. V ' è tutt'atto rno un susurr o solo, una sola domanda: Chi paga ? Chi getta l 'ossa a questa muta d i famelici cani da pagliaio? Che pane mangia no questi miserabili, che h a n la menzogn a per abito e la crapula per fede?

E c'è anche chi osserva che le accuse - pietosi abbaiame nti!d i costoro n on hanno valore ove prima essi - padroni e servito ri, cane grosso e cagnacci magri - non abbiano risposto a questa precisa, categorica domanda: Chi paga? Chi paga? Chi paga?

Giacinto Men01ti Serrati

CHI PAGA?... *

O gni giorno che passa m ostra qualche ·vergogna della povera gente che dalla rivo luzione più accesa s i è d ata alla reazione p iù sporca. Gli ex herveisti, che p red icavano la g uerra e la rivoluzione, sono diventati le lance spezzate del militarismo e del capitalismo. Co loro che pochi m esi prima dell'entrata dell'Italia in guerra lanciavano ai proletari ita liani l'appello « Lavoratori, chi vi spinge alla guerra vi tradìsc.e », dimostrano ora col fatto quanto quell'appello fosse nel vero. Es si sentivano, forse, già fin d'allo ca maturare nel propr io seno il tradimento e quello era il g rido di quella parte di se stessi che a ncora lo ttava contro l'altra già oramaì vendutasi perJi.damente. .. ,

Vediamo oggi la vergogna n uova.

Si tratta d i una circolare ..;_ anch 'essa « riservata>> I - di mìlitaristi di professione per la propagand.a del foglio innominabile c he g ià fu herveista e che oggi ancora tenta di far credere a qualcuno d i vole re 1a r ivoluzione . E ccola totalmente:

VI REGGIMENTO ALP INI

C01'fAND0 BATIER1A VERONA

N. 3336 di proJorollo.

Oggem, : SertJizNJ giornali.

Al comando delle compagnie- dipe-nde-nti. 30-6-'19.

Consta che il giornale li Popolo d'Italia incontra pochissimo favore nei repaiti dipen4enti e che dai militari dì ogni grado si ricercano invece altri quo· tidiani di valore intrinseco molto relativo, quali . il Gr1zz,ttino ed il Gion11tle di Udin t , oppure il Corri,re d t lla Sera, che è senza dubbio un gio rnale di portata intellettua] e ·superiore a quella di molti dei nostri soldati. li cap. com. int. il Batt SALA

• Dall' Ava11ti!, N , 239, 29 ag osto 19 19, XXIII.

JI giornale, oggi, ha importanza g ra ndissima nella' formazione de lla coscienza nazionale e nella prossima campag na elettorale: è dovere pertanto d ei singo li comandi di reparto attirare l'attenzione dei militati d ipendent i sui fini che si propone di conseguire ogni gi ornale in rapporto ai diritti dei combattenti ed ai doveri comuni ad ogni cittad ino Per quanto riguaida ·Il Popolo d' l Jalia sa reb~ pure opportuno fare prese,ue che nella special e rubrica di quel giornale sono trattati gratuitamente argomenti di interesse indivjduale e cioè viene data risposta a tutti i quesiti che i combattenti ri volgono direttamente alla direzione.

Congratulazioni vivissime al capitano Sala per i suoi nobilissimi sforzi tendenti a mutare il « pochissimo favore )> d ei propri reparti verso il gio rnale dei rivoluzionari(?!) dell'herveismofrcDellico . E con~e~f]i;J~: .sentite al Gazzellino, a1 Giornale di Udine e anche al Corriere.

E, pokhé siamo in arg omento, si - potrebbe sapere quale è quel giornale che venne distribuito grat uitamente ai soldati e chi pagò le spese d ell'abbondante distribuzio ne gratuita e CJUOtidiana ?•..

G. M. SERRATI

CHI PAGA? ... *

Nel febbraio del 1916 un·atberg at ore della nostra città- dopo aver fatto credito di circa 7 0 0 L. ad una certa persona - ricorse ad un no to e distinto profess io nista perché vedesse di ottenere, non i l rimborso del credfro, ma lo slo gg io della debitrice manifestamente insolvibi le.

L'avvocat o si rivolse perciò alla questura onde, pur no n get tando la persona debitrice sul lastrico, tro vas se modo di libe~arne l' albergato re stanco e seccato.

1? in questura trovò, con sua g randissima sorpresa, la più Jarga accoglienza da parte del questore Lopez, il quale gli disse: ,

- Dica al suo cliente di stare tranquillo.

E l'avvocato:

·_ Ma badi, commendatore, che il caso è urgente, che non posso ripetere semplici parole al mio cliente.

- Ma, le ripeto, stia tranquillo il suo cliente, .

E poiché l'avvocato,..chiese se poteva impegnare la propria paro la, 11 questore affermò:

- Impeg ni pure la sua parola che io le dò 1a mia.

Pochissimi giorni dopo, il questore chiamava l'avvocato telefonicamente pregandolo di porta re il conto. L'avvo cato lo portò ed il uestore, chiamato il cav. lnter~andi~ lo fece subito saldare fioo a l centesimo.

• Dall;Avanlil, N . 240, 30 agos to 1919, XXJU.

La cosa impressionò l'avvocato,. che no n aveva mai v isto la questura fare Servizio di cassa per i cittad ini, tanto più che egli a l questo re non aveva chies to il saldo det"conto, ma fa sloggio.

D opo qualche tempo l'avvocato, che n o n è un sovversi vo, incontratosi col commendatore Lopez, fece con lui sorridendo ed in aria di confidenza questa considerazione:

- Come sono mutati i tempi l D ovevamo proprio trovarci insieme noi due, uomini d'ordine, per far pagare i debiti di un sovversivo I

E il Lopez, scrollando le spalle:

- Mah ! Mah!...

O ra si domanda coine mai la questura pagasse nel t9r6 i debiti d i Benito Mussolini.

Imbecillita Pagnacchiana

STORIA DI UN CONTO •

Ieri il fog lio di Pagnacca metteva in circolazione una storiella circa un preteso conto di un cèrto albergatore pagato da certo comm. L opez, un tempo q uestore di Milano. Il foglio pussista continua a inventare, a falsare, a calunniare. Questa Iettenna delI'avv. Jarach mette a posto le cose. ·

M ilano, 30 ago1to 1919.

Caro M ussolini, ho visto stamane il rav. l ntedandi. N on era possibile ch'egli avesse dimen ticato, e d'altra parte l'incarto avrebbe indubbiamente ricordato per lui. E, colla scorta della sua memori a e delle cu te a do11ie-r, eg li ha confermato che il d e· naro con cui il comm. Lopez ebbe a saldare I'albergator~ gli e ra stato portato d al vostro amministratore Morgagni, .il qua le ebbe i conti colle relative quielanze La q uestura s'era interessata del caso, perché richiamata d a ll'albergatore, molestato dalla cliente poco desiderabile, e s'era i nteressata del p rivato d /ssidio, cosa per essa insolita, in virtù di una p recisa dispmizione di legge.

L' avv. Rigone, l eg ale dell'albergatore, poi, mi scrive smentendo assolutamente di aver mai p ron unciato col comm. Lopez la frase Che gli è att ribuita, ed escludendo quindi una qualsiasi r.isposta in proposito da parte del ·Lopez mrdesi mo.

Cord iali saluti.

* Da Il Popolo d'IJ,1/,,.,, N· . 2~8, 3 1 ago,to 19 19, VI.

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