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LE T ESTIMONIANZE

T estimonianze inutili," pet la gente pussista, la cui malafede è assoluta, ma istruttiva p er il pubblico, il quale non può giudicare. Ecco una lettera di uno che era veramente con me:

Milttno, ·6-9-1919.

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Caro Mussolini, ho letto su ll'Avdnti! la lettera d i un cei-to Oggero, ex op dell'XI Regg . Bersaglieri, che a vostro riguardo dice rose non vere. Io sono partito con voi da Brescia nel settembre del 1915 ed abbfamo avuto il b;ittesimo del fu oco sull'J aworcek. Tutte le volte che il reggimento è stato in li nea voi c' eravate, e ne-i · punti pii\ pericolosi. Mi ricordo che una volta mi avete dato il cambio al famoso q uarto bosche tto dell'Jaworcek. Siamo sta ti insiem e sul Rombon e ci s iamo ritr ovati s ul Carso. Quando siete stato ferito sulla quota 144, io vi ho raccolto e medicato pe r il p rimo. Quanto poi all'ostili tà d~i commilitoni non è mai esi. stila; siete sempre stato benvoluto da t utti e quando foste ferito i vostri compagni hanno avuto, tutti, un g ran dolore.

Questa è la verità che può essere confermata da tutti quelli che ".i hanno conosciuto.

Serg Magg. 0. STRADA

Via A. Ponti, I

Da Il Popolo d'!Ja!ia, N. 245, 7 settembre 1919, VI *.

• Nell o stesso numero, in merito alla polemica Mussolini.Serrati, si notano ~ei lettere e una dichiara:tione ( 418·422).

L a polemica con Pagnacca, truffat o re, spia, assassino, si esaurisce nel rid icolo degli anonimi. * Non è d ecente discutere con il signor A . D . d i T o rino , il quale manda a l giornale p ag naccl1esco ques ta terrificante rivclazfone, che cioè una copia del P opolo era mandata in offiaggio alla direzione del Servizio fo tog rafico della Marina. Nientemeno ! 11 socialismo pussista è salvo p ci secol i! E s i sa oramai c hi paga ques to giornale: è il Ser vizio fotogra6co della Marina,

Un camerie re bresciano - prudentemente anonimo - consiglia benignamente il direttore del fog lio p ussista · di « dargliene un t ~glio » e con una solennità ieratica proclama che (< il proletariato ritiene sempre il compagno G. M. Serrati degno in tutto della propria stima ». Non è s ublime quest o cameriere bresciano che parla in nome del << proletariato >) u niversale ?

La tribù d ei Gia6pierì sestresi ciurla nel manico, ma il più comico di rutti è un ragioniere M. S. A.. anonimo anche lui I M a che coraggio nella sceminaia p u ssista I

Ota il ragio11alt, da buon osser vat o re, ha fatt o « una scoperta importantissima », dice lui. H a scoperto che a Milan.o i Carminati sono alcune d ecine e forse alcune centinaia e che il commendatore che - prendo l'affermazione del pag liaccio palermitano - m i av reb be rabbonito con biglietti da mille, p otrebbe ànche non essere il comm. Carminati di cui ho pubblicato la formale smentita. , Caro ragionalt ! Come siete grande! Se non si tratta di quel s ignor Carminati, ma di un altro, i l pagliaccio Ambros ini sarà cosl gentile da farne il nome e cog n ome e del resto, se voi siete ·fofo rmato , sbottonatevi, dunque, illusttìssimo ragionai/. Fate voi il nomè e la tribù pussista vi monumenterà Sciogliete voi il rebus. Ma il ragiona/I è ancora più esilarante. H a fatto un'altra micidiale scoperta e do~anda colla burlesca gravità d i u n T ecoppa qualunque: Si potrebbe

' (423, 424), sapere perché nel cortile dell'I nnominabile vi è in pe renne g iacenza un t ratto di ret icolato foggiato a ca vallo di Frisia ?

Ecco: per abbattere a revolverate le carog ne della tua specie I

PAGNA CCA GESUITA, SPIEGATI I

L'altro giorno la spia N . 8 si c hied e va in una delle sue sbrodo late:

« Voi chiedevate, meravigliati, dì dove fossero piovuti tanti denari da permettere la pubblicazione Jella immensa fu ngaia di giornali antibolscevichi, da L' A rdito a i Nemici d'Italia, da LJI Tradou.a alle Oreo ore, da l Giomale del ConNtdillo a qualche altro di tiratura quotidiana ».

Fuori i nomi ! Fuori i nomi dei g iornali di tiratura quotidiana che venivano s ussidiati dall' U. T. dj Propaganda.

6o m ila lire al mese !

800 mila lire all'anno !

Raccolti a quote fisse da centinaia di industriali.

Il laido foglio « sozzalista » stampava : Ecco come i padroni foraggiano la stampa gialla I

Già.

Ma Pagnacca, la spia, dimentica di d ire che fra i giornali d i quotidiana tiratura « aiutati )) da quell'ufficio no n c'era e non c'è il Popolo d'/Jalia ,

Non /In 10/do delle o tto centomila lire <( industriali »' è venuto ·nelle nostre tasche I

Pagnacca l o sa e n o n lo dice. Impiega una fra se vaga, per far cadere il sospetto su tutti.

Sputa fuori i nomi, mi serabile ! *

Documenti

COME E PERCHli CADDE BELA KUN

Il pussismo italiano, con quella impudente malafede che lo dis tingue, ha fatto e fa credere che la caduta di Bela Kun sia stata provocata dal blocco dell'Intesa. Ques to è falso. Che il blocco abbia agg ravato la posizione del regime bo lscevico ungherese è indubbio, ma il b locco - da solo - no n avrebbe provocato la rovina di quel regime. ia causa principale del tramonto inglo rioso di Bela Kun è d'ordine int e rno , Un comunista ungherese ha fatto ad Arturo Leuba, c ollaboratore della Batai/le Syndicaliste di Parigi, dichiarazioni interessantissime, che smentiscono in p ieno le affermazioni d ell'org ano dei p u ssisti italiani. Tali dichiarazioni sono apparse nel numer o delli B at ai/ù del 3 settembre. Le cause della catastrofe bolscevica sono le seg uenti.

Anzitutto « i comunisti ungheres i no n volle:i:o accordare al sindacalismo operaio i1 posto che eg li doveva avere nella nuova organizzazione sociale ed è qm1to disgraziato alleggiamento dei politkanti che contrib!IJ g randemente alla caduta economica e politica della forte repubblica ungherese >~

Secondo. Durante l'intermezzo karolyano i comunisti si abbandonarono alla solita corsa del « sempre più rosso, del sempre più d iffic ile}}, Questa facile predicazione demagogica fece sentire le sue deleterie conseguenze quando Bela Kun e consorti g iunsero al p otere. Cosl avvenne che il s ussid io a i disoccupati fu por tato da d ieci a venticinque corone giornaliere; i soldati smobilitati furono eccitati a chiedere un premio di smobilitazio ne di seimila corone e nelle masse corse la parola d'ordine di lavorare non più di ore sei al giorri.o. Le eccitazioni della vigilia coscfruirono la palla di piombo al piede dei nuovi governanti che dovevano risolvere il formidabile problema di conciliare 1~ promesse lusingatrici del passato colla tragica realtà del presente.

Terzo. L'ostilità delle campag ne fu esiziale al reg ime bolscevico . I c o ntadini si p tescro le terre, secondo le nuove leggi form1Jlate a Budapest dai nuovi mag nati rossi, m a quando le guardie rosse si mossero dalle città per « requisire »· i v iveri, furono accolte a fucilate.

Quarto La burocrazia bolscevista, i cu i agenti « senza controllo furono spesso guidati da passio ni per son ali il ,ui appaga111tnfq doveva t ondf(rre il regin;e (Ònumilla all'abù10 )>. Mentre il governo d i Budapest emetteva decreti su decreti, « i suoi funzi o nari agivano co me veri despoti nelle piccole città e villaggi dell'interno ». Intanto « una te rribile epidemia di furto e d i vagaboildaggio s i abba tteva sull'Ung h eria )> L a disoccupazione prese tali proporzioni che << il governo centrale ordinò il recl utamento forzato di tutti i disoccupati pe r ingrossare Je fi le dell'esercito rosso >>,

Qu into. Lo squagliamento di questo esercito , malgrado i l rjstabilimento della più fer~ce disciplina: « gli '!tJitiali avevano diritto di _vita o di morte mi mancanti alla disciplina».

Sesto. La delusione . mor a le. Si era detto e ripetuto tante volte èhe J'instaurazjo nc del regime comunista apporterebbe immediatamente un mig lioramento nelle condizioni dell'operaio, che una g r ave crisi di illusione si impadroni degli animi quando c i si accorse c he i l comunismo non recava né il pane, né la pace. Cçlsl, men tre gran parte della p o polazione soffriva la più nera miseria, « la nuova burocrazia del r eg ime comunista, burocrazia che r accoglieva troppi funzionari dilapidatori, ladri del popolo, se ttari furi osi e giovani intellettuali sognatori> fece al n:gime un torto irreparabile ». Né la situa:zione era l')iù bella n elle o rganizzazioni operaie g uidate da nuovi venuti, forse corag giosi e sinceri, ma spesso sprovvisti di ogni scrupolo e partigiani della prua dd nmcchio.

Quindici giorni prima della sua 6.ne, Bela Kun confessava l'insuccesso con queste parole :

(( Il dovere rivoluzionario è veramente negli spiriti? Gli individui che com• pongono i l proletariato ungherese comprendono che il dovere rivoluzio n:nio non è quello di godere immediatamente d e lla trasformazion e rivoluzionaria, ma di lavo rare- ancora lungamente perché trasformazioni e cambiamenti siano solidi? ».

Queste domande h ann o una grande sig nificazione anche per i proletari di·altri paesi. In due s intetiche parole si possono riassumere le cause dell'inglorioso tramonto di Bela Kun e del suo regime; le parole sono queste : ù11111aturi1à e i ncoscienza. Quindi: disorganizzazione e terrore.

La lezione dovrebbe esse re meditata dagli operai che s i p restano , al gio co miserabile· dei politicanti socia listi.

Da Il Pop olo d'lJaiia, N. 24 7, S! settembre 19 19, VI,

LA « VERITA O N ESTA»

Il signor Piero Vestrirù, nel 1915 capitano, e nella cu i compa· gnia io feci il mio noviziato di trincea ~n una delle più du re e in. grate zone del fronte, mi manda da Asti questa testimonianza. L o ringcazio .

A sti, 7.9.1919

Caro Mussolini, puoi dire a l rapQraJe /t.!o ran i che ricordo perfettamentè l' episodio de ll' Ursic, in cu i egli fu reri to gravemente, e n el quale 1u, Buscicma e .Morani usçiste H mattino dopo g iunti ndla tr incea, volontariamen te di pattug lia, per scambiare qualche bomba con gli austriad sul cucuzzolo dell'Ursic. Ricordo anche che tu, chiamato al CÒmando dei Reggimento per tenervi il D ùrrio S1orico, rifiutasti deds:i· mente di imboscarti a fare lo scritturale e ritornasti, armi e b3.gagli , in trincea Ricordo anche ch e sull'Jaworcek, tu come ogni a ltro bersagliere, compivi la notte il S<."rvizio pericoloso di traspo1to vi veri <." p ane dalle «Casette» alla trincea, sotto la usuale pioggi11. di bombe, OO!ilotti, e fuc ilate, che quasi ogni sera produce-vano qualche ferito.

Ciò ricordo non per fare p olemiche, m il perché, onestamente, è la veri tà Cord ia li sa lu ti a te, e a Moranì .

Da li Popolo d' Italia, N. 24R, 10 st-ttembre 19 19, V I.

V ETTA D'ITALIA

L a firm a del trattato di pace da parte dell'Austrìa pone il suggello definitivo alla realizzazione di uno dei n ostri fondamentali obiettivi di guerra. L'Italia è giunta al Brennero. Il tr icolore è issato sulla Vetta d'Italia. Ù nostro confine geografico coinciderà d'ora innanzi col nostro confine politico. Fra noi latini e la razza tedesca> sta, come voleva padre Dante, lo schermo solenne e .quasi inaccessibile delle Alpi. Tutte !è strade da cui per lungo volgere di secoli scesero le mandre tedesche affamate di sole, sono sbarrate.

L'eventq è di u na · portat a storica eccezionale. Se g li italiani n on fossero stati s tancheggiati d a dieci mesi di inutile attesa; se altri fatti non t urbassero l'opinione pubblica ; se il problema adriatico fosse già risolto, secondo vuole giustizia e secondo vuole il nostro buon diritto, è certo che la notizia della fi rma della pace a Saint-Germain sarebb e stata accolta in Italia da una esplosione di gra nde entusiasmo. Poco importa, se l'en tusiasmo non esplode nelle forme consuete d ei canti, delle luminarie e degli imbandieramenti: l'immensa significazione dell'avven ime nto rimane. Oggi, che sia mo s ulle cime inv iolabili delle Alpi, come ci ap pare mesChino il (< parecchio >> d i giolittiana memoria, secondo il quale l'Italia avrebbe dovuto c o ntentarsi de ll'arcivescovado di Trento, non oltre Salorno.

Si può dire che dalla p arte delle A lpi siamo sicur i. Contro la fatale g ravitazione verso il sud delle stirpi tedesche, abbiamo oggifina lme n te -u na barriera formidabi le che s i potrà m u nire C difendere con poche; truppe. La storia dell'ItaUa di domani sa.rà in gràn par te, n ei suoi sViluppi interni e nelle sue posizioni inte rnazionali, deterrninata dal fa tto· che c on la guer ra abbiamo portato la nostra bandiera da Ala al Brennero.

Una minoranza di tedeschi - centodn.quantamila - sono diventati da ieri sudditi italiani. Anche s u questo fatto n o n è inopportuno richiamare s in da q uesto momento l' attenzione del p ubblico. Noi non siamo t ra coloro che te mono l'irredentismo tedesco. Certo , non avrà forme violente, non sarà disintegratore e pccico loso, se l'Italia farà nei paesi dcli' Alto Adige una politica sinceramente e lealmente democratica Sin da questo momento bisogna, dai g iornali e dal Parlamento, dire ai tedeschi dell'Alto Adige, da oggi po liticameòte italiani, che l'Italia non ha interu:ioni sopraffattrici e snazionalizzatrici; che r ispetterà la lingua e i costumi ; che accorderà le necessarie autonomie 'amministrative. Può essere che l'Italia non si faccia amare - s inché durano i vecchi uomini e i decrepiti sistemi - a cagione di errori o d i incomprensioni, ma non si faià mai odiare per violenze o rep ressioni. Non è nel nostr o temperamento. Salut iamo i fratelli trentini che vedono coronato dalla realtà l'ideale per cui Battisti ge ttò la v ita e mig liaia di volontari bagnarono di sangu e valli e g iogaie, salutiamo - commossi - il trico lore che s ulle c ime immacola te delle Alpi segna e consacra la vittoria italiana.

MUSSOLINI

D~ Il Popolo d'Italia, N. 249, 11 settembre 191 9, Vl.

VIVA FIUME!

L'impresa a cui si è accinto Gab riele d'Annunzio, quella di restituire Fiume all'[talia, è d e stinata a suscitare la più grande emozione in tutto il mondo. Su la città del Quarnaro si era in questi dieci mes i di snervante attesa concentrata J'at tenzione universale e la fama d ell'Uomo, che ·vi è entrato ieri a sciogliere col gesto intrepido il nodo gordiano dei p lutocràti occidentali , ha v arcato i confini d ' Italia e d'Europa.

Dopo dieci mesi, firmata la pace coll'Austria, .bi sog nava dare . la pace all'Italia anche sull'Adriatico, e poiché i mercanti d'occ idente non si decidevano a concludere e trascinavano la cosa all'infinito, il gest!? della violenza era necessario.

Non sappiamo quale sfa il pensiero del governo dell'on. N frti: quel che .possiamo affermare è che con d'Annunzio :1.ndranno, se sarà necessario, decine di migliaia di volontari, tutta la mig liore giovinezza d'Italia.

Comprendiamo le preoccupazioni degli ambienti poµtici r omani, specialmente parlamentari. Ma noi, pur riconoscendo che la situazione politica generale è delicatissima, no n condividiamo le eccessive p reoccupazioni dei soliti pantofolai. Diciamo subito, per sventare l' inevitabile speculazione sodalista, che il gesto di d'Annunzio non è affatto il preludio di un' altra g ue rra che p os sa impegnare il pop o lo italiano. L'occupazione e la difesa di Fiume non co ndurranno a d un'altra guerra semplicemente perché non vi sOno nemici. Se la Croazia no n ci d ichiara guerra, saranno forse l'Inghilterra e la Francii che useranno violenza ? L'ipotesi è. assurda. Il Consiglio supremo manda delle note, e come ne ha mandate quando si trattava del badno di Teschen o dell'occu- · pazione di Klagenfurt, cosi può mandarne una per Fiume, ma sarà fatica sprecata.

Non cosi assurda è l'ipotesi di eventuali rappresaglie economiche da patte della plutocrazia anglo-a mericana. Ma al punto cui sono giunte le cose questo ricatto n o n ci atterrisce più. Si noti bene q uello che diciamo in questo momento : p iuttosto che essere strangolati dall' esoso capitalismo degli a nglo-sassoni, g li ital iani possono dare una direttiva tutt'affatto opposta alla lo ro attuale P?litica estera : possono attuare là politica « orientale )> che ci accosterebbe ad un mondo dalle risorse inesauribili. Noi seguiremo attentamente la situazione nuova e drammatica ed eccezionalmente interessante scat urita dal gesto cli Gabriele d'Annunzio e intanto gridiamo con tutta l'anima : « Viva Fiume italiana ! )) MUSSOLINI

Da 1/ Popò/o d'Italia, N. n1, H settembr e 1919, VI.

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