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CAPITOLO SECONDO
Pagnacca mi dà del. « conigl io~).* G . 11-L Pagnacca mi fa ride re. Io ho avuto sempn più coraggio d i lui e P agnacca lo sa. Quando militavo nelle file socialiste, h o condotto le folle in piazza, mettendomi alla loro tes ta, (ome tu/li ricordano; ho tempre voluto as sumere la r espon· sabilità p iena ed integrale delle mie opinioni, com~ 1J1lli ricordano ; non ho, 1J1ai fa tto speculazioni sulle cariche del Partito, come lulli sanno; in Tribunale e in carcere non ho avuto e non ho voluto: agevolazioni, come ne fur ono concess i al N . 8. Q uesto tutti sanno. Qualcuno, allora, t rovava che io er o uceSJiuo e, fra q uesti, Pagnacca, la cu i figu ra veramente pietosa durante la << sett im ana rossa >) no n è stata dime nticata. A ndato al fronte - come Pagnacca stesso è forzato ad 9.mmettere - ho fatto rutto il m io dovere, e le bagolate assai incerte del caporale d i G allarate e quelle anon ime dell'ufficiale napo letano, non scalfiscono la verità dei fatt i. E la verità è q ues ta. Nell'ottobre del '15, nell'azione sullo Jaworcek, io c'ero. Nel febbraio 1916, qua ndo si trattava di riprendere la v etta, perduta dal Batt. Pi evè d i Teco, sul Kukle Rombon, io c'ero. Nel luglio dello stesso anno , a ' Granuda su Malborghetto, io c'ero. Sul Carso, nell'inverno d el ' 16-' [7 , c'ero volont aria,mnte, come possono testimoniare i g enerali Bcrnto, Borghi, Caviglia, e gli o norevoli Bissolati e Comand ini. A quota 144, nel dicembre, c'ero. Sono stato fer ito a quota 144. Ho fa tto sempre il soldato nella maniera p iù umile pesante, senza l'ombra di un privileg io . Il signor Oggero p uò essere smentito da migliaia di bersag lieri e da decine di ufficiali, che mi han no conosciuto, che han no vissuto, g iorno per giorno con me, in trincea, e ch e mi volevano bene, perché io li aiutavo secon do le circo stanze e le mie pos sibilità.
Molti miei com~ilitoni quando passano da Milano mi veflgono a t rovare~ molti tornati ai loro paesi mi scrivono lettere affet t uose. La ri voltella la portavo, d i pat tug lia, e giammai m i furono fatte o sservazioni che sarebbero st ate, fra l'altro, assai ridicole.
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Questa la semplice verità, c o nfortata dalle lettere che seguono, lettere di gente che è stata, con m e, lassù, nell'alto Isonzo, a quota 144 .
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