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UNA NOTIZIA SPLENDIDA VOLTARSI AD ORIENTE!
I g io rnali di ieri recavano ques ta notizia che bisogna stampare a caratteri di scatola:
(! Bucarest, 24
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« Il raccolto in Roman ia è stato cosi eccezionale che la tessera del pane sarà abolita col 1° settembre i>.
D ue linee di commento a quest a notizia che appartiene al genere delle notizie eccellenti.
Non passerà· molto tempo - io credo - che la nostra politica estera, oggi forzatamente ambigua fra l'Occidente e l'Orie nte, dovrà d ecisamente decidersi per quest'ultimo
A poco a poco l'Oriente européo, dall' Adriatico al Mar Nero, dal Mar Baltico al Mediterraneo va sistemandosi. In via di assestamento è la Polonia, colla quale abbiamo già ·iniziato scambi commerciali; la Ceco~slovacchia, la Roma nia, la Bulgaria. Anche l'Ucraina sta ritrovando il suo equilibrio. La crisi evidente e catastrofica del bolscevismo, darà luogo a uno Stato russo necessariamente e largamente democratico, poiché un ritorno allo czarismo appare i mpossibile, e col quale sarà necessario entrare i n relazione. Anche l'Ung heria, tra il fallito bolscevismo di Bela e la inut ilmente te ntata restaurazio ne degli Absburgo; si << fisserà » in un regime stabile di democrazia. Le irrequietudini jugoslave non potranno durare all'infinito.
U panorama politico dell'Oriente europeo, che sino a pochi setdmane fa evocava l'immagine di un oceano tempestoso, oggi offre tutt'altra sensazione. Fra qualche tempo la « normalità» della v ita succederà all'anormalità vorticosa di questo ultimo quinquennio.
L'Italia si trova protesa fra l'Oriente e l'Occidente. Nell'Occidente ci sono g li « ar[ivati· )). Ci sono i n ostri rivali, i nostri concorrenti, i nostri nemici che qualche volta ci aiutano ma con una forma di solidarietà che sta fra l'elemosina e il ricatto.
Nell'Ocd<lente le posizioni sono definite e la ricchezza è prcva-· lentementc statica: quindi parassitaria. Qua ttromila leghe di mare ci separano dalla terza e più .grande potenza d' Occidente.
Il quadro è appena abbozzato, ma nel suo schematismo c'è tutta la realtà.
NcU'Oriente, invece, ·la situazio ne è diversa. Cominciamo da una constatazione semplicemente geografica: noi siamo il popolo p iù vicino all'Oriente; il popolo che p er terra e soprattutto·per mare può comunicare più rapidamente coll'Oriente.
Nell'Oriente ci sono dei popoli Ch~ sono ricchissimi « in po tenza » e che r appresentano il nos t ro natu rale, magnifico campo di espansione « economica ed intellettuale ». Ci sono dei popoli che hanno bisogn o di essere aiutati; che ci possono fornire in gran copia q uello di cui n o i difettiamo e ai quali n oi pos siamo mandare la n o stra produzione industriale, che, specialmente n ella meccanica, h a ancora un brillante avve nire.
Pens:lte, dunque, all'odierno raccolto « eCcezionale » del g rano romeno I -
Pur non voltando la schiena all' O ccidente, il che, per molte ragioni
·intuitive, è impossibile, bisogna, sin da questo momento delicato e decisivo ?el dopo-guerra, che la politica estera italiana diventi « orientale », s i volti « verso l'Oriente », dall'Albania al Giappone I
La nostra attività « p olitica » in Oriente dev'essere subordinata alle n ecessìtà della nostra espansione eco nomica. Questo deve intendere il Goverrio e la classe dirigente_ E il pr~letariato dovrebbe comp rendere che per liberarci dal giogo delle nazioni borg hesemerite' « arrivate » e plutocratiche dell'Occidente bisogna a ndare verso l 'Oriente, ma non a mani vuote. Nd « lavoro », nella « produzione » non c 'è soltanto la fo nte del benessere intenso, ma la garanzia cer ta .de lla nostra libertà e indipendenza nazionale.
Ques ta è una verità cosl luminosà, cosl attuale, ch e .finirà per imporsi a tutti.
M USSOLINI