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MANOVRE E RESPONSABILITA

La nostra posizione polemica e politica circa le risultanze dell'inchiesta uffici~le su Caporetto, è chiara, precisa, formidabile, Appena delineatosi il movimento di riscossa neutralistico, nella n ota ch e aveva per t itolo Noi e loro , verùva espresso il nostro punto di vista, che non offre motivo a sofisticazioni, a specu lazioni, ad equivoci.

O ggi che la polemica imperversa, e gli obiettivi loschi del disfattismo r isorgente appaiono in luce meridiana, non sarà inopportuno fissare aòcora una volta, in t ermini matematici, il nostro pensiero, ilnos tro giudizio.

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Noi rive ndichiamo altamente, fi eramente la responsabilità d i aver voluto l'intervento, di aver contribuito alla determinazione della guerra italiana, sbaragliando nelle famose radiose g iornate di maggio g ran parte del bestiame vile che ripullulò trenta mesi più tardi; ma decliniamo, non meno altamente, la responsabilità circa il sistema di condotta della guerra, sia dal punto d i vista strategico, come da quello politico, come economico, come morale, come diplomatico.

Non abbiamo atteso la pubblicazione dei tre volumi dell'inchiesta u fficiale per declinare tale responsabilità.

Cento volte abbiamo sentitQ, spasimato per la tragedia italiana consis tente nel dissidio abissale fra la giovane volontà delle minoranze popolari cosçienti interventiste, e le classi dirigenti militaristiche, burocratiche, politiche, vecchie ed invecchiate, che fecero la g uerra come una pratica più o meno emarg inata, fra le innumerevoli altre.

Noi sentivamo la guerra come u n gesto di gr ande gloria I

Per errore gravissimo, che poteva essere fatale, i dirigenti ne fecero una spec ie di cronaca, che non doveva turbare l'andamento no r male dèlla vita della nazione 1

N o n abbiamo ,atteso l'agosto d el 19 19 per dire che i soldati italiani dovevano essere considerati u omini, non semplici numeri di matricola; che la discipÙna non doveva essere una pruss iana creazione, ma unà persuasione morale; che la nazione doveva assume re il vero volto di guerra, n on già esibirs i ai ritornandi dalle t rincee, in attegg iamenti fr ivoli, scandalosi, demoralizzanti; che bisognava instaurare, applicare una giustizia inflessibile per tutti, dal primo all'ultimo scalino della gerarchia, •

Le collezioni del nostro giornale degli anni '16-' 17-'18 pos sono offrire una inesauribile testimo nianza di quanto affermiamo,

L'erro re che abbiamo espiato fu commesso n el maggio 1911 , quando consegnammo la nostra guerra a colo ro che l'avevano ostegg iata o l'avevano sentita in altro modo, o voluta per altri obiettivi.

Il trattame nto fatto ai volontari, il trattamento ignobile s ino all'agosto del 1917 quando Cadorna con apposita circolare si è occupato del problema, prova che l'alto militarismo professionale intedescato, per v ia d egli uteri m oglieschi, o tedeschizzante per simpatia, con l'immensa K11/tur, non voleva la guerra, salvo alcune eccezioni e Ja faceva contro volontà ·

Non la causa di questo militar ismo, i nsufficie nte, che noi vogliamo sposare, Oggi non ci battiamo per evitare un processo ai responsabili alti e bassi della disfatta di Caporetto.

Noi, al di sopra degli uomini più o meno mediocri che nella politica, nella diplomazia, condussero la g uerra ; noi, oggi, co me ieri, ci battiamo per difendere la guerra italiana in Sé, nelle sue cause flecessarie, nelle sue grandiose risultanze, materiali e ideali.

E poiché socialisti e giolìttiani si afferrano al singolo episod io per colpire l'insieme, e se la prendono cogli attori per subissare il d ra mma, e attraverso ai casi più o meno dolorosi, pìù o meno inevitabili e certamente comuni a t u tte le g uerre di tutti gli eserciti, compresi q uelli ross i, g iolittiani e le nin isti vogl.iono arrivare alla condanna d ella guerra, alla svalutllzione della vittoria, e a creare uno stato d'animo che l'Italia conobbe già dopo Adua, e che più di allora sarebbe oggi esiziale all'avvenire del la nazione, cosl il nostro dovere di interventisti, non pentiti, è chiaramente segnato: Sce11der~ in campo a ba/taglia I Noi veglùuno contro la lriM diifallùta. ·

A noi soli compete il diritto d i fare il processo alla gue rra e agli uomini di g uerra.

Quelli che si ma ntennero as~enti non· possono interloquire.

Giudici, meno ancora, possono diventare i diser to ri I

Noi siamo dispos ti a rovesciare le bilance di questa g iustizia e a spezzare il suo spadone d i legno sulle teste degli improvvisati sace rdoti, perché la loro campagna non è mossa da fi ni ideali ma da rancori personali ; non tende ad un' opera di elevazione, ma d i abbassamento, in quanto vuole ostruire, dietro la fosca nube di Cap~retto, il sole dell'immensa vittoria che brillò su l Piave e sfasciò il potente impero nemico.

Noi ci opponiamo alla manovra c he consiste nel capovolgimento delle responsabilità I

Socialisti e giolittiani tempestano sugli u omini che condusseco la guer ra e sù questi uomini voglio no caricare tutto il pesante fard e1lo di Capòretto.

Ma invano

La Commissione parla chiaro, e se essa è attendibile quando giova alla polemica giolittiana, cosl deve essere anche nel caso opposto, quando documenta che, m algrado la frana di Tolmino, gli austro~ t edeschi non sarebbeco mai arrivati alle soglie di Venezia, se il disastro militare non fosse stato enormemente alJargato dal disastro morale, Il disastro morale fu opera d ella tdplice disfattista I

Ques ta la" verità ge nuina e sch iacciante, oramai consacrata alla Storb.

D:1 Il Popola d'Italia, N. 224, 17 agosto 191 9, VI.

SI èONTINUA, SIGNORI !

Quello ch e accad~ in q ues ti g io rni in Italia de v'essere considera to e valutato freddamente e s toricamente come un altro episodio della g uerra civile che dall'agosto dd 1914 in poi ha travagliato la vita della Nazio ne.'

In questa guerra civìle che ha avuto , p o trebbe avere ed av rà m olto probabilmente inc identi più san'guinosi ancora di quelli ·passati, le vecchie divisio ni politiche dell'anteguerra non esis to no più e alc une posizioni so no scomparse Non stanno di fro nte ricchi e po veri; borg hesi e pro let ari; popolo e governo. N on una l ot ta di partito, ma una lotta fr a oppo ste mentalità, tra forze antitetiche al di sopra e al di fuori delle categorie eco nomiche o po litiche nelle qual.i potrebbero essere catalogate: ci sono botghcsi contro altri borghesi, proletari a fianco di cosidetti b o rghesi che urtano contro altri proletari a fianco di a.Itri borghesi. Il vecchio dualismo classista fra borghesia e prole ta.riato , nel quale i dogmatici d el materialismo storico vorrebbero sigillare - fatuamente I - tutta la stori a del genere umano, qui si frantuma per dar posto ad un'altra antitesi non soltanto d' interessi, ma soprattutto di ideali.

Stanno in gioco le forze nazionali che si raccolgono in t utte le classi e le · forz e anti-nazio nali che a lor volta racco lgono elemen ti ìn tutte le classi: dalla borg hes ia al prole tariato. Le parole interventismo e neutralismo sono quelle che rivelano in sintesi la sig nificazio ne d i queste forze . Il neutralis mo e l'interventis mo so no d ue « categorie» che stanno al di sopra di quelle tradizionali che sino a ieri differenzia~ vano gli individui. Il neutralismo non è fenomeno esclusivamente proletario, ma è anche borghese ; cosi l'interventismo non è fenomeno semplicemente 'porghese, come pretendono di dar a inte ndere i ciarlatani del Pu.r, ma è anche pro le tario

Tipico esempio di ciò, classico e memorabile esempio quello offe rto d alla Camera del Lavoro d i Parma, che, pur essendo composta nella sua grandissima maggioranza di contadini e di braccianti> di autent ici proletari, dunque, sposò nel marzo del 191, la causa del'intervento. La divisi one di fo rze operanti d aJl'agos to del 1914 al maggio del 15l q è rimas ta. N on i mporta che la tesi d ella neutralità sia stata battuta; non importa che intervento e guerra e vittoria si siano effettuati, p er affermare come s i fa da taluni pencolanti verso il maddalenismo che i termini d i interventismo e n eutralismo sono oramai anacro nistici e di puro valore retrospettivo. Affatto. Le parole n eutralismo e inter ventismo sono prive di senso oggi che non c'è più da spezzare una neutralità, e provocare u n intervento ; ma gli aggruppamenti che attorno a quelle opposte tesi si fo rmar ono esistono sempre, per cui la d enom inazione dì interve ntisti e di neutralisti è ancora di attualità.

La lot ta per l'intervento n on fu una bagattella insignificante come un episodio elettorale o u na polemica giornalistica o una rissa interna di parti to. Fu qualche cosa di più tremendamente alto: fu la guerra invece della pace; fu il sacrificio i nvece ·del pro6.tto; fu una « direzione >> in un ce rto sen so impressa viole ntemente a tutta la nost ra storia, a tutta la vita del n ostto popolo.

Q uelli che s'impCgnarono allo ra, sono a ncora o ggi impegnati perché sono ancora in sviluppo le conseguenze di quella de te rminazione. Chi si caricò del peso dell'in terventismo è destinato a p o rtarlo tutta la v ita e~ viceversa, per coloro che sostenneto la causa neutralista. Finché le conseguenze della decisione presa nel maggio fatidico si- faranno sentire, e si faranno sentire p er molte generazioni, ci potranno essere periodi più o m eno lunghi di: tregua fr a le due forze in conflitto, ma riconciliazione e pace, giammai, malgrado le inevitabili defezioni dall'uno all'a ltro campo.

Sbaragliate nel magg io del 191,, disperse nell'ot_tobre del 1 9 1 7, quando la voce solenne di tutto un popo lo si levò ad accusare i re.: sponsabili morali del d isastro, battute dalla vittoria trionfale dell'ottobre 191 8 e dalla rivolta popolare del q aprile e del 2.0 - 2.1 lug lio 1919, le tribù neutraliste muovono oggi alla riscossa. Invano I Perché le forze contrarie esistono scrripre, sono sempre ca:mbattive e sanno che la lotta non potrà Concluder si che collo schiacciamento del n emico interno.

Non è un luogo comune questo, malg rado !'uso e l'abuso Quell'associazione di banditi, di rammolliti, d'ingenui, di fanatici che si chiama Pa rti to Socialista Italiano, è in realtà un'associazione di italiarù nemici soprattutto, sempre e dovunque dell'Italia. t un Partito antiitaliano. È un Partito che odia la nazione italiana. È un Partito che ha· tentato di assassinare la nazione italiana - cioè il popolo italiano - per favorire le n azio ni n emiche.

A un dato momento questo Partito h a avuto il coraggio di rivend icare la sua parte di responsabilità morale nel disas tro di Caporetto. L' affermazione fu fatta dall'on. Orlando in un suo d iscorso. Dinanzi alle i n fiammate p roteste di akuni d epu tati .socialisti, l'o n. Orlando dichiarò che alcun i capi del socia lismo avevano rivendicato « l'onore» ~i essere stati i complici di Caporetto. Nessuna smentita venne dagli o rgani direttivi del P11.r. :È il partito del « ben veng ano i tedeschi >>, come si g ddava a T o rino ; da q ue l partito sono u·sciti gli incoscienti che entrarono nel campo di Mathausen al grido di « viva l'Austria I)>; appartenev ano ed appartengon o a q uel Partito i bestiali fischiato r i d i Battisti, i nefandi insultatori d ei garibaldinì delle Argonne. Uomi ni di quel partito hanno inneggiato al p iombo austriaco che colpl Corridoni.

Tutto ciò che è coraggio, audacia, eroismo è negato dalla n efanda perversità tesserata del bestiame pussista . Nemmeno dinanzi alle forche del marti rio che co nsacrava una fede, gli uomin i del P111 s i sono inch inati. No . H anno sofisticato, hanno ghignato, sbofonchiato sui cadav er i. l e d, vig liacchi ; oggi, sciacalli. D opo aver sbeffeggiato gli e ro i, oggi il pu ssismo fruga le tombe e 1:orta al suo mercato elettorale i fucilati. I g n ora mezzo milio ne di morti, fra i quali mig liaia e m igLiaia d i autentici eroi che hanno cercato e v oluto il sacrificio ; esibisce settecento fucilati. Uno dei quaH, volontario, insegna ai pussisti che la patria non si rinnega, nemmeno quando risponde col piombo d i "un'esecuzio ne sommaria a un'offerta d'amore, Quel ·condannato che prima di m orire g rida sinceramente << Viva l'I talia I >) quale terribile lezione dà ai pussisti che quel grido non pronunciarono mai, come si trattasse di una t urpe bes temmia. Con s iffatti precedenti, inutilmente il v inatticre Zibordi t ent:1 di ricondurre sul terreno ddla nazione il pussismo itali ano .

E allora, si c ontinua, signori I

Bisogna preparare nuovamente armi di ferro, armati di fe rro e picchiare senza pietà I

Mussolini

D.i li Popolo d' I talia, N. 2 26, 19 :i.sosto 1919, VI.

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