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UNA LETTERA DI ARDENGO SOFFICI

A tdengo Soffici non ha bisogno· di es sere presentato , Non è soltanto un g rande ingegno e u no scrittore d'eccezione, m a è anche uno c he ha fatto la g uer ra, l ' h:a d escdtta nel suo K obilek ed b a « vissuto» le tris ti ssime o re della ritirata ·di Caporetto. Con q uesto articolo e co n altr i che seguiranno, nostri e d i nostri collaboratori, sferriamo l'attaccO che deve ancora una volta sbaragli are la nefanda tribù disfat tista ~ggì ingrossata d a q ualch e pavi do democratico maddaleno sempre in fregola di acc omo damenti e da alcuni borghesi che ruffia• neggiano col P u! nell'inutile attesa delle sue grazie e del suo p erdono uro Mussolini, vedo che si avvicina il giorno i n cui tutti coloro che banno una vera :mima d i. uomini liberi e d'italiani inco rrotti ed incorruttibili; che hanno voluto con t utte le Jorn forze salvo l'onore ed :rnmentat:i. la g randezza e la g loria dell:i. Patria, do vranno ancora mettersi a contallo di g omito· risoluti ad affront:tre una nuova bJ ttag!ia

Dopo fo gi ornate formidab ili del maggio 19 15, in cui si t rattava d i op• porre la p ur en a · di u n ideale all' ignom inia di un politicantismo d a gente schiava e vendutll; dopo le gior nate s trazianti del novembre ddl"anno 19 17, in cui s i tratta va di opporsi alla volontà, anzi a ll a voluttà di disfatta e d i , -ergos na della stessa vaccaglia; dopo le g iornate tu multuose dì Milano e d' altrove, nell e quali s i t r attava di impedire a lla medesi ma lercia gente di oscurare la luce deIJa vittoria e di mutarla in t enebra. di sconfi tta; dopo l e g iornate recmtissime, in cui si è tratta to di mascherare . le manovre occulte della eterna camorra, b q uale traeva da lla ingiustizia di tutti verso di noi per adonestare la propria immondezza; dopo tutte qu,:-ste lolle logoranti, ancorché sempre compensate dal la villoria, bisognerà scendere ancora in campo E naturalmente, bisogneri ancora vincere, 11 nostro avversario è sempre que-llo: sono i liguri loschi <lei giolit1ismo, dd ledescofilismo, dell'abbietto neutra lismo italiano; i nemici d i tutto quanto è nobile, gfanJe, bello ; i torbidi avventurieri e man ipolatori d ella pu tredine set· tarfa ed affo.dsticu; sputacchio.ti, calpestati, disfatti, ridisfotti e r iridisfaui, rn:1 ,:he, vi_vad ed inesti rpabili come <'erle bestie, innamo rati deg li organi esci'~ menth:i, ripiglia no ancora fiato e tentano di t ornare alla riscossa. Ma mm tre pri ma la loro d ivisa. non poteva esse-re e non era infatti che vigliaccheria ed infamill, oggi che l'oscurità stessa dell'avvenimento sembra prestars i ai più audaci travestimenti, la loro divisa è verità e giustizia. t5, anche amore di patria t tenerezza di cuore per chi in quell'evento è stato sacrificato o soppresso. Perché per ques te brave.. persone nessuna attitudine pare inassumibile o grottesca, quando si tratta di raggiung ine: il loro scopo ben conosciuto. li quale è, pure, sempre quello : fiaccare i nervi alla nazione e precipitad a nel fa ngo e nel caos. ln realtà - nevvero, caro Mussolini ? - il loro fine è tutt'altro; t u lo sa.i come lo so io, e lo sanno quanti hanno letto e leggono nello sporco geroglifico di q uelli spiriti tenebrosi ed immondi. la verità è che nella g r;mde b:ifdoria di accuse, di recrimin:izioni e di c:ilunnie, essi tentano di. far di menticare la loro responsabili tà criminosa nella preparazione e realizzazione dei fatto terribile. E poiché. sanno beni ssimo che, per q uanto ign:ara ed ins:cnua, la grande mass:t del pubblico italiano, non potrà mai dimenticare certe altre verità, che tu tte sono contro di loro, ess i sperano almeno di rovesciare a loro vantaggio la scal:a di proporzione di quelle respons:ibilità

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Essi vogliono dunque oggi la ,·erità e la g iustizia; e la verità sarebbe che il d isastro di Caporetto è dovuto all' insipienza e alla canaglieria dei capi militari, e la giust izia' il coprir questi d' obbrobrio e magari sterminarli sull'ara del loro improvvisato quanto inatteso patriottismo.

Tutti sono d 'accordo su questo punto, per esempio, che tra. i fattori determi nanti d i Caporetto, princi palissimi sono: la depressione morale operata in paese, conseguent emente sui combattenti, dalla propaganda disfattista <lei socia. listi del Pur, dei giolittia ni e dei preti; la ~stia le fiacchezza dei governanti di q uel tempo, che quella propaganda tolleravano, prOvocavano e q uasi i ncoraggiavano; l'imprepar.izione e il dogma tismo caser mistico di alcuni capi militaii . Ebbene, quello che, almeno, vog liono adesso i nostri avversari è d i capovolgeré quest'ord ine di fattori primi che dovtcbbcro essere sotto la tremenda accusa. dd paese, passarc con la frode e con la rito rsione delle requisito rie, fra gli ultimi, e magari scauagliarsi nella confusione d ella coda.

Ora, t appu nto questo sovvertimento cl i grad uazioni che a noi tocct impe-· dire. E lo possiamo beni ssimo, noi che d i que lla tragedia abbiamo assistito pcrso03.lmente alla mise ell scène, alla deflagrazione cd all'epilogo E q uesto faremo con l'ardore consut to e la ft'l!e che in noi non è languita mai.

Il fatto speciale di cui si tratta - Caporctto - è tale, il d olore e lo sbigottimento ch' esso provocò dentro di noi, come dentro alla più gran parte degli ital iani, furono cosi inaspettati e tremendi, che ogni accusa portata contro un rcsponsJ.bi!e purchessia ci è pa rsa fin qui buona per ché serviva se non altro a darci qualche oggetto r ea le su cui sfogare jJ riostro r isentimento. Né si è cercato d i sottilizzare troppo o di classi ficare.

Cosicché c'è da temere oggi che, moltissimi avendo fatto, come noi, il giuoco infame dei nostri avversari, si tròvi r ero g randemente p iù faci le e che essi approfi tlino di questa circostanza per u ame tutti i vantaggi possibili N el t umulto della passione la va lutazione Jegli argomenti potrebbe essere incerta, precip itos:i, e s' ingenet"erebbe allorà quello stato di cose e di anime torbido che l'astuzia e

·1a malafed e dei veri rei sfrutterebbe a proprio utile e precisamente· contro la veri tà e la giustizia the pretende, tutt i sappiamo con quale onestà, di reclama:e.

Urge perciò, caro aniico, che fi no da questo momento il ,dibattito venga stabilito su un:i base di massima chiarezza con la massima calma e l a più grande circospezione. n se mi permetti d i aiuta rti in questa occasione, sono pronto il dare per il p~imo un esempio d i questo metodo che, secondo me, si dovrà seguire, se , ogliamo che fra noi una q uestione tanto importante non venga tnscin:1.ia nelle bassure di cloaca dove di,suazza e si be.i fa stirpe infett3 dei nem ici nostri , ùell'ltalia e della dignità umana.

Ed eccomi qua. Cominciamo dai primi argomenti portati in campo da que. sti triviali falsificatori. Sono arg()(llertti previsti, come facenti parte di u n sistema di denigrazione .teatrale, grossolana, p erfettamente a<leg uata alla m enta lità di. chi lo ha adottato e di coloro sui quali vuole esercitare Ja. sua forza ; ma che perdO stesso non si tratta né di negare senz'altro né di confutare precipitosamentl.", sib. bene di accoglierli e di farli accoglil're come possibilità·e non come- reahà, finché dall'insieme di prove ulteriori non risu ltino, come dovranno pur rimltarC", veri o falsi. Ma nello stesso tempo si tratta anche di contrapporre intanto ad essi tutto quello che ognuno di noi sa per esperienzll. o per scienza propria. E vediamo.

I Ire argomenti, dunque, sono:

1. La ferocia militarista del generale Grai:iani ha fatto di quest'uomo un assassinò, rivelando insieme l'orrore di tutto un sistema e la necessità d i so pprimtte con la più spietata violenza quell' uomo e quel sistema.

.lì q uello che afferma. l'Avami!, e con esso tutti coloro che, dopo aver creato mig liaia di soldati Ruffini, si m ost ra no ora indignati che per una dura necessiti di disciplina profilattica le loro creature vengano soppresse come quelrinfelicè, in un momento ecCei.ionale ed unico, i n c ui ogni .tltro rimedio si mostrava in.tdcguato ed i mpossibile. Ora, tu, c.iro amico, hai commentato abbastanza efficaceme,nte la l ettera dello stesso g ener ale, percbé i o ripcta fo t ue o55ervazioni che sono anche le mìe. Aggiungerò, come uno che de lle azioni di quel capo ha forse una più. larg a nozione, che b. risolutezza e il rig ore del generale Graziani in quella tremenda occasione furono fra le ragioni principali del ristabilimento ddl'ord ine tra fa folla aberrata dei soldati dispersi, d1e, com'egli dice con esattezza, commcttcvi no atti ripugnanti in quella reg ione terrorizzata dalla loro anarchia.

2. L·imbedllità e la testardaggine del generale Cadorna, il quale, sempre secondo l' Avanti! ed i suoi sapienti alleati , a'Vn:bbe mal concepito e svolto i suoi pian.i di' guerra, ed ignorando a5solutameale la psicologia del nostro soldato, l'avrebbe trattato in modo da Jiacc:une il corpo e specialmente lo spirito, tanto da rendere naturale ed inevitabile lo stato d'animo che determinò lo sfacelo ·di Caporetto.

Questo secondo argomento, implicando quel tentativo di rovesciamento nell'ordine delle r esponsabilità di cu~ parlavo poc' anzi, non può esser trattato d i sfuggita e dovrà anzi form a re il centro di una capitale discussio ne più t:i.rdi. Mi limiterò dunque a notare che qua lunq ue possa essere il giudizio ulteriore che si potrà fare della sua validi tà, non si deve per intanto d imentìc,u e, come vorrl"bbe il Pus ed i suoi contagiati, che il generale Cacjorna, che il suo collega Foch continua ad ammira re, ha avuto a lcuni merit i non trascurab ili, come quelb di avere una fede incrollabile nella necessità d ella guerra; di aver forma to l' esercito italiano, dis fatto e avvilito dal socialismo e dal sinistro Giolitti, di aver ta nto bJ.ttuto sul nemico da ridurlo agii estremi, come appare dalle ,ivdazioni degl i uomini di Stato tedeschi; di averlo, dopo Caporetto, fermato su l Piave, dove il generale Diaz trovò la line;1: formata e g ià resistente.

Potrei aggiungere che, in guanto a l morale dell'esercito, il generale Cadocna era il primo a preoccuparsene, tanto che p iù volte aveva avvertito il Governo d'alloca d dle sue inquietudini, senza però n ulla ottenere, neanche una risposta, come ·risulta d alla stessa reb.zione dd b Comm issione d'inchiesta.

3. li generale Cape-110 era un capo s.s.ngu ina1fo, imprevi dente, ed in aperto contrasto d'idee co l suo superiore Otdorna.

E su questo, caro M ussolini, lascia che io, che ho avuto l'onore di servire e di avvicinare quel generale, smentisca senz'altro in blocco queste t re accuse capi tali, frutto deU'ignoranza o della m ala fede o dell'odio di chi le lanci a e le propala

Il generale Capello non è un uomo sentimentale e lacri mogeno sullo stampo, per esempio, del de<repito Boselli o di Orlando, i quali avrebbero permesso a chiunque sovietista, giolittiano, o altro criminale, di commettere qualunque disordine o infrazi~ne alla di sciplina .B un uomo forte, un realista, ·un soldato di razza, il quale parte da questo principio, che anche in guerra - se si d eve far e la guerra e vincerla - chi più s pende meno spende; ma la sua riso lutezza e ~everità non l'ha mai condotto ad _ un'azione spietata non giusta; ed è un fatto accertato che non è stato nella suil armata che i plotoni J'esecu:tione hanno opttato di più. Nessun generale, poi, è mai stato forse più amato di lu.i dai suoi dipendenti diretti.

Per quello che riguarda l'imprevide~ua, io non sono competente per giudicare se fosse un suo difetto o no. So pera ltro che nel tempo che precedette Caporctlo, egli, ancorch~ malato, non cessò mai di preparare appassionatamente la sua armata a ricevere il colpo previsto ed a respingerlo, come ognuno di no i. era sicuro che avrebbe fatto.

E circa i. suoi contrasti col Comando Suprt'mo, io ho visto una enorme quantità di Jocumenti, dai quali apparis<e che, se ci erano delle divergenze di vedute fra il generale Cape llo ed il genera le Cadorna, queste erano d' ordine secondar io; ed è un fatto che reluioni cordiali correvano fra. l'inferi ore e il superiore; re la. zioni fondate, oltre che sugli obblighi gerarchici, sulla grande considerazione e sulla stima che il primo aveva per il SCC(?ndo.

E qui termino, per ora, caro amico. Né quello che ho intanto detto vuole essere una difesa del primo, del secondo o d el ter:t0 pc!'llonaggio che il paese e fa storia dovranno giudicare. Non si deve difender nessuno, ma portare ognuno di noi il nostro contributo alla verità ed alla giustizia che altri intende d i manomettere.

Sop'rattutto è indispensabile sollevare il dibattito dall'atmosfeu. del pettegokzzo, d ella contumelia e della volgarità da trivio in cui la canagli:i. che t eme la vera luce e le nobili altezze dove spazia l'intelligenza, vorrtbbe affogarlo.

A un'altra volta,

Da Il Popolo d'Tt~itt, N: 217, 10 agosto 1919, VI (J,, D 8).

SE TORNANO I RE....

L'o rg ano del pussismo italiano ha annunciato alle sue turbe con u n t ito lo su sei colonne che l ' Jntu a strangola le repubbliche t ripont i re ml trono. È falso. Se a capo del governo ungherese sta i n questo momen t o un arciduca Giu sep pe deg li A b sburgo, la colpa non è dell 'Intesa. Se il nonie degli Absb urgo, che si c redeva o ra mai conse gnato ai p iù profondi sepolcri d ella sto ria, ri balza alla luce della cronaca politica .contemporanea, la res ponsab ilità non ricade s ull'Intesa. Se, per ipotes i non del tutto assurda, se domani la repubb lica dell'arcid uca G iusep p e d ar à pos to a una monar chia, la colpa no n può essere ~ttribuita all'Intesa, Un r it o rno dei magiari alla mo narchia non è improbabile; quello che appare o ramai impossibile è la rip resa dd potere da par t e dei comunisti. La caduta di Bela Kun ha già avuto ripercussioni serie a Vienna.. Di repubb licani in Austria non c ' è si ncer amente - nessuno. La campagna austriaca non è repubblica na e la città - l'unica città pletorica che è V ienna - è repubb licana sol~anto alla superficie, ma senza profon di tà .

A chi la co lpa di ques to m ovimento di restaurazione ? La vittoria d ell' Intesa aveva frantumato i troni. La marcia degli eserciti dell' Intesa aveva « sbanda to » j monarch i E r ano sor te le re pubbliche. hfa il b o lscevis mo ha tentato di assass inarle e per quella ung herese c'è ri uscito. Il g iudizio sul fenomeno è in questa semplice co nstatazione: Ia p rima rep ubblica che cade ing lo riosamente è quella magiara sovietista :È s tupido far credere che l'Intesa abbia battagliato p e r rovesciare Bela Kun. L'atteggiamento dell'Intes a nei rigu ardi ddl' Ung h.eria s ovi etista, è stato - ccime al so lito - incoerente, tardig rado, ma n ie nte affat to liberticida. C'è stat o un momento i n cui - so tto u n a forma più o meno ipocrita - l'Intesa sembrava disposta a rico noscere il G overno di Bela Kun. La v erit à è che la rovina è venuta dall'interno. Se il Governo di Bela Kun fo sse s tato v eramente l'interprete de lla volontà e della co scienza del p o p olo mag iaro, nessuna forza es terna av rebbe po tuto far ctollare il regime. Gli è che il bolscevismo ung herese, come quell o russo, n on ha fa tto che accu mulare e preparare d isastri e spianare. l a strada alla « r estau razion e ».

Se la rep ub blica v iennese no n sub irà il destino d i q uell a magiara, sarà merito di quel Fritz Adler, che ha combattuto e anche affogato nel sangue og"ni tentativo di comunismo. È assai prnbàbile che senza le repressio ni ·spietate di Noske, oggi a Potsdam ci sare bbe t ornato il Kaiser. .La responsabilità del bolscevismo nella eventuale « restaurazione >; delle m onarchie è r iconosciuta dai socialisti di Vienna e di Berlino. La Arbeiter Zeitm1g di V ienna scr ive:

« La medesima sorte avrebbe p otu to colpire anche noi se in Austria s i fosse venuti alla procbma.:zione deJla Jinatu ra dei Consigli. Gli avvenimenti di Buda pest sono la consr:gucnza della tattica comunista».

Non c'è bisogno di dire che Vienna . è un eccellente: osservatorio per g iudicare quel che accade a Budapest. Il giudizio dei s ocialist i maggioritari tedeschi è ancora più esplicito: Il V onJ1aertt s tampa: ii: I Governi de lle democrazie vogliono ora creare sulle rO\'ine dell'Ung heria dd Sottièl una corona absburg hese. Qur:llo che l'Intesa progetta in Ungheria non avrebbe mili potuto avvenire senza la preparazione d ella follia comunista. Gli avvenimenti delJ'Ungherfa ci ·parlano un linguaggio trag ico : se ri usciremo a preservare la rivoluzione tedcsr:a da u na sorte simile, potremo sopportare con serenità la fadle 11ccusa che ci viene rivolta d i essere dei contro-rivoluzionari » .

Che il b olscevismo sia in antitesi col socialismo e .che prepari coi s uoi esperin:enti sul « corpo vile » del proletariato il ritorno dell a reazione più feroce, è stat o chiaramente affermato nel cong resso internazionale di Lucerna. Per la seconda v olta, nel volger di un a nno, una grande riunione di socialisti di tutti i paesi ha condannato i l b olscevismo. I di scorsi di Edoardo Berns tein, Axclrod (che: una v olta era ammirato come il decano del socfalismo :russo), di H e nderson, d ello stes so Fritz Adler sono s t ati nett am~nte antib o lscev ist i. Ma jl d iscorso veramente d emo lito re del bolscevismo è stato pronunciato da q uel Tseret elli, che, nei primord i della rivoluzione russa, fu nominato all'unanimità vice-presidente del Sovièt. Il cittadino T scretd li, che ha visto il bolscevismo in azione e ha vissuto la rivoluzione in tutte le sue fasi, cosl definisce il bolscevismo:

« Il bolscevismo è la dittatura di una minoranza ed è sboccato nel <lisordine e nella rovina. JI proletariato crede che il bolscevismo prepari l'avvento del soci alismo. 6 un errore che bisogna. den unciare alt~mente t:i nto p iù che bisogna evitare a qualunque costo la ri pet izione <li una esperienza simile»

Queste pai:ole di un ferven te e vecchio socialista rivoluz ionario rus so dov rebbe ro essere meditate da color o che v o rrebbero « rip e- tere » l'esperienza in Italia. Adesso ci si spiega come certi borghesi, come certi reazionari, abbiano deUe simpatie per il bolscevismo. Essi sentono çhe - fatalmente - dopo Bela K un deve venire l'arciduca Giuseppe; che dopo Lenin deve venire un Denikine o un KolCà k quaiunque a ristabilire uno czar; chè la cosidetta dittatura del proletarfato - un nonsenso logico e storko poiché i dittatori inamov ibiH sono pochi uomini appartenenti a una camarilla politica - prepara la dittatura della sciabola.

C-li avvenimenti ungheresi confortano la nostra fede e d evono a ncora più turbare le coscienze già inquiete degli altri. Noi « sentiamo )> che opponendoci, come abbiamo fat to e come faremo, alle tragicomiche pagliaccjate dei socialisti pussisti italiani, abbiamo evitato che le masse operaie si cacciasse ro nel vi colo cieco di una più g rande mi~ seria e di una più · dura ,schiavitù.

MUSSOLINI

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