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VIGLIACCONI !

di borghesi che in p revisione dello scioperissimo avete disertato le città, noi v i diciamo che avete fatto molto male.

1 Perché « i buoni v illici)> quando ci si mettono sono più fer oci dei cittadini.

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2., Perché noi difendia·mo la Nazione ma niente affatto le vostre « cose ». Se vi p remono, difendetevele, h finito.

3. Perché quando ritornerete e farete i << buli » noi vi sfasceremo i c onnotati a schiaffi e se del caso v i gcttccemo sul grugno d ei i< thévenot >> e delle « sipe » . Domandate ai trinceristi che cosa sono questi g ingilli.

Da Il Popolo d' lh1lia, N. 195, 18 luglio 1919, VI (o , 6).

Lo abbiamo ucciso. Non precipuamente noi. Il colpo mortale g li è s tato jnferto dalle m inoranze più coscienti del proletariato i taliano. L'incantesimo del Partito Socialista consisteva in questo: che t utti i suoi at teggiamenti erano scimmiottati da un'infinità di gente che aveva paura di passare per codina, che temeva di r imanere indieuo, anche quando la strada sbocca nell'abisso .

Il Partito p ussista - non si può più onestamente chiamarlo socfa. lista - diceva bianco e gli a ltri in coro beota dicevano bianco.

Il Partito pussista inscenava le .sue tragicommedie e c'era gente sempre pronta a confortarlo dì solidarietà.

Il Partito pussis ta inscenava uno sciopero generale e si verificava lo spettacolo strabiliante di vedere socialisti interventisti,· repubblicani e persino cattolici accodarsj allo sciopero, cosl, per la paur a 9i non sembrare abbastanza « rossi ».

L e minoranze operaie sono state più coscienti dei capi e dei partiti. Hanno d isobbedito. Hanno stracciato il patto fo rmale e fittizio della loro sudditanza. Hanno dato una lezione a quei gruppi e paniti sempre. pronti a plagiare gl i atteggiamenti del P11s.

Con . quale scopo ?

Se vo i volete strappare le masse ai socialisti, non ·potete parlare il l inguaggio di questi ultimi: ·è sleale ed assurdo.

Si tratta di « roaddalenismo » ?

I p ussisci eventualmente trionfatori - l'ipotesi è dannatissimapotranno trovare un residuo di cavalleria davanti ad avversari aperti e decisi che abbiano tenuto il campo fierainente, ma saranno necessariamente spietati contro i « pentiti » dell'ultima ora. ·

Se i partiti non si differenziano nei momenti culminanti d ella politica, è inu tile che si differenzino nella minuta pratica quotidiana.

È aècaduto questo fatto di una significazione enorme. Per alcuni giorni socialisti pussisti, sociali sti interventisti, repubblicani, çattolici, hanno ....... chi per un motivo, chi per un altro - consigliato, accettato Jo sciopero.

Gran parte del proletariato non ha voluto saperne. Ma a quali par- titi, verSo chi deve rivolgersi questo proletariato cosciente e ribelle, quando tutti1 sia pure per ragioni diverse, gli hanno dato l'identico suggerimento ?

N oi abbiamo sempre avuto fiducia nel buon senso, nel sano jstimo nazionale del proletariato italiano. Lo sciopero ci sarà, ma no n sarà più internazionale né generale in llalia.

Il Partito pussista che ha « bago]ato » di rivoluzione è imbo ttigliato in un cul di sacco· t remendo. Ben gli sta. La lezione potrebbe giova~gli, ma gioverà soprattutto alle masse. È tempo di lanciare Je idee nuove, poiché_le vecchie non sono più del nostro tempo. Un sindacalismo legato a partiti politici è suicida. Nessuno può sostituire il proletariato. L'emancipazione dei lavoratori dev'essere opera dei lavoratori ·stessi, non già venire largita da una cong rega .più o meno numerosa di politicanti tesserati.

Ora che l'incantesimo è spezzato; ora che le buffonate estremis te hanno spinto il pussìsmo a cadere fra la tra gedia o la co mmedia, con preferenza assoluta a scegliere quest'ultima; ora è tempo di creare la nuova organizzazione economica del proletariato italiano.

I pilastri basilari di questa organizzazione esis tono g ià. Bisogna lavorare e creare il « sindacalismo nazionale ». · Con un proletariato che in~orge contro le mariifestazioni vecchie e nuove dei politicanti rnssi, quello che sembrava un sogno incerto ieri può essere la realtà plastica di domani.

PER L' INTESA E PER L' AZIONE

Fra Gli Interventisti Di Sinistra

lo penso che dalla sincerità e dalla lealtà con le quali noi par teciperemo alle discuss ioni di questa grande assemblea dipende se essa sarà u n avvenimento s t o r ico o un fatto di minuta cronaca quotidiana d estinato a spà.rire senza. t raccia.

Ciò premesso non vi stupirà se io vi parlerò con una schiet tezza rasentante la brutalità. Aggiungo subito Che gli abbracciamenti C le confusioni di quest'sira, questo <( ritrovarsi» dopo scissioni e separazioni, non elimina la necessità che certe posizioni personali e politiche siano liquidate; altrimenti l ' unione chè noi vogliamo eminentemente feconda non po trebbe essere che desolatamente s terde. Che cosa stiamo cerca ndo noi, inscritti all'U. S.M., ai Fasci di Combattimento, all'Associazione Combattenti, all'Associazione Arditi, all'Unione Smobilitatì, all'Associazione Garibaldina, al Partito Repubblicano, all'Unione Socialisti italiani, al Circolo Corridoni, ecc. ; noi che tutti ins ieme siamo rappresentati riel Comitato d'Intesa e d'Azione sorto in occasione dell'agitazione contro il caro-viveri? Noi cerchiamo un minimo comune denominatore p er l'Intesa e· per l'Azione, Lo troveremo ? SL Noi veniamo d a d iverse scuole; siamo di temperamento diverso, e i temperamenti dividono gli uomini molto p iù profondamente che le i dee; apparteniamo a un popolo individualista, ma tutto ciò non impedisce che qualche cos'altro ci leghi e ci accomuni per ciò che r iguarda le contingenze attuali e p er ciò che si rife risce all'azione di domani.

• Discorso pronunciato a Milano, nell'aula magna del liceo « Beccaria », la sera ·del I9 luglio 1919, n el corso di un'adunanza degli iscritti alle varie associazion i aderenti al « Comitato d"Jntesa e d 'Azione». II resoconto stenografico dd discorso è preceduto dal seguente «cappello» di :Mussolini: « Qu ello ,he ·prommciai daMnli aJ/'impo11enle aJJemb/ea degli inter vendstì milanesi di 1inil1rt1, n on fu ,he lo scheletro del diuorJo ,he m i riprommevo di dt/'e, Auoui,1i per nuessùà di /,11,-0,0 giomaliJtù:o. DO oggi il testo del discorso, Credo ,he poua fornire utile argomento di dùruuione " umi quelli rhe euendo I/ali i,11ert1e11tisti ed euendo ancora orgogliosi de/l'appe/la1ivo, credono ,he tante e'1ergie che furono utilizzate pu la guerrd, pouano esstre 111ilizzntl! per la pare e per la grandezz11 del popolo italùmo. La diw111ior,e - è aperta.. LA 1ribur,,1 è lib era» (Da Il Popolo d' l1alia, N. 199, 22 luglio 19 19;· VJ).

Tra no i ci possono essere mille s fumature d'idee, ma intanto su un primo fatto importante conco~diamo all'unanimità : nel ritenere cioè · la manife stazione pussista un bluff, un ricatto, una commedia, una specula.zione. ·

Anche tut ti d ' accordo andiamo nel fare una opportuna differenziazione fra Partito Socialisti e massa operaia. Il Partito Socialista ba scroccato fino a ieri la fama di organismo puro, di organismo rivoluzionario, di ttitelatore e rappresentante esclus ivo, autentico della massa operaia. Niente di tutto ciò ! .Bisogna guardare in faccia questo fantòccio. Prendendo Je cifre alla mano si vedrà che sopra 42 milioni d i italiani i socialis ti iscritti al Partito nel luglio d el 1919 sono appena 60 mila, dominati da una cricca composta di mediocrissima gente borghese nel senso più fili steo della p ar ola. N el caso inve r osimile e assurdo di una trionfante rivo luzione leninista, questi dieci scimuniti sarebbero domani i dieci ministri della n azione italiana, Un cont o è il Partito Socialista; un altro è la massa operaia organizzata; un altro ancora la massa operaia disorganizzata, che supera di sette volte tutto il resto. Dobbiamo rifiuta rci di andate verso la massa operaia cogli atteggiamenti o ra untuosi, ora istrionici dei demagoghi.

Le m asse devono essere educate e p er questo devono ricevere la parola schie tta della verità. Molte di ques te masse che g uidano attualmente i socialisti non meritano blandizie perché sono masse di bruti avvelenati e imbarbariti dalla chiesa rossa. Lo sanno i nostri compagni opera i inter ventisti che h anno doVllto esula re da certe fabbrich e. A qu este masse no i n on ci dobbiamo presentare come ciarlatani che promettono il paradiso a btevc scadenza, ma ·come educ.itori eh~ n on cercanÒ né successo, né popolarità, né stipend i, né voti.

Come si può e si deve paclare alle m asse operaie ce lo dimostra Mer.rheim, u n a delle teste pensanti del sindacalismo francese. Nel gennaio scors.o egli pronu_nciava un disco rso importantis simo, che ci piace di riportare nei punti che sono di palpitante attualità, spct:ie per ciò che dice dei rapporti fra econo mia e politica e sulla n ecessità di produrre.

· « I sodàlùti militanti debbono dire la verità, tutta la verità alle masse, anfhe se questa verità "deve fruttar loro calunnie e odio. Ora la verità è, per lutti quelli (be riflettono~ fhe al maÌessere profondo fhe agita le masse, non si rimedi,1 ron soluzioni ba!ate unica!)Jente sull'aumento dei salari, ù quali sono non solo ;noperanfi ma asso/11tamente co11trarie a/Je leggi efonon,ithe. Bisogna dire 4/le maue fhe il regime della produzione e del/4 ripart izione dd prodolli deve emre (o!tlplelammfe t rasformalo se si w,ole portare rimedi e/}ifaci t durevoli a/l ' at111ale malusere, e che a quu/a trasjor,nazione si p11ò pervenire con la forza de/l'organizzazione.

« .... E COIIJOdo farsi applalfdire freneticamente affermando agli uditori, nelle rhmiani; che 1i rigurgita di prodotti e che 'essi possono consumare senza linrile, raggiungere il loro' benessere imponendo salari proporzionali ai loro du ideri, senza aumentare la produzione.

« ... li coraggio sia nel dire, nel ripetere alle {/Jasse che ognuno .è nello sfuso tempo prodf!tlore e con.1111»atore, e che il contin110 sviluppo della produziMe i nenssario, indispensabile.

« Il coraggio ifa nel dire che è ùnpouibile, non soltanto di soddisfare ai bisogni nor111ali, naturali di lutti .renza p rodwre 11orma/111enfe, ma eh, I aJJo!utannnte illlpossibile di .rvil11pp are il benessere generale di ognuno se 11t!lo Jtesso te111p() non si 1viluppa la produzione individuale nell'interesse co/lellivo e generale.

« Il coraggio Jta nel proclamare cbe la rivoluzione puramente polit fca che scn/da il cervello delù v1am, non raprebbe rùolvere il proble111a sociale di a,i la guerra ha precipilata e imposla la 1011,zione.

« Il coraggio sta nel dire instancabibnente alle 111aue cbe la fivol11zion e che .ri deve fare è la rivoluziom_ economùa, e che questa non si fa nelle Strade, dalla folla delirante, distruggendo p er il solo desiderio di rubare e di distmggere t Ma questi ia.ccordi finanziari cd economici sono subordinati agli accordi politici che si debbono concludere a Parigi. ·

« Il co'raggir; sta nd dire che una rivol11zione uonomica trae Id sua linfa dal lai:oro e si fortifica , si 1vihppa e 1i compie iniemijicando la prod"z.ione sia nei campi che nelle officine, con una 111igliore utilizzazione d~ i processi scimtìjid e dei modi di prod11zione ».

Concordiamo in un terzo punto, sempre in riferimento alle circOstanze att uali: nel ritenere cioè che la nostra situazione nazio nale sia critica, pur essendo ben l ungi dall'essere disperata. Schematicamente, ecco. Dal 1° luglio siamo debitori morosi dell'Inghilterra. C.01 31 luglio scadranno altri accordi finanziari còn gli Stati Unid. Per salvare la situazione occorre concl'-'!dere un prestito di 1 miliardo di dollari (7-8 miliardi d i lire).

Le Ferrovie hanno una scorta di carbone per soli 1, giorni ancora, Le provviste di viveri sono·sufficienti per altri 20 giorni, cioè siho alla fine del mese. Occorre immediatamente fare un acquisto di 2. milioni di tonnellate di ~viveri per salvarci dalla fame.

Ci si presenta la possibilità quasi certa di avere larg he concessioni in Asia Minore, con le miniere carbonifere di Heraclea. Clcmcnceau aveva fatto delle diffico ltà in proposito, ma Lansing g li fece ·osservare che non comprendeva q uesto ostacolo, dato che l'Italia aveva approvato lo sfruttamento delle miniere della Sarrc da parte della Francia.

Potremo anche a vere bacini petroliferi in Armenia. T ali acquisti orientali sono alla loro volta subordi nati agli accordi addaticf.

La soluzione del problema di Fiume è g ià pregiudicata dalle trattative della dclega·zione precedente, la quale aveva g ià accettato il p rincipio di uno Stato libero.

Senonché il progetto Tardieu presentava pericoli futur i per la salvaguardia della italianità di Fiume, in quanto la magg ioranza italiana della città sarebbe stata sommer sa dalla massa slava della campagna. Si t ratta dunque di r idurre ai minimi term ini possibili questi pericoli, con un altro prog etto, che al concetto di Stato libern so stituisca quello di città liber a, con confini limitati.

Per la Dalmazia ci è possibile salvare solo i centri a maggioranza i taliana, con garanzie per la salvaguardia d i quelle minoranze italiane disperse in altri centri. La eventuale perdita d i Sebenico, che aveva 1 valo re strategico e n on nazionale, sare bbe c ompensata d a qualche altro punto strategico da attribuirsi all'Ital ia. Lansing disse che eventualmente si sarebbe cercat o questo c ompenso nel Mediterraneo,

Data questa situazione, non si esagera quando si afferma che lo sciopero generale pussista è . un vero e proprio tentativo di assassinio d ella Nazione. ·

E notate : io capirei uno sciopero che avesse per programma la istituzione dei S ovièts in Italia ; non capisco e non ammetto questo che è uno sciopero senza scopi, senza obiettivi, senza giustificazione. Esso deve fallire e fallirà . Poiché i diri genti si trovano nel cui di sacco di questo dilemma : o tragedia, perché lo Stato si t rova in questo momento c~l suo apparato rep ressivo in piena efficienza ; o coffimedia:, perché già si delinea la rivçlta operaia, l'insurrezione di molti operai che sono oramai st ufi di servire il Partito Socialista, che è in massima parte composto d i elementi borghesi o semi-borghesi.

Vale forse la pena di ribattere, tn p àssant, l'obieiione dell'immonda Sta111pa di Portogruaro, la quale vorrebbe negare a noi interventisti il diritto d'insor gere contro lo scio pero, per il fatto· che siamo stati favorevoli alla guerra. Che cosa sono - dicono i fra ssatiani - i danni di due giorni di sciopero, d ì fronte ai" danni di quattro anni di gt1emi? Nbi schiacciamo questi signori col rispondere che quattro anni di neutralità ci ~vrcbbero danneggiato d i più , oltre all'infinita e indelebile vergogna morale. ·

Per me la rivoluzione non è un ballo di S. Vito o uno scoppio improvviso di epilessia.. Essa deve avere delle forze , degli obiettivi e soprattutto u n metodo. Nel 1913, quando il Partito Socialista era già imputridito da venti anni di p ratica collaborazionistica e giolittiana, sono stato proprio io a mettere i n circolazione le parole che facevano tremare le vene e i polsi degli omenoni del s0cialism6 italiano: « Que~ sto proletariato ha biso gno di un bagno di sangue »

C'è stato : ha durato tre anni.

Questo proletariato ha bis og n o di una giornat a storica

N e ha vissute mille.

Bisognava allora scuotere questa massa perché veramente era: cad uta . nell'avvilimento e nella i nsensibilità. Oggi questa situazione di fat to non c'è più. O g gi l'unico m etodo per non avere più paura della ri voluz ione è pensare che ci siam o in mezio ed in pieno , che e ssa è cominciata nell'agosto del ' 14 e che dura ancora. Non si tratta già, co me p e nsano taluni, di passare o di entrare n ella rivoluzione, cosi come si passa dallo stato d i quiete allo stato di mov imento. Il compito ·d egli spiriti verame nte liberi è diverso : se q uesta g rande, immen sa· trasformazi one del m o ndo stagna e s'involve, n oi possiamo accele rare il rit mo del movimento; ma se questo movi mento è già frenetico, allora il n ostro compito n on è già di spingere, ma di frenare e di ritardare per evitare la disinteg razione e la rovina. E ssere rivoluzionari in date circostanze di temp o .e di luogo, può essere l'orgog iio di una vita, ma quando chi p ada di rivoluzione è la mand ra dei vand eani e dei parassiti, allora non b isog na temere, opponen dosi, di passare per reazionari.

Si è sempre reazionari o ri voluzio nari per qualcuno. Fritz Adler, rivoluzio nario ai tempi di Stiirgkh, è reazionario, oggi, di fro nte ai comunisti. « lo n on temo le p ar o le: son o r iv oluzionario e reazionario». In fon d o, la ·vita è tutta i n questo r itmo. Io temo la rivoh1zione che cristrugge e n on crea. T emo la corsa al più rosso, la po litica d ella fo llia, in fondo alla quale può essere lo spro fondamento di questa n ostra fra g ile civiltà m eccanica - priva di s o lide basi m or ali - e l'avvent o di u na schiat t a ter ribile di do minat o ri che r ico"ndurrebbero la disciplina nel m ondo e r istabilirebbero le n ecessarie ger archie a co lpi di fru sta e di mitragliatrice.

D'altronde, a proposito di reazio ne e di rivoluzione, io ho u na bussola che mi guida: « Tut to ciò che può rendere grande il p opolo italiano, mi · trova favo revole ; e, viceversa, tutto ciò che tende ad abbassare, ad abbrutire, ad impo verire il popolo italiano , mi trova co ntrario ».

O ra, il so cialismo pussist a rientra nella seconda categoria. Io trovo s trano che il mio amico Cadi, fond a to re della As sociazione nazionale degli Arditi e valo r osissimo co m batten te, m etta fra i partiti d'avan• g uardia il P ar tito Socialist a, tempestandolo con una sede di perch é, come ha fatto nell' ultimo numero di R oma Futurista.

Nego al Partito pussista l'appellativo di avanguardista. Nego l'utilità e l'opportunità dì una qualsiasi collaborazione con quel Partito. Affermo che un Partito reazionario nel 1914, '15, '16, '17 e '18 non può essere diventato rivoluzionario. nel 1919. Affermo che queste serenate ai socialisti sono inutili; che ques to stro6narsi al Partito pussista è poco pulito.

Un giorno, nel momento culminante della Storia umana, essi spo~ saron·o la causa della reazione rappresentata dalla Germania degli Hohenzollern e di Sudekum.

D'altronde è pericoloso e idiota blandire i socialisti ufficiali: non ci si riconcilia con quella gente.

Ci sono stad di quelli che si sono attaccati al movimento odierno, ma i socialisti hanno sdegnosamente respinto questo appoggio, poiché so no dei megalomani cci hanno, fra l'altro, la fatua vanità dello splendido isolamento. ·

La pace combinata a Versailles non è motivo suffìciente per il vagheggiato collaborazionismo Anzitutto bisogna intendersi. I pussisti p:lrlano di « annuHare » la pace di Versailles; noi vogliamo semplicemente « rivederla» Non condanniamo in blocco una pace che un tedesco e non deg li ultimi venuti, Eduardo Bernstein, ha. chiamato giusta per nove dec:imi. La revisione della pace non deve significare condanna della guerra. L'Unione repubblicana fio(entina ha pubblicato un manifesto che precisa i limiti della protesta contro il trattato di Versailles.

. « Non vogliamo dissimulare - dicono i repubblicani fiorentini - che, pur meri/evo/e di radicali emende, eua const1cra itisomma - il diifacimento di qua/lro imperi a11tocratici, la cadula di numerose dina.rlie, la creazione di al~ lrellanle np11bbliche , la ricostitùz.ione della Polonia, la riconq11isla del/' A !taz.iaLorena alla Francia, di Trento e Trie1te all'Italia, di Ger111alen1n1t ali' Europa civile. E tanto basterebbe, finché emendata sia, ad at/Ùlare la suprema rantilà dell'inlervmto italiano nell'atroce guerra scal ena/a dalle belve t eduche di Hobenzollern e di A bsbnrgo.

« Non appropiamo, però, quale formale pròtesta, il venlilato sciopero generale. Perthé (lo affermiamo colla 1incerità condiziona/e al no.rtro partito) il paese ha se/e di lavoro fecondo, e non certo lavoro provvede tpMIIO dilagare di scioperi.

« La pace di V ersaiJ/e.r dovrà essere corrtlla e po.ria in piena armonia con le leggi del progresso umano ».

Questo è anche; i l nostro pensiero. Piuttosto che cercare o mendicare le inutili collab orazioni, tracciamo l e linee di un n ostro programma d'intesa e di azione.

Mi rifiuto, · dopo aver gettato la vecchia, di indossare le nuoVe camiciole dei dogmi. Credo che sia possibile creare una potente organizzazione economica in Italia, basandosi su questi postulati:

1. Assoluta indipendenza d a tutti i partiti, sette e congreghe ;

:. Federalismo e auto no mia;

;. Abolizione sino ai limiti del possibile del funzionari s mo stipendiato; ·

4 Nessun movirrlento senza aver prima, regolarmente, a mezzo di rejt rendum, consultato la massa deg li interessati, Fo rmula programmatica: « Massimo di pr oduzione; massimo d i benessere »

I mezzi per ottenere questo, possono variare a seconda del luogo e del tempo.

L'org anizzazione farà della collaborazione di clas se, della lo t ta di classe, dell'espropriazione di classe.

Non s arà sempre collaborazionista, ma .nemmeno sempre classista e q u ando esproprierà, lo farà p er socfaliz.zare non la miserfa, come avverrebb e oggi, ma la ricchezza. P er la conquista di un mercato colon iale, per certe questioni dog anali borghesia e proletariato p ossono collaborare "insieme, quando c'è da spartire del bottino. Allora: lotta di classe; ma la lotta di classe in epoche di sottoproduzione è un non senso distruttivo.

L a riforma elettorale passerà. Passerà "lo scrutinio di lista e la rappresentanza proporzionale, Ciò d ete rminerà, per ragioni intuitive, delle g randi coali zioni. Una socialista-leninista, una clerico-popolare e finalmente la n ostra, che p otrebbe c hiamarsi « Alleanza per la Cos tituente ». Alleanza repubblicana e concentrazio ne delle sinistre interventiste.

. Prog ramma: « portare>) dei cand idati che si impegnino nella « p rima sessione )) della nuova Came ra a p orre il problema della ~< revisione » costituzionale e a lo ttare p er la sua soluzio ne in senso repubblicano

Questa è la Costituente come la intendo io. Questo è il m inimo deno minatore che ci può impegnare t utti e attorno al quale tutti possiamo formare l'unione. L'ora è particolarmente propizia per questa costituzione. Su questa strada possiamo - io credo - camminare insieme, tutti quanti siamo rappresentati in questo Comitato m ilanese di Intesa e di Azione.

Si t ratta di «nazionalizzare>> q uesto tentativo, di unive rsalizzarlo fo tutta Italia. Potremmo, volen do, nu merare tutti gli aderenti n on a migliaia, ma a milioni. Io mi rifiu to, nell'attua le situazione economica d elicatissima d ell'Italia, a qualsiasi gesto che spiani le strade al bolscevjgmo e alla rovina. La vittoria non può, no n de ve essere sabotata. Compre ndo certe impazienze, ma v i prego·di riflettere che se la vfra degii individui si numera ad anni, quella dei popoli si conta a secoli e noi non dobbiamo riferire egocentricarriente a noi quello che è un problema d i indole generale. La J:)Uona strategia' è calcolo e audacia. Non vogliamo governare poggiandoci esclusivamente su lle baionette, poiché allora b nostra sarebbe quella dittatura che deprechiamo. Vogliamo prima sondare le masse, attraverso la imminente grande consul~ tazione elettorale: Avuto il consenso pei nostri postulati, allora scatteremo all'azione.

La r ivoluzione che noi volemmo e facemmo nel 191 j, t ornerà nost ra, colla pace vittoriosa, nella su a fase conclusiva e si chiamerà benessere. E si chiamerà libertà. E in sintesi e soprattutto si chiamerà Italia I

Menzogna E Impudenza

In queste du.e parole è la sintesi dell'atteggiamento pussis ta. Non m ai fu offerto alle platee politiche spettacolo più indegno e i strio nico. Se ancòra ci sono dei socialisti in buona fe de, essi, d avanti a tutto ciò che ac~adeodevono sentire alla gol~ i c;onati del vomito colèrico. Una volta, g li anticlericali di maniera, affermavano che i peggio ri speculato ri e ciarlatani e mistificatori dell'universo erano' i preti della chiesa cattolica, i quali promettevano i l paradiso agli imb ecillì; oggi i pre ti sono i l fior · fi ore d ei g alantuomini quando si me tton o a confronto co i loro ri vali della chiesa rossa L'ultima prostitut a del più fetente postribolo d'Italia non può giungere al g rado di estrema spudorataggine cui è pervenuto quel pugno di deficienti e di miserabili che dirigono le sorti del Partito Socialista Italiano. Leggete la loro prosa Leggete i loro manifesti. Ogni parola è una menzogna. Non sanno più come districarsi dal reticolato della loro speculazione fallita. Continua no a dire che lo sciopero in Italia sarà generale, mentre minoram~c fortiss ime hanno dichiarato che non sciopereranno e il resto della mass a « subisce )) lo sciopero a malincuore.

Continuano a stampare s u sei colonne che ,o sciopero sarà inter~ nazionale ed è falsiu imo, perché l ' Inghilte rra, il Belgio, la Svizzera, g li a ltri paes i neutcalì non pensano minimamente a scioperare. I n Francia la C. G . du Travail sta cercando affannosamente le vie d ella r itirata e il recent e vot o d ella Camera fra ncese potre bb e offrire u n pretesto decente; ma quel che più conµ , è che in Germani.i si lavora e che in Austria la proposta di .sciopero generale è sta.ta bocciata da un congresso di operai do po un discorso di o pposizione pronunciato

_ da quel Federico Adler, che fu - un giorno - santo martire e p rntomàr tire del pussistico socialis mo italiano.

I paes i vinti, che. più deg li altri avrebbero - dal punto di vista della logica - motivo di protestare , non sospendono il lavoro.

Continuano a stampare i proclarili colli fama in calce del Sindacato

Ferrovieri, mentre il Co mitato Centrale del Sindacat o ha all' una nimità sco nfessato lo sciopero e diffidat o l'improvvisato Comitato Centrale sorto a Torino per « servire» il Pa r t ito Socialis ta; mentre - e ques to conta di più -la massa ferroviaria, salvo la microscopica m inoranza pussista, non vuol saperne di abbandonare il servizio.

Invitano alla calma, alla disciplina, all'ordine, dopo che per mesi e mesi hanno creato l'aspettazione messianica di un « paradiso » a portata di mano e scatenato gli appetiti ed esasperate le impazienze e fatto credere che un urto qualsiasi avrebbe liquidato la società bo rghese.

Sempre così, nell'ora grave delle responsabilità. Conosciamo la specie. Ma appunto per questo noi siamo superbamente tranquilli. N oi crediamo fermamente che le giornate di oggi e di domani trascorreranno sen2a incidenti degni di particolare rilievo. Non già perché lo Stato è pronto a reprimere e sarebbe pazzesco e criminoso lanciare le masse contea un muro d'acciaio, ma perché le masse stesse - pur accettando l'imposizione dello sciopero - non sono pronte e non vogliono farsi massacrare per il gusto di dar la gloria, gli stipendi e i voti ai mestieranti del socialismo. .

1 pussisti d evono smetterla di « posare )> truculenti personaggi che nessuno prende più sul serio; devono finirla di atteggiarsi a padreterni capaci con un soffio di capovolgere l'Italia e il mondo; devono persuadersi che l'Italia non potrà mai diventare una caserma di schiav i .e di affamati,. comè è avvenuto nelle « gloriose >> repubbliche di Mosca e ·di Budapest, dove il pro)etariato fa da sgabello alla nuova autocr~zia, alla nuova burocrazia, al nuovo militarismo.

I proletari aprano una buona volta gli occhi. Essi sono una forza, hanno una ragione solenne e decisiva di vha e possono - ·col trio nfo del lavo ro - conquistare l'avvenire. Il Partito politicO soci~ lista ·è una cricca parassitaria e come tutte le -cricche è pronto, per Sdstr.nersi, a g iocare la commedia, a speculare sulla tragedia, a imbellet tarsi di fango, a coprirsi di vergogna. MUSSOLINI

Una Lettera

Caro Mussolini, non intendendo subire supinamente la imposizione d~I C. C. ddla Federa· zione del Libro che ordina agli associati lo sciopero, ho inviato alla segreteria della Sezione Compositori, dì cui faccio parte, la seguente lettera : "'- Con la presente faccio noto che dissentendo profondamente dallo sciopero de l 20-21, lunedì mi recherò regolarmente al lavoro». Se credi p ubblicare, pubblica. Saluti.

Caro Maz:iucato, pubblico perché il tuO gesto di fierezza e di dignità non d~ve rimanere ignorato. Esso è un esempio e un monito . Un esempio ai tuoi compagni di lavoro, i quali, pure essendo nella loro grandissima maggioranza contrari a questo sciopero pseudo-internazionale, non hanno il coraggio civile di ribellar si all'imposizione di. alcuni stipendiati che non si sono curati di consultare, né direttamente, né indirettamente, la massa. È un monito a questi dirigenti, perché la smettano di esercitare la loro perniciosa tirannia politica sugli organizzati No n so se il · tuo gesto ·sarà imitato. Trop"pa vigliaccheria e acquiescenza c'è ancora in giro, specialmente fra coloro che non h anno av ut.o la fortuna e l'o nore di conoscere la trincea; ma è destino che, in questo come in altri campi, siano g li individui isolati che primi tracciano la strada s_ulla qua le le folle ·marceranno poi. Dissentire dalla bestialità tesserata, è un titolo d'orgog lio.

Ti stringo la mano, tuo

Da Ii Popolo d'I1alia, N. 197, 20 foglio 1919, VI.

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