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NELL'ATTESA
Oggi si riapre la Camera. In altri momenti iÌ fatto ci avrebbe i nteressato mediocremente dal punto di vista della cronaca politica. O ggi la riapertura del Parlame nto è un avvenimento che richiama l'attenzione dell'opinjone pubblica. Non c'è bisogno di dilungard a spiegare perché. Basta guardare a quello che succede in Italia. La nazione è nel punto culminante di una duplice crisi: esterna . e interna. Ciò che ci ha detto Tittoni, prima di partire per P arigi, non è molto. Le notizie che sono giunte da Parigi n on sono ancora soddisfacenti. Continua l'incertezza. Non abbiamo ancora la pace; non sappiamo quando l'avremo. Gli incidenti fiumani - gravissimi - hanno inferto un colpo mortale all'amicizia franco-italiana. Le notizie - attendibili - che alleanze difensive e offensive sarebbero state concluse tra la FranciaJ la Jugoslavia, ·la Czeco-Slovacchia, la Romania e la Grecia, sono tali da preoccupare, i n quanto rivelano nella politica francese un piano folle e assurdo di accerchiamento dell'Italia da parte d ei popoli dell'ex-impero absburgico. Un'Italia isolata non può restare, né può vivere; due direzioni si delineano allora : una socialista che vorrebbe portare l'Italia nel blocco delle repubbliche cosidette proletacie d'oriente e un'altra che tende a riaccostare l 'Italia col mondo t edesco. Certo è cbè se l a Francia si ostina nella sua poUtica, noi saremo forzati a sceg lie re. La nostra situazione int er nazionale ·non è brillante, pur non essendo disperata e catas trofica come affermano quelli che si opp osero alla g uerraj la n ostra situazione interna è meno brillante ancora. La c risi del caro-viveri va declinando per ciò che riguarda il tum ulto e il saccheggio e l'ordine pubblico è oramai ristabilito dovunque, ma la crisi stessa del caro-viveri s ' avvia al suo secondo tempo che può avere i caratteri d ella vera e propria carestia. Se lo Statoche ha respinto l'idea di un ritorno alla libera concorrenzanon riesce in un tempo brevissimo a rifornire in maniera continuativa ed egualitaria la nazio ne - e noi dubitiamo che riesca a tantodomani saremo a1la fame. Le misure di questi giorni sono d ei calmanti, non dei rimedi._In questa situazione di fatto, l'on. Nitti si presenta e presenta i1 suo Ministero alla Camera. Con quale programma ? Non sappiamo. Secondo taluni l'on. Nitti vuole impegnars i a fo ndo, immediatamente, sulla riforma elettorale. Il prOposito, lo diciamo noi che non siamo sospetti d i tenerezze per l'attuale preside n te del Consiglio, è saggio. Il Paese insorgerebbe contro la Camera, se i d ep utati r ovesciassero Nitti per sep pellire la rifo rma elet to rale. N o n è da escludersi una insurrezione d ei ttec.ento deficienti, affaristi, analfab eti che formano i « rospi del pantano » montcdtoriale . Questi trecento "e più signori, sanno che perderanno la medaglietta e q uindi potrebbero essere tentati - per l'istinto di conservazione - di rovesciare un Ministero che si annuncia con queste i ntenzioni. Ma noi vigileremo. A parte le questioni di principio che ispiravano e isp irano la nostra · opposizione al M inistero N itti (noi eravamo favo revoli _ a una soluzione extra-parlamentare della crisi, come co nsig liammo alla Corona), il nostro· atteggiamento sarà in relazio ne co l p rogramma nittiano e col mo do con cui questo programma si realizzerà No i non abbiamo candidati alla Presidenza del Consiglio: N on d icemmo « Abbasso Nitti I>> per p ortare qualcun altro sugli scudi, come Sonnino ( Giornale d 'Italia) ; O rlando ( Epoca) ; Salandra (Idea Nazionale) ; G iolitti (Stamp a). Se l'on. Nitti porta a salvamento la riforma ele ttor.\le, se l'on. Nitri attua le misure d 'or dine economico che la situazione esige, noi no n passeremo fra· le sue schiere, a .ingrossare la coalizio ne nit~ tiana che va da Falbo democratico a Ciccotti-Scozzese socialpussista. Ci limiteremo a trattare il suo .Ministero Per quello che vale e significa : un Ministero di transazione e di l iquidazione, nell'attesa che la nuova prossima grande consultazione eiet torale fac cia emergere g li uomihi che devono costituire la classe dirigente dell'Ital ia di· domani.
Mussoli Ni
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Da Il Popolo d'Italia, ~. 1S6, 9 lll:glio 1919, Vl.
Dopo Il Discorso
Alcune impressioni sintetiche e personali.
I discorsi dell'on. Orlando erano delle sviolinate rettoriche e inconcludenti. Davano una sensazione fugace e nient'altro. Erano belli, ma vuoti. Il discorso che segue, dell'on. Nitri, è precisamente l'antitesi dell'eloquenza orlandiana. L'on. Nitti ha sviluppato un programmissimo e un~ prima obiezione da muovere è questa: ch'egli ha messo troppa carne al fuoco. Tuttavia, quest'obiezione non è una str oncatura. I tempi sono enormemente dinamici, L'attuazione del programma Nitti, prima della guerra, avrebbe richiesto un quarto di secolo ; oggi, pochi mesi possono bastare a realizzarlo o ad avviarlo alla realizzazione.
Piuttosto c'è da domandarsi se gli u omini del Ministero Nitti avranno la capacità per riSolvere tanti e tali problemi. Non si può n egatio a priori: lo ved remo dai _ fatti .
Un Ministero che p resenta nettamente e categoricamente due dei principali postulati dei Fasci di Combattimento, e su di essi si dichiara pronto a lottare o a cadere, n on: può essere ,il bersaglio di un'opposizione sistematica, com'è l ' opposizione di coloro che h anno nel gozzo Orlando, Sonnino, Salandra, Giolitti o Luzzatti. I postulati fondamentali dei Fasci di Combattimento sono, nel campo politico, la riforma elettorale, c he deve liberare il paese dalla vergogna giolitciana del collegio uninominale e la d ecimru::ione delle ricchezze, specialmente parassitarie. Noi troviamo tutto ciò nel p r ogramma rùttiano. Diciamo fra parentesi che i Fasci di Combattimento non hanno niente di comune col Fascio Parlamentare, Ognuno va e può andare per la propria str;ida.
Meno soddisfacenti sono le dichiarazioni di Nitti in materia di politica estera. Non sappiamo se l'on. Tittoni dirà qualche cos3. di più.
Dall'insieme d<:lle parole di Nitti si ha l'impressione che la causa di Fiume sia gravemente compromessa. Ricordi l'on. N ittl che sulla questione di Fiume la nazione _; unanime - non è disposta a trart- · sazioni.
Inutile postillare le parole di Nitti circa la serie ·dei proble mi minòri da lui toccati.
Se l'on. Nitti ha voluto in altri p un~i del suo discorso fare soltanto della demagogia per ingraziarsi gli estremisti del P111, non ta rderà a p entirsene amaramente.
Non sappiamo quale accoglienza gli tributerà la Camera. Noi diciamo subito a i deputati e a tutti che, con Nitti o senza Nitti o contro N itti, entro questo .nme di luglio, Camera e Senato devono approvare : a) la riforma elettorale; b) la decimazione delle ricchezze, specialmente di g uerra. Noi siamo qui a fare buona g uardia.
Vigileremo il Governo e il Parlamento.
I n caso di {Ilancata parola, n oi c i rovesceremo contro il Governo o contro il Parlamento.
Non c'è tempo da perdere.
N elle prossime settimane .sarà deciso il destino delle istituzioni: o ri nnovarsi profondamente o perire sotto l'urto di una nuova insu rr ezione di p opo lo.
MCJSSOLlNl
Lo Scioperissimo
(Per t elefono dal no!lro D irei/ore)
BOLOGNA, 11.
I ferrovieri italiani, e mi piace di in sh tere su questa parola « ·italian i »; scioperer anno veramente il 20 e 21 lug lio prossimo? Mi rifi uto d i credere fino a quando non vedrò i treni fermi sui b inari dell a stazione o lungo la linea. Un a mico ferroviere che conosce l'ambiente mi as s icura che il 70 per cento d ei ferrovieri italiani si rifiuterà di compiere un gesto che si risolverebbe in. un vero e proprio tentativo dì affamamento e di assassinio d ella nazione, e quindi di tutto i l popolo italiano
8 indubbio però che il r esiduale 30 per cento di ferrovieri, pro- · babilmente aderente allo sdopero, potrebbe .sconvolgere il nostro se r vizio fertoviari o
È tempo di di re una parola brntalmente sincera ai ferrovfori e ci sentiamo in diritto e in dovere <li dirla noi che abbiamo sempre e con disinteresse assoluto propugnato le g iuste rivendicazioni di q uella classe. Che gli altri tacciano . n on importa: noi soli, non avremo l a coscienza inquieta domani.
Il Com.iuta Cerit rale del Sindacato dei ferrov ieri ha ·diramato un d ocumento pietoso nella fo rma e nella sostanza : sembra ed è prosa stillata da un g ruppo di gesu.iù che non sentono quello che scrivono. N o n è uno squillo di guerra: è un comunicato contorto e leguleio, un ragù di cose disparate, antitetiche e· false. Anzitutto bisògnercbbe domandare a questi signori con quale Russia, con quale Ungheria vogliono solidar izzare. :È col Governo di Mosca o di Buda,,pest? O col proletariato di quelle due nazioni che è in lotta contro il G overno, che si ribella, che fa scioperi contro quei Governi cosiddetti socialisti ? È stato o n on è stato pubblicato dalla Crilica Sodale di Filìppo Turati l'appell~ straziante di 120 mila operai di Pietrogrado contro la b arbarica t irann ia comuni sta? Se si tratta di manifes tare in favo re di coloro che dalla a utocrazia dei barbari sono caduti, come dice Gorki, in balia della autocrazia de i selvaggi, ci stiamo anche noi. Ma se si t ra tta di solidarizzare coi selvaggi, no I
Ma il Comitato Centrale dei ferrovieri aggiogato al car;o pussistico non bada a queste fondamentali d is tinzioni ed invita i ferrovieri allo sciopero.. È enorme I I ferrovieri sono ~taci interpellati ? No I Sono iscrit ti alla Confedeu2ione Gen erale del Lavoro e quindi tenuti ·ad o sservare gli ukase? Nem~no ! Il Sindacato ancora autonomo. Stabilito tutto ciò noi invitiamo i ferrovieri coscienti a disubbidire e a non prestarsi ad una speculazione politica che non ha più senso né g iusti6.cazione.
I postulati -per il raggiungimento dei quali lo sciopero generale venne .da principio prospettato, sono in Italia raggiunti da tempo. La Francia repubblicana ·ha ancora censura e stato d'assedio. L'Italia monarchica. non ha mai à.vuto il secondo, ed ha abolita la prima.
D'altra parte le masse operaie d evono convincersi che la rivoluzione non mig liorerebbe né subito né per molto tempo in seguito la lo co attuale c'ondizione. Qualsfasi Gove'rno estremista non p otrebb e diminuire ulteriormente la g iornata di lavoro : forse le otto ore diventerebbero n ove o dicci.
Né aumentare oltre un certo limite i salaci. Due grandi rivoluzionarie riforme sono in cantiere e passeranno: la rifor~a elettorale e la falcidia delle ricchezze. Una rivoluzione socialista a base di dittature pussistiche non potrebbe face d i più. Il suo unico risultato sarebbe quello di portare ' al caos totale la già difficile situazione odierna.
,Che lo sciopero ferroviario sia da considerare come un mero e proprio crimine di lesa na2ione, r isulta dalle parole del segretario del Sindacato dei ferrovieri francesi :
« Noi ferrovieri - egli ha detto - non voglia.mo metterci al rimorchio di politicanti irrespoosabi li, né di estremisti Ci viene imposto uno sciopero di vcn· tiquattro ore ? Lo faremo. Ma vi prevengo che sarà quel che sarà. l ferroyieri ne hanno ab bastanza dei politicanti e d·a1tronde hanno ottenuto soddisfazione alle domande circa gli aumenti di salario e l'applicazione delle otto ore di lavor o ».
La- s tessa soddisfazione hanno ottenuto i ferrovieri italiani tanto che essi stessi hanno dovuto riconosCC!e che le concessioni governative erano state soddisfacenti. Un pretesto decetlte ·di ordine sindacale per lo sciopero dei ferrovieri non c'è. Avremo dunque 48 Ore di soppressione del servizio? Il segretario del Sindacato dei ferrovieri francesi, interrogato sulle conseguenze, ha dichiarato testualmente che il disordine di uno sciopero di sole 24 ore durerà almeno quindici o venti giorni.
Fatti j debiti raffronti si può affermare c he se uno sciopero di sole 24 ore in Francia, dove le ferrovie marciano molto meglio che da · noi, paralizzerà la vit~ nazionale pet venti giorni, uno sciopero d i 48 ore in Italia equivarrà, d al punto di vista dell'economia interna, ad una immensa catast rofe. Un aggravamento indefinito della cri si dei trasporti, in questo mo mento, sig nifica precipitare il paese nella carestia.
Il discorso Murialdi non permette illusioni. Siamo dinanzi ad u na vicina terribile realtà : la fame I Se m algrado ciò i ferrovieri sciopereranno, si preparino a subire l'inevitabile repressione dello Stato, che in tale materia può imitare le procedure del socialista Noske. E non si lagnino se, la Nazione aggiungerà la sua alta riprovazione politica e m o rale ad un gesto i nsensato da t utti i punti di vista, compreso in prima linea quello proletario
MUSSOLIN l
D:t Il A,polo d'Italia, N. 189, 12 lug lio 1919, VI.
FANTE!
L'imboscato ha detto che e r ano i « fessi » che facevano la guerra. Hai sofferto, hai vinto: saresti «fesso» se il 2.0-21 core. lasciassi che ì frutti della tua y ittoria fossero ·rapinati dagli imboscati di ieri, travestit i oggi da bolscevichi.
Da I/ Po/iol o d'Italia, N. 189, 12 luglio 1919, VI (o, 4) .
LA PAROLA D'ORDINE DEI FASCI DI COMilATIIMENTO
Ieri sera il Comitato Centrale d ei Fasci di Combattimento, ha dato, con l'ordine del giorno che segue, la parola -d'ordine a tutti i fascisti d'Italia:
« Il Comitato Centrale dei Fasci Italiani di Combattimento di fronte al progettato sciopero generale d el 2.0 e 2. 1 corrente, mèntre constata l'artificio del carattere internazionale che ad esso si vorrebbe assegnai:e, poiché il proletariato inglese non ha aderito al criterio·dell' astensione d al lavoro e la Confédération Générale du -Travail ha limitato la sua az.ione ad una modesta parata di ventiquattro ore ;
« rileva l'assoluta ingiustificabilità dei motivi addotti dal socialismo ufficiale del D?Stro Paese per siffatta protesta in q uant o sono annunciati provvedimenti rapidi e concreti in fayore della s mobilitazio ne e dell'amnistia ed è ·notorio che l'Italia non contribuisce affatto all'intervento militare i n Rus~ia cd in Ungheria;
« riscontrando quindi nella minacciata dimostrazione l'esclusivo proposito di imporre alla N azio ne tutta la volontà speculatrice di una minoranza · di politicanti senza scrupoli e senza fede ;
<< eso rta tutti i suoi aderenti a vigilare con estrema energia jl movimento suaccennato, che per il momento in Cui si svolgerà - criticissimo per l'economia intérna e per la situazione internazionale e per g li uomini e g li o rganìsmi cl1e lo dirigeranno, qualunque sia la forma adottata, s iano le manovre dei parlamentari, siano le sterili astensioni dal lavoro - è d es tinato, non già a sboccare in una sana e organica opera di rinnovame.qto politico e istituziònale o n el sopravvento di classi consapevoli e degne, ma soltanto a peggiorare la g rave situazione dell'ora e a valorizzare le correnti più antiptolet arie e ant inazionali del Piese >>.
A 111ici ch e seguite la n ostra b attaglia, c he fos t e e che siete al noStto fi anco contro t utte le fo rme di trad imento sperimentate dalla variopint a b anda neutralista, che, prima, ten t ò il mercato della Patria con Bi.ilow, e poi, a g uerra dichiarata, i ns idiò la resistenza dei so ldati e q uella d el Paese ;
C ompagni c he co n n o i vivete la p assio n e di in g r andire l'Italia e d i combatte r e, ora e sCmpre, i n emici d'ie ri, d'oggi e d i domani;
J,Ì/erl)tn f ù ti che p o rtate com~ un cito.lo di orgo glio · l'aver voluto la guerra, e non n e siete pe ntiti, e non siete disposti a vestir il mczzolutto dei Maddaleni ;
A raccolta per vincere ancora e definitivame nte sulla bastarda ràzza che d isonora l'Italia
D a // Popolo d_' l talia, N. 192, l '.i luglio 1919, VI ( o, '.i).
Caporettjsmo
Questo sciopero pseudo-internazionale che sarà soltanto francoitaliano e non sarà generale nemmeno in Italia; questo sciopero che dall'insuccesso che si delinea sicuro può precipitare nella catastrofe irreparabile e augurabile di quella sconcia congrega di banditi, di defici ent i, di incoscienti, di sfruttatori e di ingenui che forma il grosso del pussismo italiano, ·questo sciopero è di origine confusa e misteriosa. Appartiene alla _ t eratolog ia, che è la scienza delle mostruosità. È un mostro. È necessario però ·di stabilire, coi dati di cui disponiamo, lo stato civile di qucst~ creatura, uscita, dopo faticosa ges tazione, dai fognasi uteri cerebrali dì un Bombacci o di un Pagnacca · qualsiasi. B un·fatto che la diplomazia boJscevièa: è segreta, protocollare, felpata come quella tradizionale.
Le cose sarebbero andate presso a poco -cosi. Conosciutasi l'ade. sione del Partito Socialista Italiano all'Internazionale comunista di Mosca, l'altra Internazionale... Qui bisogna fermarsi, per spiegare che dal 1864 ad oggi di <( Internazionali socialiste >) cc ne sono state ben cinque. La prima nacque nel 1864 ( 25 settembre) al Cuild H all d i Londra in un comizio di solidarietà colla Polonia massacrata da Muravie v. Questa « Internazio n ale », c~e fu la più pura e la più bella, durò p ochi anni. Fu schiantata dalla guerra franco·prussiana del '70·'71. Risorse, e si chiamò seconda Internazionale, ma a cagione dei dissidi fra autòritari e federalisti (Marx.Bakunin), anche questa seconda I nternazionale si esauri e andò a finire ingloriosamente a New York . La terza Internazionale nacque fra l' '88 e iL '91 e mori ammazzata nel· l'agosto del 1914. Quella che si chilima seconda ed è stata organizzata quest'anno a Berna è in rea,ltà la quarta, e quella di Mosca che si chiama terza è in realtà la quinta... Non è esclusa una sesta, una settima e cosl via poiché la serie d ei numeri è i nfinita Ma torniamo ai nostri montoni pussisti. La seconda Internazionale di Berna mandò in Italia MacDonald e Longuet per cònvincere i · puss isti italiani ritornai: nell'ovile. Fatica sprecata. Pare tuttavia che il direttorio del nostro Au, abbia tenuto ai signori Long uet e com· pagni discorsi di questo genere: <( Noi italiani non -possiamo tornare in~ietro da Mosca, ma se voi della seconda Internazionale siete, come vi proclamate, ancora socialis ti, dovete dimos trarcelo inscenando uno sciopern geO.erale simultaneo anti-borghese e di solidarietà col leninismo i mperant e a Mosca e a Budapes t ». Questo il discorso. MacDonald rispose in inglese e n on lo capirono. Non si impegnò e n on poteva i mpegnarsi per un affare cosl macchi noso. Scoppiarono le note r.olemiche. Anche Longuet fu evasivo. Nelle riunioni successive di Parigi e di ·southport l'equivoco non fu chiarito e l'equivoco permane, grossolano, a tutt'oggi I
Accade questo : che il proletariato meno imperialista ·e meno colp evole di ostilità ai regimi nuovi dell'oriente dovrebbe fare lo sciopero più lungo e più di sastroso, mentre quelli che avrebbero dovuto dare la· prova del loro non adulterato socialismo scioperano per 24 ore soltanto come in Francia, o non scioperano affatto come in Inghilterra, o se ne stropicciano allegramente come in tutti gli altd paesi del mondo.
Fissati questi precedenti inconfutabili lo sciopero nOn internazionale appare quale esso è in realtà : il secondo criminoso tentativo di caporeltare l'Italia. Come sarebbero stati giudicati dal popolo italiano e dalla storia, fer_rovierì, metallurgici, postelegrafonici, operai di iutte 1~ arti, se all'indomani del 24 ottobre·1917 avessero aggiunta alla rotta del fronte uno sciopero generale all'interno ? Ebbene, io non esito a dire che l'Italia è oggi in un periodo di crisi simile a quella che prende nome dall'infausto villaggio s]oveno.
La realtà brutalmente schematizzata è quest.a.
Non abbiamo ancora la nostra pace. Salvo il confine alpino e Gorizia e Triest e, tutto il r esto è ancora « per a ria ». All'interno : v iveri per un mese ; scadenza dei contratti di rifornimento e necessità del loro ri nnovo; crisi dei trasporti; crisi - aggra vat a - della marina mercantile; d iminuzione del 40 per cento nella produzione i n generale; il manufatto tedesco r.o sta porto fr anco a N apoli quattro volte di meno del manufatto italiano fabb ricato sul luogo. Trascuro i dettagli. Basta collo scioperismo I gridano i Buozzi, i Col ombino, i Vergnanini, i Turati. e tutti quanti, socialisti o non, son o capaci ancora di ragionare ; ma ii:;i.tanto, dopo sei mesi di scioperi più o meno generali in ogni parte d'Italia, eccone un altro più idiòta e nefando degli altri, che giunge a coronare la lunga serie di tutti questi che sono· veri e propri e premeditati tentativi di assassinio della nazione.
Se coJla rivoluzione bolscevica si superasse la vasta e spiegabile ·crisi che ci travaglia, chi di noi - spregiudicati - si opporrebbe?
Ma gli è che la dittatura di mezza dozzina di Lazzari non migliorerebbe n é prima, né poi, né mai la situazio ne del paese La farebbe peggiorare all'infinito , e quello che oggi è disorganizzazione diven- terebbe jmmediatamente caos, e ciò che oggi è tui:bamento che segue u n lungo sforzo dive nterebbe fulminea par~lisi mortale. Per fort una, la n azione che reagl e vin se dopo Capore tto è già in piedi e n on t o llererà -a n es sun costo - una ripetizione di quella sciagura. Ottimo segno, la rivolta di m o lti operai. I ferrovieri non diserteranno il loro posto. I postali nemmeno. Non sono pochi e vanno aumentando sempre più di numero gli autentici proletari che sono stufi di servire da « corpo vile )> alle esperienze, ai capricci, alle pagliacciate di gente che vive sul socialismo d iventato mestiere e speculazione
A questi lavoratori che scuotono le catene della schiavitù pdma che d i ventino infrangibili, lanceremo noi le parole di libertà, di autonomia, di auto-decisione e di conquista !
MUSSOLINI
Da li Po polo d'Italia, N . 194, 17 lug lio 1919, VI.
AURORA!
Io saluto un'aurora.
La saluto con commozione trepida e ardente di speranze.
Saluto a gran voce l'aurora del g iorno che segna l'inizio del riscatto del proletariato italiano dall'immonda speculazione « borghese » dei politicanti socialisti.
Coloro che hanno dato il buon esempio sono stati i ferrovieri. Il Comitato centrale, quando ha visto che da Roma a Taranto, da Tor ino a Pisa, folle imponenti cli ferrovieri si rifiutavano di assassinare la nazione, cioè "il popolo italiano, il Comitato centrale, che aveva decretato, senza mcnomamcntc ìntetrogare la massa, lo sciopero, si è ritirato in buon ordine e ha lanciato l'appello per la sospensione del movime nto.
L a ri volta è venuta dal basso. I capi pussisti e confederali sono stati sorpresi. Non lo credevano. Noi ci vantiamo di fronte alle mistificazioni pussiste e a certe dedizioni vili e incomprensibili dell'ultima ora, ci vantiamo di aver dato una voce - con- questo giornale d'acciaio ·- all'anelito profondo di liberazione che ;cuote jl petto della parte migliOre della massa operaia.
Non sono più un esiguo numero gli Operai che sonO stufi di essere sfruttati, Jetteralmente sfruttati, in ogni :senso sfruttati, da un'associazione di professionisti della politica che si credono buffamente autoriziati e capaci di largire la felicità all' intero genere umano.
C'è un'insurrezione di minoranze proleurie, contro il Partito politico socialista, diVCntato leninista. La cronaca di questi mesi è tutta una. serie di disastri operai, Lo sciopero dei lanieti di Biella si è chill:so miseramente. Quello dei metallurgici napoletani peggio ancora. L'in. tromissione del Partito politico nella v ita del sindacato operaio è esiziale e distruttiva. Oggi sono i ferrovi eri che iniziano il movimento di riscatto, d?mani saranno altre categorie. Andiamo - sotto la du ra, implacabile lezione degli avvenimenti - verso quella forma di associazione economica che io ho sempre vagheggiato e il cui statuto poggerà su queste basi : 1. Soppressione del funzionarismo e degli stipendi; 2. Federalismo e autonomia; J. Autodecisione nel senso che nessun movimento potrà essere iscenato senza un preventivo, regolare rtfertnd11111 ; 4, Indipendenza assoluta da tutti i partiti politici e gruppi e sette e congreghe ·vecchie e nuove, compresi, si capisce, i Fasci d i Combattime nto.
Quest'organizzazione non è più un ideale lontano La sua realizzazione è a vvicinata da tutto ciò che accade in questi giorni. I proletari non vogliono più servire. ·Hanno ragione }.,fa devono rifi11tan i di servire anche i borghesi e seniiborg/Jtsi del Partito Sodalùta.
Noi .affe rmiamo che col loro atteggiamento -a pre scindere dal · contegno dei capi - i ferrovìeri hanno bene meritato della nazione.
La nazione lo ricorderà.
Se domani i fe rcovieri volessero dar prova della loro alta coscienza e d ella loro capacità tecniC:8, chiedendo in esercizio cooperativo l'azienda statale ferroviaria, noi non ci opporremmo· .
Infine proclamiamo altissimo e fortiss imo che non ci opponiamo allo sciopero per salvare quello che non ci appartiene e n on ci cig uacda, ma semplicemente per sa lvare, colle for tune della Patria, l'avvenire del proletariato italiano. ·
Moltissimi socialisti in buona fede, ma che n on osan o farsi vivj, mordono il freno e in cuor loro sono pienamente Con noi.
Non è in questo m omento, con u na nazione che ha i v ived per dodici g io rni, con una nazione che sta battendosi disperatamente a Parig i per farsi largo nel mondo fca le cupidigie della plutocrazia internazionale cui tcngon b ordone i n atteggfamento di passiva e attiva complicità i proletari dei paesi più ricchi, non è in questo momento che si può tentare imp unemente la corsa al caos.
No. Jl popolo Italiano ba il d iritto e i l dovere di essere grande e malgrodt> i111to e IJ1lli lo .Jarà
Da Il Pop ol o d'Italia , N . 19}, 18 luglio 191 9, VI.