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I COMPLICI
I proletari evoluti e coscienti che gridano « Viva Lenin I » cred endo di gridare « Viva il socialismo I», non sanno certamente ch'essi gridano « Abbasso il socialismo I >), I fals i pastori che « mangiano e bevono >> alle spalle delle masse sempre pronte a giurare, se non a morire, per gli ideali nuovi e lontani, danno ad intendere che quel che si è instaurato in Russia è socialismo. Colossale menzog na 1 In Russia si è stabilito il governo di una frazione del Partito SociaUsta. In Russia i proletari lavorano come prima; sono sfruttati come prima perché devono mantenere una burocrazia innumerevole e succhiona, secondo la t estimonianza non sospetta del capitano Sadoul ; sono mitragliati come· prima, non appena osino insorgere contro il regime che H condanna alla schiavitù e alla fame; invece di uno czar ce ne sono, oggi, due, ma le forme e i metodi dell'autocrazia non sono affatto cambiati Si capisce perfettamente che a lcuni scrittori venuti dagli ambienti borghesi, abbiano delle simpatie per il bolscevismo. C'è in Russia· uno St3.tO, un Governo, un O[dine1 una burocrazia, una polizia, un m ilitarismo, delle gerarchie. Ma il socialismo n on c'è. Non c'è nemmeno il cominciamento del socialismo, non c'è niente che somigli a un regime socialista. Il leninismo è la negazione perfetta del socialismo. È il governo di una nuova casta di politicanti Gli è p er questo che è assai difficile trovare d egli apologisti del leninismo fra le teste pensanti del socialismo r usso e del socialismo· occidentale. Le più stroncanti r equisitor ie e;ontro il leninismo n on sono venute dai borghesi, ma da uomini che avevano lottato e sofferto per l a redenzione d ella massa operaia . Questi uomi ni si chiamano Plekanolf, il maestro dei marxisti russi; si chiamano Kropotkin, l'apostolo dell'anarchia. La demolizione dei metodi di governo leninista non è opera del Times, ma dì un Axelrod, chiamato il decano dei socialisti russi; di un Souckhomline, collaboratore per lungo tempo d ell'Avanti I Il manifesto del parti to operaio russo e dei socialisti menscevichi, non sono s tati stampati dal Corriere della Sera, ma da C rifka Sodale. Non sono state inventate da noi « rinnegati » - che in questo caso (è strano, ma vero I) di fend iamo il socialismo I - le pagine d i Bernstein, di Kautsky, di Eisner, di T roelstra, di Branting e di infiniti altri socialisti, che sì sono schie- rati contro 1a « caricatura del socialismo realizzatasi fra Pietrogrado e Mosca». Non siamo noi, ma un dott. Totomianz, veterano d ella coo• perazione russa, che .nc:ll'ultimo numero della CriJica Sociale di Filippo Turati, stampa queste parole eloquentiss ime:
« I bolscevichi hanno creato in fui dei conti non già. una vera democrazia, bensl fa denominazione della p lebaglia, una. " oclocrazia" che non si arresta da-. vanti a. nessun mezzo terroristico in una guerra di stenninio (()(ltro la borghesia. e gli intellettuali».
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Infinite volte, e specialmente dopo il congresso di Berna, noi abbiamo prodotto documenti inconfutabili della v era natura del regime russo. Chi non ricorda la lettera di Alexeyev, e quella della vedova di P lekanoff? Noi riaffermiamo che il leninismo non ha niente di comune col socialismo, ep p ure i socialisti ufficiali italiani, con clamori minaccios i, chiamano al soccorso pe r salvare la Russia. Ma la Russia non ha bisogno di essere salvata, perché non corre p ericolo alcuno. Chi sostiene il bolscevismo - ficca tevelo bene in testa, miei cari proleta ri l - non è la forza del popolo russo che (< subisce >), dopo aver cercato di spezzarlo, quel regime di barbarie contro il quale sono più volte insorti e anarchici e socialisti· rivoluzionari, con tentativ i soffocati spietatamente net" sangue; chi sostiene il bolscevismo non è il famoso esercito rosso che esiste sulle carte di Trot2ky, non nella realtà. Il giornale Humanilé del 30 maggio, r eca ia testimonianza« imparziale » del s ignor Paolo Birukolf, H quale, a proposito dell'esercito rosso, in cotal nonché significativa guisa si esprime:
« li popolo russo così pacifico, detesta la guerra oggi, come ieri, come sem p re. Oppone una r esistenza accanita a l rc,dutamento ».
Altto che entusiastica risposta agli o rdini di mobilitazio~e, secondo c i narravano gli « imbottitoci » dei crani proletari d 'Italia. Il signor Birukoff dice qualche cosa di a ncor più interessante.
« Ci sono t,mti disertori n e/l'armata raIM, qu.znti , , 11'eran,o nell'eurv:ilo d el/q cz.zr. Accade che un reggimento non arriva aJla tappa designata perché tutti g li uomini si sono sbandati strada facendo ».
Ed è questo esercito di sbandati che ferma Mannerheim e Kol~k? Mai più. Se Pietrogrado no n cade, se Denikin segna il passo, gli è che cosl vogliono i g r andi banchieri ebraici di Londra e di N ew York, legati da vincoli cli razza cogli ebrei che a Mosca come a Budapest, si prendono una rivincita contro la razzi aria na, che li ha condannati alla dispersione per tanti _secoli. In Russ ia 1'80 per cento dei dirigenti dei Sovièts sono ebrei, a Budapest su 21 commissari del popolo, ben 17 sono ebrei. Il bolscevismo non sarebbe, per avventura, la vendetta dell'ebraismo contro il cristianesimo? L'argoment o si presta alla meditazione. È f>O ssibile che il bolscevismo affoghi nel sangue di un progrom di proporzioni catastto6che. La finanz.a mondiale i in mano degli ebrei. Chi possiede le casseforti dei popo li, dirige la l oro polìtica. DiettO ai fantocci di Parigi, sono i Rotschild, i Warnberg, gli Schyff, i Guggcheim, i quali hanno lo stesso sangue dei domi natori di Pietrog rado e di Budapest. La razza non tradisce la razza. Cristo ha tradito ~'ebraismo, m·a, opinava Nietzsche in una pagina meravigliosa di previsioni, per meglio servire l'ebraismo rovesciando la tavola dei valori tradizionali della civiltà elleno-latina, 11 bolscevismo è difeso dalla p lutocr azia internazionale. Questa è la verità sostanziale. La plutocrazia int ernazionale dominata e c ontrollata dagli ebrei, ha un interesse supremo a che tutta la vita russa accele r i sin o al parossismo i l s uo processo di disintegrazione m,olecolare. Una Russia pa ra lizzata, disorganizzata, affamata, sarà domani il campo d ove la borghella, sì la borghùia, o signori proletari, celebrerà la sua spettacolosa cuccagna. I re d ell'oro p ensano che il bolscevismo d evè vivere ancora, per hieglio pre parare il .terreno alla nuova attività del capitalismo. Il capitalismo americano ha già ottenuto in Russia una « concessione » grandiosa. Ma ci sono ancora miniere, sorgenti, terre, officine, ch e attendono di essere sfruttate dal capita1ismo internazionale. NÒn si salta, specialmente in Russia, questa tappa fatale n ella storia umana. È inuw tile, assolutamente inutile, che i proletari evoluti e anche coscienti, si scaldino la testa per dife ndere la Russia ·dei SoviUs. Il destino d el leninismo no n dipende dai proletari di Russia o di Fra ncia e meno ancora da quelli d'Italia. Il le ninismo vivrà finché lo vorranno i re d e lla finanza; morirà quando. d ecideranno di farlo morire i medesimi re della finanza.
GJi eserciti antibolscev ichi che di quando in quando sono colpiti da misteriose paralisi, saranno Semplicemente travolgenti a un momento dato che sar à scelto dai re della finanza. G li ebrei dei Soviè/J precedono gli ebrei delle banche. La sorte di Pietrogrado non si gioca nelle steppe gelide della Finlandia : ma nelle banche di Londra, di New-York e dì Tokio.
Dire che b borghesia internazionale vuo le _oggi assassina re il r egime dei SoviU,; è dire una g r ossa menzogna. Se, domani, la borg h esia pli.Jtocratica s i decidesse a questo assassinio, non incontrc;rebbe difficoltà d,i sorta p oiché i suoi « complici )>, i leninisti, Siedono già e 1:tvor:i.no per lei al Kremlino.
Da Il Popolo d'IMlia, N. 151, 4 giugno 1919, VI.
VIA DA VERSAGLIA?
f-ij . Ah, dunque, potrebbe, sogghignando, dirci il superstite neutralista << stampaiolo » o pussista: è dunque vero e da voi stesso proclamato che la gu erra ha fallito il suo scopo; è dunque vero che, come diceva ieri A. O. Olivetti, assistiamo alla << bancarotta totale» del progranima « nobile e netto» bandito per la guerra. Veramente? D ovremmo dunque annoverare anche l'amico Olivetti, che fu uno dei ptimissimi i nterventisti ancora nel luglio del 1914, fra quelli che v3.nno ·ormai tra la gente col nomignolo di « Maddaleni pentiti»? Rispoo.diamo no e crediamo d'interpretare esattamente ìl pensiero di Olivetti. Ciò che è fallito o sembra fallire, non è la guerra, ma la pace, o. meglio ancora là conferenza della pace. Non sembri questo un giuoco futile di parole. La guerra ha dato quello che doveva dare. Voluta da noi e dalla parte migliore del popolo italiano, la guerra si è conclusa nel novembre del 1918 col pieno raggiungimento dei nostri obiettivi. Invece degli Hohenzollern e degli Absburgo, nuovi regimi repubblicani sono sorti fra il Reno e .il Danubio. Tutto ciò è acqui~ito alla storia, Tullo ciò , un ri.ru/Jato - immenso e btntfko - del fallo guerra. Volemmo e con noi volle la guerra la parte migliore del popolo italiano per « compiere l'opera di ricostruzione nazionale entro i confini assegnati aJl'ltalia dalla natura e dalla storia» ; e anche questo obiettivo è in massima parte r aggiunto, Se i confini non sono veramente dovunque là dove dovrebbero essere, un po' di colpa spetta a molti italiani pei q uali i termini di << natura e storia » sono elastici e mutevoli.
E nella terza categoria, qllella degli obiettivi mondiali, che noi ci sentiamo diminuiti e sacrificati, da quella che su queste stesse colonne fu già definita la triplice delle plutocrazie. Aggiungiamo, fra parentesi, che dal punto di vista sociale, la guerra è stata fecondissima di risultati e lo si vede nell'ascesa grao,diosa delle masse lavoratrici in tutti i paesi del mondo. Pec tutto ciò noi rivendichiamo l'orgoglio e il merito di essere stati interventisti nel 19q, Ad ogni epoca, ad ogn i generazione, ad ogni individuo un compito: il nostro, nel 191:;, era quello di imporre l'i ntervento contro gli Imperi Centrali ; nel 1919 è quello di imporre una pace che sia degna deJla guerra, cioè dei sacrifici compfoti dai popoli durante la gueri:a.
Ora ciò che s i combina a Versaglia non è la pace : è semplicemente un « trattato di pace)). La dis~nzione è essenziale. Ci sonO stati dei generali inetti in guerra; ci sono oggi dei cliplomatici insufficienti a Vcrsaglia. Costoro ci danno un trattato . Ma i trattati non sono eterni ed immutabili. Quello di Versag lia sarà modificato dagli uomini stessi che lo hanno preparato, Sotto la pressione dell'opinione pubblica, i triumviri saranno costretti a temperare o annullare certe clausole che feriscono brutalmente i principi di diritto e di giustizia. La revisione del trat tato, sulle basi elencate dall'Olivetti, verrà poi e sarà l'opera di altri uomini. Allora, per quanto non ci .sia niente di eterno e di assoluto in questo mondo, avremo non soltanto un trattato di pace, ma un'alleanza di pace fra le nazioni e la vita eucopca potrà rifio rire
Per uscire dall'imbroglio e dal mercato di Versaglia, l'avv. Olivetti pcopone:
1. Un decreto "di annessione delle terre che spettano per natura e per storia all'Italia;
2. La convocazione di una conferenza a Roma per la vera pace. dietro iniziativa dell'Italia, Il decreto di annessione, che doveva v enire logicamente dopo il gesto clamoroso di Orlando, non è venuto e non verrà. D'altronde se l'Italia si facesse banditrice· della (( conferenza romana >> non potrebbe procedere ad annessioni anticipate. Le annessioni non potrebbero venire che do po l'accordo. Quell'accordo che manca fra noi e i tedeschi a proposito dell'Alto Adige; fra noi e j cosiddetti jugoslavi a proposito dell'Adriatico, Non si potrebbero chiamare a Roma i popoli - quindi anche il tedesco e il c:roato e il serbo - per farli trovare dinanzi al << nostro» fatto compiuto dell'annessione. O la conferenza di Roma si propone di raggiungere l'accordo fra i popoli e allora non ci possono essere fatti compiuti primà dell'accordo stesso, o ci sono i fatti compiuti e allora molto probabilmente Roma non sa rebbe che la ripetizione di Versaglia.
Giova no tare, a questo punto, che prima ancora di raggiungere l'accordo cogli altri popoli a proposito delle zone che ci contestano, dovremmo raggiungere l'accordo fra noi. Quali sono i precisi territori che dovremmo annettere ? L'on. Bissolati r inuncia al Brennero, molti altri a tutta o a gran partè della Dalmazia. Un decreto di annessione, . che comprendesse anche semplicemente i territori del Patto di Londra, solleverebbe alte strida e accuse di imperialismo, non sol- tanto a Zagabria, a L ubiana, a Belgcado, ma a :Milano e a Roma. Insomma: l'auspicata « conferenza <li Roma» non potrebbe essere preceduta da decreti di annessione. Bisogna scegliere Dovendo scegliere, su questo che è sempre un terreno di ipotesi, noi optiamo per la convocazione di u na seconda conferenza a Roma, che sarebbe la conferenza d ella pace, e alla quale noi ci presenteremo senza decreti anticipat{ di annessione, che sarebbero nuovamente oggetto di d iscussione e di revisione, ma armati del nostro diritto e della nostra capacità di farlo · valere. -
Va da sé che g li uonùni che si trovano attualmente alla d irezione della cosa pubblica italiana non p ossiedono la mentalità adatta per un'iniziativa d el genere. Appartengono a un'altr~ generazione. Inutile attendersi da loro un'.a denuncia dell'alleanza colla Triplice Intesa, un decreto di annessione, la convocazione di .una seconda conferenza a Roma. Val meglio che essi finiscano ciò che h anno incominciato. Ci diano il trattato di pace di Versaglia, se ci r iescono. Ci diano il capblavoro della diplomazia. Essi stessi non si illudono sulla validità della loro fatica. Essi stessi devono avere la sensazione di tracciare molte linee sulla- mobile sabbia del deserto, Tutto ciò che è ingiusto, caduco, vessatorio, non durerà. La revisione del trattato d i Versaglia sarà l'avvenimento dei prossimi mesi e potrebbe verificarsi a Roma. Versaglia dà il suo nome alla pace dei diplomatici, Roma è ben degna di dare il suo alla pace dei popoli. MUSSOLINI
Da li Pop.o/o d'I111lia, N. 15~, 6 giugno 1919, VI.
[PER I FASCI DI COMBATTIMENTO]*
I-la q11indi la parola Afu1.rolù1i, il quale spiega le ragioni per cui il Fascio lM..ilanese di Combattimento ha creduto di iniziare con questa prima conferenza la pubblica propaganda del programma dei Fasci. N elle successive conferènzc verranno esposti di mano in mano i rimanenti capisaldi del programma di realizzazione immed iata.
È mo lto sintomatico che un g iornale ufficioso, l'Epofa, abbia lanciato come colpo di sonda la previsione che la possibile data delle elezioni sia il 2.7 luglio. I Fasci boicotteranno in questo caso 1c elezioni perché è necessario ch e i comizi abbiano luogo a smobilitazione compiuta, affinché tutti i cittadini possano parteciparvi. Bisogna opporsi inoltre alle vecchie elezioni giolittiane col collegio uninominale e chiede re come condizione che sia effe ttuata senza indugio la riforma e lett o rale.
* Riassunto delle dichiarazioni pronunciate a Milano, nella palestra d elle scuole di Corso di Porta Romana 10, Ja sera del 7 giug no 19 19, d ur.1nte J':issemblea genera le del fascio milanese di combattimento. Pr~m,a delle dichiarazioni di Mussolini, !"assemblea aveva approvato :i ll' unanimità che il 9 g iugno Alce5te D e Ambris tenesse u na conferenza. sul tema : l problemi finanziari d el d opogMt!Yra : l' npropriazione parzifHe del , apit.tle. (Da li Popolo d'ltali.t, N. 15 5, 8 giugno 1919, VI).
DOV' E IL GOVERNO?
Se quello- che hanno affermato gli industriali. - si noti : gli industriali, non i bo lscevichi - nella recente riunion e a R oma della Confede razione generale, è ver o, la responsabilità del Gov erno nella crisi del caro-viveri che travaglia di nuovo e più acutamente la vita nazio nale, è semplicemente enorme. Osiamo scrivere che non ci troviamo ·di fronte a deficienze o a errori, ma a un ver o e proprio premeditato d elitto di lesa nazione. · ·
La Confederazione generale dell'Industria ha intimato, nel pubblico interesse, che il Governo: ·
(( metta senza fodugio sul mercato a prezzi equi e, se n ecess:uio, a nche senza preoccuparsi dei più alti prezzi originari, al costo, la maggiore quantità possibi le di generi di consumo, sia vàlendosi clei generi già ammassati per l a guena e rimasti tuttora disponibili.... ».
Fermiamoci a questo punto. Noj ci rifiutiamo di credere che g li indu striali abbia no lanciato quest'affermazione di u na gravità eccezionale, senza possedere i necessari dati di fatto. .
Ris11/fa d1111que che ci sono dei generi ammassali e disponibili. P erché il Governo non li ha gettati immediatamente sul mercat o ? Perché il Governo t arda ancora un giorno solo a v uotare i suoi magazzini di tutto ciò che potcebbe alleviare l a penuria di v iveri e q ufodi abbassare i prezzi ? O questi v iveri non ci sono e allora il G overno lo faccia sapere chiara mente e senza indugio ai cittadini, perché non si esauciscano e non esauriscano la loro p azienza nell'attesa del miracolo impossibile. La realtà è che il Governo italiano è una larva di Governo, La barca dello Stato è affidata all'on. Colosimo, il qu ale è u ri mediocre politico di origini e temperamento giolittiano e n on rivela n essuna delle qualità necessarie a un timoniere energico per dirigere la r o tta fra le acqu e perigliose. Come ieri, come sempre si v ive alla giornata. Ci voleva poco a p revedere la cri si attuale. L'aumento generale dei salari e d egli stipendi non ha spezzato il circolo vizioso ne l quale si chiude l'eco nomia nazionale e mondiale deficitaria. P erché l'aumento fosse « r eale >> ad esso dovev a corrispondere u n ribasso del cru:o-viveri. Questo ribasso - intendiamo ci bene - no n p ot eva e no n p uò andare o ltre un certo limite, ma, anche u n sorso d'acqua fa bene a colui eh.e muore di sete. O ra non ·solo il caro-viveri non è d iminuito, ma è aumentato in proporzione superiore all'aumento degli stipendi e dei sala ri. Detto g r osso modo, la verità è c he !~operaio e l'impiegato com• prano meno roba oggi con cinquecento lire, di quanta n on ne com• prassern un mese fa con q uattrocento Qui è la causa del disagio Che esplode in forme più o meno gravi in ogni parte d'Italia. Bisogna mettersi in mente - da un lato - che il problema del caro-viveri è insolubile finché continuerà il regime attuale di sotto-produzione e dall'altro lato è necessario prendere « immediatamente )> tutte quelle misure che valgano, se non a risolvere, almeno a non aggravar,: la cri.Ii. Queste misure sono s tate indicate al Governo, sia dalla Confederazione generale dell'Industria, sia dagli organismi operai, sia dai Fasci di Combattimento. Nessuno chiede il p rodigio della moltiplicazione dd pane e dei pesci, ai signori del Governo; s i chiede soltanto che il Governo faccia tutto il possibile per alleviare e non aggravare la crisi. Ora, se la crisi si è aggravata, una pane g randissima di responsabilità ricade sul Governo. Da cinque mesi l'on. Crespi non reggeva pi~ il suo ministero. Assunto il Crespi a delegato per la conferenza a Versaglià, il suo posto è rimasto vacante e non è ancora occupato. Nel momento più . difficile, non c'è nessuno al Ministero degli ·approvvigionamenti e consumi. Ci sono dei capi-divi sione per « emarginare » d elle pra- · tiche.
Domandiamo formalmente :
Il Governo ha intenzione di adottare tutte le misure necessarie per fronteggiare la situazione - misuxe che gli ·sono indicate da associazioni competenti - o intende trastullarsi ancora sotto la benigna -protezione dello s tellone?
Nei prossimi giorni avremo o non avremo una risposta a queste domande che non partono soltanto da noi, ma da masse di milioni di cittadini in agitazione?
Coll'intuito infallibile dei poeti, Gabriele d'Annunzio ha dun que colto ancora uni volta nel segno, quando, come a elle Pentecoste d ' Italia che abbiamo pubblicato ieri, parla di _ una nostra vita che dovrà traboccare dal << cerchio delle istituzioni sterili e delle leggi esauste»." MUSSOLIN[