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RICHI AMO ALLA MISURA
È tempo mi pare di reagire con viole nza contro un'agitazione che va impadronendosi di certi ambienti italiani e che sta fra l'i ster ismo b izzarro e la mania di persecuzione. Che i signori socialisti cosiddetti u ffic ial i soffi no a pieni polmon i nel fuoco della disi llus ione e del disinganno, si comprende . C'è in lo ro la speranziclla di ripetere in I talia il giuoco « mag iaro )> p rovocato dalla co nfluenza di due es asperazioni. Ma noi non siamo cos i imbecilli da non aver mangia to la foglia. Il t rucco è già sventato. Q uesti socialis ti che gridano al fallimento del la guer ra italfana sono grottesch i. :h.lì rip r ometto di dimostrare che stanno diventando abbastanza grotteschi anche uomini di altri Partiti. E non parlo , perché la nausea.me lo vieta, d i coloroaffetti da cretinismo parlamentare in istato di avanzata cronicitàche tentano di 1< ridurre >) la passione triste e cocente dell'I talia. :i u no dei so liti rimpasti ministeriali. Non per niente il nome del nefas to Nitti t o rna agli onori delle cronache romane. Io mi r ifiuto di sottoscrivere alla dich iarazione di « fa lli me nto » della g uerra. Ricordo che per no i interventis ti del popolo, che più degli altri alla g ue rr:>. spingemmo la na zione con dicci mes i di frenetica ag itazi one « fasc ìst:1 » , la guerra stessa doveva farsi per r:iggiungere un triplice o rd ine di obiett ivi: g li internaz ional i, i nazionali, i sociali.
L'obiettivo d'ordine internazionale cons isteva in c iò : mll'i111ptdir1 l'ovl'enlo di uno rgrmo11ia lednca nrl 11:onrlo Oggi che il pe ricolo è <lefi ni• t ivamcnte - noi lo . cred iamo a lmeno - t ramont ato, qualcuno ironizza s ull'esistenza di ques to pericolo, ma quando v an K.luck e gli altri generali d ella K1lil11r, dopo aver ·attravc'rsa to e di s trutto il Belgio p untavano a marce forzate s u Parigi. nessuno1 salvo i malati di sifili de both!, osava prospettarsi le conseguenze spaventevoli di una victoria della German ia e meno ancora augurarla. Chi, oggi, proclama il fallimento d ella guerra n ei suoi obietti v i internazionali, deve avere il coraggio di aggiunge re che valeva m·cglio di mandare, nell'ago sto del 1914, n o n un tamburino nlla frontie ra francese, ma tutto il disponibile e serc ito italiano; che non si doveva spezzare la Triplice alleanza, ma ch e si d oveva marciare coi tedeschi, perché dopo pochi mes i di ostilità, essi imponess~ro al gene re umano - italiani ro111presi - una Brest-Litovsk di propor:zioni fantastiche. Bisogna dichiarare insomma che fra i cluc imperial ism i - quello anglosassone ch e s i delinea, e quello p r ussiano, che aveva scatenato le sue o rde - l' Italia doveva scegliere quest'ultimo e co llaborare al !-uo trionfo. Oggi, è ìn gìuoco Fiume e la Dalmazia, ma se l' imperialismo te utonico riu sciva nei suoi intenti, la Dalmllia, e Fiume, e Trieste, e l'Istria, e Venezia e per6 no Milano , no n sarebbero più in giuoco, perché - secondo i progetti pangermanisti - farebbero parte di quel sognato nuo vo romano impero germanico che ossessionava lo spirito malato e maniaco d i Guglielmo II.
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E i fi ni nazionali? Premesso se mpre che la vittoria tedesca avrebbe ridoÙo al ruo lo di una semplice colonia o di un mercato tutta l'Itali a, noi affermiamo che i fini d'ordine territoti ale-nazio nalc della nostra g uerra saranno, nel lo ro comples~o. raggiu nti.
Se no n otte rre mo l'integra le rivendicazione del n ostro diritto, la colpa è un p o ' nos tra, e non di cinque, ma d i cinquant'anni di politica nazionale, la co lpa è di tutti e in particolar modo di quell i che si sono nffanna.tì d urante la guecra e durante le t ra t tative d i pace a diffamare l' Ital ia mostr:mdola al m ondo come l'unica nazìone ingorda d i territ ori altrui, c ome l'u n ico paese imperiali sta, me ntre g li altri passavano come campioni integerrimi dell'idealismo perfetto. Trento e Trieste, il famoso b inomio dell'inte rventi smo italiano sono fuori di discussione . Ma è o ramai certo che l'Italia spinged j su oi confini politici sino a coincidere c o i confini naturali dello spartiacque :>.lpino. Il b1lu:t.rdo grnntlìoso e i mmacolato del Brennero ci dividerà e ci difenderà dal mo ndo germanico, G li italiani d ovrebbero riAette rc all'enorme significazione di questo evento. L'Italia r:iggiu nge la massima sicurezza poss ib ile al suo confine al nord. E se diflìcoltl sorgeranno , se, anche p e r l'Alto Adi ge, m:1lgrado la dichiarazione di Wilson, dovre mo soste ne re u na battag lia diplo matic1, ricordiamoci che prima d el le ma nov re viennesi del signor J\llizé, c'è stato alla « Scal:i. » un famoso d iscorso di un cx min istro itali ano, nel quale l'Alto Adige tutto veniva consegnato graziosamente a i tede schi. Q u anto al confine o rientale, esso coinciderà colla linea naturale delle Alpi Gìulic. Tutta l'Is tria è fuori• discussione. La D almazia del Patto di Lond ra non può venirci con te sa. Rimane fiume.
Delle tre so luzion i che v eniv:>.no pro spctt:i.te di questo angosciante problema, la più a nti-italiana, cioè Fiume consegnata ai croati, sarà sca rtata. Se Parigi decidesse il contra rio, Fiume d irà la s u a parola e la dirà ]'Italia. F iume <e città libera )) t il (< meno peggio» dato il ci Patto di Lond ra » che escludeva Fiume e dato anche che molti ita• lian i - ahimè il peggio r ma le all'Italia lo fanno gli italiani I - non ripudi ano q uesta solu zione. Non per n ie nte l'italofobo Gauvain cita a sostegno della tesi (< Fiume città libera>> l'opinione di Gaetano Salvemini e di qualche altro rinunciatario italiano. Ma noi ffrdia1110 (be FiHmt sarà italia11a. Quando la diplomazia n on avrà più niente da dire, parlerà qualcun altro e sarà il popolo fiumano, e accanto, tutto il p opolo italiano.
Sempre restando sul terreno dei fini territoriali na2ionali, aggiungiamo che per le altre città della D almazia bisognerà strappa.re solide garanzie, le quali basteranno a salvare e fortificare l'italianità d ella sponda orientale) non già perché l'ipotetica Società deUe Nazioni emanerà leggi e decreti e norme, ma perché la prorompente anima d ella nazione vittoriosa alimenterà quotidianamente, con tutti i mezzi, dalla lingua ai traffici, la vita italiana delle terre che resterannoforse per non molto tempo-irredente. Valona non ci è contesa. G[ca l'Albania, l'I talia può ottenere il riconoscimen to del s uo protettorato. Quanto alle colonie tedesche non abbiamo avuto niente. Veriss imo. Francia, Inghilterra, Giappone si sono divisi l'immenso botùno. Hanno mangiato. Divorato il mondo. r..fa riuscirann o a « digerirlo » ? Ecco j( punto. Non avete l'impressione che l'Inghilterra dcbb:a un giorno o )' altro scoppiare ? Non vi pare un p o' ridicola la pretesa di egemonia europea della Francia, di una nazione, cioè, che vede diminuire la sua popo lazione; di una nazione che - per risorgere - avrà bisogno di un milione di operai italiani, che l'Italia potrà anche rifiutare? Non è l'ora questa, per l'Italia, delle lamentazioni inuùli, degli strilli donne schi, sibbenc l'ora del raccoglimento, l'ora in cui s i prende « atto» delle nuove realtà e si decide in conseguenza. La Fr::i.nci:i fa un:i politica stupidamente e pcricolosamènte, soprattutto per la Francia; anùitaliana ? Bene. L 'Italia è li ber:i , d'ora innanzi, di fare un:>. pol itica anti-funcese. L'Inghilterra r.ivcla il matcri::i.le btuiruu sotto la m aschera 'dell'amicizia? Bene. Si porta al cimitero il cadavere, e si gu:1rda aluove, La vita ha dei « compens j >>. L'« irreparabile» è meno frequente di quel che non si creda. Noi non invidiamo troppo gli epuloni che: hanno banchettato a Parigi. Ci sono nel mondo altre forze in movimento e non è dettò che la plutocrazia riu scirà a stroncarle. Ad ogni modo, noi andiamo al concreto. Noi propon iamo agli italiani un piano d'azi one immediata e uno di azione mediata, sul quale ultimo non facciamo, oggi, anticipazioni. Il piano di azione immc<liat:i consiste nell'aiutare il movime nto di revisione del trattato di pace. Questa revisione deve essere preferibilmente affidata ai parlamenti e alla rappresentanza dei popoli, non a una nuova g uerra. La Germania deve firmare il trattato di pace, poiché de ve riconosce re in questo modo inequivocabile la sua d isfatta; ma poi il trattato stesso d ovrà essere modificato in questi quattro precisi punti: regime delle colonie, regime della Sacre, quc- stione dclJ 'indennità, questio ne dei tedeschi d'Austria. L'Ital i:1 può e deve aJutare potentemente questa re\~isione che si annuncia inevitabile, ancora prima che il uaua to sia firmato. Aspettiamo, dunque, prima di coprirci il capo di cenere, prima di riempire co n ridicoli lai il n ostro divino cielo mediterraneo.
La costruzione « napoleonica » del signor Clemenceau è una parod ia. La politica medieuropea del signor Al1izé u n a caricatura. !:I. o pinio ne diffu sa in Italia che la storia non finisce a Versailles.
Vogliono darci ad intendere e vogliono soprattutto dar ad intende re al buon proletariato italiano che i proletadati dì Francia e d'Ing h ilterra, degli Stati Uniti e del Giappone, sono insorti contro quella che v ien chiamala la Brest-Litovs k di Versaglia.
Ieri l' edizione to rinese dell'Avanti! stampava a caratteri di sca tola sulle sei colo nne di prima pagi na che co ntro « l'ignom ini osa p:icc tutti i p roletariati in so rgono n. Non è vero I E fnl!o ! I pro le t:uiati di q u ei paesi non sono affatto insort i e da quanto r isulta n o n h anno ness u na i ntenzione d'insorgere a meno che non si voglia pomposamente battezzare per <i insurrezione ,, la votazio ne di un platonico ordine del g io rno. Bisogna sventare questa che s i tenta, vera e propria imbottitura di etani proletari, e ri stabilire la realtà e mostrare che i proletariati degli altri paesi non si oppongono seriamente alla p olitica delle lo ro n azioni, anche quando ha i cara tteri dell'imperialismo più prus4 sfano. D al che ne rfaulta un inse gnamento e un monito per le nostre masse ope raie. Ci mancano inform azio ni su quel che avv ie ne in America e al Giappone. Non v'è dubbio che i tre o quattro milio ni di prolet a ri che seguono Gompcrs, acce ttano nel cnmplcsso il trnttato d i Vcrsaglia. Ma s ull'atteggiamento delle o rgan iz1.:1zio ni ope raie Ji Pn ncia e d'Inghi lterra, siamo s ullicicntcmcnte e documcntalmcnte in for 4 mati. L' Hlfmanill giunta ieri p ubblica la di ch iarazione d el Comitato d'Azio ne nominato nella recente confe re nza sindacale e socialis ta di Berna. D opo un riassunto dei p ri ncipi elabo rati a Dcrna , il Comitato d'Azione cosi si esprime:
« Il Comitato J 'Alione ricono ~ce lo sforzo wmpi11to ptrché certe ingi ustizie ùovuk- a gue rre precedenti s iano rip:irate p er Jibcr:ue qu:ikuno dei popoli oppressi J1 lungo tempo. Saluta l:i creaz ione Ji una Socictl Jclle N a zion i. Si com. piace del fotto che i prigionieri saranno rimpatri:iti non ap pcn:i firm ;1u. la p:ice. Riconosce che fa Socictl delle N;nioni p uò essere consiJcr;U;J. <"Ome primo germe <li una o rganizzazione meto<lica J i un regime- rnntinuo Ji pace, e s i ttug ur:i. che il più rapidamente possibile sfa ri p:iralo :all' errore di non o.vcrvi ('omprcso sin Jal prin<"ipio fa Gcrm:i.ni:i e I.i Russia. Q uanto agli :irm;1mcnti, il C. d'.A J e lb conferenu optraiJ :ipp!'ova la lim itazion e impos trt .1]1.:1 Germania come una con · dizione n«ess::i ria del Ji~:irmo gener:i le e J 1)m1nJa :i.i,:!i All t>:i ti di Jichi:uare <"he anch 'essi si p ro pong:ino di abb:mdonare la loro po litic:t di milit:irismo e Ji rid 11rr6 imme<li:t1:imente i loro armamenti t.an to in m:ire come in tc-rra ».
Critiche meno blande i l C. <l'A. avanza a proposito del tracciato d elle frontiere polacche, pur s alutando la resurrezione ddla Polonia ; a proposito del b acino della Sacre, pur r iconoscendo giusto che Francia e Belg io siano indennizza te di carbone; a proposito delle colonie t ed esche e deUa sorte toccata allo Ch:mg-Tung. E conclude :
« Qu~ti <"rtori sono gravi <' s tab i l iscon o p icnament<" che q u<"s t:t p:tc<' non la nostro p ace <' eh<" i<" nazioni sono a n cor:1. m im1cciate di vedere la politio dei v incitori sboccar<" nel la. r ipartizione del bottino scni,1 riRettC"re alle inevit:ibi li con!,q~uenze :t un :i. critica, Gues ta, molto o b iettiv,\ e l1u:i.si serena. L a famos :i. « insurrezione» d i cui favolcggi3no i nostri social-bot/m per * con tro l' ine sist ente imperialismo dcll'kal ia i p rolct:tri italiani d oV'è? F o rse in Ingh ìh e rra ? li Lnbo11r P arty ha pubblicato un ma nifes to di crit ica te mperatissima. Vi s i parla di (< imperfezioni l) del t r att3tO di pace che sa ran no r:idic:d mcntc riplratc « d al movime nto o pcr:iio o rg anizzato ncll'In ccrn:i.2ionale ». Conclude esprimendo « la spe ranza che le co ndizion i prdimin:ui di pace S3ranno messe in armonia colle dich iar.tzioni wilso ni:mc ».
Vio lento è il m:rnìfcsto d cll'/,11/rptndml Labrmr Party, ma no n b isogn3 pr~ndcrlo trorro al tragico. I p oliticanti sono sempre eccessivi e in Inghiltcr u anche innocui. La nra opinione delle masse organi zz:i.te in glesi circa il trattato di pace è nelle risposte all'inchies ta del Ti111u, riprodotte dalb France Librt Ecco qua. Il signor Adam son, p residente dd Gruppo parlamentare del Labo11r Parl.J, dichi:i.ra:
« Stimo che le condizìonì 50n o di n.it ur3 t~le J" :1ssicur.1rc un;t pace J u· r,1tur1 »
Stefano \Vals h, altra p ersonal ità laburista, op ina che« la co nferenza è s tat3 animata <la uno spirito ùi clemenza verso il v into )}, Clrncs, cx-controllo re dei v iveri, dice :
« Le cond i:Uoni rnno dure, ma mcoo dure che se le avesse dettate 13 G e rmJni .1. vittoriosa».
11 signor owe rmann, segretario del congresso ddh: Tradu U 11iot11 afferma :
• U' ronJizioni sono soJJisfacenti : app rovo p.uticofo.rmente l'inJ ennit.i. J i tn mili.uJi richiesti a li.I Germ:i ni.1 e n on pono impedirmi di par.1s on:uL1 .ti 5 mi ]i3rJi impo$ti _ :1. ll.1 Fr:1nc i:1 n d 187 1 »
• Lw.in.1 J d testo.
W ills Croock, altro laburist a, dice :
« Non ho akun a critica da fare a proposito de lle conJ izioni d i p2ce: ere-do che sia una pace g iusta, m ii;l io re <li quella che ci avrebbero d~to i t~~h i »
Trascuriamo pure la protesta contro le proteste, elevata dal P artito ~ocialista Nazionale lng lese, che conta, as sicura l' Avanti!, un numero infinito di soci (vero è che ci sono dentro molti d e i più quotati ltaders del socialismo inglese), ma, d al complesso delle manifestazioni, si può affermare e.be in Inghilterra n o n c'è ombra di « insurrezione)) c o ntro il trattato di Vcrs aglia. L'unico proletariato che ha m otivo d 'insorgere contro la p ace d i Vcrsaglia è, dopo quello tedesco, che l 'ha meritata e voluta, il proletar i:a o icali:mo. Ma q uando il p roletariato italiano vorrà c ombattere l'altrui imperial ismo s i t roverà c ontro non solo la b o r ghesia degli altri paes i, ma, dietro le b o r g h esie, anche il proletariato. È una o bliq u a m anovra anti-nazionalc quella dei nostri socialist i o fficia li che consiste ne ll'incoraggiare l'anti-impc rialismo dei pro ictari ital iani, facendo crede re a ll'anti. i mperialismo degli altri proIctariati, mentre la vcr:itò. è che ques ti s i salvano l'anima con b soU ta d ichiarazione di principi, e segu o no, con disciplina, la b:mdier:i d ella loro nazione. M U:iSOLIN I
Dedicato Ai Francesi
Si direb be , a giudicare da certi fenomeni, che non u m caten:.1 di m ontag ne , attraversata da strade e da ferrovie, separi la F r anci:1 dall'Ital ia , ma un m :irc infinito, senza sponde, senza nav iganti, se nza possibili tà :1 kuna di co muni c:izioni. ~ari g i ha b. pess ima abitud ine e gocentrica , d'ignorare quei I s s s milioni d'uo mi ni che vivono al di fuori d cll'mui,1/t me trop o lit:i.na. E pp ure il v:1s to m o nd o es is t<: e in questo vas tò m ondo esiste an che q uella picco la pcn isoh, allung.1 ta fra i tre m:uì e tre contine nti, che si c h iama lra lia. Solo d o p o venti g io rn.i d a che e ra s tata pubblicata, i g io rna li dd b Ruc d u C ro issant e v ie l im itrofe, si sono l!eg na ti di acco rgers i che su di un g io rnale italia no, non europeo , m a abbastanza diffuso, era stata stamp at a la Ul/ero rti D ah11ali di Gabriele d 'A nnunzio. Solo :1desso i sempre su llo d :ui gio rnali fra ncesi si acco rgo no ch e non solo l'amicizia it::ilo-fran ccse è in agonia ma ch e s ta g ii p e r tramutarsi nel sentimento csattlmcnte ant itetico a quello tk -ll'ami c izia. È troppo t ardi ? Non vogliamo r is p onde r e negativamente 2 <1ucsto formidabile punto inter r ogati vo, 01:1 è c e rto che se i fra ncesi am ici s inceri <lcll'ktlia e - no n semb ri u n pau do ssoi fra nces i :unici dell a Franci:1 si r endesse ro c on to del m u ta men to ve rific:itùSÌ ndlo stato d'ani mo irn.l i:rno i n q uest i ultim i g io rni, t ro vcreb. bc ro mo d o (lì impo r re un c:1mbiamcnta d i dire?.ione :1lb p ol itica del lo r o pae se. Se q ues t o no n a vverrà, no i p oss iamo sin d a questo m oment o d i<:h iararc c he l'alleanza t ra r-ra ncia e Jtalia è finita, che l' am icizia s tessa è fi nita e c he t u tto c iò avrà consegu enze irnp[evc<libili - o prcvedibi li I - nell' immediato e me diato av,·enire.
N o n t pili l 'ora di chiacchiere, cittadini di Fr2nci a I N o n è più l 'o r a delle solite frasi co nvenzionali, e il messaggio u ltimo d i Poincaré non era che una fra se [... u,uura]. O j,,lli o nient e. È inutile che A natole franc e stamri p:1rolc di questo genere, che, oggi, d op o q uel c h'è avvenuto, su~lOaoo fesse: f< Con qu:, le, roJd is(nfo nc - scri,..c An:1 to le fr:1n , c - noi .1bbi.1mo vist o t hc sin J:,ll'ini zio dd !.1 guerra n,;i tia, r itiutanJ o di C$Scrc la compl ice d i un"ags rcss ionc for;iusta e dcnund:,nJo la tt·ip lice a llea nza, d d av.1 come p rimizi:i d ella sua 11mici2ia la sk urcn.a sulla n ostra fr ontie ra mc-riJlona le ! E co n q uale g ioia no i abbiamo ·sapulo clic- il 15 m.1ggìo 19 D c,sa un iva le s ue a rmi a llc- n ostre !
E c'e ra motivo non sò lo di ralleg rarsi, ma di ammi rare l'Italia, poiché la guerra non le fu imposta come a noi o p iuttosto le v eniva imposta so ltanto dalla preoccupazione de lla giust izia e da q uella de i suo i destini. Essa fece la guerra con u n'anima risoluta e serena, con un cuore incr ollabile, con ferm.1 e s incera solidarietà con no i. Amici dell'Ita lia nella guerra, noi rC"Stwmio i suoi amici ne lla pace » .
Belle frasi e ci rifiutiamo di m etterne in dubbio la sincc [ità, ma la « politica>> no n è tutta n elle fras i.
L'inviato speciale del },fatin a Roma si rende conto d eUa nuo va realtà.
« Stiamo attmti - e-gli telegrafa al suo i;iorn:tle -: in q uattro mesi siamo a r rivali a dist ruggere qu:'l5i interamente il frutto d i quattro anni Ji sforzi comuni I vincoli che uniscono l'hali:i. colla Fr:i.nci:1 n on d ebbono essere: :i.llcnt:i.ti o lronc:i.ti, m:i. raffon:3ti e riannodati più strctt:imente. Cosi vo_i::liono i l nostro ono re e il nostro interesse »
G iu stis simo, ma siamo sempre nel r egno delle parole. Anche l'e x ministro socialista :Marcel Sembat si occupa della situazione tesa creatasi tra Francia e I tal ia e d ice che 1< sarebbe un errore irrcpa rJbile togl iere all'Italia la fiducia che essa può avere in noi. Senza volerlo, senza pensarlo, noi feriamo i nost ri am ici » Questo errore im: p:iubilc, caro signor Sembat, è gi:t compiuto in g ran parte, se no n t otalmente. E non è stato compiuto sema volerlo e senza pensarlo , po iché in tal caso dovremmo defini re la pol it ic:1. del signor Clemcncea u C del signo r Pichon come la po litica del non·pc nsicro e della n on-vo lont ~ C'è, invece, un pensiero e u n:1. volont:l., che guid:i.no la politica fr.1ncesc : puuiero e volontà direi/i ,oniro l' / Ja/ùi. È t ri ste per degli it:tlia ni e spc· cialmcnte pe r no i scrive re q ueste parole, ma b tristezza è sopra!T.1t t.1 dalla necessità I
L'anima italiana - scnsibili ssim:i - è stata pro fondame nte uctau e ferita e dall'attegg iame nto italofobo di g ra mlissim:t parte della stamp:i francese e - soprat tutto -dalla condotta del Governo francese . Quando g iunsero i n I talia le pri me no tizie d egli incide nti ad ri:1tici, noi ci rifi utam mo d i credere che rientrassero, co me episodi disguziati, nel piano d i una po litica generale d iretta a rubar, [... muura. .. ] all'Italia i frutti della sua vittoria ruropra, poiché è sul Pi:tve che è stata decisa la guerra ; ma oggi dobbiamo con vincerci che gli ufficiali francesi di t erra e di mare dis taccati nell'Adriatico e nel la Jugos lavi a e nei Balcani obbedivano a una parola <l'ocdine [ .. . . w r.mraJ. Lo hanno d imostt:1.to g li avvenimenti successivi. La p o litica aus trofi la del sig no r P ichon è ntcu sariamt nlt anti·italìana. La p o li tica croatolila del signor Pichon è u n insulto all' Italia. L'.1 condo tta del Governo fran cese ndla c1uest iom: di Fiume non è s tata quella di un alleato, ma di un neutrale inclinante all'inimicizia.
Che c osa importa a n oi di Wilson.... Questo uomo ci ha mistificati [ m m,ra ), ma, infine, non h a mai detto che glì americani fossero « fratelli » degli italiani. È perfettamente naturale ed è anche intimamente giusto che l'opinione pubblica italiana si diçjga contro la Francia, più che contro l'Inghilterra e gli Stati Uniti o il lontano Giappone. b la Francia che d oveva, anche e vorremmo scrivere sopra /11(/10 nel suo interesse, aiutare l'Italia. Qua ndo si pacla di « tradimento n è logico e naturale che noi pe nsiamo a quelli che m3.ggiormente :wevano l'obbli go di solidarizzare con noi e a tale obbli go ha nno mancato i franc esi. Che cosa valgo no , or:imai, davanti a questo rancore che tra\•aglia e avvelena l'a nima i talian1 e che risuscita vecchi e vicini ricordi, le frnsi fio rite e sentimentali di uno scrittore di giornali o di un deputato qualsias i?
Badino i francesi. L'Italia non è più un:1. 'l"anlill n!,J!,f,i,rnblt. Quello che ha fatto è mirab ile. Abbiamo voluto la g uerra. L':1bbi:1mo vinta, Le ci fre del no stro s:i.crificio sono una tes timo nianza terribile e sub lime. Abbiamo avuto il coraggio di lanciare \'crso la morte venti delle noslrc generazioni. Quando una nazione come l'Italia ha dato alla guerra seicentomila giovani vite, h a avuto mezzo mil ione di mutilati, un milione di feriti, qu:i.ndo è stata tt1Jw re <li reggere a tanto sforzo e a tanto strazio, essa ha i titoli di forza e di gloria per intimare il dilemma: O ton 11:t o COlll/'O di m t !
Sig noci francesi, è venuto il momento di sceglie re I
Il Sogno Di Pinon
L'ex impero d'Austria-Ungheria, il famoso mosaico frantumato dalle armate italiane tra il giugno e l'ottobre dell'anno scorso, sta dunque per essere ricomposto, grazie alle manovre della diplom:i.zia francese e a quelle dell'alta banca ebraica ? Jl tentativo è stato fatto e 1.i politica francese continua a lavorare in tal senso, ma noi dubitiamo fortemente che l'opera sia destinata a compiesi. D i quel mosaico alcune pietre sono già passate a far parte di altri Stati. L"ex impero austro-ungarico non avd più Ja Galizia, la Transilvania, le terre alp ine e adci.1tiche che sono già di fatto annesse a ll'Italia. La confcdernìonc danubian:1quando si intenda con questa parola la confederazione dei popol i dell'ex impero d'Abslmrgo -n on potrà abbraccbre che gli slavi del nord, quelli del su d, più la Serbia, i tedeschi e i magiari, Da trentotto a quaranta milioni d'abitanti, invece dei cinquantadue che contava la vecchia monarchia.. È ben vero che alcuni dei « confedcralisti >) <l 'occidente sognano una più vasta comunitl di popoli e vi includo no la Bulgaria, la Grecia, b Romania, l'Albania e la Macedonia più o meno autonome, ma è chiaro che se ciò avvenisse - e l'ipotesi :'Ilio · stato dei fatti sembra plradossalc - questa gigantesca confc~lcrazìone n o n costituirebbe p iù un pericolo per l'Italia. La Romani:i co i suoi diciassette milioni d 'abitanti farebbe da contrappeso ai dodici milioni di jug:oshtvi. Ma queste ipotesi sono fantastiche. La Macedonia J ivi<lc aspramente i bu lga ri •-lai se rbi e altri contrasti d'interess i esistono fra b,1lgari e greci.
Le cose non vanno meglio nella e< confcdcrazion.e danu bi:ma n absburgica Nella stessa Jugoslavia i croati preferiscono ttu:i.si qu asi gli italiani. Si ha l' impressione che i l regno dai tre nomi sia una costruzione assai fragile. La quest ione del Montenegro è sempre aper ta.
Può darsi che all'indomani della pace il dissidio serbo-croato assuma forme v iolente e conduca alla sepacazione vera e propria elci <luc po• poli. I.a Jugoslavia minata <lall'antitesi :serbo-croata è d'alt~ pa cte in scrio con tcas to coi popoli confinanti, Mentre il signor Allizé caricava valigie e personaggi austriaci per il viaggio a Parigi, in Cari nz ia si svolgevano furiosi combattimenti fra jugos lavi e tedeschi , Esiste un conflitto jugoslavo-rumeno, uno jugoslavo-mngiaro, uno magiaro- boemo. Il \·ecchio impero accentratore sopiva, in un certo senso e per la stessa necessità della convivenza, j dissidi interni. O ggi essi esplodono in una teoria infinit:i di « irredentismi >). I popoli liberati sì odiano e si battçmo. I preludi circa il successo, la consistenza e la durata di una loco federazione, non sono brillanti. N oi crediam o che H sogno ùel signo r Pìnon non sarà realizzato. Delle due l ' una: o i popoli danubiani riescono ad intendersi e a com·iverc insieme, secondo i piani parigini, e allora il pericolo, come dimostre re mo, è maggiore per la Francia che per noi; o non s'intendono, co m'è assai prob:tbile, e allor:-t b « federazione danubiana)) creata a P arig i, vivd, come le rose, lo sp:tzio di un m:tttino. Non rcs ted ai fra nce si che prender atto <Id fallimento clamoroso della loro p o litica.
Supponiamo che, gruie agli sforzi combin:1ti - e p erciò artificiosi - dei banchieri, dei diplo matici, dei mon:u:chici, dei gencmli e ùi tutta, insomm1, b camarilla dell'antico r egime absbucgico , s i riesca ad imba· sticc un2. n uo va 1\ustri:1-Unghcrfa. N eg and o ai tedeschi d'Austri.1 il diritto Ji u n i~s i alla Germania, si vie ne a c al pc st.'ue l':-tutodcc isione dei pop oli e questo non sarà senza co nseguenze nell'animo ddlc m asse popobri. J\\'\'crd poi, fat1lmcntc, che i tedeschi ripre nde ranno a poco a poco una posizione dominante in seno alla confcJc raz io nc giovandosi per questo scopo dei tee milioni di tedeschi di llocmia, dei due milioni <li tc{lcschi d'Ungheria e ddk forti minoranze disse minate nc:l territorio «. appetito)> d:tlla Jugoslavia. Vicnn'.l. r itornerà alle sue funzioni di capitale. E poiché il sangue è sangue e poiché non si sopprimono - qucst:t. gu'-'rra lo ha Iuminos:unentc dimostrato I - i vincoli di ran!II , non b. Francia a\•rà fatw un buo n affare neg:m do ai ll:dcschi <l' Austria la f:acolt:\ di co ng iun g ecs i alla G ern1:1ni:1, nu piuttosto la Germania, anche per il fatto che il « germ:,.nesimo •>, o ppresso e vio lent:1to in Au stria, si volgerà co n m :igg-io r plss ionc v erso Berlino. La confederazione danubiana d iventerà - cu i tempo - un'appendice german ica. Il piano del signo r Pinon, invece c he 3 u na di min u zione, conduce a un accre scimento di quella potenza germ:\llica che la Prancia vorrebbe schiantare.
Noi sosteniamo che soprattutto nell'interesse particobrc d ell-a _Fran. eia e nell' interesse generale di una razionale sistcnlazio ne d ei popoli europei, l'opposizione all'annessione dei tedeschi <l'A usllia alla G ermania, è un g rosso, fat:1\e errore. Intanto, l'annessione di sette o d o tto milioni di tedeschi d'Austria, «compensando» le perdite di terr itorio che la Getmani:i dovd subire ad oves t e nd est, renderebbe piU facile per la G e rmania l'accettazio ne del tra ttat o Jì Versa illes e l'r:sccuzio ne d e i pa tti. Quindi magg io ri probabilità d i u n :\ p ace durat u t3 D ' a lt ro nde, c o lle statistiche alla ma no abbiamo più vo lte dimos tra to che , coll'an- nessione del!' Austria, la Germania non verrebbe ad accrescere la sua popolazione che alla vigilia della guerra era calcolata in sessantotto milioni d'abitanti. Tutto ciò appare chiaro agli umili mortali che (< osano » ancora ragionare secondo le regole del comune buon senso. Ma sappiamo noi per quali motivi, profondi e misteriosi, i quattro di Parigi pensano di fare il cont[ario ? Un po' di luce si chiede ed invano. Pe rché la diplomazia non fu mai cosl « segreta)) da quando sì proclamò che doveva essere pubblica. MUSSOLINI
Da Il Papolo d'fat!ù,, N. 134, 18 ma_!::i:;io 1919, VI.
VIA DA CANOSSA!
Tutto quello ch'è accaduto da quando i nostri plenipotenziari tornarono a Parigi, clandestinamente, come persone che non avev a no più la coscienza tranquili.l, viene tardi,·amcntc, ma luminosamen te, a suffragare la bonù dclb nostra te si che era quella dell'annessione p ura e semplice dei territo ri compresi nel Patto di Londra. Contro b. nostra t esi cstremist1 insorsero i soliti democratici socialistoidl e rìnunciat1ri, forse per spirito di cont raddizione o piuttosto p er p ietosa mancanza di comprensio ne d elle necessità dell'ora. Un sig nor Cassala qualunque ebbe modo di stamp:uc che procc<lcr.:: all'anness io ne sarebbe stato p:izzcsco, ma a quindici giorni d i distan:r.a si può constatare che b saggezza di Cassol:i è genuina stupidir;\ e che il ritorno a Parig i è stato « plZzcsco >), inutile e indeco roso.
Più sì pensa alla setti1n:1 na Jdb /o urn!e orl:tndi:ina in lt:>.li:1 e più ci s i sente profondamente umiliati. l..'o n. Orlando, come gij, ìl signor Wilson, h:t scwceato i plausi <lcllc tnoltitudini italiane, s:ipcn<lo - e ques to è infinitamente grave - di non meritarli.
Ricor~liamo. Wilson lancia il sUD ;1ppdlo al popolo italiano. In un primo tempo si dice che Llt>)' tt Gcorgc e Clemenccau etano <l'ac. cor<lo col presidente ame ricano, Viene Jirain:ita una sibillina nota d ella llara,, secondo cui la f'ranc ia sarebbe st at a all'oscuro dd gesto wilsoniano.
In un secondo tempo s i apprende c he Francia e lng hilterra erano perfettamente informate circa i propositi Ji Wilson. N essuna smentita. Ma ieri circolava una n otiz ia ben più piccante: non solo i signori Clcmcnceau e Lloyd George non ignoravano la prosa del signor Wilson diretta al popolo italiano, ma l'avevano firm:lta nel testo autografo. È un colmo I Si può domandare perché nel testo non autografo, cioè nel testo destinato alla pubblicità, le firme di Clcmcnccau e Lloyd Gcorge sono state omesse? Una soh sp icg:1zionc è possibile: che ciò sia ~wvenuto dietro preghiera dcll'on. Or· lando. Ma, allora, che commedia gro ttesca {.... ,enmra ....] ci ha giuocato quest'uomo, quando, conoscendo il retrosceni dell a nota, è venuto in pieno p:idamento· a ma g nifica rci la solidarietà dei fra ncesi e degli inglesi, .mentre gli constava che e francesi ed ing lesi solidarizz~vano pienamente con Wilsoo· e stavano contro di n 9i?
Noi scrivemmo in quei giorni che la seduta (< sto.cica >> del Parlamento itaHano si era risolta in una vuota parata re t o rica, appunto perché non aveva osato affrontare il problema nella concretezza dei suoi termini, diplomatici e geografici; dicemmo che la seduta del Parlamento invece di fortificare, indeboliva l'on. Orlando, e che un rit o rno dell'on. Orlando a Parigi, per riprendere e< la trama fati cosa dei c om p rnmessi », sarebbe stato un andare a Canossa. Tutto ciò si è vcri6caco. Dopo alcuni giorni di a ttesa inutile, gli on. Orlando e Sonnino riprendono il treno per Parigi. S i diffonde la voce che euno stat i invitati . Era falso I Nessun inv ito, ma un:i. intimazione perentoria. li fatto che .ì due delegati non cr:\ no panìti - e n o n sono ancou partiti - dovev:i. mettere in sospetto gli italiani. N essun invito potcn giungere da Parigi, ìn me r ito al nostro problema adri1tico. per la semplice rag ione che i nostri cosiddett i « All eati )> non s i erano menom amente spostati d alle loro posizioni «nega tive>}; da Par igi cr:i giunt o un invito [ cen.rHra]: o la presenza dell'Italia alla consegna dei preliminari dì pace o l'annullamen to del Patto di Londra.
Cos\ avvenne che la coppb. Orlando-Sonnino, tornata in Italia fra il plauso delle folle, riprese la strada <li Parigi nel modo che tutti sanno. Se nel frattempo si fosse proceduto all'annessione, chi e che cosa im pediva agli on. Orlando e Sonnino di presenziare alh c onsegna dd trattato di pace ai tcJeschi ? Non si è osato: eppure il popolo avrebbe confortato quel gesto colla sua pronta, immensa, sak:1tricc solid:1.ricd. Non si è osato e l'o n. Orlando da dicci g iorni no n riesce :1 condu rre in porto la pace jtaliana.
Tutt i siamo all'oscuro su quanto succede e s i trama a Parigi, Jl Go\•crno è muto.
Passano ì giorni e i pericoli au mentano. L'inqu ictu<lìnc cresce nella coscienza n az ionale.
Spettacolo di una t ristezza infini ta 1 A Parigi ci sono non j nostri Alleati, ma dei {movi nemici che si aggiungono ai vecchi; e se cosl è, che cosa fanno i nostri « tre )t in quel bosco della Merbt:1 pop olato dai banditi della plutocrazia internazionale e dai suoi u mi. lissimi servi politici?
Nell ' aprile il ritorno degli on. Orla ndo e Sonnino n o n fu imposto dalla nazione; fu un gesto escogitato d:ii nostri <lclcgati in p1m.1 ptrdita ; oggi è la nazione che - in nome de ll a dignità italiana atrocemente offesa dagli Allc:ai e trascin:1u molto i n ba sso dai n ost ri st ess i rappresenta m i - esige il loro ritorno immed iato. L'Italia ch e tratta e mcronteggia a Parig i, rapprese ntata dagli on. Orlando e Sonnino, non è l'Italia del c'Iappa e dell'Isonzo. È l'Italia dei foresti eri e d ei c3.~t ~sto~ic, dei mendic!lnti e degli :i.vvocaci, l'ltalia c he Yive, ahimè !, a ncora in alto, mentre è m orta in basso fra il porolo che ha il senso della su a fierezza e della s ua g lo ri a.
On. Orlando e Sonnino, la nazio ne è oramai umnime nel dillìdar•;i dal pco~guirc (.... mm,ra).
M US:iOLl N I
D3 Il Popolo d'IJJ/i,t, N . tn, 19 m:ig.._.;io 1919, VJ.