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[PER I FASCI DI COMBATTIMENTO]*

A integrazione del programma di realizzazione immediata, lr!,uSolini propone t111'01u!!lbleo la discussione di tre postulaci riguardanti rispettinmcnte il problema militare, que llo ecclesiastico -religioso, e quello operaio.

Grc:1 il problema militare soslimt che n o n si può parlare dì disarmo, date 1e condizioni nelle q uali il mondo esce dal con Aitto dei popoli, ma è cons igliabile, per l'esperienza che se n'è fatta, accogliere il vecchio postulato del la scuola repu bblicana: la naZÌQne arma,ta.

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È necessario in ogni modo possedere una milizia d ife ns iv a, poiché può sempre accadere, nonostante la Società delle Nazioni, che un popolo civile e pacifico sia aggredito da un popolo aggressivo e meno civile.

Questo è un postul:no della scuola repubblica~a e socialista che noi possiamo accettare e integrare con la proposta di nazionalizzare tutte le fabbriche d•armi e di munizioni. Non possiamo ammettere che sussista un'indunria privata degli armamenti perché non dev•esserc possibile che i grandi fabbricanti di armi facciano a mezzo dei giornali delle campagne che suscitano odi. fra i popoli.

Per quel che riguarda il problema ecclesiastico, abbia mo ragione di chiedere la separazione della Chiesa cattolica dallo Stato con l'abolizione del privile gio statutario, che la proclama rcJ ig ione di Stato; la confisca dei beni ecclesiastici e delle me nse vescovili. Lo Stato deve riconoscere le chiese soltanto come associazioni pcìvatc sottoposte alle legg i comuni.

Inoltre le società religiose devono essere private del d iritto d i percepire decime obbligatorie e di possedere o ricostituire sotto qualsiasi forma la mano morta.

Il dicitto di clllto e di insegnamento deve essere ammesso per tutte le associazioni religiose in locali che non siano quelli delle scuole pub· blichc o private.

• Riassunto del discorso pronunciato a. Mifono, nel salone dell' alleanza fo. dustriale di piaua San Sepolcro ~. la sera dc:I 10 maggio 19 19, nel corso ddl'auemblea generale. dd fascio milanese di combattimento. (Da JJ PopoJo. ri'llulia, N , 127, 11 maggio 1919, VI) .

Nel campo operaio è necessario agire nel senso di strappare il proletariato alla tirannia di pochi dirigenti. Se si rifletta alle condizioni in cui versano gli operai, non si esagera adoperando i t ermini di schiavitù e di tirannh, poiché gli operai nelle loro questionì n o n sono mai interpellat i. Si riuniscono dieci o v enti tesserati, i quali costituiscono la supre ma autorità che preme, coercc, · diri ge senza discussione le sorti della massa. Questa forma di dittatura non può durare. Le Camere del Lavoro non devono p r endere nessuna decisione senza il consenso .della massa. È perciò necessario ricon:ere al sistema dei rifert t1dJ1m. (Applausi)*.

• Segue· 13 discus§ionc, cui r 3rtcc ipino Dini e Don3fini. 11 Mussolini risponde brevemente a Dini e :id nkune osservazioni di Donalini J iH:nJo che "l' idtalt urtbbt di rreare 1111'o rgd11 Ì::z,1:do11e prol t t ,tria emine11ten,e11lt l ibrrt:1ri J, u 11z" d irige,ui 1pecu/(Jlori agli stipe11di d el prole1,1ria10 e se11:a tutlr.1 qutll.t organi:z:azione di p11ra11iti ,he gi u11i/frano le l oro Ji,1 e.ure il11un,111do d rllt agil.rzioni ad ogni collu ". L'assemblea o.pprova in massima j ire postulali nei termini pos ti da Mussolini». ·

Sulla situa:Uone interna:Uonale, pa.rbno Vccchi, Del Ùlltt", Lulli e Dini, che dice : «"Dobbiamo andare a Fiume, U (dobbinmo] for sentire la nostra volontà, contro i croati, contro chiunque si opponga al riconoscimento <lei d iritti deIJ' I talia". Mussolini: "Non 1iamo in 1ede ad,mtt per orgmdz:;irt unt1 .,p, J iZ.ione. Se vi 1arà da mttrrittre, i f,nrùt i Ji lrover.mno ,zJ loro po1t o A noi ù1teresla vedN"t che roftt convenga fare 11/l'll,1/ia nel rato (ht la rtos/ra po/ili.a 11 Parigi JÙt sro11fit1a. Credo perri(J rii, il rt i>stro dover, Jid quello di diflonJrre nella rouienza nazionale qNel piano di rivintila ,111zio11ale, du, prt 1Jt11til1amt11t t eoncrdlllo, ci ponga in r,011dizio11e di /ollare efli((J ftm t nte contro il d ollaro e la JtN"lina". Interloquiscono brevemente Del Latte e Pasd la, quindi J'atfo llatissima assemblea si scioglie». (Da Il Popol i,- d' Jldlia, N. 127, 11 ma)::g io 19 19, VI)

BRENNO?

Non bisogna, volendo dare un giudizio sulle cond izioni jmpost e alla Germania d al trattato di pace> farsi prendere la mano J al sentim entalismo o dalla delusione amara che il trattamento iniquo infiittoci dagli Alleati ha provocato fra noi. Non bisogna, in altri termini , fare il giuoco del la Germania e del s uo melodrammatico Scheidemann . Non si deve aiuta re la Germania a invertire le p1tti. ~nzitutto, noi non conosciamo le reali condizioni dell'i mpera repubblicano tedesco. I giornalisti ha nno fatto dd colore A sentire i tedeschì, la loro economia è irrepar::ibilmente spezza ta e non pu ò in alcun modo regge re il peso che le verrebbe imposto dal trattato di pace. Altrì, invece, opinano - in Inghìltena e negli Stati Uniti - che la Germ:mia è perfett amente in grado <li soddisfare alle richieste economiche e fin:mziarie degli Alleaci.

Altrettanto llicasi per la situazione politica. V'è chi afferma che la repubblica imperiale tedesca è soltanto un (a1no1iflagt del vecchio regime, che permane int:ltto nella sua fondamental e ossatura e vi è chi assicura che un ritorno alla monarchia è assolutamente impossibile e che gli J Iohc nzollern sono liquidati per sempre. No n è fac ile <( appurare )i la verità. Specialmente se si me tto no all'opera gli « esperù» di Wilson. Comunque sia, prim a di versare le lacrime della pietà sulla sorte che toccherà alla G ermani a, può essere utile di ri corda re : i Che la Germania l'ha voluto. E quando diciamo Germa nia, comprendiamo popolo e Governo, socialdemocrazia e Kaiser, E bcr t e von Tirpitz. Non solo la Germania ha voluto la sua prop ria rovi na, ma ha ptovocato, colla sua aggressione, anche quella di molte altre nazioni. 2. Che se la Germania avesse vinto, le sue condizioni di pa ce sarebbero state infinitamente più dure. Qudl'Erzbergcr che oggi fa il mellifl.uo e il transigente, è stato sino alla vigilia della catast rofe un partigiano Jclla p::icc forte, teutonica. Se la Germania fosse riuscita a dettare la pace a Parigi nel termine preventivato di sci scttim:i.ne, che cosa sarebbe ri mas to alla Prancia, al Belg io, all'Italia, alla Serbia, alla Romania e alla Russia? Niente. I tedeschi fanno oggi assegname nto sulla nostra facililà all'obl io, sulla n ostra tendenza a impietosirci sull'ingrata sorte altrui, ma se n o i fossimo s tati vinti, fiumi d i lacrime non av [ebbcro commosso i chiodati guerrieri di T eutonia e i patti sarebbero stati dettati nell'cspctanto di Hindcnburg. Premesso tutto ciò, noi ci affrettiamo ad aggiungere che le condizioni d i pace devono essere temperate, appunto per salvare la pace. Noi crediamo che qualche transazione è possibile. Se quel trattato di pace fosse definitivo, non si davano quindici giorni di tempo ai plenipotenziari tedeschi, per esaminarlo e accettarlo. La conseg na doveva equivalere all'accettazione pura e semplice, Ora accade che i tedeschi preparano un controprogetto di pace. Ci sarà dunque una discussione scritta e forse orale. Noi pensiamo che in tema di colonie e di indennhà ]a sorte germanica possa essere sino a un cetto punto mitigata, e che l'lta1ia debba sostenere il diritto dei tedeschi d'Austrìa di annettersi alla Germania. Ancora e sempre noi affermiamo che la pace dev'essere dura, poiché il delitto compiuto dalla razza tedesca è stato incommensurabile e i nespiabile, ma nello stesso tempo giusta. La Germania deve pagare, ma d eve vivere. La seve rità necessaria non esclude la giustizia.

MtJSSOLlNI

Da I/ Popolo d'JMli:1, N. 127, ,Il mJsgio 19 19, VI.

IDEE IN CA~ [ ~!IN O CHE S'INCONTRAN O

Il Programma Dei Fasci

DALLA« RAPPR ESEN T ANZA I N TEGRALE »

ALL' « ESPROP RI AZIONE PARZIALE»

A poco a poco, senza cadere nelle precipitazioni e n~Ue anticipazio ni della demagogia pussista, il programm:\ politico dei Pasci d i Combattimento si elabora e sì completa. Uno dei pos tulati che ra ppresenta una « novità» è quello concernente l'introduzione nella costituzione dello Stato italiano del sistema della rap presentanza integ rale». Il nostro redattore Lanzillo stud icr~ a fondo questo problema. Ma l'idea ha già realizzato passi g iganteschi. l n essa coincid ono d iversi partiti e corccnti e uom ini. Di una « r appresentam:a integrale » era parola nel recenti ssi mo manifesto del Gruppo P:ulamentare Socialista, mentre la Confederazione G ene rale del Lavoro, nelle sue pubblicazioni, e cioè la ri v ista I Problemi dd LA1·oro e il setti manale Lt BallaJ/it Sù,darali, co ntinua la campagna. Scn;,:a rivendicare dititti inuti li di prio ri tà , ci p iace d i ricorda re che questo giornale e i Fasci hanno fatto della « rappresen tanza integrale » un cardine fond ament ale del loro p rog ramma.

Nel penu ltimo numero dei P rohlrmi del Lal·oro , l'o n. Rinaldo R igola, sem[HC sullo stesso tema, conclude un suo articolo con queste parole:

« Il P;1 rbmcn to corporativo o s indacale pot rtbbc chiam.us i anche più mo<lest:amente Consij;li o e pot rC'bbe, e d ovrebbe, anzi, essere J iscentrato in tanti C.Onsii:;li rcj; ionali a Jattahili :il t ipo cconomico delle d iverse regìon i, d onde, i n defini1iv.1, l"adolione Jd principio inform:ilore Jei Consigli d egli op cr:ii. Il Consi,c:lio dd lavo ro insomm:i, r ad icalmente 1rasforn1:1to e investito dei poteri di dccidt·re. Potr;\ esse re qut·stionc di mo<l:ilit.\, ma la JirC'ttiva è questa».

Concordiamo fo questa direttiva con T o n. R igola, anche perché i Consigli del lavoro non sarebbero esclusivamente ele tti <l ai lavoratori manuali. In :altra parte. del s uo articolo, l'on. Rigo la doman da infatti: o: Perché privare, come :ivvienc in Russ ia, del diritto di voto u n in1c llcttuale reso in nocuo dall'averg li to lto ìl ,·inu borshl·se ? Non è egli obbed ire :ill:i g rel· tezza? Non è eg li spog liare u na classe tlei privilegi per d a rli a un'a ltra? ».

Il che, aggiu n giamo noi, è squis itamente anti-socialista, d ovend osi interpre ta re i l socialismo come l'avvento di un regime che annulla le classi in una sçila classe di produttori associati, con le sole inevita~ bili g erarchie d elle funzioni e de lla intelLi gcnza.... Ma tornando àlla rappresen tanza integrale l'on. Rigola dev e r endermi atto che sin dal ; o m arzo io ho prospettato la cr~aziooe di questi Consig li n azio m1li, n ei seguenti precisi termini: j I Consig lì nazio nali nomina no u n << delegato dei Consig li » che siede con voto deliberativo nel Cons ig lio dei ministri e integ ra il G o. verno .

4. Ven g ono istituiti i Consigl i nazionali dell'Industria, d cli' Agrico ltura, d el Commercio, dei Serv izi Pubblici, delle Comunicazioni terrest.ri, marittime, aeree, delle Colonie (con larga rapprese ntanza deg li i ndige ni).

6. I Cons igli n on s iedo no necessariamente a Ro ma, ma dove esi• ston o le condizioni più favorevoli per lo svolg imento <lella lo ro at~ tività

7. I me mbri dei Cons igli nazio n ali s on o eletti - come \•o le va Kurt Eisner nel suo discorso-prog tamma - dagli interessati e cio ~ da « associazioni e organizza:.zioni d ' impieg ati governativi e p rivati, di maestri. di professionisti, mestieri » e noi aggiungiamo sindacati di o perai , mutue, cooperative, assoc iazioni di coltura, ecc.

8, I Consigli nazionali si rinnovano ogni tre anni.

D ove si v ede che le idee buo ne c amm inano e, con buona pace d ei pus sisti id rofobi, si incontrano . Jncontrandosi, trionferanno.

U n altro pc1stulato dei Fasci è i< l'i mposta progressiva str:iordìnaria su l capitale >), A bbian,10 già visto che a questo propos ito s'incontrano le i dee del comm . Dante Fcrrarìs, p residente della Confrdcrazfo ne Gene· raie dell' In d us tri a, e del signor .Matteo tti, collaboratore della Crilùa S"dolt S ull a necessità urgente d i q u esta misura, s'intrattic:nc l'amico Alceste D c Ambris nell'ultimo fascicolo del suo Rùrnovat11t1tlo. E gli la chiama « espropriazione parziale » N oi « imposta straordinaria » La. d ifferenza è nelle parole, soltanto. T u ttì s iamo d'accordo nell'affermare che senza provvedimenti radicali, no n si liquida il do p o-g uerra, so· p rattutto dal p unto di vista fin anzia rio, Sulla nece·ssità dc ll'esprop ria2ionc parziale, cosl si espri me l'on. D c Ambris:

<i EsprnJJriazi one: Abbiamo dettn la parofo. poc' anzi e 13 ripet iamo, Se- le classi d ir igenti non intendono la n ('ccssi1à di autocspropriarsi p:m ia lmcntc p er ricondu rre i l bilancio sociale a condizioni normali, bisogna che sì attmdano dì essere espropriate t otalmente da l bolscevismo. S un. di lemma dal quale no n possibile usci re. •

« M a è c<'rlo che l'espropriazione quale noi la i ntendiamo non può essimi una espropri azione fatta a C:l..SO, che colpisca indistintamente tultì i capitali , produttivi e improduttivi, peiché allora sì arriverebbe a disseccare i cespit i della p.-oduzion e e il r imedio riuscirebbe, forse peggiore del m;ik Noi ci troviamo i n questo d·accordo col presidente dd la Confed erazione lndustri ;iJe It;1Ji;1na, q umdo afferm;i che le esigenze del bilancio naziona le "debbono essere soddisfa tte di prcferen:u a spese della ricchezza statica, anziché dd la ricchezza dinamica", della ricchC'Zza cioè che non produce anziché della ricchezza che produce Non siamo invC"Ce più J·accordo col presidente stesso qu:indo mostr:i di cr edere che basti l'applicazio ne dì nuove tasse in base a questo criterio per ristabili re un sano tquilibrio economico

« lo rip~iamo ancora una volta: per r:1ggiu ngere questo scopo è n«cssario procedere ad un a ocul.1t.1 N intelligente m;i co ra,c:giosa e vasta ,iproprùcio,11 p.,r:i~~. equi va lente p mso a poco alla totali tà J el debito pubblico In cond u· sione quella che noi .,.cJiamo come inelutt:ibile è un:i ver3 e propria rivoluzione, che non h2 i caratte ri caotici e pu n mente distruttivi del bolscevismo, in quanto ti('fle prima di tuUo conto delle esigenze economiche e della rc:1hi sociale, ma radica le e profonda quanto può esserlo un2 rivoluzione che intenda la convenienza di demolite J'cJifKio sociale in tutte le sue parti dis:ill.111c 21le 0<cor renze dei tempi nuovi, conservando appma quel t:1nto che si dimostr.1 ver;imenle i ndispensabile.

« t da questo punto <li vista, che mentre guar<li:11no corn.c:,.c:iosammte l'evento impostoci dall,1 pierra, noi ci sentiamo pervasi ifa.I dubbio che le classi di rigenti -le qu;i lì hanno d imostrato e dimostr.:1.no una cosl 5cars.:1. comprmsione della incombente fotalitl storica - sieno capaci di intendere la necessità assoluta dei g ravi sacrifici n«C'Ssari per sakan i e per salvare, con se stesse, la civilti. Ma ciò non <leve- impedi rci di esporre con tutU la franchezz:1 possibi le i l n ostro pa rere, anche se ci 3vven,sa di p:m:ue per dci bolscevichi appen:i mascherati presso i conse-rvatori ciechi e volontariamente ignari nel loro chi uso egoismo ; e per dei conservatori presso i bolscevichi ossessionali d:i lla v isione di u no sconvolgimento g(·neralc e su,Rgcstion.u i d1 quel che avviene nell'Oriente cu ropro.

In un prossimo arti colo dir('mo Junquc q u:ile carattere e quale estensione dovr~-bbe avC"re J'C"Spropriarione che noi riteniamo indi ~pcnsabi le, per zicondurrc alla no rma l'econom i:1 del mondo e per n o n diss<"Ccare le fonti stesse dcl l:i proJ u. zi(lne, :1limm 1mdole anr.i di nuove e più ricche linfe in modo da ass icur:ire a tutti i produttori una vita più d egna. e pi ù wnana )).

Nell'attesa di ques to secondo articolo che conterrà le necessarie « prec isazioni n, ci limitiam o a constatare che anche attorno a questo postu lato le idee camm inanq,_ s'incontrano e finiran no per t rionfare.

MUSSOLINI

Da li P<'pola d'lrt1/i", N 128, .12 maggio l?t?, VI.

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