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L' ITALIA NON RINUNCIA
A Quel Che Fu Co Nsacrato Dal Sangue
Gli ultimi avvenimenti di Parigi ha nn o ferito nel vivo delle carni e nel più p rofondo dell'anima la nazione italiana. Si è formata, quasi automaticamente, una unanimit?t nazionale, nella quale sono sommerse le u1time superstiti voci di quel che fu il wilsonismo. Qu::i.lunque cosa accada, oramai l'incanto è spezzato. La dich.iai:azione dell'Inghilterra e d ella Franda, colla quale esse an nunciano che faranno o nore alla loro fuma, giunge tardiva, dopo sette g iorni di discussioni i nterm inabi li. Q uanto a Wilson , noi sappiamo che cosa pensare del suo idealismo, nel quale noi tutt i credemmo e sperammo s ino a pochi giorni fa. Noi ci guar diamo bene dall' identificare Wilson col popolo americano. Giudicando, come si merita, l'atteggia mento del Presidente, noi non vogliamo dimenticare ciò che l 'America ha fatto per PEuropa e per noi. Abbfamo il senso d ella misura e della responsabilità e sappiamo ormai che \'v'ilson non rappresenta l'America, ma appena se stesso L'America non è in questione sino a quando non risulti che essa è solidale col suo Presidente, ma nell'attesa di _ conoscere l'opinione pÙbblica americana è lecito bollare c ome inqualificabile tutta la manovra w ilsonìana.
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Il messaggio al popolo americano è in realtà di retto a n o i. O meglio è di retto a quella infinitesima frazione della nos tra opinione p ubblica che ostentava - per monetizzarlo - il wilsonismo e che oggi, mol to prudentemente, si dà alla lat itanza. È evidente che, sulla base di pochi giornali e di alcune altre manifestazioni più o meno co reog rafiche, s'era radicati nel cervello dì Wilson l 'idea che fosse possibile infliggere qualsiasi rinuncia al popo lo italiano. Aggiungete a ques ta co nvinzione il dato tipico della mentalità amecicana che vede i problemi sotto l':::.spetto della estensione e prescinde da quello della profondità e vi spiegherete l'apparentcmente strano, ma furbes camente premeditato colpo di testa del presidente \'v'ilson
Sono g iunte sul tappeto della Sala di.:ll'Orologio formidabili questioni che toccano oceani e continenti e sulJe quali i dissensi erano vivacissimi, e Wilson non ha mai sentito il bisogno di lanciare mcs-
3aggi al suo p opolo. Per la questione italiana, che n on supera in impor· tan2a le alue, Wilson ricorre ai proclami. Con quale obiettivo ? E con quale diritto? Dopo il messaggio non c'è più dubbio p ossibile pe r quel che riguarda Fiume. Non è vero che la tesi di \Vilson sia u na tesi media o di compromesso: la tesi d i Wilson è perfettamente croat a. Non ci attardiamo a eSaminare il messaggio wilsoniano , perché la rispasta dell'on. Orlando è esaurie nte, nobile e convincente. Si può d ire senza esagerazione c he tutto il popolo italiano, combattenti e non combattenti, è raccolto compatto dietro ai nostri plenipotenziari E si può aggiungere, senza cadere nella retorica, che nessuna forza al mondo pouà strappare Fiume all' I talia.
MUSSOLINl
Da li Popol o d'Italia, N . 112, 25 aprj le 1919, VI.
IL TRUCCO [ ..:. censura]
Il proclama di \'v'ilson, riletto a mente pacata, dopo la prima emozione, appare ciò ch'esso è in realtà: il monumento più insigne della più ipocrita malafede. Siamo dinanzi a u n nuovo «parecchio)> di poco superiore a quello di biilowiana memoria. A un parecchio croato, al «parecchio » di Trumbi~ : al parecchio di Gor izia, di Trieste, di Pola, second o le concessioni graziose degli jugosbvi. Il signor \'<7i1Son non ci nega soltanto la Dalmazia, t utta la D almazia, compresa Zara italianiss ima ; n o n ci nega soltanto l'arcipelago, esclusa Lis sa, e p uò darsi c he in questa « concess ione» ci sia una feroce cosciente ironica offesa; il s ignor Wilson non ci nega soltanto Fiume, ma, come appare chia r:imente dal testo del suo proclama, egli ci nega metà dell'Istria, cioè tutta l' Istria orientale, che dovrebbe andare al nuovo regno jugoslavo.
Questo bisogna precisare, p erché qua lcuno dei superstiti 1inunciatari · italiani, della cui opera nefanda si raccolgono ogg i i frutti, non mancherà di far credere che solo la Dalmazia del Patto di Londra sia stata messa in gioco da \'Qdson, mentre Fiume e persino l'Istria sono negate recisamente a ll' Italia. Giova altresl precisare che il. contegno dei nostri alleati ing lesi e fran cesi non è stato amichevole. Tanto la Francia come l'Inghilterra hanno respinto la tesi italiana circa il possesso di Fiume, Che dinanzi a ll'irreparabile si noti in talune correnti dell'opinione pubblica fra nco•inglese un movimento -di simpatia per l'Italia, è comprensibile; ma non si cancella il fatto dell'opposizione franco -inglese alle rivendicazioni italiane.
P iù interessa nte è la ricerca dei motivi che hanno provocato il gesto di \Vilson. Prima di tutto la me ntalità di quest'uomo e la sua opinione di u na liii!, /Jaly, quanti tà trascurabile di fronte all'i mmensità del mondo americano. Il signor Wilson si riteneva il padrone.dell 'Italia, N on era appu nto in Italia che egli aveva ricevuto accoglienze trionfali , specialmente in confronto di q uelle corrette e fredde di Parig i e di Londra? Per una settimana intera, l'Italia tutta visse in pieno deliri o wilsoniano. Chi di noi nOn bruciò jn quei giorni parecchi grani d'incenso alla (<di vinità» che ve niva d'oltre Ocea no? In Francia e i n Inghilte rra l'ospitalità. verso il presidente non usd dai li miti seg nati dalla cortesia e dalla cord ialicl; qui giun se alla dedizione. N es- suna meraviglia che Wilson abbia potuto realmente credere che egli avrebbe, al momento opportuno, tenuto nel suo pugno il popolo italiano. Ll mentalità «americana», anti-europea e anti-latina di questo dottore universitario è fotografata nell'episodio narratoci dai corrispondenti parig ini a proposito di un messaggio ch'egli avrebbe scritto e che Odando avrebbe..., letto alla Camera italiana. Questa ((americanata» d emolisce irreparabilmente l'uomo. È un personaggio che non ha capito e non capirà mai niente delle cose eucopee e al quale. la nostra me ntalità riesce assolutamente indecifrabile. Egli vede le faccende del mondo sotto l'aspetto della (( quantità>>. Il suo idealismo è mercantile, -L'interesse precede l'ideale. E laddove, come a Fiume, l'ideale e l'interesse ·siano - sebbene apparentemente - in conflitto, l'idealista Wilson sputa sulla sua famosa auto-decisione e bada all'affare, Noi crediamo che il messaggio wilsoniano sia in diretta relazione con tutto quel movimento odioso e ignobile che fu il « rinunciatarisma ». Si dice che non l'ora questa delle discordie e sta bene; ma con questo n o n è inteso che si dia una sanatoria alle enormi respo nsabilità di un manipOlo di italjani. Il fatto triste è questo: che m·entre in Francia e in Inghilterra non si sono inscenate campagne i< rinunciatarie» nemmeno quando, come nel caso del bacino della Sarre, l'op~ posizione era formidabilmente giustificata, in Italia abbiamo avuto lo spettacolo di una violenta sistematica campagna contro l'on. So nnino, contro il Patto di Londra e gli episodi di questa campagna sono troppo clamocosi e recenti, perché siano dimcntkati. Quale meraviglia che il signor Wilson ci neghi tutta la Dalmazia? Non è d ì ieri un telegramma d eJla Direzione del Partito Repubbl icano ltaliano, il quale non .ricorda nemmeno la Dalmazia, nemmeno Zara, e si capisce quindi che per i repubblicani tutta la Dalmazia deve essere abbandonata al paterno regime del bastone croato ? Il signor Wilson non ha l'obbligo di conoscere le forze reali di questo Partito e soprattutto non ha l'obbligo di saperè che c'è - per l'onore della s tessa idea repubblicana - una minoranza che no n accetta « .rinuncie )), Ergisto Bezzi v ale q11r1lilaliva1,un/e più di tanti circoletti, Bezzi è con noi, contro ogni rinuncia. E con lui e con noi sono moltissimi repubblicani. Quale meraviglia che Francia e Inghilterra si siano fermate alla solu_zione di Fiume città libera? Anche questa tesi ha avuto dei fautori in Italia Perché stupirci che WHson voglia regalare l'Istria orjentale ai croati? È tristiss imo a dirsi, ma anche a questa ultima rinuncià erano arrivati taluni dei più idrofobi rinunciatari italiani.
Da questi precedenti è ch iaro che U messaggio di Wilson è l'ultimo episodio di quella misteriosa,. ignobile, volgare campagna dei rinun· ciatari italiani, campagna che noi abbiamo ost eggiato. con tutte le nostre forze . Ma il presidente Wilson s'è i.ngannato grossolanamente nel valutare le forze dei rinunciatari italiani. Brano meschine p er quantità e anche per qualità. Oggi sono definitivamente sommerse nella loro grande vergogna dallo sdegno unanime e irrefrenabi le del popolo i taliano. Wilson ha male calcolato. Egli credeva che al suo messaggio si sarebbero immediatamente piegate le moltitudini italianej credeva, forse, di poter determinare una crisi" di Governo a anche di regime, e di poter, con un gabinetto .rinunciatario, accontentare gli amici croati. E non h a capito che la crisi ci sarebbe stata precisamente e soltanto n el caso di un'accettazione da parte del nostro Governo dell'imposizione wilsoniana. Nemmeno u n Governo di socialisti potrebbe d omani regalare Fiume ai croati I
Cinque a nni fa, di questi giorni, alla vigilia della guerra, l'Italia seppe parare un colpo sinistro che le fu vibrato da un diplomatico cedesco, in complicità con un ex-ministro italiano. Non sappiamo, sino a questo momento, se nel gesto wilsoniano ci sia la complicità, immediata e remota, di qualche ex- m inistro, ni.a il «colpo)> è analogo a quello d i BU.low, salvo che avviene alla vigilia della pace.
I ntanto il popolo, col suo meravigl ioso intuito, occupa le piaz.ze. Non si offende impunemente un popolo come il nostro. Non si tratta dall'alto al basso un popolo che ha fa tto quattro anni di guena e ba dato la villoria al mondo. Non accettiamo tutori, patroni e padreterni.
Wilson parli all'America, dove nessuno si cura più di lu i e non tenti la fr ode obbrobriosa sul nostro san g ue. Non è riuscita. Non riuscirà. [CtnS11ra].
Da li Popolo d'Italia, N . ll 3, 26 apri le 1919, VI,
Precisazioni
·La Nazione è unanime attòrno al Governo . Davanti a questa unanimità impressionante non v'è più mo tivo d'insistere nelle p o lemiche rctrospt:ttive. Lo abbiamo fatto ieri e basta. Giova, per il g rosso pubblico, precisare i termini del dissidio Wilson-Orlando, per di mostrare alla luce solare dei fatti, che i nostci plcn.ipotcnziarì sono giunti al limite estremo .delle concessioni, oltre le quali no n p otevano e non dovevano andare, pena il s uicid io e l'onta della Nazione. Nessuno, che non sia in stato di perfetta malafede, può ancora sostenere l'esis tenza <li un imperialismo haliano, quale impedimento unico alla rapìda c onclusione de lla pace. Non facciamo confrOnti cogli Alleati. Precisiamo che l'Italia aveva ridotto al 111ù1ù1m,11 le sue rivendicazioni. Uomini, come Sonnino e come Orlando, ai quali da parte deg li stranieri e - purtroppo 1 - anche da parte di taluni italiani era stata fatta u na reputazione di ingordi imperialisti, s i sono messi sulla strada delle << rinuncie )) anche nei limiti segnati dal P atto di Londra. I nostri p len ipotenziari non hanno messo in ques tione Ragusa o Cattaro. Non hanno ricordato Spalato, pur cosl ardente di passione italiana. Hanno abbandona to il retroterra del Patto di Londra da Za ra a Punta P la no.
A ll'ultimo minuto, puc di dis:um:uc l' implacabile opposizione wilsoniana, [ censura ) i nostri delegati hanno (<rinunciato » persino all'annessione di Zara e Sebenico, contentandosi di un regime speciale per le due italianiss ime c itt:\.
Tutto ciò è stato inutile.- Quel Wilson, che ha lasciato te rre e oceani in balia degli inglesi - è propr io di ieri una dichiarazione americana di - riconoscimento _ del protettorato inglese sull'Egittoquel \\i'ilson, che non si è opposto alla soluzione nettamente imperialistica del bacino della Sarre, è stato duro, spietato, intrattabile con noi. Egli non ha chiesto soltanto la rinuncia a tutta la Dalmazia e a Fiume, ma anche alla maggior parte <lell' Istria. E quando si è accorto che nessun italiano degno di questo nome av1·ebbe sottoscritto un patto cosl ignominioso, ha tentato di scavalcare H Governo, nell' illusione sciocca di precipitarlo in una crisi t1 avvenuto c1ucl che doveva fatalmente avvenire. Il popo lo si è violentemente ribellato [... . un-
Jura .] e l'on. Orlando è stato e più ancora sarà confortato dall' as. senso unanime della N aziòne.
Fissato che .la responsabilità della rottura diplomatica non è nemmeno jn minima p atte nostra, b isogna sventare sin da queSto momento una probabile mano vra: que lla che potrebbe far credere ai più umili strati d ella popolazione che da questo incidente diplomatico può nascere un'altra guerra i mmediata.
Prospettiamo akune eventualità. L'on. Orlando si è appellato a lla c oscienza popolare. Il popo lo g li ha dato ragione. Il Parlamento farà altrettanto. Con questo, la mossa wilsoniana nei suoi obiettivi inte rni è liquidata. Delle due l'una : o a· Parigi si trova il mod o d i conciliare la tesi italiana con quella americana e allora i nostri p lenip o tenziari ri torneranno alla capitale francese, o il dissidio non ammette altre soluzioni diplomatiche di compromesso. Che cosa avverrà a Pad gi> in quest'ultimo caso, non vogliamo esaminare. 1l Tefllps, uno dei troppi g iornali frances i che ci amano a fi or di labbra, ritiene che la pace possa essere firmata egualmente co lla Germania, anche assen te l'ltalia. Non crediamo, Ad ognì modo l 'Italia potrebbe concludere la pace con l 'Austria tedesca per quel c he riguarda l'Alto Adige, impeg nandosi a sostenere l'Austria tedesca nella sua volontà di annessione a lla Ge[mania e nello stesso t empo , poiché trattative di pace con gli jugoslavi non sono nemmeno tentabili, procedere all'annessio ne p ura e semp lice delle terre istriane e adriatiche.
· A questo punto, solo a questo p u nto, può essere prospettata l 'eventualità di una nuova g uerra, che n o n sarebbe in alcun modo p rovocata dall'Italia. Ma q uesta eventualità è m olto ipotetica.
La Jugoslavia conta, · in tu'tto, dodi ci milioni d i ab itanti, con u na Serbia stre mata da tre gu erre e con una Croazia che in fie.ra lotta contro i serbi. Che g li jugoslavi minaccino la guerra e il finimondo, si co mprende, data la loro mentalità bakanicamentc bluffistìca; ma. per fa re la guerra non occorrono soltanto uomin i. Ci vuole tutto jl resto, e sotto questo rapporto la J ug~slavia è impreparat a, d isorganizzata e in stato di assoluta inferiorità di fronte all'Italfa. Non bisogna dime nticare che gli jugoslavi sono in litigio con tutti i popoli limitrofi. Se malgrado ciò gli jugos lavi ci attaccassero, abbiamo rag ione di credere ché la faccenda -sa rebbe liquidata rapidamente. L' Italia d arà i volontari necessari a gara ntire le conqlliste della guerra e a imped ire l'ignobile truffa wilson.iana. Premesso ciò, colo ro cl~ p arlano di una nuova guerra e tentano di << montare » le opposiziofU i nutili e · vane, sono in m:1lafede
Bisogna precisare che (JU:\lum-iue regime si s tabili sse doman i in Italia - r epubblicano, socialis ta , comun ista, sovie tista - sarebbe costretto, diciamo sarebbe costretto, in nome della g iustizia e del diritto dei popoli, a difendere, dalla schiavitù e dall'assassinio, gli italiani dell'altra sponda.
La parola d 'ordine dei buoni cittadini ìtaliani è questa: sventare le obLique manovre e tenersi pronti con disciplina e con fede a fronteggiare gli eventi. '.\IUSSOLJNI
Da 11 Popolo d'll.Ji.1, N. 114, 27 aprile 1919, VI.