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PERSONALIA FRASSATIANA

l.a mia scudisciata ha striato a sangu~ la pelle - per quanto incallita - del senatore prussiano. Lo attendevo al varco, da tempo. Adesso è nelle mie mani, come nel dicembre del 1915, quan do fu bollato dal Tribunale militare di Portogruaro e inchiodato alla vergogna del suo« falso» consapevole e recidivo. Fu allora ch'eg li sporse querela contro di me Allora n on fingeva d'ignorare questo giornale che nessuno in Italia ignora e non sdegnava dì nominarlo. L'evitare di scrivere e di prnnunciare il nome di questa mia superba e immacolata creatura, è di una stupidità senza confini*· Cercare l'avallo di altri uomini politici italiani, è una manovra buffa e piet osa Se l'americano Serrati, domicìliato moralmente a Barre Vermont, dopo alcuni mesi di feroci polemiche 6nge d'ignorarmi, è affare che lo riguarda. Segno. forse, che gli conviene. Quanto al ministro Orlando, non ha mai add.imostrato, verso il Pope/o, gli sdegni verecondi, i pudori catoniani di cui fa pompa, a scopo polemico, Frassati, il mentitore. TantO è vero che- l'on. Orlando tTli accordò, l'anno scorso, ui:i lungo e interessante colloquio, e, in presenza ai giornalisti italiani, ali' H~ttl « Edouard "Vll >l, or non è molto, si esprimeva a mio riguardo o piuttosto a r iguardo della mia opera, in termini lusinghieri, Ma tutto ciò non ha importa.nza. Io non vado in cerca di attestati di buona condo tta, né in alto, né in basso. Me ne infuchio. Ho detto e ripetuto che il senatore Frassati ha commesso un'azione fangosa. Egli ha raccolto da una femmina che sfogava le sue vendette, ciò che t utti i gio rnali italiani, degni di questo nome, hanno rifiutato di raccogliere. Il signor Frassati a proposito della deposizione archiviata dal notaio Teppati, in data ·7 agosto 1916, quando io mi trovavo in trincea, ha dimenticato il dettaglio che dà il vero colore al fatto. E g H ha pagato la deposizione. Non nella cifra rich.iesta dalla testimone, perché non si pagano lussuosamente i venditori o le venditrici dì forno, ma ha pagato . H a sborsato del denaro, per pagare la calunnia imbecille. Se la d eposizione non fosse stata il frutto di una esagitata fa ~tas ia donnesca, è mai possibile che il Frassati, l'uomo senza scrupol i, l'avrebbe tenuta pe r sé, chiusa nei tiretti no tarili, perché il magistrato solo la pescasse due mesi dopo la firma della pace ?

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O non l'avrebbe invece squadernata al p ubblico, insieme colla lettera del signor Di Laurenzana, a fi ne di stroncare uno dei leaders dell'interventismo italian_o? Ma i o ch iedo che il processo sia anticipato. Il pubblico, prima ancora del magistrato, p uò e deve giudicare. Io intimo al notaiò Teppati di r end ere d i pubblica ragione la d eposizione da lui archiviata in data 7 agosto 1916, e invito l'ignt?tO de putato possessore della lettera del sig nor Di Laurenzana a fare altret tanto. H o la coscienza tra nquilla. Se i bochu d'Italia avessero a vuto uno s traccio qualsiasi di documento, n on si sarebbero rifiutati il piacere di gettarmelo ben prima d'oggi fra i piedi. Anche il solito eterno ,hantage delle donne che passano è stato tentato e sempre invano. Dopo tutto ciò, io ho i l d iritto di spu tare sulla grinta del senatore prussiano. Non è lui che poss iede i tito li per d armi lezioni di mor ale pubblica o privata. Pubblicamente, egli è un dis one~ to, co lto in fla g rante.. mendacio nell'aula di un tribunale ; privatamente, egli ha incominciata la sua fo rtuna finanziaria attraverso la misteriosa defenestrazione di u na sorella...• E quest'uomo , a c ui voglio, un giorno o l'altro, dedicare u na pag ina intera per sezionarlo a m io ag io, come se fosse un cadavere, con tutte le regole dell'arte, che mi è cara, ha l'audacia impudente di montare in cattedra?

Via dunque I Giù, nella fogna I MUSSOLINI

La Decisione

Se le noti.zie che g iungono da Parigi sono esatte, oggi incomincia dinanzi al Consiglio dei Quattro la discussione delle rivendicazioni italiane.

D iscussione? Purtroppo, sL Perfino la questione dell'Alto Adige, grazie a un complicato gioco diplomat ico-bancario, to rna s ul t appeto Non c'è da meravigliarsene. La strada di questa e di altre ri nuncie fu segnata d isgraziatamente in Italia.

Ci rifiutiamo di credere che la conferenza dei Quattro voglia sacrificare le ri vend icazioni italiane sulla Venezia Tridentìna. Sarebbe una iniq uità, contto la CJ.uale insorgerebbero i vivi e i mo rti. Cesare Batt isti voleva il c onfine d'Italia sul Brennero. La voce del Martire non p uò essere smentita. Altri due punti sono in discussione. Fi ume e Spalato. 11 g ioco è particolarmente serrato per la città italian_issima del Quarncro. Ch'essa possa diventare croata, è escluso oramai, poiché nessuno potrebbe permettersi una cosl patente violazione della g iustizia, ma si parla di farla, invece che città italiana, città internazionalizzata.

Questa, :i. quànto si dice, è la tesi di \'vi1son. Tesi falsa. Fiume rivendica sempl icemente il suo diritto. Dal p unto d i vista dell 'autodecisione dei p opoli, non ci dovrebbe più essere una questione di Fiume, in quanto che i fiumani, col p leb iscito de i v ivi e dei morti, si sono esplicitamente dichiarati per la lo ro unione all' Italia. Fu detto e ri pet uto - ed è vero - che il caso di Fiume è veramente il caso (<classico)) de1l'autodecisione dei popoli. Ora è strano, pèdomeno s trano, che l'invent ore e il profeta di questa auto-decisione, crei subito una eccezione - o d iosa e ingiustificata - alla sua teo ria. G sono in gioco enormi interess i e si può dirlo. L'idealismo wilsoniano si sfalda a p oco a poco e sotto la vèrnice, che era cosl seducente, fa vedere la sua vera natura mercantile. È l'idealismo degli affari o sono gli affari dell'idealismo?

Il wilsonismo è al crepuscolo. Tutti g li ultimi atteggiamen ti di Wilso n sono specificamente anti-societari. Comunque sia, l a delegazione italiana non può «demordere)> anche se l'opposizione assumes se fo rme vio lente o ricattatorie. La questione d i F iume è diventata per l'Italia una questione fondamentale dal punto di vista economico, politico, sentimentale, Quando si ricordi ciò che l' Italia· ha fatto, per determinare la vittoria dell'Intesa - vedi intervista famosa di Luden• do rffl - ci s i rifiuta di cr edere che essa v errà mutilata. Buon segno che ·tutte le manovre tentate dagli jugoslavi siano fallite, malg rado la complicità dei vari Steed d 'Inghilterra e Gauvain di Francia. E. stata un3 rude battaglia diplomatica quella che l'Italia h,a dovuto sostenere a Parigi , ma nòi fermam ente credialTlo che sarà coronata dal successo. I pericoli di una delusione non sono tanto d'ordine interno quanto d'ordine esterno.

È chiaro che le decisioni imminenti orientera nno nell'immediato domani la coscienza nazionale in materia d i politica estera; e coloro, fra i francesi e gli ingles i, che p r ospettano l 'eventu alità di una (<entente)> italo-germanica, dovrebberò te ndere a impedire il \'Ct ificarsi di tale evento, e il miglio r mezzo è quello d i riconosccce ,e consacrare i diritti d'Italia e non s~Jo nel campo territoriale. L'ultima arma cui sono ricorsi i nostri fals i alleati e i nostri nemici è stato il bohcevismo. Lo sciopero di Milano * ha fornito a l signor Steed il motivo per una se rie di divagazioni intese a descrivere u n'Ital ia suUe soglie di una grande co n vulsione bolscevica. o r a la verità è che nonos tante gli scioperi c:he spesseggiano ovunque - fenomeno generale, anc he n egli Stati Uniti, anche nell' I nghilterra - il paese meno nùnac- . ciato dal cosiddetto leninismo è precisamente l'Italia. Prima di noi, d iventerà bolscevica.... l'Inghilterra I Comunque sia, la nos tra situaz ione interna che non è catas trofica e non è nemmeno , tutto sommato, eccessivamente critica, r iguarda noi e n on può essere in alcun modo il pretesto per defraudarci della v ittoria . Si amo in vista della pace. Fra pochi giorni sapremo quali s aranno i n os tri confini' sulle alpi e sul mare. L'attesa in ltalia è fidu~ ciosa. Ma i fratelli dell'altra sponda, i Fiumani e g li Spalatini, vivono ore d 'i ndicibile angoscia.· Chi non h a condiviso - sia pure per brevi momenti - la cocente pas sione di Ffome, non può rende rsi esatto conto dello -stato d'animo di ·qo.ei fratell i che attendono da ormai cinque mesi il g iorno della liberazione. Questo giorno è vicino. In quest'ora in cui maturano i destini d ' Italia -e non c'è ombra di rettorica in questa frase I - in quest'om i m orti sorgono v igilanti dalle t rincee d'Oltre Isonzo e del P iave e ammoniscono. Accanto ai mo rti, ci sono i vivi: i mutilati, i combattenti, i cittadini, tutto il popolo italiano che vuol veder coronato il suo lungo p aziente sanguinoso o locausto. Non ci importa, se dal punto di vista degli (<affa ri » noi • ( 60), abbiamo fatto la . g uerra ln pura perdita o quasi; non c i s iamo battuti per i l bJ1Jineu : per un•idea c i siamo battuti . ma quest'idea non p uò essere mortificata o contaminata al tappeto verde dei diplomatici. Le rivendicazioni italiane no n dovrebbero essere nemmeno discusse. I nostri mo rti non hanno discusso. Accettarono. Così dev'essere accett ato il prezzo del lo ro Sacrificio..

MUSS0L1N1

D:1 Il Popolo d'I1a/ia, N. 10~. n ap r.ile 1919, VI.

[PER I FATI! DEL 15 APRILE 1919] *

Mussolini pronuncia pothe parole. I ncisive. Nervou. Egli constata che l'orda leninista - la quale credeva e crede ancora di poter sabotare e· mutilare Ja v ittoria - ha trovato innanzi a sé, sin da principio, degli iuliani a t utto disposti put: di salvarne i frutti .

Esprùm la certezza che il popolo lavoratore avrà il buon senso e la forza di non l asciarsi traviare da coloro i quali mirano a trascinarlo alla rovina; inne.l!gia. ad una patria nuova, for:te in pace come fu forte in guerra, e conclude salutando i d imostranti al g rido di i< Viv a l' I talia I » (La folla che si pigia nella via r frponde con un possente triplice evviva).

• A Milano, il 13 aprile 1919, dur ante un comi2io socialista, erano avvenuti conBitti tra la polizia e la folla: la polizia a veva sparato a caso co[pmdo per· sone non partecipanti al comizio, de lle quali d ue erano morte e parecchie erano rimaste ferite. Jn seguito a questi fatti, il 15 ha inizio uno sciopero generale di protesta. Verso le diciassette, m entre a ll'Arena s i tiene un comizio di scioperanti r he delibera la rip resa dd lavor o per l'indomani e in ·pinza d el Duomo si svolge una grande d imostrazione patriottica, un numeroso corteo composto d i an:i.rchici (ritiratisi dal comizio perché fav orevoli a lla continuazione dell o sciopero) e di elttncntì teppistici armati di b:1stoni, rotti i cordoni di truppa, tentano inv:1dere p inza del Duomo. Parecchie centin:1ia di partecipanti :11la dimostrazione patriottica li affrontano. Avviene uno scambio di colpi d i rivoltella e g li anarchici sono cacciati e inseguiti. Si deplorano q uattro morti e una trentina di feriti. Poco d opo, centinaia di dim ostranti si m:ano a lla sede dell'Avitnti! e siccome da questo partono alcuni colpi di rivoltella che uccidono un soldato di servizio e feriscono un mar("Sciallo dei carabinieri e un tenente di cavalleria di servizio, i <l imostran ti dann o l'assa lto aUa redazion e e alla stamperia del giorna le, distruggono e guastano mobili, macchine, r eg istri e appiccano l'incC'ndio, tosto spento dai pompieri. Circa le venti, « una folta colonna di d imostranti - ufficiaH e soldati di tulle le armi, studen ti, operaiarriva, preceduta dal vessillo nero degli arditi e da alc une bandiere tricolori , davanti agli uffici dc Il Popolo d'Italia Da ogn i parte si accia.ma all'lt:ilia , si chiama a gran voce Brnito Mussolini . La r edazione de! Pop()/o è subito invasa da un gruppo numeroso di dimost ranti ed il nostro Dirctton.• è costretto a presenursi a l ba lcone. Al suo apparire la folla entusiasta prorompe in una d eli rante acclamnione », Jndi Musmlini p ro nuncia il discorso qui riportato in riassu nto. · (D.l li Po polo d'foJia, N . 106, 18 apri le 1919, Vl)

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