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ANTICIPARE BISOGNA

Occupandosi degli ultimi avvenimenti della politica nazionale, 1a Tribuna ha stampato le seguenti par.olc:

« Se un.a raccomandazione c'è da fare oggi a tutti è questa: serenità.

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« Serenità anche, e soprattutto, <la parte di coloro che stanno per la d ifesa del l'ord ine e ne perorano la ai.usa Poiché vi possono CSSt'IC d ue sorta di azioni disordinatrici de llo Staio: una prima quella che può venire Jai tentativi inconsulti di chi sta dall'altra parte, e una seconda non meno pei-kolo.sa che può venire dal troppo zelo di chi sta Ja questa. Si pub indebolire il Governo aggredendolo direttamente da.Ila piazza, ma si p uò anch e - e forse peggio - indebolirlo con l'aria di volerlo rafforzare, soltanto asserendone e lamentandone una debolezza, che i fatti non autorizzano fo nessun mOOo ad affermare, e gr3tuita· mente accreditando una pretesa inazione o incapacità di previdenza da parte del Governo, quando in poco tempo molto si è g ià fatto dopo la guerra in questo campo de lla previdenza socia le, d all'a vviamento gfà dato della questione dei ferrovieri, della gente di mare e quella degli impiegati dello Stato, ddle guardie, degli agenti di custodia, all'avviata questione del grano e del carbone, a quella della valuta austriaca, ecc. Non troppo zelo dunque».

Noi ci rendiamo perfettamente conto che i problemi a ttuali di polit ica interna e internazionale sono formidabili e che nessun governo può risolverli tutti, nel miglior modo e nel miglior tempo p ossibHe. Se i socialisti avessero H potere, no n potrebbero ill udersi di superare di un colpo tutte le difficoltà e di offriie :Ìl popolo quella cosa un po' complessa e alch imistica che si chiama: la fel icità.

Ammettiamo dunque, coi confratelli della Tribuna, che qualche cosa si è fatto. Ma q uesto non può costituire un titolo di gloria imperitura e legittima. per il Governo. In cinque mesi di armistizio si è fatto 4( qualche cosa», ma noi affermiamo che con altri :uomini, e soprat· tutto con altri sistemi, si sarebbe fatto molto di più. È verò che si sono sistemati i postelegrafonici, ma dopo alcun.i g iorni di agitazioni e di ostruzionismo, altamente nocivi alla nazione. È vero che si è risolto lo spinoso problema della valuta austriaca, ' ma adottando un tlletodo che si poteva adottare nei tre giorni immediatamente successivi all' armistizio, invece dì attendere ben cinque .mesi. E .... potremmo continuare.

L'essenziale è . che bisogna fare molto di più. Soprattutto prendere l'jniz iativa di fare molto di più. Se lo Stato vuol tialzare il suo prestig io, non deve apparire come un eterno « rimo rchiato )) dalle cortenti pì ù vive del paese, deve, piuttosto, prcco.r.rere e anticipare. Approviamo che il Governo abbia con" un decreto-legge dato forza al progetto del ministro Ciuffelli sulle pensioni opetaie, progetto che gli stessi organizzatori confedetali han no ttovato assai buono. Ma il Governo deve accettare gli emendamenti posti dalla C. G. del Lavoro e abbassare il limite di età a 55 annì, invece dei 65 attuali. Inoltte, s u ll'esempio di quanto avviene in Francia, il Governo dev e prender l'iniziativa del progetto di legge che deve « sancire » la ormai avvenuta conquista delle otto ore da pane del proletariato italiano.

I giornali francesi hanno pubblicato il progetto di legge che ·eo1Jiard, ministro del Lavoro e <lella Previdenza sociale, ha ptesentaro agli Uilki della Camera. Riportiamo il paragrafo fondamentale, il 60 del capitolo 20, che dice:

« la durata del lavoro effettivo dcgl.i operai e degli impi egati deÌl'uno e dell'altro sesso e di qualsiasi età, nelle imprese dell'industria e de[ commercio, non potrà superare sia le otto ore al sìorno, sia le quarantotto ore per settimana »

Invitiamo formalmente il Governo italiano a mettersi sulla stessa strada. E senza indugio.

L'a)tro postulato cl}e i Fasci di Combattimento lanciano sulla p ia ttaforma e che ritengono m aturo è « l'imposta progressiva straordinaria sul capitale ))1 unko m ezzo per fronteggiare le necessità del bilancio nazionale nel dopo-guetra. Perché affermiamo che tale postulato è maturo ? Perché socialisti e bor ghesi lo reclamano simultaneamente. Un collaborat ore della C rilka Sodale scriveva nell'ultimo numero di questa rivista caldeggiando l'imposta straordinaria sul capitale:

~< Per queste stesse ragioni però, e per qua nto bene siano ordinate le anzidette imposte dirette, e per quanto ancora la classe dirigente si proponga, come vedremo, di tirare la corda delle imposte indirette e sui consumi, tutte insieme non potranno mai e-ssere sufficienti e adatte a copril'e lo sbilancio annuale conseguente aUe spese di guerra, in un Paese come il nostro, che non possiede una grande ricchezza. ·

« Anche ad ~mmettere che l'Italia possa avere dai vinti una forte i ndennità., e che l'ìnd~nità sia sufficien te alla spe-sa di r icostituzione di akune categorie di beni dist rutti dalla guerra; anche ad ammettere <"he i popoli di ling ua ing lese non parlino più dei loro cred iti di guerra; anche ad ammettere la meno verosimile dell e tre ipotesi, che nel dopo.guerra il bilancio annuale del- l'esercito e della marina non superi i limiti del tempo pre-bellico, la somma da coprire rim;1ne per noi enorme. E, se può essere vero che i l t:tddoppiamento dei prezzi delle cose ràddoppia la imponibilità, doppio è però anche il costo d ei S;)rvj zi che lo Stato prest:iva già prima della guerra o: P erciò l'imposta straordinaria su l capita.le, proposta. dai socialisti d 'ogni paese, è l'unica via di scampo concessa: è tanto più utile quanto più coraggiosa.

« La prospettiva di una politica, che chieda alle impo~e annualì sui redditi e sui consum i il massimo sforzo, sufficente p er tr:iscìnare di anno in anno i l peso morto d ella guerra passat a, non è che contrazione dei consumi, spccialmc-nte dei più utili alla conservazione e a l progresso della speciale <'migrazione dei rnpitali: mano d'opera e energie inlellettua li; ristagn.o delle industrie i n confronto della concorrenza straniera per maggiori tasse, spese e costi delle mater ie prime; miseria e conseguenze della miseria.

" Essa estingue insieme il debito capita le e il debito annuale degli fo tem:si , mentre assorbe tito li e carta che non d.uebbero tributi annuali. Sollecita i p rivati al fa ricostituzione d ella quota stessa di capitale ceduto. Ristabilisce l'equilibrio. Libera il mercato e l'industria dal peso e d all e incer tezze del domani tributario. Solleva I<!> c-nc-rgie produttive e del favor o Perm ette Ja devol uzione delle imposteordinarie a scopi di utilità pubbliC'a e a creazione di nuove ricchezze. Può contri• buire alla C'OStituzionc di un demanio collettivo di terre e alla p artecipazione d i aziende interessanti la comunità. E, nel p:irtic:olare momento attua le, può assorbire la maggior quota di carta mone ta ch'è in mano d 'ogni capitalista e che contribui:.ce al rincaro dei prezzi. Può i ndu dere la confisca dei profitti dì g uer ra . E profitta in genere, senza danno per alcuno, degli alti: prezzi correnti.

« Sui particolari tecnici, ripartizione i n rate, premi per immediato pagamento, .ecc., non è qui opportuno trallenerd ». ·

Ota, l'opinione del socialista~collaboratore della rivista turatiana, non differisce· affatto da quella del presidente della Confederazione industriale italiana, il comm. Da nte Fcrrarìs, il quale, nella recente impo rtantissima ·riunione di Ro ma, ha dichiarato in materia qu?-ntO segue: e Colpire la ricchezza che già C$iste, quando si sarà prodotta, e colpirla tanto m aggiormente tanto più è grande, è una assoluta nece55ità per sanare quanto più rapidamente possibile l e nostre passività e risponde pure ad un principio d 'equità. Colpire la ricchezza prima ch 'essa 5j sia determinata, o mentre si sta determinando, sarebbe un errore gravissimo perché s'impoverirebbe n pidamente il Paese e le nostre passività non potrebbero mai essere sanate.

« t! ind ubbio che s' impon e una politica finanziaria energica e for te per far fronte aJl e grandi, anzi enormi es igenze del bilancio nazionale. Ma quo te .d ebbono essere soddisfatte di preferenza a spese della ricchezza statica, anziché de lla ricchezza d ina mica, perché la prima è una ricchezza che non produce, e spessa è esuberante ai bisogni di chi la possiede, mentre 1a seconda produce nuove ricchezze ed f necessaria per i bisogni della collettività.

« Anche tenendo calcolo delle indennità che ci ver ranno pagate dai nostri nemid, indennità le quali n on potranno essere che molto limitat e per le condizioni n ell e quali essi si trovano, le nostre passività saranno ancora cosi rilevanti che occorreranno nuove tasse, m a qu este debbono colpire esdusiYamente · la ricchezza statica della quale deve fa rsi un migliore accertamento perché nessuna ricchezza possa sottrarsi al suo contributo, come purtroppo finora succede 1>.

A parte la distinzione di ricchezza stat ica e di ricchezza d in~mica, è evidente che ]e due ç1pposte tesi s'incontrano. Entrambi, tanto il « co mpag no >> Matteotti come il « borghese >> Ferraris, sono convinti che senza provvedimenti « radi"cali » non si sistema la vita economica della nazione !

Questa nota è una succinta illust razione dei postulati che mettiamo in testa al giornale e attorno ai q uali si raccoglieranno inevitabilmente tutte le forze rinnovatrici della nazione.

Da Il P()p()/f.) d'lt11/ia, N. 10}, B apri le 19 19, VI,

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