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LINEE DEL - PROGRAMMA POLITICO

Il nostro movimento si allarga e si afferma. La nostra adunata ha suscitato echi di simpatia nei più remoti e dimenticati paesi d'Italia. Ora si tratta di delineare, con tutta la precisione possibile, dati i tempi dinamici, il nostro programma d'azione p olitica, L'azione negativa non ci b asta. L 'anti-pa.ctito non può vivere di una sola negazione. Accanto alla negazione c he ci differenzia dai vecchi Partiti, appunto perché il nostro organismo non h a, n ella sua composizione e nel suo funzionamento, simiglianze coi vecchi Partiti, noi abbiamo i nostri «postulati» per' l'azione in senso positivo. Demolire, costruendo, potrebbe essere la nostra divisa.

E lenchiamo i nostri postulati d'indole politica.

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1 L'attuale suffragio universale dev'essere integrato colla estensione del diritto di voto e di eleggibilità alle donne che abbiano compiuto g li anni u.

z. Le elezioni generali politiche devono aver luogo con scrutinio di lista e rappresentanza proporzionale.

3. Le elezioni generali polil iche devono aver luogo a smobilitazione compi11ta.

4. L'età necessaria per l'eleggibilità a deputato è abbassata da 31 a 25 anni.

J, 1 deputati eletti nelle prossime elezioni formeranno l'Assemblea nazionale.

6. L'Assemblea nazionale durerà in carica tre anni.

7. Il primo atto dell'Assemblea nazionale sarà quello di decidere sulla forma di governo dello Stato

8. Il Senato è abolito.

Q uesti postulati non sono nuovi e nemmeno rivoluzionari. Rappresentano un prnlungamento, un perfezionamento della democrazia poHtica. Ma oggi la r appresentanza puramente politica non basta più. Bisogna introdurre la <<novità», ia quale consiste nella creazio ne dei Consigli nazionali. È q uesto il modo di superare il dilemma: o parlamento o SovUt. 11 parlamento rimane e gli sorge accanto il nuovo s iste ma di rappresentanze dirette di tutti gli interessati. Su questa strada si era messo Kurt Eisner che è stato i l maggior artefice della rivoluzione tedesca.

E allora precisiamo: z. L'Assemblea nazio nale sceglie in se stessa i nuclei dei Consigli nazionali. I depu tati di q uesti nuclei non possono super are, nel numero, il q u arto del totale dei membri del Consiglio nazionale.

1. L'Assemblea nazionale discute e legifera sulle quest ioni che i nteressano la totalità dei cittadini all'interno e all'estero.

; . L'Assemblea nazionale nonùna i ministri dell'Interno, degli Esteri, delle Finanze, della Giustizia, dell'Istruzione, del T esor o , della Difesa nazionale.

4. Vengono istituiti i Consig li nazionali dell'Industria, d ell'Agri• colt~, d el Commercio, dei Servizi pubblici, delle Comunicazioni terrestri, marittime, aeree, deUe Colonie (con 1<\rga rappresentanza degli incligeni).

5. I Consigli nazionali nominano un « deleg ato dei Cònsigli » che ·siede con voto deliberativo nel Consiglio dei ministri e integra il GoverÌlo.

6. I Consigli non siedono necessariamente a Roma, ma d ove esistono le condizioni più favorevoli per lo svolg imento della loro at tività.

7. I membri dei Consig li nazionali sono eletti - come voleva Kurt Eisner nel suo d.iscorso-pr ogcamma - dagli interessati e cioè (( da a ss ociazioni e o rganizzazioni d'impiegati governativi e privati, di m aestri, di professionisti, di ·mestieri» e noi aggiungiamo sindacati di operai, mutue, cooperative, associazion i di cultura, ecc.

8, I Consigli nazionali si rinnovano ogni tre anni.

IÈ evidente che per l'attuazione di questo programma, schemati· ca.mente delineato, bisogna s tabilire un piano cli c ostitw:ione · d ello Stato L'attuale non può contenerlo. L'opera è ponderosa, ma la generazione attuale può compierla. Si tratta non solo di creare que· sti nuovi organi -della più diret ta e immediata r appresentanza del p o· polo , si t ratta non solo di d e terminare le mod alità di funzionamento e i limiti della loro attività, ma si tratta - e questo è affare mo lto d cli- cato - di precisare i « rapporti d'azione e d'entità fra Assemblea nazion ale e Consigli nazionaH )>

Ci son o d elle difficoltà da sup erare, si capisce, ma questo è perfet· tame nte logico, quando s i pensi che l'obiettivo è di dare una n11011a « costituzione)) all'Italia. Queste difficoltà no n sono e non devono essere insormontabili, per il fat to che il « moto» odierno tende a quel punto. I segni abbondano: Nell' ultimo numero della N11011a Antologia, il senatore Maggiorino ·Ferraris propone la creazione di un « Consiglio agrario nazionale_)> con relativo schema di ordinamento. L'on. Rigola, n ei suoi Problemi del Lavor o, ci avverte « che un Consiglio sindacale o tecnico sembra·o ramai imporsi come un contrappeso indispensabile al genericismo dell'Assemblea p o litica >> .

Con la irasformazione del Consiglio superiore del Lavoro da corpo consultivo i n potere deliberativo a competenza limitata, si verrebbero ad avere in realtà due camere legislative, una a b ase popolare e l 'altra a base professionale; una politica e l'altra sindacale o tecnica, a meno che non si preferisse i mperniare tutto il _ sistema r appresentativo sul suffragio profess ionale, come domanda la Confederazione.

Noi siamo contrari al « suffragio soltanto profession ale ». Se la sola rappresentanza delle idee è insu fficente, anche la sola rappresentanza degli interessi non basta. La nostra è la « rappresentan2a integrale)) n ella quale il (<cittadino » non solo non viene annullato, ma col sistema dei Consjgli nazionali aumenta in lui la possjbilità d 'azione, d'jniziariva, ~i controllo nella gestione ·politica cd economica della nazione. Apro la discussione. L'argomento è interessante.

MUSSOLINI -

Postilla

Avcvo appena finire di scrivere quando i giornali recano una notizia interessantissima: uno dJ quei « Consig li nazionalì » che fo propongo come integratori delli;i. rappresentan za nazionale, è sorto in Inghilterra, quale conseguenza dei recenti grandi movimenti operai, pacificamente conclusi. La co m missi one dei 60 delegatj - t renta oper ai e trenta ind ustrja!i - «·propone l'istituzione di un Consigli o o Parlamento industriale permanente composto di 4 00 m<;inbti elett i in n umero eguale dalle o rganizzazioni degli indu striali e d a quelle degli operai. Il Cons ig lio avrebbe principalmente la missione di cons igliare il Governo in tutte l e que~tioni riferentisi all'in9,us tria e di eleg· gere un comitato esecutivo permanente di cinquanta membri. il quale servfrebbe a mantenere il Parlamento industriale in continuo contatto.

Si tratta di una proposta, ma non v'è dubbio che il Governo inglese la farà sua.

Le idee nuove e buone van traducendosi nei fatti.. .. in Inghilterra e sperfamo e vogliamo anche in Italia 1

Da li Popolo d'forlia, N. 89, 30 marzo 1919, VI.

I Fantasmi Di Turati

L'articolo che Filippo Turati ha deposto sulle colonne del quotidiano social~ufficiale è un articolo falso. Falso nella sua tesi centrale e nelle sue singole affecmazioni. L' on Turati non fa che r iprende re una tesi di moda - anche fra i « maddaleni pentiti )) .....:. e che ·cioè la g uerra ha deluso tutte le aspettative dei popoli e che, insomma, qual~ cuna ha «barato» durante o alla fine dCl tragico g iuoco. Noi non sappiamo di preciso che cosa aspettasse dalla g uerra ·l'on. Turati ed è strano che g li oppositori della g uerra si lagnino del miracolo non compiuto. Gli uomini do vevano, dunque, diventare angeli? Ahimè, il pessimista afferma che gli uomini continuano ad, essete nelle loro qualità fondamentali quello che furono. Il pessimista ha torto, ma hanno torto anche gli ottimisti che s'illudevano di veder tramutato il nostro pianeta - per il solo fatto della guerra - in un paradiso celestiale, Ora, uscendo dal terreno d i questa dupltee fantasiosa illusione, noi affermiamo che la guerra ha dato tutto quello che pot eva dare, in quanto è stata la più grande rivoluzione di tutti i tempi e di tutte le genti. -

« La guerra poteva avere - dice o,Sgi l'on . Turati - una sola giustificazione : la disfatta dell'imperialismo, fa disfatta della guerra».

Ebbene, la guerra è, oggi, postumamcnte e solennemente gi ustificata perché l'impetialismo che minacciava il mondo è stato schiant ato, le cento teste dell'idra sono state recise. Delusi e p entiti possono essere, in questo momento, coloro che vollero la guerra credendo che ne uscissero rafforZati i privilegi e i sistemi della conservazione sociale, mentre invece non c'è nulla d i ciò che costitul la sostanza e la forma della vita e della storia di ieri, che non sia discusso o travolto. Delusi, in un certo senso, possono essere coloro che pensavano di mantenere la guerra nel quadro «nazionale», e devono o ggi constatare che le questioni nazionali sono diventate un «incidente » di fronte a quei vasti e Complessi problemi. Delusi amaramente sono coloro che speravano di veder r afforzato il principio di autorità - delle autorità tradizionali - né s' accorgono che, oggi, le autot ità tradi- zionali cedono dinnanzi alle nuove gerarchie e che scettri e tiare finiscono nella rigattc:ria dei melanconici musei della stQria. Ma lloi che volemmo la guerra per a ltri fini, noi che raccogliemmo il grido uscito daUa bocca di Filippo Turati nella torbida estate del 1914, quando le orde teutoniche puntavano su P arig i, noi non siamo né delusi e meno ancora p entiti: noi affermiamo e _ documentiamo che la guerra ha raggiunto i suoi obiettivi negativi e positivi. ·

La disfatÌ:a dell'imperialismo tedesco-magiaro-turco è stat a clamorosa, catastrofica, irreparabile. La sconfitta degli eserciti ha travolto le istituzioni politiche. I re in esilio non si contano pi.ù. Sono una legione. Onorevole Turati: senza la guerra l'Europa sarebbe, oggi, quasi tutta repubblicana ?

Questo fiori.re di nuove istituziOni libere, nei paesi dell'Europa centrale, non è esso la decisiv~ ·giusti6càzione della g uerra? La g uerra ha raggiunto il suo scopo « negativo», ha evitato il trionfo dell'autocrazia prussiana, che, a detta di Ka,utsky, avrebbe ucciso la libertà nel mondo. Se la g uerra non avesse raggiunto altri obiettivi, non avesse aperto altre strade, per il solo fatto di aver evitato l'enorme pericolo di un trionfo del Kaiser o della sua autocrazia) avrebbe giustificato se stessa.

I risultati <( positivi)) della guerra sono grandiosi. B falso quel che afferma l'on. · Tu.rati: che cioè « l'impe.riali,Sll).O abbia cangiato sistema, di ves~, di sede>>. Turati dcYe dimostrare che l'eventuale im- · perialismo dell'Intesa abbia la stessa sostanza dell'imperialismÒ teutonico e, prima ancora, l'on. Turati deve provare che l'Intesa persegua una politica di imperialismo. È falso che i popoli vinti « abbiano p roteso le braccia offrendo le labbra al bacio fraterno». Questa è poesia 1 . I popoli vinti, e precisamente il popolo tedesco, all'indomani della di sfatta hanno tenuto un atteggiamento di sord~ ostilità, È falso che « l'infame ed infamata Brest-Litovsk si sia trasferita a Parigi». A Parigi c'è quel Wilson, al quale Turati ha reso più volte omaggi calorosi e n~n c'è il generale Hoffmann. Non vi_ è possibilità di paragoni fra Ia pace che a B.rest-Litovsk fu imposta alla Russia e quella che dovrà essere accettata dalla Germania. Ma soprattutto grave è l'atteggiamento dell'on. Tur:iti nel giudicare le responsabilità della guerra e le responsabilità deJJa pace..:. cosidett\1, imperialista che si concluderebbe a Parigi. Per l'on. Turati le responsabilità della guerra sono confuse e ricadono su tutti.

Dopo quel che è stato detto al recente con·gresso di Bema da uomini c ome Kurt E isner, Kautsky, Fritz Adler, la questione delle « responsabilità» è decisa. La virtuosità letteraria dell'on. Turati non p uò confonderla. Dalla parte ·dell'Intesa nessuno voleva la gucm1... L a Francia meno di tutti. Evochiàmo, dai silenzi della t omba, l e parole d i Jaurès, Alla famosa r iunione d el 31 luglio a Biuxell~s, Giovan~i Jau rès dichiarava che « la Pranda voleva energkament.? la pace e ch e dava alla. Russia d ei consigli di prude112a, di pazieiiza, di moderazione >> . L'on. Turati n on sa o n on vu ole individuare le i:esponsabilità della guerra, ma dichiara invece che del « più enorme delitto» che si starebbe perpetrando a Parigi « la responsabilità è precisa, unilaterale, individu ata e lampante)>. La responsabilità consisterebbe nell'abiura dei 14. punti di Wilson. Questo ancora è falso. Wilson è presente, anzi onnii,resente neUe trattative di Parigi e non ha i:inuncia to ai suoi postulati ideali. La Società del!e Nazioni è un fatto compiuto. Le questioni territoriali, spinosissime in taluni casi, non saranno r isolte a colpi di sciabola o di penna. Se la conferenza di Parigi avesse voluto concludère una pace di impedaHsmo, a quest'o ra sarebpe tutto finito. I ritardi, le indecisioni, le complicazio!li, so no appunto la conseguenza della vo lontà di concludere una pace democratica, di equ ilibrio e di conciliazione, una pace anti-imperialista. Questa pace è più « difficile» dell'altra. Una pace alla .Bismarck p oteva essere conclusa nel dicembre, all'indomani della disfatta, una pace alla Wilsori richiede maggior tempo· e più lunga fatica. Ma questo, on. Turati, è u n titolo d'o nore per la conferenza di Parigi, non già un motivo sufficente per indicarla al disprezzo e all'infamia dei vostri tesserati. :È fa lso e demagogico affermare che Ja conferenza di Parigi prepara un « nuovo o ceano di sangue » Se: questo fosse, allora meglio la paCe di Bismarck, che fu spietata, m a durò mezzo secolo e avrebbe durato ·ancora, . se la Germania non avesse << accese le polveri)> per effettuare altre più v astè rapine, .

La realtà è che le democrazie d'occidente «smobilitano>> ; la realtà è che dall'Inghilt erra è partita la proposta dell'abolizione d elia. coscrizione ; la realtà è che da Parigi è stata lanciata la parola «disarmo»; ma la realtà è anche un'altra, e cioè che chi ammassa armi ed armati a milioni, chi spa rge sangue, chi fa la guerra, chi ha creato ·un nu ovo terribile militarismo non è l'occidente, ma quell'oriente verso il quale tendo no nella lo ro fanatica e inconscia adorazione i tesserati del .socialismo italiano, Ma v'è un colpo fondamentale che abbatte tutto il ragionamel)tO tura tiano. Perché l'imperialismo - nella sua forma più o meno tedesca - passasse dalla nostra parte, bisognecebbe che nelle nazioni vittoriose tri onfassero i principi della consecvazione e della reazio ne. Ota, nelJe llazioni vittoriose, il popolo sta d iventando l'arbitro dei suoi destini. E se quest o è, com'è, tanto in lnghìlterta, come in Italia e come in Francia, i terro ri e le collere dell' on. T u ra ti sono ridicole e sciocche, Non chiedete alla conferenza di P~cigi più_ d i quello che p uò darvi. Essa vi darà una pace e ci metterà tutto !'impegno perché questa pace si avvicini alla pace più giusta; tJJa Jon() ì popoli, onortPC!e Turati, che devono fare il rn to.

E in quest o campo, che s i p uò c hiamare sociale, la guerra ha rie mpito tutte le n ostre più audaci, più rivoluzionarie aspettazioni. D ovunque, ·e a nche in Italia, la g uerra h a evocato le masse. Il lo ro m ovimento ha il ritmo solenne delle o n date oceaniche. Il tempo sembra abolito poiché si « realizza » in un mese l'utopia di un secolo.

Questo moto· di masse, p rovocato dalla guerra e non dagli ordini de l giorno del Partito Socialista e nemmeno, on. Turati, dai v ostri articoli, è la solida garamia che « l'enorme delitto>> di un nuovo i mperialismo alla tedesca non po trà essere e non sarà compiuto. La g u erra, soprattutto dal punto di vista che dovrebbe esse.re quello dei socialisti, è stata fec onda, immensamente fe"conda; da.l lato « negativo » ba de molito tutte le autocrazie europee, e abbattuto il m ilitarismo, quind i ha resa i mpossibile - nel fatto - la gu erra; d al lat o positiv o" ha aperto ai popoli - e vinti e v itto riosl - tut te le ·st rade dell'avvenire.

L'olocausto orribile e necessa:cio n on si co nclude -anche se Pa rigi fosse inferiore al suo tremendo c ompito-. in una truffa, in un inganno, in un tradimento come o pina nel suo sfogo iracondo l 'on. Turati. Non s i può ammettere e nemmeno l' on. Turati può ammettere che i quad.rumviri di Parigi tendano « intenzionalmente » a una pace ingius ta. Potranno fallire il seg no, ma nessuno può escludere che a quel seg no non mirino con tutta l'anima. Se i diplomatici d i P arigi n on riescono a compiere l'opera perfeti:amente - è mai possibile, in que 4 sto b asSo m ondo, la « perfe zione)> ? - le fo rze nuove entre ranno nel gioco. I fantasmi di sangue evocati da Turati~ d ilegu ano davanti alla nuova realtà, A P arigi n on ci sono d ei santi, capaci d i t utti i miraco li, ma nemmeno dei delinque nti n ati, preparatori diabolici di un più en ~nne delitto, come p ret ende di far cred ere !'°on. Turati. Ci sono d egli uomini che appaiono, Vhti da lo ntan o, quasi schiacciati dalla mo le gigantesca dei problemi c he d evono affronta re. Biso g na, potend o, aiutarli, non lapidarli prima d d tempo, e accingersi a finire quel ch' essi hanno incominciato.

M USSOLIN[

Da 1/ Pop olo d'Italùt, N. 91, 1 aprile 19 19, VI.

[PER LA PROPAGANDA E PER LE COMMISSIONI DEI FASCI]*

Ha quindi la parola Mussolini, il quale trova , he tutte le relazioni udite sono ·interessanti e promettenti.

Il lavoro compiuto in una settimana dai tre p ro pagandisti è soddisfacentissimo, Per far fare ad essi altri viaggi, ixr aumentare, anzi, il numero d ei propagandisti, per organizzare una rete d i Fasci in tutta Italia capace di affrontare quals iasi situazio ne, è n ecessario p ensare al finanziamento d ell'o rganizzazione

Invita l'as; ev,bù a a stabilire le modalità della r accolta dei fondi e propone un plauso ai tre compagni che hanno iniziato il lavoro di propaganda t anto brillantemente per passare poi all'tlez.ione delle comm frsioni.

Commissio ne finanziaria, commissione di propaganda, co mmissione di preparazione, perché non si deve perder tempo. perché l'organizzazio ne dei Fasci dev'essere· un organismo attivo, fat tiv o, Concludente, rapido, in cui ognuno deve sottòpo!si alla sua p arte di sacrificio

• Riassunto delle d ichi arazioni pronunciate a Milano, nel salone di via San Paolo 10, la sera d ell'l aprile · 19 19 , durante l'assemblea dcl fascio milanese di comb attimento ri unitasi « p er udire le relazioni d eg li speciali i nc:uica ti intorno a l movimen to fascista d ell a Liguria, del Veneto, del Piemonte, p er procedere a lla nomina delle oommissioni e per discutere le linee del programma politico enunciato 5ul Popolu d'Italia il 31 marzo >). Prima d i Mussolini, avevano pàrlato Att ilio I.oogoni (relato re per il Piemonte), Morisi (relatore per la Liguria) ed era stata lett a la relazione per il Veneto di Cleto Scarani, assente giustificato . (Da Il Papolo d'/"1/ia, N. 92, 2 aprile 1919, VI).

0 Dopo Mussolini, parlano Enzo Fe:rrari, Ghetti, Baseggio, Ave!'Sa Indi Mussolini « spiega le attribuzioni delle varie: commissioni da nominare e Marinetti fa alcune proposte di ordine pratico c,irca l'organizzaz.iòne unitaria d ei Fasci e la eventualità de lla loro azione dirctta. L'assemblea nomina quind i le commissioni che risultano così composte: commissione propag anda e stampa : M ussolini, Marinetti, M . Bianchi, Ferrari, M onzini; commissione amininistrativa: Facchini , Be-so.na, Zuliani, Casadei , Marinelli ». Segue « la discussione sulle linee del programma. Vengono approvo.te alcu ne li evi modificaz ioni a i capisald i gènerali esposti da M ussolini sul Po polo d'Italia del 30 marzo ( + ) ». (Da / / Popo/.o d' !Ja!ia, N. 92, 2 a prile 1919, V1).

GIUGNO ?. OTTOBRE ?

Era gìunta da Parigi a un giornale quasì ufficioso cli Roma la notizia che le el~ioni generali politiche non avrebbero avuto più luogo in g iugno e coi vecchi sistemi, ma in ottobre e coi nuovi, reclamati 1111animemente dalla Nazione.

Era, fra le tante cattive o grigie, una buona notizia. Ma ha vissuto ventiquattro ore, All'indomani una nota di un giornale che ha fama di esseré ufficioso, non meno ~ell'altto, gelava il pubblico coll'affermare che l'on. Orlando, fra il sl ·e il no, è ancoca di parer contrario.

Giugno o ottobre ?

Scrutinio di lista o collegio uninominale ?

Vecchio o nuovo sistemi?

Tutto ciò è infinitamente p ietoso. Mentre Roma discute e si trastulla, quale Sagunto verrà espugnata ?

L'o n , Orlando sarà un eccellentissimo ingegno, un fecondissimo oratore, ma dal punto di vista politico è un mediocre parlamentare, schiavo della tipica mentalità p arlamentare, affetto evidentemente da un'incipiente o avanzata forma di ·cretiÒ.ismo parlamentare· . La po litica è l'arte di cogliere l'attimo che fugge, per determinare delle situaz.ioni favorevoli al raggiung imento di dati obiettivi. Ora l'obiettivo di u n Governo composto di gente che ragiona e che sente no n può essere, oggi, che ques to : rinnovare l'Italia, facendo, se p ossibile , l'economia di una rivoluzione.

Nessunò vuole la rivoluzio ne per la rivoluzio ne; ma nessuno, e noi meno d egli altri, p ensa di .rinunciare alla rivo luzione, se sa.rà dimostrato ch e non v'è altro mezzo p er ripulire le stalle... . .

L'on. !)dando non ha compreso le necessità del momento. Non ha saputo sfruttare una «congiuntura» s,traordinariamente favorevole: quella che gli permetteva cli. creare una specie di 11nion sacrée attorno a una riforma di notevole importanza politica,

L 'on. Orlando, legato ai suoi convincimenti cattedratici, non è andato incontrò alla Nazio ne . D oveva anticipare, Non lo . ha fatto . In mancanza di 'ciò, accettare. Ha respinto, con una serie di pretesti ridicoli. L'erro re può essere fatale.

Evidentemente, la riforma, se verrà, no n avrà più il vàlore che aveva dlle mesi fa.

Que~ta. altalena. di ipotesi, questo gioco di chiarnscuri, questo, usiamo il "gergo di g uena, sfottimento vero e proprio della Nazione, alla fine stanca, snerva e predi sp one l'an imo a soluzioni estreme Da Roma non si abbraccia l' Italia. A Roma Si vive jn ur,'atmosfera viziata e artificiosa. Qui si vive in un'altra atmosfera molto diversa. A Roma ci sono ottantamila impiegati: ·qui ci sono· duecentomila operai. Oltre al resto . Inutile continuare a numerare gli elementi d i questa antitesi. Insomma, Roma vi. dà l'idea di gente che scher2a e b alla sull'orlo del precipizio. Quando vi accade di segnalare la diffe renza di ambiente e delle situazioni, quella brava gente vi presenta una faccia da trasognati e d a sbalorditi.

Quello straccio di riforma elettorale poteva essere una specie cli valvo1a di sfogo per i fermenti diffusi, per le aspettazio n i irrequiete, p er le g iuste· rivendicazioni.

N iente l

Ci fanno sapere che l'on , Orlando n on in tende modificare le sue idee. ?C si vota a giu gn o, Si determinerà una situazione pericolosi ssima ; se le elezioni saranno rinviate a ottobre, ma col vecdùo sistema, molto probabilmente non si voterà affatto.

Ad evitare la crisi del .regime, è assai improbabile che _basti la rfforma ekttora1c, ma. è certo che il ripudio di questa riforma, reclamata dall'universalità d ei cittadini, non solo provocherà la crisi ma la p.recipiterà.

L'Inghilterra, grazie alla èlasticità mentale e alla spregiudicat ezza politica dei suo i ·reggitori, ha superato testé una c risi ,formidabile, adottando, audacemente, le soluzioni estremiste di alcu ni problemi sociali

In Italia c 'è un G overno che n o n osa staccarsi di una linea dalle consuetudini di una volta, anche se la Nazione le condanna.

A poco a poco v en go n o effettuandosi quelle linee di coincidenza fatale, per cui a un d ato momen to, sotto gli urti che parton o da varie fo rze e con di versi obiettivi, ma simultaneamente, i regimi crollano.

On. Orlando, non sdeg natevi di ascoltare questo g r id o: non mettetevi di traverso _ alla volontà della Nazione chiaramente espressa. Date questa soddisfazione al popolo. Non toglieteg li tutte le speranze in un rinnovamento rapido, per le vie della legalità. Forse, siete a ncora in t empo, ma n on c'è un minuto da perdere.

Se voi e i vostri, vi ostinate nella «negazione » assurda.. i giorni delle istituzioni che dite d i difendere sono irrevocabilmerite contati.

Da li Po/u7io d'Italia, N. 93, 3 aprile 1919, VJ.

Posizioni

Il manifesto che pubblichiamo più oltre è un documento storico. Le frazi oni più avanzate della d emocrazia italiana precisano il loro atteggiamento, che collima, sostanzialmente, col nostro, di fro nte al possibile <' ricatto » del socialism~ ufficiale. Un calcolo delle forze raccolte nell'Unione Socialista Italiana, non offre cifre v istose, ma i r epubblicani, oltre a nuclei diffusi in ogni parte d'Italia, sono in prevalenza nelle Romagne, nelle Marche, nel Lazio e vantano solide organizzazioni in Toscana, nella Liguria, nell'Italia meridionale. Non si tra~ di forze trascuzabilì, specialmente se vi si aggiungano quelle dell'Unione Italiana del Lavoro, che si muove sullo stesso terreno politico, e quelle che andremo raccogliendo nei nostri Fasci. Trascuriamo per il mòmcnto le altre forze, che domani potrebbero<( far massa» con noi, li manifesto constata ancora una volta « il completo falliment~. delle istituzioni e delle classi di.r_igenti » ed è vero, ma ci permettiamo di aggiungere che questo fallimento non è limitato soltanto alle classi dirigenti italiane, È piuttosto un fenomeno universale, Le istituzioni dell'ante-guerra non reggono più. La loro armatura ha dovuto reggere un peso immane. C'è una consunzione prodotta dal lungo sforzo. Anche la repubblicana Francia sta male. Socialisti unionisti e repubblicani, in altte parole, annunciano che la successione dell'attuale regime è aperta. A chi la ponderosa eredità? Non ai « facinorosi politicanti » i quali instaurerebbero u na dittatura _ sediccntemente prole- tarla che sarebbe deleterfa al paese e al proletariato stesso, ma alle class i popolari e in virtù del l or o sforzo cosciente e coordinato. La Posizio ne dei socialisti e dei repubblicani, è precisa, ma delicata e piuttostO difficile. Basta r ifletterci sopra. È dunque dichiarato a priori che se i socialisti uff?.ciali muoveranno all'assalto del regime, i socialisti unionisti e .repubblicani non leveranno un sol dito per difenderlo. L e istituzioni vigenti d o vranno, per . resistere, contare sulle loro proprie forze. Socialisti e repubblicani rimarranno neuttali, in quanto che, mentre si rjfiutano di difendere il vecchio regime, n on vogliono nemm eno contribuire al trionfo dei socialisti e della loro dittatura. Ma come evita[e questo evento che, dice il manifesto, « re nde[ebbe possibile ogni forma di violenza distruggitrice della p rod uzione, isolerebbe la n ostra nazione nel mondo, comprometterebbe per un lungo period o s torico Jè stesse rivoluzioni nazionali, politiche, sociali che ci st anno a c uo ce» ? Mettendo in guardia il proletariato, diffidando le masse operaie d al cadere nel t ranello c he qualcuno ha definito, · con frase eminentemente suggestiva, la Capo.re tto del prnletariato italiano; dimostrando che il bolscevismo, movimento di esaspcrazione e di rivolta) è d istrutt ivo, ma non creativo specialmente sul _terceno della produzione Su questo punto tutte le testimonianze concordano, In un recentissimo volume, La France bolcbeuistt, definito studio oggettivo e positi vo dalla n0:n sospetta Humanité, l'autore Antonelli, retour de Rns.rù, scrive testualmente:

Nella prima parte del manifesto in questione, noi avremmo preferito una più esplicita condanna d ell'atteggiamento assunto dal P11$. Le colpe di cui va carico, no n si riducono al <( non aver mai trovato un~ parola di focitamento e di fede per le atcoci sofferenze del popolo italiano». Questo è grave, ma il socialismo ufficiale ha fatto di peggio. È stato .conservatore, reazionario, contro-rivoluzionario, perché se la sua tesi avesse vinto, g li Imperi Centrali avrebbero schiacciato la libert.à dell'Europa e del mondo. H pussismo è stato pCr quattro anni un movimento reazionario, vandea no : ecco quel che no n bisogna mal stancarsi di gridare ; ecco quel che i compilatori del manifesto dovevano chiaramente, esplicitamente affermare nell'esordio .

«Dopo qualche- mese di re-gime bolscevico, tutta l'indusuia o ffri va lo stesso spettacolo di ~isocdine e di rovina nell'impot enza» .

Di qui la carestia e la fame. Ora quest'opera e.be si potrebbe chia• mare di avvertimento e di prevenzione, opera alla quale dedichiamo gran parte del g iornale, non basta. Negare i1 bolscevismo è n ecessario, ma bisogna affermare qua1che cosa. Dimo;trare che anche noi vogliamo andare innanzi, che anche noi abbiamo dei postulati di rinnovazione della v ita nazionale, forse più profondi di quelli strombazzati dai socialisti, dai quali siamo divisi dal punto cli partenza) dal metodo e .dal tempo. I post ulati avanzati dai repubblicani e dai socialisti uni onisti ci trovano consenzienti. Sono identici ai nostri. Si confrontino le linee d el nostro programma politico, già appro vato da i Fasci di Combattimento, col ; 0 postulato del manifes to e si vedrà che s iamo sul1o stesso terreno. E cioè: suffragio univetsale, scrutinio di lista ·a base i:egionale, rapp1escntan2a p roporzionale, Assemblea n azionale c he deve decidete la n uova costitllzione, Consigli nazìonali pei: la rappresen• tanza deHe dassi.

Il manifesto dei repubblicani e dei socialisti unionisti, n on è soltanto un monito per i socialisti ufficiali, nel caso ch' essi tentassero veramente' di stabilire in Italia l'oligarchia del lor o Pattito, il che Vorrebbe dire lo scatenamento di una fiera guerra civile, ma è anche un mo nito assai grave pet il Governo. Gli uo mini che sono alla t esta delle istituzioni d evono scegliere: o vanno incontro alle aspirazioni di rinnovamento o rmai universalmente diffuse nella coscienza nazionale, e allo ra sarà possibile che la crisi si riso lva pacificamente; o continuano a vivacchiare alla giornata, non affrontando nessuno dei grandi problemi, e allora non sfuggiranno all'ineluttabile. Quando un regime è attac4 cat o da varie parti e n on trova più difensori, come e sino a quando può vivere?

MUSSOLIN[

Da Il Popolo d'Italia, N, 9,,, " ap rile 1919, VI.

IL « LORO » MANIFESTO

Il Gruppo parlamentare sociaUsta ufficiale ha lanciato il «suo» manifesto al Paese. Suo, diciamo, perché la Direzione del Partito ha fatto le sue «natu rali>). riserve sull'indirizzo generale del manifesto. Senza volere « drammatizzare» H dissidio, come avviene ai g iornalisti borghesi, i quali sono poco pratici dei « misteri » socialisti, è cvide·ntc che fra la Dire:done del Partito e il Gruppo parlamentare socialista l'accordo non è completo

Tra i firmatari del manifesto troviamo l'on. Cavallaci, che è stato - o rrore deg li orrori I - un volontario . di g uerra.... Tutta la prima parte del manifesto è una violenta requisitoria contro la prob abile nuova pace di Brest-Litovsk che sarebbe segnata a Parigi. La critica è,inapparenza, fondata. 1n ·apparenza, diciamo, perché tutto quello che accade a Parigi, le indecisioni, le complicazioni e soprattutto l'eterno pi!tiner sur piace dei quadrumviri, è appunto la conseguenza fatale del proposito di stabilire una pace il più che sia « possibile » democratica, Una pace « imperialista», veramente imperialista, a quest'o.ra sarebbe già conclusa . Avremmo avuto una pace, se non la pace. Qualcuno potrebbe osservare che val meglio «una)> pace, che la non-pace o la g uerra. Se nel novembre si fosse lasciato la facoltà ai generali di concludere la pace, come avevano concluso la guerra, l'Europa sarebbe stata sistemata rapidamente a colpi di sciabola.... Non si voleva, non si doveva volere, non si è voluta, la pace di Bismarck, ma allora la pace di Wilson non è affare che si sbriga in un g iorno Non esiste, in Europa, oggi, soltant o un rapporto di vinti e di vincitori; i rapporti sono assai più complessi, e n on sono soltanto politici, ma sociali Se i quattordici puntì di Wilson non sono stati ancora applicati, ciò significa che l'ideale non può aderire alla realtà o viceversa, non già che i diplomatici di Parigi, ·fra i quali è lo stesso Wilson, siano intenzionalmente suicidi, vogliano intenzionalmente il bolscevismo, preparino intenzionalmente nuove guerre. O l'opera a cui si sono accinti supera d~ gnn lunga le loro forze, e allora è inutile cli sospingerli, Come fa il Gruppo parlamentare del Pus, a compiere quel che non «possono»; o gli uonùni di Parigi possono concludere, e allora le sollecitazioni e le delucida2ioni del nostro P11.r appaiono superflue, yorremmÒ prospettare la contraddizio n e in cui sono caduti i · seimila del socialismo u fficiale. Ess i intimano alla conferenza d i Parigi di c onC!udere, ma p er la miglio re e più rapi da r iuscita del «loro» g ioco, sarebbe assa i meglio ch e la conferenza non concludèsse. Non si può volere e non volete al tempo stesso. Non si può gridare agli u omini di Parigi: voi siete dei morti e allo stesso tempo imporre, anche con uno sçiopero generale, a questi morti dì camminare più in fretta. VimmobiliÌ:à è il privilegio d ei m o rti...• Sciopero generale, dunque, per c ostringere la conferenza di Parigi al rispetto delle solenni promesse, e tc. ? Sarebbe più conseguente ai fini catastro fici del Pu1 italiano u n o sciopero generale per c o stringere la co nferenza di Parigi a non m a nten ere>) le promesse fatte.... Sciopero generale? Adagio. Il Gruppo p arlamentare socialista lo la ncia come una possibilità, n on come un progetto di attuazione immediata, D ice testualmente i l maiUfesto:

« Non è già tempo che essi consided no in tutti i paesi se que-11':uma esuema dello sciopero generale, che già pote ser vire egregiamente a conquiste particolari, . non posm servire internazionalmente ad affermare la. loro (dei proletari) volont à di vita?». -

Dalla semplice considerazion e o presa in esame, al fatto, c'è un bel tratto.... Esaminiamo più da v icino. E possibile che il Gruppo parlamentare socialista tenti colla s u a p roposta di eludere l'altro sciopero generale che la Direzione dei P artito vorrebbe inscenare a breve scade nza. N oi crediamo che la maggioranza dei deputati socialisti .sia d ' avviso che il gioco di u no sciopero generale non valga la candela deg li obiettiv i p osti dalla Direzione del Partito. Sono meschini questi obiettivi, piu tto sto « provinciali» e, come quelli clell"amnistia e della smobilitazi one, g ià in p arte .realizzati senza sciopeco. Quello della Direzio ne del Partito è un o sciopero··« locale>), uno scioper o di partiti:>, quello affacciato dal Gruppo parla mentare socialista sarebbe d i più vasta significazi one storica. Può darsi ch e la mossa del G rup(>O parlamentare socialista sia una specie di sabotaggi o intelligente d ell' altro sciopero «nazionale» che i due terzi dei deputati non approv an o. E. certo che la decisione dei deputati socialisti mette in cattiva post ura i «compagni >) della Direzione. Il Gruppo parlamentare socialista p arl a di sciopero generale da effettuare « in t utti i paesi>> (Francia, Inghiltett:"l., Italia, Stati Uniti, Giappone, Belg io, Serbia....). Ma chi Io dC:ve <~fare » questo sciopero? L'on. Treves, forse ? N o. Le masse operaie . I n ogni caso, necessaria al meno u n'intesa dei diversi P artiti socialisti, m a q uesta intesa è impossibilè, perché il Partito Socialista Ufficiale italiano fa da sé. Dice, infatti, l'on. Trcves, nell' ultimo nu mero d ella C ritica Sociale, che al vecchio motto : « Pro let ari di tutti i p·aesi u iU- tevi >), il Partito Socialista Ufficiale ha sostituito l'allegra divisa:

«Enfin uuls I». Colla sua recente d ecisione .di distacco dal B.S.I. ricostituito a Berna. il P.S.I. è « per aria». (O è già adere nte alla nuova quarta Internaz ionale « comunista» chC ha sede a MOsca ?). L'on. Treves qualifica quella decisione << come evidentemente eccessiva, arbitraria e al più alto grado dannosa», votata da una Direzione « tutta presa da uno spirito orgoglioso e partigiano, non perdona né a uomini, né a g ruppi, né a frazioni, né a partiti che si scostino dalle sue direttive. Essa, senz'altro, denunzia i partiti dissenzienti, sicura di possedere essa sola tutta la verità socialista)>.

Più o ltre, sempre l'on, T reves domanda:

« E: questa l'ora che la Direz.iont- sceslie per isol:iu: i l Partilo Socialista, per imprigionarlo con una cintura di castità e di impotenza, per chiuderlo nella torre d'avorio della sua virtù petulante e spìgolista? ».

Questa req uisitoria, che è non meno violenta dell'altra contro il congresso dl Patigi, può spiegare la «mossa» del Gruppo parlamentare socialista. È evidente che l'iniziativa dello sciopero vagheggiato dai deputati non può essere pr~sa da un Partito - quello italiano - che, secondo Treves, « si ritira nazionalmente dall'Internazionale o, il che è anche• peggio, ripudia tutti i -vincoli dell'Internazionale I ». In ogni caso 1a faccenda dello sciopero-pressione sulla conferenza di Parigi, non è questione da decidere in p oche ore. Noi dubitiamo che l'on. Treves abbia voluto mettere soprattutto ndl'i mbarazzo la D irezione del Partito. .. ., la q~le, avendo ripudiato tutti i v incoli coll'Internazionale, non p uò « invocare il più intimo accordo fra tutti ·i proletariati che si ispirano dal socialismo. ... >).

Prescindendo dallo sciope.to generale « wilsoniano », che cosa vogliono i depu tati del socialismo ufficiale? Vogliono: a) il più largo suffragio universale; b) le elezio ni col metodo delle g randi masse; e) la rappresentanza d iretta degli organismi sindacali; d} l'abolizione di ogni pot ere arbitrario ; e) l'abolizione del Senato; f) il dirit to di auto-convocazione per la Camera; g) il più largo decèntramento tecnicoamministrativo....

Questo programma è anche · nostro. È, vogliamo aggiungere, soprattutto nostro. SiamO noi che agitiamo e speriamo d 'imporre la risoluzione di questi _pro blemi concreti, mentre i giornali del socia• lismo ufficiale e la Direzione del medesimo · i gnorano sdegnosamente questi problemi e ipnotizzano le masse col miraggio dell'immediata dittatura proletaria, sulla quale j depu tati socialisti non dicono verbo. Quèsto silenzio è significativo, ma non potrà durare eternamente. Tra ìl Gruppo ·parlamentare socìalist~ che si impegna di dare « battag lia alhi Carriera )) per la .riforma eletto rale, e Ja Direzione del Partito, che di «quella» rifo.cma e anche di « quella» battaglia solennemente s'infischia, esiste una differenza grande di metodo e di mentalità. La crisi dovrà, un giorno o l'altro, p.cccipitare.

MUSSOLINl

Il comunicato iroso del g iornale ufficjale del leninismo italiano al manifesto dei repubblicani e dei socialisti unionisti, è un chiaro iridice delle « reali >> tendenze dei Ctnouen del Pus, e un segno non meno chiaro della direzione del loro movimento. Noi comprendiamo le collere dei leninisti italiani. Si eran riuniti in dicci un bel giornO, e senza aver interrogato il proletariato o un solo proletario, avevano deciso, come arbitri, come dittatori, come padreterni del proletariato, lo sciopero generale insurrezio nale. Quei signori - tutti a ute ntici borghesi I - avevano deciso: la massa doveva ubbidire.

Ma in tutta Italia gli affiliati al Partito Socialista Ufficiale non arri,vano a trentamila; ma in Italia .gli organizzati alla C. G. del L., che segue il Partito, non arrìvano a 100.000 su otto milioni-di operai; ma in Italia - soprattutto - c'è della gente che non è disposta a subire la nuova imbecille, criminale dittatura d i una mezza dozzina di obliqui politicanti. Quei signori si illudevano di poter lanciare il carro della sed izione senza incontrare ostacoli, ma ecco l'U. ]. del Lavoro che dichiara di non accettare le imposizioni del Partito politico, mentre repubblicaòi e socialisti gettano fra le ruote del carro il bastone di una opposizione aperta e dichi arata . L'organo del socialismo cosidetto ufficiale può fare J.ello spirito sulle forze dell'Unione socialista italiana, ma i repubblicani dispongono d i forze preponderanti in due iegioni d'Italia, e a Roma, fra repubblicani e carbonari che domina no, quei q uattro cani d ispersi e randagi di sociali sti ufficiali devono filare diritto e guardarsi bene dall'adottare le arie smargiasse dei Geno.mn torinesi o milanesi. Il computo delle forze che formeranno l'opposizione alla dittatura di un Partito non è l'argomento di questa nota:. Qui vogliamo_ stabilire che il movimento dei socialisti, più che contro la borghes ia o le istituzioni vigenti, è diretto contro g li_jnterventisti in genere Siamo noi che dovremmo o dovremo espiaxe che cosa ? Forse il diritto di aver spalancato - imponendo l'intervento d'ltalia - tutte 1c strade de ll'avvenire alle masse operaie? O piuttosto il delitto - imperdonabile per ·c erti social-bochu italiani. - di aver contribuito alla disfatta deg li Imperi Centrali? Se è vero che il comunismo è alle porte, e voi socialisti ufficiali lo andate quotidia- nament~ proclamando; se è vero che il 1919 .o il 1920 vedranno realizzarsi quell'ideale che era stato confinato nelle regie soffitte o rin:viato - per l'attuazione - di qualche secolo; se la g uerra - voi stessi siete forzati ad ammetterlo perché l'evidenza vi schiaccia - provocherà o ha già provocato ques to fantastico precipitare d i destini, q uesta prodig iosa anticipazione storica, non l'espiazione dovrebbe o deve attendere noi che la guerra volemmo, e ci vantiamo di aver voluto,·ma piuttosto il trionfo ! A chi si deve se in quattro anni si· è compiuto il cammino di qùattro secoli ? Alla guerra. Ma non a q uella del Kaiser, bensl alla nostra guerra che fu di difesa, di giustizia, di rivendicazione politica e soc iale.

Rinunciamo al trionfo, m a nessuno s'illuda di farci « espiare )), Se la cosidetta e · strombettata rivoluzione leninista è diretta contro di noi, no i accettiamo il cartello di s6da. Siamo un gruppo di gente cli fegato, p ro ntiSsimi a giocare tutte le Carte. No, o signori del leninismo u fficiale, non abbiamo miniere da d are ai minatori, tene da offr ire ai contadini, vigneti d a consegnare ai vostri circoli .vinicoli, case da trasmettere agli inquilini, fabbriche da cedere agli operai, banconote da distribuire ai miserabili. Non abbiamo assolutamente nulla cli ciò che può formare l'obiettivo d ella vostra presa di possesso. Ma pure abbiamo qualche Cosa che .vale di più di tutto, vale più di tutte le terre, case, officine, miniere, più di tutti i tesori materiali messi insieme: abbiamo la nostra libertà individuale - di uomini e di cittadini - alla quale teniamo ardentemente e disperatamente, e che non vogliamo sacri6care alla nuovissima ditlatura di una cricca di politicanti parassiti del proletariat o. Verso la massa operaia il nostro contegno è preciso: la stessa C. G . del L. p uò renderci testimonianza che non uno dei suoi c òmunicati è stato cestinato da noi, che non una delle sue battag1:ie è passata· senza la nostra illustrazione e la n ost ra s impatia; ma la massa opèraia, che si cifra a milioni di individui, non ha niente da dividere con le p oche m ig liaia di borghesi, assetati di vendette, cupidi di rappresaglie, che fo rmano il Partito cosìdetto socialista.

Noi, se l'occasione si presenterà, dimostreremo come un gruppo di uomini, decisi a tutto, possa dare molto terribile filo da torcere all'armento e ai suoi cattivi pastori....

M USSOLINI

Il comandamento dell'ora è questo: convergere gli sforzi, tesoreggiare le energie. Se i combattenti vogliono fronteggiare il pericolo interno, consiste nte nella presa di possesso del potere da pane un partito a\ danni di tutta la n azione e in particolar mod o ai danni della massa che lavora, se i combattenti vogliono, come ne banno l'incontrastato e , incontrastabile diritto, partecipare in prjma linea al rinno• vamento rapido e sostanziale della v ita italiana, devono unirsi in un solo organismo, invece che d ividersi e suddiv idersi in tanti gruppi sia pure affini.

Questo autonomismo, qU:esto particolarismo, questo atomismo è stato finora un male della politica nazionale comunè a tutti i partiti. È te mpo di curare il male, anzi di estirparlo. I combattenti devono dare il buon esempio, incamminarsi risolutamente su quest.a strada, fondendo le loro diverse associazioni in un solo potente organismo. Le cos~ stanno in questi termini. Accanto all'Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra, sono sorte, in moltissime località, le Associazioni d ei combattenti. Non possediamo dati statistici sullo sviluppo di questo movimento, ma abbiamo ragione di ritenere, da quello che direttamente ci consta, che esso sia imponente . Molti v ivaci settimanali, alcuni .dei quali molto ben fatti, costituiscono g li organi di i ntesa, di propaganda, di propulsione d i queste Associazioni. Citiamo, tog liend o dall'ultimo Bo/lellino dell'Associazione: La Voce dei R educi, che esce ad Ascoli Piceno, diretta dall'amico no stro Silvio Lavagna; la Libera Parola, dei combattenti di Reggio e Parma; l' Adunala dì Bari; la Vore dei Combatlenli di Reggio Calabria; La Vt detta, organo di « coloro che han fatto la guer.ra >), di Pisa; Le Trincee di Torinoj l'Ora Nostra di Alessandria; /J Red11ce di Gallarate ; la Riscoua di Vigevano; le Cronache Meridionali di Napoli. Questi g iornali -e crediamo di non averli citati tutti sono indici di quel solido e naturale movime nto che noi g ià battezzammo col nome d i <( trincerocrazia >>. È un veto e proprio « partito di combattenti » quello che si form a, a lato è dietro: l'ispirazione dell'Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra? Il nome impatta poco. L'essenziale è che si tratta d i forze che si muovono sul terreno nazionale e che si pr opongono quel rinnovamento degli istituti politici ed economici che è la base del n ostco p rogramma.

Non ·t utti i combattenti sono raècolti in queste sezioni. C'è anche l'« Assocjazione nazionale reduci _ zona operante», che ha sede a Torino ed ha per organo l' A Noi! Quanti siano gli iscritti a questa A ssociazione non sappiamo, ma, da qu anto ci risulta, il suo sviluppo è notevo le, specialmente nel Piemonte, e in fatto di programma non differisce dal nostro.

Terzo organismo, di data recentissima : l'« Unione nazionale fra ufficiali e soldati», della quale abbiamo pubblicato ieri il v ibrante proclama. Anche questo nuovo org anismo ha un programma fondamencalmente analog6 a quello d ei precedenti.

A p rescindere dalle « Leg he proletarie », nelle q uali sono iscritti i ·tcsscr~ti del Partito Socialis ta Ufficiale e che vivono tisicuue sen za seguito, esistono anco ra altre o rganizzazioni di combattenti, e cioè: l'« Associazìone fra g li arditi d'Italia », con scde·a Ro ma, d ella quale è segretario il nostro a mico Cadi; l'« Associazione fra i volontari italiani », nata in questi g io rni a Milano e che potrebbe diventare domani, r acc'ogliendo i s uperstiti dei .200.0oo volontari, un organismo di primo ordine; il <( Fascio c ombattenti M. I. », oltre a minori organizzazioni segrete. sulle quali non è il caso di tenere discorso.

Ora noi domandiamo ai nostri an, ici lrinceritti delù diverse Assodazioni: È proprio necessari o, è utile o n on è ditpersivo e p ericoloso, VJtmlmere i n vita fan ti gruppi, q11ando si potrebbe raccogliersi lutti in 11no solo, la cui impor tanza numerica, politica, morale, economica, sarebbe sempl icemente grandiosa ( È u na domanda alla quale bisog na ri spondere. N o n è il tem po di attardarsi sui dettagli, di sottiliZ2are sulle sfumatw:e, di insistere sulle q u estio n i personali. Tut to ciò è m iserevole e caduco. E, tempo di contarsi e di agile.

Noi invitiamo i n ostri amici a m uovere le lo t o Associazioni in quest o senso : _ convocare a Roma prestissimo una Costituente dei rappcesentanti di tutte le J\ssocìazioni nazionali dei combattenti ed effett uare la «unione)) o meglio l'« unità » di tutte le forze trinceriste .

Dalla Costituente di Roma, che potrebbe essere convocata pel z I aprile , Nata!~ di Roma, ma anche vigilia della riapertura del Parlamento, dovrebbe uscire la (( M agna charla dei trince risti d'Italia >).

E cio ~ : i postulati e le rivendicazio n i di r ealizzazione immediata c he interessano so ltanto i combattenti e gli altr'i postulati che inte ressano t utta la Nazione.

Quando domani sì rac~ogliessero in u n a associazio~e sola i c o m- battenti, oggi divisi in troppe associazioni, quando domani, in un solo organisffio si contassero duecento mila, mezzo milione di ttin~ ceristi, chi potrebbe resistere alla l oro formidabile pressione ?

Combattenti, la proposta è lanciata. La parola è a voi e a voi spetta decidere! Ma senza jndug io, poiché l'ora non lo consente I

'MUSSOLINI

Da Il Popolo d' I111lia, N. 99, 9 aprile 1919, VI.

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