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IL RICATTO DEI VINTI
Se .i.I signor Wiss, colonnello francese, nonché capo della missione militare in Ungheria, non avesse comunicato al conte Kàroly le decisioni dell'Intesa circa i confini della Slovacchia e della Transilvania~ molto probabilmente non ci sarebbe a quest'ora un nuovo Governo sovietistico in Europa. Si è unanimemente rilevato, cd è giusto, che il movente immediato. di questa presa di possessq bolscevicjl, è stato di natura squisitamente nazionale e nazionalista
Prospettiamo la situazione, per vedere, se possibile, chiaro.
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La decisione dèll'Intesa è Stata presa a Parigi il 2.6 febbraio. Il conte K àroly deve averla conosciuta subito, ma prima di precipitare gli eventi, ha voluto attendere che l'Intesa si decidesse a entrare nel terreno della realizzazione.
Il signor Kàroly, durante questi venti giorni, deve aver stabilito l'accordo coi capi dei Consigli degli operai e dei soldati. Questo può spiegare la repentinità del fatto. In poche ·ore l'Ungheria è i:;tata fatta passare da un regime a un altro e chi ha provocato la trasformazione è stato non un proletario, ma un borghese: non un socialista, ma un repubblicano conservatore.
Il gesto di Kàroly, rientra nella categoria di gesti di un naz ionalismo esagerato. Non è fo alcun modo socialista. Il colpo di Kàrol y è stato facilitato da altre condizioni. Il governo di Kàrol y era ancora p ro vvisorio. Il Parlamento in Ungheria non esiste , Altri organi .capaci di esercitare il potere non ·esistevano all'infuori dei . Consigli, che non avevano dato prova di una grande attività.
E ntrato nell'ordine di idee della r inuncia, è chiaro che Kàroly, fra tutte le soluzioni possibili, ha preferlto quella che può recare inag-_ gior nocumento alFintesa: la soluzione bolscevica. Dopo tutto ciò non c'è da meravigliarsi se il bolscevismo ungherese nasce con uno stigma chiaro di nazionalismo. È un movimento a fondo nazioflale, che si colora alla moda russa. Non c'è dubbio.
Basta leggere la nota ufficiosa di spiegazione dei fatti. Si comprende anche che l' organo del bolscevismo italiano non esalti troppo gli avvenimenti ungheresi Si tratta di un bolscevismo comandato, dJ un bolscevismo di maniera, che potrà diventare, nel seguito, bolscevismo alla Lenin, ma che esordisce con carattere manifesto di rivendicazjonc nazionale.
Si delinea una situazione estremamente interessante. Il Governo p role tario ung herese, invece. di cancellare i « confini · scellerati >>, s i accing e a d ifenderli. Non g ià con manifesti o ocdinj del giorno, ma colle armi, colla gu erra. Il nuovo Governo proletario ungherese si prepara - orribile I ; a una nuova guerra. La spada è anco ra un mezzo di decisione delle questioni controverse. V i ricorcono a nche i socialisti. Specialmente quando non sono in gioco so ltanto i confini, ma ciò che dentro i confini rappresenta l'elemento essenziale per lo sviluppo dei p opoli: pianure, minie re, fiumi, strade verso il mare , La vita, che si diletta a presentare al nostro spirito molte situazioni a caratteri di paradosso, ci potrebbe far assistere a una g uerra, con obiettivi nazionali, fatta dai socialisti. D el resto lo stesso Lenin, proclamò per via di Bacù e relative zone pe trolifere, lo stato di guerra fra la Russia e la T urchia ·
La « nazione >> prende le sue rivincite, come concetto e come n e• cessità, attrav~rso la gueua d egli internazionalisti .... Che cosa farà il proletariato di Boemia? Assai probabilmente accetterà la sfida m agiara. E allora assisteremo a questo straordinario spettacolo : due proletariaù che guerreggiano fra di lo ro, per una questio ne di nazionalit à. Gli è che le questioni di nazionalità investono g li uomini in duplice maniera: n ell'interesse e nel sentimento.
Tutto ciò può t occare l'Italia. Chi può escludere che il S ovièl budapestinò n on riaffermi le vecchie p retese su Fiume?
·In s intesi, si può condivide re l'opinione generale che il comunismo ung herese sia una truffa e un rica tto. Non ci avventuriamo sul terreno sdruccio levole del.le ipotesi. Ci limitiamo ad affermare che se la conferenza di Parigi, invece di menare il can pe r l'aia societaria, avesse agito con magg ior sollecitudine, il grosso incidente mag iaro non ci sarebbe stato. È rigidamente esatto. affermare che l'Intesa fa nella pace, quello che faceva durante la g uerra. Si trastulla nel dett aglio e si ·r iprende soltanto quando le piombano sul capo le tegole duris sime della realtà. Se la pace « perfetta » è i mpossibile, ci diano u na p ace u mana. Se i diplomatici non districano la matassa, ci pensìno i generali. Meglio anticipare che rinviare all'infinit o
Più si va avanti e più le faccende si complicano. Se non si decidono una buona volta, magari ·sedet1do in p ermanenza gio rno e notte sino alla fine, per risolvere i problemi invece dì dilazionarli, può da rsi che i valentuomini riunitì a Parigi s i trovino u n bel giorno costretti a constatare che quando· non si sa finire è forse inutile cominciare...
Da Il Popolo d'Italia, N. 8), 26 marzo 1919, VI.