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Ambulanza volante ùi Percy, detta Wm·tz

ri[eriunno, da Appio Claudio, per rappresaglia verso B il.o,ro duce, si rifiutarono di oombattere contro. i Volsci, e si dettero ignominiosamente alla fuga, abbandonando sul campo armi ed insegne. Ripresi aspra.mente dal console, non vollero assolutamente re,ced:ere: e molti si fasciarono con bende le pa,rti integre del corpo per si mulare lesioni, protestando vivacemente ehe non erano h1 condizioni di continuare la lotta e che .non .poteva-no più oltre tollerare n dolore delle immaginairie ferite.

Ma, se scarse notizie abbiamo in questo periodo sui medici in gcnm·e, anoora più incerte, e non molto attendibili, sono le fonti, alle quali possiamo ricol'l'ere per lo studio deilla medicina militare.

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Purtroppo gili ,storici, quasi fosse passata una parola <l'ordine. _ fra loro, ci hanno lasciato ben scarsi cenni sui medici al servizio degli ,eserciti, cd in·tutta, h1 letteratura classica latina, non si ,riscontrano che o,sservazioni frammentarie cd incomplete.

Dalla. lettura, dei poemi omerici, la medicina militwre risulta invece nna. ,~den7,a, assai progredita, e Senofonte~ come vedemmo, in vari passi della Ciroipcdfa ci attesta che al seguito <lell'arrnata, persiana erano addetti S3,nitwri, i quatli curavano non solo i malati e feriti delle proprie unità, ,ma anche i prigioni-eri.

Al contrario i Roma,ni per lungo tempo non ebbero SiIJeciali cure ed assistenza vorso i propri soldati e mafo,ti e fori ti. All'epoca delle grandi guerre combattute in Italia, a.l tempo dei ire e della: · ,repubblica,, non è areertata l'esistenza, dei medici militari, e nessun documento ci afferma- che f.osse organizzato un regolare se1·_ vizio sanitario negtli eserciti. Occorre arrival'e fino a Marco Au•relio (Hil-180 cl. C.) iper .avere qualche notizia !J.)iù sicura sulla 1presenza di medici al servizio delle legioni.

I feriti s1ù carnpo di battaglia si curavano da sè, con rimedi propri, od -erano soccor:si dai compagni più esperti oon metodi necessaria.mente empirici, come ci nar,ra Dioni<:.io <l 'Alica,rna.sso, descrivendo nel libro IX la battaglia combattuta da, Appio Claudio nel 469 .a. C. contro i Volsci.

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L'assistenza, al:le tru:ppe in campagna; non poteva con mezzi cosi · insufficienti essere eh«> precaria ed inadeguata, e gli storici ne danno numerose prove. Nel 210 a. C. Marcello dovette arre,Rta,re l'inseguimento del nemico per venire in RM·corso dei p1ropri feriti. Dionisio

d 'Alica,rnasso, più volte citato, narrando nel libro VIII la, di,-fn,Ua. subita dai Romani nella battaglia contro i Volsci, riferisce <'111· il console Emilio fu costretto ad a.cca.rnparsi a, Longurla e trat1 t:11Cl'visi parecchi giorni pe,r curare i numerosi fori ti ( et laborantes r·:11 '/J'ulneribus cnrando refioiebat). Polibio ci ricorda che Scipione, d 111·aute la batta.glia della- Trebbia,, fu obbliga.to a sospendere la lotta per medicare le ·proprie ferite e quelle di molti soldati attorno 1·H1d uti.

Tito Livio infine ci narra ohe nel 309 a. O. doipo la batta.glia di ~utri dovette soccombere, per mancanza, di assh,tenza sa,nitaria 11,da,Ua, un ma,ggfor numero di feriti di quelli caduti sul campo di haLtaglia (ut pluA·es post proelium srrucii dece8serintJ qitam cecirli'r O/nt in acie). Quesfo sto,rico stabilisce per il primo due grandi · 1wincÌIJ)i, che possono ,essere a.ncora oggi accettati come base del1 'urganizza,zionc sanitaria, in ea1npa,gna degli eserciti moderni: e , ·ioè che la p1·escnza di un grarnle numero di feriti ~ml campo di bat.L:i,g'lia scuote è deprime i:l llllorn,le d~llc truppe ,e ,che l'::i.s~ii;:ten1,.1, ai 111n.laii e ferHi in g·nN·ra. 1~mpprcse11ta, una necefisitiL militare, non 11,cno che un dovere patriottico.

Lo stesso Livio ci ricorda che i feriti trasportabili venivano tras f,el'iti nelle ultime file (in po8tremarn ac'iern), oppure a:vviati al vii:iuo aceampamento, o diretta1mente a Roma,, se la distanza non l'J·n, notevole ~d agevoli si presentavano le comunicazioni, come avvenne nel .503 dorpo la, disastr-0sa, ha,ttaglia contro gili .Aùrunci. Molte volte i malati e i feriti erano anche affidati alle dttà alleate viciniori. Così nel 181 a. C. un ragguardevole numero di foriti della, campagna celtiberica· fu ,rioovera.tò nella città di .Aebura, sotto la, tntcla del proconsole Fulvio Flac';O; nel 210 le millizie di Marcello l'nrono trasferite in Lucania a Numiskonc, e rn~l 216, dopo la battaglia di Canne, i colpiti da lesioni o da infermità tra le legioni di Va,rrone, furono distribuiti fra le varie famiglie patrizie di Venosa. 'L'Ho Livio, nelle storie (libro II), ci na:r,1•a, che i1l console Manlio, aS1segnò per antica, consuetudine un ingente numero di feriti, .t,r.a cui il valorosis~imo veterano Siccio Dentato, ai Fabi, che furono '1:wghi di a.ssi,stenza, materiale e morale. E Tacito,~ . hliro IV .. de,gli ,4.:mwles) .'r~C<)rda, ana.loghi provve<lirne .. nti (rnagna post plf'oclia., saumos la,rgitione et mwa s1.tstentabant). ,,.

Anche Giu)io Cesare ci riferisce cbc clopc; l -'a<'.canita·batta.glia,

nella, qua1lé vinse gli Blvezi, l'esercito fu I obbligato a sostare per tre

g-io1·ni pm· 1prestare i suoi soccorsi all'ingente quantità dei feriti. Ma in tutti i suoi Comrnenfa,ri non troviamo nn passo che a('~enni aill'esistenza di medici militari. al se,rvfaio delle legioni, quantunque, come narra Svetonio, avesse acoordato ]a citta<limtnza. a tutti gli c~er-centi l'arte sanita.iia, in Roirna. (civilale dona1Jit), forsc, sec011do il Marquardt, per obbligarli al servfaio militar~. A detta di Lucano, l'imperatore stesso, nell'incitare i so1Idati alla lotta, indicava ]e ,regioni più vulnerabili da colpire, e colle sue pro.prie mani tentò più volte· di frenare l'emor,ragia dei feriti (criwrern oppo8ita prem;it 'ipse manit). Solo nel ])e bello civile (lihro HT) l'ic,wda, che dopo J.e grandi battaglie si aveva la consuetudine di rieovera,re gli infermi ed i fcorfti presso i priva.ti, i quali veniva,no in seguito rimborsati degli oneri. sostenuti, che si facevano rientra.re nelle spese ordinari.e di guernt; ma non vi è alcuna traccia che i soldati fossero curiati negli accarnp,a.me.uti.

Desta meraviglia, (jOllle quest'imperatore, così previdente per qnanto ,riguardava, l'aprprovvigionanwnto ,lei viveri e delle nnmizioni, non si sia preoccupato (]ella sode dei malati e dei feriti in gue1,ra. Soiltanto nel De bello africano (eap. XXl) ci narra un partfoola,re pe,r noi lll()lto importanLe, llmmdo ricorda La,bieno, uno dei suoi luogotenenti., che dopo la hatta.g1] i~b di H.uspin~t fece trasrporbicre i nume1·osi feriti ad Adrumeto ('funisia) legati su. ç,ani spe-

ciali (saiwios in plattstris deligatos) , perchè non avessero a cadere nei sobbalzi, udottando 1per jJ primo dei mezzi di trasporto per lo sgombero del campo di battaglia. Ciò avvenne nel 46 a. C.; epossiamo segna1·e qucst[~data frale 1più remote origini delle a,mbulanze miJita,ri. È a<'J:·ertato però che i g,rarndi capitani disponevano di un medico cli loro :fì,cluda (servus inedic1.is), che li accorurpagnava per tutto ill pe,riodo della c:unpa,gna. Svetonio rfoorda a questo proposito Gli.eone, di nazionalità greca, medico del console Vibio Pansa, che fu da lui ,prontamente .soocQrso; v'è chi afferma invece che, ad istiga· zione di Otta.via,no, versa,sse un potente veleno sulle ferite, quantunque Ilruno in una letterr1 a Cicerm1e sostenga la sua completa innocenza. c,osì abbia1no notizie del medico Soribonio Largo, che seguì l'imperatore Claudio nel 43 _:d. C. durante la spedizione in . Britannia ed ebbe molta fama per m1 1ibro (De oomposif;ione med'i· came;itoru1n), in cui sono ,raccolte le formrnlc dei colHri è degli em-

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1p\11,"itri. Anche Pluta1·cò ci parla di un ta.l CJoonte, medico di Catone I' I I t.icense.

A questo riguardo non sairà inutile ricordare che la parola 111 (:<i,ù: ns non si riscontra mai nei Cornmenf;ari di Giulio Cesare, e ,-:i , ·itirova, una volta, sola nel_libro della guerra d'Africa, che, come •' 11oto, è ,stato scritto da Aulo Irzio, suo luogotenente generale. i jll<\'-ti, nel d('A-;c,rivere il suich.liD di Ma,rco Porcio Catone, doro aver 11:,.1-rnto come egli si fosse trafitto colla, spada,, a,ggiungc che << la 1'1·1·it~L non fu .subito mortale; il medico ed i famigliairi insospettiti, i ,.,.,1ppero ncllla stanza dove s'era rinchiuso l'Uticense e si misero 11, [~b'>ciare la ferita (vulnus · obl-i_qare). Ma Catmi,e colle stesse sue 111a,ni stoicarne;nte stracciò ile bende, ria.perse 11a fc.rita e morì)). Si 1111.ò desumere dal detto pfill:SO che Catone a,v<.."Sse al suo servizio un 111 cdico, 1prohahilmente schia,vo, gia,echè questi non av1•ebbe p,otuto 11(·Correre così prontamente a port:ug1i soccorso.

Ma,, se nei Cornrnenf;ari di Giulio Oesare non a,bbiamo notizie di 111cc1ici militnri, pHssia,mo tutta;via, rinkaccfare, per qm.1,nto frarn111entari.amcntc sparsi ed in forma, incidentaJle, aJcuni dati ,rigua,rd:1J1ii la sorte dei ma,la,ti e fel'iti in guerra. Così, u,el (( De bello gal1 ico JJ (1-26), si narra, che l'imperatore fu costretto, dopo una, vitLo1·hL, a non inseguire il nemico e-d a, formarsi 3 giorni (< a cagione •Ìf'll e ferite dei soldati e per ,seppellire i morti (propter 1Julnera mi-

!Umn et propter sepultitmm occ'isorwn) )).

E nello stes!SO libro (ll-4) è <letto che per la deficienza della l'orza << non si accordava licenza, (famrltas non dabatiw) di riti11·::n·si dal combattimento ai 1soldati oppressi dalla stanchez7.a, nè ai fel'iti di alJJ.ontanarsi daJ posto dove ·erano caduti)). R più av,rnti (YT-3G) si aggiunge che « mo1ti ammalati delle legioni fu. 1·ono làscia,ti nell'accampamento fortificato e dei soldati gua.ritl fnrono f.m•rnate 3 cepturie ed inviate a. ,raggiungere " ff grosso dcl1 'ei:mrcito >), aJla stessa guisa, dei complementi tratti dai depositi di convalescenza nelle guerre moderne.

Nel libro VI (37) degli stessi Co11im,mtwri .si parla di un tal << ::ìe.stio, gravemente ferito e sv,enuto, clic a fatica, viene tl'atto in i-a.lvo traiSportandQlo a braccia)). E nel libro VII (80) si na,Ì'I'a che « molti essen<lo foriti, si allontanavano dal campo dì battaglia)). N<~l libro VIII (48) è detto che << il oomn,,ndante fu gravemente fe1·ito. e, poichè sembrò in pericolo di vita., fu tra,8Jportato nell'ac< ·n.mpamento fortificato )). FA ancora nel libro V (3~) .si a,ccenna

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