
10 minute read
....... _....."" .... ..-111 s.-a.......... ... r--- htN, ,...... .... _...,._, u• .-u .,... 1a -· '"' ..... .. r""<'l'l -uma. eli n... e41Zon..l'I IJ41..,._ ,..,. GocdJrll_......._ ""C'CIIo.-f -·· ..-..JcaU 4lallt ..,.. -
w.r... li a.loiiB
•-*"""""'"d
Advertisement
--eli ,.,.. .,._..s, .u - Il "' Wlstnn. lftJIIe di - waWic.o..-e Ili _.,.. , dw loa _,.. mlo al» a,.-.nllll.. 1'- • c.&- ....,,...S.. - .---'... ,....... ..._ rnosur...-e t
........ .n...nau -f*ÌII Mll.t - aJOe aa,l.
•lnop (,n,...,. -n. cill.t IO '-"" dJ - c:ala&a n. ca dJ ...,.11a ...ttrna lNJ.
KIIIMtta. ,_ a. • ..u. da. l'b.. S" GMtr. (t•-ra.tUW t1 rt'l.f)l)
• wn 1\2& nu1. dfflW' a .,..o """"'"'lrr• rolpl Ili ,.,.. nll .., TMk. UIWI.a naiJn• u<a tcHo ri<oblcno IJQI""''OO lftJbii<O <fie ., lm'""'f'" "" lf' ar• .,, ,,..,_ 41 '""!&,pt.a <bi u , .. ...,g.. allll y..,.. "'".."' ""'• r
•n. rl<·wt.a. , "· "-· n. lrlllu14 dJ ..,...,. ,..,. •• pon..sc .._ -·--.-....
...... nflt's Sna&b UIJe....,.,.,., lui- alla pb. al c.:u... ,._ .-.- -
I'ISJ&à eli -
...,..,..sa
___ l'f:l"àt cllcbmoo "' rnldll cfalw.f: ........,..._ b lftl;.l u oli· pOI!. c:aedalo OINI 1.& Mlft> u. ..- -·...., rln i- "'"''Jd c:<J" la c:Willà lt&SU.oa u.Q • 4J P. o&cda. s.,u.. f lroklll dle .- _,. "" ..... t.U., ..,.. !An •1<1•• eaon, &a l&eQa la .,,.... drllt P"' ,.,......, '\rJ. 1.o\'Un , li o.al••• -
141 JOdk ,_ - sc..ta.
-t.o.
•• .....,,.,. """"'"'"'" ..,.,.. crr>< CW'J • di Trte.s.o
• ...tul,d'lmd'l'-' l Tri<Cie of Joa .-a. Tna.. _Jap. I"Mda ....a. - lllotnl oka. - -.arme. ...s-sc. IJ ,.,..u a.ltria ••ùmaatof1 ""C'CI ,...,. ... -,....... ""' ... .._,..di- lllllv ......,.,, '!....,..., <kl• do ad .s 141 d 0W-.Mr1 dJd...Ulfa t• .Ila k - D4ld ....., .m>tl. "u le ,.,,.,., At- II'Jiao Ilio!
107 ma non si era tenuto conto della carica di entusiasmo con la quale la folla avrebbe accolto le nostre truppe. L'autocolonna dei bersaglieri, infaui, arrivò a Barcola più o meno all'ora prevista ma fu a questo punto che cominciarono i problemi.

1\:on appena i primi auromezzi tentarono eli inserirsi a passo d'uomo in mezzo alla folla, questa li chiuse da ogni lato c li costrinse a fermarsi . Nessuno ed in nessun modo poté impedire quello che accadde. Non solo i bersaglieri non si opposero all'abbordaggio, ma in molti casi addiriuura aiutarono i cittadini ad issarsi sugli automezzi.
I n questo "assalto" gareggiarono con pari ardore giovani c non più giovani, e fra essi le ragane non facevano certo parte della minoranza. Quelle che restavano a terra si aggrappavano con le dita ai bordi dci mezzi o stringevano forte le mani ed i polsi dci bersaglieri. Avevano il capo coperto da cappucci, sciarpe, fouJards per proteggcrsi contro la pioggia, ma la maggior parte di essi furono barattati con i cappelli piumati od anche con una sola piuma strappata dai piumctti, dal momenro che i cappelli dei bersaglieri non erano sufficienti per accontentarle rutte.

Quando poi la colonna, ormai irrimediabilmcnte in ritardo, giunse all'altezza della stazione ferroviaria, anche le piume erano finite; restavano però le stellerre. Fu così che i bersaglieri, privati anche di quest'ultimo distintivo espressione della loro militarità, anziché qualche minuto prima delle li pervennero alla riva del molo Au dace quasi a mezzogiorno; qui , secondo iJ programma, avr e bbero dovuto scendere dagli automezzi, assumere la formazione prescritta e percorrere a passo di corsa, con la fanfara in testa, il tratto della riva fino all'Hotel Excelsior. Ma non solo non poterono scendere dai camion, pressati come erano dalla moltitudine, ma sarebbe stato anche inutile farlo perché ormai era troppo tardi. Nessuno infatti avrebbe potuto immaginare che la vettura del genera le e la colonna che la seguiva avrebbero impiegato più tempo a percorrere i tre chilometri da Barcola a piazza dell'Unità che non i vcnriquattro della litoranea da Duino a Barcola.
·L'unica cerimonia che avrebbe avuto un regolare svolgimento fu quella dell'alzabandiera in piazza dell'Unità, a mezzogiorno in punto. Ciò fu possibile perché i vigili del fuoco, preposti all ' incarico, erano schierati sul posto già da un paio d'ore. Quando le due grandi bandiere salirono sui pennoni, le campane di tutte l e chiese della città suonarono a distesa, sovrastate comunque dalla profonda, baritonal e , inconfondibile voce del Ca m panon. Alloro suono fecero eco i fischi prolungati delle sirene delle fabbriche e delle imbarcazioni ancorate nel porto. Vi erano anche le quattro unirà della Marina arrivate da Venezia.
Il genera le De Renzi presenziò alla cer imonia dell'alzabandiera dal balcone del Palazzo della Pr efettura. La sua automobile, sfuggendo alla folla, era riuscita a pervenire in piazza dell'Unità poco dopo le 11, precedendo di quasi un'ora la co lonna dci bersaglieri. D e Renzi scese a stento dalla macchina. Erano con lui il prefetto Vitelli e il ministro Fracassi.
Avrebbero dovuto compiere più o meno una ventina di passi per raggiungere l 'ing resso del Palazzo , ma era veramente un problema. L e transenne messe in opera per mantenere sgombro uno stretto passaggio davanti aUa Prefettura erano state spauate v ia dalla ressa, nonostante i tentativi delle forze dell'ordine per opporsi all'impeto della folla.
A questa, del resto, non importava nulla delle manifestazioni ufficiali, non aveva voglia di ascoltare i discorsi o di assistere a parate, ma desiderava vedere da vicino i suoi soldati, coccolarli e cantare con loro. Per le cerimonie e per i discorsi ci sarebbe stato sempre tempo e De Renzi, generale o meno che fosse, era anche lui uno di quei soldati, il primo fra loro. Mancò poco che non lo rapissero.

A forza di gomiti, stringendo mani c cercando di resistere alle pacchc sulle spalle, riuscì tuttavia a raggiungere il palazzo c ad unirsi a ll e auto rit à c he lo stava no aspettando. Il sindaco Banoli lo affiancò su l balcone, c da quel consumato "comunicatore" che era, indicò dapprima co n la mano il generale D e R enzi che gli era a fianco, e subito dopo puntò l'indice su di sé, mostrando la fascia tricolore rappresentante l ' ins egna di sindaco italiano che ind ossava per la prima volta. La folla, nella piazza, andò in delirio.
D opo i discorsi del genera le e del s inda co, l'entusiasmo delle moltitudine cambiò obiettivo c si rivolse ai marinai delle unità navali. Una colonna di manifestanti, sempre cantando, defluì verso il molo della Stazione Marittima ed improvvisò una cordial e manifestazione, l'ultima, all'indirizzo delle truppe americane imbarcate su lla nave Genera! Haan in procinto di sciogliere gli ormeggi.
D opo mezzogiorno la pioggia ed anche la bora diminuirono d'intensità. In quel momento il genera le Winterton era in navigazione verso Malta, il generale Dabne y viaggiava in automobile verso Udine ed il Duca degli Abruzzi stava manovrando in rada per andare ad armegg i arsi al molo, mentre la bandiera donala alla c ittà da Ei- naudi garriva sulla torre della Cattedrale c si levavano i vagiti di quella bambina che, nata nelle prime ore della mattinata , sarebbe stata battezzata con i nomi di Gabriella I talia.
La piaz za dell 'U nità, intanto, si andava lentamente svuotando. Centinaia di persone, però, continuavano ad attardarsi sulle rive e sui moli; per tutto il resto della giornata e per buona parte della notte avrebbero continuato a salire sui tre cacciatorpedinieri, fraternizzando con i marinai.

Per dare un'idea della foga con la quale vennero compiute le '' incursioni " a bordo delle tre navi da guerra, era sufficient e ]'e lenco degli oggetti abbandonati o perduti dai tri es tini in quella giornata di marted) solo sul Grecale: 6 paia di guanti, 14 ombrelli , 8 fra borse e cartelle, una cintura di cuoio, un ferro da st iro , una sporta piena di verdura e dì cibo. Più tardi, si venne a sapere che a circa 200 cappelli da bersagli e re erano stati completamente strappati i pium ett i e che decine di loro erano ino ltre rientrati in caserma senza il caratteristico copricapo. Queste, in sintesi, furono le "perdite" dichiaral e dall'Eserc ire durant e la pacifica occupazione di Trieste nell 'ottobre di 48 anni fa.
Frattanto altre centinaia di persone , oltre che in piazza dell'Unità, erano ancora radunate in piazza Goldoni, in piazza Perugino , in piazza Garibaldi ed in piazza Venezia dov e alcune band e eseguivano ininterrouamente inni nazionali e patriottici. DappertuttO si canrava. Anche i soldati che e rano rimasti nelle caserme ricevevano la loro parte di festeggiamenti: chiunqu e si trovasse a passarvi davanti, non mancava di fare una sosta, unendosi ai gruppi che già facevano circolo intorno aUc sentinelle o ressa davanti agli ingressi. Questi assembramenti durarono p er tutto il pom er igg io. La ge nte non si se ntiva di restare a casa, anche perché Je celebrazioni ufficiali non e rano ancora finite. Già per l e 16.30 era infatti prevista una nuova manifestazione: un corteo cominciò a formarsi in Foro Ulpiano, davanti al Palazzo di Giusti z ia , e con bandi e re in testa mosse per via Carducci diretto , attrav e rso piazza Goldoni ed i] Corso, nuovamente sulla piazza del Municipio sfavillante di luce , do ve un'ora più tardi sarebbe toccato anche al sindaco Ba rtoli di pronunciare il proprio discorso ufficiale. Pure le piazze adiacenti, come piazza della Borsa e piazza Verdi , nonché il tratto d e lla riva 3 novembre tra il palazzo d e lla Prefettura e quello del Lloyd Triestino, erano g remi te fino all ' inv e rosimile.
Venerdì 29 lasciarono Trieste il Grecale cd il Granatiere, diretti a Malta p er partecipare a un'esercitazione NATO. li generale De Renzi, esaurito il proprio mandato , consegnò aJ prefetto i poteri civili ed al generale Gianani quelli militari e ripartì.
Il 31 ottobre fu la prima domenica di Trieste restituita all'Italia.
Verso sera giunse da Reggio Emilia un ' autoco lonna che consegnò al un repmlo italiano sc l1icrato sul pi azza le Lli Sém Giusto. sindaco Bartoli un prezioso cimelio: il primo tricolore fatto sventolare dai Costituenti della Repubblica Cisalpina il 7 gennaio 1797, quello al quale Giosuè Carducci aveva dedicato uno dei suoi più celebri inni. Arrivarono anche 47 corazzieri al comando del magg. Bruno

Tassoni, destinati a formare iJ 4 novembre la guardia d'onore per il Presidente della Repubblica .
Il primo giorno di novembre, lunedì, arrivarono anche gli alpini dell'So Reggimento ed i carristi del 5 ° Reggimento Lancieri di Novara. Ne l tardo pomeriggio del 3 novembre si commemorò il trenta- seiesimo anniversario dello sbarco dei bersaglieri dall'Audace, una cerimonia alla quale intervennero rappresenranze di tutte le armi e specialità dell'esercito e molti cittadini. Più tardi, si festeggiò l'arrivo della nave scuola Amerigo con a bordo gU allievi dell'Accademia Navale di Livorno, e dell'incrociatore Montecuccoli, proveniente da Alessandria d'Egitto con i reduci di El Alamein. I canti e le acclamazioni della folla si alternavano ai colpi scanditi dagli arnesi usati dagli operai del Comune che stavano ultimando l'allestimento delle tribune dalle quali, l'indomani, il Presidente Einaudi avrebbe assistito alla grande parata.
I n serata arrivarono i gonfaloni del la capita le c di tutte le città decorate di medaglia d'oro, scortati dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito gen. Liuzzi che poi, con i generale De Renzi e Gianani, li avrebbe guidati sino a piazza dell'Unità dove ad attenderli era iJ sindaco Barroli. Complessivamente, nella sola giornata di mercoledì 3 novembre arrivarono a Trieste, con mezzi di vario genere, oltre 50.000 persone , tra le quali più di L.000 ex combattenti giunti espressamente dalla Sardegna. Nelle vie di Trieste, prima di allora, non si erano mai viste circolare tante automobili con targhe diverse; vi fu della gente che, non avendo trovato posw negli alberghi né altrove, trascorse l'ultima parte della notte rannicchiata sui sedili delle automobili.

I l giorno successivo, 4 novembre, anche il tempo fu dalla parte di Trieste: sole e cielo azzurro, nella tersa tranquillità dell'aria e del mare. Tra il molo Audace e la Stazione Marittima erano allineate le unità della Marina : il Duca degli il l'Artigliere, il Libra ed il Cassiopea, mentre al centro dello schieramento si profilava l'elegante sagoma dell'Amerzgo Vespucci. La folla si estendeva da piazza della Libertà fino al Campo M.arzio, per un tratto di oltre 6 chilometri. Alle 8.55 le artiglierie prodiere degli incrociatori spararono i prescritti 21 colpi di salve in onore del Presidente della Repubblica, che in quel momento stava scendendo dal treno alla Stazione Centrale accolto dal sindaco Bartoli, già suo allievo negli a n ni Vent i al Politecnico di Torino.
Mezz'ora dopo erano tutti in piazza dell'Unirà. Mentre i ministri e le autorità prendevano posto nelle tribune il Presidente Einaudi passò in rivista i reparti . Alle 9.50 il rosso gonfalone della città venne decorato di medaglia d'oro al valor militare, ed alle 9.52 i carabinierj motociclisti aprirono la sfilata, seguiti dalla "campagnola" del gen . Dc Renzi. Sfilarono 22 bandiere c stendardi, 6.200 uomini, 50 carr i armati, 30 autoblindo, menrre in cielo sfrecciavano 24 aviogetti F84. Ma il momento culminante della parma s i sarebbe m' uto, naturalmente, allorché comparvero a passo di corsa i bersaglieri. sotto un uragano di appJausi. Quando 1\ùtimo uomo Jell'ultimo reparto transitò <.lava n ti alla tribuna presidenziale, si vide Einaudi scuotere il capo sorridendo cd il Presidente del Consiglio Scelba manifestare anch'eg li un sorridente compiacimento, così come g li altri ospiti del palco riservato alle autorità. Un uomo isolato ed in borghese, ve terano d e lla prima guerra mondiale, con il cappe llo da bersagliere fieramente piantato in testa, era sbucato improvvisamente da sotto la barriera di tra nscn ne che delimitavano il percorso, ed eludendo la sorveglianza si era messo a passo eli corsa nella scia dei bersaglieri e cercava con sforzo di tenerne il passo

-+ IlO\ ('llli)rl' 19.3-+ : il C.1po dello Stato Luigi Ein<lufli clecor<l il gonfalone clell<l citt;l co n lcl mcdagliél croro eli \ '.111.
Il programma della cerimonia non prevedeva discorsi del Capo dello Stato , a parte il proclama indiriz zato alle Forze Armat e nell'anniversario della Vittoria. Ma E inaudi avrebbe parlato anche lui , nel pomeriggio , dopo il conferimento della laur ea ad honorem in ec onomia e commercio nell 'Aula Magna dell ' univ e rsità. Dopo il lun go protocollo che precedette il confe rimento del diploma, il Presidente non poté esimersi dal ringraziare. E fu il suo primo ed unico discorso pronunciato qu e l g iorno: 357 parole in tutto , che componevano un breve e magistrale sagg io di elevato pensiero , int eso a proclamare l 'a utore come immeritev ole della distinzione che gli veniva resa ed es altante in vece gli uomini e l'istituto che gliela aveva voluta conferire, dci quali c del qual e mostrò di conosce re il valore e la sto ria.
La giornata eli Lui gi Einaudi si conclus e con la partecipazione al solenne Te Deum celebrato dal vescovo mon s . antin alle 18.30 nella Cattedrale. Il Presidente e la moglie, donna Ida, non riuscirono a trattenere le lacrime. Questo particolare, piCt che gli squilli d i tromba, il battere di tacchi e le streue di mano che all e 20 ne salutarono alla stazione la parte nza per Roma, rappresentarono il ve ro congedo dalla c inà, da Tri este ancora e finalmente italiana.
