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26 ottobre 1954: 'arrivano i nostri! '

l 26 ottobre le truppe italiane entrarono in città, mentre il giorno prima reparti dell'esercito iugoslavo avevano occupato la striscia di territorio dell'ex

Zona A che il Memorandum di Londra aveva assegnato alla Repubblica Popolare Federativa degli Slavi del Sud.

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Nei giorni precedenti erano stati sistemati in tre punti del territorio che stava per ridiventare italiano i nuovi posti di blocco, uno al bivio di Plavia, uno a Cerci ed uno a Lazzaretto , tutti e tre coUegati telefonicamente con la caserma della Polizia Civile di Muggia. Contemporaneamente era stata sgomberata la casermetta del vecchio posto di blocco di Albaro Vescovà. Per tutta la settimana era anche continuato 1'esodo di coloro che avevano deciso di rifugiarsi al di qua del nuovo confine: alla sera di sabato 23 ottobre, il numero degli abitanti dei paesi ceduti alla Iu goslavia che avevano abbandonato le loro case per rifugiarsi in Italia ammontava a 2. 741.

Sfuggì alla generale osservazione un fatto che era invece significativo: mentre all'alba di lunedì 25 le truppe iugoslave si attestavano sulla nuova linea di demarcazione, un sergente dell ' 81 o Reggimento Fanteria del Raggruppamento Trieste e tre soldati avevano sostituito i militari inglesi alla base del Lazzaretto, anche se in cima al pennone sul piazzale dei Gibraltar Barracks sventolava tuttora la bandiera britannica. Infatti, non si trattava ancora di una presa di possesso ufficiale da parte delle truppe italiane, ma di un semplice accorgimento per consentire agli ultimi soldati alleati di unirsi ai reparti in partenza.

A Trieste, mano a mano che diminuiva il numero degli uomini in uniforme inglese ed americana, aumentava nei cittadini l 'a ttesa per l'arrivo delle nostre truppe. La data era ormai nota: martedì 26. Al complesso dei reparti destinati ad occupare l 'ex Zona A era stata attribuita la denominazione di Raggruppamento Trieste; <Ùmeno uno di essi avrebbe potuto affacciarsi al posto di blocco di Duino solo dopo un'ora dall'aver ricevuto l'ordine di movimento. Si trattava di un battaglion e dell'8° Bersaglieri , sta nziato provvisoriam ente presso la caserma "Franco Martelli " di Pord e none ma pronto co munque a trasfer irsi e ntro domenica 24 nella vecch ia residenza di Gradisca d'Isonzo. Il regg im ento era inquadrato nella Divisione "Ande" , ed era comandato dal co lonn ello Ricciardi. Il battaghone prescelto per costituire l'avanguardia dell'intero Ra ggruppamento era il V, agli ord ini del tenente co lonnello Federico.

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Gli altri re parti del Ra ggr uppamento cominciarono ad affluire a Cervignano giovedì 21. Prima ad clrrivare in treno da Porlì fu una compa gn ia d c ll'82 ° Fanter ia, c h e s i sistemò nella caserma "Monte Pasubi o". Poi fu la volta del li bartaglione e della compagn ia armi d'a ccompag nam ento, alloggiate nella caserma "Monte Vodice" a Villa Vicentina, seguiti dalla compagnia pionieri e trasmissioni contemporaneamente alla qu a le giunse anche la compagnia comando. Tra venerdì 22 e sabato 23 sarebbe conlluito il resto degli effettiv i, parre a Palm a n ova c parte a Villa Vi cent ina. IJ generale di brigata Mario

Gianani, comandante dei reparti di fanteria della Divisione Trieste ed al quale era stato affidato temporaneamente anche il comando dell'omonimo Raggruppamento, era giunto a Cervignano la sera del21.

Per quanto riguardava il concentramento delle unità navali, questo avvenne nel porto di Venezia, dove stavano già attendendo l'ordine di salpare l'incrociatore Duca degli Abruzzi, con a bordo ben 45 marinai triestini, ed i cacciatorpedinieri, Granatiere, Artigliere e Grecale. Preposto a!Je operazioni di sbarco era l'ammiraglio Candido Bigliardi. Per il compito di scortare dal cielo le quattro unità della marina fu prescelta una squadriglia di aviogetti della 511'· Aerobrigata, di stanza ad Istrana.

La notizia ufficiale che il trapasso dei poteri sarebbe avvenuto martedì 26 ottobre fu comunicata sabato mattina 23 dal generale De Renzi nel corso di una conferenza stampa convocata nella caserma "Savorgnan" di Udine.

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Dopo l'annuncio, la giornata di domenica 2--l a Triest e trascorse tranquilla. Al lunedì il cielo er a compl etamente coperto, pioveva; la grigia alba autunnale sembrava destinata ad agir e da freno all'impazienza che era n e ll'aria. Pr oprio quel g iorno si sarebbe verificato tm episodio significativo, avvenuto a Monfalcone tra una giovane sposa triestina ed un ufficiale dello stato maggiore della 2" Di vi s ione Navale d es tinata a raggiungere il giorno dopo Triest e al comando dell'ammiraglio Big liardi.

L'ufficiale, reduce da un via gg i o a Trieste, dove si era recato p er accordarsi c irca le operazioni di ormegg io delle quattro unità, passando in automobile a Monfalcon e vide improvvisamente a breve distanza dalla propria macchina una g iova ne coppia. Erano due sposi, appena usciti dalla chiesa dove era stato celebrato il rito nuziale. Lei , una ragaz za di poco più di vent'anni, slanciata e dai capelli castani , vestiva un vaporoso abito di tull e ed era al braccio d e ll'uomo che l'a veva portata all 'a ltar e . Entrambi erano diretti alla stazione in procinto di partire per il tradi z ionale viagg io di n ozze

U sopraggiungere di una macchina con un ufficiale d e lla Marina a bordo av eva fatto tr asa lire la sposa, alla qual e quasi d ' istinto venne l'idea di al z are la mano perché l'a uro si fermasse. Come questo avvenne e dallo sportello si affac c iò l 'ufficiale la g iova n e donna, con un certo impaccio ma con altrettanta spontan e ità, dich iarandosi trie stina chiese di poter affidare all'ufficiale, p e rch é fosse consegnato ai marinai italiani, un segno di fede e d'amore insieme. E nel dire ciò, aiutata da co lui che le s tava a fianco, tagliò a metà il velo bianco e lo porse all ' ufficiale insieme ad un bel ma zz o di ga rofani bianchi. "Sono nata a Trieste- disse - e non potrò essere nella mia città il giorno in cui i nostri soldati rimetteranno piede nella mia terra. Che questo pezzo di velo e questi fiori accompagnino con affetto l'ingreS!ìo a Tri este dei nostri marinai". Non aggiunse altro , c d i due sposi si allontanarono qu asi di corsa. Il velo ed i fiori, consegna ti all'ammiraglio Bigliardi, av rebbero accolto a Tri este i marinai del "Duca degli Abruzzi".

Quel martedì mattina del 26 ottobre non vi fu risveglio nella città che non aveva dormito. Neanche la pioggia, con la qual e la fort e bora, invorri can dola , conrinuava a gioca re a modo suo dalla mezzanotte in poi con punte ra gg jungenti spesso i 70 chilometri orari, riusciva ad att enuare la tensione generale.

Venne ufficialmente ri cos tituita l a Questura, il c ui primo provvedimento fu quello di soppr imere, s ia nel centro cittadino sia in p e - rifcria, l "distretti, della Polizia Civile e di ripristinare i vecchi commissariati. Alle 9, lungo l'intero arco del nuovo confine con l a Iugoslavia, a partire da un paio di chilometri in linea d'area a Nord di San Giovanni del Timavo fino all'abitato di Lazzaretto incastrato nella piccola insenatura tra Punta Sottile e Punta Grossa, si erano at- testati i reparti dell'Esercito, le cui avanguardie avevano preso ad avanzare all ' alba procedendo sotto la pioggia.

Le autocolonne preposte ad occupare l'ex Zona A erano quattro. In base al piano operativo una di esse non attraversò la città ma sfilò per prima attraverso la "Tarvisiana, passando per Sistiana e Villa Opicina, proseguendo poi sulla nuova strada di circonvallazione che in cima al monte Spaccato irrompeva improvvisamente fuori dall'altopiano.

So tt o u n cl pi oggia il lCCSSù J1 tl' Tri es te snlu ta il suo Esr. rcil o

La prima autocolonna proseguì per Montebello, scese a valle, passò rasente alle alte mura del cimitero di Sant'Anna, tagliò a sinistra subito prima dello !:>tadio eli San Sabba, poi ancora una volta a clcstra imboccanclo infine il rettilineo alberato che porta a Zaule; a Muggia fu dato l'alt, e le pattuglie vennero immediatamente fatte

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