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Il generale Paolo Spingardi

riduzioni nel personale d'ordine. - Si ha poi così modo di impiegare un certo numero di ufficiali che lasciano l'esercito attivo quando sono tuttora in grado di prestare un utile servizio sedentario 94.

Razionalizzata l'intelaiatura dell'esercito con il nuovo ordinamento e rafforzatane la fibra con l'adeguata quantità di soldati, era tempo di occuparsi di chi tale imponente struttura doveva comandare : gli ufficiali.

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94 Ibidem, p. 11. Va infine ricordato come , con un sol tratto, conformemente al desiderio della commissione d'inchiesta, Spingardi cancellasse il sistema detto delle masse dei corpi, abolendo il corpo contabile e riordinando il corpo di commissariato, trasformando così l'intero sistema amministrativo dell'esercito (leggi 17 luglio 19 10 n . 511 e 17 luglio 1910 n. 531).

Il sistema delle masse di corpo «risaliva addirittura al tempo delle compagnie di ventura, quando il comandante e proprietario della compagnia riceveva una somma fissa per ogni guerriero che si impegnava a portare in combattimento, pensando con questa somma a tutti i suoi bisogni. Nell'esercito italiano ogni reggimento [... ) ammini~trava una seri e di masse: per il vitto dei soldati, ad esempio, il reggimento riceveva una somma fissa (quota giornaliera moltiplicata per il numero delle presenze) con la quale doveva provvedere a nutrire gli uomini rispettando la tabella ministeriale delle spettanze quotidiane . Anche le altre esigenze normali del reparto erano coperte da masse speci fiche (generale, vestiario, mensa sottufficiali, cavalli, ospedale,ecc.) nella cui gestione si rivelava la capacità del comandante e dei suoi collaboratori: le economie come i passivi realizzati, infatti, ricadevano sulla massa stessa , a suo vantaggio o svantaggio Erano però possibili compensazioni tra le varie masse, su cui poi il ministero poteva scaricare anche spese diverse. Il sistema era a ssai complesso, consentiva una certa autonomia ai comandanti di corpo ma non li liberava dal controllo superiore: era inoltre illegale, perché costituiva un'amministrazione parallela che esautorava quella previs t a dalle leggi sulla contabilità statal e» (ROCHAT-M ASS0B R1o, p. 77. V. anche Relaz ione Ufficiale p. 20 e nota 17 p. 51). Con le modificazioni introdotte da Spingardi, ai pag amenti si sarebbe da quel momento in poi provveduto con stanziamenti annuali in sede di bilancio del Ministero della Guerra . Il nuovo sistema entrò in vigore il I O luglio 191 I e s i rien t rò nella legalità Si creò però un vero e proprio caos contabile del quale si parlerà nel cap . VIII (v. p. 196) .

Capitolo V

La Difficile Selezione Dei Quadri

La crisi dei quadri inferiori

La legge 17 ottobre 1881 n 435 che istituiva la posizione di servizio ausiliario, favorendo l'allontanamento dai quadri «attivi>> di molti ufficiali maturi d'anni, e l'aumento di due corpi d'armata ne l 1882, provocarono da un lato numerose promozioni che condussero ai gradi superiori ufficiali (. ] in età così giovane che per lungo tempo ne furono attenuate le eliminazioni per limiti di età; dall'altra parte si ebbero così numerose ammissioni, che nel quadriennio 1882-1885 furono ammessi nella sola arma di fanteria ben 3200 sotto tenent i 1 •

1 AA.PP. Legislatura XXIII - Camera-Do cumenti, n. 165 ( 5 giugno 1909), p. I.

La crisi degli ufficiali nei primi anni del secolo è un tema costante tanto nella pubblicistica quanto nella storio-grafia militare italiana. Già BAVA -BECCA RIS, in L'esercito italiano, sue origini, suo successivo ampliamento, suo stato attuale, cit., scri veva: «Nel decennio successivo al 1898 nessuna legge segnò modificazioni di rilievo all'ordinamento generale dell'esercito. Ma in quegl i anni medesimi venne producendosi una crisi [ ] nei quadri degli ufficiali» (p. 72). Il concetto veniva ripreso quasi id ent ico dalla Relazione Ufficiale, pag. 23, e più tardi in TOSTI, Storia dell'esercito italiano (1861 -1936), cit ., pag. 140. Più ampiamente si occupa del problema F. DE CHAURAND, Come l'esercito italiano entrò in guerra, cit., pp. 150-154 e 166- 174, dove tra molta retorica non mancano dati e osservazioni interessant i Anche il generale E D ERossi nel suo La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, Mondadori, Milano 1927, non poteva fare a meno di notare come « Il lent issimo avanzamento, lo sca rs o stipendio a veva provocato fra gli ufficiali un no tev ole malcontento» (pag 181). La storiografia più recente, sebbe n e non pr iva di acume cr itico, non è r iu scita a delineare con maggiore profondi tà i termini del problema « La sinistra libera le di Zanardelli e Giolitti salì al potere nel 1901 in un momento assai diffi c ile per l 'e sercito, che aveva bisogno di un aumento di stan ziamenti per uscire dalla profonda crisi di efficienza e vedeva invece messo in discussione il suo ruolo dopo il fallimento della politica reazionaria e contestato il livello del suo g ià ridotto bilancio. [ ] Contemporaneamente esp lodeva il malcontento degli ufficiali inferiori per la lentezza delle carriere, l'esiguità degli stipendi, la disciplina troppo dura e i frequenti abusi d'autorità dei super iori», (RocHAT-MASSOBR10, cit., p. 151). <<Gl i st ipen di magri, g l i alloggi insoddisfacent i e la lentezza nelle promozioni [ ) furono importanti fattori che cont r ibuirono a quella che i l generale Bava Beccaris chiamò 'la cris i delle forze armate' negli anni dal 1898 al 1908. Il corpo degli ufficiali, alla svo lta del secolo, e in particolare i suba l tern i, era in una situaz ione sgradevole» (J. WH1rrAM, op. cit., pp. 227-228, ma v. in generale pp. 222-234).

Dal IO al 12 ottobre 1986 si è tenuto a Lucca un convegno s ul tema « La professione militare: soc iologia e storia», organizzato dal Centro in te runivers i tario di studi e ricerche storico-militari, i cui atti sono stati raccolti a cura di G. CAFORIO e P. DEL NEGRO nel volume Ufficiali e società. Interpretazioni e modelli, Franco Angeli, Milano 1988. Benché l'approccio sociologico occupi a mio avviso una proporzione eccess iva rispetto all'approccio più puramente storico, il vo lume rappresenta un importante progresso negli studi sulla materia. Sulla linea di studi delineata dal convegno si è inserito M. M ER 1GG1 col saggio L'ufficiale a Milano in età liberale in «Ri vista di storia contemporanea», fascicolo n. 4, (ottobre) 1988, pp 524-545. Particolarmen te attento ai problemi del corpo uffic iali è J. GooCH, Army, State and Society in /taly, cit. Per il periodo qui preso in considerazione v. pp. 124- 125 e 135-136.

Ma una volta esauritasi la spinta di questi provvedimenti, le carriere cominciarono a ristagnare Gli anni di permanenza nei gradi inferiori divennero molto lunghi rendendo sempre meno gradito il servizio del subalterno, che era allora molto pesante 2 • Stipendi tollerab ili per un ventenne appena uscito dall'Accademia o dalla Scuola militare, potevano risultare drammaticamente insufficienti a consentire un livello di vita decoroso per un tenente che avesse superato abbondantemente la trentina e desiderasse magari formarsi una famiglia o, peggio, fosse costretto a mantenere una famiglia irregolare o clandestina 3 • La legge 2 luglio 1896, n. 254, varata dal Ministro Ricot ti rimaneggiava i limiti di età per ciascun grado4, e mirava a uniformare quanto più possibile le carriere secondo il criterio dell'anzianità. Più che migliorare la situazione, la legge parve sancirla. Di fatto le carriere rimasero intasate e gli ufficiali infer iori vicini ai limiti di età si deprimevano sempre più.

Col nuovo secolo i sottotenenti degli anni Ottanta erano di ventat i capitani e maggiori, abbastanza giovani per non essere colpiti dai limiti di età a breve scadenza, ma con una anzianità di serv izio suffic ien te a consentire loro di occupare i primi posti nelle graduatorie e limitando quindi notevolmente le prospettive di avanzamento di quanti li seguivano .

Sui corsi accelerati che tra il 1881 e il 1884 permisero la nomina a sottotenente dopo soli sedici mesi di corso alla Scuola militare di Modena cfr. DE Rossi, cit., pp. 24-27: «Il mio corso di Modena, detto dei ,Mille , perché presso a poco tanti eravamo, ebbe il soprannome di scellerato, in opposizione a quello ufficiale di accelerato, tanti furono in seguito i rimossi, i revocat i , i dimes si» (p. 27); D E CHA URANO, c i t , pp. 150-151; E. D E BO NO, cit., pp. 76-77: «S i impastarono alla meglio dei sottotenenti i n sedici mesi , i quali andarono ai reggimenti sapendone ben poco. Per questo gius tam e n te i Corsi accelera t i furono poi comunemente chiamati Corsi Scellerati» (p. 77).

2 V. DE Ross i, p. 36; DE BoNo, pp. 256 -264.

3 Sul problema del matrimonio per gli ufficiali v. D E Rossi, pp. 55-56; D E BONO, pp. 159- 16 1;

E. CAR ISTTA, Il matrimonio degli ufficiali nelle condizioni sociali odierne, Bocca, Torino 1901.

4 I limiti massimi di età, oltre i quali l'ufficiale era collocato in posizione ausiliaria, erano i seguenti: Subalterni, anni 48; Capitani, 50; Maggiori , 53; Ten. Colonnelli, 56; Colonnelli, 58; Maggiori genera l i, 62; Tenenti generali, 65, tranne: i comandanti di Corpo d'Armata, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il Primo Aiutante del Re , i l comandante generale del-

1' Arma dei Carabinieri, gli Ispettori generali dell'artiglieria e del genio, i l comandante del Tribunale Supremo di Guerra e Marina, per i quali il limite sal iva a 68 anni. V M1N1STERO OELLA

GU ER RA, Legge e regolamento per la esecuzione della legge sull'avanzamen10 nel Regio Esercito, Voghera, Roma 1907, pp. 5- 6.

La difficile selez ione dei quadri lii

Specialmente in fanteria, dove il problema si manifestava in forma più acuta , i mugugni abituali divennero un malcontento che rischiava di incrinare la disciplina. Portavoce dei grognards si fece il periodico «Il Pensiero Militare» fondato nel 1903 dal capitano in aspettativa Fabi o Ranzi 5 • Vari provvedimenti parziali ottennero qualche beneficio: la legge del 1902 sulla promozione straordinaria a capitano di 400 tenenti di fanteria e sulla concessione ai capitani di fanteria della aspettativa speciale a domanda; e varie leggi sugli stipendi ed assegni fissi del Regio Esercito che, aumentando gli emolumenti, migliorarono le condizioni materiali degli ufficiali inferiori 6.

Spingardi volle sciogliere l'ultimo nodo, l'avanzamento, secondo il principio di ass icurare a tutti gli idonei una modesta ma sicura carriera; consentire in giusta misura ad una schiera di eletti per for te ingegno e per qualità essenziali di carattere di ascendere p iù rapidamente verso il vertice della piramide 7 •

Ebbe su questo punto anche l'appoggio di Fabio Ranzi, che sperava il Ministro rispondesse coi fatt i alla suprema esigenza di far cessare ogni ragione di malcontento, ogni causa di dissidio fra le varie parti dell'esercito e fra i vari ordini della gerarchia Affermare che una buona legge d'avanzamento deve mirare , nell'interesse dell'esercito, a far salire rapidamente gli individui più meritevoli di raggiungere le vette del comando, ma dev e in pari tempo garantire a tutti una carriera modesta ma sicura, onde gli eletti si levino sopra una massa di soddisfatti, vuole dire sanzionare come programma di governo lo stesso concetto fondamentale di una buona legge d'avanzamento che noi, fin dal primo giorno che il Pensiero Militare è venuto alla luce, abbiamo tentato di esprimere con la formula: garanzia di una carriera sicura a tutte le capacità medie; vantaggi eccezionali alle capacità eccezionali ovunque si trovino e comunque si manifestino 8

5 Lo st udio più ampio su Fabio Ranzi è quello di D. DE NAPO LI , Il caso Ronzi e il modernismo militare, in AA. VV., L'esercito italiano dall'Unità alla Grande Guerra, cit., pp. 221-244. Cfr. poi DE Rossi , cit., pp 181- 182; DE CHA URANO, cit., pp. 167-172; P. F. Q u1Nz10, La professione militare in «Armi e progresso» e in «Pensiero militare» Sociologia militare e dirillo militare in Fabio Ronz i , in G. CAFORIO e P. D EL NEGRO (cur.), Ufficiali e società, cit., pp. 525-533.

6 Sugli stipendi degli uffici ali v . A. BIAN CHINI, La retribuzione degli ufficiali dell'esercito in un secolo di storia, in Memorie s toriche militari 1980, USSME, Roma 198 1, pp. 353 -429.

7 AA PP. , Legislatura XXIII , Camera-Discussioni, tornata dell'l l giugno 1909, p. 2258.

Cfr. S enato-Documenti , N. 530, pp. 1-2 : « permettere alla gran massa degli ufficiali riconosciuti idonei a progredire nella carriera di raggiungere, per sola anzianità e s enza obbligo di prove speciali, una posizione morale e materia le soddisfa cen te e un sufficien t e t r attamento di pensione al momen to di l asciare il servizio , e di consentire in pari tempo che un certo numero di ufficiali, che se ne dimostrino evidentemente degni per carattere, qualità militari e cultura, possa ascendere più rapidamente, ma senza eccessi vo danno d egli altri, ai più elevat i g radi della gerarchia» (8 aprile 1911); e Camera-D ocumenti n. 1342 p. I: «Sia da quando, appena assunto al pot ere, ebbi l ' onore di esporvi le linee generali del programma di riforme che intendevo di sv olgere, dichiarai indispensabile una razionale sistemazione della legge di avanzamento: sistemazione intesa ad assicu rare a tutti gli idonei una modesta , ma sic ura carriera; a conse nti re, nell'interesse supremo dell'esercito, che una schiera di el etti per forza di ingegno e di carattere possa ascendere più rapidamente verso il vertice della piramide» (8 marzo 19 13).

Spingardi ben sapeva come da parecchio tempo si verificasse nella carriera degli ufficiali subalterni un rallentamento che è cagione di disagio. Esso si fa specialmente sentire nelle armi di fanteria e di artiglieria, nelle quali il grado di capitano non si raggiunge che nel diciassettesimo anno di spalline, e nel corpo veterinario e in quello contabile, dove la permanenza nei gradi subalterni si spinge s ino a diciotto e a venti anni rispettivamente 9 e preparò quindi un disegno di legge che prevedeva la promozione a capitano dei tenenti con quindici anni di anzianità da ufficiale effettivo e la promozione a maggiore dei capitani con ventisette.

L'orientamento della Camera era favorevole alla soluzione prospettata da Spingardi, anche se la Commissione esaminatrice 10 ritenne opportuno limitarsi a uno stralcio per quanto rigua r dava i tenenti, rinvian do a ulteriore studio le disposizioni relative ai capitani .

Due considerazioni avevano suggerito questa soluzione: da un lato la chiusura ormai prossima dei lavori parlamentar i per le vacanze estive limitava il tempo a disposizione per discutere il provvedimento; dall'altro «mentre numerosi sono i tenenti i quali potranno subito godere del vantaggio recato da questa legge, non v'hanno per contro capitani in analoga condizione» 11 •

L a scelta r ispondeva del resto al concetto, diffuso nella gerarchia e condiviso dallo stesso Minist r o, che fosse necessario fare del grado di capitano «una posizione discreta e facile da raggiungersi, ma difficile a sorpassarsi

8 Per la co ncordia nell'esercito. L'unica via per giungervi, «Il Pensiero Militare », Mercoledì 16-Giovedì 17 giugno 1909.

9 AA.PP. Legislatura XXIII - Camera-Documenti, n. 165 (5 giugno 1909), p. l. Cfr. anche Relazione Ufficiale, nota 20 a p. 51, che dà tempi leggermente diversi riferiti però al 1907.

10 Ne facevano parte tre ex militari, Luchino Dal Verme, Francesco Pais -Serra e Marco Di Saluzzo, tre fedeli giolittiani, Luigi Borsarelli, Eugenio Bergamasco e Augusto Battaglieri, i moderati Gualtiero Danieli e Francesco Rota , il radicale Alfonso Lucifero.

11 AA.PP. Leg.XXIII, Camera-Documenti, n. 165-A (3 luglio 1909), p. 2. Cfr. anche Senato -Documenti,"n. 129, p. I ( IO luglio 1909) da chi non dia ineccepibili e rigorose prove di peculiare capacità» 12 • Spingardi accettò infatti lo stralcio senza alcuna obiezione.

Il provvedimento aveva carattere transitorio ed eccezionale, poiché, affermava Spingardi, «sarà facile ottenere che verso il 1915 il grado di capitano possa essere raggiunto con 13 anni di spalline» 13 •

Al momento, però, si creava un certo numero di capitani in più nell'organico. Allo scopo di attenuare gli inconvenienti portati da tale es ubera nza (sostanzialmente di avere una massa di ufficiali con un grado relativamente elevato ma senza possibilità di svolgerne le attribuzioni), Spingardi prevedeva di estendere ai capitani di tutte le armi combattenti l'aspettativa speciale stabilita nel 1902 per i soli capitani di fanteria. Per facilitare poi l'uscita definitiva dai quadri dei non idonei, il ministro stabiliva «di concedere a coloro che si trovassero a disagio dopo una prima esclusione dall'avanzamento, di potere senz'altro ottenere il congedo provvisorio» 14 •

Vi fu ugualmente chi, come il generale Primerano, temette che il provvedimento avrebbe raJ!entato le promozioni negli anni successivi, provocando un ennesimo intasamento delle carriere, e non mancò di rilevarlo.

Il presente disegno di legge si ispira a un concetto, secondo me, affatto anormale, perché propone si facciano numerosa promozioni, senza che vi siano i posti vuoti da coprire. (... ] L'onorevole ministro dice: si tratta di una misura ecceziona le richiesta da ecceziona le ristagno di promozioni. Ma eccezionale non è, perché l'abbiamo adottata altra volta, e non è molto furono promossi d'un tratto 400 capitani in soprannumero con la conseguenza di un altro ristagno di carriera per tutti quelli che seguivano e che aspettavano la promozione a cap itano 15 •

Spingardi replicava assicurando che la portata e la durata del provvedimento, spiccatamente temporaneo, sono ben lungi dall'essere quali il senatore Primerano s'immagina . Bastano poche cifre a convincere . - In questo scorcio dell'anno 1909 noi verremo ad avere (parlo della fanter ia che rappresenta la massa degli ufficiali) 207 capitani in più nell'organico. Nell'anno 1910 ne avremo 142, nel 1911 soltanto 47 e nell'anno successivo la legge cesserà automaticamente di funzionare [poiché] le pr omozioni a capitano di fanteria avverranno prima de l quindicesimo anno per semplice effetto di vacanze in organico 16

12 Cfr. F . S ANTANGELO, Reclutamento e avanzamento degli ufficiali negli eserciti italiano, francese, tedesco ed austroungarico, Tipografia Oliviero (a cura della Scuola di Guerra), Torino 1909, p. 118 e 12 1; e anche DE Rossi, cit., p 109. Spingardi si dichiarò «pienamente concorde colla Commissione parlamentare d'inchiesta per l'esercito nel ritenere che, fino a un certo limite della carriera, la grande maggioranza degli ufficiali possa e debba avanzare senza dare altre prove d'idoneità all'infuori di quelle fornite quotidianamente nella pratica del servizio E questo limite credo sia rappresentato dal grado di capitano, che viene raggiunto dopo un periodo di tempo non eccessivamente lungo di servizio da subalterno, e che dà all'ufficiale una posizione morale e materiale soddisfacente, e la sicurezza di un sufficiente t rattamento di pensione qua lora non debba progredire ulteriormente nella carriera» AA.PP. Legislatura XXIII, Senato-Documenti, n. 162, p. I (22 febbraio 1910).

13 AA.PP. Legislatu r a XXIII, Camera-Documenti, n. 165, p. I.

14 Ibidem, p. 2.

15 Ibidem, Senato-Discussioni, tornata del 15 luglio 1909, p . 1378.

Le nuove leggi di ordinamento portavano infatti un discreto aumento delle unità a livello compag nia e numerosi capitani sarebbero stat i utilizzati per l'inquadramento dei nuclei di milizia mobile: Spingardi riteneva insomma i provvedimenti organici suffici enti ad assorbire le eccedenze.

Ad ogni modo il disegno venne facilmente approvato dalla Camera il 10 luglio 1909 con 206 voti favorevoli e 42 contrari e dal Senato il 16 luglio con 96 voti favorevoli e 12 contrari (Legge I 9 lu glio 1909, n. 493).

Anche se mancano elementi sufficienti ad indagare con precisione la vita quotidiana degli ufficiali s ubalterni negli anni successiv i, semb ra che le lamente le diminuissero. Ranzi divenne una voce sem pre più isolata 17 e la stessa ufficiosa «Rivista Militare)), che sovente negli anni precedenti aveva ospitato articoli sulla questione, cessò di occuparsene 18 •

Risolta la spinosa questione dei subalterni, Spingardi rivolse l'attenzione ad una legge d'avanzamento che consentisse la migliore selezione dei quadri superiori.

La nuova legge sull'avanzamento Il primo disegno

Spingardi presentò un primo disegno di legge sull'avanzamento al Senato nella tornata del 22 febbraio 1910, undici giorni dopo aver presentato alla Camera il progetto sull'ordiname nto. In armonia con questo, infatti, era prevista l'abolizione del Co rpo di Stato Maggiore e la sua sostituzione con un semplice servizio di Stato Maggiore.

16 Ibidem, p. 1382.

17 Non appena i provvedimenti di Spingardi riso lsero il problema dei subalterni svuotando i contenuti della protesta, Ranzi camb iò atteggiamento attaccando talvolta du ram ente il Ministro. Trombato alle elezioni del 1913 , Ranzi vide diminuire drasticamente i l numero degli abbonati senza più avere la forza di aggregazione dimostrata negli anni 1903-1908.

V. Se vogliamo che viva il «Pensiero Militare», «Il Pens iero Mili tare», Domenica 23 novembre 1913; Il pensiero militare deve vivere, «Il Pensiero Militare», Domenica 7 dicembre 1913 e in generale tutti i numeri di quell'anno e del principio del successivo. V. anche D ENA POlr, cit., pp. 237 e 239.

18 V. A. V1s1 NT1N, La professione militare e il dibattito sul militarismo nella «Rivista Militare Italiana» in G, CAFORIO e P. DEL NEGRO (cur.), cit., pp. 503-524. Cfr. D EL N EG RO, La professione militare nel Piemonte costituzionale e nell'Italia liberale, in ibidem, pp. 222-223.

Il Corpo Reale dello Stato Maggiore, istituito per la p r ima volta nel Regno di Sardegna nel 1796, e così denominato con R D 18 maggio 1850 19, ebbe un nuovo ordinamento con R.D. 11 marzo 1860 e venne ampliato con R. D . 24 gennaio 1861 20 •

La guerra del 1866 mise ugualmente in chiara luce « la deficiente cultura professionale e generale dei capi» 21 • Si pensò di porre rimedio a queste carenze con la creazione della Scuola di Guerra di Torino, istituita con R .D. 11 marzo 1867, che riuscì effettivamente, col tempo, a produrre «un complesso di ufficiali di Stato Maggiore omogeneo, idoneo e capace per le molteplici, gravi e difficili mansioni che ad essi sono devolute in pace e in guerra» 22 •

La Scuo la aveva lo scopo di elevare la cultura dei quadri, ma diveniva anche l'istituto di reclutamento per gli ufficiali di Stato Maggiore. Infatti tra i migliori allievi al termine dei corsi il Comando del Corpo individuava gli idonei all'ammissione nel Corpo stesso. Per invogliare gli ufficiali maggiormente dotati ad accorrere alla scuola, venivano offerti vantaggi di carriera a quanti ne uscivano, che variarono nel tempo ma nel periodo giolittiano si concretavano nella promozione a scelta da tenente a capitano: in termini pratici significava che gli ufficiali diplomati alla Scuola di Guerra diventavano capitani dopo aver trascorso nei gradi inferiori un periodo di tempo più breve rispetto ai colleghi che non avevano frequentato la scuola. Chi poi fosse entrato nel Corpo avrebbe visto la propria carriera ulteriormente accelerata da l fatto di essere iscritto per l'avanzamento in un ruolo diverso dalle altre Armi . Dato che solo ufficiali di Stato Maggiore erano destinati a particolari incarichi nei quali era più faci le mettersi in luce e ottenere promozioni (ad es. addetti militari, incaricati al Ministero della Guerra, ecc.) il tutto significava un guadagno di diversi anni nell'ascesa ai più alti gradi della gerarchia.

Cominciarono le polemiche, anche perché la massa degli ufficiali non poteva tollerare come un collega che andava a passare tre anni a Torino, schivandosi tutte le noie, le fatiche e le responsabilità del servizio dovesse poi avere vantaggi sentitissimi nelle promozioni 23 •

19 Cfr P. P1 ER1, Le forze armate nell'età della destra, cit., p. 471, nota 2 V. anche C. MAZZACCARA, L'evoluzione del Corpo di Stato 1'1aggiore nei Regn i di Sardegna e d'Italia. Parte Prima: 1796- 1881 in Memorie storiche militari 1981, USSME, Roma 1982, pp. 349-378. Sulla crescente importanza degl i Stati Maggiori nel corso d e ll'Ottoce nto e il loro ruolo nella stor ia militare s i vedano B.L. MONTGOMERY di Alamein, S1oria delle guerre, Rizzoli, Milano 1970, pp. 700-709; H OWAR O, La guerra e le armi nella s loria d'Europa, cit., p. 191 e p.196; R.A. PR ESTON & S.F. W1sE , Storia sociale della guerra, Mondadori, Mil ano 1973 [ed. or 1970], pp 30 7-3 09; C. FALLS , L'arte della guerra , C appelli, Bologna 1965 [ed. or. 1961), pp. 77-81.

20 P1 ER1, op. cit., loc. c it.

2 I DE BONO, p. 26 . 22 i bidem .

I toni più acuti vennero toccati tra il 1882 e il 1890. Fu allora un fiorire di opuscoli e articoli di giornali e riviste 24 • L'aumento organico di due corpi d'armata, se offriva interessanti possibilità di avanzamento a tutti gli ufficiali, proprio per questo rendeva più evidenti le differenze tra gli ufficiali di Stato Maggiore e gli altri. La creazione della carica di Capo di Stato Maggiore dell'esercito fin dal tempo d i pace, inoltre, accentrando in un unico vertice le funzioni prima divise fra il «Comitato di Stato Maggiore» e il «Comando del Corpo di Stato Maggiore», sembrava accentuare il carattere di «Olimpo», «setta», «oligarchia», che gli ufficiali delle altre armi attribuivano al Corpo 25 • Divenne opinione generale che gli ufficiali di Stato Maggiore «perdessero rapidamente ogni contatto con la realtà della vita militare, che venissero promossi troppo rapidamente e che la loro influenza, che giungeva dappertutto, fosse nociva ai veri interessi dell'ese r cito» 26 •

Nel 1896 la legge Ricotti sull'avanzamento stabilì che gli ufficiali di Stato Maggiore fossero isc r itti nei ruoli dell'arma di origine e seguissero le sorti di questa per l'avanzamento . Con questo provvedimento il Corpo di Stato Maggiore cessava formalmente di essere un corpo chiuso. Ciononostante, quando si consideri che non si può entrare nel corpo di Stato Maggiore se non attraversando la Scuola di Guerra; che il reclutamento è limitato solo al grado di capitano; che l'avanzamento a scelta è diritto acquisito pel solo fatto di appartenere al corpo; [ ] che, in pratica, certi determinati impieghi vengono affidati quas i s istematicamente solo agli ufficiali del corpo, tutte queste circostanze concorrono in certo qual modo a conferire al nostro corpo di stato maggiore le caratteristiche del sistema cosiddetto chiuso, tanto più che per i suoi ufficiali esiste una speciale uniforme 27 • la difficile s elezion e dei quadri 117

23 Ibidem , p. 88.

24 Su questa fiori t ura di pubblicazioni si vedano DE CHAURAND, cit., p. 136 e N. LABAN· CA , li generale Cesare Ricotti e la politica militare italiana dal 1884 al 1887, USSME, Roma 1986, p. 159.

2 s l termini si trovano in D E BoNo , p. 24; LA BANCA, p. 172; DE CHAURAND, p. 136. V. anche le sempre penetranti osservazioni di DE Rossi, alle pp. 150, 155, 245, 254.

26 W H!TIAM, p 237.

27 F. SANTANGELO, Reclutamento ed avanzamento, cit., p. 33. Se si tien conto che queste affermazioni venivano pubblicate senza alcun intento polemico proprio da un insegnante della Scuola di Guerra in l]no scritto ad uso degli ufficiali che ne frequentavano i corsi, sembra evidente che gli stessi appartenenti al corpo non gradivano la situazione.

Sta di fatto che la polemica riprendeva forza nei primi anni del Novecento, alimentata da «Il Pensiero Militare)) di Fabio Ranzi, che fece del Corpo di Stato Maggiore e dei suoi ufficiali uno dei bersagli preferiti28

La Commissione Parlamentare d'inchiesta per l'e sercito aveva fatta propria la conclusione più radicale emersa nei lunghi anni di polemiche: e cioè quella di abolire il Corpo di Stato Maggiore sost ituendo ad esso un servizio di Stato Maggiore 29 •

Spingardi non esitò ad accogliere le proposte della Commissione nel disegno di legge sull'avanzamento, anche se pensava che in realtà il Corpo di S t ato Maggiore come corpo a sé ha cessato di esistere fin da quando, nel 1896, gli ufficiali c h e ne facevano parte vennero iscritti nei ruoli dell'arma di provenienza, della quale seguono le sorti nell'avanzamen t o 30

Egli stesso aveva compiuto la carriera nel Corpo a partire dal 1874 Inso mma nella proposta di abolizione non voleva esservi nulla di meno che riguardoso verso i dist int i ufficiali che vestono la divisa del Corpo, il cui lavoro intell igente e assiduo [ ] non può non essere altamente apprezzato da chi ha occasione di seguirlo da vicino in tutte le sue varie manifestazioni.

Ma Spingardi era convinto che il provvedimento facilitasse quella maggiore larghezza di ammissioni che è consigliata dalla vostra Commissione d'inchiesta e facilita anche il p iù frequente ri torno a i corpi degli ufficiali addetti a ques to specia le servizio, ciò che d arà loro il va n taggio di acquistar e una maggiore pratica professio n ale ed anche quello, assai maggiore, di far meglio apprezzare dalla massa degli altri ufficiali gli speciali meriti per i quali furono designati per tale servizio 31

L'opposizione incontrata in occasione della discussione su ll a legge d'ordinamento aveva indo tto Spingardi a mantenere il Corpo di S.M., come si è visto 32

Per una questione ri solta lasciando le cose come stavano, se ne prese ntò un'altra che complicò i progetti del Ministro.

L'Ufficio centrale del Senato, per bocca del relatore generale Cesare Tarditi, giudicò doveroso «provvedere ai grad i degli ufficiali perché la carriera 28 Cfr. W

3J Ibidem.

32 C fr. pp. 93-95.

generale Paolo Spingardi

è differentissima nelle varie armi». Per eliminare questa differenza proponeva «l'adozione del ruolo unico per gli ufficiali superiori, da applicarsi naturalmente colle debite cautele». L'Ufficio centrale formulò quindi un ordine del giorno, sul quale Spingardi era pregato di volersi pronunciare 33 •

Nell'esercito italiano, nel quale non esisteva il ruolo unico, ogni ufficiale veniva iscritto, per l'avanzamento, in apposite tabelle in ordine di anzianità di servizio secondo l'arma di apparte'nenza (Fanteria, Cavalleria, Artiglieria, Genio). Ma poiché le eliminazioni non potevano avvenire in maniera perfettamente omogenea, a parità di anzianità da ufficiale, i tempi dell'avanzamento non erano gli stessi per ogni arma, e ciò creava malumori negli ufficiali dell'arma meno favorita (quella cioè in cui l'avanzamento era più lento).

Il ruolo unico consisteva nell'iscrivere tutti gli ufficiali delle armi combattenti in un'unica tabella senza distinzione fra arma e arma.

L'avanzamento dovrebbe procedere per a rma fino al grado di maggiore. Raggiunto questo grado tutti i maggiori verrebbero inscritti su di un ruolo unico i n ordine di anzianità e, salvo i casi di promozione a scelta , [... ] nessuno potrebbe essere promosso al grado superiore finché nelle altre armi siano dei più anziani di lui 34 •

Come spiegò con efficace immagine il generale Fortunato Marazzi, il ruolo unico «è come una barriera posta a metà di una corsa la qual e obblighi tutti i corridori a soffermarsi a metà cammino per poi riprenderlo quando tutti si sono soffermati ed allineati» 35 • Spingardi era naturalmente persuaso che l'avanzamento fosse una «questione grave in quanto tocca uno dei più vitali interessi degli ufficiali, la loro carriera» . P erciò aveva cercato nel preparare le nuove tabelle organiche, di rispondere anzitutto alle vere e prop rie esigenze del servizio, ma ancora di non trascurare, in quanto possibile, la ripercussione che esse avrebbero avuto sull'avanzamento degli ufficiali delle varie armi. Ed è mio convincimento di essere riuscito ad ottenere una perequazione, se non rigorosamente assol ut a, tale però da eliminare in periodo di tempo non lungo ogni più stridente disparità di carriera 36 •

33 AA.PP. Legislatura XXIII, Senato -Discussioni, tornata dell'll luglio 1910, p. 3477. L'ordine del giorno djceva: « Il Senato, considerando che per l'avanzamen to degli ufficiali superiori delle varie armi combattenti sia conveniente l'adozione del ruolo unico da maggiore in avanti, confi da che tale ruolo sarà adottato nel t empo e con le modalità che le circostanze attuali dei quadri richiedono , e con apposite disposizioni da introdursi nel disegno di legge sull'avanzamento dell'esercito, già presentato al Senato» (ibidem).

34 SANTANGELO, cit., p. 141.

35 AA.PP. Legii;latura XXITI, Camera-Discussio ni , tornata del 4 giugno 1913, p. 26253.

36 Ibidem, Senato-Discussioni, tornata dell'l l luglio 1910, p 3478.

Egli riteneva che la perequazione delle carriere scaturisse automaticamente da una buona legge d'ordinamento. Ma non poteva ovviamente ignorare l'ordine del giorno dell'Ufficio centrale. E quindi, benché egli confessasse di non essere «molto favorevole all'applicazione immediata e rigorosa del ruolo unico», lo accettava ugualmente, ma «con riserva di introdurre opportune disposizioni nel disegno di legge di avanzamento che sta già dinanzi al Senato>>, dato che l'ordine del giorno lasciava «in facoltà del ministro di stu diarne l'attuazione colla modalità di tempo e di misura che la situazione del momento sarà per consigliare>> 37

Idee di Spingardi e interventi sovrani

Sebbene le decisioni delle Camere obbligassero Spingardi a ritirare il primitivo disegno, la felice conclusione del grande lavoro legislativo del biennio 1909-1910, gli dava tempo e tranquillità per studiare con cura le opportune modifiche alla legge d'avanzamento . Egli volle quindi informarla quanto più possibile ai propri pr incìpi nell'intento di «assicurare il migliore funzionamento degli alti comandi, ed in spirare la più salda fiducia nei capi» attraverso un'opera «di accurata selezione e di rigorosa epurazione» . Erano termini forti, giustificati dalla convinzione che «Troppi ufficiali g enerali e colonnelli specialmente vi sono che non affidano interamente e co s tituiscono pregiudizievole elemento di debolezza nella compagine della nostra forza» . Ma

Il compito di arri vare alla migliore costituzione de i quadri dell'esercito è indubbiamente fra i più difficili, poiché, presci ndendo da ogni p reoccupazione di respons abilità l'opera del ministro spess o si arresta fra mezzo alle infinite spire della legge e del regolamento in tes i so ltanto a dare o gn i maggio re guarentigia ai diritti degli uffic iali re clamanti, cui raramente vi en meno l'appoggio degli alt i corpi consulenti dello Stato 38

Per dipanare un poco le menzionate spire, Spingardi, derogando in parte dalle sue con v in zioni, accarezzò l'idea di emanare alcune norme s ull'avanzamen to per semplice decreto r eale, proposito che Bru sat i definì « lodevo le, giacché dar est i così, fin da ora, forma legale alla commissione speciale che S.M. il Re suole presiedere» 39 •

37 Ibidem.

38 RFS. Spingardi a Pollio, 8 febbra io 191 J (minu ta)

39 RFS. Brusati a Sp in gardi, Rac coni gi 26 settembre 191 0, Riservatissima personale, datt iloscritta con fi rma autografa (il cors ivo indica il sottol ineato dell 'or iginale).

Vittorio Emanuele III interveniva quindi in maniera diretta nel processo di avanzamento. La Commissione Speciale si occupava esclusivamente della nomina dei tenenti generali alle cariche superiori a quella di comandante di divisione e non era naturalmente in alcune modo menzionata nella legislazione vigente, «poiché ciò implicherebbe una questione costituzionale», ricordava giustamente Brusati 40 •

È evidente che un parere del Re, per quanto sommesso e distaccato, non poteva che condizionare pesantemente il processo di selezione dei -quadri. È impensabile vi fosse generale che osasse pronunciarsi di opinione contraria al Sovrano all'interno della Commissione. Vittorio Emanuele III si riservava un preciso campo di intervento personale nella nomina alle alte cariche militari: la Commissione Speciale è la testimonianza concreta della volontà di non rinunciare alla prerogativa statutaria di comandante supremo delle forze armate. In quest'ambito, il generale Brusati fungeva non solo da principale consigliere militare del Sovrano, ma anche da intermediario tra questi e il Ministro della Guerra. Diceva a Spingardi «forse S.M. stessa te ne avrà già tenuto parola>> 41 : se i colloqui tra Sovrano e Ministro della Guerra non erano certamente un evento straordinario, benché avessero carattere strettamente confidenziale e privato , il canale privilegiato di trasmissione della volontà sovrana al Ministro della Guerra rimaneva il Primo Aiutante. Grazie a lui, per tutta la durata dell'amministrazione Spingardi, Vittorio Emanuele III non si compromise mai con interventi espliciti, svolgendo un'azione estremamente di screta e si lenziosa. Bastavano un «inutile aggiungere che S.M. il Re ha letto la tua lettera» oppure un «il mio pensiero è condiviso da S M. il Re » in chiusura di una lettera perché Spingardi sapesse come regolarsi 42 • E la vicenda dell'avanzamento ne offre le prove più evidenti.

Volendo dare forma legale alla Commissione Speciale presieduta dal Sovrano Spingardi si proponeva di chiamare il Ministro della Guerra a farne parte. Con garbo Brusati si affrettò a ricordargli come seco nd o la vigen t e legislazione può essere assunto al Ministero della Guerra un ufficiale di grado poco elevato e anche un non militare, non sembrerebbe quin di opportuno stabilire che il Ministro della Guerra debba essere membro della Commissione Speciale incaricata di designare gli ufficiali Generali chiamati a coprire le più elevate cariche dell'esercito. - Se la ragi one politica può avere influenza sulla scelta dei tito lari di dette cariche, non vuolsi scordare che la ragione militare deve avere, 40 Ibidem . 41 in modo assoluto, la prevalenza su quella; tantoché, in teoria, sembrerebbe cosa più logica lasciare al so lo Capo di Stato Maggiore dell'Esercito la responsabilità di tale scelta. - Occorre notare poi che il titolare della carica di Ministro della Guerra, design ato spesso in base a considerazioni politiche di opportunità, potrebbe, se Ufficiale Generale, non possedere in modo spiccato qualità essenzialmente militari, potrebbe anche non essere ritenuto idoneo alla carica di Capo di Stato Maggiore dell' Esercito, di Comandante d'Armata , o di Comandante di Corpo d'Armata (non mancherebbero esempi da citare) 43 •

La diffidenza nei riguardi di eventuali nomine politiche al vertice del Ministero della Guerra è un indice del carattere di area riservata all'intervento regio che l'amministrazione militare conservava nell'Italia liberale. Solo gli addetti ai lavori avevano diritto di prendere parte ai più delicati processi decisionali sulla nomina delle alte cariche militari.

Il Ministro, d'altronde, si trovava nella non felice posizione di «paravento», data la irresponsabilità regia. Brusati ricordava a Spingardi come al pari di te tutt i , o quasi, i Ministri della Guerra che ti precedettero affermarono la necessità di rigorosa se lezione nei gradi elevati della gerarch ia militare, per circondare gli alti comandi dell'indispensabile prestigio e della indispens abile autorevolezza . - Ma poi, a l caso pratico, forse appunto a cagione della personalità politica del Ministro, le buone intenzioni, per quanto solennemente affermate, rimasero intenzioni, se non corroborate dal parere di competente commissione alla quale il Ministro era estraneo e del quale copriva, in certa guisa, la responsabilità 44 •

Spingardi dovette quindi rinunciare all'idea di intervenire nella Commissione Speciale. Ma essendo suo preciso intento attribuire maggiori responsab ilità al Ministro in tema di selezione dei quadri, eg li decise per la soppressione della Commissione Centrale troppo numerosa, devolvendone le attribuz ioni alla Commissione Speciale, volta a volta completata dagli ispettori generali e da comandanti di corpo d'armata interessati, e quando occorra anche dai comandan ti di div isione, quando si tratti delle nomine di colonnelli a maggior generali 45 , lasciando al Mini stro la responsabilità di nominare i Comandanti di Armata . Ma anche su questa proposta Spingardi dovette soccombere di fronte al veto Sovrano: Brusati gli comunicava infatti che

Sua Maestà il Re mi ha fatto l'o nore di discutere meco in merito alla designazione a Comandante di Armata, e sarebbesi convenuto essere opportuno e conveniente che tale designazione fosse fatta dalla Comm issione Centrale (che è costituita come l'attuale Commissione Speciale di Avanzamento, in seno alla quale interviene appunto il Sovrano) - Tu comprenderai che il lasciare soverchia ingerenza al Ministro (faccio astrazione dalla tua persona) i n siffatta delicata quistione, sarebbe pericoloso e tornavano i già citati timori per un Ministro «presce lto per ragione politica e che potrebbe essere anche un non idoneo ad un alto Comando» 46 Spingardi dov ette ingoiare anche questo boccone, ma non mancò di sfogarsi con il Primo Aiutante:

43 RFS. Brusati a Spingardi, Racconigi 26 settembre 1910, doc. cit.

44 Ibidem.

45 RFS, Spingardi a Pollio, 8 febbraio 19 11, doc. cit.

Ho letto le tue osservazioni al [. .. ] disegno di legge sull'avanzamento e modificherò in conseguenza Con ciò l'argomento sarebbe esaurito, ma consentimi c he io versi ne l seno dell'amicizia poche considerazioni, dalle quali esu la qualunque senso di amarezza. - Anzitutto trattasi più di questione di forma che di sosta nza . È ovvio che nessun ministro della guerra , civile o militare, si attenterà mai a procedere alla nomina delle più alte autorità militari senza aver sentite le più alte autorità medesime, e soprattutto senza aver preso gli ordini d al Sovrano, che è il Capo Supremo dell'Esercito. Lo stesso ministro Casana nominò il Capo di Stato Maggiore Pollio, naturalmente dopo aver sentito chi di ragione e presi gli ordini di S.M. Ripeto è questione di forma, non di sostanza, ma la forma giova all'autorità e prestigio del Ministro, che viene così messo completamente in disparte, pur lasciandogliene la responsabi lità. - Egli può e deve mandar via i ge nera li, ma non può contribuire alla loro nom i na! - Aggiungi che il co ll ega della marina ha piena libertà d'azione nella nomina dei Comandanti delle forze navali, dei Comandanti dei dipartimenti marittimi, senza che la legge gli faccia obbligo di consultare nessuno. - Perché q uesta disparità di trattamento? 4 7 •

Forse perché Vittorio Emanuele lasciava ai cugini Tomma so Alberto e Luigi Am edeo la direzione suprema degli affari della Marina , forse perché l'esercito era considerato comunque la forza armata strategicamente decisiva e quindi da controllare più direttamente, forse perché i Ministri della Marina avevano saputo ri tagliarsi spazi di cui non erano stati capaci i colleghi predecessori di Spingardi. Sta di fatto che quest'ultimo dovette ricorrere a qualche acrobazia legislativa nell'intento di non ven ire la sciato completamente in disparte.

Brusati gli aveva effettivamente lasciato uno spirag lio dicendogli che

Il Ministro della Guerra pot rà sempre, ove occorra, essere chiamato ad esporre il proprio parere in se no alla commissione speciale presieduta da S.M. il Re, tanto più se, pe r anzianità di grado , egli precederà taluno dei generali componenti la commissione stessa . - Fac ilm ente comprenderai essere incompatibile che S.M. il Re si trovi a presiedere una commissione di cui faccia parte il Ministro costi t uzionalmente responsabi le, il quale, in d ate evenienze, potrebbe, nelle votazioni, trovarsi nella minoranza e quindi nell 'i mbarazzo 48

Se proprio doveva accontentarsi di un posto come membro eminentemente consultivo, allora Spingardi lo volle all'interno della nuova Commissione Centrale d'avanzamento composta come la Commission e Speciale. In questo modo evitava qualsiasi imbarazzo la sciando la Commiss ione Speciale tutta per il Sovrano. Il R e infa tti non faceva parte del «d uplicato », nel quale il Mini st ro finiva così per divenire il componente più prest igi oso .

Benché identiche nella composizione, le funzioni delle due Commissioni differivano. La Commissi one centrale di a vanza men to si occupava delle promozioni al gra do di colon nello, e salendo fino a tenente generale comandante di divisione; giudicava poi dell'idoneità di colonnelli, generali di brigata e generali di division e alla car ica da essi rivestita. Si fermava insomma un gradi no sotto la Commissione Speciale.

Originariamente era composta dal Capo di Stato Maggiore e dai 12 comandanti di Corpo d'Armata Coll'ordinamen to d el 1910, istituiti i comandi di armata fin dal te mpo di pace, ai precedenti si aggiunsero quattro nuovi membri. Spingardi volle ridurla a soli cinque membri fissi, e cioè il Capo di S.M. più i quattro comandanti d'armata, cioè composta esattamente come la Commissione Speciale presieduta dal Sovrano. Erano però chiamati a farne parte, a secon da dei casi, come membri aggiunfi con diritto di voto, il comandante d e l corpo d'armata e l ' ispettor e com p etente per l'arma o corpo di cui l'ufficiale consi d erato face va parte. P erc iò le du e Commissioni non si trovavano a ripetere i giudizi, e dunque il campo di intervento del Mini st r o non si sarebbe sovrappo sto a quello del Re. Ciò che va sottol in eato ulteriormente è comunque il carattere esoterico della Commis s ione Sp ec iale, della quale non esisteva traccia alcuna nelle leggi e nei r egolamenti.

Proseguendo alla ricerca di quell' «autorità e prestigio » che mancavano a l Ministro in campo di avanzamenti, Spingardi spiegò tutta la sua influenza su Pollio affinché sottoponesse una serie di alti ufficiali «a quelle prove che meglio valgano a fornire elementi sicuri di giudi zio per una eve n tuale eliminazione » Si tratta va di ufficiali genera li c he Spingardi riten ev a « m eno atti al loro ufficio » 49 • Egli non a v rebbe esitato a calare in eso rabilmen-

RFS. Brusati a Sp in gardi, Ra cconigi 26 sette mb re 19 10, doc. cit. 49 R FS. Spinga rdi a Pollio , 8 feb braio 19 1I (minuta).

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