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INTRODUZIONE

A proposito di storia militare è st ato scritto che essa «è storia di uomini, que ll i e non altri» 1 : esp r essione efficace che può in parte spiegare la scelta di dedicare una ricerca all'attività di un singolo personaggio non come semplice oggetto di erudizione biografica, ma quale osservatorio privilegiato per meglio comprendere i criteri dell'azione di governo , il posto che i militari e la preparazione alla guerra avevano nella prassi politica del liberalismo democratico, la mentalità della classe dirigente di un'epoca, insomma la politica m ili t are in que l periodo fondamentale nella storia dell'Italia contemporanea che fu giolittiana 2 •

Il generale Pao lo Spingardi, Ministro della Gue r ra dal 1909 al 1914, è sembrato la figura adatta, perché vicino a Giolitti, dal quale condivideva il programma politico e non pochi principi generali di azione, perché ebbe una vita min ister ia le singolarmente l unga e si tr ovò ad affrontare tutte le più importanti questioni riguardanti l'assetto mi litare nazionale.

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Le pu bblicazioni che chiamano in causa la sua opera, lo fanno nell'ottica dell'intervento nella prima guerra mondiale, se si escludono il saggio dei co lonnelli Alberto Cavaciocchi e Felice Santangelo3, pubblicato nel 1910, e i l sagg io del generale Bava-Beccaris4, pubblicato nel 1911, che per ovvie ragioni cronologiche erano parziali. L'opera più ricca di informazioni è del resto il primo volume della Relazione Ufficiale dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell' E sercito 5 • s MINISTERO DELLA GUERRA - Co:,tANOO DEL CORPO or STATO MAGGIORE - UFFICIO STO RI CO, L'esercito italiano nella grande g uerra (1915- /9!8), volume I, Le/orze belligeranti (Narrazione), Provveditorato Generale dello Staro - Libreria , Roma 1927 L'opera è giunta alla conclusione solo nel 1988. Si suddivide in sette vol umi articolati in complessivi 37 tomi , dei quali tredici di Narrazione degli avvenimenti e i restanti di documenti, cane e schizzi. Nello stesso ordine di considerazioni si inseriscono anche il talvolta retorico, ma complessivamente interessante F DE CHAURAND DE SNNT EusrACHE, Come l'esercito italiano entrò in guerra, Mondadori, Milano 1929 , il primo volume

1 Mari o Isne nghi nel «Cor riere della Sera» del 3 sellembre 1993.

2 Le questioni re lative alla politica mi litare del periodo gio littiano sono state affrontate in maniera piuttost o li mitata Si veda ad esempio la bibliografia che conclude il libro di E. GENTILE, L'Italia giolittiana, Il Mu lino, Bologna 1990, pp. 239-257. Per quanto stilata senza pretese di completezza, essa offre un aggiornato panorama degli studi sull'età giolittiana. È significativo che non vi compaia un solo testo dedicato ai prob lemi mili t ari.

3 A CAvAc1occH1-F. SM'TANGELO, istituzioni militari italiane , Scuola di Guerra, Torino 1910.

4 F. BAVA-BECCARJS, L'esercito italiano, sue origini, suo successivo ampliamento, suo stato atluale, in AA. VV. Cinquant'anni di storia italiana voi. I, a cura dell'Accademia dei Lincei , Hoepl i, M ilano 1911.

Volgendosi poi agli studi più recenti ci si imbatte in brevi saggi o atti di convegni, estremamente stimolanti a vo l te, ma per natura editoriale limitati 6 dell'onimo R. BENc1v ENGA, Saggio critico sulla nostra guerra, Tipografia Agostiniana, Roma 1930 e il più moderno e per ce rti versi fondamenta le G. ROCHAT, L'esercito italiano ne/l'estate del 1914, in «Nuov a Rivista Storica», anno XLV, fascicolo li , maggio-agosto 1961, pp. 295-348.

Conviene quindi sgombrar e il campo dagli equ ivoci: innanzi tutto lo sguardo di chi leggerà questo la voro non de ve andare verso il 1914, ma deve volgersi indietro, verso il 1909 o anche il 1896 , perché Paolo Spinga rdi cercò di risolvere problemi che da molti anni attendevano una s oluzi one, come ad esempio il rinnovamento dell'artiglieria, e in tale pro s pettiva va interpretata la sua azione. In secondo luogo si è cercato di lavorare il più possibile direttamente s ulle fonti, perché s i è rivelato l'unico modo per andare in profondità e tentare di chiarire i vari argomenti'.

Quindi, vista la scelta di partenza, diveniva essenziale pot er consultare la serie delle carte personali di Paolo S piogardi. Con un pizzico di fortuna mi è riuscito di contattare i discendenti del ge neral e, i quali mi hanno consentito di accedere a lla documentazione, conservata a Spigno Monferrato in provincia di Alessandria, e di prenderne accurata visione.

6 V. p.es., M. M e R1co1, Militari e istituzioni politiche nell'età gioliUiana, in «Clio», a. XXIll, 1987, n. I, pp. 55-92; V. CACI ULLI , L'amministrazione della guerra, l'esercito e la commissione d'inchiesta del 1907, in « Farestoria », a. XVI, 1986, n. 2, pp. 31 1-343; M. MA ZZETT I, L'esercito nel periodo g iolittiano (1900-1908) e R. CRuccu, L 'esercito nel periodo giolifliano (/909-1914), entrambi in AA.VV., L'esercito italiano dall'unità alla grande guerra, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (d'ora i n poi USSME) , Roma 1980, pp. 247-256 e 259-269 rispettivamente.

7 Gli studi accennano alla «c risi del rapporto tra militari e politici» (M. M ERIGGI, Militari e istituzioni politiche nell'età giolittiana , art. cit., p. 66) e al «carattere di corpo separato» (G. ROCHAT-0. M ASSOSRJO, Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, Einaudi, Torino I 978, p. 152) che l'esercito avrebbe assunto nell'età giolittiana, ma dicono anche che Giolitti «vedeva la necess ità di predisporre un esercito efficien te e moderno» (J. WH1TTAM, Storia dell'esercito italiano, Rizzoli, Milano 1979, p. 221). Si tratta però di valutazioni espresse in opere non basate su approfondite ricerche documentarie. Si veda, per un bilancio genera le degli studi, CENTRO INTERUNIVERSITARIO DI STUDI E RICERCHE STORICO-M ILITARI (cur.), La storiografia militare italiana negli ultimi venti anni, Franco Angeli, Milano 1987.

Malgrado i progressi registrati dalla storiografia militare negli ultimi anni, sembra quasi che sulla s toria dell'esercito italiano nell'età giolittiana sia possibi l e solo enunciare formule generiche o fornire spunti critici, ma non compiere una concreta ricerca sull'effettivo svolgimento del pe riodo e sui problemi al tappeto. Di questo si rende co nto J. Gooch nel suo Army, State and Society in ltaly. 1870-1915, Macmillan, London 1989, quando scri ve: «In looking for broader trends as well as explaining panicular events I have found the literaturc of civilmi l itary rel ati ons useful in framing questions, but remarkabl y unhelpful in providing answers» (p. Xlii). Sul lavoro di Gooch si vedano le interessanti osservazioni di F M1 NNITI, // problema della arretratezza militare dell'ltalia unita. Note su (e da) un libro recente, in «Storia contemporanea» , anno XXII, n. 5, ottobre 1991, pp. 849-856.

A questa documentazione ho affiancato gli Atti Parlamentari, fonte tanto invocata ma solo parzialmente utilizzata dagli studiosi Il grande rispetto che Spingardi aveva per le Camere e la coerenza con la quale teneva fede a quanto dichiarava fanno sì che le sue idee, i suoi obiettivi, i suoi criteri d'azione siano proficuamente deducibili dai resoconti parlametari. Inoltre le discussioni e le relazioni ai disegni di legge sono assai ricche di dati e notizie interessanti e utili. Nel corso della ricerca è emersa la necessità di integrare questa base documentaria con altri carteggi che meglio definissero i rapporti del Ministro s ia con i colleghi di governo, sia con le autorità militari che coadiuvarono la sua azione. Indispensabile complemento ai documenti già consultati sono perciò divenute la carte del generale Ugo Brusati all'Archivio Centrale dello Stato, a Roma. Ho potuto così ricostruire buona parte della corrispondenza intercorsa tra il Ministro e il Primo Aiutante di Campo di Vittorio Emanuele IIl, e con essa molti dei criteri direttivi della gestione dell'esercito nel 1909-1914. Per approfondire importanti questioni tecniche ho infine consultato il fondo Dallolio presso il Museo centrale del Risorgimento e parte dei numerosissimi fondi dell'Ufficio Storico dello Stato Ma ggiore dell'Esercito .

Da questa ampia documentazione si è ricavato che Paolo Spingardi elaborò un programma organico, ed ebbe il tempo e i mezzi finanziari per cercare di realizzarlo . Perciò lo si è analizzato a fondo, per comprendere gli obiettivi del Ministro, i suoi metodi, le sue sce lt e

L 'azione del Ministro, nell'arco del quinquennio, fu energica, incisiva, importante e toccò ogni campo dell'amministrazione militare : dall'ordinamento al reclutamento, all'avanzamento degli ufficiali, all'armamento

La sua opera, grazie anche all'intesa ch'eg li riuscì a instaurare e mantenere con il Re, con il governo, con lo Stato Maggiore, e con i vari collaboratori, trasformò profondamente l'esercito italiano . Egli la vorò cercando di portare lo strumento che aveva tra le mani all'altezza dei tempi, rendendosi conto della altrui corsa agli armamenti, ma ritenendo anche che l 'Italia non potesse spingersi ai livelli di Francia e Germania.

Il lavoro che segue credo riesca a spiegare come il programma militare di Spingardi tendesse a portare l'eserc ito italiano ad un livello di non inferiorità rispetto a quello dell'esercito comune dell'Austria-Ungheria e come esso poggiasse inoltre sopra una strateg ia difensiva, non solo perché non vi erano né il tempo, né il denaro per rendere il dispositivo militare italiano in grado di condurre una guerra offensiva, ma soprattutto perché in I talia la ragione politica non abdicò mai ai piani militari, come avvenne invece in Germania 8 • E tra il 1909 e il 1914 i politici italiani non avevano nessuna intenzione di combattere una guerra europea.

Si pie garono però a quella che considerarono una fatalità, e cioè la conquista della Libia, un'impresa che Spingardi, se avesse potuto, avrebbe volenti eri evitato. Del resto i militari dotati di senso di responsabilità sono i primi a desiderare che si ricorra a ll e armi il più tardi possibile, perché la preparazione di un esercito è un fatto dinamico, in perpetuo divenire, e non è mai compiuta quando la guerra scoppia.

Si è tentato di dare del conflitto libico l'immagine che ne ricevette Spingardi attraverso le testimonianze che gli giungevano e le opinioni e gli umori che comunicava a colleghi e collaboratori, politici e militari. Il capitolo dedicato alla guerra è stato dunque steso utilizzando soprattutto i documenti personali di Spingardi, che offrono una scansione quasi quotidiana degli avvenimenti. Questo può spiegare il limitato ricorso alla storiografia s ull'argomento.

Si è poi cercato di rilevare con precisione le ripercuss ioni della guerra su lla politica militare italiana. Indubbiamente dopo la Libia si nota una certa ansia di riparare i gu as ti, le vicende si sovrappongono e si accavallano, talvo lta si ripresentarono gli stessi problemi, come quello della for za bilanciata, su i quali Spingardi tornò a imp eg nar si alla ric erca di una so luzi one soddisfacente.

Nel complesso i criteri che ispirarono la politica militare in quegli anni so no emersi abbastanza chiaramente

Determinati gli aspetti finanziari, Gi oli tti lasciò al Ministro della Guerra la più ampia lib ertà nell'impostazione e nella realizzazione del programma militare. Il Pr esidente del Consiglio non av eva com p ete nza specifica in quel campo e mostrò generalmente completa fiducia in Spingardi.

Questi, del r esto, mostrò di possedere un senso della misura, un'attenzione costante a commisurare gli obiettivi ai mezzi disponibili, una fiducia nella perfettibilità delle istituzioni, una graduali tà nell'applicazione delle misure e un rifuggire da ogni estremis mo, ch e facevano di lui un uomo di governo in grado di sv olgere una politica militare di stampo liberale.

Passando a considerazioni più generali, non si può mancare di sott olineare l'influenza del R e, che assumeva il carattere di un vero e proprio intervento concreto nel campo delle promozioni ai gradi più elevati, documentato in maniera inequivo ca bile. Vittorio Emanuele riuscì però ad agire sempre con grande tatto ed estrema discrezione .

Sul problema della dife sa nazionale si saldava ogni incrinatura della classe dirigent e: le brillanti votazioni ottenute dai disegni di legge Spingardi e le discussioni parlamentari testimoniano come solo i soc ialisti, nel 1909- 1914 almeno, fossero all'apparenza insensibili al problema militare. Ma anche loro votarono per il Ministro in una importante occasione, l'ado- zione della ferma biennale, perché pareva ispirata anche a criteri di equità sociale .

Rimangono comunque alcuni punti non del tutto chiariti. Non è stato possibile approfondire i rapporti tra il Ministero de11la Guerra e l'industria privata, per definire nei particolari il ruolo da questa assunto nella politica d elle commesse militari Anche a livello di semp li ce narrazione degli avvenimenti tecnici, comunque, solo una ricerca specifica potrà districare il complicato intreccio forniture-ordinamento - mobilitazione dell'artig li eria.

Usando una formula riassuntiva, si può dire c h e gli ingredienti della politica militare condotta in quegli anni furono equilibrio, buon senso e pragmatismo. L'esercito italiano raggiunse un apprezzabile grado di efficienza, tale da permettere di sostenere l'impegnativo sforzo della guerra di Libia e di conservare ugualmente basi adeguate per un eve n tuale ampliamento. In tutto ciò, i meriti ascrivibili alla persona di Paolo Spingardi non furono trascurabili.

Eppure eg li venne ugualmente messo <<alla gogna» durante l a po lemica militare 9 e non ebbe neanche la soddisfazione di vedere vittorioso in una grande guerra l'esercito per il quale aveva prodigato l'in tera esistenza, poiché si spense il 22 settembre 1918.

Federico Cha bod ha scritto che

In una determinata situazione, l'opera del si ngolo uomo d i Stato interviene sempre incidendo sul corso degli eventi( ) facendo sì che nella situazione ch'egli lascerà ai suoi successori rimanga impre ss a anche la sua orsa, maggiore o minore, questo è di volta in volta il segreto della storia 10 •

Dunque, anche se una storia della politica militare italiana nell'età giolittiana è ancora da scrivere, spero di avere, se non altro, rilevato l'orma che vi ha lasciato Paolo Spingardi.

Vorrei esprimere la mia riconoscenza alla famiglia Spingardi e in partico lare al conte Paolo , senza la cui generosità questo lavoro non sarebbe stato possibile.

Uno speciale debito di gratitudine ho contratto con il professo r Brunello Vigezzi, che ha seguito questo lavoro fin dalle più remote orig ini , senza stancarsi di incoraggiarmi amichevo l mente

9 Sulla polemica militare v B. V 10 E12 r, L'Italia neutrale, Ricciardi, Mi lano-Napoli, 1966, pp. 721 -740 (i l parag ra fo Giolilfi e Spingardi alla gogna)

1° F. CHABOD, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Later za, Bari 1971 [P ed . 1951). p. 16.

Tra quanti mi hanno aiutato nel corso delle ricerche, e che ringrazio vivamente, vorrei ricordare il professor Antonello Biagini e il professor Lucio Ceva, che sono stati prodighi di preziosi consigli, il dottor Antonio Brugioni dell'Archivio de ll'Uffi cio Storico dello Stato Mag giore dell'E se rcito e il dottor Alberto Maria Arpino del Museo Centrale del Risorgimento.

Un g razie personale al signor Marc o Carletti che con infinita pazienza ha trasferito il dattiloscritto originale dentro la ferraglia elettronica .

Inso stituibil e è stato infin e l'appoggio e il co nforto di tutti i collaboratori del Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione Pubblica dell'Istituto di Sto ria Medioevale e Moderna dell'Università degli Studi d i Milano. A loro rimango legato dal più profondo e duraturo affetto.

Capitolo I

PAOLO SPINGARDI: UN MINISTRO DELLA GUERRA LIBERALE?

L'esercito italiano nell'età giolittiana

Il disastro di Adua, oltre a decretare la fine politica di Francesco Crispi e dei suoi sogni imperialisti, gettò gravi ombre sulle capacità dei militari e ne mise in discussione il ruolo in una società all'interno della quale la loro immagine non aveva per la verità mai goduto di grande prestigio Cominciava così uno dei periodi più critici nella storia dell'esercito italiano.

«Per ricostituire l'esercito quasi in d issoluzione» 1, venne allora nominato Ministro della Guerra il competente generale Cesare Ricotti Magnani, che aveva già ricoperto la carica dal 1870 al 1876 e dal 1884 al 1887 : egjj progettò di ridurre le unità organiche senza diminuire il numero complessivo di uomini incorporati, al fine di rendere la struttura dell'esercito compatibile con le esigenze finanziarie senza me nomarne l'efficienza . Ma l'opposizione di Umberto I indu sse il generale a dimettersi2 .

Gli successe il generale Luigi P elloux, che , dovendo conservare una strut- tura sulla quale la Corte non era disposta a transigere, e allo stesso tempo rimanere nei limiti del bilancio, ricorse a una serie di espedienti, il più noto dei quali fu il cosiddetto periodo «della forza minima», per cui si congedava a ottobre la classe anziana e si aspettava la primavera prima di chiamare la nuova classe. In questo modo, per diversi mesi dell'anno, i reparti rimanevano isc heletriti, inadatti non solo a compiere operazioni di guerra, ma anche qualsivoglia istruzione 3 •

1 F. DE CriA URAND DE SAINT E usTACHE , Come l'esercito italiano e n t rò in guerra , Monda dori, Milano 1929, p . 19, che ha comunque la tendenza a calcare un poco le tinte .

2 Sulla vicenda V. M1N1 STEROOELLAGUERRA • COMANDO DEL COR PODI STATO MAGGIORE· UFfJ c10 StoR1co, L'esercito italiano nella grande guerra (1915 - 1918), volume I , Le forze belligeranti (Narrazione) (d'ora in poi Relazione Ufficiale), p. 7 , sintetica e neutrale; DE CHA URANO , op . cit., pp. 19-20, per un racco nto più amp io anche se talvolta im preciso; G . ROCHAT, L 'esercito italiano nell'estate del 1914, in « Nuova Ri vista Sto r ica», 1961, n ° 2, pp . 298-299, riprende De Chaurand; il rac.conto più am pio e documenta to risulta quello di G. MANACORDA, nell'introdu zione a L. PEL Loux , Que/ques souvenirs de ma vie, Ist it uto per la Storia del Risorgimen to, Roma 1967 , pp. xxxm.xxxvm . V. anche G. CMIDELO RO, Storia dell'Italia Moderna, voi. VII , La cris i di fine secolo e l 'età giolittiana (1896- 1914), Feltrinelli, Milano 1974, pp. 23-24, come sempre nitido e preciso; J. WH1ITAM, Storia dell'esercito ita liano , Rizzoli, M ilano 1979, pp. 205 - 207 . G . RoCHAT e G. MASSOBRIO in Breve sroria dell'esercito italiano dal 1861 al 1943 , Einaudi, Torino 1978, alle pp. 128-130 e nelle note dalla 3 alla 6 alle pp . 142- 143, offrono valu tazioni più personali e in teress an ti , anche se non sempre equilibrate; più m isurate le riflessioni di L. CEVA in L e forze armate, UTET, Torino 1981 , pp. 94-95; infine J. GoocH in Army, State and Society in Jtaly, 1870-1915 , Macmi llan, London 1989, pp. 98-100, aggiunge nuovi particolari che però non a lt e ran o la sostanza del discorso .

La crisi di fine secolo aggravò la situazione accentuando il moto di generale sfiducia nell'esercito già manifestato dall'opinione pubblica all'indomani di Adua:

L'intera compagine era scossa dalla campagna antimilitarista che era di lagata nel paese e logorata nel morale dai frequent i interventi in operazioni di ordine pubblico. L'esercito italiano, su cui gravava il peso della sc onfi tt a africana, era ben lungi da essere nelle mig liori condizioni sia morali che materiali 4 •

Contemporaneamente si faceva sempre più critica la condizione degli ufficiali inferiori, a causa dei bassi stipendi e dell'estrema lentezza delle carriere, generando un diffuso malcontento che non giovava alla disciplina e allo spirito di corpo .

La sinistra ]jberale di Zanardelli e Giolitti salì al potere con una connotazione esplicitamente contrastante con la politica reazionaria di cui l'esercito era stato strumento e non esordì quindi con un aumento delle spese militari. La svolta liberale all'inizio del secolo non coinvo lse perciò l'esercito che parve chiudersi su sé stesso, perdendo sempre più i contatti con il mondo politico e la società civile. La tendenza fu in qualche modo favorita dal cosiddetto «co nsolidamento» del bilanc io 5 •

Varato con la legge 5 maggio 1901 n. 151, attuato a partire dall'esercizio finanziario che cominciava col I O luglio 190 l, esso assicurava all' amministrazione militare un tetto di 275 milioni di spese per ogni esercizio. Tal e stanziamento non poteva essere superato, ma nella gestione della somma il Ministero godeva d ella più ampia autonomia : la cifra concessa era prefissata, ma vi si potevano aggiungere i proventi delle alienazioni di aree, fab bricati e materiali militari e i ricavi di ogni economia che si fosse riuscit i a realizzare all'interno d e ll'ammini st razione della guerra. Il provvedimento «doveva garantire il governo da intempestive richieste di nuovi

3 Sulle economie di Pelloux v . CEVA, Le forze armate, cit. , p . 96.

4 M. MA ZZETTI, L'esercito nel periodo giolilliano (1900 -1908), in AA. VV ., L'esercii o italiano da/l'unilà alla grande guerra, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Eserc i to (d'ora in poi USSME), Roma 1980, p. 249 cfr. RocHAT- M ASSOB RIO, op. cit , p. 141.

5 Questa almeno è la tesi sost enuta in RocHAT- MASSO BRIO, p 152

Paolo Spingardi: un ministro della guerra liberale? 15 impopolari stanziamenti, e le amministrazioni militari dalle ingerenze politiche» 6 ma di fatto accentuò la sproporzione tra i mezzi assegnati al bilancio della g uerra e gli organici esistent i , tantoché ogni anno nel parlamento si udiva ripetere il dilemma: o aumentare i primi o diminuire i secondi 7 •

La sorta di paralisi che caratterizzava l'esercito all'aprirsi del nuovo secolo sembrava trovare un esempio nei lunghissimi tempi impiegati per riequipaggiare l'artiglieria da campagna malgrado le maggiori potenze avessero già felicemente avviato a soluzione il problema 8 •

Nel 1906, lo stesso anno in cui si tentava di risolvere quest'ultima questione sottoscrivendo un contratto con la casa tedesca Krupp, una nuova nube compariva sull ' inquieto orizzonte dell'esercito italiano. In AustriaUngheria veniva nominato capo d i Stato Maggior e dell'esercito l'italofobo Conrad von Hoet zendorf. Egli «si sentiva investito di una missione, quella di salvare la duplice monarchia, e per far questo riteneva assolutamente indispensabile intraprendere due guerre preventive: l'una contro la Serbia e il Montenegro, l'altra contro l'Italia» 9 e perciò si mise tenacemente all'opera per ovviare alle deficienze dell'apparato militare austroungarico, con il confessato proposito di venire quanto prima ad un regolamen to di conti con l'Italia 10 .

Il 6 aprile 1907 egli presentava all'Imperatore il primo di diversi promemoria nei quali proponeva una guerra preventiva contro l'Italia 11

G li orientamenti ostili di Conrad non sfuggirono alle autorità militari italiane 12 Ma queste non sarebbero state in grado di imporre al governo i loro orientamenti; se qualcosa camb iò fu perché alcuni uomini politici si resero conto del potenziale pericolo, tanto che il Ministro degli Esteri, Tittoni,

6 Ibidem.

7 A. CAvA c 1occ H1-F. SANTAN GE LO, Istituzioni militari italiane, Scuola di Guerra, To r ino 1910, p. 23.

8 Cfr. Gooc H, Army, State and Society, c it., pp. 119- 120.

9 MAZZEIT J, L'esercito italiano nella triplice alleanza, ES!, Napo li 1974, p. 224.

10 Ibidem , p. 225. Sulla questione gli autori sono genera lmente concordi. Cfr. DE CHA URAND , cit., pp. 40-41; C. SEToN-WATSON, L'Italia dal liberalismo al fascismo, Laterza, Bari 1967, pp. 399-400; WH 11TAM , p. 237; F. STEFANI , La storia della dottrina e degli ordinamenti dell'esercito italiano , voi. I, USSME , Roma 1984, p. 531; GoocH, p. 127.

11 Conrad documentò le sue intenzioni nelle memorie da lui pubblicate nel 1922. V. A.

A L BERTI, Testimonianze straniere sulla guerra italiana, USSME, Roma 1933, pp. 31-37.

12 MA ZZJZTT1, L'esercito italiano nella triplice alleanza, cit., pp . 230-232

Il generale Paolo Spingardi

« fece sapere di essere favorevole a qualsiasi provvedimento militare purc hé non ve ni sse data pubblicità alla cosa» 13 •

L ' accordo t ra militari e politici non è però sufficiente a ristrutturar e un ese rcito , se manca il denaro. Ma anche le ri serve di indole finanziaria parvero risol versi il 29 gi ug no 1906 , quando il Ministro delle Finanze Angelo Majorana annunciava alla Camera la conversione della rendita del debito pubblico, sa pientemente preparata da Luigi Lu zzatti.

Dalle tribune del pubblico (... ) si levò un'ovazione, mentre i deputati di tutte le par ti si abbracciavano nell'emiciclo. L'incubo del dissesto finanziario , che aveva gravato sui primi anni di vita dello Stato unitario e che era ritornato a profilarsi nei g iorni oscu ri degli scandali bancari a catena, era definitivamente fugato e l 'Italia prendeva coscienza della sua incipiente prosperità 14

Negli anni successivi «il ministro delle Finanze ebbe a s ua disposizione un notevole avanzo con cui soddisfare appetiti che per d ece nni non e rano stati saziati» 15 , non ultimo qu ello della forza militare. Da quel momento le s pese per l 'esercit o cominci arono ad aumentare sensib ilm e nte in conness ione con i primi concreti provv ed imenti per un suo rafforzamento.

Ma era pas sato oltre un decennio senz a che alcun programma organico avess e a vuto modo di esse r e realizzato. I num erosi ministri che si succedettero « non poterono svolgere una attività particolarmente incisiva, do ve ndo limitare la loro azione es senzialmente a migliorare la struttura dell'e se rcito co n piccoli ritocchi» 16 •

Finalmente, nel corso del 1907, ve nnero varati alcuni provvedimenti c he ponevano le basi per un co nc reto svil uppo dell' appara to mi litare.

I bisogni dell'esercito e l'amministrazione de l suo bilancio erano divenuti argom en to di discussioni sempre più vive in Parl amento e sulla stamp a militare e politica; non mancò qualche accenno di accusa relativa allo sperpero del pubblico denaro, cosicché il mini stero Giolitti decise di nominare una commissione par la mentare con l 'incarico di indagare tutto quanto concerne l 'organizzazio ne e l'amministrazione dei servizi dipendenti dal ministero della guerra 17 •

13 MAZZE'ITI, L'esercito nel periodo giofìlliano, cit., p. 254.

14 G . PROCACC I, Storia degli italiani, ed. Pugliese , Palermo 1971, p. 802 .

15 SETON-WATSON, op. cit., p. 303.

16 MAzzETTt, L'esercito nel periodo gioliuiano, cit. , p . 250. Gli sludiosi sono con cordi nel collocare nel 1907 una sorta d i s partiacqu e dell'età giolittiana, dal punto di vista della storia dell'esercito. Cfr. P . DEL N EO RO, La leva militare in Italia dall'unità alla grande guerra, in Esercito, Stato e Società, Cappelli, Bologna 1979 , p. 221; WHITIAM, cit., p. 237; F. M1 NN rT1, Esercit o e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza, Bonacci, R oma 1984, p. 192; V. CACIULLI , L'amministrazione della guerra, l'esercito e la commissione d'inchiesta del 1907, in « Fares toria», anno V (1985), n. 2, p. 7.

17 CAVACIOCC HI-SANTANOELO , Cit., p. 23

Paolo Spinga rdi: un ministro della guerra liberale? 17

La Commissione d'inchiesta per l'esercito venne istituita con legge 6 giugno 1907 n. 287 e proseguì i suoi lavori per tre anni, compilando otto relazioni, l'ultima delle quali venne pubblicata il 30 giugno 1910 . Nominata col compito di «valutare le effettive necessità dell'esercito e riformarne l'ordinamento», la Commissione mise in luce notevoli deficienze nell'assetto difensivo delle frontiere , nel ri equipaggiamento dell'artiglieria e nelle carriere degli ufficiali, finendo così per «determinare le esigenze della difesa nazionale, indipendentemente dalla loro portata finanziaria» 18 •

Con la legge 14 luglio 1907 n. 496, poi, fu autorizzato un aumento degli stanziament i straordinari per 60 milioni, ripartiti in quattro esercizi finanziari, ponendo così fine al bilancio consolidato .

In dicembre venne varata una nuova legge sul reclutamento che «concorse molto al consolidamento delle istituzioni militari» 19 • Il provvedimento avrebbe consentito di incorporare un maggior numero di iscritti alle liste di leva, prima esonerati per motivi di famiglia. In virtù dell'espediente della forza minima, solo nei periodi di forza massima i soldati presenti alle armi erano pari alla forza bilanciata. Ma negli ultimi tempi, per effetto della povertà del contingente di leva, anche nei periodi di forza massima la forza media presente si era mantenuta molto inferiore a quella bilanciata. La legge 15 dicembre 1907 n. 763 permetteva, una volta attuata, non solo di mantenere per tutto il tempo dell'anno la forza bilanciata, ma anche di aumentarla all'occorrenza 20 •

Infine, il 29 dicembre 1907, per la prima volta, un borghese, il senatore Severino Casana, venne nominato Ministro della Guerra, con l'intento che le q ue st ioni inerenti all'esercito fossero sottoposte al giudizio di una persona ad esso estranea, e quindi libera da pregiudizi di cameratismo e di solidarietà di classe male intesa 21 •

La nomina, politicamente interpretata come una concessione alle sinistre, garantì indipendenza e libertà d'indagine alla Commissione d'inchiesta:

Un ministro borghese, cioè un ministro idealmente più libero, fu considerato come il più ada tto a riformare e rinnovare l'esercito 22 l9 CAVAClOCCHI-SANTANGELO, p. 24.

18 RocHAT, L'esercito italiano nell'estate del 1914, art. cit., p. 307.

20 Nell'esercizio finanziario 1906-1907, a fronte di una forza bilancia ta di 236.000 uomini, la forza media presente fu di 202.000 uomini e la forza massim a d i 219.926. V. Atti Parlamentari (d'ora in avanti AA.PP.), Legislatura XXIII, Camera-Documenti, N. 102, p. 2 e 102-A, p 4.

2l CAVACIOCCH I-SANTANGELO , p , 24.

22 I prossimi lavori parlamentari, « Corriere della Sera», 4 maggio 1909.

Il 1908 cominciò con queste premesse. Casana si sforzò di rendere più fluidi i rapporti tra militari e politici, riplasmando la Commissione Suprema Mista per la Dife sa dello Stato e le funzioni del Capo di Stato Ma gg iore e creando il Consiglio dell'esercito, tre istituzioni che permettevano nel complesso di assicurare co ntinuità d'indirizzo alla politica militare e costituire un sicuro punto di riferimento anche per un ministro non tecnico 23 •

La legge 5 luglio 1908, n . 361 concesse poi un ulteriore stanziamento st raordinario di 223 milioni ripartiti fra i vari esercizi fino al l 916 -17. Non so lo l'era del consolidamento era definitivamente tramontata, ma i fondi stavano diventando sempre più consistenti.

Malgrado qualche polemica 24, l'esercito sembrava avviarsi con una certa tranquillità verso un sistematico riordinamento e una graduale soluzione dei vari problemi che lo affliggevano.

Casana si stava impegnando nella formulazione di un programma organico, quando l'annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell'Austr iaUngheria, nell'ottobre del 1908, impresse una brusca e inaspettata svolta agli avvenimenti 25 •

Fino a quel momento l'Italia si se ntiva garantita in ogni direzione, spe-

2,3 La Commissione suprema mista per la difesa dello stato era un organo consultivo creato nel 1899 per trattare le più importanti questioni relative all'assetto difensivo del territorio. Co mposta inizia lmente di soli militari, con la riforma di Casana la commissione venne a comprendere: Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro della Guerra, Ministro della Marina, Capo di S .M dell'Esercito, Capo di S.M della Marina , i 4 generali comandanti designati di armata, i 4 ammiragli comandanti designati di forza navale, S.A.R. il Duca di Genova. La co mmissione avrebbe dovuto riunirsi una volta all'anno , ma dopo il 1908 venne convocata nuovamente so lo nel maggio 1913. V. Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (d'ora in poi AU SSME) F. 9, Commissioni difesa, Racc. 1bis.

Il consiglio dell'esercito era composto da: Ministro della Guerra, sottosegretario di Stato alla Guerra , Capo di S.M. dell'Esercito, i 4 generali comandanti designati d'armata; a seconda dei casi potevano venire ch iamati a farne parte gli ispettori generali delle varie armi. La periodicità delle convocazioni era di tre volte l'anno.

Sulla nascita della carica di capo di Stato Maggiore nel 1882 e i decreti 4 marzo 1906 n. 86 e 5 marzo 1908 n. 77 che ne riplasmarono le attribuzioni v. STEFANt, cit., pp. 310-314; CEVA, Ministro e Capo di Stato Maggiore, in« uova Amologia», a. 121, o. 2160, 1986, pp. 112- 136 e idem, Capo di Stato Maggiore e politica esrera al principio del secolo, in «Il Politico», marzo 1987, pp. 123-135. Per le altre istituzioni vedi Relaz ione ufficiale, p. IO e note 6 e 14 alle pp. 48 e 50; CAVA CIOC CIII -SAN TANG ELO , pp. 59-60; CAC'IULU, art. cit., pp. 316-317.

24 La più nota fu il cosiddetto caso Rogier- Mangiagalli, derivato dalla collocazione in disponibilità dei due generali ritenuti responsabili dei ritardi nel riequipaggiamento dell'artiglieria campale. Per i particolari v D ECHAU RANO, pp. 111-112; CACtULl.l, pp. 327-333; M. M ER IGGI, Militari e istituzioni politiche nell'età giolittiana, in «Clio», anno XXIII (1987), n. I, pp. 76-80.

25 Sulla crisi internazionale seguita all'annessione della Bosnia v. A. D uCE, La crisi bosniaca del 1908, Giuffrè, Milano 1977.

Paolo Spingardi: un ministro della guerra liberale? 19 cialmente dopo il riavvicinamento alla Francia e la nota inglese del 1902, stante la formale solidità della Triplice Alleanza, rinnovata anch'essa quell'anno26 .

Nello stesso tempo, la scarsa affida bilità bellica dell'alleata poteva sconsigliare Germania e Austria -Ungher ia dallo scatenare un conflitto europeo 21 .

Non è da escludere che anche considerazioni di qu esto tenore abbiano indotto a trascurare lo strumento militare nei pr im i anni de l secolo. Ma poiché la crisi bosniaca chiarì che a Vienna poco importava de ll a posizione italiana , anche l'ultima eventuale remora veniva a cadere: la stessa disinvo ltura mostrata nell'incorporarsi la Bosnia, la D uplice Monarchia avrebbe potuto usare per una aggressione nei confronti dell'Ita lia 2 8 • E in tal caso il paese non sarebbe stato in grado di difendersi .

Ad aggravare ulteriormente la situazione giunse, nel dicembre del 1908, il terremoto di Messina e Reggio Calabria. Esso ebbe effetti negativi anche sull'esercito, intaccandone profondamente i magazzini e sconvolgendone l'organizzazione logistica per l'opera di soccorso prestata alle popolaz ioni colpite:

Dai magazzini militari( ) esistenti in Calabria e Sicili a furono tolte tutte le provviste di gallette d i viveri di ri serva( ) Il Ministero della guerra ha poi fatto trasmettere due mi li on i e mezzo di scato le di carne e razioni di galletta, più centomila tra coperte, lenzuola e pagliericci, cucine da campo, forni da campagna e venti ospedali con tutte le suppellettili e i materiali di mobilitazione ( )Tutto ciò fu fatto per

26 Cfr. MAZZETTI, L'esercito nel periodo giolittiano (1900-1908), cit., p. 250.

27 È l'ipotes i espressa da Luigi Preti in Giolitti, i riformisti e gli altri 1900-1911 , SugarCo, Milano 1985, p. 292 . Anche la stampa v icina a Giolitti era incline a interpretare in questo senso la politica militare i taliana antecedente il 1909: «Quando tutti gli altri Stati, mal sicuri di sé e delle loro vicinanze, si affannavano a procurarsi armi ed armamenti, l'Italia, fidando delle proprie alleanze ed amicizie, governandosi con grande prudenza e riservatezza tra i forti, si mostrò, a nche con esagerata fiducia, sicura di sé, perché si sentiva sicura della pace. - L'Italia non seg uì l 'esempio dei grandi armamenti, s i tenne quieta e tranquilla; pensò ai suoi bisogni interni, al lavoro e alle energ ie che bisognava eccitare, alle ricchezze e a l benessere che bisognava creare e svil uppare, al l a propria consistenza economica che era tutta da fare. Limitò pertanto, e fors'anche troppo avaramen te, le sue spese militari, fino a parere imprev idente e imprudente in mezzo alle affannose esagerazioni altrui L'Italia e il suo Governo per essa, seguirono il criterio logicamente corretto che bisognava sviluppare e raffor zare il corpo prima di fornirlo di armi e co razze pesanti» (Preparazione e successo, <<La Tribuna», 13 giu gno J909) far fronte alle esigenze delle popolazioni colpite e delle truppe di soccorso, le quali non potevano nulla trovare s ui luoghi danneggiati 29 li problema dell'esercito è in questo momento arduissimo , sia per le opere da eseguire, sia per la giustizia interna da imporre, applicare e garantire per tutti ( ) Ma perché qu est i scopi possano raggiungersi, bisogna procedere con eccezionale energia , bi sogna possedere una volontà deci sa e rapida nelle decis ioni , bisogna essere pro vvisti di grande forza di iniziativa, di re sistenza contro gli ostacoli tradizionali,

28 Che la crisi bosniaca segnasse il culmine della tensio ne ita lo -austriaca e fosse l'evento determinante per favorire i l riarmo ital iano negli anni 1909-1914 è riconosciuto da molti autori. Cfr. Relazione Ufficiale, cit., p. IO ; P P1ER1, L'Italia nella prima guerra mondiale, Einaud i, Torino 1965, p. 22; SETON-WATSON, cit., p. 405; M ,\ZZETI1, L 'eserci10 ilaliano nella triplice alleanza, cit., pp . 237-238; WH1 TTAM, cit., p . 243; R. CRUccu , L'esercito nel periodo gio/ifl iano (1909-1914), in AA. VV ., L'esercito italiano dall'uni1à alla grande guerra , cit., p. 259; GoocH, Army, State and Sociecy, cit., pp 133-135.

Se l'ipotetica aggressione fosse avvenuta in quel momento il paese sarebbe stato alla mercé del nemico poiché l'esercito era impreparato ad affrontarla, dato che i primi provvedimenti dovevano ancora produrre i loro effetti, senza contare i numerosi problemi ancora da risolvere. Un esercito in grado di garantire almeno la legittima difesa del suolo patrio diveniva una necessità sempre più inderogabile.

Nei primi mesi del 1909, mentre le posizioni di Austria e Serbia andavano irrigendosi, la posizione di Casana diveniva sempre più incerta, e un mutamento si verificava in Parlamento, dove tutti, tranne i soci ali st i, divennero più malleabili di fronte all'ipotesi di nuove spese militari3° e disponibili a concedere som me che in un'atmosfera di maggiore serenità non avrebbero concesso.

Le riforme impostate nel 1907, che si sperava, forse, di sviluppare con calma, e magari in silenzio, sull'onda degli avvenimenti interni e internazionali dovevano essere realizzate al più presto e co l clamore dell'opinione pubblica, o almeno questa poteva essere l'impressione. Si se ntiva l'esigenza di qualcuno che sapesse imprimere la necessaria energia all'opera di riforma. Vi era una adeguata disponibilità finanziaria e bisognava approfittare del momento favorevole nel Pa ese e nel Parlamento. 11 ministro borghese non sembrava possedere prestigio e decisione s uffi cienti per imporsi alle Camere nella richiesta di fondi, e a lle ge rarchi e affin c hé lavorassero in armonia di intenti con le autorità politiche. Ci vo leva una personalità ri sol uta e dalla riconosciuta competenza, in grado di ras sicurare i deputati circa il buon impiego dei nuovi, cospicui, fondi straordinari che sarebbe stato inevi tabile richiedere.

29 f soccorsi. Quel che fece l'Esercito per i danneggiali Invio per IO milioni di razio ni medicinali ecc , «Co rriere della Sera», lun ed ì 11 gennaio 1909.

30 Su lla posizione di Casana , v. P CASANA TESTORE, Un n otabile della terza flalia, in« uova An1ologia», N . 21 36 (ottobre-dicembre 1980), pp. 293-295 e V. CAc 1uLu, Il ministro borghese della guerra, in « Ricerche Storich e>>, a. XVI ( 1986), n. 2, pp. 334-338. TI nuov o c lima par la ment are si desume chiaramente nell'ampia discussione sui nuovi stanziamenti nel giugno 1909. V perc iò AA.PP., Cam era-Discusssioni, Tornate dell'8, 9, 11 e 12 giugno 1909, pp . 2081-2329.

Paolo Spingardi: un ministro della guerra liberale? 21 di fermezza nello spezzarli: bisogna, in una parola, avere certe doti eminenti che s'impongano a tutti. Ora l'on. Casana ( )non ha avuto sino da principio la visione chiara del compito suo, si è lasciato soverchiare dalle cose e dai fatti. La fiducia che tutti avevano nel ministro borghese, in un ministro riformatore e rinnovatore, è andata a poco a poco svanendo durante un anno di prova, e oggi non vi è forse nessuno che creda che l'on . Casana possa rifarsi e imporsi 31 •

Di fronte a tutto ciò il ministro borghese finiva per rappresentare un contrasto, del quale è difficile valutare la portata, tra militari e civili 32 , ma soprattutto pareva inadeguato per realizzare in tempi brevi un programma in grado di risolvere i numerosi problemi tecnici, concreti, che giacevano sul tappeto 33 •

Conscio di non godere più degli appoggi necessari, Casana rassegnò le dimissioni il 31 marzo 1909, lo stesso giorno in cui la crisi bosniaca giungeva all'epilogo con il riconoscimento dell'annessione da parte del governo russo, che aveva appoggiato la Serbia.

A questo punto a successore di Casana andava scelto un militare che avesse una esperienza tanto di comando quanto di amministrazione, che fosse conosciuto dal Parlamento e dai membri del Governo, e gradito alla Corona e alle gerarchie. Sicuramente seguendo quest'insieme di considerazioni, Giolitti consultò subito l'allora Comandante dell'Arma dei Carabinieri, tenente generale Paolo Spingardi .

Da granatiere a Ministro

P aolo Antonio Spingardi era nato il 2 novembre 1845 a Felizzano, in quella che nel Regno di Sardegna era l'Intendenza Generale di Alessandria . Il padre, anch'egli di nome Paolo, faceva l'esattore comunale, e la madre, Caterina Abriata, era una solida donna di casa piemontese: «gente forte, laboriosa e patriottica», li avrebbe descritti il figlio 34 •

31 La situazione del ministro Casona, «Corriere della Sera», 31 marzo 1909

32 Secondo P. CASANA T ESTO RE le alte sfere militari «osteggiarono sempre il nuovo ministro» art. cit., p. 289 . Però questo non impedì all'azione di Casana di avere una certa efficacia in campo disciplinare. V. CAc1utt1, art. cit., p. 333.

33 V. CASANA T ESTORE, art. cit., pp. 292 -297; CAc1uw, art. cit., pp. 341-343 e cfr. Dopo la prova del ministro borghese, «Corriere della Sera», 5 aprile 1909; li nuovo ministro della guerra, «La Tribuna>}, 5 aprile 1909; La conferma ufficiale delle dimissioni del ministro Casona, « La Perseveranza », 5 aprile 1909; La difesa nazionale, «li Secolo», 6 aprile 1909.

34 Raccolta privata della Famiglia Spingardi a Spigno Monferra to (AL) (d'ora in poi abbreviata in RFS) , citazione dal discorso di ringraziamento di Paolo Spingardi agl i e lettori di A l atri , 6 novembre 1904.

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