DI UN CASO {)l EPATITE $UI'I:'URA1'A
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()Uanto alla cura del morbo, le sottrazioni sanguigne, al· Lre ~volte molto in uso, sono oggidì generalmente rigettate, come quelle che affrettano la cachessia; talnni vantano però ancora nell'inizio della epatite le emissioni sanguigne locali, praticate col sanguisugio alla regione anale. Sempre allo s~opo di agire sul circòlo della vena porta ~· engono prescritti i puruanli e in special modo il calomelano a dosi generose, se :siste costipazione; altrimemi, a piccole: con oppio e ipé:Ca· qt~ana, se esiste dissenteda. I purganti sono però controindicati dal calano gastrico e dalla cachess.ia e sono perfettamente inutili, anzi dannosi, quando l'ascesso si è formato. A.nche i vomilivi vengono somministrati per attivare la circolazione epatica; ma, oltrep(lssato il primo periodo, non fanno che aumentare il dolore e l'irritazione gastrica, e perciò non saranno applicabili che nelle forme croniche. Contro il dolore e per favorire la risoluzione del processo flogistico, si impiegarono molto per lo passato i vescicanti, le senapizzazioni e le coppettescarificate sull'aiaepatica, con martirio dell'amm~lato e molto dubbio suo vantaggio. In generale sarà meglio restt·ingersi ad unaeura sintomatica ed agire piuttosto sulle complicazioni ed in special modo combattere la dissenteria e l'infezione rnalarica se esistono. Perciò il Tomes neHo stadio presuppuriltìvo ritiene utilissima l'ipecaqua.na a larghe dosi, come si usa con la dissenteria acuta, ed il doruro d'ammonio col cloridrato di chinino. Accertata la snppurazione., l'opinione o-ra prevalente è di aprire quanto più presto è possibile l'ascesso epatico. rn tempo si credeva meglio di non operare e di attendere una fuoriuscita spontanea del pus. In ratti talvolta si trova la natura .abbastanza compiacente da procurare alla raccolta purulenta lo svuotamento per qualche canale evacuante o per l'esterno. Ma sventuratamente la rottura dell'ascesso entro una cavità