23 minute read

RlVISTA D'IGIENE

Next Article
RIVISTA MEDICA

RIVISTA MEDICA

Azione dell'elettricità •ui microbi dell' aoqua . - Nota prevenliwt pel dott. 01 P1ETRO P ASQUALE. - (Giornale di clinica, terapia e medicina pubblica, novembre 1890).

L'autor e ha studialo l'azione dell'eleltr icilà sui m icrobi dell'acqua. ed e~pone in questa nota preventiva i ri;::ultati ottenuti in generale, riserbandosi tra non mollo di pubblicare dettagliatamente gli esperimenti fatti, e le Jeùuzioni relative.

Advertisement

Dal risultato d1 quesli preliminari esperimenti risulterebbe indiscuLibile razione della corrente elettrica costante sui microrganismi.

Evidentemente anche con pochi elementi l'azione elettrica è sufficiente a distruggere la -çita di alcuni microrganism i, o ritardare lo sviluppo di altri; e l'autore si propone di r itor nare sull'argomento per esaminare l'azione di correnti più forti, portando gli esperimenti non solo sui balteri comuni ma anche sui patogeni. '

Già è nota l'efficacia dell'eleLtrolisi contro alcuni Lumori di indole parassitaria, e l'igiene mollo avrebbe d'avvantaggiarsi di questo mezzo profilattico nei casi in cui si vogliano evitare i vari e noti disinfettanti, potendo utilizzare l'azione prontissima ed innocua della corrente elettrica.

Così nei casi di ~equa potabile sospetta, un m ezzo prontissimo per essere sicuri da qualsiasi infezione sarebbe appunto la corrente elettrica.

RIVISTA D'IGIENE 4-23

Sul modo di oomporiarsl del viru• rabloo nelle tnoca.lazlonl multiple •perlmentall e nell 'a••orblmento pel llnfatlol. - Dott. GUSTA vo PoPPL - (Bullettino delle scien;;e mediche, dicembrP- 18fl0).

Una delle ricerche praticamente importanti, che ancor a rimangono a compiersi nel capitolo della rabbia, i> di determinare se sia possibile riconoscere in un tempo breve e costante l'esistenza o no di questa forma morbosa negli animali sospetti, a fine di sottoporre a cura soltanto quelli che ne abbiano r eale bisogno.

È vero che alcuni anni d'esperienza sembra dimostrino l'innocuità degl'innesti antirabici; ma mentre non si sa con sicurezza il meccanismo pel quAle riescono a produrre l'immunità, nè può escludersi qualsiasi effetto remoto, come avviene pe r allre malattie d'infezione, è pr udente esserne parchi, tanto più che osservazioni sugli animali dimostrano come il virus rabbico pel modo di reagire possa rimanere talora lungamente occulto, in istato d'incub~zione.

L"autore in questo lavoro si é propo~to di studiare l'effetto di innesti ripetuti o di innesti multipli sull'or ganismo pe i quali possa pr evedersi ,·enga reso più breve il periodo d'incub azione, e quindi si possa determinare con sufficiente prontezza la virulenza della sostanza nervosa di un anima le sospetto.

Volendo raccogliere in breve i risultati delle esperienze eseguite doll'autore si può dire che:

1• Gli innesti multipli di ,·1rus compiuti sotto IP meningi cerebrali e lungo il corso di alcuni nervi , in uno stesso animale, portano la morte in un tempo più rapido del semplice innesto sottomening-eo.

:2° In seguilo ad innesti eseguili contemporaneamente in più nervi periferici di uno stesso animale, il per iodo rl'incubazione della rabbia è più br,we di quello c!1e sPgU" atl innesto in an solo nervo.

3° Il virus rabico iniettato nel midollo >'pinale upporta lo sviluppo dell a malattia colla stessa coRlanza e rapidità

RIVISTA dell'innesto sotto le meningi cerebrali; il qual fatto ba importanza perchè, rendendo quanto mai semplice il mezzo di determinare se un animale sia realmente rabbioso, permette che simili esami· siano compiuti appena che l'animale fu uc. ciso, senza ricorrere agli istiti.;Li antirabici.

4° Il metodo più semplice per determinare nel tempo più breve l'esistenza della rabbia in un animale sospetto, e quello d i iniettai·e una emulsione della sostanza nervo;;.a sotto le meningi cerebrali ed in più punti del midolJ.o spinale.

5° I I testicolo si presta a trasmettere la rabbia a lutto l'organismo in un tempo abbastanza breve specialmente quando si compiano nello stesso diverse punture. Esso poi non sempre è virulento negli animali morti di rabbia, il che iè'i verifica anche per l'ovario.

6° Le emulsioni di midolli a virulenza crescente, iniettale nel peritoneo, riescono H determinare nei conigli l'im. munità alla rabbia.

7° L'immnnita alla rabbia, determinala dagli innesti di midolli attenuati, piuttosto che ad un'azione diretta sul sistema nervoso, sembra dovuta itl perfezionamento di una proprietà già preesistente del si;,tema linfatico e del sistema sanguigno, per cu i e impedito al virus introdotto colla morsicatura di moltiplicarsi e di diffondersi.

Sulla costi tuzione Istologica. e sulla oompoalzlone oblmloa oonfrontate del l a tte cU va.o c a , dl oa.pra, d 'aatna e di donna e sulle conseguenze ohe ne d erivano per la ftslologla e per l 'igiene. - BÉCHAMP. - (Gazette de.~ H6pitaux, N. 90, 1890).

I3échamp ha letto all'Accademia di me dicina di Parigi un lavoro su questo argomento, le cui conclusioni sono le seguenti:

1° Il !alle di donnà, al pat•i del latle di vacca, di capra e di asina, non è un"emulsione.

2• I globuli lattei di donna, come quelli delle a!Lre $pecie, sono vescit:hette, la cui membrana d"involucro non è for- mata di caseina. 1 globuli lattei di donna hanno l'involucro più sottile e più estensibile; quelli d'asina Io haAno meno estensibile.

3° J globuli lattei di donna contengono, oltre il burro, una materia albuminoide solubile; lo stesso dicasi di quelli della vacca.

4• Il latte di donna assorbe molto etere; la crema eterizzata essendo depurata, il liquido sottoposto diventa limpido. Il latte d"asina è quello che assorbe meno etere; la crema eterizzata che esso produce è compatta e come trasparente. Il latte di vacca e di· capra as,-orbono proporzionalmente meno etere che quello della donna; la loro crema eterizzata e più consistente di quella della donna e meno di quella d'asina. Lo strato eterizzato sottostante alla crema eterizzata conserva l'aspetto lattiginoso per il latte di vacca, di capra e d·asina.

Col tempo lo strato sottostante eterizzato del latte di donna resta limpido; quello del latte d'asina si chiarifica senza coagularsi e vi si forma un deposito bianco; quello del latte di vacca si coagula senza rischiararsi.

5' Lo zucchero di latte è il princìpio immediat-0 organico comune alle quattro specie di latte, ma esso presenta alcune particolarità nel l!ilte di donna.

6° Il latte di donna e <l'asina non contiene caseina. Il latte di vacca e di capra è essenzialmente latte a caseina.

7• Nel latte di donna e d·asina, le materie albuminoidi sono in dissoluzione allo stato di latte albuminato alcalino. Nel Jatle di donna e di capra, la caseina e la lattalbumina esistono parimenti in soluzione perfetta allo stato di combinazioni alcaline.

30 Il latte di donna e delle altre tre specie non contengono fosfati allo stato libero; i fosfati vi esistono discio!Li dagli albuminati o come parti integranti dei globuli.

90 11 latte di donna contiene una materia albuminoide insolubile nel sesquicarbonato d'ammoniaca; questa sostanza non esiste nel latte di vacca, di capra e d'asina; t0° La galatlozimasi tli donna saccarifica energicamente la materia amilacea; le galattozimasi delle altre tre specie modificano l'amido di fecola senza saccarificare la materia amilacea. i4° L'ebollizione, per due o tre minuti, non impedisce al latte di vacca di coagularsi, ma esso si coagula senza in acetirsi. Per arrivare allo stesso risultato col latte di capra è neces~aria un'ebollizione piu prolungata. L'ebollizione impedisce al latte di donna e d'asina di in acetirsi, ma non di alterarsi, senza però coagularsi. La ebollizione, secondola sua durata e secondo i casi, non uccide quindi i microzimi, m& modifica la loro funzione .. contagio della tubeTooloal nel vedovi . - DES:RÉE. e GALLMAERTS. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, ~iugno, 1890).

11° I microzimi e le membrane involgenti i globuli lattei di donna decompongono l'acqua ossigenata con minor ener gia dei microzimi del sangue e degli involucri dei globuli rossi.

12° Il latte di donna e quello d'asina si inacetiscono spontaneamente senza coagularsi; il latte di vacca e quello di capra si inacetiscono spontaneamente e coagulano in seguito; l' inacetimento si produce sotto l'influenza dei microzimi proprii a ciascuna specie di latte.

13• L'ebollizione altera il latte di donna nella sua lattalbumina e dislrug~e la funzione della sua galattozimasi; Io stesso dicasi delle altre tre $pecie.

15° In principio l'ebollizione può quindi essere inefficace, per rendere inoffensivo il latte di una bestia malata.

16° Ciò stante e visto che l'ebollizione altera il latte e dislrug-ge la funzione della sua galattozimasi, l'igiene razionale vuole che non si faccia uso, per l'allattamento dei neonati, che di lall~ fresco d'animali sani.

17° Può essere utile fa r bollire il latte di vacca per l'allattamento dei fanciulli.

18° La conclui,ione di Taroier che il latte d'asina è il migliore per sostituire il latte di donna nell'allattamento dei neonati e dei fanciulli della prima età, è spiegato dal fatto che, come il latte di donna, il latte d-'asina non è latte a caseina.

In un lavoro molto esteso sulla tubercolosi nel Belgio gli autori hanno portato un nuovo argomento alla dimostrazion~ del contagio della tubercolosi. Le loro ricerch~ hanno loro di~ mostrato che confrontando la mortalità per tisi polm')nare ne~ celibi, ne~di ammogliali e nei vedovi, questi ultimi sono q~elh che in proporzione sono ,mollo più colpili dalla tu~ercolo~1. A qualunque età e per qualunque sesso, la proporz1?ne dei VE}~ dovi affetti dalla tubercolosi è sempre più forte d1 q~ella dei celibi. Non si può spiegare questo fatto dimostrato 10 mo~o evidente da un aran numero di dati statistici che col contagio che si effettua d~l marìlo alla moglie e dalla moglie al marito. Non si può infatti supporre che la mortalità più forte_ dei vedovi sia causata da un'igiene mal compresa, da una vita sre<:1olata da eccessi: queste condizioni nocive si riscontrano per Jo me~o così spesso nella categoria dei celibi quanto in quella dei vedovi. Ciò è evidentemente il risultato del contag~o _nel matrimonio la tubercolosi facendo la sua second11 v1tt1ma qualche tem'po dopo che la prima ha pagato il suo. tributo. Il primo morto ha lasciato al congiunto la tubercolos1 eh~, svolgendosi con più o meno lentezza, non rapisce la v1lt1ma affetta per ultimo che qualche tempo dopo la morte del congiunto colpilo dapprincipio.

Sulla oauaa della resistenza delle spore alle alte temperature. - LEWJTH. - (A-rchio f. exp. Pathol., e Centralb. fur die medie. Wissensch., N. 27, 1890).

La straordinaria resistenza delle spore dei batteri all'aria calda asciutta non aveva trovato finora una ~piegazione; ci si era limitati ad avvertire il fatto che la morte del protoplasma avviene più facilmente quando contiene molta acqua che ali~ stato completamente asciutto. Il Lew ith che lavorò sollo la direzione del Hofmeister volse l'attenzione all'albumina che deve

RIVISTA D 1 IGIE~.E essere contenuta in ogni protoplasma vivente e quindi anche nei batteri e la cui coagulazione determina la morte del pr otoplasma. Ora, poiché le spore sopportano cosi alte temper ature, si deve credere che la coagulazione della loro albumina é impedita da qualche condizione. L'unica condizione che nella albumina abbia un tale effetto è la mancanza di acqua. Secondo gli esperimenti del Lewi th la temperatura di coagulazione, i,n mezz'ora di azione, è, per l'albumin a di uovo in soluzione acquosa, di 56°; con 25 p. 100 di acqua rii 74'-80'; con 18 p. 100 di 80°-90'; con 6 p. 100 di 145', e se priva di acqua di 160°-170°. La causa della resistenza delle spo re alle alte temperature è con la più grande probabilità dovuta alla loro poca quantità di acqua, che il LewHh secondo i suoi sperimenti valuta a 10 p. 100.

Rivista Di Statistica Medica

Riassunto della statistica. sanitari a. dell'eseroito s pagnuolo pel 1887 . · - DoU. M. M. P ACHECo. - (Revista de saniclad militar, 1° e 15 febbraio e ·1° marzo 1891).

T ogliamo e riassumiamo da questo lavoro, che per la fo rma ~on cui é redatto dobbiamo ritenere come ufficiale, a lcun e mformazioni sulle condizioni sanitarie dell'esercito spagnuolo. La mor lalita generale delle truppe spagnuole della penisola (comprese le isole Baleari e le Canarie) ascese a 1581 sopra una forza media di 95284 uomini ciò che da la verament e enorme p r oporzione di 16,6 p. iOOO, della quale l'autore mostrasi, e ben a ragione, impensierito.

A mantenere CO$ì elevato il quoziente di mortalità contribuiscono per buona parte le malattie infettive, e questo fa sperare all'auto r e che introducendo nell'esercito spagn uolo nuovi miglioramenti igienici e misure profila ttiche, s i a v rà

RIVISTA DI STATlSTlCA llEDICA

certamente una considerevole diminuzione. Infatti ben 272 decessi si devono alla !'ebbre tifoidea, ossia il 2,9 p.1000 di forza e 154 al vaiuolo, ossia 1'1,6 p. 1000 di forza. (Neiresercilo italiano si ebbe pel 1888: mortalilà per febbre tifoidea 1,31 p. 1000, per vaiuolo 0,05 p. 1000). .

Dal fatto poi che ben 272 soccombettero a tubercolosi, l'autore trae pur e argomento a raccomandare la severa applicazione delle riforme anche negli studii iniziali di questa malattia. La vigente legge di reclutamento e rimpiazzo dell'esercito, che, citiamo le sue stesse parole, autorizza l'ingresso nelle .file a indioidui infermi che non subtscono visita alcuna, é un'altra delle tante ~ause che influisce sulla sfavorevole proporzione di mortalità.

Non potrebbe però negarsi che anche il clima della penisola, così soggetto a variazioni, specia lmente nell'altipiano cenlrtile, non entri anch' ess,> tra i fallori di cosi alta mortalità. Infatti nel distretto delle isole Baleari si ebbe una mortalità di 6,4 p. 1000; alle Canarie di 6,t; ed a Ceuta di 8,7. Anche l'Andalusia presentò una med ia più favorevole del resto della penisola; mentre nel nord troviamo l'Aragona col 21,3 p. 1000 e la Vecd1ia Castiglia col 22,3 p. 1000.

Vaecina.:ioni e rioaceina.:ionì: Furono vaccinati 10097 individili e rivaccinati 18313; in tutto 28HO. Esili favorevoli 67,l p. 100.

Riformati: N. 1896, ossia 19,9 p. 1000.

Licenze temporanee di convalescenza: N. 2460, di queste 428 per vaiuolo .

Suicidi: ne sarebbero occorsi soltanto 4-, ossia O,Oi p 1000, cifra. più che dieci volle minore di r1uella dell'esercito italiano (1888: 0,45 p. 1000).

Seguono alcuni dati sulle condizioni sanitarie delle tre principali colonie, che riassumiamo colle seguenti cifre:

Forza mef'l.ia Numero Per 1000 delle assoluto della truppe europee dei morti fOT7.3

Cubo 20728 134-2 61,7

Por torico 3297 31 !l,4

Filippine. 20Hl :H 1\4

La straordinaria mortalità dell'isola di Cuba è dovuta ad una esacerbazione nell'endemia della febbre gialla, che da sola causò ben 1114 decessi.

Bel&zlone sta.tistloa sulle oondizloni •&Dita.rie della marina Imperiale tedesca per Il periodo l O aprile 188 731 marzo 1888. - (Statisticher Sanitatsbericht ube r die k. deutsche Marine).

La morbosità generale (kranken~ugang) fu nell'intero periodo: ·

A bordo delle navi . A terra. .

La mortalità generale fu:

» ))

Nello specchietto seguente abbiamo compendiato i dati principali relativi allo stato sanitario a seconda della posizione geografica. È notevole che le navi di stazione nel Mediterraneo presentarono la minima quota di morbosità.

Rivista Biblioghafica

Nel suo servizio in India l'autore ha avuto occasione di studiare parecchi casi di questa malattia, ed è appunto il risultato delle sue osservazioni che egli ha consegnato in questa memoria. Egli distingue nel decorso del beri-be1·i 3 periodi:

1° edema e torpore, 2° congestione passiva ed anasarca generale, 3° paralisi e atrofia. Egli rigetta però la distinzione in beri - beri idropico e in beri-beri atrofico: essendo queste noo già due forme diverse di malattia, ma due diversi periodi della stessa malattia. I tre periodi sopra accennati pos-

RIVISTA DIBLIOGRAFIC.A

sono essere lulli e tre bel'.I manifesti o uno più accentualo di un altro; un secondo stadio mollo intenso può esser fatale. Il terzo stadio è di durala più lunga e nelle sue forme più gravi è pur esso fatale.

Quanto alle teorie avam.ate sulla patogenesi del beri-beri l'autore, tenuto conto dell'assenza dell'albume nell'orina e di allri segni di malattie renali, esclude la teoria dell'anasarca renale. Siccome i numerosi casi descritti dall'autore erano tutti in persone di prigionieri, sottoposti a dili~Pnle sorveglianza sa11it.aria, egli e:sclude pure la possibilità dell'origine da febbri esantematiche. Tre teorie restano adunque; la neurotica, l'ematica, e la malarica: ciascuna di esse sembra contenere argomenti in suo favore; ma individualmente non valgono a spiegare tutti i sintomi.

L'autore propende per la teoria malarica. Il veleno malllrico produce una profonda anemia tanto più intensa quanto più il periodo febbrile fu prolungato. Ne deriva un disturbo <li nutrizione dei centri nervosi e del sistema Yasomotor10, e da questo la trasudazione del san gue attraverso ai vasi.

Emissione Spontanea Corpo Estraneo

Vescica Urinaria

l...tLm·a ratta ali.i ronferenza scicnlillca. tlel ge11nain 489t nello spl'dale militar,· tli llirt•nir <lai <h>tl. ('arto Gua ldi , tcn~nt~ me,hro.

Il Direttore

Dott. FELICE BAROFFIO generale medico.

11 Collaboratore per la R,• Marine.

GIOVANNI PETELLA

Jltduo di t• eù:we

11 Redattor~ D.• RIDOLFO LtVI Capltatto medico.

)la scanzoni ~irola d'anni 22 soldato trombettiere ne-I 2" reggimento granatieri entrilva il giorno rn novembrr 11. s. nel riparto medicina dell\ispedale militare <li Firenze. nel 11uale fu constatato essere egli affetlo da pleurite esi,udativa sin istra. Non aveva precedenti ereditarii morhosi degni d'importanza; non tneva sofferto mai nessuua malattia dell'apparecchio genitale. ni• di quello uropoietico.

NUTINI FEDERICO, Gerente.

La malattia, quantunque l'essudato tendesse ad aumentare, Mli si pre::;entava con fenomeni molto serii: soltanto lino dal primo :,:iorno di degenza dell'infermo nell'ospedale :..i romplicò nò. iscnria che si credette attribuire a paralisi della Yesrica non essendo essa infretJuente nelle malattie fehhrili e :;pecialmente nei processi ,nfinmmatori tiella siero:-n peritoneale e pleurica. Contro <Jnesta iscuria non riuscendo i :soliti mezzi medicamentosi, nella mail inn del I \I si dorntte ricorrere al cateteri,mo per vuotare la , escica che si presentava molto distesa.

Sircome il calelere di metallo 11. 8 scala Charrière che ru ùa prima adoperalo incontrava a l collo uu oslacolo cb e uon poteva essere superalo. dato non da spasmo , chè ne mancavano i se~n i,. ma dall' angolo troppo stretlo che faceva la vesci ca so ll evala coll'ur etra, l'operatore credette opporluno di desistere e di ritentare la prova con una siringa Nélaton. Difatti co n ({Uesta penetrava facilmente nella cavità dell'urocisti e ne es traeva l'urina. che vi era contenuta. Quan do fu per levare il catetere , pur seguendo sempre le rego le d'arte, questo gli si spezzava rimanendone una buona parie nell'uretra , di dove pochi momenti dopo fu consta tato essere cad uta in vescica.

La siringa inLiera misurava 30 ceotimetri di lunghezza: aveva un diametro <li 5 millimetri. La parle, che dopo l'accidente, polè essere subito estratta misurava centimelri 14. sicchè quella rimasta in vescica misurava -i6 centimetri. Si constalò che essa, pur non essendo stata mai prima adoperata , non prc,-entava il necessario grado di resislenza e di elasticità stato diminuito dall'azione del tempo.

Fu tenuto un consulto pres iedulo dal signor colonnello medico Giorgini per decidere su quanto era più opporl1~no da farsi , e fu deliberalo. dielro co11senso della maggioranza dei medici presenti, di tentare per via incruenta con adatto istrumento l'estrazione della siringa riserbando ogni allo operativo grave solo pel caso di constatata impossibilità di riuscita con altro mezzo . SollanLo, siccome in quel giorno l'infermo aveva l'ehhre piuttosto alla (39° .5) ed era stato praticato molte vol te il cateterismo, mentre invece non risentiva nessun disturbo per ·parte del corpo straniero, fu deciso di differire ad un altro giorno il tentativo d'estrazione sicuri che la febb1·e non er·a da attribuirsi alla presenza della siringa per la assicurazione de: medico operante che aveva soddisfallo prim:i a tutte le regole dell'antiseps i. Con questo si mirava anche a la~ciar

DALT.A YESCICA URI\AllIA ,1-35

tempo a modificare lo stato della vescica che avrebbe potuto secondariamente dare gravità al delicato allo opera tivo sul. l' esito del quale si nu lriva t1ualch e spe ranza pur non illuàen dosi sulle sue diflicoltà derivanti in buona parte dalle callive cond izioni di resislenza che la siringa presentava. La mattina <lei giorno 211, l'infermo presentando una febbre di soli 38° e le condizioni gene rali poten dos i dire soddisfncen ti relativamente al suo stato, il signor colo nn ello medi co Giorgini io presenza dei medici dell'ospedale s i acr.i nse all'operazione progettata. Non volendo far trasportare l'ammalato sul letto d'operazione pèr timore dei gravissimi accidenti che in seguito alle brusche manovre di un trasporto possoM cogliere un individuo affetto da abbondante essudalo pleuritico sinistro, si valse della poss ibilità di togliere il limite anteriore rilevato dei letti Bencioi: fece così trascinare dolcemente l' infermo lino all'estremilà del letlo , sul tftrnle e:;so venne a poggiare·col sacro, mentre le estremità inferiori ben coperte stava uo all'esterno essendo i piedi sostenuti da due alle sedie. Introdusse un catetere metallico io vescica e per distenderl a magg iormente v' iniettò una certa quantità di acl{ua tiepida prima sterilizzata colla bollitura , ed , estrattolo, introdusse un piccolo litotritore di Civiale e Charrière co ll 'estremità inferiore foggiata a becco d'aniLra. Dopo pochi momenti egli ehhe la destrezza di trovare la siringa quantunque fosse lievissima la sensazione ricevuta; tentò coll'istrumento aperto di seguirla fino ad una sua estremità, ma n:ituralm ente. data la natura del corpo , riuscendogli ciò impossibile, la rissò, chiudendo l'istrumento nel punto più lontano cui gli fu dato d'arrivare.

Traend o così il li Lotritore condusse la siringa fino al collo della vescica ma quivi fu arrestato non potendo il ferr o superare l'ostacolo dato, come i fatti conferm arono dopo , dalla siringa piegata ad ao~a.

,\l e11trc facendo dei lie, i mov11ue111i di h1ternlilà eg li conLinmn a a tirare dolcemente, sentì d'u n !rallo come uno si:allo tlell'istrumenlo il quale uscì di poi senza dif!icoha. Le brandie del litotritore raccl1i11devaoo un pezzetto della si l'ini,:a di~ misurava un renti metro di lunghezza; dall'nretra in tulli 11uesti maneggi non era uscita In più piccola stria di sa ngue: l'ammalato non aveva mai dato segno di dolore.

Era evidente che, invece di un pe~zo solo. ora si aveva no in vescica due pezzi di cate lere di diversa lunghezza e che riò avrel,he forse conlrihuito a dare più soddisfacenti ri~ultati in altri Lentaliri di simile natura: ma il signor colonnello per quel giorn o, avvaloralo dal parern di tutti i pratici, non rolle ritentare la prora temendo giustamente che le replicale manovre potessero far insorgere quei sintomi d'infiammazione locale che fi no ad allora si erano fortu natamente e,ita ti. Per quel giorno dunque non si fece altro: soltanto con cate tere di rnelallo 11. 8 fa vuotata la vescico dell'urin a e dell'acqua eh& conteneva, e da allora in poi non fu più necessario il ca teterismo perrhè, prima con debole e poi con maggior getto. l'infermo cominciò a v uotnre spontaneamente la vescica. E fu appunto in nno di questi momenti (e qui sta la singolaritù della presente storia) che il gio rn o 23 nelle ore pom. l'i nfermo emise insieme alle orine un lungo pezzo della siringa. mentre un allro più corto rimaneva nell'uretra ..\ ccortoseoe subito. fa les to ;i rermarlo colle dita e, chiamato il medico di g uardia , qnesli sospingendolo a piccoli tratti polt' farlo venire all'P'-lerno.

11 pezzo di siri nl,!'a ùi maggiore lunghezza misurava rentirneLri 11: tJuello più cor to centimetri t: ag~inogendo a 1rue~ti quel centim et ro estrauo col litotritore si hanno centimetri 16 cifra che ra pp resenta appu nto la lunghezza del pezzo di L'aletere rimaslo in , esci<'a. ·

A rendere mai.:giormenle apprezzabili le parti1:olaritil del ca,11 esposto mi sia con,·esso cli premetlere nlcune hl'evi ron - • •idcnizioni sui corpi estranei della vescica ordirwria.

Delle cnviti: dell'organismo umano la vescica ì-' certamente quella elle acco~lie il maggior numero di corpi estranei per e,sere, quantunque indirettamente. in comunicaz ione colresleruo. ed intername nte con uc viscere dal quale può succedero in essa la loro migrazione ..\ ,1ueste cause hiso~na poi aggiungere i proces:;i morhosi delle pareti della vescica. e le alterazioni qualitative o quantitative dei sali dell"urina che in dati casi po%ooo dara ori~ine a corpi csLranei. Volendo 11uindi fare una classificazione ~i può di riderli in tre categorie e ,·io,;:

1° Corpi estranei provenie nL i dall'uretra: z" Corpi estranei pruYenienti dai r eni:

:l° Corpi estranei spontaneamente generali .

Per verù dire a tJuesLe Ire categorie se ·ne potr.,bhe aggiun;.;ere una 11uarta che comprcndereLbe 11uei casi in <'111 il i:orpo e~lraneo ì• èostituilo da proiellili o da scheggie d'osso penetrali in vescica in seguito a traumatismo: ma 11uesli casi ~ooo molto rari e co~tituiscooo piultosto che una re"ola "e- " .._ "' nerale, delle stra ne eccezioni atte a sveg liare so ltanto la meraviglia degli o~servatori ( I )

Fermando adu nque la nostra allenzione ~ui corpi l'slranei pro,enienti dall'uretra, siccome quelli che c'interessano più da , icino, ~i vede suhito che e,-si possono ripetere la loro origine da due scopi, cio1\:

I O da scopo sensuale:- -- - - ------ li nenucé nella sua memoria ha raccolto I :j casi di frammenti di sonde metalliche. 9 di sonde ela51iche. 7 di so nd e di ~ullaperca . ..28 ,onde :-enza indic:izione, I6 caodelelle. :J branche di Jitoclastc; ed allri simili esempi pol'lano il Segales (7) . il (~ranju, (8), ,I Bourdon (9), il Sédi:lol (1 0) . il Barollio (1 1) t1I qunle praticando un'uretrolomia coll'urotro ·

2" da scopo Lerapenlico.

È v:irio il co ntin)!ente dato da 11oesti due gruppi. e si può as~erire d1e esso è molto influenzalo dal sesso. Nella doana prevale ti num ero tlei corpi estranei inlrodolli per ,-copo sensuale, fatto spie~ahile dalla lar),(hezza e hrevilà dell'uretra femminile e dalle ditlìcol1it conve nzionali di soddi:-fare con altri mrzzi all'estro amoroso. An che uell'uorno. 11uanlurn111e più raramente , si avverano simili cas i di anormale eccitazione ,ensuale, e certo chi roles-;e raccogliere lulli ~li istrnmeo ti che l'arono c1<lopera1i. dai fuscelleui di saggina (1) alle spiche di tritu1111t tPprn-~ (i). dalle forci>lle per capelli (~) alle can · nuccie da pipa (i). dal punteruolo d'avorio(:;) nl hulbo di un piccolo 1ermometro (6) meuerebl>e insieme un museo mollo istrullivo sui mezzi che l'uomo e la sua tlolce compagna sono spinti a scegliere dal!a fantasia eccitata per soddisfare ad un o stimolo depravato.

L'uomo fornisce invece il maggior co nLin~ente dei corpi stranieri introdotti a scopo terapeutico e rimasti io vescica.

(I ) ~'ILll'H. - Sptrimtnl11te, l890

('!J C\VA7.ZAl'i1. - SpPt·imeutate, 1800.

(3) Rl,RC1. - D11e c«si di ,·oUul'(i •-,>01t1«11ea dì calcoli t:tmcali. t8i0.

,,i

U~NlCE. - Jotirnat de médtctne de /Ju,.deaux, l 856 l!h Tes •, 18i0.

1;;, llENl1C1-:. - Jounud de 11léttrc111e de Bordeaux, 1856.

6 F,R11, e ROTA. - Rirula d( medirint& t cllirurgàa, 1881.

(7J G«:rttr ht/J/l, IS60.

(!I Tr•i, 18H.

(t01 l:1111lr1b11zim1e all11 cl1it·11r9i11. 1868.

1H) 1;ìo1·1111lr ili merlici1111 militare. 1869

DAI.LA VESCICA URl'\AIUA

tomo cli )1ai-.on neuve rimase io vescica la candeleua condut· 1rice.

A dare questi ri:mllati co ntribuisce la conformazione dell'uretra maschile che colla sua lunghezza, col piccolo calibro. colle molteplici curve, co!la sua patologia e colla sua terapia, mentre rende diflicile ed abbastanza frequente il cateterismo, espone anche a molle dolorose sorprese per la delicatezza degli istrumenti che bisogna adoperare.

~on è scopo della pre sente memoria il ricercare ciò che succede dei co rpi e~tranei caduti in vescica: merila conto invece vedere come vi carlono e;o;sendo piuuosto raro che si avveri il caso di uno istrumento che si spezzi appunte io quel piccolo trauo che pesca dentro la cisti orinaria. Anche nel fallo che ora ho rnccootato il catetere Nélaton si spezzò alla dislanza di I (j cenlimetri, dalla sua estremità inferiore: ora la lunghezza dell'urelra ma~chile nel ,,ivo oscill:indo l'ra i 16 cd i 2i, centimetri, t' certo che quando avvenne la rottura e:-w era giit almeno io gran p11rle fuori della vescica. Dunque come si spiega che il pezzo di siringa non rimase in quel punto al quale era stato condotto. ma ridiscese invece tutto nella cisti urinaria?

t;li autori non si sono preoccnpati molto<li dare una spiegazione a questo f,1tlo . <)uando il corpo straniero sfuf!ge clnlle mani di ch i lo adopera a scopo sen::-uale, il ~uo movimento di discesa pare sia favorilo in parte dall'azione delle flhre muscolari dell'uretra, io parte dalla diminuzione di volume della verga, cessnta l'erezione. ed infine dallP, manovre del i;oggeuo che nei suoi tentativi di estrazione, sti rando e rila:;ciaodo il pene , l'avorisce il movimento verso la vescica . Queste ragioni però non si possono invocare in tutti i casi; nel nostro e:-se non possono avere avuto che una piccolissima influenza. Bisoion invere ammettere che quella parte di siriof!a che cor-

SPO'WAXEA o'ux COilPO ESTRAX.EO

rispondeva alla porzione memhranosa dell'uretra ed al collo della vescica ahbia eccitato dei movimenti rifle~si delle loro tuniche muscolari, le t[uali, con I raendos i a piccole interro iuenze :;opra un corpo rotondo e liscio che abbracciavano completam~nte, ebbero la potenza di spingerlo progressivamente all'interno. Non si può negare poi che una certa influenza l'ahhia esercitata quella specie di eretismo del tessuto spugnoso provocalo dalla presenza della sirin ga e che scomparve appena usci il pezzo superiore provocando cosi un raccorciamento dell'uretra e la chiusura del suo canale.

li Tliompson veramen Le nega all'uretra la propriela di spingere di per sè un corpo in senso inverso dal fisiologico; ma quest'asserzione è in contniddizione ron !'alti bcue accertati . Yidal per esempio racconta di un medico che vide scomparire nella vescica di un infermo tma siringa di gomma mentre slava per !issarla in permanenza; ed esempi simili nl'erisconu il Civiale , il Segales, e si legi,wno convincentissimi nella già ri~ordata memoria dei dottori Farina e Rota .

Le ragioni espresse di sopra semhrano quindi le pi.u vere: l'uretra ed il collo della vescica avrehharo agito come ra l'intestino per spingere innanzi il tJOlo alimentare. si sare bbe costituita una specie di peristalsi a movimenti coml>inali il cui ell'etlo è ::-tato la caduta in cavità della siri nga in parola.

Sorpas:-o ora sulla sintomatologia dei corpi estranei in vescica perchè sarebbe veramente un fuor d'opera il racr.on larc quello che lutti sanno e che lutti i libri di chirorgia descrivono. Come pure sarebbe per lo meno ozioso l'i ntr':iprendere una disquisizione teoretica ,;ull'ellicacin degli istrumenti che furono invent<1ti per l'estrazione dei corpi str:1n ieri. Dal cui:chiaio di Leroy d'Etiolles alle pinzette di Hunter e di .\mussat, dal frangipielra di Nélaton e Reliquel al duplicatore di ) Iercier, dal radrizzatore ili Collin alla cannula di 1\lnthiéu vi

DALLA VESCICA URINARIA Hl

è una serie inlrnita di ferri piit o meno ingegnosamenle combinati. )]a nel nostro caso si ebbe la fortuna di esperimentarli solo ~u picc:olissirna scala perchè la siringa dopo essere stata divisa in due dal litotritore a piccole hranche di Civiali>. uscì :-pon taoeamen te alt' esterno.

Ed ora è acconcio l' investigare come questo fatto po~sa esse re accaduto, giacchè in natura il caso non esiste ma tuLLo è dovuto a leggi costanti ed a principii immutabili.

Che nella donna calcoli non voluminosi po:-sano venire all'e:s teruo senza l'aiuto dell'arte tutti ili aut ori lo ammettono e ne trovano la ragione nella relativa larghezza e hrevitù dell'u retra femminile. Nell'uomo però questi fatti sono assai piii rari, e molle volte invece è accaduto che un calcolo anche piccolissimo entrato nell'urelrn abbia richiesto l'intervento del chirurgo per la sua ablazione. Per quanto io abbia cercalo negli annrdi di chiru rgia qualche fatto che aves~e 11ua lch e punto di somiglianza col nostro, 110n l'ho trovato. l'erc hè certo non possono reggere il suo confronto i tre casi di rottura spontanea di calcoli urici io vescica raccontati dal Burci ed espulsi i11 frammenti dei quali il più grosso misurava un poi· !ice; nè i e.asi di ematuria raccontati dal Bilharz sostenu ta dalla presenza in vescica del distoma ematobio che fu trovato anche nel!'urina: nè quello descritto dal maggiore medi co Oi Fede di cisti idati che ('I ) provenienti dal rene e passate attraverso il canale uretrale al cui calibro. quantunque di grosso volume, si erano adattate negli sforzi del mingere.

Sebbene dun11ue non mi confor ti l'autorità. di alcuno, pure, studiando il fotto come è avvenuto , la spiegazione dell'espulsione spontanea non mi pare di(Jicile a trovarsi invocando non una forza nnica ma diversi fattori.

SPOYl'.\NEA n'uN t:ORl'O ESTIIA~EO

Dico subilo, perchè troppoevidenle, che. se la paralisi della vescica non fosse scomparsa. I' espul ·ione non po Leva in nessun modo avvenire lasciala alle sole forze della natur.1.

In .secondo lnogo non :.i può dise,onoscere l'eOicacia dell'atto operativo 4uantuoq11e alla prima prova non abbia avulo il pii1 soddisfacente risulLa10. Contribui tuttavia al buon esito finale perchè, tagliando in due parli la sirin,:a . impedi che e~sa per la sua lunghezza toccasse incurvata ad arco con i suoi eslremi due punti opposti della vescica: condizione questa che se avesse duralo avrebhe cerlamenle impedita la sua emissione. Oltre che indirettamente dilatando colle diverse manovre tutto il ca nale uretrale giovò anche pel fallo che, nel tentativo di estrazione, quando le branche dell'istrumento ebbero afferrala la siringa, se è vero clte essa si ruppe. è anclie ,e1'0 che i due pezzi intanto erano :-la ti condotti nella direzione dell'orilìcio inlern,, dell'uretra e furono così messi nella possibilita d'immettervisi dentro, spinti successivamente dalla vescicn in co ntrazione e trascinali dalla forza della corrente.

Infine anche l'età dell'infermo contribuì in più modi a 1100 ostacolare anzi ad ioflu ire polentementesull 'esilo lina le; perchè, se invece di un giovane si fosse trattato di un individuo avanzato negli anni, l'ipertrofia della prostata e specialmente del :mo l()bo mediano e l'esistenza del basso-fonoo della vescica avrebbero potuto. date tulle le altre favorevoli circostanze. impedire da sole il risuluito ultimo che si è avuto.

Tutti l(Uesti fattori hanno a, ula dunque la loro importanw: mollo si dere alle forze della nalura , ma molto spetta anche all'arte la 11uale ha reso possibile ciò che altrimenti avrebbe urtato contro ostacoli invincibili.

Ed or,,, raccogl ienclo le vele, vienr fallo di domandat·ci :-e il ca-,o racr.o ntato possa fornire delle regole ge nera li nlle q~ali auenersi in contingenze simili.

U.\.LLA VESCICA OIILNAlllA

Hisog11a confes~are sub ito che ciò non i' possibile perehc il fatto e isolati) , e le sue modalità. si allootan.ano tanto dal comune che ogni conclusione che da esso s1 volesse dedurre :;arebhe per lo meno arrischiata. .

Oue cose sole emergono ch iare e sono: la prima. che nell'esercizio di qualsiasi ramo della medicina la prud~nza nei casi dub bi non è mai troppa: la seconda, che contranamente a quanto pensa il Billrolh , la nalura , quando vuole, è maestra anche in chirurgia.

This article is from: