ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

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IV. 1944: LA LINEA DELL’ARNO

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Con questa nuova unità, Fleig e cinque uomini di guardia raggiunsero Türnitz, in Austria, dove appresero della morte di Hitler. Alla fine di maggio, sia Dahl che Schwarzmeier presero contatto con l’autocarro e insieme cercarono di raggiungere Kitzbühl con un convoglio motorizzato, proseguendo per Annaberg, Wienerbruck e Mariazell. Ma una notte Dahl annunciò che le vie erano tutte bloccate e per due notti e mezzo i sei uomini e i due ufficiali scavarono una larga e profonda buca nella macchia solitaria fra Wienerbrueck e Mariazell, per sotterrarvi i tesori. Le pareti della buca furono rivestite di legno, le casse e i quadri calati dentro e ricoperti con tele impermeabili. La buca venne quindi chiusa con assi di legno, ricoperte con terra e grosse pietre; ai margini vennero piantati dei piccoli alberi di abete. Un ufficiale fece una mappa del nascondiglio, poi andata distrutta. Il 9 maggio 1945 il gruppo raggiunse il fiume Enns, dove fu fermato dai russi, i due ufficiali e le cinque guardie furono uccisi mentre cercavano di fuggire. Fleig riuscì ad allontanarsi con il camion dopo aver dato dei liquori ad un soldato russo, in cerca di vodka. Si ricongiunse ai soldati tedeschi, ma fu ben presto catturato dai russi a Neustadt. Riuscì a fuggire, dirigendosi a sud e raggiungendo Maribor sul Drau per potersi arrendere alle truppe inglesi o americane, ma a Lubiana venne nuovamente fatto prigioniero dai soldati di Tito e internato in un campo in Jugoslavia, dove ricevette un trattamento relativamente liberale, «probabilmente per scopo propagandistico al fine di far proseliti all’idea comunista»16. Il 27 gennaio del 1947 Fleig fuggì nuovamente e raggiunse Monaco, dove venne catturato in stazione in seguito ad una razzia. Dietro sua richiesta fu consegnato dalla polizia tedesca alle autorità legali e inviato per due settimane a Dachau. Il commissariato per gli ex beni reali non seppe fornire alcuna indicazione sugli oggetti asportati da San Rossore.

3. Diari di guerra Mentre continuano i registri di Buno Farnesi, le vicende della guerra si intrecciano, per alcuni mesi, sulle pagine di alcuni diari. Lo scultore Gustavo Cenni annota scrupolosamente, insieme alle date delle incursioni aeree e delle distruzioni, quelle della vita cittadina e dei rastrellamenti, mentre il giovane Marco Picotti, di diciannove anni, ci fa conoscere le sue giornate nell’estate del 1944, fra amici e nascondigli. L’avvocato Mario Gattai, commissario del Comune di Pisa dal 24 giugno 1944, rappresenta la storia dalla parte delle autorità cittadine, con le pe-


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