4 minute read

3. Caporetto

18

ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

li, per non fornire facili indicazioni agli aerei nemici. In queste condizioni risultava particolarmente difficile la vigilanza notturna dei monumenti, tanto più che l’Opera non era in grado di mantenere il servizio notturno straordinario all’interno del Duomo, per la totale assenza di entrate derivanti dalle tasse di ingresso ai monumenti. E nemmeno la Prefettura, in piena emergenza bellica, era in grado di riattivare, come richiesto, il servizio di pattuglia fissa dei Carabinieri nella piazza11 . Con gli anni, il problema della vigilanza notturna della piazza si sarebbe fatto ancor più difficile.

3. Caporetto

«Noi diamo quassù la caccia agli aeroplani austriaci; a voi il far scappare quelli che sfuggono a noi; a te il salvare i nostri monumenti. È un compito che ben vale il nostro»12 . Così scriveva il 29 novembre 1915 Cesare Battisti a suo cugino Gino Fogolari, soprintendente alle Gallerie e oggetti d’ arte del Veneto, impegnato nella protezione delle opere d’ arte durante la prima guerra mondiale.

Nel 1917, nonostante la crescente insistenza dei bombardamenti aerei, l’ azione di sgombero delle opere d’ arte dal Veneto e dalle zone di confine era stata nuovamente ostacolata. Il ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando aveva infatti sollevato forti obiezioni in Consiglio dei Ministri contro i provvedimenti di rimozione delle opere mobili. Aveva quindi inviato al ministro dell’Istruzione un telegramma per esortarlo a limitare il provvedimento alle opere d’ arte «di un pregio assolutamente eccezionale»13 , evitando di impressionare le popolazioni con l’ esodo degli oggetti – considerati di importanza secondaria – presenti nelle parrocchie dei centri minori.

Un ’ opera di grande pregio ancora sottoposta ai rischi dei bombardamenti era sicuramente l’Assunta di Tiziano, che, alla fine, era stata calata con argani dalle finestre delle Gallerie e trasportata su rulli, demolendo qualche tratto di muro, in una stanza a volta del piano terra, dove era stata protetta da circa mille sacchi di sabbia delle fornaci di Murano. Il locale che la ospitava avrebbe dovuto essere rinforzato con murature esterne, puntellature, strati di sabbia, alghe e lamiera d’ acciaio, ma la fornitura di lamiera non era sufficiente alle necessità. Fu quindi trasportata a Cremona, seguendo le vie navigabili che portavano dalla laguna all’Adige e al Po, in un burchio scortato dal battaglione Lagunari del 4° Genio. La notizia del viaggio dell’Assunta si era diffusa: sulle rive

I. UN PASSO INDIETRO 19

dell’Adige e del Po la gente si ritrovava per vedere il passaggio dell’opera e le donne si inginocchiavano a pregare. Il 17 marzo, al suo arrivo, la tavola entrò, attraverso lo squarcio appositamente ricavato tagliando una finestra fino a terra, nel Museo Ala-Ponzoni, dove fu ricoverata inerrata corrige: Ponzone una saletta al piano terra, fortificata per l’occasione, e nuovamente coperta dalla cenere di Murano. Il suo viaggio non era ancora terminato.

Il 24 ottobre 1917 l’Italia subiva la grave sconfitta di Caporetto. Tre giorni dopo, il Ministero dell’Istruzione incitò le Soprintendenze a intensificare lo sgombero delle opere d’arte dalle zone più a rischio, potendo contare sul fondamentale apporto del capitano Ugo Ojetti, rappresentante del Comando Supremo14 .

Per non concentrare gli invii a Firenze o a Roma, dov’erano già ricoverate anche le opere della Lombardia, il direttore generale delle Antichità e Belle Arti Corrado Ricci indicò Pisa come nuova località di ricovero. Bacci fornì un resoconto al Ministero sui possibili locali adatti al ricovero degli oggetti sgombrati, proponendo, per le piccole casse con cimeli e oggetti preziosi, la sala del Medagliere nel Museo Civico, «una vera e propria cassa forte, munita di suonerie d’allarme, con volta, superiormente protetta da intelaiature di ferro tra gettate di calcestruzzo, con finestre e inferriate e scurettoni in ferro»15, vigilata dal custode del museo. I locali chiusi e asciutti dei magazzini del Camposanto, invece, avrebbero potuto accogliere circa 2500 metri cubi di casse, da far scaricare alla stazione di Porta Nuova.

Fra il novembre 1917 e i primi mesi del 1918 la città accolse così le opere sgombrate dalle zone di guerra, mettendo a disposizione, alla fine, Palazzo Reale, i magazzini terreni di Palazzo Toscanelli, quelli Altini in via Carraja e parte di quelli della Primaziale, rendendo ancor più pressante il problema della vigilanza della piazza, come sottolineava l’Operaio presidente: «Il giorno, e tanto più la notte, è necessario che la piazza del Duomo sia vigilata in ogni parte. La notte la piazza predetta è un vero ritrovo di individui appartenenti alla mala vita, e là si commettono atti di ogni genere. Pensi Illmo: Signor Prefetto che sotto la Prefettura Cioja furono sorpresi alla base del Campanile oggetti per scassinare la porta e forse per danneggiare le storiche Campane. Ora frequentissimamente avvengono furti dei grossi chiodi della porta del leone, asportazione di tubi del Gaz ecc.

Nonostante le mie ripetute premure alla Questura, poco si è potuto ottenere, e in questo momento avendo in custodia oggetti così importanti, la apprensione si è resa più forte tanto più che i magazzini occupati sono prossimi alle mura, le quali si possano facilmente scalare, co-