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3. Elenchi e progetti

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ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

garantire contro l’ offesa diretta: di questo si poteva essere facilmente persuasi»9 .

3. Elenchi e progetti

L’8 marzo 1939 la sezione di Pisa inviò al Ministero dell’Educazione Nazionale due nuovi elenchi di opere da proteggere in situ e da sgomberare. Nel Camposanto si prevedeva di proteggere sul posto La Vendemmia, L’ ebbrezza di Noè e La costruzione della Torre di Babele, con legname e 170.000 sacchi di sabbia forniti dall’Autorità Militare. In settembre, però, il soprintendente Nello Tarchiani informò Alberto Niccolai, presidente della Primaziale, che tutte le spese per la protezione dovevano essere sostenute dagli enti proprietari, e che l’Autorità Militare non avrebbe potuto fornire il materiale necessario. Un appunto manoscritto sottolineava che l’Opera, per l’ assenza degli introiti derivanti dalle entrate dei visitatori, non aveva le possibilità di sostenere spese straordinarie, e aggiungeva «Allo stato dei fatti l’Opera, se non avesse avuto l’interessamento del Duce, non avrebbe possibilità di pagare gli impiegati»10 .

Tarchiani stava organizzando il rifugio di Calci, predisponendo il locale sopra il pollaio moderno per accogliere le opere della Primaziale e del Museo civico. Era però necessario riconsiderare la possibilità di proteggere sul posto, senza spostarle come previsto, le statue della Madonna con due santi e donatore, provenienti dalla porta a oriente del Battistero e ora nel Museo, e le statue collocate sul tempietto sovrastante la porta del Camposanto, ricorrendo al parere di un tecnico, «che può essere uno dei vostri ottimi capi operai»11 . Il trasloco delle statue provenienti dal Battistero fu così vivamente sconsigliato, a causa della loro estrema fragilità, mentre si potevano rimuovere quelle della porta del Camposanto, provvedendo, però, a proteggere in loco il tempietto stesso.

Passarono nell’ elenco degli oggetti da tutelare in situ anche l’Apoteosi di San Tommaso di Traini della chiesa di S. Caterina, il cui peso e le cui dimensioni facevano temere una rimozione, e il Crocifisso dipinto di S. Frediano, che non sarebbe entrato da nessuna porta del rifugio12 . Il Ministero approvò tutte le varianti.

Nella Certosa di Calci, destinata inizialmente anche alle opere di Apuania (Massa Carrara), Lucca e Piemonte, erano stati scelti locali grandi, di facile accesso ai trasporti e muniti di inferriate. Era però ne-