ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

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III. 1943: CITTÀ IN FIAMME

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definitivamente distrutto nel corso dei bombardamenti successivi, mentre a Torino le rovine si sommarono a quelle del 13 luglio. Milano fu attaccata quattro volte con 916 bombardieri, l’8 agosto per la prima volta. In venti minuti si sprigionarono 600 focolai d’incendio, interi quartieri furono demoliti dai blockbuster, la Pinacoteca di Brera fu gravemente danneggiata. La notte del 13 agosto i bombardieri inglesi tornarono su Milano con 2000 tonnellate di bombe. Dopo venti minuti la città era in fiamme e le bombe continuavano ad alimentare un unico, immenso incendio. L’esperienza della Germania aveva dimostrato che colpire una città appena bombardata moltiplicava gli effetti dell’attacco, e a Milano suonarono nuovamente le sirene la notte del 15 agosto, e ancora ventiquattr’ore dopo, quando non era rimasto più niente da bombardare. Crollò il chiostro di S. Maria delle Grazie, in cui le protezioni riuscirono a salvare Leonardo, si schiantarono le guglie del Duomo, furono gravemente colpiti S. Ambrogio, S. Eustorgio, la Scala, il Castello Sforzesco e migliaia di edifici. La città smise di bruciare il 20 agosto. Invano cerchi tra la polvere, povera mano, la città è morta18.

Il 31 agosto sarebbe stata la volta di Pisa.

4. La cieca furia nemica 31 agosto 1943. «Allarme aereo alle ore 12.25 fino alle ore 14.30 con incursione aerea sulla Città – tremendo scempio – nel quartiere industriale – stazione – porta a Mare – S. Marco S. Giusto e dintorni». Con questa secca annotazione Bruno Farnesi testimoniava sul registro delle maestranze la tragedia che si era abbattuta su Pisa, con la distruzione di circa un quarto del suo territorio urbano19. Era dallo scoppio della guerra che, alle 10.00 di ogni mattina, venivano provate le sirene per 20 secondi. Dal 1943 gli allarmi veri si erano intensificati, ma ad essi non era mai seguito un vero attacco. Pisa viveva nell’illusione che sarebbe stata risparmiata, soprattutto dopo il 25 luglio. Inoltre la presenza dei monumenti di Piazza dei Miracoli costituiva per molti una sorta di scudo protettivo e la garanzia di una specie di immunità dai bombardamenti. La stessa convinzione doveva essere condivisa anche dalla Soprinten-


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