ARTE IN ASSETTO DI GUERRA

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li, per non fornire facili indicazioni agli aerei nemici. In queste condizioni risultava particolarmente difficile la vigilanza notturna dei monumenti, tanto più che l’Opera non era in grado di mantenere il servizio notturno straordinario all’interno del Duomo, per la totale assenza di entrate derivanti dalle tasse di ingresso ai monumenti. E nemmeno la Prefettura, in piena emergenza bellica, era in grado di riattivare, come richiesto, il servizio di pattuglia fissa dei Carabinieri nella piazza11. Con gli anni, il problema della vigilanza notturna della piazza si sarebbe fatto ancor più difficile.

3. Caporetto «Noi diamo quassù la caccia agli aeroplani austriaci; a voi il far scappare quelli che sfuggono a noi; a te il salvare i nostri monumenti. È un compito che ben vale il nostro»12. Così scriveva il 29 novembre 1915 Cesare Battisti a suo cugino Gino Fogolari, soprintendente alle Gallerie e oggetti d’arte del Veneto, impegnato nella protezione delle opere d’arte durante la prima guerra mondiale. Nel 1917, nonostante la crescente insistenza dei bombardamenti aerei, l’azione di sgombero delle opere d’arte dal Veneto e dalle zone di confine era stata nuovamente ostacolata. Il ministro dell’Interno Vittorio Emanuele Orlando aveva infatti sollevato forti obiezioni in Consiglio dei Ministri contro i provvedimenti di rimozione delle opere mobili. Aveva quindi inviato al ministro dell’Istruzione un telegramma per esortarlo a limitare il provvedimento alle opere d’arte «di un pregio assolutamente eccezionale»13, evitando di impressionare le popolazioni con l’esodo degli oggetti – considerati di importanza secondaria – presenti nelle parrocchie dei centri minori. Un’opera di grande pregio ancora sottoposta ai rischi dei bombardamenti era sicuramente l’Assunta di Tiziano, che, alla fine, era stata calata con argani dalle finestre delle Gallerie e trasportata su rulli, demolendo qualche tratto di muro, in una stanza a volta del piano terra, dove era stata protetta da circa mille sacchi di sabbia delle fornaci di Murano. Il locale che la ospitava avrebbe dovuto essere rinforzato con murature esterne, puntellature, strati di sabbia, alghe e lamiera d’acciaio, ma la fornitura di lamiera non era sufficiente alle necessità. Fu quindi trasportata a Cremona, seguendo le vie navigabili che portavano dalla laguna all’Adige e al Po, in un burchio scortato dal battaglione Lagunari del 4° Genio. La notizia del viaggio dell’Assunta si era diffusa: sulle rive


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