IoArch 102 Oct/Nov 2022

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OLAFUR ELIASSON | ACPV CITTERIO VIEL | STEFANO BOERI INTERIORS | DUCCIO GRASSI | BBS MARIO CUCINELLA | DAVID CHIPPERFIELD MILANO | MASSIMO RUSSO | DORTE MANDRUP | NSW OMA | LUCA BRUNO | NONE SPACE | EMBT BENEDETTA TAGLIABUE | CARLO DONATI | SAGARÌA ioArch F ONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano Anno 16 | Novembre 2022 euro 9,00 ISSN 2531-9779 102 NEL TEMPO DELLA COMPLESSITÀ ARCHITETTURA E TECNOLOGIA IL PROGETTO DEL RETAIL TRA RACCONTO E ESPERIENZA SHOWROOM E FLAGSHIP STORE
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Project: Wageningen University & Research (WUR) New Omnia Building Wageningen, Netherlands

Architect: Broekbakema Interior design: CBRE

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WORK IN PROGRESS

SOMMARIO ioArch 102
42 Roma | CITTERIO VIEL E DBA PRO, SEDE RAI 44 Roma | ALVISI KIRIMOTO, GROTTAPERFETTA 46 Roma | TAMBURINI, SCANDURRA E DL ENG., PALAZZO RAGGI 48 Milano | SETTANTA7, BOSCO DELLA MUSICA 50 Ancona | SUBISSATI, CENTRO PARROCCHIALE SACRO CUORE 52 Copenhagen | HENNING LARSEN, CHIESA IN LEGNO 54 Dongguan | HENN, NUOVO CAMPUS DI CITYU 56 Taozhuang | PININFARINA, BLUE LOOP MASTERPLAN
58 FONDAZIONE LUIGI ROVATI, MILANO L’esperienza spaziale dell’arte e del sapere | MC A 66 PROCURATIE VECCHIE, VENEZIA La quinta di piazza San Marco | DAVID CHIPPERFIELD ARCH. MILANO 72 AUDREY IRMAS PAVILION, LOS ANGELES Identità geometriche | SHOHEI SHIGEMATSU, OMA NEW YORK 80 ITAS FORUM, TRENTO La prua delle Albere | STUDIO BBS 86 GALLERIA CASELLINA, SCANDICCI Ricuciture | EUROAMBIENTE GREEN SOLUTIONS 90 La poetica dello spazio | BRUNO ARCHITETTURA LPP - ARCHITETTI ITALIANI di Luigi Prestinenza Puglisi 92 Massimo Russo 72 58 66 DESIGNCAFÈ 12 Illusioni spazio-temporali | OLAFUR ELIASSON 14 Urbanpromo, strategie di rigenerazione urbana 16 Architetture e città carbon neutral 18 Le Storie di LPP | CESARE LEONARDI 34 Premio Dedalo Minosse 2022 36 Aga Khan Award 2022 100 / 146 Libri REPORT 20 Tra progetto e costruzione di Aldo Norsa FOCUS 28 Legno e luce | UNIFORM 30 Vienna, attici con vista | FAKRO 32 Una pelle argentata | PREFA
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SOMMARIO

io Arch 102

RETAIL

114 Sumsei Terrarium. Spazi per i cinque sensi | NONE SPACE

118 Ceramiche Ragno | BENEDETTA TAGLIABUE

122 Marmo Arredo. Spazio alla materia | STEFANO BOERI INTERIORS 124 Furla. L’arco come leitmotiv | DAVID CHIPPERFIELD ARCH. MILANO 126 Maison Moreau. Design italiano | SEBASTIANO TOSI 128 Xacus. Gioco di scoperte in Galleria | MATIAS SAGARÌA 132 Slowear. Ospitalità domestica | CARLO DONATI 134 Maison Hermès. Une liaison particulièr | RENA DUMAS ARCH. 138 Benvenuti al Caffè Arti e Mestieri | DUCCIO GRASSI

Illy Timeless design | CITTERIO VIEL ARCHITECTS

Fattoria Sant’Eliseo. Free spirit farm | VISUAL DISPLAY

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile Sonia Politi

Comitato di redazione

Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Contributi

Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it

Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004.

Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione.

Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano

ISSN 2531-9779

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ELEMENTS a cura di Elena Riolo 147 Interior Revolution PROMETHEUS UNBOUND di Carlo Ezechieli 102 Elogio della complessità | MAURA GANCITANO 106 Stabilmente semplici | LEONARDO CAFFO 108 Antiche tecniche | DORTE MANDRUP 112 Il faro di Arendal | NSW ARKITEKTUR In copertina Olafur Eliasson Just Before Now Mostra Nel tuo tempo Palazzo Strozzi (ph. ©Ela Bialkowska Okno Studio). 108 ©
La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.
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Diritti di riproduzione riservati.
› OCCH [ 11 ] IOARCH_102

ILLUSIONI

SPAZIO-TEMPORALI

Gli spazi rinascimentali di Palazzo Strozzi diventano il materiale stesso della produzione artistica di Olafur Eliasson, che con la mostra Nel tuo tempo si confronta con uno «straordinario edificio rinascimentale che ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci qui, ora, nel ventunesimo secolo – spiega l’artista danese – non come semplice contenitore ma come coproduttore della mostra. E come il palazzo anche ogni visitatore ha vissuto, con una relazione tra corpo e mente sempre diversa. Ognuno con le proprie esperienze e storie ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra».

A cominciare dal cortile, con le interferenze visive prodotte dalla grande ellisse di Under the Weather che ne destabilizza la rigida architettura ortogonale, le installazioni e le nuove produzioni di Eliasson sovvertono la percezione del palazzo con luci, schermi, specchi o filtri colorati che lo rendono dinamico, variabile in funzione della presenza del visitatore. Come nelle sale del piano nobile, dove Eliasson si confronta con le finestre con interventi minimi che danno però vita ad atmosfere coinvol-

genti e suggeriscono una nuova esperienza del rapporto tra lo spazio esterno e quello interno, tipico delle grandi vetrate di Palazzo Strozzi, e della funzione mediatrice del vetro.

Due opere del percorso espositivo richiamano il tema del cerchio e dell’ellisse: il grande arco metallico di How do we live together? (2019), che riflettendosi sulla superficie specchiante a soffitto raddoppia e si trasforma in cerchio; e Solar compression (2016), un disco circolare sospeso, specchiante su entrambi i lati, in costante movimento, che emana una luce gialla che inonda l’ambiente.

La ricerca di Eliasson sulla visione come azione di frammentazione e complessità del pensiero è testimoniata poi da Beauty (1993), che scompone la luce bianca nei colori dello spettro visibile, dal grande poliedro di vetri colorati Firefly double-polyhedron sphere experiment (2020) e da Colour spectrum kaleidoscope (2003).

Infine, presentata al pubblico per la prima volta, l’opera Your view matter (2022) si confronta con la realtà virtuale invitando il pubblico

Foto

In alto, Firefly double-polyhedron

Sopra, How do you live together?, 2019 (ph. ©Ela Bialkovwska, Okno Studio).

a indossare speciali visori per penetrare nella realtà parallela di sei ambienti geometrici, reimparando a vedere non solo con la vista ma con tutto il corpo.

Ideata da Studio Olafur Eliasson, promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e curata da Arturo Galansino, direttore generale della fondazione, Nel tuo tempo è sostenuta da Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Intesa Sanpaolo, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. L’installazione per il cortile Under the weather (2022) è resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Hillary Merkus Recordati nell’ambito del progetto Palazzo Strozzi Future Art ■

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grande, Under the Weather (2022) nel cortile del palazzo. sphere experiment, 2020.
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URBANPROMO STRATEGIE DI RIGENERAZIONE URBANA

A Urbanpromo Progetti per il Paese, la mani festazione organizzata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e Urbit che si è svolta dall’11 al 14 ottobre scorsi a Torino a Cascina Fossata (nella foto), un focus era dedicato alle strate gie per ridare vita a parti di città in abbando no o sottoutilizzate.

Il Comune di Genova ha presentato il proget to GeNova Nuova , che sorgerà sull’area di 4 ettari degli ex stabilimenti Mira Lanza, ab bandonati dal 1999.

Le precedenti proposte urbanistiche, che prevedevano di riconvertire il complesso a funzioni residenziali con notevoli metratu re e volumi, si erano rivelate inefficaci per un’errata lettura della reale vocazione del ter ritorio – a margine del quartiere Rivarolo in Valpolcevera – in posizione baricentrica per i traffici commerciali.

Nel 2020, con una modifica allo strumento urbanistico generale, l’amministrazione co munale conferma la vocazione produttiva del

luogo e oggi la Cospe, su progetto di Domus Ing&Arch e di Ferrando Architetti, dopo aver abbattuto i muri della fabbrica sta realizzan do un nuovo polo logistico al quale unirà una viabilità del tutto rinnovata per decongestio nare il quartiere, spazi verdi pubblici e aree sportive completamente accessibili, inserite in un nuovo tessuto urbano, coniugando svi luppo economico e rigenerazione urbana. Il comune di Ancona ha presentato invece il progetto per la rigenerazione di Piazza d’Ar mi, che rientra negli obiettivi del Piano Stra tegico Ancona 2025. Nel 2019 il Comune ave va bandito un concorso di progettazione per

trasformare il vasto vuoto urbano in passato dedicato a esercitazioni militari in una nuo va centralità per il settore agro-alimentare ed eno-gastronomico.

Il progetto vincitore prevede due edifici de stinati ad ospitare un mercato indoor e altri locali commerciali. Complementare ai volu mi costruiti, una piazza aperta a molteplici usi manifesta la volontà di creare uno spazio pubblico generoso e facilmente accessibile.

Già reperite le risorse necessarie per la pro gettazione, nel 2021 l’ambito è stato inserito nel bando PinQuA del Comune di Ancona per finanziarne la costruzione.

I vincitori del Premio Urbanistica

DA NORD A SUD, NEL PAESE

EMERGE UN PANORAMA DI

PROPOSTE PROMOSSE DALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI. SEMPRE PIÙ IMPORTANTE LA

PRESENZA E IL RUOLO DELLE FONDAZIONI BANCARIE

Supernova (nell’immagine), la rigenerazione degli 11 ettari dell’area ex-Necchi di Pavia – team di progettazione Arup, Lombardini22 e Alessandro

Bucci Architetti – è tra i vincitori del Premio Ur banistica della recente edizione di Urbanpromo Progetti per il Paese.

Nella stessa categoria, gli altri riconoscimenti sono andati alla città metropolitana di Bologna con le proposte sviluppate sul territorio di tre unioni di comuni per un totale di 27 interventi e al comune di Giovinazzo per il progetto di rinascita del litorale a ponente.

Nella categoria ‘innovazioni tecnologiche per la gestione urbana’ premiati i comuni di Imola e Spello e, per la piattaforma digitale ioabitosocial. it, la Fondazione Compagnia di San Paolo.

Premiati infine, per la categoria ‘nuove modalità dell’abitare e del produrre’, il progetto cooperati vo di welfare abitativo dinamico di Abitare Tosca na, sostenuto dalla Fondazione CR di Firenze, e il progetto di rigenerazione urbanistica e sociale del quartiere di San Liberale presentato dal Co mune di Treviso.

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ARCHITETTURE E CITTÀ CARBON NEUTRAL

Alla mostra Habitat One organizzata da Hyundai nel proprio Motorstudio di Busan (fino al prossimo 8 gennaio) EcoLogicStudio, lo studio di architettura e di ricerca tecnologica basato a Londra e guidato dagli italiani Claudia Pasquero e Marco Poletto, presenta Tree One, una scultura ‘vivente’ alta 10 metri che si comporta come un albero: assorbe anidride carbonica che metabolizza per trasformarla nella materia prima con cui costruisce il proprio tronco. Combinando intelligenza biologica e artificiale, la struttura di Tree One è una griglia di pixel tridimensionali (voxel) che cresce, dapprima in forma di colonna e poi estendendosi come la

chioma di un albero. Alla base della crescita robotica biopolimeri prodotti da una coltivazione di microalghe coltivate in otto bioreattori senza necessità di altri materiali di rinforzo strutturale: la resistenza del tronco/colonna deriva solo dall’algoritmo che ne organizza la crescita reinterpretando le regole con cui crescono gli alberi in natura.

In mostra anche PhotoSynthEtica, 42 fotobioreattori per coltivare proteine vegetali a zero emissioni, e la PhotoSynthetica Tower, modello di cluster urbano ad alta densità che purifica l’aria e trasforma polveri e agenti inquinanti catturati in materia prima per nuove costruzioni.

NICK CAVE: FOROTHERMORE AL GUGGENHEIM NEW YORK

Aperta fino al prossimo 23 aprile la retrospettiva dedicata a Nick Cave (Fulton, 1959). Il neologismo del titolo riflette l’attenzione verso gli emarginati che ha caratterizzato la poliedrica carriera dell’artista famoso per le sue Soundsuit, abiti-scultura fatti di materiali raccolti dalla strada – rami, paillettes e bottoni, giocattoli, pezzi di metallo, fiori – spesso indossate in parate queer o sulle passerelle della moda.

Ispirata alla scena musicale di Chicago e con un approccio oscillante tra il surrealismo P-Funk e la frugalità creativa della Bauhaus che era poi quella delle sue origini, l’opera di Cave, che la mostra racconta in tre sezioni cronologiche –What it was, What it is e What it shall be – combina in modo originale arti visive e performative con l’intento di “realizzare qualcosa dal niente”. Insieme alle Sounduit in mostra le più recenti e monumentali Tondo, ricostruzioni dei firmamenti dell’infanzia come strategia di sopravvivenza davanti alle ingiustizie.

VEDUTE DI ROMA ALLA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA

Quanto avranno contribuito nel Settecento le Vedute di Roma di Giovanni Battista Piranesi a promuovere il Grand Tour italiano di intellettuali e aristocratici europei? Sicuramente le straordinarie capacità inventive, tecniche, prospettiche, nonché il vastissimo immaginario dell’architetto e incisore veneziano hanno forgiato e tramandato per secoli l’aspetto della città, disegnata nel suo malinconico declino e nell’abbacinante convivenza di presente e passato, diffondendone la fama in tutta Europa. Fino all’8 gennaio 2023 settanta di quelle incisioni all’acquaforte, restaurate

nell’ambito del programma Progetto Piranesi, sono esposte presso la Galleria Nazionale dell’Umbria nella mostra Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi architetto veneziano, inizialmente programmata in occasione del terzo centenario della sua nascita (1720-2020) e poi rimandata causa pandemia. Il percorso espositivo si completa con il film d’animazione 3D Piranesi, Carceri d’Invenzione. 300 anni realizzato dall’artista e designer Grégoire Dupond con la musica di Theo Teardo e dedicato a uno dei capolavori della produzione di Piranesi.

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IL SISTEMA DI CERNIERE A SCOMPARSA PER PORTE CON RIVESTIMENTI

ANSELMI AN 172 3D L’architettura moderna richiede spesso la possibilità di rivestire porte e pareti con diversi materiali estetici per ottenere un design d’interni sempre più omogeneo e minimale. La cerniera a scomparsa AN 172 3D di Anselmi rende possibile tutto questo: regolabile sui 3 assi, con una portata fino a 60 kg con sole due cerniere e disponibile in ben 13 finiture di pregio questa cerniera permette di rivestire pareti ed ante con materiali estetici in grado di far scomparire la porta all’interno della parete.

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le storie di lpp

CESARE LEONARDI il metodo e l’osservazione

Cesare Leonardi proviene da una famiglia artigiana della provincia di Modena. Si iscrive tardi, nel 1956, a ventuno anni, alla facoltà di architettura di Firenze e si laurea solo nel 1970 perché nel frattempo ha bisogno di lavorare: nel 1963 apre infatti a Modena uno studio con Franca Stagi, sua compagna di liceo laureatasi al Politecnico di Milano, con la quale opereranno insieme sino al 1983 condividendo tutti i progetti.

Leonardi mostra un approccio sistemico portato alle strutture più che le singole forme. A convincerlo di muoversi in questa direzione contribuisce l’incontro con uno dei personaggi più carismatici dell’architettura italiana di quegli anni, Marcello D’Olivo, dal quale svolge un periodo di apprendistato tra il 1959 e il 1960. D’Olivo, che è un bravo pittore e divoratore di ogni genere di libri, oltre a insegnargli i segreti delle strutture, lo consolida nel convincimento che l’architetto debba essere artista e scienziato.

Vi è, infine, la fotografia, una passione che porta Leonardi a ritrarre in continuazione il mondo producendo immagini che poi sviluppa da solo, con strumenti da lui stesso realizzati.

Le sue campagne fotografiche non perseguono la magia del singolo scatto ma sono serie che raccontano l’oggetto visto da differenti prospettive durante le ore della giornata. Potremmo parlare di un approccio impressionista, o forse cubista, consistente nel bisogno di restituirci tutta la complessità dell’oggetto.

di catalogazione che Leonardi compie con la Stagi e con gli assistenti dello studio per fotografarli e disegnarli uno per uno, nelle diverse stagioni. L’operazione si avvale di quel metodo strutturale, un po’ impressionista e un po’ cubista, che ha messo a punto attraverso la passione per la fotografia.

Il problema che lo intriga di più è come trasferire nel campo della progettazione l’approccio strutturale, che tanto funziona nel rilievo, senza cadere in semplificazioni geometriche e formali che ingabbierebbero gli alberi, e quindi la natura, privandoli della libertà. Inventa la Struttura Reticolare Acentrata (RSA): un sistema di nodi ed aste che delimitano poligoni irregolari i quali a loro volta permettono di distanziare gli alberi ordinandoli secondo un disegno informale. La struttura, allo stesso tempo, è una maglia rispetto alla quale organizzare le attività degli utenti del parco, permettendo così la coesistenza equilibrata di uomo e natura.

Nell’illustrazione, Roberto Malfatti immagina Leonardi mentre ragiona con il suo Sistema Reticolare Acentrato.

Leonardi è un appassionato della natura. Sono particolarmente belli i progetti all’aria aperta: del Parco Amendola, del Parco della Resistenza a Modena e del centro nuoto a Vignola. Partono da un presupposto oggi più che mai attuale: gli alberi non sono, come la chiama lui, “verdura” da mettere dove capita per esigenze di abbellimento. Sono organismi che hanno proprie leggi di crescita e qualità cromatiche. Debbono essere quindi ben conosciuti dal progettista. Da qui un lavoro immenso

La strada quindi è diversa da quella del mondo dell’industrial e del fashion design. Passa per l’artigianato. Per il fai da te, per la sapienza di chi lavora con l’intelligenza delle mani. Ad ossessionarlo è una idea che ha sempre a che fare con la sua passione per le strutture: quante forme possibili di sedie si possono ricavare se si utilizzano solo tavole di 150x50 centimetri e non più di una per sedia? La risposta è: infinite. Leonardi comincia così, molto prima che vengano utilizzate le macchine a controllo numerico, a realizzare sedie dalle forme più fantasiose: tutte diverse tra loro ma tutte caratterizzate dallo stesso imperativo progettuale dell’assenza di spreco. Tutte generate da una stessa tavola di poco costo. Pensateci bene. Le sequenze di fotografie che ritraggono alberi, le permutazioni della struttura reticolare acentrata, le infinite sedie ricavabili da una tavola di 150x50 centimetri condividono la medesima ossessione: osservare il mondo attraverso le sue imprevedibili consonanze ■

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di Luigi Prestinenza Puglisi illustrazione di Roberto Malfatti
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Color Collection, colours and surfaces for contemporary living

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La questione sfidante è quella di garantire al cliente il rispetto della triade costi-tempi-qualità nella realizzazione di progetti sempre più complessi

Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia dell’architettura all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 50 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

TRA PROGETTO E COSTRUZIONE Il ruolo decisivo dell’impresa

In Italia, a differenza che in altri Paesi europei, non abbiamo l’abitudine di apporre iscrizioni sugli edifici (contemporanei) di una certa qualità che includano i nomi dei committenti, dei progettisti e dei costruttori. Ovvero i tre attori senza l’impegno sinergico dei quali non si otterrebbero i risultati che i cittadini possono apprezzare anche solo osservando le opere dall’esterno, e ricordiamo che l’architettura è quella forma d’arte eminentemente pubblica della quale tutti possono fruire, anche inconsciamente, senza recarsi in un luogo deputato alla sua esposizione o alla sua esecuzione. In questo l’architettura si apparenta alla scultura per gli spazi pubblici (che però non ha tutta la complessità di funzioni e tutti i vincoli normativi e di abitabilità degli edifici). Peraltro, anche nella rappresentazione delle architetture il predominio mediatico dei progettisti oscura le prestazioni, spesso determinanti, dei costruttori che hanno reso possibile realizzare forme anche originali e soprattutto assicurarne le prestazioni che più soddisfano gli utenti.

Per rimediare a queste dimenticanze abbiamo deciso di chiedere a sei imprese particolarmente attente ai loro rapporti con architetti di fama (e fiere di aver risolto i numerosi problemi insiti nella realizzabilità delle loro intuizioni creative) di descrivere brevemente il loro cursus honorum e soprattutto spiegare con quali strumenti operativi hanno trasformato in costruttivi progetti che anche quando vengono ufficialmente definiti esecutivi sono ancora privi di quelle indicazioni utili a organizzare il cantiere, a svolgere la sequenza delle molte lavorazioni nonché a coordinare una filiera di fornitori che diventa sempre più specializzata ed eterogenea.

Le imprese interpellate, scelte per l’impegno con cui

si dedicano alla realizzazione di edifici anche sfidanti rispettando il budget contrattuale (il che diventa sempre più difficile nell’attuale congiuntura di diffusa inflazione e difficile reperibilità delle risorse) sono non a caso quelle che operano con maggiore impegno nell’edilizia privata, dove la soddisfazione del cliente è conditio sine qua non per la propria reputazione mentre, purtroppo, nella pubblica, i meccanismi di scelta del costruttore restano burocratici e soprattutto meno meritocratici. Si tratta di: Borio Mangiarotti, Carron, Cmb, Colombo Costruzioni, Ediltecno Restauri e Icm. E gli architetti con cui esse hanno maggior consuetudine hanno nomi noti quali Acpv - Antonio Citterio Patricia Viel, MC A (Mario Cucinella), aMDL (Michele De Lucchi), Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Rpbw (Renzo Piano). Ma la questione centrale di garantire al cliente il rispetto della triade ‘costi, tempi, qualità’ chiama in causa la capacità dell’impresa di costruzioni di collaborare con molti altri attori del progetto, in particolare coloro che praticano la progettazione integrata, e quindi dotarsi di competenze tecniche di interfaccia con architetti ma, certo non meno importanti, ingegneri e manager per conto della committenza che trasformano il costruttore da mero esecutore in soggetto proattivo che risolve i problemi delle controparti. Sotto questo aspetto l’importanza del ricorso al Bim è sottolineato da tutti gli intervistati, con l’esigenza che diventi uno strumento di lavoro e di approfondimento operativo del progetto condiviso con l’atteggiamento più empatico e collaborativo possibile tra chi costruisce (e coordina la filiera dei fornitori) e chi progetta col fine ultimo di soddisfare chi commissiona l’opera (e ne trarrà profitto).

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› REPORT

CMB

Ogni committenza desidera il migliore archi tetto della sua epoca, questo ce lo ha insegnato la storia: l’esperienza maturata da cmb, in ol tre 110 anni nel settore costruzioni, lo confer ma. In particolare, dagli anni Duemila a oggi, avanzate capacità tecniche sono diventate in dispensabili per affrontare interventi sempre più complessi e sfidanti, sia dal punto di vista tecnico-costruttivo che prestazionale. Parliamo dei grandi progetti di riqualificazio ne urbana che stanno ridisegnando la città di Milano, fra i quali cmb ha potuto realizzare le torri Generali e PwC nell’ambito di CityLife e la torre Unipolsai di Piazza Gae Aulenti, in zona Porta Nuova. Il fattore che accomuna queste opere è la pre

senza di importanti studi di progettazione strutturale e impiantistica, con grandi firme per il progetto architettonico: Zaha Hadid Ar chitects, Daniel Libeskind e Mario Cucinella Architects.

Lo studio approfondito e integrato tra le disci pline progettuali è il primo degli obiettivi per l’impresa costruttrice: in questo viene a sup porto la tecnologia, con l’uso avanzato di mo dellazione Bim, che ha reso questo approccio sempre più efficace. Il secondo deve essere la coerenza tra i processi, a garanzia della fattibi lità del progetto in termini temporali, operati vi ed economici. Il terzo passo è la competenza delle risorse impiegate e della filiera di forni tori, che in fase di esecuzione perseguono gli

Il

intenti progettuali attraverso tecnici esperti e altamente specializzati. Occorre preparazione e competenza per l’applicazione di protocolli di sicurezza e qualità, per il raggiungimento di certificazioni di sostenibilità ambientale, risorse qualificate per lo sviluppo costruttivo e l’esecuzione in opera dei componenti edilizi e impiantistici.

Passare dall’idea all’opera: in questo l’impresa è poi chiamata a contribuire per la conoscenza del mercato e la competenza tecnica-operativa, attraverso una collaborazione avviata sin dalle prime fasi del lavoro per efficientare processi progettuali e costruttivi.

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cantiere di Torre UnipolSai a Milano Porta Nuova, progetto di Mario Cucinella Architects, general contractor CMB
› TRA PROGETTO E COSTRUZIONE

L’impresa Carron ha maturato negli anni grande esperienza nella realizzazione di opere firmate da architetti di fama internazionale. Già nel 2000, a Treviso, ha collaborato con nomi illustri quali Paolo Portoghesi, nel restau ro e ristrutturazione del complesso immobilia re ‘Quartiere Latino’ e Mario Botta, nella rea lizzazione del complesso ‘Appiani’ (nella foto). A Milano, in via Gattamelata, ha realizzato un edificio firmato dallo Studio Park Associati, mentre in via Moscova ha ristrutturato l’ex Cortile della Seta la cui progettazione porta la firma di Asti Architetti. Infine, a Roma sta ul timando la ristrutturazione dell’Hotel Bulgari la cui progettazione artistica è stata affidata ad Acpv Antonio Citterio Patricia Viel.

Carron in queste commesse si è dimostrata capace di raggiungere l’ambizioso obiettivo di conciliare la qualità, i costi e i tempi di realiz zazione, impiegando manodopera altamente specializzata; avvalendosi di staff tecnici capa ci di tradurre al meglio il progetto esecutivo in costruttivo; ricercando e studiando i materiali impiegati per conoscerne nel dettaglio le carat teristiche tecniche ai fini della posa in opera e manutenzione.

Anche l’organizzazione di cantiere e la dina micità dei tecnici, sempre pronti a collaborare coinvolgendo tutta la filiera e confrontandosi con i fornitori e posatori, hanno contribuito al raggiungimento degli obiettivi.

Nelle commesse più recenti il Bim ha fornito un contributo prezioso rielaborando dati con estrema precisione e rapidità tanto da ridurre le operazioni per i rilievi e procedere rapida mente alla realizzazione di opere di particolare dettaglio quali arredi e impianti.

Proprio per questo Carron, riconoscendo il ruo

lo determinante che questo strumento rivestirà nelle future commesse e consapevole della com plessità e delle criticità ad esso connesse, negli ultimi anni ha introdotto nel proprio staff tec nico un team giovane e altamente specializzato dedicato esclusivamente all’utilizzo del Bim in costante dialogo con le società di progettazione.

Realizzare un progetto firmato da un architet to di fama internazionale è un’esperienza par ticolare e un’occasione di crescita per l’impresa affidataria della costruzione di un manufatto destinato a essere testimone nel tempo dell’e voluzione architettonica e tecnologica rag giunta in un determinato periodo.

Grazie agli strumenti di supporto all’idea pro gettuale (studio dei processi in ambiente Bim, condivisione digitale del progetti, softwa re specializzati…) oggi è possibile esplorare forme architettoniche sempre più ricercate e accattivanti oltre che ottimizzare e misura re metricamente le prestazioni, di materiali e componenti, orientate alla massima fruibilità e vivibilità degli spazi costruiti.

Riteniamo che le condizioni che permettono il miglior rapporto qualità-costi-tempi nel

la realizzazione di un’opera, dopo numerose esperienze, si possano riassumere schemati camente inquadrando i passaggi alla base del rapporto da instaurare con le società di archi tettura con cui l’impresa si rapporta:

• analisi di dettaglio del progetto;

• promozione del confronto tecnico e indivi duazione dei necessari approfondimenti ;

• messa a disposizione del progettista delle competenze di impresa in termini di utiliz zo di materiali e tecnologie unita ai possibili approcci ergotecnici (cantierabilità dei pro getti e organizzazione dei cantieri);

• supporto per le valutazioni economiche di confronto e per le opportunità inerenti pia nificazione e programmazione dei lavori. Tale approccio da parte del personale tecnico di impresa, che per quanto ci riguarda provie

ne dall’ufficio tecnico aziendale, prevede la ne cessaria apertura verso l’interpretazione delle esigenze dell’architetto e la capacità di elabora zione di proposte e soluzioni costruttive efficaci dal punto di vista realizzativo tali però da non incidere sulle formalità geometriche e presta zionali alla base dell’idea architettonica. Nel corso di interventi come Torre Isozaki (ora Torre Allianz) collaborando con gli architetti Arata Isozaki e Andrea Maffei, Porta Nuova Garibaldi con Gregg Jones (Cesar Pelli Ar chitects) e Hospice Fondazione Seràgnoli con Renzo Piano, la volontà di attuare una forma di stretta collaborazione con i progettisti ha permesso, attraverso il reciproco scambio di competenze, in un clima risultato di fatto qua si fiduciario, di valorizzare il risultato in ter mini di tempo, qualità e costi preventivati.

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Carron
Una stretta collaborazione con i progettisti e il reciproco scambio di competenze, in un clima di fatto quasi fiduciario, ha permesso di valorizzare il risultato in termini di tempo, qualità e costi preventivati
Colombo Costruzioni
› REPORT

Il Gruppo icm Maltauro ha nella sua storia d’impresa importanti collaborazioni con i grandi architetti contemporanei. Sin dagli anni ’80 uno dei primi dialoghi di rilievo fu quello con Aldo Rossi per la riqualificazione dell’ex-area Buitoni a Perugia, dove il professore milanese progettò uno dei suoi interventi più massivi e in stile postmoderno nella zona di Fontivegge. Un’importante collaborazione è stata con Renzo Piano per la ristrutturazione del Lingotto di Torino con marcata iconicità data dalla famosa ‘bolla’ in sommità. E sempre con Piano ci stiamo confrontando per la realizzazione del Cern Science Gateway a Ginevra, nuovo centro visitatori marcatamente iconico. Con Mario Bellini, a Milano sull’area del Portello, abbiamo lavorato al complesso fieristico, e con Massimiliano

Fuksas per il grande centro commerciale-polifunzionale Etnapolis a Catania. Ricordiamo poi interventi importanti a Verona con Luigi Caccia Dominioni e a Vicenza con Aldo Cibic. Sempre nella città del Palladio, dove ha sede icm, c’è stata una proficua collaborazione con Gonçalo Byrne per l’intervento di recupero urbanistico e ambientale dell’ex-area industriale Cotorossi, che si distingue per gli alti standard qualitativi e per le linee contemporanee ed essenziali. Con l’architetto di Lisbona sin dalla progettazione urbanistica si è instaurato un dialogo virtuoso che si è spinto sulla scelta dei materiali e la composizione delle facciate con l’ausilio di mockup per i dettagli.

Infine, a Milano dopo aver già lavorato per Coima alla ristrutturazione di Corso Como

Place, firmata da Lee Polisano, questa primavera per lo stesso committente abbiamo iniziato il cantiere Gioia 20, su progetto di Acpv Antonio Citterio e Patricia Viel, che coniuga il design con la sostenibilità energetica. Progetto complesso, sia per la poca disponibilità di area che per la qualità richiesta.

Lo sviluppo in Bim costituisce un grande aiuto per i passaggi dal concept all’esecutivo per l’individuazione dei problemi e per la loro soluzione: uno strumento che obbliga a un approfondito studio delle scelte progettuali e dei sistemi costruttivi da parte dei progettisti. Con questi presupposti lo sviluppo della programmazione delle lavorazioni, già in fase di mobilitazione, e dei costruttivi da parte dell’impresa esecutrice, può consentire uno svolgimento dei lavori fluido e di qualità.

Ediltecno Restauri

Quando si approccia un’opera ideata da un architetto di fama ci si trova ad affrontare una sfida che parte dal contestualizzare il pensiero sul quale si basa la visione non comune del progetto, per poi iniziare a processare la sequenza di attività necessarie all’esecuzione dell’intervento.

Portiamo come case study l’ultimo intervento in ordine cronologico, ovvero il Museo delle Gallerie d’Italia di Torino (nella foto), progetto di IntesaSanpaolo pensato dall’architetto Michele De Lucchi, con il quale abbiamo realizzato altre importanti opere (Gallerie d’Italia di Milano e gli Horti di Porta Romana su tutti). Nel caso specifico, la sfida riguardava soprattutto le opere da realizzare al di sotto della quota cortile, dovendo decostruire completamente il caveau interrato e realizzare successivamente la nuova parte espositiva del complesso, ivi compresa la maestosa scala centrale di accesso ai livelli interrati, senza pilastri e strutture in pianta aperta, molto importanti per il design moderno e impattante.

La cosa che colpisce maggiormente è la volontà di osare senza snaturare il contesto circostante, coniugando nuovi spazi tecnologicamente avanzati e di moderna concezione ad altri esistenti di epoca ottocentesca mantenendo un filo conduttore che si percepisce lungo il percorso museale senza nemmeno dover spendere troppa fatica.

La cosa più importante è creare empatia tra le figure interessate, ovvero entrare in completa sintonia cercando, dal punto di vista dell’impresa, di assecondare le esigenze esplicite e implicite del progettista.

Ogni volta il livello dell’asticella tende ad alzarsi; nel caso specifico il livello richiesto è

stato decisamente alto dovendo coniugare esigenze strutturali, architettoniche e temporali molto sfidanti.

In questo caso la soddisfazione a opere ultimate è stata immensa.

Amiamo il nostro lavoro proprio per questo.

Felici di esserci stati e pronti per nuove sfide.

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ICM
Lo sviluppo in Bim costituisce un grande aiuto per i passaggi dal concept all’esecutivo per l’individuazione dei problemi e per la loro soluzione
› REPORT

L’architetto viene affi ancato da un team di professionisti composto da impiantisti, strutturisti ed esecutivisti che, unitamente ai partner e esperti di cantiere partecipa allo sviluppo del progetto per anticipare il più possibile tematiche proprie dell’esecuzione

In tanti anni di esperienza sul campo abbiamo imparato che la corretta impostazione del lavoro, la definizione e il rispetto dei ruoli e delle competenze di ciascuno è condizione necessaria per portare a compimento un’opera nei tempi e con la qualità che ci si è prefissati. Per esempio un intervento ambizioso e complesso come quello di SeiMilano, che vede impegnate decine di professionisti diversi, a cominciare da MC A (Mario Cucinella Architects) per il progetto architettonico non può prescindere dal fatto che ci sia massimo coordinamento ma anche flessibilità e propensione all’ascolto.

Nella foto, il cantiere di SeiMilano, lo sviluppo di Borio Mangiarotti progettato da MCA Mario Cucinella Architects e dal paesaggista francese Michel Desvigne.

Sicuramente l’utilizzo delle nuove tecnologie, come ad esempio il Bim, oggi permette un controllo maggiore sul progetto, fermo restando che le decisioni devono essere prese a monte dalle persone in un continuo confronto e dialogo.

Avendo Borio Mangiarotti il doppio ruolo di developer e general contractor la nostra azienda è abituata a mantenere costantemente l’equilibrio tra qualità, tempi e costi; per far

ciò abbiamo strutturato un processo di sviluppo immobiliare che integri sin dalle prime fasi progettuali tutte le competenze indispensabili alla buona riuscita dell’intervento. In particolare l’architetto viene affiancato immediatamente da un team di professionisti, ormai nostri partner, composto da impiantisti, strutturisti ed esecutivisti con i quali in anni di collaborazione abbiamo strutturato un modus operandi consolidato e integrato con la produzione che, unitamente al team di partner, esperti di cantiere (preventivisti e construction manager) partecipa allo sviluppo del progetto per anticipare il più possibile tematiche proprie dell’esecuzione. Questa impostazione ci permette di lavorare con diversi architetti (anche i più creativi) consentendo loro di concentrarsi sulle attività a valore aggiunto, tenendo sempre sotto controllo tempi, qualità e costi in tutto il processo di sviluppo immobiliare.

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Borio Mangiarotti
› REPORT

A better world needs better buildings

Migliori edifici, miglior qualità e comfort degli spazi abitati. Soluzioni innovative per migliorare l’efficienza energetica del foro finestra il comfort abitativo e la salubrità degli ambienti.

www.alpac.it

Linee nitide e rigorose, legno e vetro per il progetto di A2g Arquitectos e Oaestudio (ph. Pedro Pegenaute).

Località Burgos (Spagna)

Progetto architettonico

A2g Arquitectos con Oaestudio Impresa edile Geoxa

Serramenti Uniform Produttore e installatore dei serramenti Blas Recio e Hijos Sl

Uniform, legno e luce per il comfort di una scuola materna

L’attenzione all’uso della luce, anche grazie ai serramenti in legno/alluminio magis40 di Uniform, e la ricerca del massimo comfort sono le linee guida della nuova scuola materna di Burgos (Spagna) organizzata attorno a una corte centrale e caratterizzata dall’impiego del legno come materiale naturale privilegiato. Il progetto di A2g Arquitectos di Ângela Frias e Gonçalo Dias con Oaestudio di Jesús De Los Ojos e Jairo Rodríguez si basa su un chiaro impianto planimetrico, con una corte centrale che distribuisce i diversi ambienti, contenuti in

un volume basso che si sviluppa in senso oriz zontale sul quale si innesta uno spazio verti cale a forma di piramide rovesciata, una sorta di impluvium con copertura inclinata che si integra nella parte centrale della pianta per mettendo alla luce di entrare anche dall’alto. Inserita in un contesto urbanizzato, la scuola si presenta con due fronti ortogonali che de finiscono il lotto di interesse e altri due più articolati a comporre l’angolo nord-ovest ar retrato rispetto al fronte strada dove si trova l’ingresso.

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› FOCUS
CREDITI

I percorsi interni alla scuola sono ampi e libe ri da ostacoli per garantire la massima sicu rezza degli alunni e per trasformarsi in spazi ibridi interni-esterni grazie all’apertura delle ampie vetrate.

Mentre all’esterno l’utilizzo del colore, so prattutto nelle aree adiacenti l’ingresso, contrasta con il tetto piano interamente bianco, negli interni il colore caldo del legno lasciato a vista rende gli ambienti accoglienti e confortevoli.

All’efficienza dell’involucro in termini di

tenuta e alla qualità dell’illuminazione con tribuisce il sistema magis40 di Uniform, con finitura interna in rovere spazzolato e profilo esterno in alluminio. Le dimensioni ridotte del profilo lasciano ampio spazio alla super ficie vetrata massimizzando l’apporto di luce naturale.

Ferramenta a scomparsa, studiata ad hoc per il progetto, dona alle finestre un’immagine pulita.

www.uniform.it

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› FOCUS

Sopra e a destra uno degli attici mansardati. Sulla copertura a falde dell’edificio in Renngasse 10 sono state installate complessivamente 154 finestre da tetto Fakro con sistema di movimentazione elettrica integrato Z-Wave.

Località Vienna

Committente JP Immobilien

Progetto architettonico 3XN Architects, Malek Herbst Imprese edili

Sauritschnig Alu-Stahl-Glas, Prameshuber Holzbau Finestre da tetto Fakro (Ftw-v P5 Z-Wave, Fpw-v P5 Z-Wave, Fpw P5, Fnp P2/H5)

Tende parasole esterne Amz Z-Wave

Vienna,

attici con vista

attraverso le finestre da tetto Fakro

3XN Architects con lo studio austriaco Malek Herbst ha progettato il complesso residenziale Renngasse 10, nel centro di Vienna, con un du plice obiettivo: integrare il nuovo volume nel contesto storico esprimendo comunque l’iden tità di una costruzione contemporanea. Il dise gno organico dei prospetti, infatti, si distingue per l’alternanza fra superfici piane e curve, ri vestite con pannelli opachi marrone e beige e architravi giallo oro che riprendono la cromia dei palazzi circostanti. L’elevata pendenza delle falde di copertura ha

permesso la realizzazione di mansarde, a dop pia altezza o soppalcate, con vista panoramica sui tetti della città. Ridotto al minimo lo spor to di gronda, le falde sono rivestite con pannel li metallici dai colori coerenti con la tavolozza delle facciate.

Gli attici sono inondati di luce che entra dalle numerose finestre Fakro collocate sul tetto. I serramenti a bilico sono allineati su più livelli: si tratta di modelli a elevate prestazioni in ter mini di isolamento e sicurezza, dotati di ante apribili ad azionamento motorizzato o di ve

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› FOCUS
CREDITI

trate fisse e di pannelli opachi riflettenti. Gli attici dispongono di un accesso diretto alla terrazza sul tetto: in stretta collaborazione con i progettisti, Fakro ha adattato alcune delle proprie finestre da tetto alle specifiche esigen ze della commessa.

I modelli Ftw-v P5 e Fpw-v P5, integrati da ten de parasole esterne elettriche, sono combinati con elementi aggiuntivi fissi per una migliore illuminazione e una più ampia vista.

In entrambi i modelli il telaio è in legno di pino, incollato a strati e impregnato sotto

vuoto, rifinito con due mani di vernice acri lica bianca. Le finestre sono inoltre equipag giate con la tecnologia thermoPro, in grado di migliorare l’efficienza energetica, la dura bilità e la tenuta all’aria della finestra, e con il sistema di rinforzo della costruzione topSafe, per una maggiore resistenza contro i tentativi di effrazione.

www.fakro.it

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› FOCUS

Una pelle argentata che riflette i

colori del fiordo

Il progetto di trasformazione di un hotel nel nuovo centro benessere polivalente Hardanger badet di Øystese, in Norvegia, include diverse funzioni: oltre all’hotel, un parco acquatico co perto, ambulatori medici, un centro riabilitati vo e una farmacia.

Il progetto, sviluppato dall’ufficio di Bergen dello studio scandinavo Link Arkitektur (re sponsabili di progetto Anne R. Bøthun e Sonja Fastenrath) distribuisce queste funzioni in vo lumi diversi, inseriti in un parco che dall’hotel raggiunge la riva del fiordo, per meglio armo nizzare l’architettura del complesso con il pae saggio, e per ognuno di questi volumi fa ricorso a materiali differenti, dai mattoni dell’albergo

esistente all’ardesia e al legno, materiali del la tradizione costruttiva norvegese, al vetro e all’alluminio.

In particolare, l’involucro del parco acquatico reinterpreta in facciata il sistema di posa soli tamente usato per le coperture adottando, in luogo delle tradizionali lastre di ardesia, scaglie Prefa 44x44 di alluminio naturale che, insieme alle grandi vetrate, crea un effetto specchio che di giorno riflette le acque del fiordo e la sera si riflette in esse.

Per l’esecuzione dei singoli dettagli costruttivi gli installatori sono stati coinvolti fin dall’inizio della pianificazione. Poiché il costruttore aveva puntato interamente su aziende locali, il pro

getto di costruzione dell’edificio è diventato nel corso del tempo una specie di Art Communi ty degli artigiani di Øystese, come il lattoniere Kjell-Arne Flotve, orgoglioso della facciata in scaglie in alluminio naturale che ha realizzato.

www.prefa.it

CREDITI

Località Øystese, Norvegia

Committente Hardangerbadet AS e Hardangerbader KF

Progetto architettonico Link Arkitektur, Anne R. Bøthun e Sonja Fastenrath

Superficie totale del centro 6.200 mq

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Nelle foto, il volume del centro acquatico visto dal fiordo e dettagli dell’involucro in vetro e scaglie di alluminio Prefa (ph. courtesy Prefa).
› FOCUS

ARMONIA GIAPPONESE IN TERRA AMERICANA

L’impronta dell’edificio si articola intorno al progetto di paesaggio. La costruzione fa ampio ricorso al legno.

Il nome dell’opera vincitrice del xxv Premio Internazionale Dedalo Minosse, Swales (fosse umide, argini) ne definisce sia la planimetria sia le intenzioni, che erano quelle di valorizzare le tradizioni culturali e costruttive giapponesi e native-americane con un‘architettura in sintonia con l’ambiente naturale.

Il primo passo del progetto, che sorge su un sito di oltre 7mila mq in leggera elevazione sul limitare di un bosco e in prossimità di un’area industriale dove il suolo è invece completamente impermeabilizzato, è stato quello di realizzare 14 piccole depressioni dove può con-

fluire l’acqua, favorendo il drenaggio del terreno e, con esso, la crescita dell’intorno vegetato. In pietra e sostenute da piccoli argini, queste depressioni seguono l’ondulazione del terreno e permettono all’acqua di scorrere lentamente verso valle.

Per lo stesso motivo la costruzione – dove si fa largo uso del legno, con tecniche costruttive in parte giapponesi e in parte della vicina comunità Amish – non prevede canali di gronda per evitare di concentrare in pochi punti l’acqua raccolta dai tetti.

Gli edifici, con una pianta ramificata, si svi-

luppano intorno a queste ‘pozze’ artificiali, gli swales appunto, dando luogo a spazi continui di differenti altezze molto articolati e a lunghe pareti per lo più vetrate, così che la relazione tra i fruitori e il paesaggio esterno è continua e diretta.

Gli altri premi istituzionali 2022 sono andati alla CH House di Oddo Architects a Hanoi, e alla riqualificazione del capannone 18 delle ex-Officine Reggiane di Reggio Emilia (Andrea Oliva).

Il premio Ala-Assoarchitetti Under 40 è stato vinto da Casa G di Alfredo Vanotti ■

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PREMIO DEDALO MINOSSE 2022
› DESIGNCAFÈ
SWALES, CENTRO PRODUTTIVO DI JST CONNECTORS COMPLETATO NEL 2021 IN PENNSYLVANIA VINCE IL PREMIO INTERNAZIONALE ALLA COMMITTENZA D’ARCHITETTURA. IL PROGETTO È DELLO STUDIO RYUICHI ASHIZAWA ARCHITECTS & ASSOCIATES

Isotec è il sistema termoisolante ad elevate prestazioni per coperture ventilate. Il poliuretano espanso di altissima qualità di cui è costituito il pannello offre una durabilità eccellente, con performance costanti nel tempo.

isotec.brianzaplastica.it

Per un isolamento di qualità e duraturo nel tempo.
Ristrutturazione copertura Hotel Ristorante “La Torricella”, Poppi (AR), realizzata con Isotec, coppi ed embrici.

AGA KHAN AWARD 2022

L’ALTRA ARCHITETTURA

I progetti scelti dalla giuria dell’edizione 2022 dell’Aga Khan Award for Architecture si tro vano in Bangladesh, Indonesia, Iran, Libano, Senegal. Paesi difficili, a basso reddito e alto tasso di crescita demografica, spesso teatro di scontri politico-religiosi cui si aggiungono problemi economici generati dalle sfide geo politiche internazionali. Luoghi nei quali l’ar chitettura può fare molto, trasformando i li miti in opportunità e producendo innovazione con risorse limitate, quasi sempre materiali e manodopera locali. Progetti talvolta realizzati pro bono e costruiti dall’intera comunità che li vive come propri a cominciare dal cantiere: segni di speranza in un futuro migliore, dove

i campi dei rifugiati possano assumere la con formazione di città ordinate, le scuole offrano la formazione indispensabile per l’emancipa zione individuale, la cultura e l’arte possano vivere libere dall’egemonia culturale altrui. Il Premio, rivolto alle comunità dove la presen za e la cultura islamica sono particolarmente significative e giunto quest’anno al quindice simo ciclo triennale, conta su una dotazione complessiva per ciascuna edizione di un mi lione di dollari.

All’edizione 2022 hanno partecipato comples sivamente 463 progetti confluiti in una short list di 20 opere, tutte visitate sul posto dalla giuria formata dall’architetto Nada Al Hassan,

esperto di conservazione del patrimonio archi tettonico e urbano, da Amale Andraos, docente alla Columbia gsa, dall’artista Kader Attia, dal direttore dell’Istituto Bengalese di architet tura, paesaggio e insediamenti Kazi Khaleed Ashraf, dal visiting professor del dipartimento di architettura dell’Università di Boston Sibel Bozdoğan, dall’architetto franco-libanese Lina Ghotmeh, dal Premio Pritzker Francis Kéré, già vincitore dell’akaa nel 2004 per la scuola elementare di Gando, da Anne Lacaton, fonda trice dello studio Lacaton & Vassal e dal fonda tore di nadaaa Nader Tehrani.

Bangladesh Spazi pubblici urbani lungo il Nabaganga, Jhenaidah

La rapida urbanizzazione del Bangladesh ha comportato anche nella città di Jhenaidah la realizzazione di strade e edifici abbandonando le tradizionali vie d’acqua, spesso ridotte a di scariche. Gli architetti Khondaker Hasibul Kabir e Suhailey Farzana, che avevano già sviluppato attività di co-progettazione e autocostruzione coinvolgendo fasce di popolazione marginali, hanno progettato e promosso questo spazio pubblico che con scalinate e rampe dà accesso

alle acque del Nabaganga invertendo il proces so di degrado ambientale in corso. Al momento l’opera comprende due piattaforme, tre metri sopra il livello del fiume, e percorsi che lo ricon nettono alla città anche attraverso un bosco centenario che offre ombra e protezione per la popolazione, di maggioranza Hindu, che qui si ritrova, anche giungendo da località vicine, per conversare, fare sport e accedere all’acqua se condo le proprie tradizioni culturali.

CREDITI

Architettura Co.Creation.Architects (Suhailey Farzana e Khondaker Hasibul Kabir)

Superficie costruita 1.632 mq

Area 4.267 mq

Cronologia 2018-2019 Costo 164.280 dollari

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PROGETTI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE COSTRUITI CON SCARSE RISORSE LOCALI PER AFFRONTARE LE NECESSITÀ MATERIALI DELLE COMUNITÀ CUI SONO DESTINATI E CONTRIBUIRE ALLA LORO CRESCITA CULTURALE Urban River Spaces, Jhenaidah, Bangladesh. ©Aga Khan Trust for Culture, ph. Asif Salman.
› DESIGNCAFÈ

CREDITI

Architetti Rizvi Hassan, Khwaja Fatmi, Saad Ben Mostafa

Committenti Ong Brac e ActionAid con il supporto di Unhcr, Unicef e Fao Superficie costruita totale 1.505 mq Area 2.571 mq

Costo 158.413 dollari

Bangladesh Centri pubblici comunitari del campo rifugiati Rohingya

Dall’agosto del 2017 più di 700mila musulmani Rohingya sono fuggiti in Bangladesh dando vita al campo Cox’s Bazaar, che accoglie un numero di rifugiati maggiore di quello della popolazione lo cale. Più del 74 per cento sono donne e bambini, più vulnerabili di fronte a violenze e abusi. Per migliorare le condzioni di vita nel campo Ac tionAid e Unhcr hanno promosso la costruzio ne – a cui hanno partecipato sia i rifugiati sia la popolazione locale – di sei luoghi che svolgono

funzioni comunitarie. Vari i materiali utilizzati, da quelli della tradizione costruttiva locale – bam boo, mattoni, legno di noce di Betel, paglia – al cemento e la lamiera. Ogni centro è caratteriz zato da elementi che lo legano al contesto e alla funzione: dipinti e graffiti, iscrizioni in lingua Bur ma, stuoie alle finestre o bucature triangolari nel le pareti e, per quello dedicato alla produzione e alla vendita di oggetti artigianali, un ingresso come le tradizionali abitazioni Rohingya.

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Spazi comunitari all’interno del campo profughi Cox’s Bazaar. ©Aga Khan Trust for Culture, ph. Asif Salman.
› AGA KHAN AWARD 2022

Due strutture con coperture a falde come le abi tazioni della locale tribu Osing, una per le parten ze e l’altra per gli arrivi, emergono dalla copertura verde delle strutture costruite, a loro volta immer se in un paesaggio di risaie dove per un raggio di 10 chilometri sono vietate le costruzioni. Molto aperto per favorire aerazione e ventilazio ne naturale, protetto termicamente dalla massa isolante della copertura verde e con un siste ma di recupero e riciclo delle acque sia inter

namente sia all’esterno, l’edificio è un esempio di architettura passiva che all’efficienza unisce la bellezza.

Moderno ed efficiente ma del tutto diverso dai generici edifici aeroportuali, sigillati e staccati dal contesto, il progetto può contribuire a definire un nuovo standard per un turismo ecologicamente sensibile, anche in considerazione del fatto che l’Indonesia prevede di costruire nei prossimi anni circa 300 nuovi aeroporti locali.

Architettura Andramartin, Jakarta

Superficie 9.385 mq

Sito 160 ettari Cronologia 2013-2017 Traffico annuale 300.000 pax Costo 7.242.050 dollari

Decenni di abbandono avevano fatto crollare anche il tetto dell’ex-birreria Argo nel centro di Teheran che Hamidreza Pejman ha scelto di tra sformare nel primo museo indipendente di arte contemporanea e sede della Pejman Foundation che promuove gli artisti iraniani sulla scena glo bale del mercato dell’arte.

Il progetto di recupero e riuso conserva la ruvi da bellezza dell’edificio industriale di un tempo aggiungendovi all’interno una nuova struttura autoportante, sorretta da colonne di acciaio

inserite nella muratura in mattoni ripristinata, mentre la nuova scala in cemento bianco, l’a scensore in metallo e il bar pubblico in ottone, con le loro forme curve si pongono in chiaro contrasto con i materiali e le tecniche costrutti ve degli spazi esistenti.

Nella corte di ingresso tre lastre di vetro permet tono di osservare gli ambienti di fermentazione, trasformati in archivi e spazi di servizio. Uno stretto edificio sul retro ospita il bar e la cucina e, al di sopra, alcune residenze per artisti.

CREDITI

e New York

Superficie 1.890 mq

Sito 750 mq

Cronologia 2017-2019

Costo (al netto del terreno) 900.000 dollari

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Iran Museo d’arte contemporanea Argo, Teheran Indonesia Aeroporto internazionale Banyuwangi, Blimbingsari, East Java Architettura Ahmadreza Schricker Architecture North, Teheran CREDITI Il terminal dell’aeroporto emerge con tetti verdi tra le risaie. ©Aga Khan Trust for Culture, ph. Mario Wibowo
› AGA KHAN AWARD 2022
Gli spazi del museo sono ricavati in una ex-fabbrica di birra. Ph. ©Aga Khan Trust for Culture, ph. Deed Studio

IPM Italia. Gli Specialisti dei pavimenti continui.

Versatili e performanti. Sono i rivestimenti in resina IPM Italia ideali per le pavimentazioni di differenti tipologie di ambienti: dall’hangar allo showroom, dalle sale d’attesa nei terminal ai ristoranti, dagli hotel ai musei. Oltre alla capacità di sostenere elevati picchi di afflusso e alla facilità di pulizia e igienizzazione i rivestimenti IPM Italia hanno una naturale predisposizione al design. Ne è un esempio il Sistema IPM Venexian, utilizzato presso l’aeroporto di Linate a Milano, nel quale i leganti vengono miscelati a materiali di pregio, quali marmi e quarzi. Progetto sviluppato in collaborazione con Pavimart.

Senegal Scuola secondaria Kamanal, Thionck Essyl

La forma a volta dei blocchi di edifici – uno per ogni anno di formazione – nei quali si articola questa scuola non è solo una citazione vernacolare ma il frutto della scelta dello studio Dawoffice, per motivi economici e di regolazione climatica, di costruire con mattoni di argilla cruda che strutturalmente lavorano per compressione. L’argilla è stata estratta dal sito e l’area di scavo è diventata il campo sportivo, circondato da sedute a spalti a colmare la depressione. Locali e di recupero anche gli altri materiali impiegati

in questo progetto pro bono costruito da manodopera del posto, come il legno delle travi che sorreggono le ampie coperture di lamiera e pavimenti a terrazzo realizzati con pezzi di ceramiche rotte.

La pendenza del sito viene sfruttata per incanalare verso una cisterna l’acqua piovana, poi riutilizzata per i bagni e per l’irrigazione del giardino, che comprende alberi di limoni, da vendere al mercato per incrementare la dotazione economica della scuola.

I padiglioni della scuola sono organizzati intorno al cortile dello spazio sportivo. ©Aga Khan Trust for Culture, ph. Amir Anoushfar.

CREDITI

Architettura Dawoffice, Barcellona

Superficie 1.920 mq Sito 16.750 mq Cronologia 2014-2020 Costo 600.000 dollari

Libano

Ristrutturazione della Niemeyer Guest House, Tripoli

Progettata da Oscar Niemeyer tra il 1964 e 1975 e mai completata a causa della guerra civile, la Fiera di Tripoli è uno dei migliori esempi del Moderno in Medio Oriente. In assenza di materiali d’archivio, l’incarico di ristrutturare la guest house prossima all’ingresso per adibirla a centro espositivo per la locale industria della falegnameria è stato affrontato da East Architecture Studio studiando altre opere di Niemeyer

per dare un senso all’intervento, condotto in maniera non invasiva e quasi del tutto reversibile, in particolare per le partizioni vetrate e nel rifacimento della copertura in lastre di cemento alleggerito.

L’edificio a un solo piano, cieco all’esterno e che riceve luce naturale da un pozzo di luce nell’atrio e da due corti interne, conserva le qualità strutturali, materiche e spaziali del progetto originario ■

La ristrutturazione ha comportato il rifacimento della copertura in lastre di cemento alleggerito. ©Aga Khan Trust for Culture, ph. Cemal Emden.

CREDITI

Architettura East Architecture Studio, Beirut

Superficie 1.917 mq

Sito 3.200 mq

Cronologia 2018

Costo 800.000 dollari

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› AGA KHAN AWARD 2022

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ROMA

CITTERIO VIEL E DBA PRO RIQUALIFICANO LA SEDE RAI DI VIALE MAZZINI

Assegnata a Acpv Antonio Citterio Patricia Viel e alla società di ingegneria e Ict Dba Pro la riqualificazione della storica sede Rai di Viale Mazzini 14, disegnata negli anni Sessanta da Francesco Berarducci.

La riqualificazione interessa una superficie complessiva di circa 30mila metri quadrati con un progetto pensato per aumentare il benessere delle persone, attraverso spazi moderni e flessibili in linea con le nuove esigenze di lavoro. L’edificio aumenterà gli spazi per i servizi alla persona, con una riqualificazione della zona ristoro e il ripensamento delle logiche di distribuzione interna. Prevista una diffusa presenza del verde, con la creazione di una nuova area esterna fruibile ai lavoratori, su via Podgora; mentre il cortile interno con il giardino zen del progetto originale

troverà nuova vita grazie anche alla riqualificazione della galleria di opere d’arte che lo circonda – con gli arazzi rinascimentali e le sculture, esempi rappresentativi del grande patrimonio artistico e architettonico Rai. Tutte le facciate saranno riqualificate, nel rispetto del linguaggio compositivo originale, migliorando l’efficienza energetica dell’edificio. Allo stesso modo sarà reinterpretata la copertura del complesso, integrando al suo interno le nuove esigenze tecnologiche e impiantistiche.

« Questo intervento permette di ripensare un edificio degli anni Sessanta riscrivendolo secondo principi funzionali moderni e in linea con le nuove esigenze di lavoro – dice l’architetto Patricia Viel, Ceo di Acpv Architects. Rai dà vita così anche a un

importante intervento di rigenerazione urbana, valorizzando un edificio storico che caratterizza fortemente l’identità del quartiere».

Il progetto verrà sviluppato in Bim, al fine di adeguare il livello qualitativo e di controllo della delivery del progetto su tutta la filiera di sviluppo progettuale dell’opera e per rendere disponibili le informazioni utili a un’efficiente gestione sia del cantiere sia in seguito dell’opera lungo l’intero ciclo di vita.

Tra gli obiettivi dell’intervento il conseguimento delle certificazioni Leed e Well ■

Committente Rai - Radio Televisione Italiana Progetto architettonico Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel e Dba Pro Superficie 30.000 mq

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› WORK IN PROGRESS

ROMA GROTTAPERFETTA, IL CENTO POLIVALENTE DI ALVISI KIRIMOTO

Quasi ultimato il cantiere del complesso di via Grotta Perfetta comprendente un centro civico polivalente con biblioteca, un asilo-nido per 60 bambini e spazi a verde pubblico.

Il progetto di Alvisi Kirimoto, vincitore nel 2007 di un concorso internazionale indetto da Roma Capitale, si inserisce all’interno di un comparto di nuova edificazione a destinazione prevalentemente residenziale in zona Eur, e asseconda la morfologia del luogo, in parte adagiandosi sul terreno e in parte sollevandolo.

Il concept si traduce in una struttura a guscio unitaria e continua che abbraccia sinuosamente l’intera area di intervento. Partendo da una zona centrale in quota, il terreno si eleva e diventa copertura dei due edifici posti alle estremità. A sud-est la superficie ampiamente forata dell’asilo-

nido si piega ulteriormente raccordandosi al terreno, creando da un lato una maggiore protezione verso la strada e dall’altro un’apertura totale verso il verde. A nord invece la copertura del centro civico si alza, favorendo l’attraversamento dell’edificio in corrispondenza dell’atrio, mettendo in comunicazione il parco con il piano stradale. Le due funzioni, distinte e autonome, si ricongiungono concettualmente e fisicamente nella copertura-percorso che avvolge il parco al centro del progetto, collegato attraverso percorsi ciclo-pedonali alle aree limitrofe e punto di partenza per l’esplorazione della vicina area di Tor Marancia. Dal punto di vista energetico sono previsti un impianto di pannelli fotovoltaici, l’uso di pompe di calore e, nell’asilo, anche recuperatori a flussi incrociati,

un impianto geotermico e, nel volume a cilindro posto a sud, un buffer che captando la radiazione solare contribuisce al comfort termico degli ambienti interni, schermabili con tende ■

Committente Consorzio Grottaperfetta

Progetto architettonico Alvisi Kirimoto

Team di progetto Massimo Alvisi (lead architect), Junko Kirimoto, Carolina Ossandon Avetikian, Arabella Rocca, Antonio Capalbo, Isabella Palermo, Chiara Stefanori

Progettazione esecutiva TStudio, Guendalina Salimei

Progetto strutture e impianti Tda, Ing. Davide Talia Impresa appaltatrice ati tra Edil Moter (capogruppo), Cosar, Ipomagi, Sfe Elettroimpianti

Area di progetto 5.000 mq (centro civico 2.628 mq, asilo-nido 962 mq, parco 1.429 mq)

Cronologia 2020-2023

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ROMA

LA RIQUALIFICAZIONE

DI PALAZZO RAGGI

Con un investimento di oltre 40 milioni di euro Green Stone, prima Sicaf immobiliare autogestita multi-comparto italiana specializzata in sviluppi residenziali, sta riqualificando Palazzo Raggi. L’incarico è stato affidato agli studi di architettura Tamburini, Scandurra (per gli interni), e dL Engineering (restauro). Condiviso con la Soprintendenza e in accordo con il piano regolatore che prevede per gli edifici del centro storico il ripristino delle originarie funzioni residenziali, l’intervento trasforma il palazzo, costituito da due edifici contigui e situato nel quadrilatero compreso fra via del Corso, via della Vite, via del Gambero e via delle Convertite, in 30 appartamenti di pregio. Gli spazi al pianterreno, esclusi dall’intervento di riqualificazione, sono destinati ad attività commerciali.

Fulcro dell’intervento, nel rispetto della configurazione originaria dell’immobile, è la valorizzazione degli elementi architettonici di pregio, quali lo scalone monumentale e i soffitti a cassettoni lignei, mantenuti a vista. L’androne di ingresso, pavimentato nel classico sampietrino romano, affaccia su un’elegante corte interna con spazi verdi per passare poi alla welcome hall e allo scalone principale che conduce ai piani superiori. I tagli delle soluzioni abitative sono diversi l’uno dall’altro, progettati per offrire il giusto equilibrio tra comfort e uso dello spazio; ogni residenza

è rifinita con materiali di pregio e dotata di riscaldamento centralizzato tramite pannelli radianti a pavimento, oltre che di un sistema domotico. Gli appartamenti agli ultimi piani, inoltre, godono di ampi terrazzi con viste uniche sulla città. I lavori degli interni sono partiti ad agosto, per concludersi entro la metà del 2024; è invece già terminato il restauro dell’intonaco delle facciate esterne, riportate all’antico colore ■

Dall’alto in senso orario, la facciata su via del Gambero, lo scalone, l’ingresso e la terrazza di un appartamento dell’ultimo piano.

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MILANO

IL PROGETTO DI SETTANTA7 PER IL BOSCO DELLA MUSICA

È dello studio Settanta7 il progetto vincitore del concorso internazionale per la nuova sede del conservatorio musicale Giuseppe Verdi di Milano che sarà realizzato a sud-est della città (Municipio 4), area in grande sviluppo nell’ambito del masterplan Milano Santa Giulia. Il progetto distribuisce le funzioni previste dal bando in quattro diversi volumi, uno dei quali esistente, la palazzina exChimici già ex-acciaierie Radaelli, unica testimonianza sopravvissuta del passato industriale della zona, che sarà conservata e ristrutturata per ospitare le scuole di musica jazz e popolare.

La forma circolare della palazzina ritorna, enfatizzata, nel progetto dell’auditorium,

il maggiore tra gli edifici del progetto, che riprende le caratteristiche di un teatro classico, inclusa la monumentalità, ma non la base di appoggio della cavea, al di sotto della quale si creerà così un vuoto e un nuovo spazio pubblico. Gli altri padiglioni, disegnati in forme organiche ispirate alle foglie, sono destinati alle aule di insegnamento, agli uffici della scuola, ai laboratori (fab-lab), a funzioni di ristoro e a uno studentato.

Oltra a distribuire le funzioni su più edifici a scala umana, il sistema a padiglioni separati darà vita a ampi spazi pubblici, piazze e un parco, proponendosi così come un progetto di rigenerazione a scala urbana per una zona periferica della città

Da sinistra in senso orario, vista dell’area in generale, vista notturna dell’auditorium e prospettiva da via Monte Penice.

sotto molti aspetti tuttora problematica e contribuendo a richiamare un pubblico più ampio di quello normalmente coinvolto dalla scuola di musica. Il parco prevede numerose ondulazioni, con colline artificiali utili anche a mitigare la rumorosità della città e delle vicine infrastrutture ferroviarie e stradali contribuendo a migliorare la qualità acustica degli edifici. La costruzione dei nuovi edifici è prevista in carpenteria metallica e legno lamellare, mentre gli impalcati saranno realizzati in X-Lam. Per l’auditorium è previsto un rivestimento esterno ceramico con effetto mosaico e un rivestimento di tipo travertino. L’importo complessivo dei lavori è stimato in 33 milioni di euro ■

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SUBISSATI RIQUALIFICA IL CENTRO PARROCCHIALE SACRO CUORE

Sono almeno due le generazioni che hanno frequentato il campetto parrocchiale e il campo da basket dell’oratorio accanto alla chiesa del Sacro Cuore al quartiere Adriatico, la principale zona residenziale del centro di Ancona. Il progetto sviluppato da Simone Subissati per la rivitalizzazione del centro, attualmente in corso, riflette la vocazione del luogo quale polo attrattivo per i giovani e trasforma i vincoli e le limitazioni dell’impianto preesistente in elementi di una quinta urbana mancante da anni in un quartiere bisognoso di strutture e spazi per le nuove generazioni.

Il sito si sviluppa su due livelli, uno dei quali interrato, con una parete cieca impermeabile che affaccia sulla strada principale e un parcheggio in copertura,

mentre il segno forte della presenza del centro nel quartiere è la tettoia colorata in acciaio, retta da una fitta matrice di pilastrini che la reggono e che nel frattempo guidano il percorso di visita. A marcare l’apertura verso la città (in luogo della chiusura tipica dei vecchi oratori) Subissati elimina alcuni pilastrini creando dei ‘vuoti’ che si trasformano in ‘stanze’ non convenzionali, luoghi di sosta e di incontro senza smentire la funzione di percorso di ingresso alle diverse funzioni interne: aule, spazi per associazioni, spazi comuni e il salone polifunzionale con campo da basket, che viene ristrutturato. In particolare, la parete su strada viene rifatta con vetri a specchio che di giorno riflettono il quartiere circostante mentre la sera si trasforma in uno schermo

luminoso che rende l’interno visibile a tutti.

Trasformata infine in una piazza la piastra di copertura, con un sistema modulare di contenitori del verde e di sedute in acciaio corten che si appoggiano e articolano su una griglia grafica che diventa un ulteriore playground ■

Località Ancona

Committente Arcidiocesi di Ancona-Osimo

Progetto architettonico Simone Subissati Architects Design team Simone Subissati, Alice Cerigioni, Domenico Lamura, Matteo Virgulti

Società appaltatrice BC Costruzioni

Superficie lorda 2.200 mq

Cronologia in corso Costo 2 milioni di euro

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ANCONA
section B - B
5 1:200 0 N
1
› WORK IN PROGRESS

A sinistra, render della nuova costruzione con i grandi tetti a cupola in legno. Sotto, pianta del progetto e interno della chiesa.

COPENHAGEN

LA CHIESA

IN LEGNO DI HENNING

Pozzi di luce da cui osservare il cielo attraverso tetti a cupola di legno che daranno all’assemblea la sensazione di trovarsi in mezzo a un bosco, elevando la spiritualità del luogo. Questa la prima caratteristica di rilievo del progetto, sviluppato da Henning Larsen in collaborazione con Platant e Ramboll, scelto per costruire la prima chiesa che verrà realizzata a Copenhagen, nel nuovo quartiere di Ørestad, a distanza di trent’anni dall’ultima chiesa edificata in Danimarca. La seconda è l’insieme di spazi pubblici a cui il complesso parrocchiale darà luogo: corti coperte e ambiti aperti tra i diversi edifici che lo formano e una sorta di inversione tra muri esterni e pareti attrezzate interne, ricavando nei profondi muri della chiesa nicchie dove

LARSEN

sedersi a leggere o a giocare. Costruiti interamente in legno, i volumi architettonici si relazionano con il carattere aperto del paesaggio di Ørestad. L’intenzione, spiega Jakob Kurek, global design director di Henning Larsen, «è quella di richiamare i fedeli verso uno spazio in armonia con l’ambiente circostante e lontano invece dal caos cittadino, così da dare sollievo agli affanni della vita quotidiana».

La facciata della chiesa è rugosa, come la corteccia degli alberi, e cambierà carattere attraverso le stagioni e con il passare del tempo, mentre la pavimentazione continua in mattoni – le diverse tonalità e lucentezza faranno pensare alle foglie cadute – caratterizzerà il percorso dal quartiere verso la chiesa

e fin dentro diventando banchi, nicchie e pedane rialzate. La precisa definizione del programma che il complesso dovrà ospitare è stata frutto di una consultazione della comunità locale coordinata da Platant ■

Località Copenhagen

Committente Islands Brygges Parish (diocesi luterana di Copenhagen)

Progetto architettonico e del paesaggio Henning Larsen

Ingegneria Ramboll

Progettazione condivisa Platant Sostenibilità Certificazione Dgnb Gold

Visualizzazioni Vivid Vision

Superficie 2.100 mq Cronologia 2022-2026

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Puro design & sostenibilità

salamander-windows.com

DONGGUAN, CINA HENN DISEGNA IL NUOVO CAMPUS DI CITYU

La politica di integrazione di Hong Kong alla Cina (un Paese, due sistemi) comprende anche il progressivo avvicinamento di istituti universitari, centri di ricerca e industria con la costruzione di campus come l’enorme insediamento, progettato da Henn e recentemente arrivato al tetto, di Dongguan, nel cuore del vasto ‘corridoio di innovazione tecnologica’ del delta del fiume delle perle. Si tratta del terzo campus della City University di Hong Kong in terra cinese, e nasce con l’intento di creare un nuovo polo scientifico e tecnologico riunendo le attività di ricerca universitaria, principalmente nel campo delle scienze dei materiali, con la grande capacità manifatturiera dell’area. Su una superficie di 300.000 mq, la planimetria

del nuovo campus si dispone su una griglia diagonale separata da un’arteria stradale che il progetto attraversa con un podio sopraelevato trasformato in piazza su cui sorgerà la biblioteca centrale, un edificio con uno sbalzo di 50 metri, landmark dell’intero insediamento. La strada diventa la spina centrale che organizza fisicamente e concettualmente il campus, collegando le aree dedicate alle attività accademiche delle quattro facoltà di scienza, ingegneria economia e medicina con gli edifici dedicati ai programmi di ricerca più direttamente collegati all’industria. Ai bordi del campus sorgeranno edifici residenziali, direttamente collegati con l’ambiente circostante, per ospitare docenti, ricercatori e studenti. Organizzata in due fasi, la costruzione

del campus CityU di Dongguan prevede il completamento della Biblioteca Centrale e di una prima serie di laboratori, aule e luoghi di incontro entro l’anno prossimo, con il completamento della seconda fase previsto entro il 2025 ■

Località Dongguan

Committente City University of Hong Kong

Progetto architettonico Henn

Partner in charge Georg Pichler

Project Team Xuan Wu, Fan Feng, Yaxi Yang, Jiaying Fan, Yunan Duan, Wei Wei, Tongyu Wu, Tian Xie, Wanyi Zhang, Wei Guo, Yin Wang, Mostafa Seleem, Le Quang, Ayk Martirosyan, Sean Hadju, Karim Daw, Leander Adrian, Armin Nemati

Superficie 300.000 mq

Cronologia 2020 concorso - 2023 fase 1 - 2025 fase 2

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YTONG

DURATA
www.xella-italia.it CON YTONG È UN’ALTRA STORIA
Tramezze in calcestruzzo aerato autoclavato I BLOCCHI YTONG IN CALCESTRUZZO AERATO AUTOCLAVATO grazie alla loro resistenza e durabilità garantiscono lunga vita agli edifici. DURATA 13 SECOLI
INFINITA

Due render della new town Blue Loop: a sinistra, l’area Energia; sotto, il distretto Italy-City, dove è prevista la costruzione di una rete di canali navigabili (courtesy Pininfarina Architecture).

TAOZHUANG, CINA BLUE LOOP, IL MASTERPLAN DI PININFARINA

Selezionato in una gara a inviti tra altre quattro proposte, Blue Loop di Pininfarina Architecture è il masterplan di una new town che dovrebbe sorgere nella zona del delta del Fiume Azzurro. Il nome del progetto fa riferimento al sistema di vie d’acqua che circonda l’area, pensato a supporto del tessuto agricolo e produttivo locale, nonché come infrastruttura di mobilità per collegare il sito ai vicini centri abitati. Articolato su tre diversi ecosistemi urbani – residenziale, direzionale e di produzione di energia – Blue Loop si sviluppa lungo un orizzonte temporale

di 15 anni e considera le vie d’acqua una risorsa essenziale per generare e sostenere la prosperità economica e sociale, nonché un elemento centrale dell’ecosistema naturale e della regolazione del clima.

Il primo ecosistema urbano, ‘Italy-City’, a catrattere prevalentemente residenziale, è concepito come una città d’acqua, ispirata alla vicina Xitang, con una fitta rete di canali navigabili che la collegano al vicino lago Fenhu. Organizzata in quattro distretti, Italy-City occuperà una superficie di 200 ettari.

Il centro direzionale (Innovation Valley),

che si propone invece come luogo internazionale di ricerca e innovazione, sperimenterà nuovi modelli di mobilità sostenibile basata sull’integrazione esclusiva di veicoli elettrici, a guida autonoma e condivisi.

Infine, l’ecosisitema ‘Energia’ coniugherà un impianto di termovalorizzazione di oltre 250.000 mq e un hub di agricoltura sperimentale di circa 300.000 mq, dando vita ad un nuovo modello di infrastruttura contemporanea, integrata nel paesaggio e nelle dinamiche urbane e volta a minimizzare le emissioni in ambiente ■

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› WORK IN PROGRESS

Campus SDA Bocconi, Milano

San.Co, brand del gruppo Zanini Italia, da più di 30 anni sviluppa e fornisce soluzioni tagliafuoco e tagliafumo in legno e vetro secondo i più alti standard di sicurezza.

Gli edifici moderni sono progettati con particolare attenzione verso l’ambiente: i prodotti San.Co sono certificati FSC, PEFC e VOC Leed v4.1

Per lo studentato milanese di Bocconi, San.Co ha fornito tutte le porte degli alloggi, garantendo un risultato estetico di altissimo livello.

San.Co is a brand of Zanini SpA

LA PORTA APERTA AI TUOI PROGETTI

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SOLUZIONI TAGLIAFUOCO E ACUSTICHE
zaniniitalia.com

MC A - Mario Cucinella Architects

Fondato nel 1992 a Parigi da Mario Cucinella (Palermo, 1960, nella foto con Giovanna Forlanelli, presidente di Fondazione Luigi Rovati), oggi MC A ha sede a Bologna e Milano e conta più di 100 professionisti. L’approccio progettuale dello studio affronta il vasto tema della sostenibilità del costruito integrando in maniera olistica strategie energetiche e ambientali. Nel 2015 Mario Cucinella ha fondato SOS - School of Sustainability, scuola di formazione post-laurea sui temi della sostenibilità e del futuro, e nel 2018 è nato MC D - Mario Cucinella Design, dipartimento focalizzato sul tema dei materiali e dell’economia circolare. Recentemente lo studio ha progettato il primo modello di abitazione in terra cruda stampata in 3D. Numerosi i progetti realizzati in tutto il mondo e circa 50 quelli attualmente in corso. www.mcarchitects.it

Il piano ipogeo rivestito da conci di pietra forte fiorentina. A sinistra, il prospetto del palazzo su Corso Venezia (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).

CON UNA STRAORDINARIA OPERAZIONE DI AMPLIAMENTO E CONSERVAZIONE E COINVOLGENDO COMPETENZE

MULTIDISCIPLINARI IL

TEAM DI MARIO CUCINELLA

ARCHITECTS HA TRASFORMATO

LO STORICO PALAZZO DI CORSO VENEZIA 52 NEL NUOVO

MUSEO D’ARTE E SEDE DELLA FONDAZIONE LUIGI ROVATI

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› ARCHIWORKS

L’ESPERIENZA SPAZIALE DELL’ARTE E DEL SAPERE

Alla ricerca di un’identità adeguata al terzo millennio, i musei tendono a proporre spazi neutri, o come si usa dire ‘flessibili’, in grado di adattarsi a diverse possibili configurazioni, installazioni d’arte e performative. Il caso del nuovo museo d’arte della Fondazio ne Luigi Rovati, inaugurato ufficialmente il 7 settembre, va nella direzione opposta. Quel lo che propriamente non va inteso come un museo bensì, nelle parole della presidente di Fondazione Luigi Rovati Giovanna Forlanelli

come «un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità fra antico e contempo raneo» è un unicum che, dal livello ipogeo al piano nobile, fonde inestricabilmente conte nitore e contenuto in ambienti originalmente nuovi – il livello ipogeo – o straordinariamen te conservati e tuttavia contemporanei che ap partengono indiscutibilmente al palazzo, non potrebbero trovarsi altrove né accogliere opere diverse da quelle esposte. Merito certamente del progetto culturale della

Fondazione ma merito anche del progetto di trasformazione architettonica che quel proget to ha saputo interpretare unendo alla visione del nuovo spazio capacità ingegneristiche non indifferenti, qualità e competenza nel restauro e una raffinata abilità realizzativa. Le vetrate dell’ingresso, sull’ottocentesco Cor so Venezia, e quelle opposte che si aprono sul giardino interno rendono luminoso l’atrio del piano terra dove si trovano la biglietteria, una sala conferenze, il bookshop e il caffè-bistrot.

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› FONDAZIONE ROVATI
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Le

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› FONDAZIONE ROVATI
cupole e le teche della collezione etrusca al piano ipogeo, animato anche da un percorso di videomapping (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).

Esploso assonometrico del progetto e disegno di Mario Cucinella della pianta del piano ipogeo (courtesy MC A).

Il percorso di visita inizia dal livello ipogeo, ricavato ex-novo con una straordinaria opera zione ingegneristica che ha temporaneamente sospeso su micropali l’intero palazzo per rea lizzare lo scavo e le nuove fondazioni (in realtà i livelli sotterranei, che si estendono anche sot to la superficie del giardino, sono due, il secon do agendo da caveau delle opere e con accesso riservato agli studiosi).

Ispirato agli ambienti della necropoli di Cer veteri, il livello sotterraneo che accoglie la col lezione etrusca della Fondazione si sviluppa in sale ellissoidali con soffitti a cupola interamente rivestite con 24.000 conci di pietra serena posati a correre in fasce orizzontali distanziate di po

chi millimetri l’una dall’altra, così da permette re all’aria e alla penombra di filtrare attraverso. La tecnica costruttiva di questo rivestimento è analoga a quella utilizzata per realizzare fac ciate ventilate, con una sottostruttura metalli ca alla quale sono agganciati i listelli di pietra, con la differenza che il progetto – testato con un mock-up in scala 1:1 di una porzione di cupo la realizzato nella sede bolognese di MCA – e la successiva messa in opera sono parametrici, con elementi diversi uno dall’altro per seguire le curvature delle pareti e delle cupole. L’effetto è straordinario, con le teche triangolari in cristal lo con illuminazione incorporata – realizzate da Goppion su disegno dello studio di Mario Cuci

CREDITI

Località Milano, corso Venezia 52

Committente Fondazione Luigi Rovati

Progettazione arch. e museale Mario Cucinella Architects

Project management Giovanni Canciullo

Progettazione strutture Milan Ingegneria

Progettazione impianti e consulenza Leed Manens-Tifs

Antincendio Gae Engineering

Landscape Greencure, Marilena Baggio

Lighting design Piero Castiglioni

Acustica BioByte

Multimedia Dotdotdot, Zeranta Edutainment

Grafica e wayfinding Zup Design

Interior design ristorante e bistrot Flaviano Capriotti

Direzione lavori Walter Incerti – iZed Partners

Opere edili Ediltecno Restauri, Bertolani Costruzioni Ingegnerizzazione cupole Elios Engineering

Materiale lapideo Casone Group

Teche espositive Goppion

Illuminazione iGuzzini, Dga Illuminazione (faretti teche)

Serramenti Capoferri

Superficie 3.000 mq

Cronologia 2016-2022

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› ARCHIWORKS

Il palazzo visto dal giardino. Sotto, rivestita in pietra anche la scala che conduce alle cupole della collezione etrusca (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).

di ingegneria e restauro

Per la molteplicità dei suoi aspetti, dall’ingegneria alla riqualificazione di un edificio storico fino al restauro di elementi interni di pregio, il cantiere di Fondazione Rovati condotto e in massima parte svolto da Ediltecno – direttore tecnico di cantiere il geometra Gaetano Ghetti – rappresenta un caso unico nell’attività delle imprese di costruzione. Un cantiere con una logistica complicata (un solo accesso carraio su una strada monumentale del centro storico) durato cinque anni, iniziato con lo scavo, fino a 12 metri di profondità, dell’area del giardino e di parte della superficie sottostante l’edificio, per diversi mesi privo di fondazioni e sostenuto da palificazioni in calcestruzzo e tubi di acciaio.

Il palazzo è stato poi oggetto di demolizioni mirate e rinforzi strutturali in acciaio, armature in ferro e opere di alleggerimento con solai di legno X-Lam, e restaurato esternamente con la sostituzione dei serramenti e la riqualificazione delle facciate. Per realizzare le cupole ipogee peculiarità del museo Ediltecno ha coordinato un team altamente qualificato di progettisti, fornitori e montatori: 24.000 conci di pietra forte fiorentina, posati a

correre in senso orario e distanziati di 5 millimetri uno dall’altro con l’ausilio di una stazione laser, ancorati a una sottostruttura di acciaio dietro la quale corrono i canali di aerazione.

Al piano nobile invece Ediltecno ha eseguito un importante lavoro di rimozione, restauro e rimontaggio di tutte le boiserie: restauro comprensivo di ri-coloritura delle superfici lignee con intarsi e decori in oro, rifacimento degli stucchi in gesso decorati e dell’importante soffitto voltato nel corridoio, messo in opera dopo un impegnativo sviluppo progettuale realizzato da Ediltecno.

L’impianto di riscaldamento e condizionamento è gestito da pompe di calore che utilizzano l’acqua di falda grazie alla realizzazione di pozzi geotermici, mentre per la distribuzione dell’energia, dei dati e per la gestione degli impianti sono stati stesi più di 200 chilometri di cavi.

Oltre alle lavorazioni dirette, Ediltecno ha inoltre coordinato gli interventi di imprese terze incaricate direttamente dalla committenza sia per lavori specifici sia per gli allestimenti museali.

www.ediltecnorestauri.it

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Ediltecno, un capolavoro
› FONDAZIONE ROVATI

Alcuni ambienti del piano nobile. Davanti allo specchio un’opera di Marianna Kennedy (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).

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› ARCHIWORKS

Sopra, piano nobile, sala Ontani (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati). A sinistra, sezione di progetto (courtesy MC A).

nella – che espongono i grandi vasi, gli ex-voto, le antefisse, i piccoli bronzi etruschi accanto a poche opere contemporanee di William Ken tridge, Lucio Fontana, Arturo Martini, Alber to Giacometti e una terracotta di Picasso, e la suggestione dell’ambiente accresciuta da una videomapping digitale a pavimento estensione di una sala video che racconta storia e miti delle antiche città etrusche.

Risalendo l’edificio, superato l’ammezzato che ospita gli uffici della Fondazione si raggiunge il piano nobile. Qui tutti gli ambienti originari sono stati recuperati, restaurati e conservati: dalle boiserie alle porte dorate, dai pavimenti ai camini in marmo alle alte specchiere set

tecentesche, creando ‘stanze’ espositive dove risaltano per contrasto opere contempora nee. Ma i cromatismi di alcune sale, abitate da reperti etruschi e dedicate a installazioni site specific di artisti contemporanei – Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti, Ma rianna Kennedy – conferiscono all’insieme un’attualità sorprendente, quasi l’impressione di trovarsi in una scenografia allestita da Wes Anderson.

Al piano superiore ancora, lo spazio è desti nato al ristorante gastronomico affidato alle cure dello chef due stelle Michelin Andrea Aprea, che gestisce anche il bar-bistrot (per entrambi il progetto di interni è di Flavia

no Capriotti) al piano terra aperto verso il giardino. Giardino che è un altro elemento importante del progetto di recupero del pa lazzo: progettato dallo studio Greencure di Marilena Baggio, la leggera ondulazione del manto erboso evoca le cupole del sottostante ambiente ipogeo.

Gli alberi preesistenti sono stati mantenuti, in tegrati da elementi di vegetazione a bassa ma nutenzione e irrigazione già presenti nel con testo cittadino. In un angolo, restaurato per dedicarlo a piccole esposizioni temporanee, si trova anche il Padiglione neoromantico ■

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LA QUINTA ARCHITETTONICA DI PIAZZA SAN MARCO

PROGETTO AMBIZIOSO, RICCO DI COMPLESSITÀ E SIGNIFICATO

Riaprono con segni di contemporaneità le Procuratie Vecchie, costruite nel xvi seco lo lungo tutto il lato nord della piazza San Marco per volere del doge della Repubblica di Venezia Andrea Gritti, che coinvolse tre architetti, Mauro Codussi, Bartolomeo Bon e Jacopo Sansovino, stabilendo il linguaggio an tico moderno adottato nei successivi sviluppi delle altre Procuratie della piazza. Generali, che venne fondata proprio nelle Procuratie

Il progetto di David Chipperfield

Architects Milano è partito dalla lettura di anni di storia con l’intento di preservarla e valorizzarla. A sinistra, portali del terzo piano in pietra ricostruita, con finitura levigata di Margraf (ph. ©Alessandra Chemollo).

Un tempo sede dei Procuratori della Serenissima, le Procuratie Vecchie si sono sviluppate lungo tutto il lato nord di piazza San Marco nella prima metà del XVI secolo (ph. ©Richard Davies).

Vecchie e che ha acquisito quasi interamente nel corso degli anni, si è posta come obiettivo quello di rendere l’edificio più aperto alla città, attraverso le attività di The Human Safety Net, la fondazione di Generali situata al terzo piano sottotetto creata per aiutare le persone vulne rabili a sviluppare il proprio potenziale.

Di fronte alla complessità dell’opera e ai suoi legami con il contesto, lo studio David Chip perfield Architects Milano ha sviluppato un approccio flessibile articolato in una serie di interventi anziché un singolo e forte gesto ar chitettonico. Facendosi interpreti dell’eredità lasciata dalle Procuratie, gli architetti ne han no compreso la portata storica, mediando con le nuove esigenze infrastrutturali e restituen do l’unicità di uno dei luoghi più rappresen tativi di Venezia.

Per pulire l’edificio con coerenza e preservan

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PROCURATIE VECCHIE, VENEZIA Courtesy DCA_Render Room Type.
› PROCURATIE VECCHIE

Nei 16 anni dalla sua fondazione nel 2006, David Chipperfield Architects Milano, guidato da Giuseppe Zampieri (nella foto a destra), ha sviluppato una vasta esperienza professionale nell’offerta di servizi di architettura in una ampia gamma di settori, in ambito pubblico e privato. I principali progetti comprendono sviluppi per Generali e 21Invest che coinvolgono il recupero delle Procuratie Vecchie a Venezia e di Palazzo Ancilotto a Treviso, negozi per marchi di moda di lusso come Akris, Bally, Brioni, Furla e Valentino, ville per clienti privati e società in Italia e in Spagna. www.davidchipperfield.com

Gli interventi comprendono il restauro del primo e del secondo piano, dove si trovano gli uffici di Generali, una nuova circolazione verticale e il rinnovo del terzo piano (Courtesy DCA Milano).

done l’integrità il progetto di David Chipperfield Architects Milano ha così guardato alle antiche tecniche costruttive locali e tradizionali e all’abilità artigianale per realizzare pavimenti, soffitti e rivestimenti murari, utilizzando pastellone e terrazzo, marmorino e scialbatura, cocciopesto e cotto.

Rilievi e analisi sulle diverse parti delle Procuratie Vecchie, insieme a ricerche e studi sulle diverse fonti documentaristiche – che lo studio definisce “di rivelazione” – hanno permesso di definire gli interventi di conservazione e di integrazione del nuovo. Integrazioni previste su tutti i piani in sostituzione di elementi che non potevano essere conservati attraverso l’uso di tecniche tradizionali e artigianali locali. Le pareti interne sono state ricoperte in marmorino o rifinite con scialbatura per dare leggibilità e uniformità, mentre i pavimenti sono stati realizzati in pastellone e terrazzo. Le pareti esterne del nuovo padiglione centrale sono state rivestite in cocciopesto e le terrazze esterne rivestite in terracotta ricomposta.

Al restauro del primo e del secondo piano, dove si trovano gli uffici della compagnia finanziaria e assicurativa, si aggiunge il rinnovo del terzo piano. Per quest’ultimo, che com-

prende uno spazio dedicato ad artisti che condividono i valori della fondazione, un caffè, un’area di lavoro e uno spazio eventi con un auditorium da 230 posti, il progetto di interior design e di allestimento è stato curato da Migliore+Servetto, con la direzione artistica di Rampello & Partners.

Le partizioni degli spazi e gli arredi custom si pongono qui in dialogo con le strutture esistenti, valorizzando la maestosa suddivisione dei volumi architettonici e richiamando ulteriormente la profonda radice veneziana del luogo nei materiali impiegati: il vetro, il rame, il legno, gli specchi.

Caratteristiche bricole veneziane recuperate costituiscono la struttura portante dell’installazione del percorso espositivo dedicata al team working; le panche del caffè, in legno naturale, richiamano quelle degli storici caffè veneziani; i pattern dei tappeti rielaborano motivi della tradizione, come gli archi ornati di Palazzo Ducale o le murrine millefiori; i lampadari in vetro sono pensati come presenze di identità in dialogo con luce naturale e artificiale.

Di Migliore+Servetto anche l’allestimento delle aree di accoglienza al piano terra, dove è stato ricavato un caffè sempre aperto al pubblico ■

Il rispetto per l’architettura ha guidato le scelte progettuali in un delicato equilibrio tra conservazione e integrazione (ph. ©Alessandra Chemollo).

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David Chipperfi eld Architects Milano Ph. ©Giovanni Gastel
› ARCHIWORKS
Ph. ©Benjamin McMahon

Per recuperare l’integrità di ciò che era presente da secoli e che probabilmente è il luogo più rappresentativo di Venezia gli interventi di David Chipperfield Architects Milano hanno guardato a tecniche costruttive antiche e locali, come ad esempio nel rifacimento dei portali. Quelli del terzo piano, l’area di 2.500 metri quadrati aperta alla città, progettata dallo studio Migliore+Servetto e sede

della Fondazione The Human Safety Net di Generali, sono in pietra ricostruita con finitura levigata. Prima di venire posati nell’edificio i portali – 24 curvi e di tre altezze diverse e 10 retti – sono stati lavorati artigianalmente da Margraf e pre-posati presso la sede di Chiampo (Vicenza), dove esperti e tecnici hanno verificato la qualità di ogni singolo pezzo. www.margraf.it

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MARGRAF
› PROCURATIE VECCHIE
Ph. ©Francesca Balasso, courtesy Margraf

Nell’opera di ristrutturazione delle Procuratie Vecchie sono state scelte, per i serramenti interni, le cerniere a scomparsa Simonswerk Tectus TE311 nella finitura cromo satinato. Cerniere della famiglia Alpro in acciaio inox brunito e customizzate per i profili sono invece state installate per i serramenti esterni di Secco Sistemi. Le cerniere Simonswerk, in grado di movimentare ante fino a 300 Kg di peso, sono certificate CE e sono idonee anche per porte tagliafuoco.

Gli interventi sono stati pianificati, a seguito di analisi stratigrafiche, su pareti, pavimenti e soffitti, permettendo di rivelare parti di pavimenti storici in terrazzo alla veneziana, soffitti, intonaci e tracce di affreschi storici (ph. ©Alessandra Chemollo).

Località Venezia, piazza San Marco

Committente Generali Real Estate

Progettazione architettonica David Chipperfield, Milano

Progetto degli interni terzo piano Migliore+Servetto

Progettazione strutture, impianti, consulente facciate Arup

General contractor Sacaim

Consulente antincendio Studio Mistretta

Consulente illuminotecnico Viabizzuno

Portali in pietra Margraf

Pietra ricostituita, pastellone Resimix

Marmorino F.lli Gobbetto

Serramenti esterni Secco Sistemi

Serramenti interni Barausse

Cerniere per serramenti Simonswerk

Terrazzo alla veneziana Europavimenti

Superficie totale lorda 11.890 mq

Fine lavori Febbraio 2022

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CREDITI
› ARCHIWORKS

Nell’intervento di recupero è stato necessario progettare serramenti in grado di riproporre estetica e immagine delle finestre originali, sia per quanto riguarda gli elementi più grandi, sia per la sequenza di oculi che caratterizzano tutto il fronte su piazza San Marco.

I serramenti sono protagonisti anche del nuovo padiglione collocato sulla sommità dell’edificio e invisibile dalla piazza, dal quale si accede allo spazio esterno. Sono stati quindi scelti i serramenti OS2 75 in acciaio inox brunito di Secco Sistemi, vincitore del premio Compasso d’Oro 2018, che rimandano alle forme e alle cromie dei profili in ferro originali e che assicurano resistenza e durata nel tempo anche in un ambiente complesso come quello della laguna.

www.seccosistemi.com

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› PROCURATIE VECCHIE
SECCO SISTEMI

PROGETTATO DA OMA

COMPLETA LA BUILDING LIVES

CAMPAIGN CHE A PARTIRE

DALLA STORICA SINAGOGA DI WILSHIRE BOULEVARD HA SVILUPPATO UN INTERO CAMPUS AL SERVIZIO DELLA COMUNITÀ

IDENTITÀ GEOMETRICHE

Mentre ne ha rallentato il completamento, la pandemia Covid-19 ha fatto crescere le esi genze di incontro alle quali fin dal suo con cepimento, nel 2015, il centro di aggregazione della sinagoga di Wilshire Boulevard inten deva dare risposta.

Primo progetto di spazio culturale prodotto dallo studio internazionale di Rem Koolhaas in California, l’Audrey Irmas Pavilion (dal nome di colei che ne ha promosso la costru zione avviando la raccolta fondi con una

donazione personale di 30 milioni di dolla ri) è un centro civico e culturale aperto alla comunità che integra tradizioni storiche e esigenze contemporanee e fa parte di un più ampio campus urbano che oltre alla sinago ga ristrutturata include un asilo-nido e una scuola elementare, un complesso sportivo, un centro di servizi sociali gratuito plurilingue (inglese, spagnolo e coreano), un centro an ziani gestito dalla Annenberg Foundation e un parcheggio.

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AUDREY IRMAS PAVILION, LOS ANGELES
› ARCHIWORKS

Nella pagina di sinistra, il padiglione nel contesto urbano. Sopra e accanto, l’ingresso nord al grande spazio vuoto multifunzionale al piano terra (ph. courtesy OMA New York, ©Jason O’Rear).

Il prospetto sud del nuovo spazio multiculturale, accanto alla sinagoga costruita a metà Ottocento (courtesy OMA).

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› AUDREY IRMAS PAVILION

La grande apertura trapezoidale al secondo livello, con la sala della preghiera e la terrazza coperta rivolta verso la sinagoga. Insieme, i due spazi hanno una capacità di 400 persone (ph. courtesy OMA New York, ©Jason O’Rear).

Località Los Angeles

Progetto architettonico OMA

Partner-in-charge Shohei Shigematsu

Associate-in-Charge Jake Forster

Team Jesse Catalano, David Chacon, Caroline Corbett, Nils Sanderson, Andrea Zalewski, Natasha Trice, Marie Claude Fares, Wesley LeForce, Sandy Yum, Jade Kwong, Shary Tawil, Joanne Chen

Architetto esecutivo Gruen Associates

Progetto strutture, facciate e impianti Arup

Progetto del paesaggio Studio-MLA

Progetto illuminotecnico L’Observatoire International

Grafica e wayfinding Space Agency

General contractor Matt Construction Sedute Lamm

Superficie complessiva 5.070 mq Cronologia 2015-2022

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CREDITI › ARCHIWORKS
[ 75 ] IOARCH_102 › AUDREY IRMAS PAVILION

il partner di OMA alla guida dell’ufficio newyorchese e da un decennio segue i numerosi progetti dello studio nelle Americhe, tra cui Milstein Hall, ampliamento del College of Architecture, Art and Planning della Cornell University, il Faena Forum di Miami Beach e un nuovo museo nel Québec. Tra i progetti attualmente in corso l’ampliamento del New Museum di New York e della Albright Knox Gallery di Buffalo, un nuovo polo delle arti per l’università dell’Illinois a Chicago e il parco di sculture sottomarine per la ReefLine di Miami Beach, mentre in Giappone sta lavorando a un nuovo business center a Fukuoka e al primo grattacielo di OMA a Tokyo. www.oma.com

Viste esterne del centro. A destra, la corte che si apre tra il nuovo edificio e la sinagoga (ph. courtesy OMA New York, ©Jason O’Rear).

Modellato dal contesto circostante, proten dendosi a sud verso il corridoio urbano di Wilshire Boulevard il generico contenitore tipico degli spazi multifunzionali nell’Audrey Irmas Pavilion diventa un parallelogramma che stabilisce una nuova presenza urbana e crea un enigmatico contrappunto all’edificio classico della sinagoga, a ovest, dalla quale lo separa una corte aperta. Contrappunto sotto lineato dalla pelle ventilata della facciata, for mata da 1.230 pannelli esagonali in Gfrc a cui sono fissate, parte trasparenti e parte in vetro grigio, 500 finestre rettangolari. Entro questo volume astratto sono scavate alcune grandi aperture, a partire dall’arco dell’ingresso che conduce a un vasto spazio

voltato interno, lungo 35 metri e largo 18, che attraversa tutto l’edificio e che, capace di contenere 650/700 persone sedute o 13mila in piedi, si presta a molteplici funzioni, dal le conferenze ai banchetti alle convention. Al centro vi cade dall’alto la luce, che provenien te dalla sommità attraversa perpendicolar mente tutti i livelli anche grazie a pavimenti in quel punto trasparenti.

Altre grandi aperture si ritrovano al livello superiore e creano i vuoti trapezoidali del le terrazze esterne coperte della cappella, a ovest, rivolta verso il tempio, e a est, in cor rispondenza di un altro spazio destinato a in contri, feste, celebrazioni o conferenze. Il terzo vuoto dell’edificio infine è il giardi

no pensile che con un diametro di 13 metri si sviluppa intorno al vuoto centrale e dal quale una scala conduce alla terrazza della coper tura (raggiungibile anche in ascensore diret tamente da terra), pavimentata con lastre ret tangolari per colori e forma in sintonia con il resto dell’architettura e attrezzata con alberi, arbusti e elementi di arredo urbano. Qui con certi e b’nai e b’not mitzvah potranno svolger si all’aperto, con viste sulla città e sulle colline di Hollywood.

Numerosi gli elementi che si richiamano alle tradizioni dell’ebraismo, incluse le mezuzah della devozione per i telai delle porte di ingres so, che Rem Koolhaas ha realizzato in schiuma di alluminio colata in resina colorata.

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Shohei Shigematsu, OMA New York Shohei Shigematsu (Giappone, 1973) è
› ARCHIWORKS
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Sopra, il grande spazio voltato polivalente che attraversa per intero il piano terra, l’ingresso del centro e il mezzanino che corre lungo la parete obliqua. A sinistra e a destra, una sala per riunioni al secondo livello (ph. courtesy OMA New York, ©Jason O’Rear).

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› ARCHIWORKS

Per l’Audrey Irmas Pavilion in Wilshire Boulevard Lamm ha fornito 600 sedie Hit (design Davide Bonuccelli) comprensive di kit ganci di allineamento. La scocca di Hit, con una doppia verniciatura superficiale di colore nero realizzata in stampo, è in poliuretano integrale ad alta densità con schienale flessibile. Un inserto strutturale interno alla scocca – senza viti a vista – in acciaio scatolato e in acciaio microfuso è corredato, nella parte dello schienale, di elementi flessibili in acciaio armonico che conferiscono il corretto comfort e sostegno.

Le sedie sono impilabili: fino a 25 pezzi su carrello e fino a 15 a terra.

www.lamm.it

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› AUDREY IRMAS PAVILION
LAMM

Lesene di alluminio avvolgono i vuoti e i pieni dell’Itas Forum. L’edificio occupa un lotto triangolare all’estremità sud del quartiere Le Albere (ph. ©Alex Filz).

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› ARCHIWORKS

QUARTIERE

LA PRUA DELLE ALBERE

L’edificio polifunzionale disegnato da Studio Bbs per la compagnia assicurativa Itas Mutua sorge su un lotto triangolare del quartiere Le Albere, interamente progettato una decina di anni fa da Renzo Piano sull’ex-area industriale Michelin di Trento.

Eleganti lesene in alluminio a sezione triango lare in tre toni di colore differenti che si ele vano fino a proteggere il rooftop vegetato in copertura conferiscono ritmo ai prospetti e leggerezza e coerenza urbana al nuovo volume di quattro piani fuori terra, che appare come sospeso e rastremato dagli allineamenti stra dali convergenti nella punta rivolta a sud. Come appare evidente dalle colonne sequen ziali a V al livello zero, tutto il volume fuori

terra (l’edificio conta anche due livelli interra ti, già esistenti al momento del progetto) è re alizzato con struttura in acciaio – progettata e messa in opera da Pichler Projects – che grazie ai pesi ridotti risponde in modo eccellente sia alle azioni verticali statiche che a quelle oriz zontali e sismiche e che ha altresì permesso di ottenere grandi luci libere.

L’edificio ospita una pluralità di funzioni. Il piano terra a doppia altezza libera è riservato alle destinazioni di carattere collettivo: la hall di ingresso al fabbricato; un auditorium per uso pubblico con 250 posti a sedere; uno spa zio commerciale che ospita lo store ufficiale di Aquila Basket Trento.

I due piani superiori sono invece interamente

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ITAS FORUM, TRENTO
› ITAS FORUM

laurea in architettura al Politecnico di Milano). Nel corso degli anni lo studio ha progettato e costruito molti edifici, sia pubblici che privati, e diverse realizzazioni nei settori dell’interior ed exhibition design. Ha partecipato a numerosi concorsi, sia aperti che su invito, raccogliendo molte vittorie e altrettanti piazzamenti. L’approccio al progetto è caratterizzato dalla volontà di mediare tra la dimensione creativa e quella pragmatica, nella convinzione che l’architettura rappresenti il punto di equilibrio tra forma e funzione, intuizione e concretezza, tradizione e contemporaneità. www.studiobbs.it

Planimetria, pianta della copertura e sezione dell’edificio, in alto in uno scatto da drone. A destra i pilastri a V di acciaio della struttura caratterizzano il basamento vetrato. Sotto, gli uffici sono disposti attorno a un vuoto centrale (ph. ©Lucio Tonina).

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Studio BBS Fondato a Trento nel 2001, studio BBS è diretto da Claudio Battisti (1971, laurea in architettura all’Università Iuav), Michele Bella (1983, laurea in ingegneria edile-architettura a Trento) e Massimo Scartezzini (1973,
› ARCHIWORKS

destinati a uffici, suddivisi in spazi di lavoro open space, uffici singoli e doppi e sale riu nioni.

L’ultimo livello ospita infine un ristorante e una sala destinata a eventi di rappresentanza che si apre su una terrazza-rooftop di gran di dimensioni, affacciata sul quartiere e sul paesaggio circostante. Come le altre terrazze di minori dimensioni ai livelli uffici, anche quella in copertura è caratterizzata da alti al beri di faggio, scelti a richiamare la vegetazio ne autoctona del Trentino.

Nel progetto degli interni domina un ricercato minimalismo che si traduce nella scelta accu rata delle cromie, dei rivestimenti e delle parti zioni vetrate a tutta altezza. Una scala centrale occupa il grande vuoto affacciato sulla hall, assumendo il ruolo di cuore funzionale e sim bolico dell’intero edificio. Al suo intorno su ciascun piano si sviluppano percorsi orizzon tali che distribuiscono agli uffici organizzati a pettine lungo il perimetro dell’edificio.

La climatizzazione estiva e invernale dell’edi ficio è distribuita da un sistema radiante: a pa

vimento ai piani terra e terzo e a soffitto all’in terno degli uffici. La qualità dell’aria interna – tutti i serramenti sono comunque apribili – è data da unità di trattamento a recupero di ca lore con filtro di separazione tra aria estratta e aria immessa, che limitano la diffusione di agenti contaminanti.

Lo sviluppo in Bim dell’intera progettazione ha consentito il controllo di ogni singolo det taglio del processo costruttivo, dall’ideazione alla messa in opera del fabbricato.

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› ITAS FORUM

In alto i livelli uffici, disposti lungo il perimetro e intorno al grande vuoto centrale. A sinistra l’auditorium pubblico a piano terra. Nella pagina di destra la terrazza rooftop e, sotto, una delle terrazze dei livelli uffici, protetta da louvres frangisole (ph. ©Lucio Tonina).

L’auditorium pubblico al piano terra dell’Itas Forum può ospitare fino a 300 persone. Lo spazio è attrezzato con 250 poltrone

On Time di Lamm (design Baldanzi e Novelli) facilmente rimovibili per adattare l’ambiente a eventi diversi da una conferenza. Ripiegando seduta e fianchi la poltrona presenta un ingombro di soli 20 centimetri che agevola lo spostamento e lo stoccaggio.

CREDITI

Località Trento, quartiere Albere

Progetto architettonico Studio BBS

Progetto strutture Aia engineering

Progetto impianti Tera Engineering Progetto e realizzazione del verde Frassinago – Gardens and Landscapes

General contractor ATI

Struttura in acciaio, facciate a cellule Pichler Projects Strutture in c.a. Caliari

Facciate montanti traversi, finiture interne Larentis Lorenz Pavimenti in grès Mirage

Pavimenti in legno Woodco

Cartongessi e controsoffitti Saint-Gobain

Partizioni vetrate interne Unifor

Poltrone auditorium Lamm

Arredi Citterio, Icf, Pedrali

Sanitari Flaminia

Pergola bioclimatica Corradi

Superficie 4.100 mq

Cronologia 2017 (concorso) - 2019 (progetto definitivo ed esecutivo) - 2020/2022 (realizzazione)

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› ARCHIWORKS

Nel volume reso uniforme dalle alte lesene in alluminio dell’Itas Forum si alternano pieni e vuoti, questi ultimi trasformati in terrazze vegetate, di dimensioni crescenti dal primo piano fino alla grande terrazza in copertura. Protagonista del progetto del verde, sviluppato e messo in opera dallo studio Frassinago, il Fagus sylvatica delle montagne vicine, con una decina di esemplari di 6/7 metri di altezza distribuiti in modo da ‘avvicinare’ i boschi naturali all’architettura, approfittando anche della disposizione sfalsata delle terrazze: così, ad esempio, al rooftop si coglie la chioma dei faggi posati al livello inferiore.

Esemplare la scelta di creare delle dune tappezzate a verde (edera) per contenere e nascondere le zolle, evitando l’effetto artificiale delle vasche e creando continuità tra la pavimentazione e la vegetazione. Vasi di profumati arbusti di Osmanthus x burkwoodii sono poi collocati strategicamente per mitigare il più vicino paesaggio periurbano. Al rooftop la disposizione degli alberi è funzionale inoltre all’esigenza del committente di disporre di uno spazio flessibile, adattabile a diversi tipi di eventi: a ogni faggio può corrispondere una diversa ‘stanza’ a cielo aperto, così da evitare l’effetto di vuoto quando verrà usata solo una parte della terrazza.

www.frassinago.com

Per tutta l’area uffici e per la grande scala centrale dell’Itas Forum sono stati scelti pavimenti in parquet Rovere Conchiglia di Woodco nel formato Monolith. Si tratta di tavole composte da sottili lamelle in Rovere di Slavonia poste trasversalmente rispetto alla lunghezza del supporto che minimizzano la presenza di fughe tra i diversi elementi. La finitura naturale con vernice extra opaca atossica, priva di solventi, assicura la salubrità dell’ambiente. Doghe Externo, sempre di Woodco, sono state scelte invece per la

pavimentazione outdoor delle terrazze.

Prodotte con un ecomateriale a base di farine di legno e polietilene riciclato ad alta densità, le doghe Externo – qui nella colorazione Antique – sono resistenti agli agenti atmosferici, alle radiazioni Uv e agli attacchi di insetti e funghi.

Ancor più nella versione Extrashield, dove ogni doga è incapsulata da una schermatura che aumenta la robustezza del pavimento ed elimina la necessità di trattamenti di manutenzione. www.woodco.it

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WOODCO
› ITAS FORUM
FRASSINAGO – GARDENS AND LANDSCAPES

Alcune viste del cantiere in corso e, nell’ortofoto, il progetto nel suo sviluppo complessivo. (ph. courtesy Euroambiente e Autostrade per l’Italia).

Le grandi opere infrastrutturali che nel secolo scorso diedero un formidabile contributo alla modernizzazione del Paese incisero profonda mente sul territorio, con decisioni calate dall’al to che da un lato, come nel caso dell’Autostrada del Sole, ne velocizzarono la realizzazione ma dall’altro trascurarono aspetti urbanistici e am bientali oggi in cima al dibattito pubblico.

I lavori di ampliamento dell’A1 – a opera di Au tostrade per l’Italia – con la realizzazione della terza corsia, diventano oggi, nel tratto Firenze Nord - Firenze Sud, occasione per la riqualifica zione di aree di risulta e soprattutto per ricon nettere il tessuto urbano di Scandicci, dando vita a un nuovo spazio pubblico intorno e al di sopra della galleria artificiale ‘Casellina’.

Il progetto, sviluppato da Autostrade per l’Italia in un’ottica di attenzione al territorio alla so stenibilità, affida a Euroambiente – mandataria della rti composta con avr – la realizzazione di

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› ARCHIWORKS

GALLERIA CASELLINA, SCANDICCI

RICUCITURE

giardini, aiuole, parchi, per un totale di 13mila metri quadrati di aree verdi, e opere di arredo urbano dall’elevato standard qualitativo.

La parte superiore della galleria diventerà un giardino pensile di circa 17mila metri quadrati, con una piazza centrale e percorsi laterali pavi mentati. Sui due lati della galleria sono in corso di realizzazione percorsi ciclopedonali e carra bili, mentre sul lato Est, prossimo alla zona re sidenziale, sorgerà un edificio su tre livelli, con ascensore, che costituirà l’ingresso principale di risalita al giardino pensile e che a piano terra ospiterà una palestra.

Oltre ai percorsi pedonali, l’area è dotata di una pista ciclabile di oltre un chilometro di lunghezza per agevolare la connessione de gli spazi urbani, ripristinando la continuità all’abitato impattato negli anni Sessanta dal la realizzazione dell’autostrada del Sole. Una passerella sospesa di circa 170 metri in corten

collega le piste ciclopedonali al giardino in co pertura alla galleria.

Già completata la prima parte del progetto, consistente nella riqualificazione e amplia mento dell’area sportiva esistente con la realiz zazione di un campo da calcio regolamentare, due campi di calcetto, due edifici a servizio delle attività sportive e un’area di parcheggio.

«L’esperienza di Scandicci con Autostrade e il progetto della terza corsia – ha affermato il sindaco di Scandicci in occasione della presen tazione dell’area sportiva ai cittadini – è esem plare di come un’infrastruttura possa essere occasione di rilancio e di miglioramento com plessivo di un intero territorio: non solo un in sieme di opere pubbliche come contropartita per i cantieri, bensì un piano complessivo strategico per il futuro del nostro territorio con un’idea condivisa di città, di sviluppo e di qualità della vita per i cittadini».

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AREE SPORTIVE, PERCORSI CICLOPEDONALI, SISTEMI DI RISALITA E UN GIARDINO PENSILE DI 17MILA MQ PER RICOLLEGARE DUE AREE DI SCANDICCI CHE L’AUTOSTRADA DEL SOLE AVEVA SEPARATO NEGLI ANNI SESSANTA
› GALLERIA CASELLINA EUROAMBIENTE

Lo scorso luglio la cerimonia di presentazione alla cittadinanza delle attrezzature sportive. Nella foto il team della RTI Euroambiente - AVR coinvolto nella realizzazione: da sinistra in piedi Lorenzo Porciani, Leonardo Zelari, Paolo Ercolini, Riccardo Villani, Vania Piani, Luca Inzaina, Stefano Zelari, Alain Carnelli, Claudio Nardecchia, Francesca Ludovica Bella, Valerio Peluso, Andrea Lunghi, Sylvie Anaya Vega. Davanti a loro Lorenzo Sogni, Giuseppe Gioia, Gianluca Ottaviani.

CREDITI

Località Scandicci Stazione appaltante Autostrade per l’Italia Spa Realizzazione RTI Euroambiente - AVR

Importo opere 6 milioni di euro Cronologia 2021-2022

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Euroambiente Green Solutions

Dal 1979 Euroambiente, parte del gruppo Zelari, opera nel settore del landscape con tecniche avanzate di progettazione e realizzazione. Con un team multidisciplinare di tecnici e operatori del verde la società realizza progetti su larga scala in Italia, Europa e Nord Africa conciliando i vincoli economici con la sfida ecologica. Tra i progetti realizzati il parco di Citylife e il quarto lotto del parco del Portello a Milano, il parco urbano ‘Ferruccio Parri’ di Cuneo, il parco della Grande Moschea di Algeri; tra quelli in corso, il grande Parco della Pace a Vicenza sui 65 ettari dell’ex-aeroporto ‘Dal Molin’. www.euroamb.it

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› GALLERIA CASELLINA EUROAMBIENTE

Bruno Architettura

Luca Bruno (laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II) dirige la ricerca dello studio da lui fondato nel 2004 verso la sperimentazione di un’architettura pura, tesa alla pulizia e all’eliminazione del superfluo e di ogni elemento decorativo-estetico a favore dell’espressione autentica di forme, linguaggio materico e dialogo continuo tra architettura e natura. Lo studio partecipa spesso a concorsi di idee e opera attraverso la progettazione di architetture pubbliche e private. www.brunoarchitettura.it

NON È LA DIMENSIONE DELL’OPERA

A FARE L’ARCHITETTURA MA IL SUO LINGUAGGIO E L’EMOZIONE CHE TRASMETTE. COME QUESTA VECCHIA STALLA DI 15 MQ CHE LUCA BRUNO HA TRASFORMATO IN UN CONTENITORE ARCHITETTONICO DI POESIE

CREDITI

Località Eboli (Salerno)

Committente Angela Panaro

Progetto architettonico e impiantistico Bruno Architettura, Luca Bruno Impresa costruttrice Ro.Fi.

Pavimento e stucchi Kerakoll

Superficie 15 mq

Cronologia 2019-2022

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Le parole di Angela Panaro scolpite nel corten indicano la destinazione d’uso dell’interno della torretta, un lavoro cucito a mano da Luca Bruno (ph. ©Moreno Maggi).
› ARCHIWORKS

LA POETICA DELLO SPAZIO ARCHITETTONICO

In poesia la strofa viene detta anche stanza, ma la stanza è anche un luogo di sosta, di dimora, un posto da abitare. Da questa polisemia nasce la Stanza della Poesia, il progetto di Luca Bru no nato dalla visione della poetessa e scrittrice Angela Panaro.

La Stanza della Poesia è stata realizzata nel centro antico di Eboli (Salerno), sottoposto a vincolo paesaggistico della Soprintendenza all’interno di una torretta con una porta rossa – unica fonte di luce naturale perché nel locale non vi è alcuna finestra.

Il colore rosso e il vetro attraggono l’attenzione invitando a varcare la soglia, ma non prima di aver scavalcato un gradino a forma di parallele pipedo, poggiato a terra apparentemente sospe so nell’aria. Il gradino rappresenta un significa

tivo pezzo di storia, perché realizzato con una pietra locale di cui non esistono più cave.

Aperta la porta rossa, attraverso un corrido io stretto che richiama i vicoli della città me dievale, accanto a una libreria in corten, ci si ritrova davanti a un filtro metallico a forma di L capovolta. Lo spazio improvvisamente si allarga grazie a pareti a specchio poste frontal mente tra loro. Qui trovano posto quattro cubi in calcestruzzo: dato il loro peso la statica li vorrebbe poggiati a terra ma la magia della po esia li rende leggeri, sospesi sopra il pavimento dal segno luminoso dello strip led che disegna e alleggerisce la stanza.

Il vano è pavimentato e intonacato con ce mento applicato attraverso lavorazioni di tempi passati ■

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LA STANZA DELLA POESIA, EBOLI
› LA STANZA DELLA POESIA

Massimo Russo inizia la sua attività di ricerca nel 1995, all’interno del dipartimento di progettazione dell’Università Federico II di Napoli. Successivamente, con uno studio sui gruppi umani primordiali, avvia un percorso di collaborazione con il dipartimento di psichiatria dell’Università del Sacro Cuore di Roma unendo antropologia, organizzazione dei sistemi viventi e nuove tecnologie informatiche. Nel corso degli anni partecipa a concorsi nazionali e internazionali ottenendo premi e riconoscimenti. Recenti studi sugli ‘algoritmi della bellezza’ trovano applicazione e sinergia all’interno della progettazione architettonica e del design e nell’esplorazione di processi innovativi di progettazione parametrica. www.massimorusso.it

MATEMATICA, MUSICA, ANTROPOLOGIA E LA VOLONTÀ

DI ESPLORARE L’INCONSCIO CHE LO CONDUSSE A COLLABORARE CON UN DIPARTIMENTO UNIVERSITARIO DI PSICHIATRIA. DAI MOLTEPLICI INTERESSI E DA UNA COSTANTE ATTIVITÀ

DI RICERCA MASSIMO RUSSO RICAVA UN METODO DI PROGETTAZIONE PARAMETRICA

NEL QUALE LA GEOMETRIA NON È IL FINE MA UN MEZZO NELLA RICERCA DELLA BELLEZZA

[ 92 ] IOARCH_102 › I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

MASSIMO RUSSO

di Luigi Prestinenza Puglisi

Massimo Russo si è laureato in architettura ma avrebbe potuto fare il matematico, lo psichiatra o il filosofo. Tanto è vero che, subito dopo gli studi universitari, nel 1995, ha iniziato una collaborazione con il dipartimento di psichiatria di Roma alla ricerca di punti di contatto tra antropologia, sistemi viventi e nuove tecnologie informatiche. Appassionato delle scienze matematiche, ne apprezza più le forme che la potenza di calcolo per usi concreti. Facendo proprio il principio che la creatività è utile soprattutto quando è inutile, si muove con grande agio nel mondo della geometria non euclidea. In particolare della topologia, la disciplina che studia le caratteristiche delle figure che non cambiano le proprietà fondamentali quando viene effettuata una deformazione. Vi è, infine, l’amore per la musica, dove la matematica dei suoni, dei ritmi e delle note gioca una parte non irrilevante in questa più ampia ricerca della bellezza, che è un distillare fondamenti comuni, per captare le tracce di un’armonia soggiacente ad un mondo che, invece, troppo spesso preferisce manifestarsi come disorganico, folle, irrazionale.

Date queste premesse, il lavoro di Massimo Russo si muove lungo la direzione dell’architettura parametrica. Ma di un parametricismo, se così si può dire, più platonico che decostruttivista. Cioè non fantasmagorico come capita invece quando queste geometrie assumono esasperate connotazioni organiche o futuriste e postorganiche.

Lo si vede per esempio nel progetto di una seduta in marmo che ci ricorda le sculture di Alberto Viani o di Henry Moore. Suggerisce un flusso ideale: l’avvolgersi in una dimensione infinita. E lo si vede nelle strutture

[ 93 ] IOARCH_102 › MASSIMO RUSSO
Vista e un disegno di Villa Brand a Montoro, Avellino (ph. ©Moreno Maggi).

elementari autocostruite, spesso eseguite in occasione di workshop di progettazione, che riprendono forme primordiali quali l’igloo. Sono pensate con l’ausilio del calcolatore per semplificare la fase esecutiva, minimizzando gli sprechi di materiale. Massimo Russo li chiama algoritmi della bellezza. Lo stesso evita però di fare dell’architettura parametrica una professione di unica fede. La geometria è infatti mezzo e non fine. E la musica delle forme può scaturire da approcci più consueti, per esempio da una rilettura personale e poetica dell’architettura del Movimento Moderno. Nella riqualificazione di una conceria a Casandrino, Massimo Russo mostra come si possa riqualificare un volume senza particolari qualità con poche ed essenziali mosse, restituendo l’immagine di un edificio semplice e sobrio che sembra come sollevato dal piazzale sul quale si affaccia. La massa edilizia diventa più leggera, orientandosi lungo la dimensione orizzontale invece che sulla verticale.

Un gioco astratto sembra aver generato la costruzione di villa Brand. Questa volta a determinare l’insieme sono alcuni volumi sfalsati che si individuano con facilità grazie all’alternarsi dei colori. A smaterializzarli ulteriormente provvedono i tagli che generano inaspettate visuali.

La geometria e la musica suggeriscono costruzioni proiettate verso l’orizzonte perché aperte al paesaggio circostante. L’edificio destinato all’accoglienza all’interno del parco archeologico di Nissan-lezEnsérune sembra volare sopra il terreno. È caratterizzato da una ampia copertura d’acciaio che lo rende vibrante. Questa, oltre a proteggere l’edificio dal sole, riporta in alto i segni di un antico alfabeto rinvenuto dagli archeologi durante gli scavi. Attraversando questi segni incisi nella lamiera, il sole segna sulla terrazza ombre intriganti che introducono il visitatore alla lettura di uno, forse il più rilevante, dei misteri del parco archeologico.

I caratteri astratti e leggeri, ottenuti con un gioco d’ombre, ricordano inoltre il mondo digitale nel quale viviamo, fatto di cifre anch’esse effimere. Segno che musica, paesaggio, cibernetica e antropologia possono convergere, sia pure attraverso sottili e vaghe analogie, nel gioco delle forme dell’architettura ■

[ 94 ] IOARCH_102
› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Uno sbalzo e una cornice proteggono dal soleggiamento diretto le vetrate aperte sul panorama circostante. Una sottile linea perimetrale tiene la casa come ‘sollevata’ dal prato che la circonda (ph. ©Moremo Maggi).

Villa Brand

Villa Brand è costruita intorno a un gioco di volumi sovrapposti e sfalsati. Grandi portali sottolineano le principali vetrate della casa che si aprono verso il panorama circostante proteggendole dal soleggiamento diretto. Una grande quinta al piano primo carat terizza lo spazio esterno della terrazza che gravita intorno alle camere. Il gioco dinamico dei volumi è sottolineato dal dualismo cromatico dei prospetti. La villa sembra essere adagiata sul pra to che la circonda, grazie a una rientranza, una sorta di linea di d’ombra, che gira lungo tutta la base del suo perimetro. Un viale di cemento, come una sorta di cordone ombelicale, la collega alla stradina pubblica.

Pur risultando di grande impatto visivo, l’edificio ha un costo particolarmente contenuto grazie all’uso di materiali semplici e il suo aspetto dinamico è affidato a un sapiente gioco di sbalzi e vuoti, realizzati grazie a un’articolata struttura in cemento armato e acciaio che

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coincide con la forma architettonica.
› MASSIMO RUSSO
Villa Brand: la quinta al primo piano che delimita la terrazza esterna e il viale di cemento che collega la casa alla strada pubblica (ph. ©Moreno Maggi).

Edificio d’accoglienza dell’Oppidum d’Ensérune

Il nuovo edificio che sorgerà all’interno del parco archeologico di Nissan-lez-Ensérune in Francia svolgerà la funzione di acco glienza dei visitatori, con un infopoint e una libreria. È stato pensato come una struttura leggera e reversibile in le gno e acciaio, posizionato al limitare della collina del parco, quasi in bilico, come un grande affaccio sulla vallata. Lo carat terizza una grande copertura in acciaio che oltre a svolgere la funzione protettiva che le è propria riporta in alto una serie di segni di un alfabeto che è stato rinvenuto dagli archeologi du rante gli scavi delle preesistenze della roccaforte romana, ma ad essa sicuramente precedente. Il concorso internazionale è stato indetto direttamente dal Cen tre Des Monuments Nationaux di Parigi. Il progetto di Massimo Russo e Federico Russo Associé è risultato vincitore e l’opera è in corso di realizzazione.

Modello e disegni dell’edificio in costruzione nel parco archeologico di Ensérune. Sull’acciaio della pensilina saranno incisi i segni di un alfabeto antico, precedente l’insediamento Romano.

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› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Il concept della seduta, formata da due blocchi di marmo realizzati con macchine guidate da un algoritmo generato dalla progettazione parametrica, e un render. In basso il prototipo costruito.

La seduta dell’Infinito

Presentata nella sezione Architettura & Design di una recente edizione di Marmomac, la Seduta dell’Infinito è composta da due elementi monolitici in marmo di circa 370x180 centimetri, lavorati con macchine a controllo numerico di Helios Automa zioni guidate dagli algortimi generati dalla progettazione para metrica. I due blocchi sono stati poi congiunti direttamente in sede allestitiva a Verona.

«Il progetto – spiega Massimo Russo – è pensato come co struzione di un luogo, un assenza all’interno di un abbraccio di forme complesse generate lungo piani che si inseguono all’infi nito; occasione per un attimo di riflessione, una pausa puntuale contrapposta alla sinuosità e alla complessità di forme avvol genti e dinamiche».

L’opera si presenta come una seduta informale che per le sue forme si presta a un uso ludico grazie alla sinuosità delle forme realizzate.

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› MASSIMO RUSSO

Russo di Casandrino

L’intervento di riqualificazione del preesistente edificio produt tivo e dell’area circostante è stato l’occasione per realizzare la nuova immagine dell’azienda, che ha una lunga tradizione nell’ambito della produzione di pelli di qualità per il settore dell’alta moda e che aveva chiesto a Massimo Russo di rea lizzare un edificio capace di rappresentare, allo stesso tempo, questa doppia anima innovativa e radicata nella propria storia. Nel suo bianco rigore geometrico, il progetto è metafora del rigore aziendale e dell’impegno verso una attività produttiva compatibile con l’ambiente. Una tematica questa sottolineata anche dall’uso del verde pensato come parte integrante della composizione architettonica.

La riqualificazione dell’edificio produttivo e direzionale si presenta pulita e rigorosa, corrispondente all’immagine di qualità associata all’azienda (ph. ©Moreno Maggi).

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› I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Dettaglio della quinta che definisce l’ingresso, con la balaustra in vetro che accompagna il percorso e lo schermo orizzontale.

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› MASSIMO RUSSO

LA RESPONSABILITÀ DELL’ARCHITETTURA

La didascalia che a pagina 95 accompagna una fotografia di New York sintetizza il senso di questo manifesto di Vittorio Magnago Lampugnani per un’architettura e un disegno urbano realmente capaci di rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico e dall’irrefrenabile domanda di energia: all’ammirazione di Gideon di fronte allo skyline di Manhattan Le Corbusier contrappone la superiorità delle cattedrali gotiche francesi. Un commento minore che mi ricorda quanto mi disse molti anni fa Philippe Daverio a proposito della differenza radicale di intendere l’architettura che passa tra i popoli stanziali, che inventano l’architettura con le tombe e quindi costruiscono per l’eternità, e i nomadi, cha hanno bisogno di un villaggio ma i morti li devono lasciare, perché l’anno dopo se ne vanno. Sono i popoli che hanno inventato la tenda e oggi il real estate, cioè l’edificio che dura quanto il suo ammortamento immobiliare. Un modello che come il consumismo si è diffuso anche da noi a partire dal dopoguerra. Solo a partire dagli anni Novanta, nota Magnago Lampugnani, pochi critici – Kenneth Frampton, Luis Fernandez-Galliano, William Curtis – hanno rilevato il ruolo di elemento di moda che l’architettura andava assumendo trasformando anche l’ambiente costruito, dopo l’universo dei consumi di massa, in «un ciclo di produzione e consumo accelerato inaccettabile sia economicamente sia ecologicamente e che è la causa principale del depredamento delle risorse del pianeta». Così il Normal del titolo, ovvero un’architettura e un disegno urbano capaci di durare nel tempo, spazialmente multifunzionali e costruiti con materiali economici e di facile manutenzione, diventa Radical proprio perché oggi all’architettura è stato attribuito un diverso ruolo, che è quello di promuovere consumi dissennati di energia e risorse imbellettando le strategie del marketing finanziario e immobiliare.

DA SPRINGFIELD A FORMELLO

Dal 2008, con lo studio Mpa, Lina Malfona ha avviato nella campagna di Formello a nord di Roma la costruzione di una comunità suburbana formata da un arcipelago di cluster residenziali. Il tema, tornato di attualità, è vasto e coinvolge questioni come il consumo di suolo e il pendolarismo, ma la formula di Formello si allontana dal modello anglosassone esemplarmente rappresentato nella Springfield dei Simpsons: le abitazioni sono raggruppate in ‘villaggi’ e i villaggi in arcipelaghi per favorire lo sviluppo di rapporti di vicinato e di forme di coesistenza – ciò che secondo Jean-Luc Nancy definisce oggi l’idea di comunità più del concetto di identità. Tre i livelli di lettura, come suggerisce nell’introduzione Pippo Ciorra: a quella della monografia dedicata al lavoro dello studio Mpa a Formello si aggiunge la posizione teorica su cui il progetto si fonda e l’approccio critico all’architettura, che con la ripetizione topologica riapre il tema delle forme dell’abitazione unifamiliare in Italia.

IL CAMBIO DI UN’ERA

Residentialism. A Suburban Archipelago Lina Malfona

Actar Publishers, New York, Barcellona, 2021 pp. 232, Ill. EN, 39 euro ISBN 978-1-948765-84-8

A Radical Normal.

Propositions for the Architecture of the City Vittorio Magnago Lampugnani

DOM Publishers, Berlino, 2021 - pp. 200, EN, 28 euro ISBN 978-3-86922-701-6

Ulrich Brinkmann conosce bene l’Italia e sin dal 2010 ha condotto numerosi viaggi di studio nella provincia di Matera. Gli esiti di queste ricerche prendono forma in questo volume che, costituito da una raccolta di cartoline illustrate dei primi decenni del dopoguerra, costituisce una formidabile e altrimenti introvabile documentazione dell’evoluzione accelerata – favorita dagli investimenti statali – di un territorio che fino al 1945 si trovava nelle condizioni di sottosviluppo denunciate da Carlo Levi e dalla classe politica che diede vita alla Cassa del Mezzogiorno e alla Riforma Agraria. Organizzate per capitoli, le cartoline postali sono accompagnate da saggi che esaminano tutti gli aspetti nei quali quell’evoluzione prese forma, inclusi forse quelli minori – l’elettrificazione degli spazi pubblici di città e paesi, la motorizzazione – considerati comunque meritevoli di uno scatto e una stampa e che visitatori e abitanti di quei luoghi decidevano con orgoglio di acquistare, affrancare e spedire. Inespugnabili fortezze del ventunesimo secolo, i data center sono tanto affascinanti al loro interno quanto anonimi all’esterno, anzi virtualmente invisibili malgrado le dimensioni: il il più vasto al mondo, gestito da China Telecom, occupa 25 chilometri quadrati vicino alla capitale della Mongolia interna. Macinano ininterrottamente dati prodotti giorno e notte da più di un miliardo di persone e, con l’IoT, da un’infinità di oggetti. Ma sono privati. Di proprietà e protetti dalle Big Tech. Le questioni che solleva Niklas Maak, da vent’anni critico d’arte e di architettura della Faz, sono imponenti. Ad esempio, come si potrebbe sfruttare il calore generato dai server e dalla potenza frigorifera installata per riscaldare interi quartieri? Ma oltre a quelle ambientali riguardano la società e la democrazia. Come il progetto di tecnologie decentralizzate (Decode) avviato da Francesca Bria per aiutare i cittadini di Barcellona a riprendere il controllo dei propri dati mettendoli al servizio del bene collettivo – ad esempio sulla qualità dell’aria e sulla mobilità – anziché del profitto privato.

Matera Moderna. La rivoluzione urbana nelle cartoline del miracolo economico

Ulrich Brinkmann

DOM Publishers, Berlino, 2022 pp. 336, 235 Ill. IT/DE, 28 euro ISBN 978-3-86922-826-6

DI CHI SONO I MIEI DATI?

Server Manifesto. Data Center Architecture and the Future of Democracy

Niklas Maak

Hatje Kantz Verlag, Berlino, 2022 pp. 112, 60 Ill. EN, 18 euro ISBN 978-3-7757-5070-7

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PROMETHEUS UNBOUND

› ARCHITETTURA E TECNOLOGIA
a cura di Carlo Ezechieli IL RUOLO DELL’ARCHITETTURA IN UN MONDO DOMINATO DA UNA TECNOLOGIA SEMPRE PIÙ EVOLUTA
Optics di Maxim Zhestkov

Prometeo scatenato

Secondo il filosofo Umberto Galimberti «la nostra capacità di fare è diventata enormemente superiore alla capacità di prevedere gli effetti del nostro agire. Ci muoviamo alla cieca. I Greci avevano incatenato Prometeo che aveva dato agli uomini il dono della tecnica. Noi lo abbiamo liberato senza avere una cognizione precisa del limite». Ed è così che il concetto che in sanscrito si chiamava Are, ovvero la capacità di conferire un ordine, poi convertito nella Techné greca e nell’Ars latina, termini che stavano a indicare l’impegno e l’ingegno umano nell’imitare, integrare ed eventualmente alterare la natura per adattarla alle proprie esigenze, ha preso il totale sopravvento. Nell’accezione moderna, di impronta illuminista, industriale e fondamentalmente anglosassone, la parola d’ordine è diventata Tecnologia, ovvero la chiave del progresso e del benessere. La nostra società ripone una fiducia assoluta nella tecnologia, che, con l’andare del tempo, è diventata un’entità formidabile e pressoché autonoma, portatrice di risultati che sfuggono al nostro controllo. Come in molte altre discipline anche noi architetti tendiamo a lavorare secondo automatismi. Diamo per scontate migliaia di cose, cerchiamo soluzioni e le applichiamo, spesso dimenticando che l’aspetto fondamentale di qualsiasi progetto è quello di porsi, prima ancora della risposta, la domanda giusta. La tecnologia è fonte primaria di soluzioni, ad essa ci affidiamo senza troppe remore. Salvo poi scoprire che l’architettura, rispetto a una tendenza imperante e imperversante, è una delle poche discipline che ancora conserva la capacità di sfidare gli schemi, di proporre idee diverse, forse capaci di riprendere controllo su questo metaforico Prometeo, riportandolo al nostro servizio.

Maura Gancitano

Maura Gancitano è filosofa, scrittrice e fondatrice di Tlon, scuola di filosofia, casa editrice e libreria teatro. Si occupa di parità di genere, diversità e inclusione, spazi pubblici digitali e comunicazione culturale, e collabora con numerose università e istituzioni. Ha pubblicato diversi libri, tra cui ‘La Società della Performance’ (Edizioni Tlon 2018), ‘Liberati della brava bambina. Otto storie per fiorire’ (HarperCollins 2019), ‘Prendila con Filosofia. Manuale di fioritura personale’ (HarperCollins 2021), ‘L’alba dei nuovi dèi’ (Mondadori 2021) e ‘Specchio delle mie Brame’ (Einaudi 2022) e conduce i podcast Scuola di Filosofie e Audible Club su Audible. Collabora con Linus, Donna Moderna, Vanity Fair e Radio1

ELOGIO DELLA COMPLESSITÀ

UNA CONVERSAZIONE CON LA FILOSOFA MAURA GANCITANO SUL RAPPORTO DELL’ARCHITETTURA E DELLA SOCIETÀ CON UNA TECNOLOGIA IN CRESCITA ESPONENZIALE E PERVASIVA

I nostri tempi sembrano caratterizzati da una fiducia assoluta nella tecnologia. Nella cultura e nella filosofia occidentale, anche nella moder nità, è sempre stato così?

È un ambito di cui la filosofia si è occupata moltissimo, soprattutto dalla fine della secon da guerra mondiale, ma anche dalle epoche precedenti. Questo perché la tecnologia è di ventata uno strumento di potere. Ha la possibi lità di cambiare in meglio la vita delle persone, ma anche di distruggerla. Esistono migliaia di riflessioni sulla tecnologia che hanno influen zato il modo in cui noi la percepiamo, con atteggiamenti che oscillano tra un’apparente demonizzazione e un impiego pratico privo di qualsiasi discernimento. In tutto questo è comunque importante capire cosa intendiamo per modernità e da questo punto di vista, credo

che un momento di grandissimo cambiamen to siano state le rivoluzioni industriali, dalle quali, tra l’altro, hanno avuto origine grandi cambiamenti a livello sociale. Senza mai di menticare che per molto tempo sia il dibattito che l’accesso alla tecnologia è stato privilegio esclusivo delle classi più elevate ed agiate, che in questa riponevano una fiducia assoluta. La differenza è che oggi l’accesso e la fiducia sono molto più diffuse. Oggi i cambiamenti sono di massa, o almeno di certo lo sono molto più di prima, tanto che chi propone riflessioni sull’e tica della tecnologia sembra farsi portavoce di una prospettiva retrograda. Il tema del meta verso per esempio, al quale abbiamo dedicato parte di un nostro libro, tocca molte inquie tudini, ma allo stesso tempo é proprio qui che molte aziende si sono lanciate alla conquista di

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› ARCHITETTURA E TECNOLOGIA

nuovi spazi. Del resto non è la prima volta che si manifestano resistenze e diffidenze di fronte a novità presto accettate senza alcuna riserva. Il lato doppio della tecnologia: dove Franken stein, il Prometeo moderno di Mary Shelley, non è mai troppo scontato. Ciò che ci si illude sia sotto il nostro dominio diventa qualcosa di incontrollabile, che ti si ritorce contro? Il problema secondo me è l’associazione totale tra tecnologia e società di mercato: chi la vede diversamente sembra semplicemente un disfat tista. La fiducia deriva da chi non vuole farsi molte domande a livello etico, vuole solo arri vare prima. Come nel caso del metaverso, dove ora c’è un grande fermento e qualsiasi rifles sione rappresenta un fattore di rallentamento. Si tratta del resto di una corsa all’innovazione presente da molto tempo, sebbene negli ultimi tempi abbia subito un’accelerazione formida bile. Non dimentichiamo che molto spesso le innovazioni tecnologiche non migliorano il benessere collettivo, servono semplicemente per raggiungere qualche altro scopo.

Arne Naess, filosofo, teorico del movimento dell’ecologia profonda, aveva introdotto una distinzione tra ecologia profonda, per l’appun to, basata su un’identificazione ben radicata con l’ambiente, ed ecologia superficiale, ovvero la fiducia incondizionata in rimedi tecnologici. Secondo Naess le due posizioni non sono neces sariamente antitetiche, ma complementari. In termini di risultati, però, l’ecologia profonda non sembra aver raccolto molti consensi e l’e cologia superficiale, molto più popolare, non sembra risolvere i problemi ambientali. Cosa può stare all’origine di questo fallimento? Non possiamo praticare l’ecologia profonda, né tantomeno parlare di sostenibilità, se con tinuiamo a metterci al centro. Non possiamo neanche parlare di sostenibilità quando quello che ci interessa di più è mantenere le nostre co modità e guardare le cose esclusivamente dal nostro punto di vista. Questo è chiaramente legato alla società di mercato, a interessi, ma anche alla nostra mentalità, a un modello cul turale che la società e i governi adottano e che

sono tuttora, anche per via di un importante contributo teorico della filosofia, profonda mente antropocentrici. Non si possono cam biare le cose se non cambiamo prima punto di vista. È una mentalità che per quanto riguarda sia la narrazione che il proprio impianto teo rico, si è strutturata e consolidata nel tempo e non cambierà finché non cambieranno le va riabili. Questo deriva dal fatto che, anche se il discorso ecologico ha preso piede, non ha in realtà trasformato lo sguardo su noi stessi e sull’impatto che abbiamo sulla Terra.

Le buone pratiche e i rimedi tecnologici che intervengono senza mettere in dubbio il modo in cui vediamo le cose, non c’è niente da fare, sono destinati al fallimento. E cambiare il pun to di vista è molto faticoso, se non addirittura doloroso. Sentirci parte dell’ambiente è davve ro difficile, forse impossibile. Del resto, come dice Leonardo Caffo, l’antropocentrismo è la nostra atmosfera cognitiva, il nostro cervello è stato modellato da millenni di filosofia e se quest’ultima ci ha insegnato a pensare in ter

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› MAURA GANCITANO
Refik Anadol Studio, Archive Dreaming, 2017, Istanbul (©Refik Anadol).

A destra dall’alto, Refik Anadol. Latent Being, 2019/20, Berlino. Interconnected, 2018, Aeroporto di Charlotte, Usa (©Refik Anadol).

mini antropocentrici, com’è possibile da un momento all’altro cambiare questa prospetti va? L’ambiente è visto come poco più che una decorazione che dev’essere al nostro servizio, sempre e comunque. Non c’è alcuna identifi cazione, prevale l’idea che tutto quello che ci circonda deve sottostare a noi e alle nostre esi genze. E questo influenza ovviamente anche l’architettura. Ogni concetto che sfugga ad una dimensione antropocentrica viene etichettato come freak, inabitabile, inutile. È possibile identificare nella storia del pensie ro un’origine chiara di questa traslazione così marcata verso l’antropocentrismo? Questo è un tema di cui parliamo anche nel nostro ultimo libro L’alba dei nuovi Dei ed è un modo di pensare che ha origine proprio con la nascita della filosofia – anche se non forse in quei saggi antichi, contemporanei di Socrate, che cercavano l’origine delle cose – ma subito dopo. Riguarda il modo in cui l’essere umano si colloca rispetto all’ambiente. Ci sono delle

Le buone pratiche e i rimedi tecnologici che intervengono senza mettere in dubbio il modo in cui vediamo le cose, non c’è niente da fare, sono destinati al fallimento

teorie storiche che parlano di un punto di rot tura, di un collasso, forse dovuto a cause am bientali o naturali, e dell’affermarsi di un or dine sociale, politico, militare differente dopo il quale gli esseri umani hanno incominciato a pensare se stessi come separati dalla natura. In conclusione, i filosofi hanno cominciato a farsi delle domande cercando di rispondere con la ragione. In epoca più moderna, intor no al 1600, c’è stato un altro radicale punto di rottura. Cambia il modo in cui l’essere umano intende se stesso come individuo. Nasce la no zione di ‘persona’. A livello giuridico vengono alla ribalta le firme, che prima non esistevano se non per i grandi sovrani. Questo cambia con la modernità, nascono strumenti che ci identificano fin da bambini, legati al nostro nome e cognome, e che in precedenza non esi stevano. È un’identificazione estrema con noi stessi, una sorta di egocentrismo che ci impe disce di identificarci sia con l’ambiente, sia con qualcosa di più ampio.

Il termine architettura incorpora due termi ni: “archè”, il principio ideativo, e “techné” la

tecnica che serve per realizzarlo. Ultimamente il rapporto tra questi due termini sembra molto sbilanciato a favore del secondo. Esiste un an tidoto?

Di questo ho parlato spesso con gli architetti, soprattutto nel contesto di dottorati di ricer ca. Effettivamente il problema che emergeva più di frequente era quello di dare spazio alla creatività. C’è sempre il problema di dover re alizzare qualcosa, velocemente, e questo porta a seguire percorsi già conosciuti. La paura di sbagliare o di essere molto lenti è sempre in agguato. Abbiamo cercato di diffondere la de riva situazionista di Guy Debord, soprattutto per chi progetta spazi urbani. L’architettura interviene rimodulando i rapporti tra perso ne, l’imprevisto non è contemplato. Tutto deve funzionare bene, senza intralci, ma si rischia di perdere di vista tutto il resto, specialmente il tema delle relazioni. E questo si manifesta in molti progetti recenti, dove le occasioni di re lazione semplicemente non esistono. C’è una grande offerta di servizi ma difficilmente si incontrano altre persone senza che ci sia uno scopo preciso. L’antidoto credo sia quello di pensare ad una filosofia di base, trovare una profondità e farsi qualche domanda in più. Si tratta di immaginare e di fronteggiare l’ignoto e in un mondo in cui è così difficile trovare un senso, forse il compito principale di un archi tetto è proprio questo.

Esiste per voi un modello culturale ideale per quanto riguarda il rapporto tra cultura e tec nologia?

Il futuro lo vedo ovviamente a partire dal pre sente. Stiamo adottando continuamente una grande quantità di strumenti inizialmente considerati inutili, ma che poi diventano per vasivi e presto del tutto normali. Ma spesso perdiamo il senso della complessità. Molte novità vengono viste come ridicole, tanto che Aristofane per divertire il pubblico metteva in scena una persona che leggeva. Oggi si ot terrebbe esattamente lo stesso effetto con un visore VR. Quale potrebbe essere un modello ideale? Probabilmente non rifiutare le novi tà né accettarle passivamente, semplicemente considerarle in modo critico.

Gran finale: senza pensarci troppo, una paro la chiave che sintetizzi tutto questo? Complessità. Sembra scontato ma questo cor risponde a intelligenza e alla capacità di tenere insieme un puzzle sempre più eterogeneo ■

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Andrea Colamedici e Maura Gancitano. L’Alba dei nuovi Dei: da Platone ai Big Data. Mondadori, Strade Blu, 2021 Pagine 168
› ARCHITETTURA E TECNOLOGIA
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TEMA DELLA TECNOLOGIA

CON IL FILOSOFO, SCRITTORE

Leonardo Caffo è professore di Estetica della Moda, dei Media e del Design al Naba di Milano, insegna inoltre Ecologia dell’Arte alla Iulm sempre a Milano. In precedenza ha insegnato Filosofia Teoretica al Politecnico di Torino. Scrive per il Corriere della Sera; ha lavorato come curatore alla Triennale di Milano, è stato Filosofo in Residenza per il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ed è membro del comitato di indirizzo del Museo Maxxi di Roma. Tra i suoi ultimi libri ricordiamo ‘Il cane e il filosofo’ (Mondadori 2020) e ‘Quattro capanne. O della semplicità’ (nottetempo 2020). Per Einaudi ha pubblicato ‘La vita di ogni giorno’ (2016), ‘Fragile umanità’ (2017), ‘Vegan’ (2018) e ‘Velocità di fuga’ (2022).

STABILMENTE SEMPLICI

Filosofia e architettura, un connubio non scontato, spesso portatore di deragliamen ti architettonico-intellettualoidi di pessima influenza sull’esito finale delle opere. Questo tranne nei casi in cui il dibattito stimoli la cu riosità e l’intelletto coinvolgendo la dimensio ne fisica e materica propria dell’architettura. Leonardo Caffo è riuscito a mantenere questo difficile equilibrio in un libro, Quattro Capan ne: o della semplicità, ormai celebre tra gli ar chitetti, che dà voce ed evidenza a temi latenti e molto sentiti, ma prima d’ora mai espressi. Al centro del racconto un archetipo, la capanna, e quattro celebri autori: uno scrittore, un terro rista, un filosofo e un architetto, Le Corbusier. Chi meglio dell’autore di un libro sulla sempli cità può essere un valido interlocutore per un dibattito su un tema dominante e così presente in architettura come la tecnologia?

Tecnologia glorificata ma spesso, oggi più che in passato specialmente nel campo dell’ar chitettura, inutilmente complicata. Cosa ci ha portato fin qui?

Cosa ci ha portato fin qui è una storia troppo lunga, e francamente non credo di essere in grado di rispondere. È un dato di fatto che la tecnologia è sempre qualcosa di più grande di chi la crea. La tecnologia è ciò che determina un condizione che in precedenza non esisteva, e insieme a questa dà origine a nuovi bisogni. Questo è successo per l’agricoltura, che chiara mente ha segnato una svolta, o per la corrente elettrica. Non si può tornare indietro. Come del resto è vero che la tecnologia introduce modificazioni in senso evolutivo. Sulla base di risorse tecnologiche e di un ambiente sempre più artificializzato, il nostro corpo nel tempo

si è adattato a un certo tipo di alimentazione, ha assunto le caratteristiche proprie della no stra specie come i denti non affilati, l’assenza di pelliccia che tiene caldo, poca forza rispetto agli altri primati e così via.

La tecnologia e ciò che determina un condizione che in precedenza non esisteva, e insieme a questa dà origine a nuovi bisogni

Secondo te esiste un antidoto alle estreme complicazioni, e in fondo alle contraddizioni, alle quali alla fine porta una tecnologizzazione estrema?

È vero che il mito della tecnologia è figlio dell’Illuminismo, come pure è vero che attra verso la tecnologia abbiamo accesso agli stru menti della ragione, come d’altro canto agli strumenti per vedere in modo critico questi stessi strumenti. C’è un’evoluzione, ma anche una critica di questa evoluzione, e oggi siamo probabilmente al vertice di questa contrappo sizione. Abbiamo scoperto che la tecnologia, se non orientata da sistemi di valore di natura più umanistica e morale, dà origine a problemi. Questo proprio perché ciò che aveva contribu ito a portarci in alto ci può portare verso il bas so, soprattutto per via della distruzione dei si stemi ambientali: ogni forma di progresso che non mira ad una stabilità alla fine esplode. E infatti la maggior parte dei problemi più gravi che ci ritroviamo oggi, dal riscaldamento glo bale, alla popolazione che punta ai 10 miliardi,

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Leonardo Caffo Quattro capanne: o della semplicità Editore Nottetempo

e così via sono tutti il risultato della stessa tec nologia che ci ha dato gli strumenti per crearli. Chiaramente utilizzare la stessa tecnologia per risolvere questi problemi è un avvitamento pa radossale. Come si fa allora a trovare un equi librio tra un tecnologismo estremo del tipo Jeff Bezos o Elon Musk e un antitecnologismo romantico, chiaramente impraticabile? Io, ad esempio, sono uno dei tanti che propongono le teorie della stabilità, come antidoto a questa contrapposizione.

Ci potresti dire qualcosa di più sulle teorie della stabilità?

Le teorie della stabilità sono quelle teorie che non credono si possa tornare indietro, a una condizione neoromantica secondo la quale si possa tutti vivere in campagna, a lume di can dela, leggendo dei bei libri, prendendo i frutti direttamente dalle piante e accontentandoci così. Questo perché come si diceva prima, la tecnologia modifica biologicamente gli esseri umani, e questi ultimi hanno sviluppato un cervello e un fisico che si è adattato a una con dizione differente. Allo stesso tempo le teorie della stabilità non credono nello sviluppo tec nologico ben sapendo che, a livello ecologico, superare un certo limite potrebbe andare oltre un punto di non ritorno. Si punta ad un equili brio in grado di spostare oltre il fatidico punto di rottura di 50, 100, 150 anni mettendo a di sposizione un gittata di tempo più ampia per ridimensionare alcune cose oggi non più pra ticabili come la catena alimentare delle società industriali o un’economia basata sui combusti bili fossili. Anche se tutto questo, purtroppo, si scontra con le tonnellate e tonnellate di gas russo gettate in mare l’altro ieri.

Il paradigma ecologico oggi dominante, ma

evidentemente inefficace, si fonda su una tec nologia che dovrebbe risolvere i problemi cau sati da sé stessa. Un pensiero ecologico basato su un principio di semplicità, come potrebbe essere quello che traspare da un tuo libro, pe raltro molto riferito all’architettura, non sem bra insomma prendere piede. Quale pensi sia la causa?

Il punto è che i pensieri rivoluzionari prima di affermarsi richiedono spesso centinaia e centi naia di anni. È stato così per l’antischiavismo, come per la democrazia. Pertanto il periodo contemporaneo potrebbe essere chiamato in futuro la culla dell’ecologia, sebbene la nostra società non sia affatto ecologica. Dire se un pensiero è fallito o non è fallito non toccherà a

Abbiamo scoperto che la tecnologia, se non orientata da sistemi di valore di natura umanistica e morale, dà origine a problemi. Utilizzarla per risolverli è un avvitamento paradossale

noi, ma a qualcuno che verrà tra quattrocento o cinquecento anni. Se i pensieri rivoluziona ri non attecchiscono questo è anche dovuto al fatto che in fondo non è che ci sia tutta questa voglia di risolvere i problemi che questi po trebbero risolvere. Non dimentichiamo che grazie al capitalismo una parte di mondo, an che importante, è oggi immersa in una serie di comodità che in passato non ci si poteva nean che sognare. E le idee rivoluzionarie puntano

sempre a togliere delle comodità a vantaggio di qualcos’altro. Il pensiero antischiavista ha origine con Seneca ma ha impiegato 1800 anni per essere anche solo preso in considerazione, grazie anche alle macchine, che hanno inco minciato a fare quello che prima facevano gli schiavi. I pensieri rivoluzionari si insinuano un po’ alla volta finché non fanno breccia.

L’ultima domanda: la società si evolve in base a racconti collettivi. Quale potrebbe essere un nuovo racconto collettivo valido per il futuro? Bisogna innanzitutto resistere alla tentazio ne di pensare che tutto vada male, la società è molto più grande delle situazioni specifiche, anche di quelle politiche. E attualmente stia mo assistendo a una messa in discussione dif fusa dei modelli e dei principi che erano alla base della società capitalista, fondata in ampia misura sul lavoro che serve per pagare i con ti, spesso per soddisfare bisogni fittizi. Siamo all’alba di un sistema nuovo che va progettato perché cambiano i presupposti, e se cambiano i valori cambiano anche i riferimenti. Quan to sto dicendo si è visto chiaramente anche durante il Covid, quando, chissà perché, tut ti volevano fuggire da Milano, normalmente considerato il Place to Be. Quello che emerge è che in realtà le grandi città sono dei posti tre mendi, come del resto è chiaro che la gente può vivere molto dignitosamente anche con molto meno di quello che pensiamo. Ciò di cui ab biamo bisogno è solamente la consapevolezza di non essere scappati da soli. Se non c’è un in tero sistema che dia la possibilità di vivere a un ritmo diverso, la fuga solitaria nella capanna è semplicemente impossibile ■

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Una delle illustrazioni di Carola Provenzano al libro “Quattro capanne o della semplicità” di Leonardo Caffo.

Dorte Mandrup

Con una formazione poco convenzionale nel campo della scultura, della ceramica e della medicina Dorte Mandrup ha sviluppato un approccio all’architettura molto operativo basato su un’intensa ricerca formale e con la creazione di spazi coinvolgenti e fortemente riferiti al contesto. Laureata alla Aarhus School of Architecture nel 1991, fonda il suo studio, di cui è direttore creativo, otto anni dopo a Copenaghen. Nel 2018 è stata tra i protagonisti della mostra internazionale della Biennale di Venezia. Dorte Mandrup è membro della Sezione di Architettura dell’Akademie der Künste di Berlino, vice presidente del Louisiana Museum of Modern Art, professore a contratto presso The Royal Danish Academy of Fine Arts. È stata visiting professor nel 2018 alla Cornell University e dal 2021 presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio. www.dortemandrup.dk

In alto: seguendo una tecnica di costruzione pressochè invariata dall’epoca vichinga, nel Wadden Sea Center di Dorte Mandrup le canne raccolte localmente vengono lavorate secondo lunghi tagli orizzontali creando sporgenze, coperture a sbalzo e geometrie all’incontro tra superfici diagonali e verticali.

A destra, una consapevole neutralità è ciò che caratterizza gli ambienti interni. (ph. ©Adam Mørk).

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› ARCHITETTURA E TECNOLOGIA

ANTICHE TECNICHE

Il Wadden Sea Center è un edificio dalle linee slanciate che emerge dalla piatta palude della costa di Vester Vedsted, in Danimarca. L’edi ficio nasce da un paesaggio caratterizzato da linee orizzontali, da case coloniche isolate e dall’implacabile vento del Mare del Nord. Nella forma e nella materialità, il Wadden Sea Center è sia una continuazione che un’inter pretazione del luogo e delle tradizionali case di paglia dell’area: un adattamento scultoreo del sistema costruttivo con canne di palude che da secoli lo contraddistingue.

Il corpo di fabbrica viene letteralmente stirato verso l’orizzonte, attirando il visitatore verso l’ingresso e raccontando la storia dei milioni di uccelli migratori che si fermano ogni anno a Wadden, un’importante area umida sotto tu tela Unesco, prima di avventurarsi in un lungo viaggio verso Sud. Il Wadden Sea Center è un intervento di parziale trasformazione e am pliamento, dove il nuovo corpo di fabbrica ab braccia l’esistente e integra l’intero complesso edilizio nel paesaggio.

La transizione tra nuovo e vecchio è dichia

rata dalle forme scultoree e dai cambiamenti nei materiali. Le canne raccolte localmente vengono lavorate secondo lunghi tagli oriz zontali creando sporgenze, coperture a sbalzo e geometrie all’incontro tra superfici diagonali e verticali.

Quella dell’uso delle canne di palude per le co perture è una tecnica di costruzione rimasta pressoché invariata fin dall’età vichinga, che nel Wadden Sea Centre viene reinterpretata e resa attuale. Una qualità materica esterna che si contrappone dichiaratamente all’astrazione

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UN’ANTICA TECNICA COSTRUTTIVA APPLICATA A UN’ARCHITETTURA DEL TUTTO CONTEMPORANEA NEL WADDEN SEA CENTER DI DORTE MANDRUP di Carlo Ezechieli
› DORTE MANDRUP
NORTH FACADE
SOUTH FACADE

dello spazio espositivo interno. Un utilizzo espressivo dei materiali, di un’antica tecni ca e di lavorazioni a bassissimo impatto am bientale. Le canne che ricoprono le superfici dell’edificio sono infatti tra i pochi materiali da costruzione che possono essere utilizzati direttamente, senza alcuna lavorazione diver sa dall’essiccamento. Sono naturalmente im pregnate di sale e il vento le mantiene asciutte e prive di funghi e di agenti che ne potrebbero causare il deterioramento. L’edificio esistente è stato rivestito con legno di robinia, che nel tempo diventa grigio e si fonde con le sfumature del paesaggio e del canneto: un materiale molto resistente, uno dei pochis simi legnami presenti ovunque in Europa e ca ratterizzato da un’altissima classe di resistenza sia fisico-meccanica che al deterioramento ■

Progettazione

Ingegneria

Architetto

Progetto espositivo

JAC

Progetto illuminotecnico Fortheloveoflight

Dimensioni 2800 mq

Completato 2017 (fase 1), 2021 (fase 2)

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Cliente Comune di Esbjerg architettonica Dorte Mandrup strutturale Steensen & Varming e Anders Christensen ApS paesaggista Marianne Levinsen Landskab Studios + Jason Bruges Studio & No Parking Il prospetto e le viste sull’ingresso al Wadden Sea Center (ph. ©Adam Mørk). SOUTH FACADE
› ARCHITETTURA E TECNOLOGIA

Wadden Sea Center. Il paesaggio circostante, le canne di palude e il legno: un dialogo tra luogo, forma e materia (ph. ©Adam Mørk).

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› DORTE MANDRUP

UN’INFRASTRUTTURA

Nelle foto e nel disegno, l’ascensore e il ponte che collegano due parti della città di Arendal, in Norvegia (courtesy NSW ).

Le infrastrutture hanno giocato nel tempo un ruolo cruciale nel successo di molte città e di molte regioni, tanto da rendere in molti, troppi casi la loro costruzione un obiettivo per sé, svincolato da qualsiasi interrogativo sul loro ruolo nella costruzione di modelli di evoluzione di città o di intere regioni nel lungo termine.

Ed è così che le infrastrutture, soprattutto quelle stradali, contribuiscono a un’ipertrofia generale e fondamentalmente ridondante delle connessioni, proponendosi in modo illusorio alla soluzione dei problemi del traffico e allo stesso tempo causandone di nuovi e peggiori.

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CHE CONNETTE DUE VERSANTI DELLA CITTÀ, UNO DEI LUOGHI PIÙ VISITATI DELLA NORVEGIA E UN SISTEMA DI EMANCIPAZIONE DALLA PRESENZA DELL’AUTOMOBILE NEI CENTRI URBANI
› ARCHITETTURA E TECNOLOGIA

NSW Arkitektur

Fondato da Ragnhild Storrønning, Thomas Berge Andersen e Ole Wiig (da sinistra nella foto) NSW è uno studio di architettura con uffi ci a Oslo, nella città dell’entroterra di Hamar e nella città costiera di Svolvær sulle Lofoten. L’attività dello studio abbraccia temi che vanno dall’interior design per clienti privati, fi no alla ristrutturazione e ricostruzione del Palazzo Reale e del Parlamento o al nuovo aeroporto internazionale di Oslo. Con un team di 70 professionisti con background multidisciplinare e provenienti da 12 diverse nazioni NSW è attivo anche a livello internazionale.

www.nsw.no

IL FARO DI ARENDAL

L’esempio della torre di Arendal è un caso completamente differente e una dimostrazione di come un’infrastruttura ad alto contenuto tecnologico, se correttamente inquadrata, possa contribuire non semplicemente alla soluzione di problemi di connessione, ma anche alla definizione di uno schema di evoluzione urbana tramite una grande opera di architettura. Lo studio NSW di Oslo, già autore di celebri interventi nell’ambito di quel grande laboratorio di progettazione urbana Tjuvholmen, Oslo tra i quali l’Astrup Fearnley Museum of Modern Art con Renzo Piano, ha raccolto la sfida della nuova connessione tra la parte alta della

città con il centro e con la piazza del mercato. Un doppio ascensore in vetro taglia le rocce, facilitando la mobilità ciclabile e pedonale quale valida alternativa all’automobile.

Una volta in cima, un ponte permette di raggiungere la collina e l’abitato retrostante, mentre un altro braccio diventa un’ampia piattaforma panoramica rivolta verso il centro storico. Con un condotto in parte scavato nella roccia, l’ascensore è direttamente raggiungibile dalla stazione ferroviaria, e una volta emerso in superficie si trasforma in un interessante telaio in acciaio a sostegno del ponte, di notte illuminato come un faro.

L’impianto, aperto al pubblico nell’agosto 2021, è subito diventato un punto di riferimento e una meta di interesse nazionale, tanto che solo nel primo anno è stato visitato da 1,3 millioni di persone (su una nazione di soli 5 millioni di abitanti e in una città che ne conta 45mila).

Un perfetto esempio di come soluzioni adeguate possano migliorare le mobilità, facilitare le connessioni interne alle città, rafforzare la qualità dello spazio pubblico e dare un impulso all’economia di un luogo ■

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› NSW ARKITEKTUR, NORWAY

I diversi ambienti sono concepiti da None Space come aree di reminiscenza del legame che unisce l’uomo alla natura. A destra, all’antro sotterraneo segue un’area aperta e verdeggiante (ph. ©Haneol Kim).

None Space

Lo studio di progettazione coreano guidato da Shin Jung Bae (nella foto) si concentra sul carattere e sulle caratteristiche dello spazio piuttosto che imporre il proprio gusto e stile. L’obiettivo dello studio di Seoul è dar vita a progetti di architettura, interior design e branding di negozi, ristoranti e residenze in grado di raccontare in modo coordinato l’identità, la filosofia, il genius loci di ogni cliente. www.none-space.com

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› RETAIL

SUMSEI TERRARIUM, SEUL SPAZI PER I CINQUE SENSI

Sumsei, marchio coreano di prodotti e di espe rienze per il benessere, ha chiesto allo studio di progettazione None Space di immaginare un luogo speciale, coerente con la visione dell’a zienda orientata a esprimere la natura anche in città, attraverso riti, materiali ed esperienze olistiche.

Il risultato è Sumsei Terrarium, un modello inedito e sofisticato di marketing non orienta to direttamente all’acquisto, ma alla scoperta di valori condivisi tra il marchio e le persone. Ogni piano regala esperienze diverse per ri svegliare e riattivare i cinque sensi secondo la

pratica dell’earthing, l’atto di ricollegare corpo e mente, spirito e terra.

Il percorso inizia al primo piano seminterra to dove i visitatori sono invitati a togliersi le scarpe e accedere a piedi nudi a un’area buia concepita come una notte profonda. Le per sone attraversano il passaggio oscuro, cieco e lungo, dipendendo esclusivamente dalla luce di una candela e dalle sensazioni delle mani e dei piedi. Alla fine del passaggio si trova un antro scavato nella terra concepito per rendere più profondo l’effetto spaziale e temporale. Salendo, la rappresentazione temporale cam

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COSA ACCADRÀ QUANDO CIÒ CHE DAVAMO PER SCONTATO SCOMPARIRÀ? LO STUDIO NONE SPACE HA VOLUTO COMUNICARE QUANTO SIA PREZIOSA LA NATURA ATTRAVERSO UNO SPAZIO
CHE, UN PASSO ALLA
RICOLLEGA
E
SPIRITO E NATURA
ESPERIENZIALE,
VOLTA,
CORPO
MENTE,
› SUMSEI TERRARIUM

Gli ambienti ricreano spazi naturali attraverso un uso insolito di acqua, roccia, vegetazione (ph. ©Haneol Kim).

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› RETAIL

Località Seongdong-gu, Seoul

Progetto architettonico, interior design, allestimento Nonespace

Superficie 412,5 mq

Materiali dei pavimenti ghiaia, pietra,

Materiali

bia dalla notte all’alba e lo spazio diventa una zona umida. I sensi vengono gradualmente ri svegliati dal forte tocco dell’acqua. Dopo aver calpestato il sentiero dell’acqua e del fango, si arriva nella zona dove si alza la foschia. Salendo ulteriormente le scale si giunge a una superficie di canne che ondeggiano al vento. Una seconda stanza ha l’acqua come pavimen to e un campo di spighe sul soffitto. L’invito, qui, è sdraiarsi sull’acqua e ammirare i campi che ondeggiano al vento.

Dopo aver attraversato un misterioso passag gio verde con foglie fruscianti, si raggiunge la foresta. Gli uccelli cinguettano, l’acqua scorre e il cielo luccica. Al terzo piano si trova la fore

sta di Sumsei, la summa degli altri piani, l’am biente dove si aprono i cinque sensi.

Infine, il tetto è lo spazio dove termina il viag gio. Una recinzione lignea racchiude un can neto e compone un percorso circondato da uno specchio d’acqua.

Lo studio None Space ha così cercato di tra smettere il messaggio del brand suscitando la curiosità attiva del consumatore senza esporre il prodotto, ma mettendo al centro l’esperienza primordiale della natura e dei cinque sensi, in uno spazio pieno di significati in cui immer gersi nella contemplazione ■

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legno, erba delle pareti pittura, vetro satinato, legno Materiale dei soffitti pittura, vetro satinato, specchio CREDITI La terrazza, con al centro uno specchio d’acqua, è il culmine dello spazio progettato da None Space (ph. ©Jaeyoon Kim).
› SUMSEI TERRARIUM

Benedetta Tagliabue – Embt

Benedetta Tagliabue (Milano, laureata in architettura all’università Iuav nel 1989) è titolare dello studio Miralles Tagliabue Embt, fondato nel 1994 con Enric Miralles (19552000), con sedi a Barcellona, Shanghai e Parigi. In continuo sviluppo, lo studio ha mantenuto il suo nucleo fondamentale: un approccio aperto e sperimentale insieme a un alto livello di pensiero concettuale combinato con forti capacità tecniche e gestionali. La filosofia dello studio riflette l’intento di cambiare l’ambiente osservando e rispettando il sito, la sua storia e cultura, con attenzione allo spazio urbano e alla coerenza tra il costruito e lo spazio pubblico. Ogni progetto si evolve dalle specifiche esigenze del cliente e l’innovazione emerge attraverso il processo di progettazione. www.mirallestagliabue.com

TELA DEL RAGNO

Lo studio di architettura Benedetta Taglia bue Embt ha progettato il primo showroom a Milano di Ceramiche Ragno, storico marchio dell’industria della ceramica italiana, parte di Marazzi Group. Situato nel quartiere di Porta Nuova, lo spazio di 400 metri quadrati è stato reinterpretato come un caleidoscopio di colori, texture e disegni che racconta le potenzialità espressive della ceramica: materiale costante e ricorrente, elemento naturale, antico, caldo, resistente, inalterabile, che per la progettista può essere tutto, qualsiasi tipo di finitura, di sensazione, di colore, di geometria.

Caratterizzato da un lungo susseguirsi di archi che definiscono gli ambienti e da ampi spa zi laterali con grandi finestre affacciate sulla corte interna, lo spazio presenta le collezioni di ceramica e grès attraverso una originale modalità espositiva che richiama alla mente le ragnatele, in omaggio al nome e al logo storico del brand. Per evitare l’effetto cannocchiale, lungo lo stretto corridoio sono state disegnate alcune strutture lamellari concave e convesse, movimentando lo spazio rettilineo e propo nendo un nuovo modello di materioteca, quasi una pinacoteca, labirintica e sorprendente, in

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INEDITE
ESPOSITIVE RACCONTANO IL MATERIALE CERAMICO CON LIBERTÀ, SPERIMENTAZIONE ED ENERGIA CREATIVA
SHOWROOM CERAMICHE RAGNO, MILANO NELLA
MODALITÀ
› RETAIL

L’idea di esporre le collezioni Ragno attraverso grandi strutture che simulano una

ragnatela è nata dal nome e dal primo logo dell’azienda (ph. ©Tiziano Sartorio).

[ 119 ] IOARCH_102
› CERAMICHE RAGNO

cui le piastrelle diventano quadri. Le ceramiche sono agganciate a un sistema di tiranti che simula la geometria delle tele del ragno. L’energia del colore e della materia si disvela nell’intreccio decorativo delle strutture reticolari di legno lamellare. Anche nelle vetrine, forme organiche simili a ragnatele attirano l’attenzione.

La pavimentazione è un unico grande collage policromo che combina un’ampia varietà di finiture lucide e opache ispirate a materiali come legno, marmo, cemento e pietra. Il mosaico continuo della pavimentazione dialoga con le collezioni appese alle strutture lignee, suggerendo nuovi accostamenti e interpretazioni dei materiali, accompagnando il visitatore in un suggestivo percorso creativo. Il tema del mosaico policromo caratterizza inoltre le pareti delle stanze che si affacciano sul patio interno in un gioco di tagli, chiaroscuri e texture differenti. Anche nel bagno si

ritrova un gioco di marmi mixati, utilizzati in fasce verticali, in riferimento alle cattedrali italiane.

I mobili in legno che arredano lo spazio, come i grandi tavoli trasformabili, sono gli stessi dell’abitazione di Benedetta Tagliabue, riprodotti per la prima volta da American Hardwood Export Council ■

CREDITI

Località Milano, via Marco Polo 9

Committente Marazzi Group

Progetto architettonico Benedetta Tagliabue - Embt

General contractor Nimar Industry

Arredo Antrax, Binova, Ideal Standard, Midj Illuminazione Bover, Firmamento Milano, Flos, Nemo

Superficie 400 mq

Cronologia giugno 2021-aprile 2022

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› RETAIL

Nella sala riunioni, il mosaico policromo è un omaggio a Giorgio De Chirico, Alberto Savinio e alla fabbrica Marazzi rappresentata nella sua originaria architettura in un disegno da 1966. Viste del complesso sistema di ancoraggio delle collezioni ceramiche (ph. ©Tiziano Sartorio).

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› CERAMICHE RAGNO

Oltre allo showroom Stefano Boeri Interiors ha progettato il tavolo Chiglia e la boiserie in quarzo Tecla (ph ©gerdastudio).

All’interno dello showroom si fa notare la stanza wellness (foto a destra): uno spazio pulito ed essenziale che ricrea l’ambiente di una spa, funzionale a mostrare l’applicazione in un locale umido sia del quarzo a pavimento Planet Interstellar Cloud, sia del marmo a parete, proposto nei toni del verde. L’illuminazione di iGuzzini valorizza cromie e finiture dei materiali.

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› RETAIL

CREDITI

Località Milano, via Santa Tecla 3

Committente Marmo Arredo

Progetto architettonico Stefano Boeri Interiors

Cucina VezzDesign

Stefano Boeri Interiors

Lo studio multidisciplinare fondato da Stefano Boeri e Giorgio Donà sviluppa progetti e ricerche nell’ambito dell’architettura di interni, dell’exhibition e del product design. La sede di Milano è uno spazio laboratorio, luogo d’incontro e di scambio di idee, discipline e realtà professionali in cui si organizzano eventi, si progettano e realizzano mostre e allestimenti fieristici e culturali e si lavora anche a progetti di grafica e comunicazione. Lo studio è una realtà agile e flessibile, impegnata nella ricerca di soluzioni dalla forte valenza integrata che coinvolge anche la città, concepita come un orizzonte complesso di trasformazione e coabitazione, entità molteplice con cui confrontarsi per misurare i propri codici d’innovazione progettuale. www.stefanoboerinteriors.com

SPAZIO ALLA MATERIA

Marmo Arredo, da oltre quarant’anni specia lizzata nella trasformazione di marmi, graniti, pietre naturali e materiali compositi, si è av valsa della collaborazione dello studio Stefano Boeri Interiors per la realizzazione del concept espositivo dello showroom milanese e di una nuova collezione di complementi e arredi. Alla base di questo sodalizio professionale l’obiet tivo condiviso di esprimere il quarzo come materiale trasversale e aperto a usi molteplici e di promuovere soluzioni sostenibili in grado di generare valore nel tempo.

L’ambiente espositivo si sviluppa su due livelli all’insegna della flessibilità, criterio proget tuale per spazi in grado di evolversi e trasfor marsi senza perdere la propria identità. Il piano terra ospita l’ingresso principale e si affaccia su una scala scenografica in marmo e metallo che conduce al soppalco dove si tro

vano gli uffici. Al piano interrato un’ampia agorà mette in risalto l’esposizione dei pro dotti.

In particolare, la varietà dei possibili impie ghi dei materiali del brand è protagonista della parete di 14 metri rivestita da Tecla , un rivestimento in quarzo ideato da Stefano Bo eri Interiors. La parete ospita anche il sistema di contenitori a moduli rivestiti con la mede sima texture della boiserie, elementi inseribili in più forme nella progettazione.

Altro spazio caratterizzante è il Mock-up Lab, laboratorio di progettazione concepito come una materioteca. Qui si trova Chiglia , il tavolo composto da due gambe in vetro tra sparenti e minimali che valorizzano la lastra in quarzo del piano, realizzato sempre su pro getto di Stefano Boeri Interiors ■

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SHOWROOM MARMO ARREDO, MILANO
ESPERIENZIALE E
LA
DEL
IL PROGETTO DI STEFANO BOERI INTERIORS PER IL PRIMO SHOWROOM MILANESE DI MARMO ARREDO DÀ VITA A UNO SPAZIO
METTE IN LUCE
VERSATILITÀ D’USO
MATERIALE LAPIDEO
Illuminazione iGuzzini › MARMO ARREDO

David Chipperfield Architects Milano

Nei 16 anni dalla sua fondazione nel 2006, David Chipperfield Architects Milano, guidato da Giuseppe Zampieri (nella foto) ha sviluppato una vasta esperienza professionale nell’offerta di servizi di architettura in una ampia gamma di settori, in ambito pubblico e privato. I principali progetti comprendono sviluppi per Generali e 21Invest che coinvolgono il recupero delle Procuratie Vecchie a Venezia e di Palazzo Ancilotto a Treviso, negozi per marchi di moda di lusso come Akris, Bally, Brioni, Furla e Valentino, ville per clienti privati e società in Italia e in Spagna. www.davidchipperfield.com

L’ARCO COME LEITMOTIV

Furla ha avviato un piano finalizzato a ristrut turare i principali negozi nel mondo con un nuovo concept di progetto sviluppato da Da vid Chipperfield Architects Milano. Il primo negozio a essere inaugurato è il flagship store –rinnovato e ampliato – di piazza del Duomo a Milano, che occupa ora una superficie di circa 260 metri quadrati.

Lo spazio su due piani è costituito da una serie di stanze distinte, alcune caratterizzate da mo danature e affreschi storici, collegate da porte ad arco. Il progetto propone un’architettura fortemente materica. Alle pareti è applicata una terra cruda ottenuta da una miscela di differenti tipi di argille naturali per conferire intensi colori terrosi agli ambienti principali. L’intonaco ruvido crea un contrasto tattile con la superficie liscia e continua del pavimento in pastellone italiano, rivestimento a calce di grande elasticità e morbidezza adatto per fon dere in un corpo unico le superfici calpestabili. Lungo il perimetro del negozio, strutture me talliche modulari a forma di arco sorreggono mensole in alluminio anodizzato, definendo

un allestimento minimale e scenografico che si pone come interpretazione contemporanea degli interni di Carlo Scarpa.

La leggerezza degli espositori perimetrali è controbilanciata dall’aspetto scultoreo de gli elementi espositivi centrali e dai tavoli in marmo colorato, esplicito omaggio ad Angelo Mangiarotti ■

CREDITI

Località Milano, piazza del Duomo

Committente Furla

Progetto degli interni David Chipperfield Architects

Ingegneria strutturale Studio Sisti, Pavia

Ingegneria meccanica ed elettrica Pgs ingegneria

Supervisione di cantiere Leveni e Pedrana Arch. Associati

Consulente per l’illuminazione iGuzzini, General contractor Sice Previt

Pareti in terra cruda Matteo Brioni

Pavimenti in pastellone Palladio Concept

Arredi Lisar, Cuciflex, Marmi Due Ci

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FURLA, MILANO LA RINNOVATA ESPRESSIONE ARCHITETTONICA DELL’ELEGANZA DISINVOLTA DI FURLA FIRMATA DAVID CHIPPERFIELD ARCHITECTS MILANO GUARDA AL CLASSICO IBRIDANDOLO DI CONTEMPORANEITÀ
› RETAIL
Ph. ©Giovanni Gastel

L’uso ricorrente dell’arco all’interno del negozio Furla celebra i portici di Bologna, città del marchio di pelletteria (ph. ©Alberto Parise).

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› FURLA

Sebastiano Tosi

Nato a Ginevra nel 1980, il progettista collabora con aziende di design e moda. Dopo la laurea in Disegno industriale al Politecnico di Milano, ha collaborato con gli studi Marc Sadler, Gooris e 9010.ch. Dal 2013 è responsabile dello sviluppo prodotto, della gestione e del coordinamento in Oriente per il marchio A-style. Nello stesso anno apre una nuova sede a Lugano. Nel 2018 avvia la partnership con Studio Cirasa, team specializzato nella produzione di immagini, cui Tosi ha aggiunto le sue competenze di design e progettazione di interni e allestimenti.

www.sebastianotosi.com

Lo spazio principale dello showroom è arredato con la seduta Blume disegnata da Sebastian Herkner per Pedrali con una silhouette a forma di fiore; è stata scelta da Sebastiano Tosi in due diverse delicate cromie che ne mettono in evidenza il profilo in estruso di alluminio.

Nella pagina accanto in basso, la sala riunioni dove il tavolo Elinor di Claudio Bellini è accostato alle poltrone Ester di Patrick Jouin. Entrambi gli arredi sono di Pedrali.

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› RETAIL
Alcuni ambienti del nuovo showroom milanese di Maison Moreau (ph. ©Studio Cirasa).

Fondato nel 1882, il marchio di articoli da viag gio pone oggi le basi del suo rilancio interna zionale a Milano, in via Manzoni, dove il nuovo team a guida dell’azienda – composto dall’am ministratore delegato Marco Scarpella e dal presidente e direttore creativo Jong Matsumoto – ha voluto dare vita a uno spazio pensato per favorire un corretto equilibrio tra design e pro dotto, allestimento e calore domestico. Il progetto dello showroom, a cura del desi gner Sebastiano Tosi e prodotto da Busnelli Corporate, veicola così una sapiente commi stione tra il minimalismo milanese e i detta gli neoclassici francesi, qui presentati in una

DESIGN ITALIANO SAVOIR-FAIRE FRANCESE

chiave fresca e disinvolta. Lo spazio di 165 mq, pulito ed essenziale, mette al centro la collezio ne di borse e valigie per favorire una più facile lettura degli accessori da parte della clientela internazionale.

Così come il marchio dà molta importanza al processo di fabbricazione e alla selezione di materiali e finiture, così nello spazio milane se sono stati scelti arredi made in Italy di alto livello. I lampadari di Giopato & Coombes, i tavoli di Baxter e Pedrali, le sedute Ester e Blu me di Pedrali si accostano ai piccoli proiettori dimmerabili prodotti da Aria Lighting scelti per l’illuminazione tecnica ■

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LA MAISON MOREAU, MILANO
› MAISON MOREAU
L’HERITAGE STORICO DI MAISON MOREAU SI ESPRIME NEL PROGETTO PULITO ED ESSENZIALE DI SEBASTIANO TOSI CHE RICREA UN’AMBIENTAZIONE DOMESTICA CON ARREDI ITALIANI

Sopra, l’ingresso ai camerini di prova (ph. ©Sagarìa).

A destra, lo spazio espositivo e dettaglio dell’allestimento.

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› RETAIL

GIOCO DI SCOPERTE IN GALLERIA

Mettiamola così: qualsiasi racconto, dalla Re cherche a un film di Tarantino, è fatto di livelli diversi. Puoi guardare Kill Bill, ma se sei un ci nefilo a ogni passo trovi un dettaglio che è una citazione, così nasce un diverso livello di lettu ra, al di là dei dialoghi, della fotografia e della trama. Ma non si tratta di snobismo culturale perché sono quelle citazioni, che lo spettatore ne sia consapevole o meno, a rendere godibile la pellicola.

L’allestimento del primo concept store di Xa cus, italianissimo brand di camicie da uomo, funziona allo stesso modo: ogni dettaglio è una citazione. Così, se il punto di vendita è prima di tutto racconto del brand e dell’espe rienza del prodotto, il racconto di Xacus può essere letto su livelli diversi. Il primo, subito evidente: l’esposizione. Massiva senza appari

re cheap, che espone e allo stesso tempo con tiene, con dettagli che permettono di passare rapidamente in rassegna i particolari delle ca micie (perché la camicia che scegli al mattino dà il tono alla giornata), confrontare, trovare la taglia e il taglio adatti. Il secondo, il came rino. Di solito scomodi e defilati, i camerini si trovano all’ingresso, disegnati e arredati ricre ando una porzione di ambiente domestico, e occupano una parte non indifferente della non grande superficie complessiva, con materiali – intonaco granuloso, vetromattone, elementi disegnati ad hoc – che si rifanno alla tradizio ne del Moderno milanese e al palazzo, la casa tra San Marco e Solferino disegnata nel 1970 da Vico Magistretti. Terzo livello, la persona lizzazione. Su un podio in fondo al negozio, davanti a schermi video, un tavolo che sfida

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la XACUS, MILANO
› XACUS
APERTO A OTTOBRE NELLA CASA DI VIA SAN MARCO IL PRIMO STORE MILANESE DI XACUS BRAND ITALIANO DI CAMICIE DA UOMO. IL PROGETTO È DI MATIAS SAGARÌA GIÀ DESIGN DIRECTOR DI STARBUCKS ROASTERY MILANO E REPLAY THE STAGE

Matias Sagarìa

Matias Sagarìa (Bolzano, 1980), si è laureato in Architettura all’Università degli Studi di Parma. Dal 2008 vive a New York, dove ha lavorato a progetti internazionali di interior design e architettura con Tonychi and Associates prima e Roman and Williams poi. Nel 2016 apre il suo studio, con sedi a New York e Milano. Qui è stato design director di Starbuck Roastery Milano e Replay The Stage. Attualmente Sagarìa ha in portfolio il concept e interior design di oltre 20 ristoranti nei cinque continenti. Nel 2021 ha presentato alla Design Week di Milano la furniture collection Nepente. www.sagaria.it

La pianta dello spazio Xacus in via Solferino.

legge di gravità invita il cliente – se ne ha vo glia – a comporre la propria camicia, sceglien do tra tessuti, colletti, polsini, finiture. Come tra breve si potrà fare anche online, sperimen tando così la modalità ibrida dello shopping contemporaneo.

In cima a tutto, il pragmatismo con il quale è stato sviluppato il progetto, frutto della plu riennale esperienza professionale di Matias Sa garìa negli Stati Uniti. A cominciare dalla ‘non vetrina’, poco efficace sotto la bassa galleria del complesso, sostituita da cortometraggi manda

ti in loop su un videowall di 24 metri quadrati, per proseguire negli interni, con materiali resi preziosi dal progetto e non dal loro costo. Arredi custom in continuità con il fit-out, can nettati in composito di legno, banchi espositivi che invitano alla conversazione, trasparenze e elementi indecifrabili che stimolano la curiosi tà e l’esplorazione, dentro una palette dai toni chiari del legno naturale, del pavimento in re sina bianco, delle pitture naturali verde acqua che rivestono sia arredi sia cartongessi, punteg giato da mirati accessi di colore ■

A sinistra, il videowall della non-vetrina. Sopra e a destra, l’area dei camerini. In basso il tavolo dell’area personalizzazione (ph. ©Sagarìa).

CREDITI

Località Milano, via Solferino

Committente Xacus

Progetto di interni Matias Sagarìa

Pavimenti in resina Kerakoll

Pitture e finiture Kerakoll

Illuminazione iGuzzini

Arredi custom Onesta, collezione Nepenta

Superficie 124 mq

Apertura al pubblico 1 ottobre 2022

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› RETAIL

Sezione dello store. I quattro gradini sul fondo conducono al podio dell’area per la personalizzazione dei capi.

I toni che caratterizzano lo spazio Xacus sono realizzati con pitture ecocompatibili Color Collection, la collezione per la decorazione di interni di Kerakoll, composta da una gamma di 150 colori e 15 texture. Formulati con pigmenti di alta qualità combinati con oli e principi attivi naturali, i colori sono caratterizzati da una profondità unica e dall’elevato impatto decorativo. Dai toni pastello chiari a quelli ricchi e vibranti, la collezione consente di creare eleganti concept contemporanei. Una Color Chart di facile lettura orienta la scelta e permette di creare palette armoniche. Ai toni si aggiungono le texture: dalle incisioni che ricordano il cemento spatolato a mano alla struttura del legno per parquet, look e matericità delle superfici possono trasformare uno spazio. Ispirato alla tradizione artigiana, ogni trattamento superficiale è versatile, resistente ed ecologico. www.kerakoll.com

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› XACUS
KERAKOLL COLOR COLLECTION

Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1992, Carlo Donati ha collaborato con lo studio Belgiojoso Bbpr e con Gregotti Associati. Nel 1995 ha vissuto a New York, dove è stato consulente del gruppo Versace, l’anno successivo ha fondato, con Adriano Donati, Farnese Contract e nel 1999 ha aperto il suo studio a Milano, occupandosi della progettazione di abitazioni di pregio, negozi, uffici e resort in Italia e all’estero. Oltre alla direzione artistica del gruppo Slowear per cui ha realizzato showroom e negozi, cura l’immagine di Colefax and Fowler e di Lineapiù, società di cui ha progettato il concept e le nuove sedi commerciali. Nel 2008 si è aggiudicato il concorso per la realizzazione del masterplan di Segrate. È attualmente impegnato nella progettazione di ville e appartamenti, oltre che nel settore del furniture design con la sua personale linea di arredo. www.carlodonati.it

A destra, il flagship store con il grande lampadario monitor sospeso sull’area espositiva che trasmette le immagini della Slowear TV. Un altro monitor nella lounge (a sinistra), che ospita un divano a banana in velluto zafferano sempre disegnato dallo Studio Donati e due poltrone Fifties in velluto carta da zucchero. È stata inoltre introdotta un’area beauty (foto sotto) con un locale treatment che espone prodotti selezionati per la cura della persona.

CREDITI

Località New York, Lafayette Street

Committente Slowear

Progetto architettonico Carlo Donati Studio

Illuminazione Flos

Superficie 200 mq

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CARLO DONATI STUDIO DISEGNA IL NUOVO NEGOZIO NEWYORCHESE DI SLOWEAR OSPITATO IN UN EDIFICIO DI INIZIO NOVECENTO, INTRODUCENDO UNA INEDITA ARTICOLAZIONE DI AMBITI, FUNZIONI, ATMOSFERE Carlo Donati
› RETAIL

Per Slowear, l’azienda familiare che unisce cin que marchi di moda dall’alto livello di specia lizzazione, Carlo Donati Studio ha già ideato i precedenti negozi, una trentina in tutto il mondo. Il nuovo punto vendita di Manhattan, disposto su di una superficie di oltre 200 mq, rappresenta un’alternativa diametralmente opposta al fast fashion tradizionale: l’ambiente invita a prendersi il proprio tempo, respirare un’atmosfera domestica, ascoltare buona mu sica, bere un drink e acquistare abiti durevoli e senza tempo.

Il progetto pone l’accento sul made in Italy, ricercando un dialogo con l’architettura attra verso forme e cromie coerenti.

Punto di fuga dello spazio architettonico è il grande lampadario monitor sospeso sull’area espositiva, disegnato dallo studio di Carlo Do nati e realizzato in telaio di lamiera stirata ot tonata e strip led.

Significativa la presenza diffusa della tecnolo gia, tra cui un monitor interattivo in funzione di personal assistant che aiuta negli acquisti in prossimità dell’ingresso.

Attraverso una reinterpretazione dei materiali caratteristici del brand, come l’ottone bruni to e il vetro fumé, lo studio ha progettato ad hoc arredi e complementi per l’esposizione dei capi, come gli espositori esagonali con cappel lo luminoso, il tavolo con doppio espositore in

vetro e i separé in doppia cromia a punte verdi. Più appartata la zona lounge: un salotto dall’at mosfera domestica con monitor tv, libri, dischi e una grande libreria con mensole sagomate in plexiglass rubino dall’accento sixty abbinate a cassettiere curve in legno cannettato incrocia to. A completare questo spazio più intimo sono stati scelti un divano a banana in velluto zaffe rano disegnato da Studio Donati e due poltro ne fifties in velluto carta da zucchero. Nel negozio vi è infine un’area beauty realiz zata in steli gialli ed esagoni in vetro e laccato cipria su moquette ginger ■

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› SLOWEAR
SLOWEAR, NEW YORK OSPITALITÀ DOMESTICA

IL PASSATO DI MANHATTAN E SPUNTI ART DÉCO

NEL PROGETTO ANTIMINIMALISTA DI RENA DUMAS ARCHITECTURE INTÉRIEURE PER IL NUOVO FLAGSHIP STORE DI HERMÈS A NEW YORK

UNE LIAISON PARTICULIÈR

Si trova solo un isolato più a nord, al 706 di Madison Avenue, la nuova Maison Hermès che da poco ha preso il posto del negozio aperto a New York nel 2000.

Il progetto di Rena Dumas Architecture Intérieure, lo studio oggi guidato da Denis Montel, si sviluppa su una superficie di 1.800 metri quadrati inglobando tre edifici, una vec chia sede della Bank of New York e due abita zioni all’angolo con la 63esima strada. Accoglienti come quelli di un’abitazione, gli interni si sviluppano in una serie di stanze che su più livelli accolgono le creazioni dei sedici

‘mestieri’ della maison. E come in un’abitazio ne borghese, alle creazioni alternano collezio ni di oggetti e opere d’arte – come i dipinti e le fotografie d’epoca che trasformano in una galleria verticale la parete di 15 metri cui si ap poggia la nuova scala – ad arredi ispirati allo stile Art Déco.

Aspetto decisivo del concept messo a punto dallo studio parigino, che con Hermès lavora da cinquant’anni, è l’integrazione di elementi architettonici tipicamente newyorchesi, con servati – come la scala che si incontra all’in gresso dalla vecchia banca, che conduce al

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HERMÈS MADISON AVENUE 706, NEW YORK
› RETAIL
Sopra, Il piano terra con la scala già presente nell’ex-banca (ph. ©Kevin Scott).

Rena Dumas Architecture Intérieure Fondata nel 1972 da Rena Dumas (1937-2009), arredatrice d’interni e moglie di Jean-Louis Dumas, ex presidente di Maison Hermès, Rdai oggi è guidata da Denis Montel (nella foto) e Julia Capp. Prix de l’Equerre d’Argent nel 2014, con un centinaio di collaboratori e circa 70 progetti sviluppati ogni anno in tutto il mondo l’agenzia opera a tutte le scale, dall’architettura agli interni e agli allestimenti espositivi, fino al design di oggetti e elementi d’arredo. www.rdai.fr

A destra, la nuova scala in post-tensione realizzata nell’edificio attiguo. Qui accanto, il prospetto su Madison Avenue (ph. ©Kevin Scott).

secondo piano – o rivisitati, con nuovi inseri menti, in particolare la candida scala in pietra liscia e curva che dal secondo ingresso arriva fino al quarto piano, realizzata con una sofisti cata costruzione in post-tensione. E al quarto piano, dominato da una parete a bassorilievo in fibra di vetro che riproduce disegni a in chiostro dell’artista francese François Houtin (1950) e illuminato da una cupola in vetro cur vo, insieme alle creazioni per signora in pelle e a un cocktail bar, si trova uno spazio raro a Manhattan, un roof garden progettato dalla paesaggista Miranda Brooks che ha ricreato

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› MAISON HERMÈS

Dettaglio di una delle stanze del negozio, ciascuna collegata a un diverso mestiere della maison (ph. ©Kevin Scott).

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› RETAIL

Il fit-out moderno degli ambienti si combina con elementi della tradizione costruttiva newyorchese. Sotto, la parete a bassorilievo dell’ultimo piano, illuminato da una cupola in vetro curvo e aperto sul rooftop (ph. ©Kevin Scott).

l’impressione di un giardino pensile che, una volta abbandonato a sé stesso, si sia ri-natura lizzato, con la vegetazione che ha ritrovato la propria strada tra le fessure dei muri. Mentre qui il percorso pubblico si conclude, al piano superiore si trova invece un atelier dove cinque artigiani adattano alle esigenze dei clienti le creazioni della maison.

Ancora una volta, un progetto di interni che racconta una storia, anzi più d’una: «è stato quasi come progettare cinque negozi in uno –dice Denis Montel – mantenendo sempre un approccio personalizzato. Ci sono molte storie, ma sono collegate tra loro. Si passa da una sor presa all’altra». E che storia, quella dei 185 anni di Hermès ■

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› MAISON HERMÈS

Sopra, la sobria eleganza della sala con il pavimento seminato veneziano. A sinistra, la grande porta vetrata che apre sul giardino del palazzo (ph. ©Alessandro Bonori).

[ 138 ] IOARCH_102 CLASSICO, MISURATO, UN PO’ RETRO, QUESTO BEL RISTORANTE DI REGGIO EMILIA CI RACCONTA IL MODO DI INTENDERE L’ARCHITETTURA DI DUCCIO GRASSI
› RETAIL

BENVENUTI AL CAFFÈ ARTI E MESTIERI

Per parlare di questo piccolo locale di Reggio Emilia, il Caffè Arti e Mestieri, bisogna dire del modo di essere, e quindi di fare architettura, di Duccio Grassi, di quel delicato equilibrio tra arte e architettura che lo caratterizza. Legge rezza, senso della misura, grande attenzione ai dettagli e assoluto rispetto per l’esistente sono i suoi tratti distintivi. Tratti che ritroviamo in tutti i suoi lavori, e molto anche qui. Non è un grande lavoro, ma un lavoro di grande pregio per il rigore e la semplicità che vi albergano: siamo all’interno di un palazzo storico del la città, di proprietà di Unity Re, società del

gruppo Max Mara con cui Grassi collabora per i negozi, in Italia e all’estero, ininterrottamente dal 1983.

Lo spazio, già di per sé molto affascinante è reso straordinario dall’elegante giardino origi nariamente progettato da Pietro Porcinai. Il primo progetto per questo locale Grassi lo realizza nel 1988, e ora dopo più di trent’anni la necessaria ristrutturazione portata avanti a quattro mani con Lo Studio design di Alber to Zattin, è ancora in linea con la sua idea di architettura. Nessuna stravaganza, nessun orpello, il rigore creativo unito all’eredità del

Duccio Grassi

Duccio Grassi cresce come designer creativo con forti competenze tecniche. I suoi progetti sono il frutto della paziente dedizione alla composizione di superfici, volumi e piani prospettici. Nel 1983 fonda a Reggio Emilia, città in cui è nato, DGA Duccio Grassi Architects, studio di architettura e interior design con sede anche a Milano, oggi considerato una delle realtà di riferimento nell’ambito del retail design internazionale. Oltre al rapporto di lavoro di oltre tre decenni con il gruppo Max Mara numerose sono le collaborazioni con altri brand, tra i quali Zara, Ray Ban, Canali, Guess by Marciano e Street One. Tra i lavori più recenti o in fase di ultimazione il rifacimento del concept design per il brand newyorchese di gioielleria David Webb e il progetto per il primo flagship shop dello stilista americano Brandon Maxwell.

www.ducciograssi.com

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RISTORANTE, REGGIO EMILIA
› CAFFÈ ARTI E MESTIERI
di Elena Riolo
[ 140 ] IOARCH_102 › RETAIL

Lo Studio design

Paola Ascari e Alberto Zattin, dopo aver sperimentato in ambiti differenti il tema della progettazione, fondano nel 2003 Lo Studio design. Sviluppano progetti integrando direzione artistica e creativa, grafica, architettura, progettazione d’interni, styling e design di prodotto interpretando il progetto come azione coordinata di persone e discipline. Lo Studio design è un luogo aperto a eventi culturali e collaborazioni con artisti e professionisti attivi in ogni campo. www.lostudiodesign.com

CREDITI

padre Tonino Grassi, scultore, e alla passione per la pittura, che tuttora coltiva, ne comple tano e definiscono il carattere e lo stile. È un progetto sobrio, con quell’eleganza sicura che ritroviamo in tanti elementi: nel magnifico pavimento seminato veneziano, nella grande porta vetrata d’ingresso in noce massello, nel le classiche e rassicuranti sedie Thonet di Josef Hoffmann e nella scelta di colori e materiali. Resta come una volta la grande scala che porta al mezzanino, ma viene ripensata la balaustra che la mette a norma senza disturbare, anzi se

possibile conferendole personalità. Alle pareti, sapientemente disposti, pezzi dell’importante collezione d’arte Maramotti. Il grande lampadario di segmenti luminosi posizionato al centro del doppio volume con nette idealmente il piano terra e il più riservato mezzanino. Il bosco romantico evocato dalle carte da parati, le tappezzerie mélange delle banquette gli restituiscono un mood mitteleu ropeo e tradizionale ■

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Località Reggio Emilia, via Emilia San Pietro 16 Committente Unity Re, Gruppo Max Mara Progetto architettonico DGA, Duccio Grassi Architects; Lo Studio design Architect in charge per DGA Silvia Sirocchi Carta da parati Glamora
› CAFFÈ ARTI E MESTIERI
A sinistra, la porta scorrevole del bagno. Sopra, la sala e il più riservato mezzanino (ph. ©Alessandro Bonori).

Il progetto di interior unisce i materiali classici degli interni milanesi, come il seminato a pavimento lavorato a mano, il vetro riciclato delle tessere del mosaico sulle pareti e la boiserie in legno di rovere del bar (ph. ©Giulio Boem).

ANCHE

CREDITI

Località

Progetto

Arredi

Arredi

Pavimenti Morseletto

Rivestimenti interni Mosaicomicro

Illuminazione

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RESTYLING DEL FLAGSHIP STORE MILANESE DI
PROGETTO
ACPV ARCHITECTS ANTONIO CITTERIO PATRICIA VIEL
UN INNER GARDEN NELL’ELEGANTE
ILLY. IL
È DI
Milano, via Monte Napoleone Committente Illycaffè
architettonico Acpv Architects
Antonio Citterio Patricia Viel
Kartell, B&B Italia
custom Modar
Metis Lighting, Aggiolight Superficie 300 mq
› RETAIL

TIMELESS DESIGN

Inserito nel cortile di un edificio di fine Otto cento, nel cuore del Quadrilatero della moda milanese, il nuovo Illy Monte Napoleone acco glie il visitatore in un’esperienza multisenso riale alla scoperta dell’universo del caffè. Il progetto di restyling, curato da studio Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel, è l’e spressione dell’identità del marchio triestino, identità che emerge attraverso il colore rosso e il fitto richiamo all’arte, alla fotografia e alla comunicazione.

L’atmosfera rilassata ed elegante del locale è il risultato dell’utilizzo di materiali naturali come il legno e da colori caldi in tonalità caffè.

Il progetto di interior unisce infatti i materiali classici degli interni milanesi, come il semi nato a pavimento di Laboratorio Morseletto lavorato a mano, il vetro riciclato delle tessere del mosaico sulle pareti di Mosaicomicro e il legno di rovere della boiserie del bar e di alcuni arredi, come le panche interne ed esterne rea lizzate da Modar.

Il grande bancone frontale rosso con il suo pia no in marmo è l’anima del locale. Il retroban co, con ampi pannelli scorrevoli animati da un visual dedicato all’ultima edizione delle Illy Art Collection, espone vasi in vetro con i chic chi di caffè nelle diverse fasi della tostatura del

Acpv

Antonio Citterio Patricia Viel Antonio Citterio apre il proprio studio nel 1972. Nel 2000, con Patricia Viel, fonda a Milano Antonio Citterio Patricia Viel, società di progettazione multidisciplinare per l’architettura e l’interior design. Il team di oltre 140 persone, coordinate da otto partner che lavorano al fianco dei co-fondatori, opera a livello internazionale, in sinergia con un network qualificato di professionisti, sviluppando programmi progettuali complessi a ogni scala di intervento: da piani urbanistici a complessi residenziali e mixed-use, corporate headquarter, ristrutturazioni conservative di edifici pubblici, alberghi.

L’approccio olistico dello studio riunisce discipline diverse per creare una visione integrata capace di resistere alla prova del tempo con interventi che promuovono la sostenibilità sociale e ambientale. www.citterio-viel.com

Gli spazi del locale si sviluppano su una superficie di 300 metri quadrati. Dall’alto, una delle sale dedicate all’arte e il giardino urbano con panche in rovere. Sedute B&B Italia. ph. courtesy Illy).

caffè. Le due lampade custom che illuminano i banconi sono state realizzate su progetto di Metis Lighting, condiviso con Acpv Archi tects, da Aggiolight.

Due sono le sale indoor dedicate all’arte, con un’esposizione di alcune sperimentazioni cre ate da artisti contemporanei dal 1992 per la Illy Art Collection. Entrambe allestite con panche in pelle, sedute in legno Jens di B&B Italia e tavoli Multiplo di Kartell in resina nera. A completare l’offerta del locale, uno spazio retail e il giardino urbano con magnolia ar redato con panche in rovere, tavolini e sedute Erica di B&B Italia ■

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STORE ILLYCAFFÈ, MILANO
FLAGSHIP
Architects
› ILLY

Visual Display

Co-fondata da Giorgio Di Bernardo (nella foto) Visual Display, con sede a Udine, è una società specializzata nello sviluppo di progetti di space branding e interior design nei settori retail, hospitality, exhibition e workspace, con alcuni progetti speciali dedicati anche a residenze private. Visual Display gestisce l’intero processo di progettazione, dal concept agli esecutivi fino al project management. www.visualdisplay.it

Accanto e in basso, la tenda in pvc specchiante che divide e riunisce lo spazio riunioni dall’area service. Nell’altra pagina la zona di ingresso con il salotto di ispirazione outdoor e due immagini dell’allevamento (ph. ©Camilla Bach).

Disegnate da Jasper Morrison, le sedie MC-18 Zampa di colore blue Klein attorno al tavolo di Fattoria Sant’Eliseo sono prodotte da Mattiazzi, azienda friulana fondata nel 1979 dai fratelli Nevio e Fabiano che combina artigianato e innovazione digitale per produrre sedie in legno di alta qualità. Numerose le collaborazioni con designer internazionali, da Foster + Partners ai fratelli Bouroullec, Konstantin Grcic, Inga Sempé, Max Frommeld. Nata come sgabello, Zampa presenta gambe dolcemente arcuate e una seduta rotonda e flessibile che la rende particolarmente morbida. Ispirata ai semplici sgabelli di campagna fatti a mano, Zampa è disponibile, oltre che in blue Klein, in nero, rosso, giallo e in legno naturale. www.mattiazzi.eu

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› RETAIL

A parte le cantine vinicole mèta di turismo eno-gastronomico, è raro trovare punti ven dita diretti presso le aziende agricole. Ancor più rara un’azienda agricola come Fattoria Sant’Eliseo dove particolari varietà di gal line, libere di razzolare sulle colline della proprietà, producono le cosiddette ‘rainbow eggs’: uova non solo rosa ma azzurre, marro ni, verdi, bianche, rosse e persino nere, la cui produzione finisce nelle cucine dei migliori ristoranti d’Italia, guidati da chef che il pro prietario Daniele Riva accoglie in questo luo go informale che esprime l’anima creativa e lo spirito libero della fattoria.

RIVA NELLA CAMPAGNA FRIULANA

Lo spazio, progettato e realizzato da Visual Di splay – che ha ideato anche il payoff della fat toria con cui intitoliamo il servizio – è versatile e multifunzionale, avvolto da finiture archi tettoniche di colore neutro (un pavimento in micro-seminato e pareti materiche) che sono un richiamo al mondo naturale. Al suo centro prendono vita colori e forme, con una tenda in pvc specchiante dall’andamento curvo che lo divide, delimitando la postazione ufficio dalla zona living, e che aprendosi le riunisce. Il ma teriale specchiante riflette e distorce l’intorno, creando un interessante effetto di colori e for me in movimento.

In primo piano, visibile dall’esterno attraverso le ampie vetrate, una zona salotto di ispirazio ne outdoor: un divano con struttura metallica, i cui colori e materiali sono un chiaro richiamo ai volatili, una poltrona vintage d’autore e due tavolini che giocano sulla contrapposizione tra massa e leggerezza.

Accanto al salotto, un tavolo riunioni dise gnato su misura e le sedute Zampa di Mattiaz zi nel colore blue Klein. Un’intera parete dello spazio è dedicata al racconto della filosofia dell’attività, con uno schermo che proietta im magini live dalla fattoria; appesi, poster, foto e quadri d’autore ■

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FREE SPIRIT FARM IL PROGETTO DI VISUAL DISPLAY PER LO SHOP DELL’UNCONVENTIONAL FARMER DANIELE
FATTORIA SANT’ELISEO, MAJANO
› FATTORIA SANT’ELISEO

Luca Meda. Architetture, design e disegni Aa. Vv.

Silvana Editoriale, Milano, 2021 pp. 352, 400 Ill, 34 euro ISBN 978-8-83664-562-6

PAESAGGI DOMESTICI

Sostenuta dal Gruppo Molteni, Silvana Editoriale ha pubblicato la prima monografia dedicata a Luca Meda (19361998), un’analisi critica e articolata del suo lavoro esito di un percorso di ricerca sviluppato dall’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, con l’acquisizione in comodato dell’archivio personale, voluto dalla moglie Giulia Balossi Restelli e dalle figlie Chiara e Sofia. In quasi quarant’anni di attività professionale Luca Meda ha spaziato

dall’architettura, spesso in compagnia di Aldo Rossi, al design industriale nel suo complesso, progettando prodotti tecnologici, come radio e televisori per Radiomarelli, piccoli elettrodomestici per Girmi e Moulinex, mobili ed arredi per Molteni&C, Dada, UniFor, Longoni e Arflex. Prima come designer e dal 1968 come art director, nel Gruppo Molteni Meda ha promosso il passaggio da una produzione ancora nel 1967 di mobili in stile a una di arredi moderni, soprattutto

TRA VERNACOLARE E MODERNO

Culla delle civiltà, dolcezza del clima, multiculturalismo: del Mediterraneo si è detto e scritto molto e in tutti i modi, da Erodoto a instagram. Indubbiamente però, e fuor di retorica, perché ciascuno degli assunti si potrebbe facilmente rovesciare nel suo opposto, ciò che caratterizza la vasta area del Mediterraneo è la qualità di paesaggi pur diversi che, costruiti da millenni di vita e di lavoro, fondono mirabilmente natura e architettura a partire dal nucleo fondante della casa e dell’insediamento originario. Case che, persa la funzione tradizionale, diventano oggetto di trasformazioni, perlopiù a destinazione turistica, illustrate in questo prezioso volume che presenta, organizzate in cinque capitoli, quaranta architetture distribuite in sette Paesi, dal Portogallo al Libano. Dal vernacolare a Luigi Moretti (La Saracena) e Eileen Gray (E-1027), ciascuna esemplifica un diverso modo di abitare l’universo che rimane oggetto di desiderio per tutti gli amanti del bello

The Mediterranean Home Gestalten, Berlino, 2022 pp. 288, Ill. EN, 50 euro ISBN 978-3-96704-076-0

attraverso la progettazione di sistemi componibili e in seguito anche arredi singoli che, magistralmente disegnati, hanno permesso dalla metà degli anni Settanta di sviluppare il concetto di ‘Casa Molteni’, fino alle cucine della fine degli anni Ottanta. Il volume, a cura di Nicola Braghieri, Sabina Carboni e Serena Maffioletti comprende i saggi critici di Giampiero Bosoni, Rosa Chiesa, Alberto Ferlenga, Beatrice Lampariello, Chiara Lecce, Mario Piazza e Dario Scodeller.

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› DESIGNCAFÈ

INTERIOR INTERIOR Revolution

Nella transizione post-consumerista verso soluzioni in grado di durare nel tempo e materiali ‘circolari’, recuperati e recuperabili, così come nell’evoluzione accelerata degli stili di vita e di lavoro, il segno conta meno dell’ingegno. Nascono così oggetti e prodotti ad alto tasso di intelligenza, che impiegano meno energia e risorse per un benessere più responsabile e un’estetica più vicina all’etica.

elements
a cura di Elena Riolo

ARPER

JUNO 02. Disegnata da James Irvine nel 2012 con schienale aperto e con o senza braccioli, ora Maria Laura Irvine reinventa la seduta con sei nuovi colori, pensati per ambienti residenziali e contract, indoor e outdoor, realizzandola al 70% in plastica riciclata post-industriale.

Grazie al perfezionamento dello stampo, la sedia conserva la sua silhouette slanciata e la sua resistenza, ma necessita di meno materiale per essere prodotta. www.arper.com

ZALF

ALTERNA. Vasta la gamma di soluzioni multifunzionali, flessibili e multitasking che moltiplicano le possibilità compositive e permettono di guadagnare spazio. Tutti i moduli – letto con rete a ribalta, porta tv, scrittoio ed elettrodomestici come l’asse da stiro a ribalta, completamente nascosti alla vista – sono studiati per integrarsi con il sistema armadi Alterna. Una soluzione eclettica disponibile in un ampio ventaglio di chiusure, moduli a giorno, finiture e colori. www.zalf.com

TEAM 7

ATELIER. La scrivania – la forma attualizzata del vecchio banco di lavoro – fa parte della collezione wohnoffice orientata al mondo dell’home working. Proveniente da selvicoltura sostenibile, il legno della scrivania disponibile in undici essenze è trattato solo con olio naturale, che gli garantisce una traspirazione ottimale. Regolabile in altezza per una migliore ergonomia, lo scrittoio ha una canalina integrata per collegare i cavi alla rete elettrica.

www.team7-home.com/it/it

CAIMI BREVETTI

SOCRATE OUTDOOR. A trent’anni dalla creazione di Socrate, il sistema di librerie dal successo straordinario, nasce la versione outdoor disegnata da Mario Trimarchi e Caimi Lab. Il sistema modulare e componibile ha una struttura base, fatta di montanti, crociere e griglie, in tondino di acciaio zincato e verniciato riciclabili al 100%.

La struttura è in grigio antracite o turchese pastello, gli accessori in metallo sono in grigio antracite, turchese pastello, verde oliva e verde-bianco. www.caimi.com

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Foto ©Salva López

PROTEK

BIGFOOT. Il sistema brevettato di arredo a scomparsa permette di sfruttare tutto lo spazio a disposizione. È studiato in due versioni: Interior si inserisce in un progetto d’interni dialogando con gli arredi e finiture già presenti negli ambienti e Architectural – nell’immagine – da integrare nel muro in fase di progettazione e ristrutturazione. Entrambe le versioni offrono una molteplicità di configurazioni e non richiedono la concessione edilizia. www.protek-controtelai.com

PORRO

BOUTIQUE MAST. Il sistema di librerie e cabine armadio è disegnato da Piero Lissoni + Crs Porro per composizioni pavimentosoffitto o a parete. Ispirato agli alberi di una barca, ogni modulo è caratterizzato da montanti metallici a sezione circolare su cui è possibile applicare mensole a sbalzo ad ala di aliante: una nuova concezione per living e zone notte con cui creare composizioni aeree e soluzioni su misura, scegliendo tra 17 legni e 29 colori del campionario Porro. www.porro.com

LAMM

FLEXA. La famiglia di poltrone è progettata da Dante Bonuccelli per auditorium, uffici e sale polivalenti in due versioni: fissa e su ruote. Quest’ultima si connota per le forme eleganti e raffinate associate a innovative soluzioni tecnologiche (patent pending): può essere dotata di batteria ricaricabile posta in un apposito vano nella parte inferiore dello schienale. Sedile e schienale hanno struttura interna in multistrato e imbottitura in poliuretano espanso indeformabile, a combustione ritardata e rivestimento in tessuto, ecopelle o pelle. www.lamm.it

NARDI

STACK, COMBO. Il tavolo e lo sgabello fanno parte della collezione in plastica riciclata e riciclabile al 100% progettata da Raffaello Galiotto con un disegno lineare e sezioni ad alto spessore. La particolare mescola blend presenta diverse volute striature uniformate dal color Terra, unica cromia, e da una texture grezza opacizzata a effetto vintage. Il colore e la matericità sono il risultato di un lungo lavoro di ricerca dell’azienda per conferire alla plastica rigenerata un aspetto piacevole e ottime caratteristiche tecniche. www.nardioutdoor.com

elements Interior Revolution

VERY WOOD

RODEO. La collezione di panche e sgabelli in frassino con seduta imbottita, disegnata da Matteo Ragni e Chiara Moreschi, promuove un approccio libero e informale alla seduta. Pensate per gli spazi di attesa e per gli ambienti ibridi di passaggio, le panche sono piccole, leggere, facilmente spostabili. Possono ospitare un dispositivo di ricarica usb corredato da un cavo riavvolgibile a scomparsa. www.verywood.it

FRATELLI BOFFI

BABEL. Il mobile contenitore multifunzionale, disegnato da Storagemilano come omaggio alle architetture milanesi di Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, è fatto di volumi sovrapposti, di pieni e vuoti, che roteano attorno a un perno centrale e cambiano volto a seconda di come si orientano. I moduli sovrapposti, laccati con diverse cromie, sono intervallati da un elemento centrale a listelli verticali in mogano con finitura lucida e piccoli dettagli in ottone satinato. www.fratelliboffi.it

USM

USM HALLER. Disponibili in 14 varanti di colore, i sistemi modulari dalle infinite possibilità di configurazione sono adatti in ogni ambiente, anche in cucina dove è necessario organizzare lo spazio con stile ed efficacia. Da una serie di semplici elementi è possibile creare credenze, banconi, scaffali a tutta parete, aree colazioni, piani di lavoro per la preparazione dei cibi e organizer per stoviglie, utensili da cucina e alimenti.

www.usm.com

LUALDI

WALL&DOOR. Il sistema in legno per partizioni interne si compone di ante, porte e pannelli modulari – fissi o apribili – realizzati su misura. Pensato per razionalizzare e rendere più omogenee le superfici, il progetto trasforma la boiserie classica in una soluzione versatile e moderna. La partizione, completa di ferramenta e cerniere a scomparsa, è studiata in finitura laccato lucido o opaco o impiallacciata verticalmente in essenze di serie. L’impiallacciatura orizzontale è su richiesta. www.lualdi.com

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PEDRALI

BUDDYHUB DESK. L’ultima novità della famiglia Buddy è una postazione di lavoro caratterizzata da un pannello perimetrale fonoassorbente che abbraccia un piano in stratificato, creando una sorta di nicchia chiusa che garantisce privacy acustica e visiva.

La scrivania può essere combinata con altri Buddyhub desk o con sedute della stessa collezione, per suddividere gli open space e creare aree di collaborazione. Per aumentarne la versatilità è possibile aggiungere una serie di accessori come appendiabiti e portariviste.

www.pedrali.com

Vi definite eclettici, pragmatici e orientati alla ricerca per definire nuove interpretazioni. Come riuscite a unire questi valori alle vostre tre individualità?

Sono valori che condividiamo e ci accomu nano. Probabilmente è anche grazie a questa affinità di intenti e attitudine che riusciamo a collaborare e trovare efficacemente punti di incontro durante il processo di sviluppo di un progetto, nonostante le specificità individuali e i diversi punti di vista che esprimiamo.

Buddyhub desk è un arredo modulare, ami chevole e accogliente. Come state sviluppando la collezione Buddyhub?

Le forme morbide e accoglienti che abbiamo definito per la collezione Buddy ben si prestano a essere declinate in molteplici tipologie d’ar redo. Buddyhub desk è l’ultimo sviluppo del

HERMAN MILLER

SAYL. Il progetto di Yves Béhar presenta tutte le caratteristiche di una seduta di qualità: design, ingegneria, ergonomia e rispetto per l’ambiente. La seduta da ufficio è ora resa ancora più sostenibile con l’uso della plastica riciclata proveniente dagli oceani. L’azienda stima che l’utilizzo della plastica OBP – Ocean Bound Plastic – in base alle attuali previsioni di vendita, potrà far risparmiare ogni anno l’equivalente di 9,6 milioni di bottiglie d’acqua in plastica. www.hermanmiller.com

e

contract. Le loro radici sono in Italia, ma oltre agli insegnamenti dei maestri del design italiano, il loro approccio progettuale è profondamente influenzato dai valori del design scandinavo.

la collezione presentato a Orgatec 2022, è una naturale estensione di Buddyhub, la linea di imbottiti con screen dedicati al mondo ufficio presentati nel 2020. Questo ulteriore amplia mento in realtà fu concepito unitamente alla linea di imbottiti Buddyhub perché ci parve naturale da subito che proteggere dal rumore e dalle distrazioni tipiche di ampi spazi di lavoro condivisi potesse essere necessario sia quando ci si accomoda su un divano per un meeting sia quando alla scrivania si ha necessità di ridur re le interferenze dell’ambiente circostante per concentrarsi efficacemente sulla propria atti vità. I diversi elementi di Buddyhub possono essere ripetuti e combinati tra loro per creare aree operative o lounge, zone di lavoro indivi duali per una maggiore concentrazione o spazi di condivisione per meeting informali.

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Arredi modulari amichevoli e accoglienti Busetti Garuti Redaelli Manuela Busetti, Andrea Garuti e Matteo Redaelli collaborano dal 2008 allo sviluppo di prodotti destinati agli ambienti domestici al
elements Interior Revolution
Art direction Studio FM, foto © Andrea Garuti, styling Studio Salaris

KASTEL

KICCA ONE 2ND LIFE. La sedia impilabile monoblocco è in polipropilene riciclato ottenuto dalla rigenerazione delle plastiche postconsumo che, durante il processo di riciclo, viene rinforzato con una fibra di vetro che ne aumenta le performance tecniche. Riciclata e riciclabile, la sedia è verde anche nel colore: la tonalità Desert Sage è caratterizzata da una texture dove piccoli puntini neri e lievi alonature mostrano le sue origini di prodotto sostenibile. www.kastel.it

ZANOTTA

ZA:ZA. Il progetto dello studio Zaven di Enrica Cavarzan e Marco Zavagno è un divano monoblocco dalle linee morbide, assemblato senza l’uso di colle e con materiali riciclati, riciclabili e facilmente disassemblabili, come l’imbottitura in poliuretano/sfere di poliestere rigenerato. La struttura in tubolare d’acciaio nero opaco o rosso sostiene in sospensione le cinghie in poliestere; braccioli, schienale e seduta sono calzati sul telaio come un abito. www.zanotta.it

COLÉ ITALIA

BRICCOLA-GE. Un piccolo mobile ibrido disegnato da Miki Astori per valorizzare un elemento poco considerato come l’angolo. È utilizzabile come scrittoio angolare o mensola a due piani in massello di rovere con supporti laccati nei colori nero, rosso o bianco. In corrispondenza dell’angolo è presente una piccola smussatura per consentire il passaggio dei cavi elettrici di ricarica. È possibile richiedere misure e finiture personalizzate. www.coleitalia.com

BROSS

WAM. Personalizzabili in numerose finiture e cromie, le panche leggere e versatili sono ideali per zone ingresso, living e notte così come per gli spazi di attesa nei progetti contract. Parte dell’omonima collezione ideata da Marco Zito, che comprende anche le versioni bergère, poltrona lounge, divanetto e sgabello, la panca ne riprende la combinazione tra l’ampia parte imbottita e l’esile struttura metallica, proposta in finitura bronzo spazzolato o laccato nero opaco. www.bross-italy.com

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IGUZZINI

POLSINO. Il progetto di Gio Ponti del 1968 ora rieditato da iGuzzini incarna alcune istanze, ancora oggi attualissime, degli anni in cui fu ideato, come la portatilità degli oggetti, la leggerezza e l’adattabilità a più ambienti. La lampada da tavolo è costituita da due gusci termoformati identici di pmma, riciclato e riciclabile, montati sfalsati sullo stesso asse, grazie a giunti in alluminio che sembrano i gemelli di un polsino. La maniglia è in alluminio lucidato. www.iguzzini.com

OCCHIO

GIOIA EQUILIBRIO. La luce della nuova lampada da tavolo si accende, si regola e si direziona dal basso verso l’altro direttamente sulla testa della lampada con un semplice movimento della mano. Per creare diversi scenari luminosi, la luce può essere indirizzata su un’area specifica e modificata nell’intensità e nel colore, da una temperatura calda, simile a quella delle lampade a incandescenza, a una più fredda, ideale durante il lavoro. www.occhio.com

CIMENTO

BOVOLO. La torre di luce di BBA Studio di Barbara Ballabio e Andrea Burgio si compone di cinque elementi circolari di diverse altezze, dalla pelle opaca e dal cuore opalescente. La lampada dimostra la capacità di piegarsi in una forma curva del composto che impiega per oltre il 90% aggregati minerali mescolati a un legante cementizio. Grazie a un ordine di chiusure, la rotazione attiva un sistema meccanico di dimmerazione della fonte luminosa. www.cimentocollection.com

VESOI

T-FIVE. L’apparecchio a sospensione è stato progettato con l’idea di ottenere una lampada con un’illuminazione di alta qualità, attraverso un design minimal adatto a ogni ambiente e stile. La possibilità di regolare l’altezza dell’installazione su cavi di tenuta in acciaio ha il vantaggio di portare la luce in punti specifici della stanza. La lampada è ora rieditata in una nuova veste multicolor e con stripled integrato ad alta efficienza. www.vesoi.com

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Foto ©Miro Zagnoli
elements Interior Revolution
Foto ©Mierswa & Kluska

GRUPPO BONOMI PATTINI

RESYSTA. I pannelli UPB Board Made of Resysta, a base di buccia di riso riciclata molto resistente, dalle caratteristiche estetiche simili al legno, sono termoformabili e riciclabili al 100% e possono essere tagliati e lavorati con le stesse macchine e utensili utilizzati per il legno. Grazie alle sue caratteristiche, il materiale è adatto sia al design di interni, per pavimenti, pareti, mobili, sia agli spazi esterni per pavimentazioni, decking, recinzioni. www.gruppobonomipattini.com

GEES RECYCLING

RECOMPLAX. Con un processo brevettato di riciclo di compositi fibro-rinforzati ed espansi rigidi a matrice termoindurente destinati alla discarica il rifiuto viene trasformato in pannelli, che possono essere lavorati come il legno. Per interni ed esterni, il pannello 100% riciclato e riciclabile ha una massa uniforme ed è totalmente idrofugo, privo di formaldeide e stabile a tutte le temperature. Nell’immagine, tavoli e display in resina riciclata con effetto cemento e graniglia per il restyling di Rinascente Roma Piazza Fiume di Dwa Design Studio.

www.geesrecycling.com

MARGRAF

FIOR DI PESCO CARNICO

Il marmo esclusivo Margraf proveniente dall’unica cava esistente al mondo a Forni Avoltri (Udine) si caratterizza per le tonalità dal grigio al rosa, dal bianco all’avorio. Dal 2008 sono in corso importanti lavori di riqualificazione dell’area della cava, attraverso la semina dell’erba e la piantumazione di oltre 2000 alberi. L’azienda propone il marmo in lastre sottili modulari di 1 cm di spessore, prelucidate con lati smussati, studiate per la realizzazione di pavimenti e rivestimenti. www.margraf.it

ALPI

LEGACY. La collezione curata dall’art director dell’azienda, Piero Lissoni, riproduce legni nobili come l’ebano, il mogano Honduras, il teak, il palissandro, scarsamente reperibili o il cui utilizzo è addirittura vietato. Esteticamente identiche alle originali, queste essenze perdute, tradizionalmente utilizzate nei mobili di pregio europei a partire dal Settecento, possono così essere usate ancora oggi in modo sostenibile. www.alpi.it

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Foto ©Federico Cedrone
Foto ©Alberto Strada

COSENTINO

DEKTON KRAFTIZEN. La linea, che rende omaggio alla maestria e alle tecniche artigianali, si compone di cinque tonalità versatili e minimaliste. Ispirandosi allo stucco veneziano, i segni lasciati dalla spatola usata per stendere lo stucco sui muri si animano e prendono vita sotto forma di milioni di pixel adattandosi a qualsiasi tipo di applicazione: pavimenti, pareti, tavoli, piani di lavoro, facciate.

DEKTON ONIRIKA. Nella collezione firmata da Nina Magon, la poetica dei sogni si esprime attraverso gli eleganti motivi del marmo, l’attenzione alla sostenibilità, la continua ricerca e innovazione. Nell’immagine, Somnia: tonalità dai caldi marroni ossidati alle sfumature candide del bianco che si uniscono sotto una griglia di linee della texture sobria ed elegante. Perfetta insieme a legni scuri e caldi, vetri satinati e superfici metalliche più strutturate, come il rame. www.cosentino.com

NEROSICILIA GROUP

MOSAICOMICRO. Il vetro scartato, buttato, reso polvere e unito all’acqua, usata come unico collante, si rivela materia da plasmare. La polvere di vetro, ricavata da monitor di tv e pc dismessi, viene modellata fino a ottenere tessere di mosaico micro. La natura del vetro riciclato e il processo di produzione fanno sì che ogni tessera sia diversa dalle altre. Bassissime le emissioni di CO2 della sua produzione.

www.mosaicomicro.com

PAPER FACTOR

Nato da un’evoluzione dell’antica arte della cartapesta, il materiale in micro-carta per l’arredo è stato messo a punto da Riccardo Cavaciocchi. Resistenti e leggere, le superfici sono fatte a mano e rifinite con macchine a controllo numerico applicando tecniche che permettono di sfruttare al massimo la flessibilità e la malleabilità intrinseche del materiale. Le sue fibre, ottenute da carta riciclata o da foreste certificate fsc, sono colorate con pigmenti naturali. Nell’immagine, vista di un progetto residenziale a Miami di Hinojosa Design Studio. www.paperfactor.com

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elements Interior Revolution

WOODCO

Tutelano l’ambiente e il benessere delle persone i pavimenti in legno che, oltre a soddisfare le più elevate esigenze di personalizzazione in termini di colori, formati e lavorazioni, sono privi di emissioni di sostanze nocive in virtù delle finiture naturali realizzate con vernici all’acqua o con olio-cera. La salubrità di ogni tavola, certificata da laboratori accreditati, garantisce pavimenti in armonia con la natura. www.woodco.it

GRASSI PIETRE

BUMP. Ricavato da sfridi e piccole lastre recuperati dalla produzione aziendale, il rivestimento sostenibile in Pietra di Vicenza progettato da Debiasi Sandri si basa su un quadrilatero di diverse dimensioni che si ripete, in modo solo apparentemente casuale, su piani prospettici differenti e sulla doppia finitura sabbiata e piano sega in rilievo. È disponibile nella declinazione delicata del bianco avorio. www.grassipietre.it

FIEMME TREMILA

MANI DI FIEMME. La collezione di tavole in legno biocompatibile certificato di larice, rovere e altre specie legnose, racconta l’esperienza artigiana attraverso superfici lavorate e finite a mano. È realizzata attraverso due lavorazioni particolari: Finitura antica, che con piccole irregolarità dona un effetto vissuto al legno, e Scritto a mano, che nobilita nodi e venature di ogni tavola. Nell’immagine, Piuma, nella versione Scritto a mano. I nomi delle collezioni suggeriscono le caratteristiche dei legni, il legame con il territorio e la sua storia. www.fiemmetremila.it

SAIB

MATHERA. La superficie di nuova generazione nata dalla collaborazione con Diego Grandi si ispira al mondo dei materiali lapidei. Un sottile strato di polveri di legno, pietra e quarzi, amalgamati con leganti resinosi, è associato a un pannello prodotto utilizzando legno a fine vita. Il rivestimento è declinato in dieci colori e tre texture: Gipso, Selce e Areia. Nell’immagine, un tavolo da pranzo in Areia, uniforme e compatta. www.saib.it www.matheradesign.it

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Foto ©MeLa Media Lab Foto ©Carlo Baroni

FENIX

X-KIN. Una nuova superficie flessibile che può essere applicata su pareti ed elementi strutturali come pilastri e colonne, con le stesse modalità di una carta da parati: opaca, morbida al tatto, anti-impronta e con un’eccellente resistenza cromatica alla luce. È possibile scegliere tra quattro tonalità che si abbinano armonicamente con i colori dei materiali Fenix: rosso Jaipur, verde comodoro, grigio Londra e grigio bromo. www.fenixforinteriors.com

ABET LAMINATI

BEEP BEEP. L’oggetto multiuso disegnato da Federico Angi, in laminato hpl, adatto sia come tavolino basso sia come sgabello nasce dall’idea di utilizzare i laminati come rivestimento flessibile di superfici morbide. Il risultato è un prodotto che appare diverso in ogni sua angolazione. Il contorno nero che marca il suo spessore sottolinea il gioco di contrasti tra superfici piane e curve, accompagnandone i movimenti. Beep Beep fa parte del progetto ‘Supersuperfici! The Spirit of Memphis reloaded’. www.abetlaminati.com

LAPITEC

BIORITE. L’azienda ha brevettato la formula minerale per un materiale completamente privo di silice cristallina, componente presente naturalmente in tutte le argille, i graniti, i quarzi e le arenarie, la cui inalazione può causare silicosi e altre malattie respiratorie croniche. Il nuovo minerale, unito agli altri componenti della miscela, rende la materia completamente silica-free e sicura per marmisti, installatori e chiunque lo lavori meccanicamente. www.lapitec.com

MIRAGE

REFLET. Il materiale riflettente, resistente agli agenti atmosferici e quindi applicabile in esterno sulle facciate, è frutto della ricerca condotta dall’azienda insieme ad Andrea Boschetti. Le lastre si pongono come strumenti flessibili, personalizzabili, durevoli, al servizio dei nuovi modi di progettare. Sono disponibili nelle finiture Antique, a effetto specchiante anticato, e Sketch, a effetto opaco con finiture e accenti luminosi. www.mirage.it

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elements Interior Revolution

ABIMIS

ÀTRIA. Nata dalla collaborazione con Studio Delineo e Massimo Rosati, Àtria è la prima cucina Abimis realizzata per vivere all’esterno. È una soluzione in acciaio Inox componibile e customizzabile. Si completa con nuovi moduli contenitori in acciaio, in diverse finiture o verniciato in tutti i colori Ral. Disponibili in due altezze, i moduli contenitore posso essere coordinati alla cucina nelle finiture e nei dettagli, creando un senso di continuità con l’intero progetto. www.abimis.com

GRUPPO EUROMOBIL

LAIN RESPET. La cucina si caratterizza per la finitura innovativa 100% green: una pellicola prodotta dalle bottiglie di plastica particolarmente resistente all’abrasione e agli agenti chimici. Il progetto di Respet, come rispetto e come riciclo eco sostenibile del pet, è stato sviluppato in due anni di ricerca; il processo di produzione non impiega combustibili fossili e consente la riduzione del 60% di emissioni di CO2 www.gruppoeuromobil.com

ELICA

NIKOLATESLA UNPLUGGED. Il nuovo piano cottura si controlla attraverso manopole a scatto fisso, per un accesso alle funzionalità in modo veloce ed intuitivo. In un’ottica di risparmio energetico è dotato della tecnologia Power Limitation, che consente di impostare in fase di installazione la soglia di potenza massima assorbita dal prodotto, per cucinare in totale sicurezza e senza interruzioni. Tre le modalità di cottura preimpostate. www.elica.com

FALMEC

MONOLITH. L’elemento aspirante dal design prezioso fa parte della innovativa collezione Elements, multifunzione e integrata nell’arredo della cucina. Con struttura in alluminio nero opaco che alloggia un frontale in vetro satinato nella parte verticale, il sistema si compone di un elemento aspirante e di moduli contenitori accessori di diverse misure. Il risultato è un comodo canale attrezzato che può accogliere utensili e prese elettriche. www.falmec.com

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Serena Confalonieri è una designer e art director che opera nel campo del product, interior, graphic e textile design, collaborando con aziende e artigiani in Italia e all’estero. Il suo stile è costruito intorno a una visione ironica, colorata ed emozionale, mescolata a iperboli decorative e forme geometriche.

Pattern grafici colorati, sostenibili

Come è nata la collaborazione tra te, Very Simple Kitchen e La Pietra Compattata? La collaborazione è iniziata, come spesso acca de, per un’esigenza molto pratica. Stavo ristrutturando la mia nuova casa e per la cucina ho voluto coinvolgere Very Simple Kitchen. Con loro è nata subito una bella af finità, sia creativa sia personale, e abbiamo deciso di creare un progetto con piano custo mizzato su mio disegno. Qui è entrata in gioco La Pietra Compattata: volevamo una superficie inedita, con cui poter sperimentare pattern e mix cromatici. Ho presentato il progetto a en trambe le aziende durante l’edizione 2021 di Edit Napoli e abbiamo deciso di farlo diven tare un prodotto vero e proprio. È stato entu siasmante trovarsi un anno dopo, durante lo stesso evento, a presentare la collezione Zdora.

ZDORA. Il progetto di cucina, tavolo e sedute nasce dalla collaborazione tra Very Simple Kitchen, rivisitazione modulare e contemporanea della classica cucina e La Pietra Compattata, azienda che valorizza porfidi, quarzi e graniti recuperati dalle lavorazioni delle pietre. La scelta dei colori è studiata da Serena Confalonieri partendo dalle molteplici varianti cromatiche proposte da Very Simple Kitchen. La superficie a quadri è realizzata da La Pietra Compattata con una selezione di materie prime naturali macinate e compattate mediante pressatura. www.verysimplekitchen.com www.lapietracompattata.it

La Pietra Compattata sembra molto duttile: pensi che la utilizzerai nei tuoi progetti?

Il loro materiale è straordinario sia sotto il punto di vista estetico – ha una stupenda resa cromatica – sia sotto il profilo della sostenibi lità. La Pietra Compattata infatti lavora esclu sivamente con materiali di recupero, con una filosofia assoluta di no-waste, e la creazione della pietra avviene attraverso pressatura an ziché cottura, con un importante risparmio di emissioni. Gli ambiti di applicazione sono molteplici, dall’indoor all’outdoor, dall’inte rior all’arredo. Sono certa che ci sarà modo di lavorare ancora insieme.

UNOX CASA

SUPEROVEN. Composta da due modelli, la collezione permette di effettuare ogni tipo di cottura professionale. Grazie ai sensori che monitorano la percentuale di umidità all’interno della camera di cottura il cibo cuoce in modo uniforme e tre volte più velocemente del normale. Il pannello digitale attiva oltre 400 processi di cottura automatica: basta impostare il risultato desiderato e il forno determina in automatico il programma ideale.

www.unoxcasa.com

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Foto ©Serena Eller Vainicher Foto ©Andrea Agrati
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RITMONIO

DOT316. La collezione si definisce per il design senza tempo, le linee pure, rigorose e razionali; è sicura, atossica, resistente ai graffi, all’usura e alla corrosione e completamente riciclabile grazie alle caratteristiche dell’acciaio inox. A risparmio idrico, contraddistinta com’è dalla portata d’acqua eco inferiore ai 9 l/min, la collezione è disponibile anche nella finitura inox spazzolato e nelle declinazioni nero spazzolato e champagne spazzolato. www.ritmonio.it

ALPI

GROOVE. Una grande innovazione tipologica disegnata da Odo Fioravanti: una doccia integrata nel controsoffitto, verniciabile e ispezionabile. Il soffione della doccia si fa superficie, in continuità con l’architettura che lo accoglie. Il sistema è realizzato con una schiuma poliuretanica verniciabile con qualsiasi tinta ed è disponibile in diversi modelli: ovale piatto, quadrato piatto, ovale tridimensionale. www.alpirubinetterie.com

ROCA

ONA. Il miscelatore, ideato da Benedito Design, si distingue per il monocomando piatto, dalle linee essenziali e per il corpo cilindrico, particolarmente sottile con i suoi 38 mm di diametro, disponibile in diverse altezze standard per abbinarsi con ogni tipo di lavabo. Il sistema di apertura Cold Start, il limitatore di flusso e la cartuccia in ceramica con diametro ridotto garantiscono una maggiore efficienza, sia in termini di consumo di acqua sia di energia. www.roca.com

LAUFEN

SMARTCONTROL. ll nuovo sistema rende possibile una gestione sostenibile e predittiva dell’acqua in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo. Il servizio aiuta a controllare, regolare, monitorare e compiere diagnosi e manutenzione dei sanitari che possono essere regolati e gestiti digitalmente tramite un’app o mediante integrazione nelle tecnologie di facility management. Le impostazioni possono essere adattate alle più diverse esigenze. www.laufen.com

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AXOR

AXOR STARCK ORGANIC. Si ispira alla natura, nella sua bellezza ed efficienza, il primo miscelatore dell’azienda a risparmio idrico. La collezione disegnata da Philippe Starck si caratterizza per la possibilità di regolare separatamente temperatura e quantità d’acqua erogata, grazie a un doppio comando integrato nel design. Il getto a pioggia consuma soli 3,5 l/min garantendo la massima efficienza in termini di consumi.

www.axor-design.com

GROHE

ESSENCE E. Il miscelatore elettronico per lavabo con comando a infrarossi e limitatore di temperatura regolabile consente di limitare il flusso d’acqua a 5 l/min. Oltre alla finitura cromata, la collezione include altri sei tra colori e finiture: oro, oro rosa e grafite nelle versioni lucida o spazzolata. L’innovativo processo di produzione pvd assicura una gamma colore più ampia e finiture dieci volte più resistenti ai graffi rispetto a quelle tradizionali. www.grohe.it

CARIMALI

WOOD SCULL. Fin dal nome che significa remo, il progetto di Daniele Poli rievoca il design nautico. La vasca in legno noce nazionale trae infatti ispirazione dalla prua di una barca a vela, il rubinetto alto integrato con maniglia in noce ne richiama il timone. Ogni elemento è un pezzo unico che celebra il rapporto tra uomo e natura, tra acqua e benessere psicofisico. www.carimali.it

CEADESIGN

ABACO. Il sistema modulare, semplice e lineare, nasconde le funzioni sanitarie e la tecnologia impiantistica all’interno di un unico volume in acciaio inox e finiture speciali. Il water sanitario, brevetto di invenzione industriale di Natalino Malasorti, integra le funzioni di scarico, lavaggio e bidet. La composizione monolitica è dotata di zoccolo con illuminazione a pavimento quale luce di cortesia e lungo tutta la parte posteriore del volume. www.ceadesign.it

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VIMAR

LINEA. La nuova serie di placche e comandi, che unisce un’estetica essenziale alla più avanzata tecnologia, è intuitiva, dallo spessore minimo, nativamente domotica e smart con oltre 200 funzioni disponibili. Tutti i comandi sono disponibili in tre diverse tonalità: bianco, nero e canapa per integrarsi in qualsiasi contesto abitativo e abbinarsi alle 12 diverse finiture selezionate per le placche, frutto di lavorazioni eco friendly. www.vimar.com

STARPOOL

ZEROBODY. Disegnato da Cristiano Mino, Zerobody è un sistema innovativo per rigenerare corpo e mente, nato dalla ricerca scientifica sui benefici della dry float therapy, condotta con impegno costante in Starpool. Il corpo galleggia sopra oltre 400 litri di acqua calda, senza spogliarsi né bagnarsi. L’innovazione tecnologica, che si assesta su consumi energetici molto bassi, produce effetti positivi su stress, dolori muscolari e articolari, sonno, concentrazione, recupero psico-fisico. www.starpool.com

PRISMA COCKTAIL STATION

. La stazione cocktail è un progetto performante e flessibile di Franco Driusso pensato per l’outdoor, anche ad alta quota. Grazie alle ruote e a un sistema autonomo di approvvigionamento e scarico dell’acqua, la stazione cocktail necessita solamente di una presa elettrica per entrare in funzione. Nell’immagine, il modello mobile realizzato per lo Chalet Fiat sulle Dolomiti in finitura antracite su progetto di Roberto Maroni e Valeria Porru. www.prismaitalia.com

KE

SUNLIGHT. La novità principale dell’innovativo giardino d’inverno consiste nel tetto in vetro stratificato trasparente o bianco opaco, sostenuto da traversi in alluminio: vetro e alluminio insieme garantiscono luminosità e leggerezza costruttiva. Disponibile sia in versione autoportante sia addossata, può essere illuminato internamente con un sistema di led dimmerabili inseriti nei traversi a soffitto. Sunlight dispone inoltre di certificazione al carico neve. www.keoutdoordesign.com

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Foto ©Colin Dutton

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