IoArch 118 Jul/Aug 2025

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118 ioArch

Anno 20 | Luglio 2025 euro 12,00 Numero Speciale ISSN 2531-9779

NUOVI MODELLI DELL’OSPITALITÀ

IL CONTESTO COME MATERIA DI PROGETTO

NUOVA COLLEZIONE PIETRA EDITION

LE PIETRE ICONICHE DEL MEDITERRANEO DECODIFICATE DA DEKTON

Meaningful Design to Inspire People’s Lives

RIVESTIMENTO
Flexa armchair
Project: Aula Franceschi
Luigi Bocconi University
Milan, Italy
Architect: Avenue Architects
New Product
Courtesy of Morgan Orlandi

SOMMARIO

ioArch 118

DESIGNCAFÈ

12 Carlo Scarpa, le arti e la Biennale | POSSAGNO

14 Leggere architetture #5 | MATTEO PERICOLI

16 Jean Nouvel e la Fondation Cartier | PARIGI

20 Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta | PALAZZO REALE. MILANO

22 Wangechi Mutu. Poemi della terra nera | GALLERIA BORGHESE. ROMA

24 Anselm Kiefer e Vincent Van Gogh | ROYAL ACADEMY OF ARTS. LONDRA

26 Joana Vasconcelos. Flowers of My Desire | ASCONA. SVIZZERA

30 InOut. Quattro prototipi di microarchitetture | RIMINI

32 Aquapraça per la COP30 | CARLO RATTI E HÖWELER+YOON

34 Edoardo Tresoldi per il Tempio di San Pietro | BARI

36 Renato Nicolini | LE STORIE DI LPP

74 Master in architettura e salute | CATERINA FRISONE

194 Ian Davenport. Holding Our Centre | TODI

86 | 178 Libri

REPORT

di Aldo Norsa

38 Architettura e Ospitalità | AMDL, H&A, GLA-GENIUS LOCI LISSONI & PARTNERS, MARCO PIVA, MATTEO THUN

FOCUS

50 Ecophon risolve il rumore nei ristoranti | SAINT-GOBAIN

52 Dekton dà vita a un involucro dinamico e vibrante | COSENTINO

54 Una villa luminosa a Maiorca | UNIFORM

56 Il parquet a spina ungherese | WOODCO

58 Macro-immagini nell’ingresso in Fiera | CERSAIE 2025

138 Facciate metalliche ventilate all’Energy Park Hotel | ALUBEL

140 Luce e trasparenza per il Resort Villa Orsini | D&V

144 Riqualificazione di un agriturismo in Valpolicella | KÖMMERLING

WORK IN PROGRESS

60 Appiano | BSTR, MUSEO DELLA VILLA ROMANA DI SAN PAOLO

62 Riva del Garda | PIUARCH E ANDREA PALAIA. POLO CONGRESSUALE

64 Milano | MO.LO. IL MOBILITY AND LOGISTIC HUB DI MIND

66 Sesto San Giovanni | SCANDURRA STUDIO. UNIONEZERO

68 Concorezzo | GBPA. AMPLIAMENTO DELLA SEDE DI SCHINDLER ITALIA

70 Pavia | ARTELIA. PARCO DELL’ACQUA E POLO DI FUNZIONI PUBBLICHE

72 Tirana | LUCA DINI, COLOSSEUM 339

LPP ARCHITETTI ITALIANI

I profili di Luigi Prestinenza Puglisi

76 UFO - Urban Future Organization

NETWORK SOCIETY di Carlo Ezechieli

87 Formare Luoghi

88 Al Borde. Progettare per luoghi e persone

96 RA\Rebelo de Andrade. L’architettura del silenzio

98 Lazzarini Pickering. Ceramiche narranti

SOMMARIO io Arch 118

OSPITALITÀ

100 Architetture per l’Ospitalità | LUIGI PRESTINENZA PUGLISI

102 CASABLANCA

L’eleganza senza tempo di Le Méridien | MARCO PIVA

108 MILANO

Casa Brera, il fascino del razionalismo milanese | PATRICIA URQUIOLA

116 GENOVA NERVI

Capitolo Riviera, un’oasi mediterranea | PARISOTTO + FORMENTON

122 ORVIETO

Palazzo Petrvs | GIULIANO ANDREA DELL’UVA

126 ÜBERSEE

Contemporaneo Bavarese | MATTEO THUN

130 BUGGIANO CASTELLO

Fascino benedettino | STEFANIA ARRIGHETTI

134 MARLENGO

Il Maiena Meran Resort | PLANSTUDIO PEDERIVA

Direttore editoriale

Antonio Morlacchi

Direttore responsabile

Sonia Politi

Advisor

Giulia Floriani

Contributi

In copertina

Carlo Scarpa, Crescita, 1968, dettaglio. Dalla mostra Carlo Scarpa e le Arti alla Biennale in corso al Museo Gypsotheca

Antonio Canova di Possagno. Foto Lino Zanesco.

Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni

Carlo Ezechieli, Alessia Forte

Caterina Frisone, Roberto Malfatti

Aldo Norsa, Matteo Pericoli

Luigi Prestinenza Puglisi, Elena Riolo

Grafica e impaginazione

Alice Ceccherini

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font Srl Via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

ARCHIWORKS

146 Un’idea civica di architettura | CINO ZUCCHI

152 Chorus Life. Un nuovo pezzo di città | JOSEPH DI PASQUALE

158 Da edificio storico a workplace contemporaneo | ALVISI KIRIMOTO

164 Un hub luminoso per Deloitte | LOMBARDINI22

STORIE DI LUCE

di Iacopo Acciaro

168 Euroluce. Piattaforma di tendenze e innovazione

ELEMENTS

a cura di Elena Riolo

179 MDW. Milano Design Week

Fotolito e stampa Errestampa Prezzo di copertina euro 12,00 arretrati euro 18,00

Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 72,00 - Europa euro 112,00 Resto del mondo euro 180,00 abbonamenti@ioarch.it

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004

Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540 Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

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CARLO SCARPA

LE OPERE DELLA COLLEZIONE

GEMIN IN MOSTRA A POSSAGNO FINO AL PROSSIMO 11 GENNAIO TRACCIANO UNA GEOGRAFIA

CULTURALE DELL’ARCHITETTO VENEZIANO E LA SUA PASSIONE PER L’ARTE SFOCIATA NELLA

LUNGA COLLABORAZIONE CON LA BIENNALE, DOVE REALIZZÒ

DECINE DI ALLESTIMENTI E INTERVENTI ARCHITETTONICI

LE ARTI

E LA BIENNALE

Provengono tutte dalla collezione dell’architetto Luciano Gemin (Treviso, 1928-2023), dagli anni Sessanta amico e fino alla morte del maestro collaboratore di Carlo Scarpa, le opere esposte nel Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno fino all’11 gennaio 2026 nella mostra Carlo Scarpa e le Arti alla Biennale, curata da Mario Gemin e Orietta Lanzarini. Filo conduttore delle tre sezioni nelle quali si articola il percorso espositivo, la passione per le arti coltivata da Carlo Scarpa nel contesto della Biennale di Venezia, dapprima frequentando le mostre e quindi collaborando professionalmente con l’istituzione: una collaborazione durata quasi quarant’anni nel corso dei quali Scarpa realizzò decine di allestimenti e interventi architettonici, tra i quali la biglietteria d’ingresso ai Giardini, il cortile-giardino e il soppalco nel Padiglione centrale, il Padiglione del Libro e quello del Venezuela. Tra le opere in mostra, che ricostruiscono una sorta di ‘geografia culturale’ dei riferimenti impiegati dall’architetto nella propria ricerca progettuale e artistica, quelle di artisti di grande rilievo (Paul Klee, Gustav Klimt, Osvaldo Licini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Tancredi Parmeggiani, Arturo Martini, Al-

berto Viani), e alcuni lavori strettamente legati alla biografia scarpiana, come il Ritratto di Peggy Guggenheim di Alberto Giacometti (olio su tela del 1937), che raffigura la collezionista americana per la quale l’architetto curò un magistrale allestimento alla xxiv Biennale del 1948, o il Ritratto di Olgivanna Wright di Mario De Luigi (olio su faesite, 1951-1952), che ricorda l’incontro di Scarpa con l’architetto americano che in occasione del suo viaggio in Italia del 1951 ricevette una laurea ad honorem dall’Università Iuav.

I vetri della seconda sezione raccontano l’esperienza vissuta da Carlo Scarpa a Murano, dapprima lavorando con la vetreria MVM Cappellin (1926-31) e quindi con la ditta di Paolo Venini (1932-47). La collaborazione con quest’ultima in particolare consentì a Scarpa di partecipare a diverse edizioni della Biennale sia come progettista di vetri, sia come allestitore delle sale riservate alla ditta muranese. Disegni autografi finora inediti testimoniano infine lo sforzo progettuale compiuto da Scarpa nel 1968 per ampliare gli spazi espositivi del

Padiglione Italia che accolse quattro mostre dedicate, per la prima volta, ad altrettanti architetti contemporanei: Franco Albini, Louis Kahn, Paul Rudolph, e lo stesso Carlo Scarpa, che decise di non proporre al pubblico un esempio delle sue architetture ma le tre sculture Crescita, Erme, Contafili, tutte conservate nella Collezione Gemin e in mostra. Il catalogo della mostra, con saggi dei curatori, di Carla Sonego ed Elisabetta Barisoni, è in co-edizione tra il Museo Gypsotheca Antonio Canova e Sagep ■

Nella pagina di sinistra Crescita, 1968, acciaio lavorato e foglia d’oro. Sotto, una foto di Carlo Scarpa e Luciano Gemnin ad Asolo. In questa pagina. Alberto Viani, Odalisca, 1967 bronzo. Carlo Scarpa, vetri Mod. 3791 per Venini 1994. Incamiciati, 1929 e Decoro Fenicio per MVM Cappellin. Foto Lino Zanesco.

Leggere architetture

Architetto, autore, disegnatore e insegnante, Matteo Pericoli vive a Torino dove nel 2010 ha fondato il Laboratorio di architettura letteraria, uno strumento in forma di workshop che utilizza il potenziale narrativo dell’architettura per esplorare la struttura delle storie. I risultati sono raccolti nel suo libro Il grande museo vivente dell’immaginazione (Il Saggiatore, 2022). www.lablitarch.com

#5

Come è fatta l’architettura di un romanzo? Come fanno a stare in piedi le storie?

La lettura è un atto fortemente creativo, e siamo noi, con la nostra sensibilità e la nostra esperienza, a creare quelle strutture che ci permettono di esplorare e abitare liberamente le storie. Ogni struttura quindi non è che una tra le infinite possibili. In questa puntata, una delle possibili interpretazioni architettoniche de L’inondazione di Adrián Nazareno Bravi.

L’inondazione Adrián N. Bravi

Un alto edificio vetrato si appoggia su una parete rocciosa. Durante i tramonti nelle limpide serate autunnali, quando il cielo è intriso di colore e l’aria rarefatta, il sole impregna di rosso la roccia, dandole ancor più peso e spessore. L’edificio, invece, proprio grazie alla luce che lo colpisce e lo attraversa quasi orizzontalmente penetrandone in profondità gli spazi, sembra smaterializzarsi e assumere, grazie all’intricato gioco di riflessi, uno stato liquido o gelatinoso. Per chi di noi si trova all’interno, il piano di riferimento è quello della calda roccia verticale, e non quello della terra su cui poggia la struttura, facendoci così sentire sospesi non di fianco ma al di sopra della possente rupe, come se stessimo galleggiando.

Malvasia
Design Francesca Lanzavecchia s-cab.it

ENTRO LA FINE DEL 2025 LA FONDATION CARTIER APRIRÀ

LA SUA NUOVA SEDE DI FRONTE AL LOUVRE. COME TRENT’ANNI FA, ANCHE IN QUESTO

CASO L’ARCHITETTO È JEAN NOUVEL CHE HA ADATTATO UN EDIFICIO DEL XIX SECOLO ALLE ESIGENZE SPAZIALI DELL’ARTE CONTEMPORANEA.

FINO AL 14 SETTEMBRE IL PROGETTO È IN MOSTRA ALLA FONDAZIONE CINI A VENEZIA

Jean Nouvel con Béatrice Grenier direttrice progetti strategici e internazionali con l’amministratore delegato di Fondation

Cartier Chris Dercon alla mostra in corso a Venezia presso la Fondazione Cini. Foto Andrea Rossetti.

JEAN NOUVEL E LA FONDATION CARTIER POUR L’ART CONTEMPORAIN IERI E OGGI

Progettata da Jean Nouvel e inaugurata nel 1994 in Boulevard Raspail a Parigi, la sede della Fondation Cartier pour l’art contemporain ridefiniva i canoni espositivi con una maestosa struttura in vetro e acciaio.

Trent’anni dopo, per la nuova sede accanto al Louvre la cui inaugurazione è prevista entro la fine del 2025, sempre Jean Nouvel sta trasformando un edificio haussmanniano della metà del xix secolo in un dispositivo espositivo dinamico, con cinque piattaforme regolabili in

altezza che permettono di creare molteplici combinazioni di volumi, vuoti e spazi. Con un modello in sezione su larga scala e una serie di proiezioni, fotografie a grandezza naturale, planimetrie e prototipi, la mostra The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel ospitata presso la Fondazione Cini sull’isola di San Giorgio Maggiore, fino al 14 settembre i visitatori possono esplorare gli ambienti di un’architettura che si dimostra capace di interagire trasversalmente con tutte

Il nostro contributo per un mondo migliore

La nostra missione, progettare e realizzare i migliori prodotti al mondo nel modo più sostenibile possibile, è una naturale estensione del nostro scopo. Per creare un design che faccia davvero bene all’umanità, consideriamo l’impatto ambientale del progetto, i materiali utilizzati e il percorso del prodotto una volta terminato il suo lungo e utile ciclo di vita.

Segui i nostri progressi

Il cantiere della Fondazione in place du PalaisRoyale. Foto Martin Argyroglo.

le espressioni della creatività umana: dalle arti visive e dello spettacolo alla tecnologia, alla scienza e alla filosofia.

La scenografia della mostra esalta gli elementi distintivi del progetto, come i soffitti retrattili che modulano la luce naturale e i parapetti meccanici che ampliano o limitano la prospettiva sul paesaggio urbano circostante.

Sullo sfondo della città-museo, la sovrapposizione della mostra al paesaggio veneziano rispecchia il principio distintivo della nuova sede di Fondation Cartier, un intervento architettonico nel cuore della Parigi storica. Inoltre, l’esposizione di una piccola incisione su vetro dell’attuale sede di Fondation Cartier, è corredata da un video che ripercorre i precedenti progetti museografici di Jean Nouvel, celebrando il desiderio dell’architetto di concepire spazi – come l’Institut du Monde Arabe (1987), il progetto per il Centro culturale e congressuale di Lucerna (1998) e il Louvre di Abu Dhabi (2017) – che vanno oltre la mera funzione di edifici per trasformarsi in autentici ambienti culturali che interagiscono con il contesto circostante.

The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel è uno degli Eventi Collaterali della Biennale di Architettura di Venezia Intelligens ■

“Io non ho mani / che mi accarezzino il volto / (duro è l’ufficio / di queste parole / che non conoscono amori) / non so le dolcezze / dei vostri abbandoni”: pubblicata nel 1948, la poesia di Padre David Maria Turoldo dà il titolo alla serie di immagini dei giovani seminaristi scattate tra il 1961 e il 1963 da Mario Giacomelli al centro della mostra che Palazzo Reale di Milano gli dedica nel centenario dalla nascita (fino al 7 settembre).

MARIO GIACOMELLI IL FOTOGRAFO E IL POETA

Curata da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, l’esposizione di Palazzo Reale a Milano Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta si svolge congiuntamente a Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista a Palazzo delle Esposizioni a Roma (fino al 3 agosto). Insieme costruiscono due percorsi complementari che approfondiscono le molteplici sfaccettature del lavoro del fotografo marchigiano che ha saputo costruire un ponte tra fotografia, pittura, poesia e scultura. Sono molti i poeti che ispirano le serie esposte a Milano, da Giacomo Leopardi (con la serie L’infinito, 1986/90, e i paesaggi aerei di Presa di coscienza sulla natura, 1976-80) a Sergio Corazzini (serie Bando, 1997-99), da Vincenzo Cardarelli (Passato, 1986-90) a Edgar Lee Masters, fino alla collaborazione con Francesco Permunian, per il quale Giacomelli costruisce un contrappunto visivo alle poesie Ho la testa piena, mamma (1994-95) e Il teatro della neve (1984-86). Con immagini che si fanno eco del-

Una delle immagini dei giovani seminaristi scattate tra il 1961 e il 1963 da Mario Giacomelli in mostra fino al 7 Settembre a Palazzo Reale di Milano.

le parole, in un dialogo serrato tra versi e fotografia, tra sogno e realtà, tra luci e ombre che si rincorrono.

Il percorso espositivo si conclude con due opere della maturità, espressione di un’arte sempre più essenziale e profonda: Ninna nanna (1985-87), ispirata a Leonie Adams, e Felicità raggiunta, si cammina (1986-88), nata dai versi di Eugenio Montale. Qui, il linguaggio di Giacomelli raggiunge una sintesi suprema, trasformando la fotografia in pura emozione poetica. Un ultimo, intenso sguardo sul mistero della vita.

Non manca l’omaggio di Giacomelli alla Calabria di Franco Costabile con l’omonima serie Il Canto dei nuovi emigranti (1984-85) che, come per il poeta calabrese, racconta l’amore e il dolore della sua terra d’origine.

Entrambe le mostre sono accompagnate da un importante volume monografico ideato e realizzato dall’Archivio Mario Giacomelli e pubblicato da Silvana Editoriale ■

Il bello di essere architetto è che puoi camminare nei tuoi sogni
Harold Eugene Wagoner

L’artista Wangechi Mutu. In alto, l’installazione

Suspended Playtime (2008) nel salone Lanfranco. ©Galleria Borghese.

POEMI DELLA TERRA NERA

Sacchetti di plastica, spago e fil di ferro trasformano in movimento autentico l’illusionismo pittorico degli affreschi che decorano il Salone Lanfranco: sospesi a mezz’aria gli oggetti, come quelli che i bambini in Kenya costruiscono da sé con materiali di scarto per giocare a pallone, fluttuano sopra i marmi del pavimento, i fili che li reggono si possono aggrovigliare e generano una nuova coreografia che contrasta nettamente la teatralità strutturata dello spazio.

Suspended Playtime (2008) è una delle installazioni dell’artista kenyota-americana Wangechi Mutu, per la prima volta – fino al 14 settembre – esposte alla Galleria Borghese nella mostra Poemi della terra nera

Curata da Cloé Perrone, la mostra si pone in netto contrasto con la tradizione classica delle opere della collezione permanente, senza celarle ma suggerendo invece inediti dialoghi tra epoche e culture differenti, e trasforma il museo in un organismo vivo, in continua trasformazione, plasmato dalla perdita, dall’adattamento e dalla riconfigurazione.

Poemi della terra nera occupa anche gli spazi esterni, a cominciare dalle due cariatidi nere in bronzo The Seated I e The Seated IV (2019) collocate in facciata, e si estende ai Giardini Segreti, dove Nyoka (2022), Heads in a Basket (2021), Musa (2021) e Water Woman (2017) reinterpretano i vasi archetipici come spazi di trasformazione.

WANGECHI MUTU ALLA GALLERIA BORGHESE

Pur profondamente ancorata agli odierni contesti sociali e materiali, la pratica di Mutu intreccia poesia e mitologie: come modellate da una forza primordiale, le sculture sembrano emergere dalla terra, da quella faticosa ma malleabile del Paese d’origine o da quella, fresca e felice, dei Giardini Segreti della villa per dare vita a storie, miti, ricordi e poesie.

Come quella dell’installazione site-specific The Grains of Words (2025), composta con materiali naturali, chicchi di caffè e foglie di te, delicatamente adagiati sugli antichi mosaici romani del pavimento del salone Mariano Rossi. Il titolo rimanda all’Etiopia, dove il caffè ebbe origine, e al suo ultimo ‘imperatore’ Hailé Selassié.

Poemi della terra nera prosegue all’American Academy in Rome, dove è esposta Shavasana I (2019), figura in bronzo sdraiata e coperta da una stuoia di paglia intrecciata, che in dialogo conle iscrizioni funerarie romane dell’atrio dove è collocata fa da cassa di risonanza al concetto di morte e dignità del vivere. Organizzata dal Dipartimento Valorizzazione Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura, Poemi della terra nera è realizzata con il sostegno di Fendi ■

Dall’alto in senso orario.

La sirena nera Water Woman, bronzo, 2017

Le due teste in bronzo di Older Sisters, 2019

Il cesto in bronzo con le improbabili teste di Heads in a Basket, 2021

The Seated I, alta 2 metri, che insieme a The Seated IV presidia come una cariatide l’ingresso della Galleria.

Tutte le foto courtesy Galleria Borghese.

ANSELM KIEFER E VINCENT

VAN

GOGH INSIEME A LONDRA

UNA MOSTRA ESPONE FIANCO A FIANCO LE OPERE DEI DUE ARTISTI RIVELANDONE VICINANZA E DIFFERENZE. FINO AL 26 OTTOBRE ALLA ROYAL ACADEMY OF ARTS

Per la prima volta nel Regno Unito, la Royal Academy of Arts espone insieme opere di Vincent van Gogh e Anselm Kiefer, rivelando affinità e differenze tra i due artisti. La mostra include dipinti, disegni e sculture di Kiefer – alcuni mai esposti prima – accanto a opere provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam. Van Gogh fu la prima ispirazione artistica di Kiefer. A 18 anni, grazie a una borsa di studio, l’artista tedesco ripercorse i luoghi vissuti da Van Gogh tra Olanda, Belgio, Parigi e Arles. Durante il viaggio, realizzò disegni ispirati a Van Gogh, rimanendo colpito dalla struttura razionale e dalla chiarezza compositiva dei suoi paesaggi. Nel corso di quasi 60 anni di carriera,

Kiefer ha reinterpretato temi e tecniche del maestro olandese, combinandoli con storia, mitologia, letteratura, filosofia e scienza. Tra i momenti salienti della mostra, figurano i paesaggi monumentali di Kiefer, come The Crows (2019) e Nevermore (2014), che riflettono l’influenza dell’artista olandese attraverso l’uso di orizzonti alti, prospettive profonde e texture pittoriche complesse. Accanto a questi, si trovano paesaggi emblematici di Van Gogh, come Campo innevato con erpice (1890) e Campo di iris vicino ad Arles (1888), evidenziando il legame visivo e tematico tra i due.

La mostra presenta anche disegni di entrambi: quelli giovanili di Kiefer accanto a opere rare

Dall’alto in senso orario. Anselm Kiefer. The Crows, 2019. Courtesy of the artist and White Cube. Foto G. Poncet.

Vincent van Gogh.

La Crau vista da Montmajour, 1888. Van Gogh Museum. Amsterdam.

Anselm Kiefer. Untitled 1963. Collezione privata. Foto Georges Poncet.

di Van Gogh, tra cui La Crau vista da Montmajour (1888), esposta l’ultima volta a Londra oltre 50 anni fa.

Un altro momento significativo è l’installazione Walther von der Vogelweide (2014) e una nuova scultura di Kiefer: un grande girasole dorato che cresce da una pila di libri di piombo, dialogando con Pile di romanzi francesi (1887) di Van Gogh. L’opera sottolinea l’amore condiviso per la letteratura.

Infine, la mostra si chiude con The Starry Night (2019), una monumentale interpretazione in paglia e foglia d’oro dell’iconico cielo stellato, omaggio vibrante di Kiefer all’artista che lo ha ispirato sin dall’inizio ■

JOANA VASCONCELOS FLOWERS OF MY DESIRE

La mostra Flowers of My Desire, fino al 12 ottobre al Museo Comunale di Arte Moderna di Ascona, ripercorre oltre vent’anni di attività dell’artista portoghese Joana Vasconcelos, offrendo un viaggio affascinante tra emozioni, simboli, ironia e critica sociale.

Le opere esposte si sviluppano lungo un percorso unitario ma ricco di sorprese, in cui si intrecciano elementi apollinei e dionisiaci, ragione e sentimento, estetica e denuncia. All’ingresso si impone Coração Independente Vermelho #3 (2013), una scultura alta tre metri ispirata al Cuore di Viana, tradizionale gioiello portoghese. Realizzato con forchette di plastica rossa, ruota su sé stesso al suono di tre Fado, richiamando i cicli della vita e l’eterno ritorno.

L’opera unisce poesia e materiali quotidiani, cifra distintiva dell’artista. Il titolo della mostra è quello dell’opera Flowers of My Desire (1996-2010): piumini da spolvero lilla inseriti in una forma organica accogliente ma minacciosa, con spuntoni metallici che fuoriescono da un letto inconsueto, mescolando desiderio e pericolo.

Il tema del consumo e dell’accumulo emerge in Vista Interior (2000), una vetrina che espone oggetti dimenticati dietro tende bianche, simile a una moderna Wunderkammer. Segue Cama Valium (1998), letto composto da blister di ansiolitici, e Brise (2001), divano dai fiori di plastica impregnati di odore di naftalina.

Coração Independente Vermelho #3 ©2025 ProLitteris. Foto A Gavinha Agência de Comunicação. Courtesy Quanta Terra. Wash and Go, 1998. ©2025 ProLitteris. Foto Daniel Malhão Courtesy Atelier Joana Vasconcelos.

Dall’alto in senso orario.

Pantelmina #3 2004. Miragem, 2024.

Paredinha, 2003 con sullo sfondo l’acrilico Intercidades, 1998.

Tutte le opere ©2025 ProLitteris.

Foto Dmf, Daniel Malhão.

Courtesy Atelier Joana Vasconcelos.

La provocazione olfattiva continua con Menu do Dia (2001), dove vecchi frigoriferi ospitano pellicce dall’odore acre, allusione tagliente alla crudeltà del consumo di carne e moda. Quest’ultima è protagonista anche in Fashion Victims (2018): due bambole nude vengono lentamente avvolte da fili che le imbavagliano e immobilizzano, lasciando esposti solo seni e pube, denuncia della mercificazione del corpo femminile. Ironica e tagliente anche la videosfilata Portugal O Fashion (2008). Vasconcelos intreccia pittura, scultura e architettura, superando l’astrazione tradizionale, come nella serie Crochet Painting (1998-2003),

dove l’uncinetto domestico diventa linguaggio artistico. In Miragem (2024), la lana sostituisce il pennello in una grande composizione tridimensionale. Tra le opere più provocatorie spicca Big Booby (2018), grande seno femminile imbottito, che gioca con l’immaginario erotico e pop.

Una sezione è dedicata alle Stupid Furniture (2021-2022), progetto di riuso creativo di mobili in disuso, trasformati in sculture organiche grazie all’aggiunta di tessuti colorati. Lavori come La Sirenetta, Caldi Abbracci e Lollobrigida creano ambienti accoglienti e ironici. La pratica di Joana Vasconcelos si fonda sul

recupero e sulla reinvenzione: oggetti comuni assumono forme barocche, come nella doccia nascosta dentro A Barroca (2014) o nel lavandino racchiuso in una scultura che richiama il gusto settecentesco.

Chiude la mostra una selezione dei suoi Cahiers de Ma Vie, taccuini personali con schizzi, idee e appunti che svelano l’origine della sua poetica. La rassegna restituisce così l’universo variegato di Joana Vasconcelos, fatto di memoria, ironia, denuncia sociale e potenza simbolica, attraverso un’arte che unisce l’intimo e il collettivo, il banale e il sacro ■

1. ATI Project, Modular Intelligent Responsive Architecture (Mira)

Capsule modulari in alluminio, concepite con l’ausilio dell’AI generativa. Le superfici sinuose e traforate giocano con la luce e rendono la struttura in costante dialogo con il contesto circostante.

2. Lombardini22, Coral Dome

Un’architettura organica ispirata a coralli e grotte marine, in un processo di sintesi tra natura, tecnologia e design computazionale per costruire habitat replicabili e componibili.

3. Progetto CMR, Camera

Un rifugio intimo e essenziale sospeso nel paesaggio montano, costruito interamente in legno, che come un cannocchiale incornicia la natura favorendo contemplazione, silenzio e connessione.

4. Studio Marco Piva, H-Ill Composto da setti verticali ed elementi orizzontali di ceramica trattata come pietra, H-Ill si traduce in una seduta pensata per integrarsi in giardini e spazi esterni di hotel come luogo di pausa.

A INOUT QUATTRO PROTOTIPI DI MICROARCHITETTURE PER UNA NUOVA OSPITALITÀ OUTDOOR

È un invito alla consapevolezza di essere ormai dentro il cambiamento Awake, il tema di InOut 2025, l’evento dedicato all’industria dell’ospitalità che si svolgerà nel quartiere fieristico di Rimini dall’8 al 10 ottobre. Il visual della manifestazione fa pensare a un lieto risveglio, ma tensioni geopolitiche e monopoli tech suonano la sveglia a un Occidente – di cui facciamo parte – che oggi si scopre incerto sulla direzione che prenderà il futuro.

E di futuro parlerà anche Vision Lab, superficie espositiva di 640 metri quadrati articolata in quattro scenari archetipici che rappresentano i luoghi chiave dell’ospitalità contemporanea e futura, interpretati attraverso installazioni

e microarchitetture in scala 1:1 ideate da ATI Project, Lombardini22, Progetto Cmr e Studio Marco Piva.

Monomateriche e potenzialmente autonome, queste microarchitetture suggeriscono nuovi modelli di ricettività diffusa o di estensione degli attuali spazi esterni degli alberghi e soluzioni costruttive alternative ai modelli tradizionali: idee e visioni per un mondo che cambia, non solo in Occidente.

Evoluzione di Sia Hospitality Design, Sun Beach&Outdoor Style, Superfaces e Greenscape, InOut è organizzato da Italian Exhibition Group. Parte di InOut, Vision Lab è curata da Sabina Antonini (EN Space Network) ■

DREAM Castagno Naturale | Tavola 3 woodco.it

AQUAPRAÇA, UNA PIAZZA SOMMERSA E GALLEGGIANTE PER LA COP30 DI BELÉM

Per la prossima conferenza internazionale sul clima – la COP30 – che si svolgerà dal 10 al 21 novembre a Bélem, nel nord del Brasile, gli studi Cra-Carlo Ratti Associati e Höweler+Yoon hanno progettato una ‘piazza culturale’ di 400 metri quadrati che, attraverso tecnologie di rilevamento e basandosi sul principio di Archimede, mantiene costantemente un bordo libero minimo rispetto al livello dell’acqua. In questo modo presenta a chi ‘sale a bordo’ una nuova prospettiva sui sistemi naturali: con l’acqua all’altezza degli occhi la percezione dell’innalzamento del livello dei mari dovuto al riscaldamento climatico è immediata e inquietante.

Il modello è già in mostra negli spazi dell’Arsenale mentre il prototipo, attualmente in costruzione presso gli stabilimenti di Cimolai, farà il suo debutto alla Biennale di Architettura di Venezia nel mese di settembre prima di partire per Belém, dove sarà parte integrante del Padiglione Italia alla Cop30.

Dopo la conferenza, AquaPraça rimarrà come parte dell’infrastruttura culturale della capitale del Pará.

«Se con il Teatro del Mondo Aldo Rossi nel 1979 suggeriva che l’architettura potesse dialogare con il passato – ha commentato Carlo Ratti –oggi AquaPraça dimostra che l’architettura può dialogare con il futuro»

Sopra, render del progetto di Carlo Ratti e Höweler+Yoon e l’installazione all’Arsenale.

AquaPraça è realizzata in collaborazione con i Ministeri italiani degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il supporto del Ciheam (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes) di Bari, del programma Connect4Climate del Gruppo Banca Mondiale, del Ministero degli Affari Esteri brasiliano e di Bloomberg Philanthropies ■

BARI, LA MEMORIA DELLE CHIESE DI SAN PIETRO NELL’OPERA ETEREA DI EDOARDO TRESOLDI

A Bari è stato presentato il modello in scala della monumentale installazione di Edoardo Tresoldi nell’area archeologica di San Pietro, vincitrice di un bando internazionale del Ministero della Cultura - Puglia.

L’opera, alta 30 metri, ridisegnerà lo skyline della città e restituirà nuova vita a un luogo a lungo marginalizzato. Il progetto, che riprende i volumi architettonici che hanno caratterizzato l’area negli ultimi mille anni, segue le tracce delle testimonianze passate per dare forma a un nuovo e inedito spazio per la città, in continuità con il suo percorso di rinascita ed eredità simbolica significativa.

L’intervento nel suo complesso esprime formalmente la stratificazione dei diversi periodi temporali che hanno interessato il sito, articolando un percorso progressivo di architetture racchiuse l’una nell’altra, la fotografia di un processo che rivela la natura eterogenea del

patrimonio personale e collettivo. Edoardo Tresoldi intende la ricostruzione come atto di rifondazione, grazie al quale la città si ridefinisce e si confronta tra archetipi, modelli del passato e sentire contemporaneo. Un nuovo edificio antico e attuale. Così San Pietro, con il suo passato tra edifici di culto e vocazione alla cura, sembra, secondo l’artista, interrogare il nostro tempo sul senso del sacro e sul significato di dare forma a un tempio. Temi del sacro, del tempio e della cura che nella riflessione di Tresoldi si esprimono nell’atto stesso di tracciamento del perimetro e di costruzione delle pareti dell’edificio.

Nel cuore dell’intervento, per le pareti della chiesa più antica, l’artista utilizza inerti, materiali di scarto provenienti dalle demolizioni di edifici urbani contemporanei del territorio barese, rimettendoli in circolo e ampliando la riflessione alla materia di cui è fatta la città.

Il progetto di Tresoldi ricrea con la rete metallica i volumi architettonici che hanno caratterizzato l’area di San Pietro a Bari negli ultimi mille anni. Per le pareti della chiesa più antica, l’artista utilizza inerti provenienti dalle demolizioni di edifici del territorio barese, rimettendoli in circolo e ampliando la riflessione alla materia di cui è fatta la città. Qui il modello fotografato da Roberto Conte.

L’intervento rappresenta il culmine di un percorso di studi e ricerche archeologiche condotte, sin dagli inizi del secolo scorso, dal Ministero della Cultura, committente del progetto di valorizzazione.

Grazie alle campagne di scavo succedutesi a più riprese (l’ultima delle quali conclusa a maggio 2024), oggi sappiamo che il sottosuolo del sito racchiude una stratificazione ininterrotta di quasi quattromila anni di storia che, a partire dall’Età del Bronzo (II millennio a.C.) raggiunge, pressoché senza soluzione di continuità, gli anni Sessanta del Novecento. «Come artista – ha spiegato Edoardo Tresoldi – c erco di dare forma a una visione, di rievocare una presenza che tutti possiamo riconoscere pur non avendola mai vista. Questo luogo, e la scultura che questo luogo ospiterà, saranno un dialogo tra ciò che siamo stati e ciò che siamo ora» ■

DIAMO AI PROGETTI

L’ECCELLENZA CHE MERITANO

Il Museo Cappella Sansevero (Napoli), scrigno di meraviglie come il celebre Cristo velato, ha scelto le soluzioni Mitsubishi Electric per proteggere la propria eredità artistica. L’intervento rientra nel progetto “Mitsubishi Electric Climatizza l’Arte”, che promuove la tutela dei grandi tesori culturali attraverso tecnologie sostenibili e all’avanguardia, capaci di garantire condizioni ottimali per la conservazione delle opere e il comfort dei visitatori.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e innovativi progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia scelta di servizi pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.

le storie di lpp

RENATO NICOLINI La città eterna e la riscoperta dell’effimero

di Luigi Prestinenza Puglisi

Illustrazioni di Roberto Malfatti

Credo che Renato Nicolini sia stato uno dei più importanti architetti italiani del periodo che va dagli anni Settanta al primo decennio del nuovo millennio. Un architetto sui generis. Non riesco, infatti, a pensare a qualche opera costruita su suo progetto. E anche quando era in gruppo, per esempio nella recentemente inaugurata piazza Augusto Imperatore a Roma, faccio fatica a vederlo come progettista di punta del team (e difatti direi che quel progetto deve molto a Francesco Cellini).

Nicolini era tante altre cose: il professore universitario, l’assessore alla cultura del Comune di Roma, l’inventore dell’effimero, lo scrittore di articoli acuti e memorabili, il militante del Pci, il rinnegato del Pci …

Gianni Accasto, che divise con lui e Vanna Fra-

ticelli gli studi universitari e parte dell‘attività successiva, così lo descrive: “È stato un genialisssimo dilettante. Leggero e efficacissimo a illuminare le profondità delle cose. In architettura e in politica.”

Accasto tralascia la letteratura e il teatro, passioni alle quali dedicò gran parte della sua vita, facendo l’attore, promuovendo una compagnia teatrale alla facoltà di Reggio Calabria, scrivendo testi.

L’ho conosciuto nel 1975 alla facoltà di architettura. Ero uno studente del primo anno e lui era l’assistente di Mario Fiorentino, professore di Composizione Architettonica 1. Nicolini in quel momento era schierato con quel vasto movimento di intellettuali di sinistra che stigmatizzava il Movimento Moderno, nella sua versione più meccanica ed efficientista, contrapponendogli gli studi sulla città. E, difatti, aveva collaborato con Portoghesi a Controspazio e aveva scritto, insieme a Gianni Accasto e Vanna Fraticelli, un libro sull’architettura di Roma Capitale che rivalutava l’edilizia eclettica e accademica, suscitando le ire di Bruno Zevi.

A giudicare da questo approccio, Nicolini sarebbe dovuto essere un personaggio pesante. Quella che ci veicolava era infatti la cultura che aveva dato vita a disastrosi interventi edilizi: dallo Zen di Palermo al Corviale, non a caso disegnato da Mario Fiorentino. Passando per Gibellina e per diversi altri edifici non meno esiziali.

Ma Nicolini era molto di più di tutto questo. Era un personaggio estremamente leggero, nemico della monumentalità e della retorica: ci parlava di teatro, di Jorge Luis Borges, della più sognante metafisica e delle avanguardie. Era aperto alle ricerche sperimentali, un sensore coltissimo di quanto di meglio bolliva in pentola.

Un ritratto di Renato Nicolini sullo sfondo della Città Eterna. A sinistra, la Basilica di Massenzio, fulcro delle sue estati romane.

Nei seminari parlava, parlava, parlava. Sempre a braccio. Non credo abbia mai preparato una lezione. Era un personaggio carismatico. Non privo di ironia, come mi accorsi una volta quando intervenne a un’assemblea citando un autore sudamericano da lui inventato ma passato, ovviamente, per uno di quelli che non si poteva non sapere chi fosse.

Negli anni successivi divenne assessore al comune di Roma con le giunte Argan, Petroselli e Vetere, attività che lo impegnò dal 1976 al 1985.

Vennero gli anni duri della P38 e del rapimento Moro (1978) delle Brigate Rosse. Si aveva paura a girare per Roma. Ricordo gli spari alle manifestazioni.

Nicolini evitò di proporre la città di Aldo Rossi. Inventò un’altra città, più vicina al situazionismo che agli isolati di pietra. Era la scoperta dell’effimero. Anticipava così la cultura del corpo, del desiderio, della libertà che riesce a cambiare lo spazio perché ne cambia l’uso.

Una operazione culturalmente gigantesca che precorreva i tempi. Oggi l’effimero dovremmo riscoprirlo. Potrebbe essere la soluzione per sfuggire alla nostra incapacità di agire sull’urbano, ostinandoci ancora in questa epoca di immateriali a cercare committenti come Giulio II o Sisto V o a credere che la gente frequenti uno spazio pubblico solo perché disegnato in

un modo o in un altro (è interessante notare come le teorie di Bernard Tschumi, che successivamente hanno trainato ricerche molto avanzate, debbano non poco al precedente delle esperienze romane).

A un certo punto di Nicolini persi le tracce. Era caduto in disgrazia con il Pci, un partito troppo serio, ipocrita e strutturato. Girava anche voce che si fosse bevuto il cervello. Erano maldicenze dei suoi avversari che volevano mettere definitivamente all’angolo il traditore? O era perché faceva uso di sostanze stupefacenti? O, forse, era la depressione che non esita a colpire le persone più geniali?

Un giorno decisi di chiamarlo. In quegli anni stavo lanciando la presS/Tletter, una lunga mail settimanale mandata via posta elettronica che parlava di architettura e raccontava quello che la stampa paludata taceva. L’iniziativa stava andando oltre ogni rosea previsione: avevamo superato quota 15.000 invii. Gli proposi di collaborare.

Nicolini si mostrò entusiasta. Decidemmo per una rubrica dal nome Le cartoline di Renato Nicolini. E così dal 2007 al 2012 ogni settimana mi mandò le sue. A volte erano due, quattro o cinque e qualche volta anche dieci.

Con il passare del tempo, scoprii che con Nicolini erano più le cose che ci avvicinavano che quelle che ci dividevano. Alcune battaglie,

per esempio quella contro l’immobilismo della Darc, la Direzione generale per l’Architettura e l’Arte contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività culturali, diretta da Pio Baldi, furono comuni.

Averlo come presenza costante fu molto importante per me: mi fece capire che era morto il tempo delle riviste di tendenza, compatte e allineate su temi condivisi, e che la diversità è valore. E questo devo dire anche quando Renato era troppo tenero o troppo duro con personaggi o eventi che io avrei trattato in ben altro modo (una volta non resistetti e pubblicammo nello stesso numero due scritti tra loro opposti, affettuosamente –ma neanche troppo – in contrasto).

Con Renato non ci vedevamo spesso. Ho sempre creduto che le amicizie intellettuali hanno bisogno di essere coltivate a una certa distanza. Lo invitavo, una volta l’anno, al corso di scrittura critica. Nonostante lo avessero operato di un tumore, venne, accompagnato dalla compagna Marilù Prati, a farci lezione, oramai malato, con i polmoni che facevano fatica a farlo respirare. Era il 2012.

Se ne andò qualche mese dopo. L’architetto che non aveva costruito quasi nulla ma aveva inventato la città effimera ■

Turismo alberghiero investimenti in crescita favoriscono la progettazione

“Il turismo alberghiero ha il vento in poppa”: questo è il titolo della più recente rilevazione congiunturale di Federalberghi, il cui presidente Bernabò Bocca si lancia in una dichiarazione di stimolo: «Siamo di fronte a uno scenario che invita a fare grandi cose», con un ottimismo che non sembra scalfito dagli scenari di guerre militari e commerciali a cui assistiamo.

L’Italia, che nelle sue piccole dimensioni è la quinta meta turistica al mondo (e il Paese con il maggior numero di siti Unesco) conta oltre 32mila alberghi. Quelli di maggior qualità, a quattro e cinque stelle, sono ben il 22 per cento del totale e, ovviamente, rappresentano il target di una progettazione architettonica colta ed evoluta.

La crescita del settore è confermata da numerose indagini tra cui uno studio ad-hoc della società di consulenza EY (Ernst & Young) che nel suo Italy Hotel Investment Report 2024 evidenzia un incremento del 30 per cento del volume totale degli investimenti che nell’ultimo anno ha raggiunto i 2,1 miliardi di euro, con la prospettiva di un ulteriore aumento nel 2025 trainato dal settore del lusso.

upgrade delle strutture ricettive) non stupisce che molti architetti italiani, ovviamente coadiuvati da ingegneri e ogni sorta di altri tecnici, scelgano il settore ricettivo come mercato di riferimento e di specializzazione. Non solo, ma dopo aver dimostrato in patria le proprie capacità e talenti sono sempre più chiamati all’estero per ‘esportare’ un saper fare di cui i loro potenziali clienti fanno esperienza quando sono nostri graditi ospiti.

Tra i molti progettisti affermati abbiamo scelto di intervistare sei personaggi di rilievo anche in considerazione della fama che hanno conquistato all’estero, favorendo così un indotto specifico di esportazioni ‘made in Italy’ di qualità tali da non temere dazi o altri ostacoli. Ecco il Who is who di questo report, che inizia con il marchio AMDL Circle con il quale il talentuoso Michele De Lucchi ha scelto di connotare il lavoro creativo di gruppo tipico del suo atelier.

3 DOMANDE a 6 architetti

Aldo Norsa

Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 70 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it

Tra le città più gettonate, Roma conferma la posizione di leadership attirando 465 milioni di investimenti (22 per cento del totale), seguita da Venezia con 353 milioni (17 per cento) e Milano con 173 milioni (8 per cento). Quanto alle destinazioni turistiche extraurbane, il lago di Como (in cui domina l’ultra-lusso) attira il 30 per cento degli investimenti nei resort (cresciuti dell’11 per cento rispetto al 2023).

Secondo EY gli investitori internazionali, in particolare europei e mediorientali, sono stati protagonisti del 53 per cento delle transazioni, con un trend che ha caratterizzato tutto l’ultimo decennio. L’importanza del segmento luxury è confermata dal dominio degli hotel 5 stelle, che hanno rappresentato il 45% degli investimenti (e il 19% delle camere offerte sul mercato), seguiti a ruota dalle strutture 4 stelle con il 44% degli investimenti (e ben il 54% delle camere).

In una congiuntura così florida (nella quale la maggior parte delle transazioni alberghiere comporta significativi investimenti anche di

• Davide Angeli AMDL Circle

• Michele Carrano H&A Associati

• Andrea Grassi GLA-Genius Loci Architettura

• Piero Lissoni Lissoni & Partners

• Marco Piva Studio Marco Piva

• Matteo Thun Matteo Thun & Partners

1 Qual è il motivo del particolare focus della sua società sulla progettazione alberghiera e quali sono le sfide rispetto ad altre tipologie?

2 In che modo i progetti che propone soddisfano le specifiche esigenze dei committenti, soprattutto quando si tratta di catene alberghiere con propri standard?

3 Quale il progetto di struttura alberghiera che ritiene più significativo per il curriculum della sua società (nuova edilizia o ristrutturazione)?

Davide Angeli

AMDL Circle

1 _ Lo studio interpreta l’hospitality come punto d’incontro ideale per far dialogare l’architettura e il design degli interni con le caratteristiche specifiche dei luoghi e favorire le relazioni umane. Ogni progetto è una storia a sé e rappresenta un’opportunità per esplorare le peculiarità storiche, culturali, naturali e geografiche di un contesto, ma anche uno stimolo per affrontare con un approccio completamente nuovo un sito, come è il recente UNAhotel in costruzione in viale Scarampo a Milano. Progettare una struttura ricettiva significa delineare un paesaggio emotivo, un’atmosfera, prima ancora che uno spazio fisico. Rispetto ad altre tipologie la sfida è duplice: da un lato, soddisfare le aspettative funzionali e operative di strutture complesse, e che de -

vono garantire standard di efficienza, spesso con vincoli tecnici stringenti; dall’altro, creare un ambiente con un’identità ben definita e al contempo capace di inserirsi nel contesto in maniera armoniosa.

2 _ Ogni intervento parte dall’ascolto: delle esigenze del committente, delle caratteristiche del sito, della memoria architettonica e delle risorse locali. La collaborazione con artigiani e l’uso di materiali del territorio ci permettono di applicare il nostro linguaggio progettuale integrando la specificità della cultura artigiana autoctona. Per il progetto dell’Hotel Zirmerhof in Alto Adige, per esempio, abbiamo voluto impiegare le maestranze locali per recuperare il legno della tempesta di Vaia del 2018 – che ha abbattuto milioni di metri cubi di alberi nei

dintorni – e costruire le due nuove piccole architetture le cui dimensioni sono dettate dalle misure dei tronchi divelti. In Georgia, invece, abbiamo progettato strutture ricettive che rappresentassero una modernità positiva in un contesto urbano bisognoso di rinnovamento.

3 _ Un progetto rappresentativo del nostro approccio è Portrait Milano: un rispettoso intervento di conversione dell’ex-seminario nel cuore della città in una struttura ricettiva di lusso, che prevede l’integrazione di ristoranti, boutique e ci ha permesso di riattivare uno storico edificio creando una nuova piazza aperta quale luogo di aggregazione e d’incontro anche pubblico.

Sopra, l’hotel Portrait di Milano. Foto Rasmus Hjortshøj. A sinistra Angelo Micheli Michele De Lucchi e Davide Angeli.

1 Qual è il motivo del particolare focus della sua società sulla progettazione alberghiera e quali sono le sfide rispetto ad altre tipologie?

2 In che modo i progetti che propone soddisfano le specifiche esigenze dei committenti, soprattutto quando si tratta di catene alberghiere con propri standard?

3 Quale il progetto di struttura alberghiera che ritiene più significativo per il curriculum della sua società (nuova edilizia o ristrutturazione)?

1 _ H&A Associati è una società di architettura e ingegneria con sede a Venezia, attiva da molti anni nell’ambito hospitality. Interveniamo sia nella ristrutturazione di edifici esistenti che nella realizzazione di nuove strutture a destinazione alberghiera, seguendo l’intero iter progettuale: dal concept architettonico agli aspetti esecutivi, fino alla direzione lavori e all’interior design.

2 _ Le sfide che la progettazione e la direzione lavori in ambito alberghiero pongono derivano da complessità quali il coniugare esigenze di massimo comfort, soluzioni impiantistiche sofisticate e i più alti standard di sicurezza. Le esigenze dei clienti sono soddisfatte con la massima attenzione consigliando e indirizzando l’intero processo grazie al know-how che abbiamo maturato in molti anni di esperienza.

3 _ L’Isola nuova del Tronchetto, creata nei primi anni del ‘900, rappresenta oggi la porta della Venezia antica arrivando dal Ponte della Libertà e quindi dalla terraferma. Il nostro progetto ha riguardato la riqualificazione del nucleo centrale dell’isola e il bordo lagunare verso il ponte L’intervento comporta la realizzazione di due strutture alberghiere per due brand internazionali: Hilton e B&B Hotels, ri-

spettivamente da 324 e 404 stanze. La sfida è creare un vero e proprio intervento urbano capace di generare un nuovo brano di città. I due lotti coinvolti hanno un’estensione totale di 21 mila metri quadrati e una superficie lorda costruita di 25 mila mq. L’idea progettuale è quella di distinguere i due edifici attraverso linguaggi differenti mantenendo però un dialogo coerente. L’Hotel Hilton Hampton è un grande monolite con un andamento spezzato della linea della copertura e un ritmo vario e differenziato delle grandi aperture delle camere che riprendono la dimensione allungata delle finestre nell’edilizia veneziana. Il complesso di B&B Hotels, avendo una notevole massa architettonica, è trattato con rotazioni e disassamenti dei volumi per rendere il tutto articolato evitando un’eccessiva monumentalità. Il progetto non si limita alla sola ricettività, ma integra funzioni complementari come servizi, uffici, parcheggi, spazi commerciali e aree destinate alla ristorazione. Ambiti che contribuiscono alla rigenerazione e al rilancio funzionale del Tronchetto.

Render dell’hotel Hilton Hampton sull’isola del Tronchetto, Venezia.
3 DOMANDE a 6 architetti

3 DOMANDE a 6 architetti

1 Qual è il motivo del particolare focus della sua società sulla progettazione alberghiera e quali sono le sfi de rispetto ad altre tipologie?

2 In che modo i progetti che propone soddisfano le specifi che esigenze dei committenti , soprattutto quando si tratta di catene alberghiere con propri standard?

3 Quale il progetto di struttura alberghiera che ritiene più signifi cativo per il curriculum della sua società (nuova edilizia o ristrutturazione)?

1 _ Il nostro particolare focus sulla progettazione alberghiera nasce dalla consapevolezza che l’hotel, oggi più che mai, non è soltanto un luogo di passaggio ma un’esperienza. L’ospitalità contemporanea richiede una progettazione complessa, capace di integrare funzionalità, identità e atmosfera in un equilibrio preciso. L’hôtellerie rappresenta una sfida stimolante perché riassume molteplici aspetti dell’architettura: dall’interior design alla funzionalità, dalla sostenibilità ambientale e sociale all’efficienza gestionale ed energetica fino al racconto di un’identità chiara e distinguibile per ogni struttura.

2 _ Conosciamo bene i brand con cui da tanti anni lavoriamo e quindi i loro manuali e il loro approccio ci sono familiari. Io in particolare ho molti anni di esperienza alle spalle, anche all’estero, con la maggior parte delle catene internazionali. Esiste comunque sempre una flessibilità interpretativa, ovvero proporre soluzioni alternative ma conformi allo spirito del brand. Inoltre, nel caso di ristrutturazioni, bisogna rispettare le caratteristiche dell’immobile affinché anch’esso personalizzi e renda esclusivo il brand.

3 _ Il 25hours Hotel Piazza San Paolino è il primo albergo in Italia di questo brand che fa ora parte del gruppo Accor. L’albergo di 172 chiavi ha sede nel complesso dello storico Monte de’ Pegni della Cassa di Risparmio di Firenze, dove si trovava un ex-monastero annesso alla chiesa di San Paolino a pochi passi da Piazza Santa Maria Novella. Una zona non particolarmente felice dal punto di vista del decoro urbano della cui rigenerazione l’hotel si è fatto elemento trainante. Il nostro progetto comprende una porzione storica, l’edificazione di una nuova ala e un ‘garden loft’ con giardino privato e piscina. Un progetto di dimensioni notevoli che non interessa soltanto l’ex-monastero ma anche il contesto urbanistico circostante: infatti prevede la reintroduzione del tipico sagrato delle chiese fiorentine che si distacca dalla viabilità circostante creando una felice isola pedonale. Il nuovo hotel ha anche un ristorante, il ‘San Paolino’, sotto un grande lucernario che chiude il cortile dello storico palazzo circondato da un loggiato che si propone come un hub da cui si dipartono tutte le funzioni alberghiere.

I ‘Garden loft’ del 25hours hotel di piazza San Paolino a Firenze.

L’atrio e uno schizzo del progetto del Shangri-La Shougang Park di Pechino.

3 DOMANDE a 6 architetti

1 Qual è il motivo del particolare focus della sua società sulla progettazione alberghiera e quali sono le sfide rispetto ad altre tipologie?

2 In che modo i progetti che propone soddisfano le specifiche esigenze dei committenti, soprattutto quando si tratta di catene alberghiere con propri standard?

3 Quale il progetto di struttura alberghiera che ritiene più significativo per il curriculum della sua società (nuova edilizia o ristrutturazione)?

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_ Per la mia società di architettura disegnare un hotel può diventare un’opportunità per dare un contributo alla comunità locale, oltre a essere motivo di scambio culturale ed economico con il mondo esterno. Allo stesso tempo è un modo per scoprire la cultura e la tradizione del luogo che diventano linfa e punto di partenza per il progetto stesso: così il nostro linguaggio attinge e si contamina, rimanendo allo stesso tempo molto riconoscibile.

2 _ Gli hotel sono creature complesse perché si deve tenere a mente la logistica interna favorendo un servizio che deve essere impeccabile, deve essere garantita la privacy degli ospiti ma allo stesso tempo vanno configurati luoghi unici, spazi di incontro capaci di accogliere un pubblico internazionale. Per la riuscita del progetto è fondamentale un dialogo aperto sia con il committente dell’intervento che con l’operatore della struttura ricettiva, ricercando un equilibrio tra le loro richieste funzionali ed economiche e la nostra visione architettonica.

3 _ Negli anni abbiamo sviluppato molti progetti nel campo dell’ospitalità, ma se dovessi indicare quelli più rappresentativi citerei il Conservatorium Hotel ad Amsterdam (terminato nel lontano 2012) che è diventato una sorta di ‘biglietto da visita’ per Lissoni & Partners: molti altri lavori infatti ci sono arrivati grazie al successo di questa realizzazione. Tra i progetti più recenti vorrei citare invece Shangri-La Shougang Park (terminato nel 2021) in un’ex-area industriale di Pechino, un luogo con una presenza incredibilmente potente, e il Dorothea Hotel a Budapest (il più recente perché realizzato nel 2023), nato dall’unione di tre palazzi vicini ma con differenti storie, cortili e facciate: un lavoro di cucitura in cui abbiamo mantenuto le parti storiche che avevano valore e ridisegnato e ridato dignità alle altre realizzando una sorta di nuovo (quarto) edificio unitario.

1 Qual è il motivo del particolare focus della sua società sulla progettazione alberghiera e quali sono le sfide rispetto ad altre tipologie?

2 In che modo i progetti che propone soddisfano le specifiche esigenze dei committenti, soprattutto quando si tratta di catene alberghiere con propri standard?

3 Quale il progetto di struttura alberghiera che ritiene più significativo per il curriculum della sua società (nuova edilizia o ristrutturazione)?

Marco Piva

Studio Marco Piva

1 _ L’ospitalità è, a mio avviso, una delle espressioni più complesse dell’architettura: un hotel non è solo un edificio ma un sistema che deve unire funzionalità, estetica, comfort e identità di brand. Progettare spazi in grado di accogliere, emozionare ed essere efficienti è una sfida che mi appassiona: un hotel è come un teatro che mette in scena persone, relazioni, storie, provenienti da luoghi diversi. Oggi però la progettazione deve anche confrontarsi con temi etici e sociali quali il rapporto con il territorio, il consumo di energia, l’utilizzo di materiali sempre più performanti, la sicurezza e il comfort. Per questo serve un approccio integrato, che coinvolga tutte le competenze: l’architetto diventa un ‘direttore d’orchestra’ capace di coordinare il lavoro di squadra.

2 _ Il nostro approccio parte sempre dall’ascolto delle esigenze del committente e del gestore. Siamo consapevoli che, soprattutto nel caso delle catene alberghiere internazionali, esistono linee guida precise, necessarie a definire non tanto l’aspetto estetico quanto le caratteristiche funzionali e tecniche. Allo stesso tempo crediamo fermamente che ogni hotel debba dialogare con il contesto in cui si inserisce: ci impegniamo affinché il progetto interpreti e valorizzi il territorio, la storia e l’identità dei luoghi. Basti pensare agli ultimi tre Radis-

son Collection Hotel che abbiamo realizzato: Palazzo Touring Club e Santa Sofia a Milano e Palazzo Nani a Venezia: pur appartenendo alla stessa catena sono profondamente diversi perché riflettono l’anima dei luoghi in cui sono inseriti.

3 _ Il progetto più emblematico non è il più recente, ma ha ottenuto importanti riconoscimenti a livello internazionale e nazionale: l’Excelsior Hotel Gallia di Milano. Esso ha previsto sia il restauro dell’edificio storico sia la realizzazione di una nuova ala fondendo passato e presente in un insieme armonico e coerente. Il restauro ha restituito all’edificio del 1927 il suo splendore originario valorizzandone gli elementi architettonici e decorativi. La nuova ala invece è progettata in dialogo con il contesto urbano dinamico di Porta Nuova nonché con il vicino Grattacielo Pirelli, icona milanese. L’ampliamento crea un ponte visivo e concettuale tra memoria e contemporaneità con un equilibrio tra antico e nuovo che si riflette anche negli interni. Per noi l’Excelsior Hotel Gallia rappresenta l’essenza di ciò che dovrebbe essere la progettazione alberghiera contemporanea: un lavoro di integrazione, capace di dialogare con il contesto, valorizzare la storia e, al contempo, guardare al futuro.

L’Excelsior Hotel Gallia di Milano.
3 DOMANDE a 6 architetti

3 DOMANDE a 6 architetti

1 Qual è il motivo del particolare focus della sua società sulla progettazione alberghiera e quali sono le sfide rispetto ad altre tipologie?

2 In che modo i progetti che propone soddisfano le specifiche esigenze dei committenti, soprattutto quando si tratta di catene alberghiere con propri standard?

3 Quale il progetto di struttura alberghiera che ritiene più significativo per il curriculum della sua società (nuova edilizia o ristrutturazione)?

1 _ Fin dall’inizio della mia collaborazione con Ettore Sottsass, ho lavorato secondo la tradizione della Scuola di Milano, creando progetti su varie scale: dal cucchiaio alla città. Poco dopo aver fondato il mio studio a Milano nel 1984, ho progettato ‘Heidi’, un sistema di case prefabbricate in legno, a basso consumo energetico, che unisce la tradizione alpina al design moderno. Quando ci è stato affidato il progetto del Side Hotel ad Amburgo e del Vigilius Mountain Resort in Alto Adige, abbiamo potuto mettere a frutto la nostra esperienza nella progettazione di bagni e arredi. Abbiamo realizzato un design d’interni integrato, un ‘total look’, coniugando il settore industriale con quello dell’ospitalità e ottimizzandone i processi. Oggi cerchiamo di far valere 40 anni di esperienza in architettura, interior e design del prodotto per creare progetti di ospitalità consapevoli e specifici per ogni luogo, che riflettano un cambiamento di valori verso la sostenibilità e l’ecologia.

2 _ Una buona collaborazione richiede un’analisi approfondita. Significa anche mantenere un dialogo costante con il cliente. Fin dall’inizio, promuoviamo il concetto di consciousness. Nei progetti di hospitality, le linee guida sono fondamentali: coerenza e identità del brand vanno rispettate. L’obiettivo è trova-

re un equilibrio tra queste “regole” e la nostra visione, adattandole secondo un approccio progettuale su misura.

3 _ Attualmente stiamo lavorando a un resort di lusso per il gruppo Langham Hospitality nella Laguna di Venezia – un intervento di riqualificazione nell’area storica del Rio dei Vetrai sull’Isola di Murano. Si tratta di un luogo di eccezionale valore storico e culturale, dove l’architettura veneziana si intreccia armoniosamente con le antiche fornaci dell’arte vetraria, dando vita a un contesto di ospitalità unico nel suo genere. L’idea è creare qualcosa di nuovo a partire dall’esistente, senza però sostituirlo. Il progetto comprende edifici nuovi e restaurati all’interno di un patrimonio architettonico straordinario, tra cui un’ex-fabbrica di vetro e il Casino Mocenigo del XVI secolo, che conserva ancora gli affreschi originali. Abbiamo lavorato a stretto contatto con il cliente e con le autorità preposte alla tutela per fare in modo che il Langham Venice rispecchi pienamente l’identità culturale e lo stile di vita veneziano tradizionale. Questo intervento rappresenta per noi una sfida complessa, che riunisce tutte le nostre competenze: un approccio sensibile al costruito esistente, un linguaggio semplice e chiaro ma centrato sull’essere umano.

Render del futuro Langham di Murano, sul sito di una ex-vetreria e del Casino Mocenigo.

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Sistemi acustici

Ecophon per il settore dell’Horeca

Chi non ha mai sperimentato la difficoltà di comunicare in un ristorante caratterizzato da un elevato livello di rumorosità, dove il dialogo risulta compromesso dall’ambiente affollato? Questo problema coinvolge trasversalmente clienti in cerca di un’esperienza rilassante, gestori impegnati nel garantire un servizio efficiente e personale di sala costretto a ripetere più volte le ordinazioni. Il rumore rappresenta infatti un fattore critico che incide significativamente sulla qualità complessiva dell’esperienza gastronomica.

L’ostacolo principale alla conversazione nei ristoranti è rappresentato dal rumore di fondo, spesso così elevato da coprire completamente le voci. Il risultato è una comunicazione difficoltosa, che costringe clienti e personale a parlare più forte, avvicinarsi troppo o rinunciare del tutto al dialogo.

Le principali cause del disturbo acustico

Il rumore nei locali di ristorazione non nasce da una sola fonte, ma è il prodotto di più elementi che si combinano tra loro. Tra le principali cause troviamo:

Le molteplici fonti sonore simultanee. Conversazioni, rumori di stoviglie, passi del personale, suoni dalla cucina e musica di sottofondo si sommano in un unico grande frastuono. In assenza di un’adeguata progettazione acustica, l’ambiente risulta caotico e stressante, anche nei ristoranti più curati dal punto di vista estetico

L’acustica degli spazi. Architetture con soffitti alti, superfici vetrate o pavimenti realizzati con materiali rigidi riflettono il suono anziché assorbirlo. Questo innesca il cosiddetto effetto caffetteria: man mano che il rumore aumenta, le persone tendono a parlare sempre più forte per farsi sentire, alimentando un circolo vizioso di disturbo crescente. L’assenza di materiali fonoassorbenti aggrava la situazione, generando affaticamento, mal di testa e perdita di concentrazione.

Il rapporto segnale/rumore SNR in un ristorante misura la differenza tra il suono desiderato, come una conversazione, e il rumore di fondo, come musica o voci. Un SNR alto significa che le parole si distinguono chiaramente, mentre un SNR basso rende difficile ascoltare e capire chi parla.

Con Ecophon, Saint-Gobain supera

il problema del rumore nei ristoranti

Il ristorante Cre-Cotte, a Madrid, ha dovuto affrontare il problema: le numerose segnalazioni da parte dei clienti e del personale hanno spinto la proprietà a intraprendere un intervento mirato per migliorare l’acustica dell’ambiente.

L’ambiente principale del ristorante è una sala da pranzo open space di 81 mq, con un volume di 245 mc.

Le superfici interne – pareti, soffitto in gesso e pavimento piastrellato – riflettevano fortemente il suono, generando un’elevata riverberazione che comprometteva la qualità dell’esperienza sia per i clienti che per il personale.

Per valutare l’efficacia dell’intervento, sono state adottate tre azioni complementari: Indagine sulla percezione del cliente, tramite questionari somministrati prima e dopo il trattamento (rispettivamente a 194 e 182 partecipanti).

Misurazioni acustiche oggettive effettuate secondo la norma EN ISO 3382,

Quali soluzioni

possiamo adottare per migliorare l’acustica nei ristoranti?

Definiamo i fattori chiave per una corretta progettazione acustica degli spazi

per valutare parametri come tempo di riverbero, chiarezza del parlato, livello e intensità sonora.

Analisi dell’impatto economico, confrontando i dati di fatturato pre- e post-intervento.

Le soluzioni implementate – pannelli acustici Ecophon Solo Rectangle, Solo Square e Ecophon Master SQ – sono state installate in modo non invasivo, senza interrompere l’attività quotidiana del locale.

I risultati delle analisi hanno evidenziato un netto miglioramento delle condizioni acustiche, con una riduzione del tempo di riverbero e un incremento signifi cativo della comprensibilità del parlato.

Tra i principali benefi ci riscontrati:

• Riduzione del disagio legato al rumore, con maggiore facilità di conversazione.

• Incremento della reputazione online, con un miglioramento nei punteggi su El Tenedor (TheFork), un dato signifi cativo considerando che oltre il 90per cento dei clienti legge le recensioni prima di scegliere un ristorante.

• Aumento dell’11% del fatturato nei sei mesi successivi alla ristrutturazione, senza modifi che nei prezzi di listino.

• Ritorno dell’investimento molto rapido: il costo dell’intervento è stato ammortizzato in circa 45 giorni.

L’intervento sul comfort acustico del

ristorante Cre-Cotte ha prodotto benefi ci tangibili: ha migliorato l’esperienza degli ospiti, ottimizzato le condizioni lavorative per lo staff e generato un impatto positivo sul rendimento economico.

Questo caso dimostra come l’acustica, spesso trascurata nella progettazione degli spazi di ristorazione, rappresenti un elemento strategico sia dal punto di vista qualitativo che commerciale.

www.ecophon.com/it/

La sala ristorante del Cre-Cotte di Madrid insonorizzata con i sistemi Ecophon.
“Abbiamo scelto Dekton di Cosentino per la sua resistenza estetica, malleabilità e possibilità di personalizzazione”

spiegano gli architetti

dello studio A-Side

Dekton by Cosentino è una superficie ultracompatta per il mondo dell’architettura e del design. Si tratta di una miscela di vetro, materiali porcellanati ricavati da oltre 20 minerali naturali e materiali riciclati prodotta con l’esclusiva tecnologia a particelle sinterizzate. Fornito in lastre di grande formato (320 cm x 144 cm) e in cinque diversi spessori (4 cm, 8 12 20 e 30 mm) Dekton si presta a un’ampia gamma di applicazioni outdoor e indoor.

Dekton by Cosentino per dare vita a un involucro dinamico e vibrante

A San Donato Milanese, a poca distanza dalla città-giardino di Metanopoli e dai grandi palazzi Eni – tra cui il VI, progettato da Morphosis e Studio Nemesi – una nuova palazzina residenziale si inserisce con coerenza in un contesto architettonico di pregio. Contemporaneo nella forma e nel linguaggio, l’edifico è caratterizzato da una volumetria dinamica con terrazze aggettanti, angoli netti e un dialogo attento tra città storica e modernità.

Per il rivestimento di facciata i progettisti Alice Baccolo e Giovanni Bua (Studio A-Side)

hanno scelto lastre su misura in Dekton, scure (Dekton Keranium) per ancorare visivamente al suolo la fascia basamentale e chiare e luminose (Dekton Nacre) per il resto dell’edificio. Elementi metallici verticali in bronzo, lo stesso materiale che definisce l’ingresso e determina il colore dei serramenti, contribuiscono alla tridimensionalità e con i parapetti metallici donano ritmo compositivo all’intero prospetto.

Le oltre 1.100 lastre di Dekton tagliate su misura formano una facciata ventilata fissata alla sottostruttura mediante ancoraggi

La palette cromatica e materica è completata da listelli metallici in bronzo, disposti con apparente casualità che generano un secondo layer visivo sulle porzioni cieche e sui balconi conferendo alla facciata un effetto vibrante.

Foto David Zanardi, Alice Baccolo e Giovanni Bua.

meccanici Keil (il sistema, brevettato, consiste in una foratura sottosquadro sul retro della lastra e l’inserimento di un tassello di acciaio a espansione fissato a sua volta a una graffa di alluminio). Lo spessore delle lastre di 8 mm, pur mantenendo tutte le prestazioni tecniche richieste, ha permesso di realizzare una facciata leggera, con un’installazione efficiente anche in un lotto di cantiere di dimensioni ridotte (14 x 21 metri) come questo.

Dekton è stato impiegato anche nel pavimento dell’atrio d’ingresso, nelle soglie

di ingresso agli appartamenti e nei balconi, creando continuità visiva e coerenza formale tra l’esterno e gli ambienti comuni dell’edificio. Le eccellenti caratteristiche meccaniche di Dekton – resistenza alla flessione, ai raggi UV, agli agenti atmosferici e chimici, all’abrasione – ne fanno un materiale ideale per applicazioni in esterno. A queste qualità si aggiungono una garanzia di 25 anni e la certificazione Carbon Neutral, che conferma l’impegno del brand Cosentino verso la sostenibilità ambientale.

www.cosentino.com/it-it

Ampie vetrate e schermi scorrevoli creano stanze a cielo aperto che separano e uniscono interno e giardino. Con profili molto sottili, i serramenti Uniform amplificano il rapporto con la luce e contribuiscono allo stile minimale e ai materiali che caratterizzano il progetto.

CREDITI

Località Llucmajor (Maiorca)

Progetto architettonico CM-arquitectura

Serramenti Uniform

Serramentista Blas Recio e Hijos

Foto Gori Salvá

CON CASA PM LO STUDIO

CM-ARQUITECTURA

INTERPRETA IL DESIDERIO

DEI COMMITTENTI DI

CREARE UN’OASI DI RELAX E

PRIVACY ALL’INTERNO DI UN FITTO TESSUTO URBANO

Casa PM, progettata da CM-arquitectura, è una residenza-oasi al centro del denso tessuto urbano di Llucmajor, cittadina di 35mila abitanti a 30 chilometri da Palma di Maiorca. La casa è pensata come rifugio di relax, privacy e quiete. Lo spazio, definito da un linguaggio architettonico contemporaneo fatto di linee nette, colori chiari e materiali naturali, si presenta come un volume introverso: chiuso all’esterno ma aperto verso l’interno, dove si sviluppa un giardino con alberi da frutto e una piscina geometrica che riflette il disegno planimetrico.

Il lotto è delimitato dal volume su due livelli, da un muro in pietra di Santanyí e da pareti laterali intonacate.

Al piano terra si trovano zona giorno e zona

Uniform per una villa luminosa sull’isola di Maiorca

notte, mentre il primo piano ospita uno openspace dedicato ai bambini.

Protagonista del progetto e degli spazi la luce: inonda il giardino, si riflette su superfici chiare e attraversa ampie vetrate che separano gli ambienti interni dal verde. Uno spazio aperto protetto da schermi scorrevoli funge da filtro tra il living e il giardino. Patii strategici portano luce zenitale e creano angoli di quiete visiva all’interno.

Materiali naturali e colori chiari dominano anche gli interni: pavimenti, soffitti, arredi e armadi sono in legno di quercia, lo stesso impiegato per finestre, porte a tutta altezza e listelli d’ingresso. Ogni elemento è studiato nei dettagli, con un design minimale: porte a filo, infissi sottili senza telaio visibile.

Particolare attenzione è stata data ai serramenti, integrati visivamente con l’arredo. Il sistema magis40 di Uniform, installato da Blas Recio e Hijos Sl, risponde a queste esigenze con profili molto sottili (40 mm) e un’estetica perfettamente lineare. Ne è esempio il grande scorrevole da dieci metri della zona giorno, che si apre come un portico sulla piscina: massima trasparenza quando è aperto, eccellente isolamento da chiuso.

Grazie a soluzioni tecnologiche avanzate e partizioni vetrate performanti, la casa raggiunge elevati livelli di efficienza energetica e ha ottenuto la certificazione Passivhaus.

www.uniform.it

La posa a spina ungherese del

stabilisce un segno di continuità all’interno dell’appartamento. Foto Angelo

parquet Rovere Cumino (collezione Dream di Woodco)
Talia.

Il parquet a spina ungherese di Woodco protagonista in un appartamento romano

Ampi spazi aperti, contrasti materici calibrati, forme pulite ed essenziali. Sono questi gli aspetti che definiscono l’appartamento di 100 metri quadrati ristrutturato dallo studio di architettura Irori Interiors. Un’abitazione signorile nel cuore di Roma, situata in un quartiere residenziale a ridosso di via Appia Nuova, che racconta di un’eleganza discreta e misurata fatta di pochi elementi accuratamente selezionati.

Nel living, il grande divano color porpora spezza la palette neutra studiata per esaltare la fluidità e la luminosità degli ambienti. Le librerie, ricavate direttamente nella parete, fondono architettura e arredo restituendo un senso di armonia. La cucina, disegnata per essere più di una semplice area operativa, è

connessa al living mantenendo allo stesso tempo una propria autonomia. A delimitare i due spazi sono il bancone snack con piano in rovere, materiale che richiama la nuance del pavimento, e la colonna-vetrina a tutt’altezza, che trasforma un complemento funzionale in una sorta di cabinet de curiosités domestico. Grande protagonista dell’appartamento è il parquet di Woodco posato a spina ungherese. Realizzato con il sofisticato Rovere Cumino della collezione Dream, il pavimento dona movimento agli interni e offre un segno di continuità che amplifica la percezione dello spazio. Con la sua direzionalità, il parquet inoltre orienta lo sguardo e accompagna verso la zona notte, introdotta da un’apertura ad arco.

Le particolari sfumature speziate del pavimento Woodco sono il frutto di uno speciale trattamento, con reagenti che interagiscono con i tannini presenti naturalmente nella fibra del legno in un processo simile a quello dell’affumicatura, che conferisce alla superficie un carattere caldo e avvolgente. Calore e matericità ulteriormente valorizzati da una lavorazione spazzolata rifinita con vernice extra-opaca ad alta resistenza. Una finitura dall’effetto naturale che si sposa armoniosamente con l’eleganza sobria dell’abitazione.

www.woodco.it

2025

Macro-immagini rivestono il porticato di ingresso

Una serie di macro-immagini sono le quinte scelte per fotografare la materia ed i prodotti ceramici, declinati sul filo della forma, del colore, della funzionalità e della tecnologia, per arrivare alla sintesi del tutto: la bellezza. Illustrazioni che allestiscono un nuovo porticato, progettato da Dario Curatolo, attraverso il quale accedere alla 42° edizione di un Cersaie ricco di novità, in programma a Bologna dal 22 al 26 settembre prossimi.

I 10.000 metri quadrati espositivi in più rispetto al 2024 hanno chiesto di ridefinire la disposizione degli stand nei 155.000 metri quadrati complessivi, già tutti esauriti.

I quattro padiglioni dell’arredobagno – uno in più per soddisfare le richieste anche di nuovi espositori – sono posizionati in crocevia di passaggio ed attorniati dagli otto padiglioni

che ospitano le più recenti innovazioni di prodotto al mondo per piastrelle e lastre ceramiche.

Cersaie 2025 è una fiera che nei padiglioni 31 e 32 accosta nuovi settori merceologici, come le ‘altre superfici di prestigio’ quali legno e marmo, a fianco delle ‘finiture di interni ed esterni’; la ‘casa’ delle startup tecnologiche al servizio del mondo delle costruzioni è invece nella Mall 37. Nuovo è anche il Padiglione 19 dove sono state estese le possibilità espositive per la Città della Posa e per le aziende del comparto, sempre più fondamentali per l’intero sistema ceramico. Altra novità in Galleria 21 - 22 con il Bagno Architettura Lounge Let’s Talk, allestimento curato da Angelo Dall’Aglio e Davide Vercelli, che va ad arricchire il programma culturale, le

cui iniziative trovano dimora anche al Palazzo dei Congressi per le lectio magistrali mentre The Square, nel Centro Servizi, è dedicato alle conferenze di architettura e di design e alla Conferenza Stampa Internazionale. Confermata con la collaborazione di primari media partner la presenza e il programma de ‘I cafè della Stampa’ nella Mall 29 - 30. Cersaie – promosso da Confindustria Ceramica e organizzato da Edi.Cer. spa, in collaborazione con Bologna Fiere e con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e di Ice Agenzia – si riafferma come la piattaforma commerciale e culturale per tutti i protagonisti della filiera della ceramica e dell’arredobagno a livello mondiale.

www.cersaie.it

APPIANO, BOLZANO

BSTR, MUSEO DELLA VILLA

ROMANA DI SAN PAOLO

Nel 2005 sopra Appiano vennero ritrovati i resti di una villa romana del IV secolo. Da allora gli scavi archeologici hanno portato alla luce un impianto di 27 stanze riscaldate a pavimento, con mosaici colorati o in bianco e nero e i frammenti di pitture murali particolarmente ben conservati. Oltre a proteggere l’area di scavo, il progetto di musealizzazione sviluppato da Bstr Architects con Aei Progetti e Rethink Energy su incarico della provincia autonoma di Bolzano, proprietaria del bene, creerà un piccolo museo per favorire la fruizione turistica e culturale dell’archeologia. Alla base del concept architettonico del futuro museo sono i teli che generalmente proteggono gli scavi: da valle, con un volume monomaterico caratterizzato da una copertura curva, l’edificio si presenta come un telo appeso su due sostegni laterali. Arretrando dai confini del lotto genera un piccolo spazio urbano. Il volume aggettante rastrema fino all’estremità, dove forma un angolo acuto, così da perdere visivamente la sua tridimensionalità per apparire quasi come un velo sospeso.

Lo spazio museale è costituito da un’unica grande sala percorribile attraverso passerelle sopraelevate in grigliato che, partendo dall’area termale della villa romana, consentono la visita di tutti resti archeologici. All’interno dello spazio museale il rivestimento parietale di colore

scuro evidenzia gli scavi archeologici. La sovrastante copertura a cassettonato in legno che esternamente asseconda l’andamento della copertura curvilinea, all’interno si allinea su un’unica giacitura orizzontale regolare.

Un piccolo foyer con bookshop funge da filtro verso il museo e consente l’accesso ai vari spazi di servizio ■

Committente Provincia Autonoma di Bolzano

Rup Alessia Biotti

Progetto architettonico Tommaso Rossi Fioravanti

Bstr Architects

Progetto strutture e sicurezza Aei Progetti

Progetto impianti Rethink Energy

Collaboratori Alessandro Querzola (progetto architettonico), Andrea Ducati (CasaClima, antincendio), Solange Sauro (acustica)

Attraverso il tempo, efficace sempre.

RIVA DEL GARDA IL NUOVO POLO CONGRESSUALE

Procede il cantiere del nuovo polo congressuale di Riva del Garda, risultato di un concorso internazionale indetto da Patrimonio del Trentino Spa nel 2007. La conclusione dei lavori è prevista per il 2026. Il complesso architettonico si snoda in maniera fluida, delineando i contorni di una nuova piazza pubblica. All’interno dell’edificio sono integrate due principali funzioni: il rinnovato Centro Congressi, che include una sala da 1.200 posti e una seconda sala polivalente connesse da uno scenografico foyer su due livelli, e il nuovo Teatro Civico con una capienza di 600 posti. Il progetto interpreta il luogo urbano in relazione agli elementi naturali del verde e del lago, costruendo un insieme omogeneo di suggestione visiva e di prospettive. «Il nostro obiettivo – spiega

DI PIUARCH CON ANDREA PALAIA

Germán Fuenmayor, uno dei soci fondatori di Piuarch – non è stato solo quello di progettare un edificio funzionale, ma di creare un nuovo paesaggio urbano in cui le persone possano riconoscersi e vivere esperienze collettive»

La volumetria gioca con pieni e vuoti, alternando le trasparenze del vetro alle superfici opache rivestite di pietra naturale locale. L’edificio si sviluppa sulla base di una sequenza di elementi fortemente riconoscibili, a partire dal corpo del teatro che si pone in relazione con i grandi volumi della rocca medievale e della chiesa centrale. L’intero edificio si sviluppa attraverso piani inclinati, culminando in un volume panoramico sospeso verso il lago, punto di osservazione privilegiato dal Centro Congressi.

Nei render, vista dall’alto del nuiovo polo congressuale e teatro e, a sinistra, il foyer su due livelli.

Le linee dell’architettura danno origine a una nuova piazza che offre l’opportunità di ripensare in maniera innovativa il rapporto con il centro storico e il lago. I giardini che accompagnano verso il lago offriranno un’oasi di verde e relax ■

Committente Patrimonio del Trentino Spa

Progetto architettonico Piuarch con Andrea Palaia

Progetto strutturale FV Progetti

Progetto degli impianti Flu.project

Progetto di paesaggio Mmas

Progetto acustico Mũller Bbm

Progetto illuminotecnico Rossi Bianchi Lighting Design

Impresa Collini Lavori

Superficie costruita 25.600 mq

Area di intervento 41.500 mq

Cronologia 2007 - in corso

Materiali, finiture e sensazioni tattili influenzano il carattere di ogni stanza. Per questo è sempre più importante che tutti i dettagli siano coordinati alla perfezione. I diversi sistemi di cerniere a scomparsa di SIMONSWERK consentono la massima libertà di progettazione unendo design, finiture e funzionalità ai massimi livelli adattandosi, in modo quasi naturale, alle esigenze dei diversi materiali.

www.simonswerk.it

MILANO

PRONTO AL 60% MO.LO, IL MOBILITY AND LOGISTIC HUB DI MIND

Se Mind sarà il primo quartiere car-free di Milano dove metteremo le macchine?

Nei 1.790 posti auto del parcheggio multipiano del Mobility and Logistic Hub (abbreviato Mo.Lo.) progettato da un team coordinato da Andrea Nonni e attualmente in costruzione sul sito dell’ex-media center di Expo Milano 2015, a pochi passi dall’ospedale Galeazzi.

Il parking, sia pubblico che privato, occupa l’85 per cento della superficie dell’edificio, per il resto destinato a retail (3.000 mq), uffici (2.300 mq su 5 piani) e energy center del quartiere.

Concepito come porta d’ingresso ovest dell’area, in corrispondenza del cosiddetto West Gate, Mo.Lo. è il primo varco di accesso per lavoratori e visitatori. Da qui – e dall’arrivo del trasporto pubblico – partirà

la mobilità intermodale di Mind. Costruito interamente in prefabbricazione pesante, il complesso si distingue per l’architettura studiata da Mad, che mitiga l’impatto delle volumetrie (alto 28,5 metri, lungo 170 e profondo 50, l’edificio si estende su sette piani fuori terra e un interrato) con l’integrazione tra il verde e le facciate e con l’aspetto monumentale della scala che da dispositivo funzionale per l’antincendio diventa elemento di architettura.

La componente ambientale del progetto si evince dall’utilizzo di materiali ecosostenibili e dalla mega centrale di teleriscaldamento e teleraffrescamento di quartiere (energy center) che sarà il cuore pulsante energetico dell’area.

La fine dei lavori è prevista nel febbraio 2026 ■

Committente LendLease Italy

Team di progetto Andrea Nonni (capogruppo), Mad, Progeca, Open Project, Dvs, Studio Ceccoli

Consulenti esterni Qsc (sostenibilità e certificazioni); AfcAntonio Corbo (Antincendio); Gad (cost control); Anna Letizia Monti (agronoma)

Progettazione strutture e impianti Dvs, Studio Ceccoli, DvMep

Progetto costruttivo Dva, Studio Ceccoli, L2 progetti, Coiver Cladding, Elettrika Sala, Rc Impianti, DvMep

General Contractor e coordinatore progetto esecutivo e costruttivo Cmb

Prefabbricati Moretti

Superficie esterna 68.800 mq

Superficie lorda 58.000 mq

Public Toilets per un’igiene inclusiva

Tork sostiene l’importanza dell’igiene come bene primario per la salvaguardia della salute promuove la realizzazione in Italia di Public Toilets sicure pulite, inclusive e dotate di tutto quanto necessario

per assicurare una sosta piacevole alle persone. Con l’obiettivo di contribuire a migliorare l’ambiente in cui viviamo e rendere più accoglienti le nostre città per turisti e residenti.

Bagni pubblici belli, puliti, sicuri e funzionali sono un segno di civiltà e un bene per le persone e le nostre città

SESTO SAN GIOVANNI

I COMPLESSI RESIDENZIALI DI SCANDURRA STUDIO A UNIONEZERO

Sviluppato da Hines in qualità di coinvestitore e development manager, Unionezero è il primo lotto del vasto progetto di rigenerazione dell’ex-area Falck di Sesto San Giovanni.

Avviati già nel 2024 i cantieri degli edifici direzionali progettati da Acpv Antonio Citterio Patricia Viel e dello studentato da 700 posti di Park Associati, prenderà il via nel 2026 la costruzione di Aura Living, progetto di Scandurra Studio: 43.000 metri quadrati di residenze destinate alla vendita attraverso la formula dell’acquisto in cooperativa, promossa dal consorzio Asea e commercializzata da Bnp Paribas Real Estate Advisory.

Dotati al piano terra di funzioni

commerciali e servizi, gli edifici si dispongono attorno a corti verdi aperte, accessibili e attraversabili, a formare un disegno urbano continuo tra spazio pubblico e privato.

Le facciate si articolano in logge, balconi e giardini pensili, garantendo ambienti dinamici e luminosi e al tempo stesso riservati. Lungo l’asse principale del nuovo quartiere prevale il sistema delle logge, che allude a un’abitabilità protetta ma aperta sullo spazio pubblico. Sul fronte opposto, verso la futura Città della Salute e della Ricerca, ampi balconi si proiettano verso l’esterno, offrendo affacci generosi e una relazione diretta con il paesaggio. Gli ultimi tre livelli dei due blocchi

residenziali presentano una composizione alternata di pieni e vuoti, configurando veri e propri giardini sospesi. Il sesto piano, arretrato rispetto alla linea dei fronti inferiori, introduce un balcone continuo su cui si innesta un sistema vegetativo verticale che genera un paesaggio alto riflesso sulle vetrate e sui rivestimenti metallici degli edifici vicini.

Elementi in vetro, legno e metallo contribuiscono a un linguaggio architettonico leggero e adattivo, che cambia in base all’esposizione e al contesto circostante ■

L’altissima capacità drenante, la sostenibilità di un legante eco-friendly, la bellezza del marmo, il pregio del granito, l’essenzialità del porfido, la stabilità estetica. Con soli 12-18 mm di spessore, IPM GeoDrena® è la soluzione ideale per realizzare pavimentazioni drenanti e continue all’aperto adatte anche alle aree di parcheggio. Operiamo secondo un Sistema di Gestione Qualità, Ambiente e Sicurezza Certificato UNI EN ISO 9001:2015 e UNI EN ISO 14001:2015. Disponiamo di attestazione SOA in Categoria OS6. Il nostro sistema gode dell’approvazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e di altri enti, fattore che rende le nostre pavimentazioni per esterno idonee alla riqualificazione di opere di interesse storico. In foto: oltre 30.000 m² di pavimentazioni realizzate a ChorusLife (BG) con IPM GeoDrena®, IPM GeoCem e impermeabilizzazione in IPM Poliurea.

SCOPRI DI PIÙ

CONCOREZZO

GBPA AMPLIA E RIQUALIFICA

LA SEDE DI SCHINDLER ITALIA

La torre di collaudo degli ascensori – il cui restauro sarà completato entro l’autunno –è un landmark che aiuta a orientarsi nella piatta campagna monzese per raggiungere Concorezzo, dove Schindler ha la sede e gli stabilimenti italiani dal 1969. Dopo 56 anni si rende necessaria una riqualificazione che la multinazionale svizzera ha affidato a Gbpa Architects, lo studio guidato da Antonio Gioli e Federica De Leva le cui capacità di intervento sul costruito sono testimoniate tra gli altri dalla rigenerazione del Palazzo di fuoco e dalla riconversione per Amazon dell’ex-sede Tecnimont. L’intervento, che si svolgerà in più fasi e senza interrompere le normali attività lavorative, conferisce un nuovo volto alla sede confermandone nel contempo l’identità. I due edifici su strada esistenti verranno sopraelevati di un piano e collegati tra loro da un nuovo volume sospeso, trasparente e leggero, al di sotto del quale nascerà una piazza coperta che, accessibile da tutti gli edifici e connessa da una passerella vetrata interna, accoglie le funzioni comuni – auditorium, caffetteria, ristorante – diventando luogo di incontro e relazione. Le nuove facciate, realizzate con una combinazione di cellule vetrate prefabbricate e mattoni, coniugano trasparenza, solidità e rigore compositivo.

L’intero sito sarà alimentato da un sistema geotermico ad alta efficienza, integrato con pannelli fotovoltaici e gestito tramite un sistema di building automation per rispondere ai più aggiornati requisiti in materia di risparmio energetico e fonti rinnovabili. Gli uffici saranno distribuiti su più livelli, ognuno dei quali dotato di terrazze verdi. Il progetto degli interni privilegia la flessibilità degli spazi, la luce naturale e la qualità acustica e termica per dare vita a un ambiente di lavoro sano, dinamico e attrattivo ■

Committente Schindler Italia

Progetto Gbpa Architects

Design Team Federica De Leva, Antonio Gioli (founding partners), Silvia Turati (project director), Luca Ciravegna (project leader), Keita Prugger, Zdenka Delic

Progetto strutture e impianti Dba Group

Progetto facciate Eurodesign

Progetto paesaggio Hortensia

Superficie intervento 13.000 mq

Cronologia 2024-2027

L‘ECCELLENZA ITALIANA INCONTRA

LA PRECISIONE INGEGNERISTICA IN OGNI PROFILO KÖMMERLING

Profili Made in Italy

I nostri profili non sono solo strutture tecniche, ma l’anima delle vostre finestre, resistenti, efficienti ed esteticamente impeccabili. Combiniamo la tradizione manifatturiera italiana con le più avanzate tecnologie del settore, per offrirvi soluzioni che durano nel tempo e valorizzano ogni ambiente. kommerling.it/profili-made-in-italy

PAVIA

L’EX-ARSENALE

DIVENTA PARCO DELL’ACQUA E POLO DI FUNZIONI PUBBLICHE

L’intervento promosso dall’Agenzia del Demanio, che ha già provveduto alla demolizione degli edifici privi di valore storico, aprirà alla pubblica fruizione circa 14 ettari prima preclusi alla città. Elemento fondante del progetto di rigenerazione, l’acqua del vicino Ticino e del canale Navigliaccio che attraversa il sito, la cui valorizzazione paesaggistica trasformerà il sistema degli spazi aperti in un parco lineare.

Il progetto vincitore della gara europea, sviluppato da un team composto da Vittorio Grassi Architects, Parcnouveau, F&M Ingegneria e Iconia Ingegneria con capogruppo Artelia, prevede il restauro e la valorizzazione di sedici edifici industriali

storici esistenti e la realizzazione di tre nuovi edifici destinati a ospitare archivi, per una superficie complessiva interessata dal progetto di 33.800 metri quadrati e una restituzione di suolo di 4.400 mq. Gli spazi rigenerati saranno destinati alle sedi di pubbliche amministrazioni: Agenzia delle Entrate, Ispettorato Territoriale del Lavoro, Ragioneria Territoriale dello Stato, Corte di Giustizia Tributaria, Archivio Notarile, gran parte degli uffici del Tribunale di Pavia.

L’operazione consentirà un risparmio di spesa in locazioni passive per lo Stato pari a 1,18 milioni di euro all’anno e, come auspicato dal sindaco Michele Lissia, saprà includere anche “spazi per la cultura, il

tempo libero e la socialità quali occasioni per aprire alla città un ambiente vivo, accessibile e integrato con il paesaggio del fiume e le sue sponde”.

L’investimento complessivo previsto è di circa 90 milioni di euro ■

Promotore Agenzia del Demanio

Team di progettazione Artelia Italia (capogruppo), Vittorio

Grassi Architects, Parconouveau, F&M Ingegneria, Iconia Ingegneria

Area di intervento 140.000 mq

Superfici costruite 33.800 mq tra edifici esistenti e nuove costruzioni

Investimento previsto 90 milioni di euro

TIRANA COLOSSEUM 339

LA TORRE METAFISICA DI LUCA DINI

Specializzato in yacht design, da qualche anno lo studio fondato nel 1996 da Luca Dini ha deciso di ampliare il proprio raggio d’azione all’architettura e alla progettazione urbana. Responsabile del dipartimento architettura è Giovanni Ferrara, senior partner della società dopo una lunga esperienza maturata in Cina. Ai progetti già in corso in Medio Oriente, come il masterplan di Sindalah Island in Arabia Saudita, parte del grande sviluppo di Neom, si aggiungono ora cinque progetti residenziali in Albania, tra cui Colosseum 339, una torre mixed-use alta 144 metri che sorgerà non lontano dal centro storico di Tirana.

L’aspetto sorprendente della torre è il risultato di un attento studio dei componenti e dei nodi che andranno a formare i prospetti: si tratta in realtà di una ‘pelle’ esterna priva di valenza strutturale, per quanto ogni elemento sia studiato per resistere ai carichi derivanti dalle condizioni atmosferiche. Le performance dell’involucro sono piuttosto affidate al nucleo interno, regolare e costruito con un tradizionale metodo core&shell e un involucro in curtain wall.

L’aspetto metafisico, che con l’elemento della volta e dell’arco richiama anche l’eredità ottomana della capitale albanese, è affidato a elementi prefabbricati in

calcestruzzo fibrorinforzato colorato in pasta agganciati alle solette metalliche dei balconi e retti da una sottostruttura tubolare.

L’effetto complessivo nasce dalla loro ripetizione e dalle proporzioni volutamente enfatizzate, nelle dimensioni dettate dal programma funzionale che prevede un atrio a doppia altezza, sei piani con destinazione

uffici e altri livelli intermedi e superiori a doppia altezza che ospiteranno giardini pensili, un ristorante panoramico e una penthouse di 300 metri quadrati. 43 in tutto gli appartamenti, con superfici comprese tra 50 e 150 metri quadrati.

In sommità, la copertura lascia spazio a un bosco pensile ispirato alla Torre Guinigi di Lucca ■

I dieci studenti del Master in Architettura e Salute 2024 Università Iuav di Venezia alla seduta di laurea.

1. Storie di ipotetici pazienti coinvolti nel progetto di integrazione di musicoterapia e miglioramento acustico del reparto di Neuroriabilitazione e Unità Spinale del Nuovo Ospedale di Padova, Oltre a migliorare l’efficacia dei trattamenti clinici, la Musicoterapia Neurologica contribuisce a evitare sprechi, poiché promuovendo un più rapido recupero psicologico dei pazienti, ne accelera la dimissione. (Relatori Claudia Romero e Leonardo Tizi, studente Léa Seide).

2. Schema delle diverse categorie in cui sono classificati i percorsi di accesso alla sala operatoria. I primi due sono tradizionali, il terzo prevede l’accesso dell’utente al blocco operatorio senza degenza, direttamente da casa, implementato grazie all’utilizzo di letti sanificati automaticamente, uno dei processi del Nuovo Ospedale di Padova (Relatori Claudia Romero e Chiara Berti, studente Valentina Catanzaro).

3. Progetto di trasformazione di un ambulatorio medico in sala per la comunicazione del fine vita e richiesta di donazione degli organi presso l’Ospedale San Bortolo di Vicenza. Il nuovo allestimento contribuisce al supporto psicologico sia dei familiari che del personale sanitario e mira a diventare un requisito dell’ospedale del futuro. (Relatori Paolo Fattori e Leonardo Tizi, studente Chiara Lago).

La Formazione nel campo dell’Architettura Sanitaria

IL MASTER IN ARCHITETTURA E SALUTE

Il legame tra architettura e salute è riconducibile all’antico Egitto, quando le discipline di Architettura e Medicina nascevano contemporaneamente sotto Imhotep, architetto del faraone Sośer. Da allora, l’uomo ha utilizzato l’architettura come mezzo per scongiurare la malattia, dapprima in un contesto religioso o di fede. Ciò che queste due pratiche hanno in comune è il loro orientamento al futuro: architettura e medicina offrono una prospettiva e un messaggio di speranza.

Il Master in Architettura e Salute dell’Università Iuav di Venezia è un corso post-laurea annuale che si propone di formare architetti, ingegneri e designer che vogliono specializzarsi nella progettazione, costruzione e gestione di strutture socio-sanitarie e della città che si prende cura delle persone. Più in generale, il corso si rivolge a tutti quei professionisti che condividono l’idea che la progettazione dell’ambiente costruito ha un impatto sulle persone e può essere determinante nel creare il loro benessere.

Il percorso formativo si articola in tre macroaree: Teoria, sicurezza, normativa e pro -

gettazione architettonica preliminare di una struttura sanitaria; Progettazione architettonica e architettura degli interni di una struttura sanitaria; Cura della città, infrastrutture per il benessere e progettazione di centri di assistenza e supporto territoriale. I corsi sono integrati con materie di psicologia ambientale, neuroscienza, botanica e sociologia dei processi comunicativi. Completano il percorso formativo un workshop estivo, uno stage autunnale presso un’azienda o uno studio professionale e la tesi da discutere a fine anno. Con l’idea di avviare fin da subito una ricerca ampia, legata al territorio veneto ma in linea con la politica Ue sugli obiettivi 2050 per ambiente, energia e clima, il lavoro del master e dei suoi dieci studenti dell’edizione 2024 (Léa Seide, Alberto Basaglia, Silvia Barp, Valentina Catanzaro, Francesco Ceola, David Costa, Edoardo Fasolin, Claudio Ficotto, Chiara Lago, Lucia Rapallo) si è sviluppato su diverse tematiche – dalla Musicoterapia Neurologica (Fig. 1) all’adozione di percorsi innovativi per accedere alla sala operatoria (Fig. 2), alla sala per la comunicazione di fine vita e la richiesta UN PERCORSO SINERGICO TRA UNIVERSITÀ IUAV E REGIONE

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di donazione di organi (Fig. 3, video https:// bit.ly/4f0lVCr), ad altre ancora – puntando a verificare nuove direzioni per stimolare un cambiamento concreto. Il master mira, infatti, a rivedere le linee guida della programmazione sanitaria in Veneto.

La Regione del Veneto aderisce all’iniziativa per dare seguito ai processi di innovazione dei luoghi della sanità che rispondano ai bisogni di salute dei cittadini. Facendo propria la richiesta della missione 6 del Pnrr, che prevedeva il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, con l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche, la Regione ha investito su un nuovo concetto di cura (prevenzione, salute e territorio) monitorato attraverso il sistema di “ descrizione, valutazione, monitoraggio e verifica dell’attività sanitaria”, e sul rafforzamento dello sviluppo di sale ibride, telemedicina, e robotica in ambito sanitario.

È questo il tema del convegno che si terrà il 30 settembre a Venezia, nella Sala San Domenico dell’Ospedale Ss. Giovanni e Paolo.

Promuovendo una rivoluzione culturale attorno ai temi della progettazione, costruzione e gestione della sanità, il percorso avviato in sinergia da Regione del Veneto e Iuav punta a un modello di ospedale del futuro non solo ‘flessibile, sostenibile e centrato sulla persona’, ma anche snello e dinamico. Il completamento del complesso delle strutture sociosanitarie finanziate dal Pnrr e l’attivazione di presìdi sul territorio aperti h24 porteranno di fatto a un ‘ospedale residenziale’ basato sull’idea che sarà la medicina a spostarsi verso l’abitazione e non viceversa.

In questo quadro, accanto al tradizionale grande edificio, verranno ricercati modelli spaziali innovativi, basati sulla logistica dei flussi. Inoltre, saranno analizzati nuovi requisiti funzionali imprescindibili (per es. la stanza della comunicazione del fine vita e richiesta di donazione degli organi) anche alla luce di nuove tecnologie sanitarie al fine di rendere l’ospedale più snello, con minore presenza di degenze, una sorta di laboratorio che monitorerà il paziente da lontano, ma che paradossalmente darà più spazio all’umanizzazione.

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Sebbene i due concetti siano agli antipodi, il fatto che l’essere umano possa essere sostituito dal robot in una serie di funzioni assistenziali darà al personale, non più logorato dal burnout, la possibilità di prendersi cura dei pazienti e dei degenti con più tempo e dedizione, portando a tutti un livello superiore di benessere mentale che sappiamo avere ricadute su quello fisico (Sternberg, 2009). Lontani dalle logiche economico-speculative e dalla falsa ‘sostenibilità’ di edifici energivori che, purtroppo, sono ancora alla base della progettazione dell’architettura sanitaria, e solo procedendo per domande e verifiche, e non per certezze e ripensamenti, si potrà arrivare al Future Hospital , un refrain che risuona da vent’anni e di cui ormai non riconosciamo più nemmeno il significato.

Caterina Frisone

Responsabile scientifico del master Università Iuav di Venezia frisone@iuav.it

Fondata a Londra nel 1996 da Andrew Yau, Claudio Lucchesi, Denis Balent e Jonas Lundberg, Ufo è un’organizzazione di studi indipendenti in costante evoluzione. Attualmente conta 16 cellule in tutto il mondo. Il proposito iniziale di essere un insieme che collabora a distanza si è evoluto con le tecniche emergenti, i materiali e le tecnologie, le ibridazioni nelle tipologie, le conseguenze nell’ambiente, la forma e gli effetti architettonici. Lo studio di Messina è formato da Lucia Alonci, Claudio Lucchesi, Francesco e Caterina Giordano, Alessandra Lauria, Carmela Notaristefano, Maria Luisa Verzera, Elena Trio, Anna Liuzzo, Carmelo Roberto Natale, Andrew Yau. www.urbanfuture.org

Prospetti e immagini di Casa Nicola (2007-2012) a Valdina, in provincia di Messina. Foto Chiara Cadeddu e Gianluca Aloi.

UFO È IL COLLETTIVO TRANSNAZIONALE FONDATO DA CLAUDIO LUCCHESI CHE DICHIARA GIÀ NEL NOME IL PROPRIO CARATTERE ALIENO E NON CONVENZIONALE. CON SEDI A LONDRA, GÖTEBORG, ATENE SIDNEY, SEOUL, PECHINO E A PACE DEL MELA (MESSINA)

PROSPETTO NORD
PROSPETTO SUD

UFO URBAN FUTURE ORGANIZATION

di Luigi Prestinenza Puglisi

Anche se UFO richiama alla mente la sigla che sta per Unidentified Flying Object e che usiamo per indicare astronavi che provengono da altri pianeti, in questo caso l’acronimo sta per Urban Future Organization. Ufo, precisamente, è il nome di un collettivo formato da architetti provenienti dalla Corea, dalla Svezia, dagli Stati Uniti, dall’Italia e da altre realtà geografiche i quali, dopo aver studiato insieme a Londra, si uniscono nel 1996 per formare uno studio di architettura transnazionale.

Il fondatore italiano è Claudio Lucchesi, classe 1966, che, dopo la laurea a Reggio Calabria, frequenta l’Architectural Association per approfondire la propria formazione. Sulle orme del successo dell’esperienza di Ocean, un altro importante collettivo transnazionale, decide di aprire uno studio la sigla del quale, oltre a ricordare, come abbiamo visto, il carattere alieno e non convenzionale, allude alla volontà di sperimentare nuove forme per la città contemporanea. E non è privo di riferimenti ad OMA, Office for Metropolitan Architecture, che è il nome scelto da

Koolhaas per la propria struttura professionale. Usualmente gli Ufo si incontrano in una delle città di provenienza o nella sede londinese. Per poi tornare nelle rispettive dimore e continuare a elaborare i progetti, comunicando via internet.

La formula ha un certo successo tanto che Ufo ha sedi anche a Göteborg, Atene, Sidney, Seoul, Pechino. E a Pace del Mela, una cittadina in provincia di Messina, dove opera Claudio Lucchesi.

Ufo ha un avvio fulminante. Nel 1999 vince il concorso per la Sarajevo Concert Hall con un lavoro notato da Zaha Hadid, uno dei membri della commissione, per l’intelligenza con la quale evitano di far emergere fuori terra la massa edilizia, preferendo invece farla scomparire nel terreno che, a sua volta, viene modellato a partire dal suo interno. L’edificio non sarà realizzato, privando Ufo di un’importante opportunità. La prima importante opera realizzata e promossa dalla componente italiana è casa Nicola a Valdina in una area collinare che gode di una magnifica vista verso il mare.

La villa, per sfruttare a proprio vantaggio l’orografia, si articola su due piani sfalsati di mezzo interpiano. I quattro livelli risultanti (la villa ha due piani) sono legati attraverso una rampa che ha la funzione di stabilire un continuum spaziale. Che culmina al quinto livello – quello della copertura – con una terrazza-teatro a gradoni che vagamente ricorda i celebri precedenti della promenade architecturale di villa Savoye di Le Corbusier, i patii di Rem Koolhaas e villa Malaparte a Capri.

Seguono gli uffici della Simone Gatto, nella zona industriale di Milazzo, sempre in provincia di Messina. Si tratta di una costruzione di tre piani fuori terra in vicinanza della fabbrica gestita dalla stessa ditta. Esprime un’idea dinamica dell’architettura, vissuta come concatenazione di spazi legati tra loro attraverso percorsi: una rampa che attraversa i tre piani dell’edificio e sulla quale si affacciano le funzioni ospitate. L’edificio si rifà al concetto del folding. I piani non sono sovrapposti meccanicamente gli uni sugli altri. Sono invece concepiti come una sequenza continua di attività che si potrebbe sviluppare lungo un unico livello orizzontale. Questo continuum, per non occupare una vasta superficie, viene, come se fosse un foglio di carta, piegato e diviso in tre piani.

Il rifiuto di una immagine statica lo si registra anche nell’organizzazione interna degli spazi suddivisi in quattro fasce, caratterizzate da una relativa autonomia funzionale, e ciascuna delle quali divisa da setti e tramezzi obliqui per mettere in crisi l’assetto ortogonale dell’impianto e per suggerire inaspettate visuali.

All’organizzazione spaziale, articolata e complessa, corrispondono dettagli costruttivi chiari e semplici e materiali non particolarmente sofisticati: pavimenti in legno, pareti pitturate bianche, ringhiere in metallo.

La terza opera importante di Ufo è casa Plemmiria, cosí chiamata per la sua ubicazione in una delle aree naturalistiche più belle della Sicila: l’area marina del Plemmirio, nel comune di Siracusa. A caratterizzare la costruzione è il legno, tagliato per grandi formati al fine di eliminare sprechi e giunture e diminuire i costi. La casa, che ha una sua compattezza volumetrica, appare come un oggetto a forte intensità plastica piovuto dal cielo, autonomo rispetto al contesto. Nello stesso tempo, grazie alle generose aperture (a tratti inconsuete: vi sono, per esempio due ampie finestre triangolari su un lato) la casa interagisce con la natura circostante e dal suo interno è possibile godere del magnifico panorama del Plemmirio. Il progetto per Tindari mostra un approccio più contestuale e meno oggettuale. Il parco archeologico è reinventato con una attenta operazione di landscaping. Evitando di immettere in un contesto tanto delicato nuove emergenze. Le cubature sono infatti nascoste dai giochi del terreno, anche se sono pensate in modo tale da godere della vista sul mare. In tutti i casi, compresi i progetti per Pace del Mela e per la Sede dell’Autorità portuale, importante è il contesto, cioè la capacità di coinvolgere l’intorno. E l’obiettivo è che si creino nuove relazioni e la qualità urbana cresca ■

Anche se i piani sono due, gli interpiani danno vita a quattro livelli, cui si aggiunge la terrazza.

A sinistra, lo spazio a doppia altezza del living.

Foto Chiara Cadeddu e Gianluca Aloi.

Località Valdina (Messina)

Progetto architettonico Urban Future Organization

Design team Claudio Lucchesi, Franco Giordano, Andrew Yau, Anna Liuzzo, Carmela Notaristefano

Progetto strutture Ignazio Faranda

Progettazione impianti Domenico Ravidà

Impresa costruttrice Gringeri Costruzioni

Climatizzazione Daikin

Illuminotecnica iGuzzini

Cronologia 2007-2012

Volumi interconnessi

Casa Nicola sorge su una collina della costa tirrenica messinese, con una magnifica vista sulle Eolie e Capo Milazzo. In netto contrasto con il disordine edilizio circostante, l’abitazione si presenta come un corpo estraneo e al contempo in armonia con la natura. Non cerca di mimetizzarsi, ma di dialogare con il paesaggio, aprendosi verso il mare e mantenendo un carattere più chiuso verso l’entroterra.

L’elemento più audace è la copertura a falde convergenti, in contrasto con la tradizione locale, che richiama forme infantili e simboliche.

La casa si sviluppa su due livelli: il primo, più piccolo, ospita la zona giorno; il secondo, la zona notte, si estende con sbalzi laterali.

Entrambi i volumi si articolano in tre parti, con un ambiente centrale a doppia altezza come fulcro,

intorno al quale si sviluppano rampe panoramiche che conducono a una terrazza sul tetto.

L’architettura è fluida, dinamica, pensata per essere percorsa e vissuta. La luce naturale e una colonna-cavedio che raccoglie l’acqua piovana contribuiscono a una fusione profonda con l’ambiente naturale.

La pelle dell’edificio è costituita da una trama di sottili assi di legno bruno, assemblate e tagliate artigianalmente secondo la sagoma dei prospetti. L’accostamento fra il bianco candido del calcestruzzo intonacato e i toni color castagna del legno le conferiscono un’atmosfera elegante.

Attorno, 4.500 alberi da frutto completano il dialogo tra architettura e paesaggio.

SEZIONE B-B’
PIANTA PIANO TERRA

Località San Pier Niceto (Messina)

Committente Simone Gatto Srl

La morfologia trae ispirazione dalla tecnica del ‘folding’ enfatizzata dalle ampie superfici vetrate. Foto Ufo.

Progetto architettonico Urban Future Organization

Design team Claudio Lucchesi, Franco Giordano, Andrew Yau, Anna Liuzzo, Carmela Notaristefano, Vendula Zimanglova

Progetto strutture Ignazio Faranda

Impresa costruttrice Maiorana Costruzioni

Climatizzazione Daikin

illuminotecnica iGuzzini

Superficie costruita 1.285 mq

Volumetria totale 5.260 mc

Area sistemata a giardino 5.000 mq

Cronologia 2006-2009

Lemon Factory

La sede dell’azienda, che produce essenze e concentrati di agrumi, nasce dall’esigenza di ampliare gli spazi produttivi e amministrativi. Il progetto architettonico esprime una fluidità dinamica che fa dell’edificio un organismo plastico e continuo, dove linee e piani si piegano, si intrecciano e si connettono in una composizione visiva e strutturale coerente. I prospetti nord e sud mostrano la fusione di pareti e solette in una massa avvolgente che contrasta con la leggerezza delle superfici vetrate.

L’architettura si costruisce per frammenti armonizzati: grandi pareti trasparenti, pilastri obliqui e percorsi interni in movimento definiscono un am-

biente fluido, dove movimento e cambiamento sono costanti. La grande rampa interna assume una funzione centrale e direzionale, mentre gli elementi strutturali si alternano tra griglie ortogonali e tracciati obliqui, creando contrasti e ambivalenze percettive.

Il progetto propone un’architettura luminosa, attraversata dalla luce naturale, favorita da ampie superfici vetrate, pavimentazioni chiare e altezze generose. Lo spazio interno è continuo ma leggibile, distinguendo le aree comuni e semipubbliche (asilo, palestra, piscina, mensa) al piano terra, dagli uffici dirigenziali e sale riunioni al primo piano, e dai laboratori di ricerca al piano superiore.

triangolari incuriosisce l’osservatore. A destra, il fronte sud è invece trasparente e aperto sul paesaggio. Foto Ufo.

Muto e indifferente al contesto, l’involucro sui lati est e nord rivela tuttavia una forma originale e con due angoli smussati e due finestre
NORTH ELEVATION
WEST ELEVATION
SOUTH ELEVATION

PLANIMETRIA

House of Cards

T House - Casa Plemmiria (dal nome del promontorio riserva naturale poco a sud di Siracusa) è un esempio di costruzione in legno lamellare che trasforma i limiti della prefabbricazione, come le dimensioni massime che consentono il trasporto su gomma dei pannelli, in elementi che caratterizzano l’architettura, qui concepita come una sorta di castello di carte che articolano strategicamente la sequenza di opacità, permeabilità, riflettività e trasparenza dell’involucro. Avvicinandosi dal viale d’ingresso la villa appare chiusa e muta, con due angoli smussati in alto a

destra e in basso a sinistra e due finestre triangolari che richiamano l’attenzione verso l’interno. Sul fronte sud invece, i pannelli di legno incorniciano le grandi vetrate che per tutta l’altezza dell’abitazione si aprono sulla piscina e sul meraviglioso panorama della riserva marina, cancellando il confine fisico tra gli spazi interni e la natura.

Se l’architettura si mostra piuttosto indifferente al contesto culturale della zona e appare come un oggetto volante non identificato planato accidentalmente su un basamento di pietra chiara, dall’al-

tra parte, anche per le forme decise e aggettanti in orizzontale verso il paesaggio, l’involucro che la protegge sembra quasi una ‘macchina’ che la natura intende ‘aspirare’ per portarsela all’interno, dando vita alla sensazione di ‘abitare’ il luogo.

Località Siracusa

Progetto architettonico Urban Future Organization

Prefabbricazione e impresa costruttrice Segheria Vecchio

Illuminotecnica Erco

Cronologia 2021-2022

Antiquarium in legno di castagno, che verrà ampliato per includere la cisterna adiacente. L’edificio (24 x 11,5 m) ospita un nuovo allestimento con percorso espositivo semplificato e intuitivo.

Uffici rivestiti in pietra locale ( 29,25 x 8,30 m) che includono servizi igienici.

Camerini realizzati in vetro opale bianco: sfruttano giochi di luce e ombra per creare un’atmosfera teatrale (35 mq circa).

Toilets rivestite in terracotta artigianale che richiamano la decorazione dei capitelli corinzi dell’epoca. L’edificio (13 x 6 m) ospita 8 bagni (due per disabili), e una sala di primo soccorso.

Visitor Centre. Adiacente al teatro greco, il nuovo edificio si adagia sul terreno in pendenza, rispettando la morfologia del sito e il carattere del luogo.

PLANIMETRIA DI PROGETTO

INSULA IV

SEZIONE LONGITUDINALE DOMUS DI CERCADENARI

SEZIONE TRASVERSALE DOMUS DI CERCADENARI

PROSPETTO LONGITUDINALE

PROSPETTO LONGITUDINALE

PROSPETTO LONGITUDINALE

A-A’ SEZIONE A-A’ SEZIONE A-A’

PIANTA
PIANTA
PIANTA
SEZIONE
SEZIONE
Camerini
Uffici
Antiquarium

Un progetto che ha l’obiettivo di costruire e integrare edifici di servizio per migliorare la funzionalità l’accessibilità e l’esperienza dei visitatori del Teatro Greco di Tindari

PROSPETTO LONGITUDINALE

Progetto per il Parco Archeologico e il Teatro di Tindari

Dalla basilica al teatro, dalle terme alle insulae delle abitazioni, fin dall’epoca romana tutte le architetture del sito di Tindari sorgono in pendenza, lungo il declivio che in direzione Sud-Nord si affaccia sul Tirreno, in un vasto paesaggio aperto nel quale si inserirà il nuovo Visitor Centre del parco archeologico progettato da Ufo. Integrato in questo paesaggio con un tetto verde calpestabile, il nuovo edificio si adagia sulla collina seguendone il pendio. I diversi ambienti, serviti da una scala esterna per i primi due livelli per poi proseguire all’interno, intorno a una corte, si sviluppano a livelli differenti assolvendo alle funzioni di biglietteria, accoglienza, due aree conferenze, bookshop, sala didattica, laboratori, depositi, uffici e servizi.

Collegamenti verticali dinamici tra i diversi livelli, il design-for-all è garantito da due ascensori e da piattaforme mobili, dilatano la percezione visuale delle dimensioni e generano una spazialità fluente e differenziata nelle varie ore del giorno e delle stagioni per effetto della luce che penetra dalla

corte interna e dai due lati dell’edificio. Il progetto prevede inoltre la demolizione e ricostruzione, mantenendone la sagoma attuale, dei piccoli edifici esistenti. Concettualmente tali edifici avranno una coerenza architettonica e materica. Architettonica perché nonostante abbiano dimensioni diverse sono accomunati dallo stesso linguaggio formale dato dalla graduale diversa pendenza delle coperture e dalle ampie finestre di forma quadrata al colmo che illuminano gli ambienti interni attraverso la luce zenitale. Materica perché gli edifici sono rivestiti con quattro diversi materiali, utilizzati dagli abitanti di Tindari in epoca romana, repubblicana e imperiale: mattonelle di terracotta realizzate artigianalmente per i servizi igienici con l’infermeria; pietra locale per il blocco uffici (di 29,25 x 8,30 metri); vetro opale bianco per i camerini. L’antiquarium, uno degli edifici di maggiore importanza, a monte del decumano tra la basilica e il teatro, sarà riproposto in legno di castagno, il più diffuso legno da opera del tempo.

Visitor Centre
VISITOR CENTRE ELEVATION
SEZIONE A-A’
PIANTA
Toilets

IL PROGETTO COME SERVIZIO ALLA COLLETTIVITÀ

Se una conclusione si può trarre dopo avere letto la monografia pubblicata in occasione dei primi trent’anni di attività dello studio fondato da Vincenzo Corvino e Giovanni Multari è che l’adesione al principio di realtà non impedisce di affrontare con spirito innovativo gli ostacoli materiali che regolamentano (male) la produzione architettonica in Italia. E che è possibile conservare una dimensione etica sia per quanto riguarda i rapporti con la committenza sia nella difesa del valore pubblico di ogni architettura, anche di quella privata. Articolato in sei capitoli tematici, il volume si presenta in forma di conversazione tra gli architetti e il critico Pierre-Alain Croset (che a volte, con domande più lunghe delle risposte, diventa protagonista del testo). Conversazione intorno a 56 progetti, sui 96 del regesto completo dello studio, 26 dei quali qui illustrati con materiale in buona parte inedito, dai primi (piazza De Bruzi a Cosenza, 1995-98 o il restauro del grattacielo Pirelli di Milano, 1998-2005, con Renato Sarno, che nel 2008 valse allo studio un premio speciale alla Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana) a quelli in corso e ai concorsi non vinti, tra i quali la bellissima ipotesi di ristrutturazione dello stadio Franchi di Firenze (2022), a conferma del fatto che da quando erano giovani promesse alla raggiunta maturità Corvino e Multari non hanno mai voluto separare l’attività progettuale nel campo del restauro e del riuso dell’esistente da quella riguardante i nuovi edifici, perché, scrive Croset nella prefazione, “per loro ogni progetto nasce sempre dall’interpretazione critica del contesto e dallo studio della storia dei luoghi”.

L’architettura

SPAZI CHE CURANO ANIMA E CORPO

Il primo Cancer Care Centre è stato costruito nel 1996 dalla trasformazione di un rudere nel sito dell’ospedale di Edinburgo, progettato da Richard Murphy su incarico di Charles Jencks secondo le indicazioni elaborate insieme a sua moglie Maggie Keswick (1941-1995). Affacciato su un giardino, quel luogo ‘domestico’, con una cucina nello spazio centrale a doppia altezza, senza porte tranne che per il bagno e con pannelli mobili al posto delle pareti, divenne la base di partenza per stilare un architectural brief che ha consentito finora di realizzare più di trenta Maggie’s Centre. Ma l’obiettivo di Caterina Frisone non è storico. Piuttosto, quello della responsabile scientifica del master di II livello in Architettura e Salute dell’Università Iuav è il tentativo di comprendere le capacità di guarigione di luoghi che in alcun modo – tranne che per il giardino, sempre presente – si definiscono terapeutici (sarebbe presuntuoso, oltre che terribile, dire a qualcuno “questo è un luogo di cura”). Nonostante sia ormai acclarato che una finestra sul giardino ha effetti benefici sui pazienti, negli ospedali il verde gioca solo un ruolo decorativo e l’architettura e gli interni sono al servizio di una medicina per la quale il corpo e l’anima sono entità separate. Numerosi gli elementi trattati dal saggio – che si avvale di un’esperienza diretta dell’autrice durata mesi in tre diversi centri – tra cui le neuroscienze che, se considerate con serietà, danno sostanza scientifica alle tesi della fenomenologia di

Husserl e Merleau-Ponty. Ma al centro di tutto la qualità dello spazio e la possibilità di movimento. Il fatto stesso di abitare luoghi che favoriscono la condivisione della medesima malattia è un elemento rassicurante, che incoraggia a reagire. Reazioni positive generate dal movimento all’interno di spazi aperti, privi di qualsiasi carattere ‘ospedaliero’, che diventa fonte di incontro, di normalità e di esplorazione. Per un’architettura che sappia ricreare quell’unitarietà tra individuo e mondo naturale e tra mente e corpo che dai tempi di Cartesio in Occidente abbiamo perso. E che forse anche con l’aiuto dell’AI nelle diagnosi potrebbe avere effetti positivi, oltre che sui pazienti, sui budget della sanità.

The Therapeutic Power of the Maggie’s Centre Caterina Frisone Routledge, Abingdon/New York 2024 236 pp, En, 30,39 Gbp ISBN 978-1-032-15526-5

FARE ARCHITETTURA IN PROVINCIA

La piazza di un comune agricolo; una demolizione e ricostruzione in centro storico; una villa che negli anni Cinquanta era ‘signorile’; una villetta anni Sessanta ristrutturata con un budget ridotto all’osso. Tutte nella provincia veneta, tra Rovigo e Ferrara: una di quelle aree interne che non sono né abbandonate né attrattive per un turismo che sembra ormai l’ultima risorsa di un Paese che ha smarrito la propria vocazione industriale ma che rappresentano quasi il sessanta per cento del territorio nazionale e dove vive un quarto della popolazione. Dove la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi, che la esibiscono con la Range Rover e la villa hollywoodiana che nulla ha a che fare con la comunità e la cultura locale, dove i frangisole si chiamano ancora ‘gelosie’ e tutti sanno tutto degli altri. Una cultura conservatrice ma autentica che Roberto Navarrini e Elena Lavezzo (lui Iuav, lei Università di Ferrara e Etsab Barcellona) rileggono con la delicatezza

di chi questi luoghi conosce e vive e con l’intelligenza che queste quattro opere raccontano. Piccoli gesti forse, ma una pratica quotidiana di ascolto che valorizza il patrimonio costruito passo dopo passo, anche senza fondi internazionali a parlare di rigenerazione urbana.

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2025 128 pp, Ill, 20 euro ISBN 979-12-5539-056-5

Corvino + Multari
dialoga con la città
Pierre-Alain Croset
Marsilio Arte, Venezia 2025 336 pp, Ill, 35 euro - ISBN 979-12-5463-276-5
progetti. Navarrini Architetti TGBook, Sandrigo

FORMARE LUOGHI

Dove l’immagine lascia spazio alla materia, al sito, alla relazione con l’ambiente

a cura di Carlo Ezechieli
Modello della biblioteca di comunità Yuyarina Pacha. ©Al Borde

Troppa immagine poca architettura

Dall’avvento di Internet alla supremazia delle fotografie, fino all’attuale produzione massiva di immagini generate dall’intelligenza artificiale, viviamo da almeno trent’anni in un vortice visivo che riguarda l’architettura. Mai prima d’ora l’immagine ha avuto un ruolo tanto centrale, al punto da perdere contatto sia con la realtà, sia con la volontà propositiva e creativa che un tempo la sosteneva. Pensiamo ad esempio alla Glasarchitektur di Bruno Taut o alle visioni futuriste di Antonio Sant’Elia: non più che immagini, d’accordo, ma fondate su un pensiero, su un’idea di città e società. Le immagini di oggi invece sono spesso belle, accattivanti, seducenti, perfino utili suggestioni a livello compositivo o meramente creativo, ma prive di un elemento essenziale: la capacità di delineare un paradigma, di incarnare un’idea estesa e strutturata di architettura e di città. Manca, cioè, la sostanza progettuale. E questo accade perché, pur essendo chiaro il riferimento alla tecnica, nello specifico ad ogni possibile sistema di design parametrico, mancano almeno due parametri fondamentali: la società e il luogo. Il luogo non era un elemento centrale neppure nelle visioni urbane di Frank Lloyd Wright né tantomeno di Le Corbusier. Ma è un dato di fatto che, facendo architettura, il riferimento a un contesto specifico rimane imprescindibile. È interessante allora osservare come, forse proprio per reazione a questa smaterializzazione dell’architettura in pura immagine, alcuni premi internazionali, come lo Swiss Archiutectural Award (trattato in queste pagine) o l’Obel Award, tendano oggi a valorizzare opere fortemente radicate nel luogo. Opere in cui l’architettura torna ad avere un’anima concreta, dialogando con il contesto e la società che la abita.

Al Borde è uno studio di architettura con sede a Quito (Ecuador). Nella foto (scattata alla premiazione dello Swiss Architectural Award 2024): Riccardo Blumer, Nicola Navone, Nicola Guscetti e Mario Botta con i fondatori di Al Borde Pascual Gangotena, Esteban Benavides, David Barragán e Maríaluisa Borja. Foto Ti-Press/Samuel Golay. www.albordearq.com

AL BORDE. PROGETTARE PER LUOGHI E PERSONE

UNA CONVERSAZIONE CON IL COLLETTIVO AL BORDE

VINCITORI DEL PREMIO INTERNAZIONALE BANCASTATO

SWISS ARCHITECTURAL AWARD EDIZIONE 2024

Qual è lo scopo del vostro lavoro?

Esteban Io credo che l’architettura debba rispondere a delle domande di identità esistenziale. Ad esempio: cosa dovremmo fare con le nostre capacità, con la nostra conoscenza del luogo in cui ci troviamo? Qual è il nostro posto? In quale direzione dovremmo lavorare? Le nostre discussioni all’inizio di un nuovo progetto iniziano sempre così. Come affrontare questo progetto, perché costruirlo, e come farlo. Credo che intorno a questo si costruisce la radiografia di ogni luogo, di ogni momento, di ogni comunità con cui lavoriamo. È una ricerca personale di identità, di senso della professione e di noi stessi nel luogo in cui siamo. Pascual Penso che fondamentalmente l’architettura ci permetta di contribuire in modo positivo a ciò che accade intorno a noi.

È evidente che avete un legame molto forte con il territorio. Pensate che lavorare in Ecuador vi distingua identificando la vostra architettura?

David All’inizio pensavo che avremmo potuto lavorare solo in Ecuador. Ma con il tempo abbiamo capito che non è così. Ovunque ci siano persone, ci sono anche condizioni diverse, materiali differenti e mani pronte a costruire. Così abbiamo realizzato progetti in Cile, in

Perù, installazioni e padiglioni in varie parti del mondo, e anche un progetto negli Emirati Arabi. Abbiamo compreso che il nostro approccio è strettamente legato al territorio in cui ci troviamo, non è limitato all’Ecuador. Ovunque andiamo cerchiamo qualcuno originario del luogo che ci possa aiutare a connetterci con quel territorio, e da lì iniziamo a cercare una forma che dia identità al nostro progetto. Ciò che cerchiamo è il senso profondo di ogni territorio e come metterne insieme tutti i pezzi. Non importa dove siamo: è qualcosa di più personale, un’etica, un modo nostro di pensare e di lavorare.

Marialuisa Credo che questo nostro modo di pensare e di fare architettura derivi dal fatto che l’Ecuador è uno spazio di possibilità. Pur trovandoci ad affrontare molte restrizioni, che potrebbero essere demotivanti, per noi è stata occasione di espansione di pensiero che ha incrementato la nostra capacità creativa. Questo tipo di pensiero sicuramente si può trasferire ad altri luoghi.

Tuttavia lavorare in Ecuador non comporta le stesse restrizioni che esistono in Europa, dove praticamente ogni elemento della costruzione deve essere certificato e conforme alle norma-

Gli spazi esterni della RawThreshold sono stati realizzati con materiali naturali e recuperati da infrastrutture locali.

Il risultato è un’opera dal forte impatto visivo, caratterizzata da un’estetica grezza e autentica. Foto Ahmed Osama e Al Borde.

tive. Pensate che questa maggiore libertà possa favorire lo sviluppo dell’architettura e stimolare la creatività?

David Proprio ieri sera parlavamo di come il lavoro collettivo nasca spesso da un bisogno concreto e urgente. Prendiamo l’esempio dell’agricoltura: immaginiamo di non avere acqua, che l’unica fonte si trovi in montagna, e siamo in cinquecento, allora ci organizziamo per costruire un canale o un fosso che la porti a valle. Penso che il bisogno sia il motore di tutto. Dal momento che l’Ecuador è un Paese con molti bisogni in diversi ambiti, questo crea l’opportunità di fare molte cose.

Pascual L’Ecuador viene spesso percepito come un territorio di possibilità, mentre l’Europa come un territorio di vincoli, anche se dal punto di vista economico globale, sembrerebbe il contrario. L’Europa è considerata il luogo dove migliorare la propria vita secondo i parametri convenzionali. Credo che uno dei nostri punti di forza sia la ricerca di radicalità, il non voler rinunciare alle ambizioni e agli ideali in cui crediamo. Questo ci ha portato a trovare nel nostro territorio un modo per dare loro forma. Ma anche quando ci troviamo altrove, in Europa, a Sharjah, in Cile o in altri contesti, cerchiamo di capire come mantenere viva quella tensione radicale e trasformarla in architettura. I nostri progetti nascono spesso dall’incompletezza, dal non sapere. Per noi, la collaborazione significa questo: l’altro aggiunge ciò che manca, porta un elemento che dà struttura, che aiuta a definire ciò che stiamo costruendo.

E che chiaramente lavora moltissimo sul posto, vero?

Pascual Sì, ma assume forme diverse in ogni luogo, perché i luoghi non cercano un’identità, ce l’hanno già. Si cerca cosa c’è lì che può rispondere a bisogni che già sono presenti. Marialuisa Trovo sempre interessante come, nelle conversazioni tra architetti, si parli spesso di concetti astratti come l’identità o la cultura. Però, quando iniziamo a progettare, ci concentriamo su questioni molto concrete: “mi serve una biblioteca” o “mi serve una cucina comune”. Non partiamo mai da grandi discorsi culturali su chi siamo o quali siano i nostri ideali. Invece parliamo di materiali, dimensioni, sistemi costruttivi. Quindi, anche se il tema principale è molto pratico, è sempre collegato alla cultura e all’identità, per scoprire che anche da temi molto convenzionali emergono sempre questioni sociali ed ecologiche.

Quali sono le vostre principali influenze? In senso generale, ad esempio la natura, altri architetti, altri progetti…

David Io tornerei al periodo in cui ancora studiavamo: tutta la nostra formazione era fortemente eurocentrica. Le lezioni di costruzione mostravano dettagli di architetti svizzeri, quelle di teoria erano basate sui testi di Kenneth Frampton, insomma, tutto arrivava da quel contesto europeo. Il mondo che poi ci siamo trovati ad affrontare non rispondeva affatto a quelle nozioni. Pur essendo una cultura architettonica generale, non ci forniva gli strumenti

In alto l’Aula Mirador, in Ecuador. Lo spazio è studiato per essere facilmente trasformato in un’aula a cielo aperto. Foto Jag Studio.

A sinistra planimetria generale del progetto Mirador Aula.

ha mostrato Autoprogettazione. È stato illuminante scoprire che una persona che veniva da così lontano aveva sviluppato un pensiero così simile al nostro.

per affrontare concretamente il nostro lavoro quotidiano. Credo che la cosa più interessante sia stata iniziare un processo di autoanalisi: guardarci intorno, capire come possiamo progettare e costruire nel nostro territorio, creando i nostri riferimenti locali. In questo senso, per me un momento chiave è stato quando nel 2004 ho visto per la prima volta l’architettura di Solano Benítez. È lì che ho scoperto che esisteva un architetto in Paraguay capace di costruire con i materiali e la manodopera locali sviluppando un’estetica personale e un linguaggio architettonico di alta qualità e di respiro internazionale. Prima di allora non avevo mai percepito una forza così autentica da parte di un architetto latino-americano. Per me è stato un vero punto di svolta. Per noi, quella è diventata una ricerca fondamentale: trovare riferimenti che rispondano davvero al territorio in cui viviamo e lavoriamo.

Trovo interessante che in contesti come il Messico, pur con una forte influenza da par-

te dell’Europa o degli Stati Uniti, questa viene sempre reinterpretata in chiave locale, secondo una sorta di sincretismo. Succede qualcosa di simile anche nel vostro caso?

David Non credo, il Messico ha una connessione molto forte verso il Nord, c’è sempre stato molto scambio in qualsiasi campo artistico come in letteratura, in musica, in architettura. Noi siamo molto più disconnessi, non c’è una vera relazione con l’esterno, ci ritroviamo in mezzo al nulla. Penso sia stato un nostro lavoro quello di rompere quegli schemi.

Pascual I riferimenti cambiano in continuazione, a eccezione di Solano e dell’architettura vernacolare, che sono sempre presenti, un altro riferimento per me importantissimo è sicuramente José María Sáez, che è stato un nostro professore in Ecuador.

Esteban C’è anche un italiano per noi fondamentale. Non è un architetto, si tratta di Enzo Mari. Lo abbiamo scoperto circa dieci anni fa, da un nostro amico che – dicendo “Guardate, questo somiglia molto al vostro pensiero” – ci

Pascual C’è qualcosa anche di molto ironico nel discorso di Mari che cerca di affrontare le varie tematiche in modo semplice e soprattutto cerca di non coinvolgere le industrie. Questo suo modo di pensare mi ricorda Solano che durante una sua conferenza disse “Se avessi pomodori, costruirei con i pomodori”. Nonostante questo loro umorismo, affrontano il mondo molto seriamente, riflettendo su problematiche importanti e talvolta opponendosi al sistema.

Marialuisa Per me sono punti di riferimento, anche se non sono architetti riconosciuti, i miei nonni. Hanno sempre risolto le cose in modo molto semplice. Mio nonno costruiva, mia nonna non è mai andata a scuola, eppure ha imparato a fare tutto quello di cui aveva bisogno. Questa è la dimostrazione che si può fare qualsiasi cosa e spesso non serve molto. Gli spazi in cui vivevano se li sono creati da soli.

Quattro è un numero interessante: quattro teste, quattro personalità diverse. Churchill diceva “la riunione ideale è tra due persone, quando una delle due è assente”. Ma in quattro, come fate a gestirlo?

Marialuisa Secondo me è un territorio di ne -

PLANIMETRIA GENERALE

Sopra, il cantiere durante la costruzione della struttura portante in legno della biblioteca. Foto Al Borde.

A sinistra uno degli spazi della Biblioteca Comunitaria Yuyarina Pacha. Foto Jag Studio.

goziazione continua e di conflitto costante. È stato un processo di apprendimento: imparare a comunicare, a capire davvero quali sono le nostre priorità. Quando lavori in gruppo e cerchi di spiegare le tue idee, ti accorgi che hai bisogno di essere più chiaro, di dare voce a intuizioni che spesso resterebbero implicite. Oggi per me il conflitto non è più qualcosa di drammatico. Fa parte del processo. A volte saremo d’accordo, a volte no, a volte un’idea sarà semplicemente migliore di un’altra. È diventato qualcosa di più quotidiano, più domestico, più naturale.

David Credo sia stato un processo di accettazione. Non lo avevamo pianificato, ma col tempo abbiamo capito quanto fosse fondamentale. Un’accettazione di sé e dell’altro. Penso che questa sia stata la nostra vera forza. Per esempio, io non sono il più bravo a risolvere una struttura. Potrei farlo, certo, potrei studiarla, dedicarci tre anni. Ma so che Pascual è eccezionale in questo. Quindi per me significa accettare di non essere il migliore in un ambito, e riconoscere che lui saprà risolverlo meglio e più in fretta. Ci metterà un decimo del tempo e il risultato sarà tre volte superiore. È semplice: ognuno si occupa di ciò in cui è più bravo. Pascual L’ammirazione per l’altro è ciò che ci tiene uniti, che ci spinge a lavorare perché stiamo bene insieme.

Esteban Abbiamo una metodologia di proget-

tazione chiara. Credo che questa metodologia sia una vera chiave: ci permette di includere voci diverse in una discussione strutturata, offrendo strumenti concreti per prendere decisioni. Per noi l’architettura e l’arte in generale, è quel momento in cui entri in contatto con te stesso, scopri la tua identità, e da lì riesci a relazionarti con l’altro. È proprio questo che amo del processo: immergermi in qualcosa che mi permette di capire me stesso, il luogo in cui sono, le persone intorno a me, e da lì creare una connessione. È davvero qualcosa di molto bello.

Un’ultima domanda. Immaginate di essere nel futuro, diciamo tra cinquant’anni. Qual è il messaggio che mandereste al presente?

Esteban Al Borde non ha mai avuto lo sguardo rivolto così lontano. Nessuno immaginava nemmeno che sarebbe durato così a lungo. Non è mai nato per essere un vero e proprio studio. Al Borde è la conseguenza naturale del chiederci ogni giorno qual è la cosa migliore da fare in quel momento. Non c’è mai stata una visione a vent’anni, né l’intenzione di creare uno studio che esportasse un pensiero altrove. La preoccupazione è sempre stata come possiamo fare oggi il massimo a partire dalle risorse e le condizioni che abbiamo intorno. L’obiettivo non va oltre il completamento dell’opera e la soddisfazione di chi la vive.

David Credo che, come dice Esteban, l’Al Borde del futuro ci direbbe: “Continuate a camminare. Pensate solo al presente.” Qualcosa succederà. L’importante è restare concentrato su ciò che stai facendo adesso, perché da lì, inevitabilmente, nascerà qualcosa. Cammina, semplicemente. Noi abbiamo camminato per diciotto anni, ed è così che tutto è accaduto.

Pascual È un po’ come diceva Eduardo Galeano: “L’utopia è come l’orizzonte. Tu fai tre passi e l’orizzonte si allontana di tre passi, tu ne fai cinque, e si allontana di cinque. Ma è questo che è l’utopia. Semplicemente continui, continui a camminare, continui in quella direzione”.

Marialuisa Credo che ci sia qualcosa di profondamente interessante nello spostare lo sguardo dall’orizzonte al presente. Quando smetti di chiederti dove vuoi arrivare e inizi a chiederti “come posso godermi questo momento”, sapendo che ci vorrà tempo, cambia tutto. È un passaggio importante perché, quando guardi troppo lontano e ti dici: “Voglio arrivare lì”, spesso cerchi la via più veloce, più efficiente. È come se fossi già proiettato altrove.

In alto, la facciata principale con ingresso alla casa laboratorio.

A destra, interno della cucina dell’abitazione. In evidenza la combinazione dei due materiali utilizzati per la costruzione dell’edificio, cioè legno e mattoni, sia per la struttura sia per gli arredi interni.

Località La Vicentina, Quito, Ecuador

Progetto architettonico Al Borde

Collaboratori María Fernanda Heredia, Melissa Narváez

Ingegneria strutturale Patricio Cevallos & Holbeein

Velázquez

Sostenibilità Scinergy

Superficie del lotto 200 mq

Superficie costruita 210 mq

Progetto 2020–2023

Costruzione Agosto 2023 – Agosto 2024

Costruzione a cura di Al Borde

Disegni esecutivi Carolina Quishpe

Foto Jag Studio

PROSPETTO NORD

Sotto, dettaglio della scala che mostra come anche in questo caso siano stati utilizzati per la costruzione i pingos ovvero tronchi di eucalipto non lavorati.

PROSPETTO SUD

In alto. I due edifici si inseriscono nel contesto risolvendo il problema del cambio di quota della strada.

A fianco. Spaccato assonometrico che mette in evidenza la struttura portante in legno degli edifici e il rivestimento in mattoni.

La casa-laboratorio

IL PROGETTO DI AL BORDE NEL QUARTIERE LA VICENTINA A QUITO

Nel cuore del quartiere La Vicentina, a Quito, si erge una casa che è al tempo stesso abitazione privata, laboratorio sperimentale e manifesto di un’architettura radicata nel contesto e proiettata verso il futuro. Il progetto, firmato dallo studio Al Borde, nasce dalla visione di un ingegnere meccanico, docente e direttore del gruppo di ricerca Scinergy, il cui lavoro si concentra sull’efficienza energetica negli edifici.

La casa non è solo luogo di vita, ma parte integrante di una ricerca scientifica: dotata di sensori, produce dati analizzati in tempo reale per studiare il comfort termico, il consumo idrico ed energetico.

Grazie a una combinazione di strategie passive (come orientamento solare, ventilazione incrociata, massa termica del mattone, isolamento) e attive (fotovoltaico, pompe di calore, recupero delle acque) l’edificio raggiunge l’obiettivo di energia netta zero e riduce del 40% il consumo d’acqua esterna.

SPACCATO ASSONOMETRICO

Su un lotto scosceso e senza accesso carrabile, la casa reagisce con una forma compatta e verticale. Due volumi paralleli si organizzano intorno a un patio centrale che integra la vegetazione esistente e valorizza la vista. Ogni piano ha una funzione distinta e si apre con terrazze progressive verso il quartiere, favorendo l’interazione con lo spazio pubblico. I materiali scelti esprimono una forte consapevolezza ambientale e sociale. I pingos, tronchi grezzi di eucalipto locale, riducono l’energia grigia e garantiscono tracciabilità e controllo della filiera. Il mattone artigianale, prodotto da piccole realtà locali, affianca la struttura lignea in un sistema ibrido che coniuga stabilità e prestazioni termiche.

Questa casa è molto più di un’abitazione: è un dispositivo di apprendimento, una dichiarazione politica e un esempio replicabile di come progettare responsabilmente nel Sud globale.

PIANTA PIANO TERRA

Località Puerto Cabuyal, Manabí, Ecuador

Progetto architettonico e strutturale Al Borde

Periodo Escuela Nueva Esperanza 2009, Esperanza_dos 2011, Ampliamento Auditorio Esperanza_dos 2011, Ampliamento Espacio de Adolecentes Esperanza_dos 2012, Última Esperanza 2013 - 2014, Ampliamento Cocina Esperanza_dos 2019.

Costruzione

Al Borde, Comunidad de Puerto Cabuyal e volontari

Disegni a mano:Marie Combette

Foto Jag Studio

Dall’alto, in senso orario. Interno della biblioteca della scuola. Sezione di una porzione di uno degli edifici in cui si spiega il metodo tradizionale utilizzato per la costruzione del complesso scolastico. Una delle classi in stretta relazione con la natura circostante.

SEZIONE

A destra schizzo concettuale dei padiglioni.

In basso immagine aerea dell’area di progetto.

Il progetto e la costruzione collettiva

A Puerto Cabuyal, piccolo villaggio costiero della provincia di Manabí, in Ecuador, l’architettura non è un prodotto finito ma un processo attivo. Un atto condiviso, che nasce dall’urgenza, si sviluppa attraverso l’incontro e prende forma attraverso il sapere locale. Questo è il senso profondo di Las Tres Esperanzas, un progetto educativo e architettonico che, nel corso di un decennio, ha dato vita a uno spazio in continua trasformazione: una scuola, una comunità e, forse, un modello.

Tutto ha inizio nel 2007 con una minuscola capanna di appena 12 mq: è lì che la comunità crea la prima Escuela Nueva Esperanza, risposta concreta all’impraticabilità della scuola pubblica, troppo distante. Il modello pedagogico, alternativo e non gerarchico, orientato all’autonomia e alla creatività, chiede un’architettura coerente, flessibile, aperta. Quando nel 2009 la scuola ha bisogno di crescere, entra in scena il collettivo Al Borde, dando avvio a una collaborazione profonda con la comunità. Con soli 200 dollari (spesi quasi esclusivamente in ferramenta), viene costruita una nuova struttura di 36 metri quadrati, interamente realizzata con materiali e tecniche locali.

Ma ciò che nasce come semplice ampliamento si trasforma presto in qualcosa di più complesso: un progetto che si autoalimenta, si adatta, cresce con chi lo abita.

Nel 2011 nasce Esperanza-dos, una seconda fase in cui la partecipazione della comunità diventa fulcro del processo progettuale. Il disegno si compone in situ, collettivamente, evolvendosi in tempo reale. I membri della comunità non solo costruiscono, ma imparano, sperimentano, reinterpretano: le conoscenze acquisite nella scuola diventano patrimonio abitativo. Case decagonali, spazi a doppia altezza, soluzioni impensabili nella tipologia vernacolare locale iniziano a fiorire. Il punto di svolta arriva nel 2013 con la nascita della Última Esperanza, una vera e propria scuola di architettura comunitaria. Gli abitanti progettano, testano, costruiscono. Il giardino d’infanzia, interamente ideato nei laboratori collettivi, viene inaugurato l’anno successivo. Nel 2015, questo stesso progetto viene selezionato tra i finalisti del Design of the Year del Design Museum di Londra, accanto a icone firmate dallo star system. È un riconoscimento che celebra la potenza del fare collettivo, fuori dalle logiche dell’autorialità.

Las Tres Esperanzas non è mai stato un progetto chiuso. La sua durata e il suo valore risiedono nella capacità di adattarsi al tempo e alla comunità. Quando, nel 2016, la prima scuola mostra i segni del tempo, la comunità non chiede un nuovo progetto: semplicemente, la ricostruisce, identica, accanto all’originale. È un gesto profondamente culturale, che richiama la ciclicità del Santuario di Ise in Giappone, che viene ricostruito ogni vent’anni per trasmettere i saperi della costruzione. Nel 2018, la scuola viene selezionata dal Banco Interamericano de Desarrollo tra le 60 esperienze educative più innovative dell’America Latina. Nel 2019, Al Borde torna a Puerto Cabuyal per una semplice giornata di manutenzione. Nessun piano ambizioso, nessuna grande inaugurazione. Solo il desiderio, condiviso, di prendersi cura.

Las Tres Esperanzas è, prima di tutto, un’esperienza di apprendimento reciproco. Ha formato bambini, ragazzi, ma anche architetti. Per chi l’ha vissuta, come progettista, è diventata un punto di riferimento permanente: uno specchio che rimanda all’essenza del costruire. Lontano dalle formalizzazioni accademiche, vicino alla vita.

Una lezione di architettura che non si dimentica.

RA\ Rebelo de Andrade

Fondato a Lisbona da Luís Rebelo de Andrade, lo studio unisce un profondo impegno etico-ambientale a una pratica radicata nella memoria del luogo. Dean della Facoltà di Belle Arti, Luís è insignito del Rafael Manzano Prize 2023 e del Building of the Year ArchDaily 2012 per il Pedras Salgadas Eco Resort. Lo studio ha vinto nel 2024 il Premio Nazionale dell’Immobiliare per il progetto Rua do Ouro. RA\ traduce in ogni progetto un equilibrato dialogo tra cliente, normativa, tradizione, paesaggio e sostenibilità, con attenzione ai materiali locali e all’efficienza energetica. www.rebelodeandrade.com

Dall’alto. Dettaglio della piscina esterna che si integra con la natura circostante risultando quasi invisibile.

Uno dei padiglioni che si affaccia direttamente sull’acqua. La visuale è incorniciata dalle ampie vetrate.

Località Leggs, Enniskillen, Irlanda del Nord

Progetto architettonico RA\\ Rebelo de Andrade. Luís Rebelo de Andrade, Pedro Duarte Silva, Anna Buono

Superficie 102 mq

Cliente Finn Lough Resort

Costruttore Galdon Construction

Foto João Guimarães, JG Photography

La facciata mostra l’impiego del legno trattato con la tecnica giapponese shou sugi ban, che dona alla superficie un aspetto simile alla corteccia degli alberi, favorendo l’integrazione con il paesaggio.

L’ARCHITETTURA DEL SILENZIO

Nel cuore della contea di Fermanagh, in Irlanda del Nord, il progetto per la spa del Finn Lough Resort si inserisce nel paesaggio senza proclami, scegliendo invece la strada della sottrazione, dell’ascolto e della misura. In un contesto lacustre di quiete assoluta, l’architettura diventa dispositivo percettivo nei confronti del paesaggio circostante.

Il progetto si articola in una serie di volumi distinti, generati da un modulo semplice – una forma archetipa con copertura a padiglione –che viene iterata, ruotata e distanziata. Ogni unità accoglie una funzione specifica del percorso benessere e costruisce un microcosmo autonomo. Lo spazio tra i volumi non è un vuoto funzionale, ma diventa uno spazio dedi-

cato alla pausa e alla transizione. I rivestimenti esterni in legno bruciato, trattati con la tecnica giapponese dello shou sugi ban, stabiliscono un dialogo silenzioso con la vegetazione umida e compatta del sito. Il materiale non cerca mimetismo, ma affinità: come la corteccia di un albero, mostra il tempo, l’usura, l’ambiente. Le grandi superfici vetrate incorniciano il paesaggio con precisione chirurgica, eliminando ogni mediazione tra corpo e contesto. All’interno, il legno domina anche le superfici calde degli ambienti di sosta e contemplazione, rafforzando l’impressione di trovarsi in un luogo intimo e protetto, pur totalmente aperto verso l’esterno.

Il percorso esperienziale si sviluppa come una

sequenza di camere narrative, ciascuna con una sua temperatura luminosa, una sua acustica, una sua materialità. La luce è filtrata, radente, sempre secondaria rispetto alla presenza viva della natura.

La spa di Finn Lough non è un oggetto iconico, ma un sistema sottile che si lascia attraversare. Il progetto rifiuta il linguaggio scenografico e autoreferenziale, e lavora piuttosto su un’idea di immersione totale: fisica, visiva, olfattiva, acustica. Un’architettura che non si impone, ma accompagna. E in questo gesto di rinuncia alla centralità autoriale, trova la sua forma più pura di presenza.

Lazzarini Pickering Architetti

Lazzarini Pickering Architetti è uno studio multidisciplinare con sede a Roma e Milano, attivo a livello internazionale nell’architettura, nel restauro, nel progetto di interni e nel design nautico. Ha collaborato con brand come Fendi, Hermès e Valentino. Premiato con il Compasso d’Oro e altri riconoscimenti, lo studio è noto per l’eleganza senza tempo e la capacità di dialogare con il patrimonio storico. www.lazzarinipickering.com

CERAMICHE NARRANTI

DALLA COMPRENSIONE DEL CONTESTO SPECIFICO E DELLE

SUE PECULIARITÀ EMERGE L’ARCHITETTURA INEDITA E ORIGINALE

DELLA VILLA A POSITANO DI LAZZARINI E PICKERING

Malgrado si sia entrati ormai da un quarto di secolo in una nuova era, l’architettura, sempre resistente ai cambiamenti, non sembra liberarsi di alcuni vecchi dogmi. E se lo slogan Ornamento e Delitto funzionava benissimo nella prima età industriale, lasciando un’eredità di decenni sotto forma di white boxes, più o meno ragionati modernismi e minimalismi di ogni forma e genere, forse oggi nell’epoca della serial customization è interessante notare come la decorazione possa assumere, insieme a nuovi significati, un inedito potenziale. Il progetto per la villa a Positano di Lazzarini e Pickering, di alcuni anni fa, è da questo punto di vista indicativo. Una collezione privata di antiche ceramiche di Vietri, contenuta all’interno di un ex monastero settecentesco, assume in questo caso un ruolo ben diverso dal semplice ornamento: diventa materia architettonica, un dispositivo narrativo e una struttura portante dell’intervento.

Il gesto è chiaro e potente: un nastro continuo in ferro, rivestito di maioliche dipinte a mano, attraversa i tre livelli dell’edificio articolando i volumi a doppia altezza con naturalezza e misura. Inizia dal soffitto del piano superiore, discende per sei metri lungo la parete, si tra-

sforma in banco d’appoggio nel grande living, prosegue come pedana, si interseca con la scala che conduce alla cucina al piano terra, si riconfigura in tavolo da pranzo e risale infine al soffitto, dove ospita il sistema di illuminazione. Senza soluzione di continuità.

Questo segno geometrico fluido incarna l’essenza del progetto: una sintesi tra flessibilità d’uso, sottrazione formale e ricchezza decorativa. Un elemento trasformabile che si piega alle funzioni senza rinunciare alla sua identità e che tiene insieme antico e contemporaneo. Secondo gli autori, “Il tema della villa a Positano è stato quello di realizzare un intervento contemporaneo nel cuore di un’antica città marinara, reinterpretandone le stratificazioni decorative e le influenze arabeggianti con un linguaggio nuovo”.

Il progetto ha restituito agli ambienti l’altezza originaria, valorizzando gli archi a tutto sesto e la spazialità autentica del complesso. L’inserimento di cornici scatolari in ferro, con sezione ad “O”, funge da impianto distributivo e strutturale al tempo stesso, garantendo continuità visiva tra gli ambienti e rafforzando il dialogo tra interno ed esterno. Ritroviamo il tema del rivestimento ceramico anche in altri

episodi progettuali: una piattaforma in ferro, aggettante di due metri nel salone, ospita un divano con vista sulle isole Li Galli; nella suite padronale, un basamento simile accoglie letto, vasca e lavabo come in un paesaggio domestico miniaturizzato.

A bilanciare la forza geometrica delle strutture metalliche, il bianco assoluto delle murature e dei pavimenti costruisce un campo neutro su cui risaltano le texture colorate dei tessuti di rivestimento e dei tappeti Suzani appesi alle pareti come arazzi contemporanei. Anche negli spazi esterni, le cornici in ferro marcano i varchi tra interni e terrazze su più livelli, sospese tra cielo e mare. I giardini pensili, la limonaia, il frutteto e la piscina diventano stanze a cielo aperto, prolungamenti abitabili di un’architettura pensata come paesaggio continuo.

In questa villa il progetto non si limita a restaurare: ricostruisce un racconto, restituisce alla decorazione e alla materia il potere di costruire significati. Un gesto architettonico che celebra la bellezza della trasformazione e la capacità di ogni elemento di cambiare forma, funzione e linguaggio.

PLANIMETRIA PIANO TERRA
SEZIONE LONGITUDINALE

Sopra, interno della grande zona living a doppia altezza con decorazioni che reinterpretano le influenze arabeggianti con maioliche dipinte a mano.

A destra, dettaglio del nastro continuo in ferro che sale al piano superiore e diventa un punto di affaccio nel salone.

Località Positano

Progetto architettonico Lazzarini Pickering Architetti

Collaboratori Andrea Biondi, Isabelle Berney, Michael Clarke, Sara Nussberger, Michael Stahlmann

Anno 2004

Foto Matteo Piazza

dell’
Suite dell’hotel Parco dei Principi di Sorrento. Foto courtesy Hotel Parco dei Principi.

Architetture per l’Ospitalità

Quando il padre dice al figlio, tornato alle ore piccole, che la casa non è un albergo, fa un’affermazione educativamente sensata ma storicamente discutibile.

La differenza tra casa e albergo è sempre stata molto sottile. Negli USA non erano poche le famiglie benestanti, quali quella di Peggy Guggenheim, che abitavano nelle suite di in un grande hotel, per esempio il Waldorf Astoria di New York. Le quali non erano così costose come oggi ci immaginiamo.

Anche il Movimento Moderno non si poneva troppi problemi di purezza tipologica e immaginava il Narkomfin di Mosca o l’Unità di abitazione di Marsiglia come residenze collettive con servizi in comune. Così come sono hotel a tutti gli effetti le case per studenti progettate negli ultimi decenni. Ospitano universitari e turisti ed hanno bei saloni da affittare per il co-working dei residenti e di eventuali ospiti. Vi sono palestra e sauna e tutti i servizi che ci aspettiamo in una casa collettiva.

Il fenomeno è ancora più radicale se pensiamo al boom di Airbnb e degli affitti brevi. L’overtourism si è sviluppato grazie ad abitazioni che ora funzionano come alberghi familiari e costano meno. La reazione degli hotel è stata spostarsi sempre più decisamente nel settore del lusso e acquisire per le proprie strutture sei o sette

stelle, tanto che una notte presso questi nuovi paradisi del comfort può costare come un anno di affitto di un appartamentino da scapolo in zona semicentrale. Oggi una persona benestante come Peggy Guggenheim avrebbe difficoltà a pagare il conto di un mese di permanenza nella suite dell’Excelsior Hotel Gallia di Milano. Molti grandi architetti si sono cimentati con gli alberghi. Gio Ponti con il leggendario Hotel Parco dei Principi di Sorrento. Ugo Luccichenti con l’Hotel Hilton a Roma, che fu oggetto del fuoco di fila degli ecologisti – con in testa Antonio Cederna – che lo reputavano uno scempio alla collina di Monte Mario.

In effetti la critica ha un po’ snobbato le strutture di lusso. Perché non rassomigliano a quelle popolari. Oggi c’è meno moralismo. E molti progettisti sono impegnati ad abbellire le strutture a più stelle esistenti e a realizzarne di nuove. Questo albergo, verrebbe da dire oggi guardando i migliori, non è una casa. Nelle pagine che seguono una selezione di hotel progettati da Parisotto+Formenton, Patricia Urquiola, Marco Piva, Matteo Thun, Giuliano Andrea Dell’Uva, Planstudio Pederiva. E la trasformazione di un ex monastero curata con intelligenza e senso del luogo dalla proprietà stessa.

Luigi Prestinenza Puglisi

Al piano terra uno scenografico chandelier appeso come un tappeto al soffitto, si integra nel progetto come una sorta di doppia pelle che si estende sulla parete della hall.

L’eleganza senza tempo di Le Méridien Casablanca

Il progetto timeless chic di Marco Piva fa del brand premium del gruppo Marriott nella città del Maghreb affacciata sulle rive dell’Atlantico un nuovo riferimento dell’ospitalità internazionale

Recentemente completato, Le Méridien Casablanca, nel business district di Aïn Sebaâ, dieci chilometri a est della grande moschea di Hassan II, si sviluppa su sette livelli e dispone di 145 camere, spazi per eventi, aree wellness, ristorazione e zone comuni che ne fanno una destinazione adatta sia per viaggi d’affari sia per turisti e famiglie.

Il progetto di Marco Piva, sviluppato con colori caldi, texture ispirate alla sabbia e motivi decorativi tradizionali rivisitati in chiave contemporanea, pur partendo da una base in parte già definita conferisce agli ambienti un’identità distintiva, elegante e coerente con il carattere senza tempo del brand Le Méridien.

L’ingresso principale e la hall si aprono su una lounge ampia e luminosa, dove i giochi di luce e ombra evocano le mashrabiya, riflettendosi su materiali naturali e dai toni chiari. Come un kilim fatto di luce, dal soffitto pende un grande chandelier.

Il Lounge bar si presenta come uno spazio che assume funzioni diverse nel corso del giorno: caffetteria dinamica e accogliente, con l’arrivo della sera si trasforma in un ambiente frizzante e sofisticato.

Legno, pelle e tessuti nei toni del blu si combinano a dettagli di metallo nel creare un ambiente internazionale ma radicato nel carattere del luogo.

Sempre al piano terra, oltre agli ambienti business con una sala multifunzionale

L’ingresso e la hall si aprono in un ambiente ampio, luminoso e scenografico, dove i giochi di luce e ombra evocano le mashrabiya tradizionali, riflettendosi su materiali naturali come legno chiaro e marmi pregiati di Margraf.

Sotto, la lounge che si distingue per la varietà di sedute, pensate per accogliere esigenze e preferenze diverse. La disposizione informale favorisce momenti di relax o interazione, animando lo spazio con dinamismo.

Le Meridien

Studio Marco Piva Guidato dai co-fondatori Marco Piva e Sarah Gabaglio e dai founding partners

Daniela Baldo e Armando Bruno, lo studio di Milano (nel 2019 ha aperto una sede anche a Shanghai) è composto da un centinaio di collaboratori specializzati in diverse discipline, dalla progettazione a scala urbana al product design. Lo studio opera a livello internazionale e vanta una riconosciuta reputazione nella progettazione alberghiera, con opere come l’Excelsior Gallia, il Palazzo Touring e il Gran Melià Palazzo Cordusio a Milano. Tra I progetti residenziali in corso le Tonino Lamborghini Towers a Chengdu e, a Milano nel quartiere San Siro, un complesso residenziale con un mix equilibrato di edilizia libera (Syre) e convenzionata (Easy San Siro) e spazi verdi. La filosofia che guida l’approccio di Smp al progetto è la ricerca della continuità tra architettura e design degli interni. www.studiomarcopiva.com

In alto, la scala a spirale che conduce al mezzanino è illuminata da un sistema di luci pendenti.

A destra, il ristorante Le Safran e due ambienti comuni.

che può accogliere fino a 270 persone, si trova il ristorante fine dining dell’hotel, Le Safran, che accoglie gli ospiti in un ambiente ispirato all’acqua e al paesaggio costiero di Casablanca, con un rivestimento ceramico a parete nelle tonalità del blu profondo la cui superficie tridimensionale richiama le onde dell’Atlantico e, al tempo stesso, rievoca gli intrecci grafici dell’artigianato tessile. Sulla destra della hall, avvolta da una struttura di sottili listelli metallici che ne accentuano la verticalità, una scala sale a spirale verso il mezzanino dove è collocato invece Le Marché, ristorante all day dining e sala colazioni dell’hotel, caratterizzato da

un’isola centrale di servizio in marmo chiaro e arredi su misura nei toni del blu Majorelle e della terracotta, con panche circolari inserite su tappeti materici. Materiali naturali, toni neutri e dettagli decorativi come le testate dei letti in tessuto grafico e superfici sulle quali è piacevole far scorrere le dita per le camere, naturalmente suddivise in diverse tipologie e in alcuni casi caratterizzate da una separazione vetrata, decorata con motivi tradizionali, tra camera e bagno ■

Per il progetto Le Méridien Casablanca, Margraf ha fornito diverse tipologie di lastre di marmo per gli ambienti comuni tra cui Travertino Romano Classico Light, Travertino Noce, Bianco Venezia, Veselye, Bianco Siberia e Ombra di Caravaggio. Inoltre, con il marmo Bianco Siberia ha realizzato una lavorazione su misura per le colonne. Fondata a Chiampo (Vicenza) nel 1906, fin dagli inizi Margraf si è distinta per la ricerca, l’innovazione tecnologica e la collaborazione con alcuni tra i più importanti architetti internazionali. Oltre a gestire cave di proprietà in Italia e Slovenia, Margraf importa materiali da più di 30 Paesi, il che le consente di proporre a progettisti e committenti una gamma straordinariamente ampia di pietre naturali pregiate. www.margraf.it

MARGRAF

Le Meridien

CREDITI

Località Casablanca

Committente Hko ex Berradia promo

Concept e progetto degli interni Studio Marco Piva

Architettura Mohammed Zoubaa Architecte

General Contractor Voolcan

Fornitori Arpa, Cleaf, Finsa, Industrie Emiliana Parati, Gabriel, Marazzi, Margraf, Kolors, Nemo Lighting, Radici Carpet, Slamp, Unilin

Foto Maurizio Morra, Studio Marco Piva - Le Meridien

Superficie costruita 12.650 mq su 7 piani (+ un interrato e un mezzanino)

Cronologia 2022-2025

Motivi tradizionali per le superfici tessili. Finiture materiche gradevoli al tatto e dettagli di pregio per le 145 camere dell’hotel.

TYPICAL GUESTROOM FLOOR

A destra. Il lounge bar è caratterizzato dal bancone in marmo Verde Alpi e da un controsoffitto in ottone retroilluminato.

L’hotel rende omaggio all’architettura originaria attraverso le geometrie presenti su pareti pavimenti e soffitti.
Un tributo che si riflette anche nella scelta dei materiali, con una predilezione per i marmi italiani.

Casa Brera, il fascino discreto del razionalismo milanese

A Milano, Patricia Urquiola trasforma una rigorosa architettura degli anni

Cinquanta in un sofisticato hotel denso di richiami alla storia dell’edificio

Un hotel pensato come un’abitazione che rende omaggio alla cultura milanese. È Casa Brera Luxury Collection Hotel, il nuovo indirizzo dedicato all’ospitalità aperto nell’ex sede della Società Finanziaria La Centrale, un'architettura razionalista progettata tra il 1954 e il 1958 da Pietro Lingeri e situata nella tranquilla Piazzetta Bossi, a due passi dal Teatro alla Scala. A firmare l’intervento di restauro, l’architetto e designer Patricia Urquiola che con il suo segno sofisticato e contemporaneo ha reinterpretato, attualizzandolo, il rigore dell’edificio. Con profondo rispetto dell’architettura originale, Urquiola ha valorizzato la struttura esterna, lasciando che il design

degli interni seguisse il ritmo delle linee verticali della facciata. La storicità dell’edificio rivive nelle geometrie delle pareti, dei pavimenti – veri tappeti di marmo – e dei soffitti.

Un tributo al razionalismo milanese che si riflette nella scelta stessa delle finiture e delle pietre, con una predilezione per i marmi italiani, in particolare il granito, che richiama la facciata dell’edificio e costituisce un leitmotiv nel progetto.

Anche il pavimento e il soffitto della lobby e della lounge riprendono le geometrie razionaliste e le scacchiere dell’architettura, cui un soffitto a specchio e avvolgenti divani semicircolari aggiungono un’atmosfera calda e luminosa.

Gli arredi, definiti da linee essenziali e rigorose, comprendono molti pezzi disegnati dalla stessa Urquiola per Cassina, Andreu World e Moroso.

Particolare attenzione è stata dedicata alle aree comuni, dove gli ospiti possono incontrarsi e respirare il vero spirito della città. A caratterizzare il lounge bar Living è il bancone in quel marmo Verde

Sopra. All’ottavo piano la terrazza con piscina aree lounge e lo skybar e ristorante Etereo un luogo di relax con vista panoramica sulla città storica e su quella contemporanea.

Casa Brera

Il ristorante giapponese Odachi accoglie gli ospiti in un’atmosfera intima con i rivestimenti
in noce canaletto e marmo Orobico Rosso il soffitto specchiante e le lampade ispirate alle lanterne orientali.

Casa Brera

Nata a Oviedo, Patricia Urquiola vive e lavora a Milano. Ha studiato Architettura al Politecnico di Madrid e al Politecnico di Milano, dove si è laureata nel 1989 con Achille Castiglioni. Ha collaborato poi con Vico Magistretti ed è stata responsabile Design per Lissoni Associati. Nel 2001 ha aperto il proprio studio lavorando nei settori del product design, interni e architettura. Alcuni dei suoi prodotti sono esposti nei maggiori musei di arte e design del mondo. Dal 2015 è direttore artistico di Cassina. https://patriciaurquiola.com

Alpi amato da Portaluppi, sormontato da un controsoffitto ribassato in ottone retroilluminato.

Il ristorante giapponese Odachi accoglie gli ospiti in un’atmosfera intima con i suoi rivestimenti in noce canaletto, il soffitto specchiante e lucido che richiama l’arte antica della laccatura e le lampade ispirate alle tradizionali lanterne del Paese del sol levante. Mentre il contesto raffinato del ristorante Scena è impreziosito da opere dei designer Giovanni Botticelli e Paola Paronetto e dell’artista Hans Schule. All’ottavo piano, lo skybar e ristorante Etereo, con un’ampia terrazza con piscina regala una vista panoramica su Milano.

A destra, Casa Brera presenta una collezione d’arte che interpreta Milano con uno sguardo contemporaneo. Opere di affermati fotografi e artisti come Tim Walker e Carolina Mizrahi convivono con il talento di giovani emergenti.

Le 101 camere e le 15 suite dell’hotel, alcune delle quali dotate di ampi terrazzi, raccontano la quintessenza dello stile milanese, fondendo un’eleganza discreta e senza tempo con tocchi contemporanei. I materiali selezionati – come il legno di noce, il marmo Fior di Pesco, l’ottone retroilluminato e il vetro stampato – evocano i colori e le influenze architettoniche della città.

La severità dell’architettura torna anche nei tappeti disegnati su misura, i cui motivi geometrici citano la facciata razionalista dell’edificio, rafforzando ulteriormente la connessione tra interno ed esterno ■

Patricia Urquiola

L’azienda Alfa Marmi di San Gennaro Vesuviano, in provincia di Napoli, opera sul mercato da oltre 50 anni nell’approvvigionamento di marmi provenienti da tutto il mondo, selezionando solo le qualità migliori.

Tutto il processo produttivo si svolge nei laboratori interni della società, dove più di 70 professionisti operano con macchinari all’avanguardia e tecnologie di lavorazione 3D.

Nel progetto di Casa Brera è stato fatto un ampio uso di marmi, sia nei pavimenti, sia per la realizzazione di arredi, dettagli e finiture. Troviamo il Breccia Versilia, l’Orobico Rosso utilizzato nel basamento del bancone dello Skybar e nel ristorante giapponese Odachi, il Verde Antigua nel Lobby Bar e il Fior di Pesco Carnico nelle camere e nei bagni. www.alfamarmi.it

A sinistra, la lobby è caratterizzata dai dettagli di rimando geometrico che richiamano l’architettura razionalista della facciata.

Casa Brera

Località Milano

Committente Marriott International

Progetto Patricia Urquiola

Marmi Alfa Marmi

Pavimenti in legno camere Poliform

Porte tagliafuoco custom Zanini San.Co

Arredi Cassina, Moroso, Poliform, Cimento, Kartell, Budri, Glas Italia
Luci Cassina, Flos, Nemo, Azucena, Fontana Arte Foto Francesco Dolfo, courtesy Marriott e Patricia Urquiola
CREDITI

A sinistra, una camera con letto e tappeto custom di Patricia Urquiola. Sul comodino la Snoopy di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Flos.

A destra, Presidential Suite. Sedie Dudet di Patricia Urquiola, Cassina. Lampade a sospensione Luna di Gio Ponti.

Sotto, un bagno in marmo Fior di Pesco Carnico di Alfa Marmi. La vasca Lariana Tub di Patricia Urquiola è di Agape.

ZANINI SAN.CO

Per questo progetto l’azienda veronese ha fornito le porte tagliafuoco EI 30 di ingresso alle camere. Dalle elevate prestazioni acustiche, sul lato corridoio sono rivestite in precomposto con portale metallico bicolore e inserti ottonati curati dal contract, mentre sul lato camere sono laccate Ncs a campione coordinato con le boiserie interne. Sempre di Zanini alcune porte in legno EI 120, con la medesima estetica delle porte di ingresso delle camere. Tutte le porte montano controlli accessi a serratura elettronica. www.zaniniporte.com

Parisotto + Formenton

Il nuovo volume che amplia l’ex hotel Astor è stato pensato in relazione con l’architettura originaria richiamandone l’anima brutalista, mitigata in facciata dall’intonaco e dall’uso del legno. Foto Alberto Strada.

Capitolo Riviera un’oasi mediterranea a Genova Nervi

Il progetto di Parisotto + Formenton per la riqualificazione e ampliamento dell’ex-hotel Astor preserva i caratteri dell’esistente e crea un nuovo equilibrio tra il giardino e il costruito

Costruito a metà degli anni Sessanta, l’ex hotel Astor di Genova Nervi si inserisce in un ricco contesto architettonico e paesaggistico, caratterizzato da dimore storiche e da una vegetazione rigogliosa. Un contesto che lo studio Parisotto + Formenton Architetti ha studiato attentamente per dare vita a una struttura ricettiva rispettosa del luogo. Da qui è nata l’idea di superare il tradizionale concetto di hotel con giardino, trasformando l’edificio in un ‘parco con hotel’, nel quale l’architettura valorizza la vegetazione anziché dominarla. Del parco sono state preservate le specie arboree autoctone, arricchendolo poi con la piantumazione di nuove essenze, selezionate tra quelle più adatte al clima ligure.

Al centro del giardino svetta un grande canforo, intorno al quale è stata costruita una delle terrazze in legno dedicate al relax, connessa tramite passaggi e scalinate agli altri terrazzamenti, disposti su più livelli, che circondano l’hotel.

La vegetazione ammorbidisce il rigore dell’architettura originaria, a cui i progettisti si sono accostati con profondo rispetto, esaltandone i caratteri peculiari. Il cemento a vista e la pietra di Finale dell’involucro esterno sono stati conservati, mentre un nuovo volume che amplia l’hotel è stato pensato in relazione con la storia dell’edificio, richiamandone l’anima politecnica, mitigata in facciata dall’intonaco e dall’impiego del legno.

Il cemento armato dell’esterno entra anche negli interni, definendo gli spazi del piano terra, dove la lobby, il lounge bar e il ristorante accolgono gli ospiti in ambienti dall’eleganza misurata. Un’essenzialità a cui viene dato carattere giocando con i contrasti materici. Nella lobby e bar i pavimenti in resina sono inframezzati da un ‘tappeto’ di cementine locali, il soffitto è rivestito in doghe di legno, mentre lamelle verticali

Le ampie vetrate dissolvono i confini tra interni ed esterni creando un rapporto equilibrato fra l’edificio e la vegetazione circostante.

Parisotto+Formenton

Fondato da Aldo Parisotto e Massimo Formenton, da 35 anni lo studio con sedi a Padova e Milano orienta la propria ricerca verso molteplici temi progettuali: in architettura con realizzazioni museali, commerciali, direzionali e residenziali, in Italia e all’estero; nel progetto d’interni specializzandosi principalmente nel settore retail, con solide collaborazioni con aziende della moda, del lusso e del food; nel product design con aziende dell’illuminazione, dell’arredo e della nautica. Attualmente gli architetti seguono l’art direction di True Design, di DVO e Sitland e la creative direction di Qu Lighting. www.studioparisottoeformenton.it

PROSPETTO OVEST

PROSPETTO SUD

di cemento leggero scandiscono la corsia che dall’ingresso accompagna lo sguardo verso il giardino. Nel ristorante il pattern delle cementine dialoga con il soffitto in incannucciato bianco, accentuando la personalità fortemente mediterranea del luogo.

Ad accomunare ogni ambiente, le ampie vetrate che dissolvono i confini, rendendo la natura protagonista. Una connessione con il verde presente anche nello spazio dedicato al benessere, dove la spa si relaziona con il giardino grazie alla piscina che dall’interno prosegue all’esterno allungandosi verso il parco.

Anche le camere e le suite parlano una lingua sobria fatta di colori neutri e caldi.

I tappeti e gli arazzi, disegnati da cc-tapis espressamente per l’hotel, rendono omaggio all’artigianato italiano. Ogni stanza, dotata di balcone o terrazza, regala una vista sul parco o scorci vista mare.

Le camere del nuovo volume si distinguono per le grandi vetrate schermate dai frangisole in legno che filtrano il paesaggio. Tutti gli interni mescolano arredi italiani degli anni Settanta con pezzi di design contemporaneo e soluzioni disegnate su misura, contribuendo a creare un lusso discreto, fatto di materiali pregiati e cura dei dettagli ■

SEZIONE C
PIANTA PIANO TERRA
Ehendam vel incilitis
Al piano terra, i pavimenti in resina e i pilastri in cemento grezzo dialogano con le cementine locali e le doghe in legno del soffitto. Contrasti materici che insieme agli arredi e a opere d’arte donano carattere all’essenzialità degli interni.
Foto Alberto Strada.

VIMAR

Per l’hotel Capitolo Riviera è stata scelta la serie civile Eikon

Exé di Vimar nella declinazione di comando Vintage. Eikon

Exé è una placca dalle linee rigorose e squadrate disponibile in diversi materiali e finiture: pietra, metallo, vetro. I comandi Vintage reinterpretano in chiave moderna linee rétro. L’accordo cromatico tra comandi e placca, in metallo grigio antracite, crea un effetto pulito ed elegante. www.vimar.com

CREDITI

Località Genova Nervi

Proprietà Agras Investment

Progetto architettonico e interior

Parisotto + Formenton Architetti

Progetto strutturale Claudio Gallo

Progettazione impianti Studio Forlani Tech

Progetto del verde Giuseppe Errera

Impresa Delucchi Costruzioni

Illuminazione Qu Lighting, Flos

Arredi True Design, Tacchini, GTV, Vitra, Knoll, Cassina Kuda, Ethimo, Kettal, Cimento, Varaschin

Rubinetti, Lavabi e vasche Agape

Porte Pietrelli

Maniglie Olivari

Pavimenti Pava Resine

Scalda salviette Antrax

Brise-soleil esterni e terrazze in legno Finsa

Interruttori Vimar

Piscina Sanipool

Tutte le camere dell’hotel Capitolo Riviera offrono una vista sul giardino o scorci vista mare. Quelle del nuovo volume si contraddistinguono per le grandi vetrate schermate dai frangisole in legno.

Come le aree comuni anche le camere sono definite da un’eleganza sobria e misurata. Tutti gli ambienti mescolano arredi italiani degli anni ’70 con pezzi di design contemporaneo e soluzioni su misura. Foto Alberto Strada.

QU LIGHTING

La lampada Duolì è stata disegnata espressamente per l’hotel Capitolo Riviera da Parisotto + Formenton Architetti. Il suo disegno si ispira al tipico copricapo asiatico a cono in paglia di riso, mentre l’esile stelo richiama i giunchi piegati dal vento. Interamente realizzata in alluminio, è disponibile in numerose finiture e può essere personalizzata su richiesta. La versione da tavolo è proposta anche con morsetto. www.qu-lighting.com

ANTRAX

La collezione BD25 di Antrax IT prende il nome dal diametro degli elementi tubolari che compongono gli scaldasalviette. Realizzati in acciaio al carbonio, un metallo totalmente riciclabile, per gli ambienti bagno delle camere e suite di Capitolo Riviera sono stati scelti in tonalità nero opaco e in versione idraulica, con valvole tono su tono. La dimensione di 40 x 116 cm è una delle dodici disponibili per il modello. www.antrax.com

Giuliano Andrea Dell’Uva

Il motivo a righe alternate della

a corsi

scala trae ispirazione dalle pareti della vicina Cattedrale
alternati di travertino e balsatina nera di matrice senese.

Palazzo Petrvs Accoglienza rinascimentale nel centro

di Orvieto

Il progetto di restauro e recupero di Giuliano Andrea Dell’Uva ha trasformato un edificio cinquecentesco a pochi passi dal Duomo in un boutique hotel che conserva la struttura e l’atmosfera del tempo

Edificato nel 1475 e da anni in abbandono, il palazzo appartenuto al facoltoso notaio di Orvieto Petrus Facienus – da cui il nome della struttura – è stato trasformato in un boutique hotel nel quale si respira il fascino tardo-medievale della cittadina umbra. Solo nove, ma di dimensioni generose (da 33 a 72 metri quadrati) le camere e le suite, tra le quali una penthouse con vasca Jacuzzi su una terrazza coperta dalla quale si intravede la facciata della Cattedrale.

Il meticoloso restauro ha salvaguardato l’anima del palazzo, a cominciare dalla disposizione degli spazi, con un’incantevole corte-giardino con fontana che un portone ligneo separa dallo spazio pubblico.

Il progetto di Andrea Dell’Uva è partito

dalla ricerca storica e dal ripristino delle proporzioni, dei materiali e delle decorazioni originarie. Si è trattato di un lavoro di progressivo svelamento, liberando l’esistente dalle superfetazioni e dagli interventi che si erano succeduti nei secoli, che ha permesso di scoprire affreschi cinquecenteschi nascosti da strati di pittura, incisioni nella pietra dei portali che delimitano gli ambienti e di recuperare parte delle secolari travi lignee oggi visibili in alcune suite. Nel brief trasmesso all’architetto il committente, Raffaele Tysserand, ha chiarito che avrebbe desiderato offrire ai suoi ospiti la sensazione di un’esperienza da Grand Tour, adattandola però naturalmente

La corte-patio interna del palazzo al cui centro si innalza una piccola fontana. Le pareti sono intonacate in argilla naturale. Anche nei rivestimenti in cotto degli arredi esterni fissi ricorre il motivo a righe alternate che caratterizza il boutique hotel. Foto courtesy Secco Sistemi.

Al terzo e ultimo piano la Penthouse suite che si sviluppa su una superficie di 72 mq. Include una terrazza coperta con una vasca Jacuzzi e un living con camino.

alle esigenze di comfort contemporanee. Per non alterare il contesto originale, il ripristino degli ambienti è stato affidato alla maestria di artigiani locali e a materiali il più possibile vicini a quelli in uso in passato: dove non erano presenti affreschi, le pareti sono state intonacate in argilla naturale; i pavimenti sono in cotto; nei bagni i lavabi sono stati ricavati da blocchi di travertino. Sorprendente in questo senso il dialogo che i serramenti, un ferrofinestra di matrice novecentesca attualizzato in termini di tenuta e isolamento, stabiliscono con i grandi portali in pietra vecchi di secoli nei quali sono inseriti, oltre al ruolo che giocano nel garantire quell’indispensabile comfort e qualità dell’abitare atteso oggi da un albergo.

Il dialogo tra nuovo e antico prosegue nella grande hall, tra un camino originale in pietra e i pezzi di arredo moderni come le lampade da tavolo anni ’50 di Hans-Agne Jakobsson, le applique in ottone e vetro, un tavolo da pranzo con base a righe bianche e nere e sedie Hans Wegner, una poltrona di Ulrich e una console di Carlo Scarpa. Citazione della Cattedrale, che dietro la facciata gotica è avvolta da mura a corsi alternati in travertino chiaro e basaltino nero di matrice senese, i motivi ‘alla Buren’ che si rincorrono in molte parti del palazzo, dagli arredi fissi del patio alla scala che conduce al piano nobile, dalle pavimentazioni e i rivestimenti delle vasche da bagno di alcune suite fino ad alcuni rivestimenti tessili e all’immagine

coordinata del boutique hotel, che completa la propria offerta con il ristorante ricavato all’interno di un’adiacente piccola chiesa sconsacrata ■

CREDITI

Località Orvieto

Committente Raffaele Tysserand

Progetto architettonico Giuliano Andrea dell’Uva

Superficie utile 1.500 mq

Camere e suite 9

Serramenti Sistema OS2 75 di Secco Sistemi in acciaio zincato verniciato

A destra, una parete di ferrofinestra realizzato con il sistema OS2 75 di Secco crea un piccolo giardino d’inverno che separa la camera 101 dal muro di tufo esterno. Sotto, gli spessi muri in pietra della penthouse suite. Foto courtesy Secco Sistemi.

I serramenti OS2 75 di Secco Sistemi in acciaio zincato verniciato in colore scuro dialogano con la storia del palazzo e presentano standard di tenuta e isolamento termico e acustico contemporanei. La flessibilità progettuale del sistema ha consentito di completare finestre, porte finestre e vetrate fisse di differente forma e tipologia. Tutte con profili sottili che lasciano ampio spazio alla superficie vetrata e quindi alla luce. Fusione di innovazione tecnologica e cura artigianale del dettaglio, OS2 75, premio Compasso d’Oro 2018, è il capostipite del sistema a taglio termico OS2. I 40 profili disponibili, con sezioni a vista da 27 a 62 mm, alloggiano vetri fino a 50 mm e permettono molteplici varianti nella modulazione dei prospetti e nelle tipologie di apertura, anche con anta a ribalta. www.seccosistemi.com

SECCO SISTEMI

«Lo stile del ChiemgauhofLakeside Retreat, costruito con legni locali e direttamente sul lago, unisce il patrimonio della regione con un design moderno, consapevole e senza tempo. Abbiamo reinterpretato il fascino dei vecchi fienili per il presente, e con il tempo la natura completerà l’opera, donando all’hotel una bellissima patina»

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Sopra, la lobby del Cheimgauhof Lakeside Retreat.
In alto, interno del padiglione Bootshaus.

Contemporaneo Bavarese con un tocco di Giappone

Sul più grande lago della Baviera, il cinque stelle Chiemgauhof

Lakeside Retreat interpreta in ogni suo aspetto l’approccio consciousness di Matteo Thun: genius loci, responsabilità ambientale, materiali regionali, dettagli artigianali

L’abilità di un architetto consiste spesso nel trasformare i vincoli in opportunità. Così, le rigide normative della riserva naturale del Chiemsee riguardanti volume e forma degli edifici sono diventate l’opportunità, per Matteo Thun e il suo studio, di tradurre in chiave contemporanea il fascino dei vecchi fienili di legno che punteggiano le Prealpi bavaresi.

La morfologia tradizionale di questo albergo, direttamente affacciato sul lago comunemente noto come ‘il mare di Baviera’ e disposto lungo un asse est-ovest che valorizza la luce e il panorama, rivela un’esemplare chiarezza compositiva: il corpo centrale con la lobby e le aree food & beverage, fiancheggiato dai due volumi

simmetrici dove trovano posto le 28 camere e suite del retreat – termine a cui corrisponde la qualità del soggiorno, sia in termini di benessere che spirituali, dato il portato ‘mistico’ del lago per la cultura locale. Accanto, un piccolo padiglione in stile giapponese direttamente collegato con un romantico molo.

Una selezione volutamente ridotta di materiali naturali – come larice e abete spazzolati, pietra, vetro e marmo – definisce l’architettura e modella l’interno e l’esterno: dalle scandole dei tetti alle pergole fino ai dettagli degli spazi.

Dalla hall a doppia altezza una scala conduce alle camere, mentre al piano terra si estende la lounge, collegata al bar: un unico ambiente

gemütlich, confortevole e rilassante, arredato su misura con abilità artigianale, compresi i tessuti decorati a mano.

Tutte al primo piano e tutte con vista lago, camere e suite sono arredate con letti-alcova di stile bavarese.

Alcune suite, su due livelli con mezzanino, sono attrezzate con camini rivestiti in

Con uno sviluppo Est-Ovest l’albergo si affaccia interamente sul Chiemsee. Forma e volumi, dettati dalle autorità della riserva naturale, riecheggiano quelle dei tradizionali fienili bavaresi.

Chiemgauhof Lakeside Retreat

Matteo Thun & Partners

Fondato nel 1984, lo studio guidato da Matteo Thun con i partner Antonio Rodriguez, Matteo Beretta, Elisa Vago, Karola Gröger e Boris Ulrich è attivo nei settori dell’architettura, degli interni e nel product design. Nelle sedi di Milano e Monaco di Baviera attualmente lavorano circa 70 architetti e designer con un approccio al progetto consapevole e site-specific che unisce sostenibilità e sensibilità ecologica, dando priorità al riutilizzo delle strutture esistenti, alla selezione accurata di materiali locali e alla valorizzazione dell’artigianato.

Matteo Thun (Bolzano, 1952) è stato uno dei fondatori di Sottsass Associati e del Gruppo Memphis. Dal 1983 al 2000 ha insegnato design e ceramica all’Universität für angewandte Kunst di Vienna. www.matteothun.com

FIRST FLOOR

ceramica e dispongono di un angolo sauna privato. Oltre che estensione verso l’esterno, le logge proteggono anche la privacy degli occupanti così che anche le sale da bagno – attrezzate con vasche di legno – possano affacciarsi sul lago.

Al corpo principale del Cheimgauhof si aggiunge, diverso per forma e materiali, il piccolo volume della Bootshaus, un padiglione in legno bruciato ispirato alla tradizione giapponese che si affaccia direttamente sul molo e dall’altro lato si apre verso una piscina lunga 18 metri e un giardino. Bar, sala da tè e spazio per eventi con un grande camino in pietra e metallo scuro, la Bootshaus è collegata al corpo centrale da un sentiero costeggiato da opere d’arte.

La consciousness di Matteo Thun coinvolge anche gli aspetti ambientali: riscaldamento centralizzato e produzione di acqua calda sono affidati a una caldaia a biomassa; pannelli fotovoltaici integrati

nel tetto di scandole avvicinano l’albergo all’autosufficienza energetica; lo studio degli orientamenti riduce al minimo il fabbisogno energetico e di conseguenza le emissioni clima-alteranti ■

Località Übersee

Committenti Ursula Schelle-Müller e Dieter Müller

Progetto architettonico e di interni Matteo Thun & Partners

Pitture e intonaci Matteo Brioni, Argile Peinture, Sikkens

Maniglie Fsb

Arredi su misura Haute Material/Silvia Interiors

Arredi a catalogo Cassina, Vitra, Baxter, Carl Hansen

Sanitari e arredobagno Cielo, Catalano, Geberit, Fontealta Illuminazione Barovier & Toso, Flos, Artemide, Lumina, Occhio, Deltalight, Santa & Cole, Devol, Viabizzuno

Tende alla veneziana Bandalux

Cronologia 2023-2025

Foto Elias Hassos

Sopra, la hall con la scala che sale alle 28 camere e suite.
In alto una suite con camino rivestito in
ceramica e a destra una sala da bagno. Dalla vasca in legno la vista corre al lago, ma la privacy è protetta dalla loggia.

Distribuito su nove terrazzamenti sostenuti da muri in pietra e delimitato dalle antiche torri medievali, il parco segue l’andamento delineato alle origini del monastero, offrendo una vista sull’intera vallata. Foto Studio Blaze.

I lavori di restauro del resort si sono basati su una ricerca storica che ha preservato la memoria del monastero riportandolo alla sua essenza.

Fascino benedettino nel silenzio di un antico monastero in Toscana

A Buggiano Castello, dopo un approfondito lavoro di ricerca e documentazione la proprietà trasforma il monastero di Santa Scolastica in un boutique hotel dove si respira quiete e spiritualità

L’architettura senza architetti oggetto della ricerca di Bernard Rudofsky trovava la sua massima espressione nelle costruzioni religiose, cui non mancavano la cultura e le risorse per dare vita a opere che, fin dalla scelta dei luoghi, sono diventate parte essenziale e caratteristica del paesaggio italiano.

Se può accadere che un’eccessiva tutela le ‘congeli’ nel loro stesso passato, casi come quello de La Monastica , boutique hotel 5 stelle nato dall’ex monastero di Santa Scolastica, dimostrano invece che queste architetture possono essere destinate alle funzioni del nostro tempo conservando, dell’antico, l’atmosfera e le sensazioni che suscita percorrere e abitare questi spazi.

Fondato nel 1517, nel corso dei secoli l’ex monastero subì numerose trasformazioni, l’ultima delle quali avvenuta nel 1907, con l’ampliamento della chiesa e l’aggiunta del loggiato esterno a opera dell’architetto Ferdinando Pacini. Avviati dall’attuale proprietà nel 2005, i lavori di restauro che hanno portato alla creazione del resort si sono conclusi nel 2024. Si è trattato di un intervento estremamente complesso, basato su un lavoro di ricerca che ha fatto riemergere anche quello spirito di ospitalità presente nel monastero fin dalla sua fondazione. Tra Pistoia e Lucca, l’edificio fu infatti anche rifugio e punto di ristoro per i pellegrini che percorrevano la via Cassia. Con cura filologica e ricorrendo alla

maestria di artigiani e artisti locali – nella lobby gli ospiti sono accolti da un arcangelo Michele dipinto dall’artista pistoiese Andrea Mattiello – l’intervento ha inteso preservare la memoria del monastero, riportandolo alla sua essenza. Quando possibile, sono stati recuperati gli elementi originali dell’edificio: dai soffitti in legno alle decorazioni storiche, riproposte nelle cromie d’epoca. Ogni dettaglio è stato curato con la massima attenzione, in accordo con le indicazioni della locale Soprintendenza delle Belle Arti. Oggi il resort comprende 19 camere e suite, un ristorante gourmet suddiviso in diversi ambienti, una Spa, un giardino, due piscine. Ognuno progettato con l’idea di suggerire

La Monastica

Stefania Arrighetti, amministratore delegato della Monastero del Castello Srl, nel 2020 è rientrata in Italia da Dubai, dove era responsabile Pr e comunicazione per marchi globali del lusso, per affiancare il padre nel progetto di riconversione dell’ex-monastero.

sensazioni di pace e relax. Appena entrati, percorrendo il vialetto che porta alla lobby, protetto da un pergolato di piante rampicanti, gli ospiti respirano un’atmosfera di quiete.

Anche all’interno una palette di toni morbidi crea un ambiente calmo e rilassato. Il passato parla attraverso le travi in legno a vista, gli archi che suddividono gli spazi e le numerose lapidi e sculture in pietra che raccontano la storia religiosa dell’edificio. Le camere e le suite sono state completamente ripensate per dare vita ad ambienti più ampi e luminosi. E ognuna è stata arredata in modo personalizzato, scegliendo ogni mobile e tessuto singolarmente, per offrire un’ospitalità su misura.

Per garantire il massimo comfort, in ogni stanza sono state integrate moderne tecnologie, sapientemente nascoste per non compromettere l’estetica degli interni. La vocazione alla cura che ha contraddistinto il monastero nel corso dei secoli riemerge nella spa, un’oasi di benessere ricavata in una delle parti più antiche dell’edificio.

L’approccio filologico che ha guidato l’intervento è evidente anche nello spazio esterno. Distribuito su nove terrazze sostenute da muri in pietra e delimitato dalle antiche torri medievali, il giardino segue l’andamento delineato alle origini del monastero, offrendo una vista sull’intera vallata.

Di proprietà della Monastero del Castello Srl, La Monastica Resort & Spa fa parte della collezione di hotel italiani di lusso indipendenti Autentico Hospitality ■

Per l’illuminazione outdoor de La Monastica sono state utilizzate le collezioni Flamingo, Micro e Mini di Platek. Flamingo è una famiglia di lampade dal carattere decorativo e versatile, ideale per definire percorsi e valorizzare gli spazi esterni con un’illuminazione mirata e d’atmosfera. In questo progetto è stata utilizzata in quasi tutte le sue varianti – applique e paletto – per illuminare camminamenti, pareti e ingressi. Per l’illuminazione degli alberi presenti nel parco dell’hotel sono stati scelti invece due modelli da incasso: Micro e Mini, quest’ultima aggiornata con sorgenti luminose di ultima generazione. www.platek.eu

PLATEK
Foto ©Ottavio Tomasini
Foto ©Ottavio Tomasini

A sinistra, il complesso monastico in una vista da drone e, sotto, una terrazza con vista panoramica sulla vallata.

A destra e sotto, una suite e due spazi comuni della Monastica. Foto Studio Blaze.

I progettisti hanno recuperato, quando possibile, gli elementi originali dell’edificio:

dai soffitti in legno alle decorazioni storiche riproposte nelle cromie d’epoca.

PEDRALI

Per gli spazi dell’ex Chiesa di Santa Scolastica, parte dell’intervento di recupero del monastero, sono stati scelti i tavoli Blume, design Sebastian Herkner e le sedute Jazz, nella nuova versione con braccioli. Blume è caratterizzato dalla colonna in alluminio estruso con profilo a forma di fiore che corre lungo tutta la sua altezza. Il piano è disponibile in diverse dimensioni e finiture. La sedia Jazz con braccioli, selezionata sia in azzurro sia nella calda nuance terracotta, è definita da una sottile struttura in acciaio. Può essere personalizzata grazie alla combinazione del rivestimento, in tessuto o finta pelle, e delle svariate finiture dell’acciaio. www.pedrali.com

Planstudio Pederiva

La nuova area bar è caratterizzata da un controsoffitto 3D metalllico riflettente di Fielitz commercializzato in

Italia da Alpewa come i pannelli di metallo stirato che conferiscono modernità agli altri spazi comuni.

Il senso dell’ospitalità del Maiena Meran Resort

Finiture metalliche a effetto glow, legno naturale e spazi aperti nell’ultimo progetto di Planstudio

Pederiva per la riqualificazione degli spazi comuni di un cinque stelle sopra Merano

A Merano la storia dell’ospitalità è antica e ha inizio con le cure termali e la fama della cittadina della Val Passiria per la mitezza del clima. La gestione alberghiera familiare, comune qui come in tutto l’Alto Adige, unisce la passione per il mestiere e un senso della proprietà che ragiona in termini di generazioni e non di profitto immediato, dando luogo a un’offerta di alta qualità. È il caso de La Maiena Meran Resort, un hotel cinque stelle sulle colline sopra Merano il cui logo è il fiore dell’albero del melo.

Nel corso degli anni l’albergo è stato ampliato ed è costante oggetto di miglioramenti curati dagli architetti di fiducia, lo studio di Appiano Planstudio

Pederiva, che in quest’ultimo intervento, completato nel 2024, si è occupato degli spazi comuni e dell’area wellness. Rimodulati, gli spazi della hall, della lounge e, al mezzanino, del bar Nörder (il nome rende omaggio a un’antica sala da ballo) sono disegnati con un linguaggio architettonico moderno e lineare cui contribuisce la scelta dei materiali, con pareti metalliche in metallo stirato nei colori bronzo e oro che si abbinano ai colori scuri della pietra e dei profili verticali in legno e sulle quali spicca la palette di colori caldi degli arredi e dei tessuti.

In particolare, le porzioni di soffitto corrispondenti al bancone del bar e al vuoto che si apre sulla doppia altezza

sono realizzate in pannelli riflettenti 3D di Fielitz, marchio commercializzato in Italia da Alpewa, modellati con la moderna tecnologia dei fluidi.

Ampliata e rimodernata anche l’area wellness e beauty Sense spa: ampie vetrate uniscono interno e esterno, dove oltre alla piscina si trova una nuova vasca idromassaggio. Cinque le zone trattamenti, oltre a due gym per attività motorie, un’ampia reception e un Vital bar

Nella pagina successiva, altri dettagli dell’ambiente. Foto courtesy Hotel La Maiena e Alpewa.

Maiena Meran Resort

Planstudio Pederiva

Fondato negli anni Ottanta da Ludwig Pederiva oggi lo studio di Appiano è guidato da Thomas, Ulrike e Alex Pederiva. Planstudio opera localmente ed è specializzato nell’architettura alberghiera di qualità con un servizio completo, dal concept iniziale alla direzione lavori al progetto di interni. La collocazione nel contesto paesaggistico, l’architettura e il design si fondono con il linguaggio delle forme e la funzionalità, in un processo creativo che rispecchia l’unicità di ogni progetto. www.planstudiopederiva.it

Modellati singolarmente, i pannelli Fielitz in 3D, prodotti in Germania e commercializzati in Italia da Alpewa, offrono un’inesauribile varietà di forme per la progettazione architettonica. I materiali Fielitz vanno dall’alluminio e dall’acciaio inossidabile all’acciaio, rame, bronzo, ottone e titanio, tutti modellati mediante l’impiego della moderna tecnologia dei fluidi, che con elevate forze di compressione consente di ottenere elementi in 3D precisi e dal chiaro impatto estetico. La formatura 3D consente anche di ottenere una maggiore rigidità del materiale di

partenza senza compromettere la superficie utilizzata. Impiegati in realizzazioni internazionali come il museo Istanbul Modern di Renzo Piano o il flagship Fendi di Tokyo e da artisti come Olafur Eliasson per l’opera di arte pubblica davanti alla Willis Tower di Chicago, i prodotti Fielitz trovano impiego anche nel product design, come nel caso dello sgabello di alluminio Auerberg Soest di Christoph Boeninger e, in acciaio, nelle vetture delle ferrovie tedesche disegnate da Gmp. www.alpewa.com

Località Marlengo

Committente famiglia Waldner

Progetto architettonico spazi comuni e spa Planstudio Pederiva (Thomas e Alexander Pederiva)

Statica e sicurezza Studio H&B (Oswald Holzner)

Impiantistica idrosanitaria Energypro (Jörg Reichhalter)

Impianti elettrici Ktp Group Engineering (Mirko Beikircher)

Coordinamento achammer+breitenberger (Wolfgang Achammer)

Pannelli metallici 3D forniti da Alpewa Fielitz Dune Small

Posatore Haller Oswald

Cronologia 2022 (progetto); 2024 (realizzazione)

ALPEWA
CREDITI

Acme Milano

Fondata a Milano nel 1991, la società di architettura e design conta 4 partner e 20 professionisti e opera a livello nazionale e internazionale, con un portfolio che spazia da interventi di riqualificazione urbana a nuove costruzioni. L’approccio integrato unisce architettura, ingegneria e ricerca sui materiali, ponendo grande attenzione alla sostenibilità ambientale e all’efficienza energetica. www.acmemilano.com

L’intervento ha portato alla riqualificazione energetica dell’albergo anche con un nuovo sistema impiantistico fullelectric in parte alimentato con energia prodotta da pannelli fotovoltaici.

Una palette minimalista bianco/ grigio antracite conferisce all’edificio un aspetto moderno. I pannelli Alubel Forma sono posati con la tecnica della facciata ventilata.

Committente Hotel Energy Park

Progetto architettonico Acme Milano (project leader

Mauro Zanaboni e Chiara Saska)

Impresa edile P&P Costruzioni, Brugherio

Lastre metalliche rivestimento Alubel Forma

Installatore Cantù Villasanta

Slp 2.410 mq

Cronologia 2023 (progetto) - 2025 (apertura al pubblico)

Foto Laura Corbetta

Alubel, facciate metalliche ventilate per la riqualificazione dell’Energy Park Hotel

Principi di green design e architettura contemporanea hanno guidato il progetto di completa ristrutturazione – avviato da Acme Milano nel 2023 e inaugurato quest’anno – di un edificio alberghiero di quattro piani nell’area del distretto tecnologico Energy Park di Vimercate (MB). La riqualificazione architettonica ha modernizzato l’estetica dell’edificio, in sintonia con il contesto hightech circostante, migliorandone al contempo le prestazioni energetiche. Per il rifacimento dell’involucro esterno è stata scelta una facciata ventilata con lastre metalliche Alubel Forma in alluminio preverniciato smooth colore grigio antracite con fissaggio a scomparsa. Dietro il nuovo rivestimento è stato inserito un adeguato strato di isolante termico continuo.

In questo modo il pacchetto di facciata è efficace anche in estate grazie all’intercapedine d’aria che smaltisce il calore accumulato.

Alla riqualificazione energetica complessiva contribuiscono inoltre gli impianti termici centralizzati in pompe di calore full-electric ad alta efficienza, in gran parte alimentate con l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico posto a servizio dell’edificio.

Il nuovo pacchetto di facciata migliora inoltre l’isolamento acustico degli ambienti interni. Con geometria totalmente personalizzabile, Alubel Forma è l’evoluzione delle lastre grecate Alubel per rivestimenti e coperture, disponibili anche con coibentazione preaccoppiata.

www.alubel.com

Dall’alto, il complesso ricettivo di Villa Orsini, un esterno, la sala da pranzo e la hall della nuova struttura annessa. Foto courtesy D&V Serramenti.

D&V, luce e trasparenza per il Resort Villa Orsini

Il Resort Orsini, situato in provincia di Avellino nei pressi degli scavi archeologici di Aeclanum, rappresenta l’ultima espansione di una struttura dedicata a eventi e ricevimenti, attiva con successo da quasi vent’anni. Il nucleo originario, Villa Orsini, conserva elementi storici di pregio, come un tratto di muro romano in sottili laterizi, strutture murarie a grandi conci lapidei e ambienti voltati probabilmente risalenti al XVIII secolo. Collocata su un pendio con vista sulla vallata, la villa si ispira, nell’impianto porticato, alle ville cinquecentesche e barocche come Villa Medici o la villa di Poggio a Caiano. La nuova struttura, realizzata mediante il recupero di un rustico in cemento armato, sorge nelle vicinanze e si integra con l’edificio storico di cui condivide ingressi e spazi comuni.

Progettato dall’architetto Saverio Ciarcia con l’obiettivo di ampliare le attività ricettive, l’edificio presenta uffici e soprattutto suite per spose e familiari in prossimità delle sale ricevimento.

L’intervento ha comportato la completa ristrutturazione degli spazi interni e delle facciate, ora caratterizzate da una combinazione di travertino e intonaci dai toni caldi, in continuità con lo stile dell’edificio principale. Il piano terra ospita hall, reception, bar e salotti, oltre a uffici illuminati naturalmente, con annessa una saletta colazioni per gli ospiti delle cinque suite (quattro al primo piano, una più ampia all’attico, dotata di terrazzi su tutti i lati).

L’accesso principale avviene tramite un ampio scalone arricchito da cascatelle e giochi d’acqua, citazione delle fontane pompeiane

A sinistra vista da drone di un dettaglio. Sotto, due ambienti e uno dei bagni delle suite.

Tutti gli infissi del resort sono stati realizzati da D&V Serramenti, che ha utilizzato profili Schüco anche nei collegamenti tra la sala e il terrazzo del primo piano dell’edificio principale. Progettato ad hoc, per non interrompere con traversi lo sviluppo delle superfici vetrate anche il grande finestrone del vano scala. Foto courtesy D&V Serramenti.

come quella di via dell’Abbondanza. In fase di completamento, al piano seminterrato è prevista una spa. Tutti gli infissi sono realizzati da D&V Serramenti con profili Schüco in tinta bianco caldo (colore fuori standard Ral 1013 raggrinzato) e vetri-camera basso-emissivi, garantendo un ottimo isolamento termico. In particolare, per quanto riguarda gli infissi a doppio battente sono stati utilizzati profili serie AWS 75 BS.HI+, mentre per i finestroni degli uffici è stato utilizzato il sistema Schüco

In alto. l’ingresso del resort con lo scalone e i giochi d’acqua.

ASE 80 HI DesignLine con alzante scorrevole a doppia rotaia. Sono presenti tende a rullo motorizzate, diffondenti al piano terra e oscuranti nei livelli superiori. Gli stessi infissi sono stati installati anche nei collegamenti tra sala e terrazzo del primo piano dell’edificio storico, coperto da una leggera tettoia in legno e acciaio inox sostenuta da due coppie di pilastri.

Particolare attenzione è stata data al grande finestrone verticale del vano scala, progettato per non interrompere la superficie vetrata con traversi, assicurando una vista panoramica suggestiva dai pianerottoli dei piani superiori.

www.dvserramenti.it

dal design pulito ed essenziale

I serramenti
sono stati realizzati da Verona Finestre con profili Kömmerling.

Kömmerling per la riqualificazione di un agriturismo tra i vigneti della Valpolicella

Nel cuore della Valpolicella, in località Sant’Ambrogio, sorge l’Agriturismo Poderi Campopian, a 650 metri di altitudine, immerso in una tenuta di 16 ettari tra vigneti e boschi, con vista sul Lago di Garda. Di proprietà della famiglia Tinazzi, è anche sede di un’azienda vinicola. Qui, natura, silenzio e paesaggio si fondono offrendo agli ospiti un’esperienza di relax e cultura in un contesto autentico. Il casale ottocentesco è stato oggetto di una recente ristrutturazione, attenta agli elementi architettonici originari, che ne ha esaltato il fascino storico senza rinunciare a soluzioni moderne e in particolare alla sostenibilità delle scelte. Quattro le unità abitative: le suite Marziale e Reguso, il bilocale Lunante

e il quadrilocale Corvina. L’edificio ha una struttura a corpo unico che si sviluppa in senso longitudinale su più livelli, secondo una scansione modulare che definisce anche le facciate del volume. I prospetti sono caratterizzati da una tradizionale copertura a falde e da una finitura a intonaco chiara che lascia spazio, in alcuni tratti, alla tessitura originale in pietra che si rivela come traccia di un passato che si intende preservare. Tra gli elementi distintivi del progetto, i nuovi serramenti in Pvc firmati Verona Finestre, realizzati con profili Kömmerling. Dall’estetica essenziale e pulita, offrono eccellente isolamento termoacustico e aprono gli ambienti al paesaggio circostante grazie

alle ampie superfici vetrate, favoriscono l’ingresso della luce naturale, valorizzando gli spazi interni e contribuiscono a creare a un’atmosfera accogliente e raffinata anche grazie alla scelta del delicato colore Bianco Frassino.

Tradizione, innovazione e attenzione ai dettagli definiscono così l’identità di Poderi Campopian.

www.kommerling.it

In queste pagine l’inserimento nel contesto urbano; l’innesto e il recupero delle strutture esistenti e la sequenza di colonne sottili e massicce che definisce il nuovo volto della Cittadella.

ELEVATION

CITTADELLA DELL’ACCOGLIENZA, RIVA DEL GARDA

UN’IDEA CIVICA DI ARCHITETTURA

VINCITORE DI UN CONCORSO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALL’AZIENDA PUBBLICA DEI SERVIZI ALLA PERSONA ‘CITTÀ DI RIVA’, IL PROGETTO DEL GRUPPO COMPOSTO DA CINO ZUCCHI E EURO PROJECT CON ARTURO BUSETTO TRASFORMA IL SITO DELL’EX-OSPEDALE IN UN AMBIENTE TERAPEUTICO

ACCOGLIENTE E INSERITO NEL TESSUTO URBANO

dalla relazione progettuale

Situata all’estremità settentrionale del lago, Riva del Garda è una cittadina ricca di storia e il cui paesaggio combina i versanti delle Alpi con il clima mite delle acque del lago. All’inizio del xx secolo, qui fu costruito un grande ospedale pubblico che per decenni rappresentò un punto di riferimento della zona per la cura e il recupero dei pazienti. Con il mutare delle esigenze sanitarie, la struttura venne progressivamente abbandonata. Il processo di rigenerazione dell’ex complesso ospedaliero, realizzato dal gruppo di progettazione composto da Cino Zucchi Architetti e Euro

Project Engineering Consulting con Arturo Busetto, ha trasformato il sito in una residenza assistita riconfigurando al tempo stesso una porzione di città.

Allontanandosi dalla tradizionale impostazione di isolamento tipica delle strutture sanitarie, la nuova Cittadella dell’Accoglienza si inserisce con consapevolezza nel tessuto urbano: luogo di cura e spazio incentrato sul benessere degli ospiti da un lato; riconfigurazione di una porzione di città dall’altro.

Il nuovo complesso si sviluppa attraverso una pianta poligonale che ruota intorno a un corti-

Dopo il Bachelor of Science in Art and Design al Mit di Cambridge, Ma) nel 1978 e la laurea in architettura al Politecnico di Milano (dove oggi è ordinario di Architectural e Urban Design) Cino Zucchi fonda a Milano lo studio CZA, attualmente uno dei più importanti studi europei nei campi dell’architettura, del paesaggio e del disegno urbano. Autore di numerosi saggi, nel 2014 ha curato il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia con la mostra Innesti/Grafting. Nell’edizione precedente l’installazione Copycat aveva ricevuto una menzione speciale. Tra i lavori più celebri le trasformazioni delle ex-aree industriali Junghans a Venezia e Portello a Milano, la sede di Salewa a Bolzano (con Park Associati) e la nuova sede Lavazza a Torino. Con 30 collaboratori, attualmente lo studio è impegnato su numerosi progetti in Europa e in Italia, tra cui la trasformazione della Cavallerizza Reale a Torino. www.zucchiarchitetti.com

le interno rialzato, un elemento che contribuisce a creare un continuum tra spazi aperti e percorsi protetti, enfatizzando la relazione con il giardino e con il paesaggio naturale nel quale è inserito.

Il sistema distributivo è studiato per offrire percorsi fluidi e intuitivi dove la disposizione di corridoi, camere e spazi comuni organizzati intorno ai cortili rimanda alle forme organiche dell’ambiente circostante.

Gli interni sono articolati attorno a un anello di circolazione che privilegia zone vivibili e fruibili dedicate alla socializzazione per i 60 residenti e per i 20 ospiti del ricovero diurno.

GROUND FLOOR PLAN
Cino Zucchi Architetti

SECTION

SECTION

A sinistra, il cortile interno con le facciate rivestite in doghe di legno composito dei nuovi edifici. A destra l’ingresso visto dalla città.

Gli spazi per i residenti sono distribuiti in tre nuclei da 20 degenti ciascuno, di cui uno dedicato e attrezzato per ospitare i malati di Alzheimer.

Il design degli ambienti privati è essenziale e discreto, ma il carattere del luogo è definito da dettagli che ne arricchiscono l’esperienza: cortili piantumati con ulivi e rosmarino, viste panoramiche dalle camere e dai corridoi e una hall illuminata da lucernari che accompagnano arredi dalle forme sinuose.

All’esterno, la Cittadella è avvolta da un’articolata griglia compositiva rivestita con pannelli ceramici. Il disegno della facciata è carat-

terizzato da una sequenza alternata di colonne sottili e massicce che scandisce pannelli, finestrature e logge aperte. Questo linguaggio apparentemente rigoroso stabilisce un rapporto con l’impianto neoclassico dell’ex-ospedale e allo stesso tempo riecheggia le strutture tradizionali delle limonaie, tipiche del territorio. Se l’esterno si armonizza con il centro storico di Riva del Garda, il cortile interno introduce una diversa dimensione spaziale, più intima e accogliente, evocando l’atmosfera di un piccolo borgo.

I volumi piramidali dei lucernari emergono come sculture trasformandosi in sedute all’a-

perto accompagnate da aiuole rialzate. Una copertura dal profilo discontinuo sembra dialogare con il disegno delle montagne sullo sfondo, mentre le pareti interne, rivestite in doghe di legno composito (Wpc), sono scandite da una serie di aperture irregolari che creano un ritmo uniforme e dinamico.

Attraverso un approccio orientato all’efficienza energetica e integrando competenze multidisciplinari, la Cittadella dell’Accoglienza ha ottenuto la certificazione Leed Gold, perseguendo un equilibrio ambientale senza compromettere la qualità architettonica e compositiva ■

Guido Rossini

Fondata nel 1995 dal geometra Guido Rossini con gli ingegneri Giuseppe Garatti e Pierluigi Marchesi, Euro Project Engineering

Consulting con sede a San Zeno Naviglio (Brescia) è una società specializzata nella progettazione integrata di edifici pubblici, con particolare attenzione ai settori sociosanitari e scolastici. Un team dinamico è impegnato nella ricerca di soluzioni efficaci e sostenibili garantendo qualità e sicurezza. Leader nella gestione Bim (Uni/PdR74:2019), la società investe nella transizione ecologica e digitale ottimizzando risorse e processi. 27 i progetti attualmente in corso. www.europrojectsrl-sociale.it

La reception e in alto, il cortile sopraelevato e le articolazioni dei volumi all’interno del complesso visibili anche nella foto dall’alto della pagina di destra. I volumi piramidali dei lucernari emergono come sculture trasformandosi in sedute all’aperto.

CREDITI

Località Riva del Garda

Committente Apsp Città di Riva

Progetto architettonico Euro Project Engineering

Consulting (capogruppo); Cino Zucchi Architetti; Arturo Busetto (strutture)

Impianti PierLuigi Marchesi

Design team interni Bruno Moratelli; Alberto Brezigia (CZA)

Intonaco di finitura organico per esterni Sto Italia

Pannelli ceramici Florim

Lastre di copertura Unimetal

Legno ingegnerizzato Inocram

Pavimentazioni atrio e corridoi Atlas Concorde

Pavimentazioni camere Gerflor

Serramenti Gastaldello; Festi

Porte Fundermax

Illuminazione Disano, Filippi, Cariboni

Dimensioni 6.952 mq

Costo circa 10 milioni di euro

Cronologia 2011-2024

Foto Davide Galli

UNIMETAL

Le falde della Cittadella sono protette da una copertura continua in alluminio (colore RAL 7037) a giunto drenante del sistema Perfect Evolution 478 di Unimetal. A lastre continue, senza sovrapposizioni né fissaggi meccanici, il giunto drenante, che entra in azione in caso di emergenza assicurando l’ordinato smaltimento dell’acqua in eccesso – soluzione ideale nei

progetti a grandi falde – insieme al sormonto a incastro anti-risalita garantisce massima sicurezza e impermeabilità. Il design del profilo lo rende adatto anche per i moderni rivestimenti di facciata. Calpestabile, facile da installare, Perfect Evolution 478 non richiede manutenzione nel tempo e può essere realizzato anche in cantiere

con l’impiego dell’unità mobile Perfect Logistic Testato in galleria del vento a 175 Km/h, Perfect Evolution 478 è certificato UNI EN 14963-14782 ai carichi e per la resistenza all’acqua, e ASTM 2140 per la tenuta idrica a pendenza zero in allagamento totale. www.unimetal.net

PLANIVOLUMETRICO

IL PROGETTO DI JOSEPH DI PASQUALE TRADUCE IN REALTÀ L’IDEA VISIONARIA DI UN IMPRENDITORE E TRASFORMA UN’AREA INDUSTRIALE DISMESSA DI BERGAMO IN UN POLO DI SOCIALITÀ ATTRATTIVO E MULTIFUNZIONALE

In alto, il prospetto sinuoso dell’arena da 6.500 posti, caratterizzato da una facciata dinamica composta da piccole tessere di alluminio che si muovono al vento. A sinistra, le residenze. Foto Joseph Di Pasquale.

CHORUS LIFE DALLA CENTRALITÀ DELLO

«Quando ho disegnato il masterplan – dice Joseph Di Pasquale – ho avuto come obiettivo fondamentale il disegno dello spazio vuoto prima dei volumi costruiti», perché da sempre nel nostro Paese sono lo spazio pubblico, le piazze e i portici, il luogo delle relazioni. Né sembri improprio il paragone che l’architetto fa con la piazza di Pienza di Bernardo Rossellino, perché anche là c’era un committente illuminato che prima del conto economico immaginava una vita corale per i suoi concittadini. Uno dei più vasti progetti privati di rigenerazione urbana d’Europa, Chorus Life nasce dalla visione del Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli (1933-2022, fondatore di Gewiss) –

condivisa dieci anni fa con l’architetto Joseph Di Pasquale – che individua nell’area dismessa della ex-Ote l’opportunità di realizzare un nuovo pezzo di città.

La piazza dunque, anzi le piazze, disposte su due livelli e in buona parte pavimentate con superfici drenanti, sono la prima caratteristica di Chorus Life, insieme alla Chorus Arena, che della piazza di fatto è una prosecuzione al coperto. Capace di ospitare 6.500 persone, l’Arena ha la caratteristica peculiare di combinare la tipologia dell’anfiteatro romano, che al primo livello di gradinate offre una visione a 360 gradi, e quella del teatro greco (al secondo livello, con una visione a 180 gradi) che la ren-

de adatta sia a eventi sportivi sia a spettacoli ed eventi sociali e culturali.

Anche all’esterno l’arena possiede due volti, quello rivolto verso la città, sobrio e composto, e quello rivolto verso la piazza, sinuoso e sorprendente per la facciata dinamica (lunga 200 metri e alta 15) composta da migliaia di tesserine di alluminio che, ancorate con un sistema di fissaggio certificato dal Politecnico di Milano e brevettato da Di Pasquale in collaborazione con l’azienda Gualini, si muovono come foglie al minimo alito di vento riflettendo in mille sfaccettature la luce che le colpisce.

Ma a fare di Chorus Life un autentico quartiere urbano è da una parte l’articolazione delle

Joseph Di Pasquale

Joseph Di Pasquale è professore a contratto presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove ha conseguito un Phd in Architettura ibrida modulare per comportamenti abitativi emergenti. Nel 2001 aveva ottenuto un diploma in Storytelling e regia cinematografica alla New York Film Academy. Dal 2008 svolge attività di divulgazione culturale con conferenze e libri (l’ultimo titolo, Esseri Urbani, è uscito nel 2024). Nel 2015 il suo Guangzhou Circle Building ha ricevuto un World Green Design Contribution Award. Chorus Life è stato premiato nel 2017 (Well Tech Smart City Award), 2018 (Iconic Landscape Award) e 2025 (Big See Award). www.jdparchitects.com

L’esploso assonometrico e lo schema della funzioni di Chorus Life. ©Jdp architects.

funzioni – commerciali, residenziali, hospitality, fitness – e dall’altra le infrastrutture strategiche realizzate e in corso (come da accordo di programma siglato nel 2018 con Regione Lombardia, Provincia e Comune di Bergamo e l’azienda del trasporto pubblico Teb) che lo collegano alla linea T1 e alla futura linea T2, alla ferrovia, all’aeroporto e all’asse stradale interurbano che consente un veloce collegamento con il casello autostradale. Alle quali si aggiunge, sempre a carico della proprietà e ben oltre l’accordo di programma, l’atteso sovrappasso della circonvallazione della Valle Seriana e la prossima realizzazione del nuovo Palazzetto dello Sport di Bergamo.

1.100, di cui oltre 700 convenzionati con il Comune, i posti auto del parcheggio sotterraneo

che rende Chorus Life un quartiere car free Scale e scale mobili conducono al livello commerciale della piazza, caratterizzato dai grandi archi che sostengono il secondo livello e danno origine ai portici che ne definiscono l’identità architettonica. Come per la facciata dell’arena, anche gli archi sono frutto di un’invenzione creativa sorretta nella sua realizzazione dall’innovazione tecnologica – applicata qui per la prima volta – di casseforme a controllo numerico che si modificano in base al disegno generando stampi sempre diversi per la prefabbricazione in calcestruzzo armato strutturale. Su questa prima piazza si affacciano 10.000 metri quadrati di attività commerciali e di ristorazione. Quanto al programma residenziale, Chorus Life comprende un residence con 74 alloggi,

primo progetto build-to-rent di Bergamo. Sul fronte dell’ospitalità invece, un volume alto ospita un hotel quattro stelle superior a insegna Radisson.

Al capo opposto dello sviluppo, di prossimo completamento è la più vasta – 8.000 metri quadrati – urban spa e centro wellness della regione.

I 15.000 metri quadrati di verde, piantumato con 4.000 arbusti e alberi di alto fusto; i 57.900 mq di superfici esterne non drenanti che favoriscono la raccolta di 42.980 mc d’acqua piovana all’anno e un sistema di gestione idrica e energetica che punta all’autosufficienza hanno consentito a Chorus Life di ottenere, secondo sviluppo in Italia, la certificazione a livello di quartiere Leed-Nd Gold v4 ■

ESPLOSO 3D

Planimetria del complesso. Elemento centrale del progetto sono le piazze, con pavimentazione drenante e non drenante realizzata da Ipm Italia. Foto Joseph Di Pasquale.

Con una quarantennale esperienza nei settori industriale, residenziale, commerciale, arredo urbano e navale, per ChorusLife IPM Italia ha realizzato 27.000 mq di pavimentazioni outdoor utilizzando IPM GeoDrena, il sistema drenante eco-friendly che garantisce alte performance ambientali e funzionalità. Ha inoltre fornito IPM GeoCem, sistema caratterizzato da una matrice cementizia arricchita da un’alta percentuale di

resina, in versione non drenante per realizzare 34.000 mq di massetto, e IPM Poliurea, applicata a spruzzo a rapido indurimento, che ha garantito una protezione eccellente per la struttura. Oltre alla pavimentazione delle due piazze, IPM Italia ha installato giunti tagliafuoco e giunti strutturali impermeabili. «Un rivestimento come IPM GeoDrena – ci spiega l’amministratore delegato di IPM Italia Andrea Penati – oltre a garantire

performance tecniche ed estetiche, contrasta l’isola di calore e permette di creare inserti decorativi e rispettare scelte estetiche, che per ChorusLife hanno previsto i colori grigio e rosso. La possibilità di variare lo spessore permette di raccordare tutte le differenze di quote, aspetto da tenere presente perché risulta difficile da ottenere con altre soluzioni». www.ipmitalia.it

IPM ITALIA

L’albergo di Chorus Life. Sotto, in uno schizzo di Joseph Di Pasquale. Nella pagina di destra il cantiere.

Località Bergamo, borgo di Santa Caterina

Committente Chorus Life Spa, Costim Progetto (concept, urbanistico, masterplan, architettonico definitivo, PdC, direzione artistica generale) Joseph di Pasquale (Jdp architects)

Sviluppo progettazione architettonica integrata definitiva ed esecutiva Progetto Cmr

Interior design Joseph di Pasquale, Davide Cerini (concept); Elena Bozzini, Ral 3020 (sviluppo)

Landscape design Parcnouveau, Margherita Brianza

Construction design coordination

Andrea Olivotto, A3 architetti

Progetto strutturale Sio Engineering

Progetto impianti United Consulting

Bim design BimFactory

Facade engineering Gualini

IT consultancy Elmet-Gsm

General contractor Impresa Percassi

Casseforme CNC Styl-Comp

Calcestruzzo Holcim Italia

Pavimentazioni outdoor Ipm Italia

Tribune telescopiche Arena Ceta

Illuminazione Gewiss

Area di intervento 70.000 mq circa Investimento circa 500 milioni di euro Tempi di realizzazione 2019-2024

Fondamentale, nella costruzione di Chorus Life, il contributo di Holcim Italia che, a parte gli archi delle piazze, realizzati in prefabbricazione presso Styl-Comp, ha fornito tutto il calcestruzzo impiegato per la realizzazione del nuovo quartiere: un totale di 150.000 metri cubi (in pratica un volume pari a quello di uno stadio di calcio o di un grattacielo di 50 piani), 50mila dei quali di calcestruzzo a basse emissioni di CO2 EcoPact Antìdro, impiegato per gli interrati con il sistema a vasca bianca che rende impermeabili i livelli dei parcheggi. Calcestruzzo a ritiro compensato Coésio è stato impiegato per la costruzione e la pavimentazione dell’arena, mentre per contenere il carico complessivo della piastra principale e delle coperture si è fatto ricorso al calcestruzzo strutturale alleggerito

Argélio, che possiede un peso specificio massimo di 1.800 Kg, contro lo standard ‘normale’ di 2.350. Infine, per la messa in opera dei solai post-tesi è stato impiegato il calcestruzzo Optìmio, un calcestruzzo convenzionale con resistenze alla trazione fino a 50 MPa. www.holcim.it

Funzionalità, resistenza, leggerezza impermeabilità e transizione energetica.

Tutte le caratteristiche del calcestruzzo per le grandi opere

EcoPact

Calcestruzzo a basse emissioni di CO2 (fino al 90% secondo gli impianti di produzione). Contribuisce all’ottenimento delle certificazioni ambientali Leed e alla transizione verso l’economia circolare.

Prestazioni

Classi di resistenza da C25/30 a C50/60 e oltre. Resistenze meccaniche e durabilità equivalenti o superiori al calcestruzzo standard. Ottima lavorabilità e pompabilità.

Composizione

Cementi a basso contenuto di clinker. Leganti supplementari (es. loppa d’altoforno, ceneri volanti, filler). Aggregati riciclati (ove disponibili). Acqua di recupero (in alcuni impianti).

Certificazioni

Analisi del ciclo di vita (Lca). Dichiarazioni ambientali di prodotto (Epd).

Antìdro

Calcestruzzo strutturale impermeabile a basso rapporto acqua/cemento.

Composizione

Cementi pozzolanici o alla loppa. Additivi selezionati per aumentare la compattezza.

Applicazioni

Strutture a contatto permanente o occasionale con acqua (vasche, piscine, gallerie, fondazioni); strutture idrauliche.

Argélio

Calcestruzzo strutturale leggero (massa da 1.400 a 2.000 Kg/mc).

Composizione

Impiego di argilla espansa strutturale (vetrificata alveolare), eventualmente miscelata con aggregati naturali.

Applicazioni

Interventi in edifici storici e ristrutturazioni; opere su terreni a bassa portanza; strutture in zona sismica; riempimenti, massetti collaboranti.

Coésio

Calcestruzzo strutturale con ritiro compensato.

Composizione

Presenza di agenti espansivi per contrastare il ritiro plastico e idraulico.

Applicazioni

Fondazioni per grandi macchinari che producono vibrazioni; basamenti e pavimentazioni industriali; rinforzi strutturali di pilastri e travi; ripristini di elementi strutturali.

HOLCIM

SEZIONE RECEPTION

AMBIENTI ELEGANTI, MATERIALI

DI PREGIO E DETTAGLI

DISEGNATI SU MISURA PER GLI SPAZI DELLA NUOVA SEDE

ROMANA DI UNO STUDIO

LEGALE INTERNAZIONALE. ALVISI KIRIMOTO DÀ VITA A UN’ARCHITETTURA IBRIDA

CHE VALORIZZA LA QUALITÀ

DELLE RELAZIONI

Un grande lucernario sfrutta l’unione dei due edifici per portare luce alla reception area del piano terra (foto sopra).

DA EDIFICIO STORICO A WORKPLACE CONTEMPORANEO

Vicino alle mura Capitoline e non lontano da Villa Borghese, in un complesso storico composto da due palazzine indipendenti già oggetto di una profonda ristrutturazione voluta dalla proprietà (un fondo gestito da DeA Capital Sgr) per conseguire la certificazione Leed, Alvisi Kirimoto ha completato il progetto per la nuova sede romana dello studio legale internazionale Dla Piper.

L’intervento, che riguarda oltre 4.000 metri quadrati distribuiti su 7 livelli, dà vita a un ambiente di lavoro che va oltre il tradizionale paradigma dell’ambiente ufficio. Uno spazio fluido, dove ogni area è funzionale ed estremamente flessibile: «per la nuova sede di Dla Piper abbiamo progettato spazi eleganti, dina-

mici e con diversi livelli di privacy, pensati per favorire sia gli incontri tra colleghi sia le interazioni con i clienti. Ambienti versatili in grado di rispondere a diverse esigenze professionali e relazionali. Lo sguardo attento a ogni minimo dettaglio ci ha portato a un design esclusivo e su misura, con materiali pregiati, dalle superfici tattili, che conferiscono agli spazi un carattere unico», ci spiega Massimo Alvisi. Il progetto si sviluppa in 4 macro-aree: il community space al seminterrato; la welcome area al piano terra; le aree operative ai piani intermedi; una meeting/event area all’ultimo piano. Il livello -1 è dedicato agli spazi comuni. Oltre all’area food, dietro una grande vetrata con porte scorrevoli troviamo la sala green, con

SEDE DI DLA PIPER. ROMA

Alvisi Kirimoto

Fondato da Massimo Alvisi (1967) e Junko Kirimoto (1970) nel 2002, lo studio fonde sensibilità italiana e giapponese nell’approccio sartoriale alla progettazione. L’uso sensibile della tecnologia e il controllo dello spazio, il dialogo con la natura e l’attenzione ai temi sociali rendono i loro progetti unici nel panorama dell’architettura internazionale. Attualmente impegnato in progetti di recupero e risanamento urbano in Italia e all’estero, lo studio ha partecipato a tre Biennali di Architettura di Venezia e alla Biennale di Pisa. Numerosi I concorsi e I premi internazionali vinti. www.alvisikirimoto.it

un tavolo circolare che invita alla convivialità, attorniato da vasche in rovere che contengono piante verdi. Allo stesso livello, la sala dedicata alla lettura e allo studio. Completano il piano la sala relax, una sala svago e la sala videoproiezioni, caratterizzata lungo il perimetro da una boiserie in rovere che integra un grande schermo.

Al piano terra, la welcome area accoglie i visitatori con due grandi zone comunicanti. La reception, illuminata da un lucernario, è caratterizzata da un maestoso bancone in limestone e wengé con bonsai integrato, mentre la partizione in ottone brunito lascia intravedere la lounge: un ampio spazio per accogliere clienti o organizzare eventi con un nucleo centrale in wengé e con inserti in limestone che accoglie il bar.

L’operative area abbraccia in altezza l’edificio, dal primo al quarto piano: uffici a uso singolo si affacciano lungo lo spazio di distribuzione attraverso grandi vetrate; altri, invece, prevedono postazioni condivise e un ambiente open space, mentre spazi ibridi e aree più raccolte come phone booth e meeting booth si inseriscono con discrezione nello spazio. Ben integrata e protetta dagli spazi distributivi da listellature realizzate ad hoc, un’area break è pensata per momenti più raccolti.

All’ultimo piano la meeting/event area: due grandi terrazze, sale riunioni e una boardroom sono pensati come spazi di rappresentanza. Gli interni, con arredi custom e rivestimenti a tutt’altezza, dialogano con le terrazze aperte, creando un’esperienza spaziale che si estende verso la città ■

SEZIONE AREA FOOD E SALA GREEN
PIANTA SEMINTERRATO

A sinistra in basso, la sala consultazione dedicata alla lettura e allo studio è un ambiente flessibile con workstation integrate e sedute informali.

Sopra, la Sala Green al piano seminterrato è separata dall’area ristoro (foto in alto a sinistra) da vetrate scorrevoli.

Al centro un tavolo circolare che invita alla convivialità attorniato da vasche in rovere lungo le pareti, dove trionfa l’elemento naturale.

Località Roma, Via Po

Proprietà Fondo Diamond Care, gestito da DeA Capital

Cliente DLA Piper Italy Services

Architettura degli interni Alvisi Kirimoto

Falegnamerie customizzate Arper

Controsoffitti acustici Saint-Gobain Ecophon

Vetrate Universal Selecta

Illuminazione Linea Light Group

Arredi standard Arper, Steelcase, True Design

Verde New Idroservice

Foto Serena Eller. Ellerstudio

Cronologia Ottobre 2023 – Ottobre 2024

LOUNGE SEZIONI
CREDITI
Meeting booth.

In queste pagine, un particolare della lounge a piano terra e alcuni spazi di lavoro ai piani superiori.

Il progetto ha previsto l’installazione di controsoffitti acustici Ecophon Focus Ds, con finitura Akutex FT in colorazione custom, in tre diversi formati. Il sistema a griglia nascosta offre un’estetica continua e ordinata e garantisce capacità di fonoassorbimento di Classe A. La classe di articolazione è pari a 180, parametro che misura la capacità di un controsoffitto di contribuire alla privacy acustica. Nelle meeting room il sistema Ecophon svolge un ruolo ancora più cruciale: grazie alla sua efficacia nel ridurre il tempo di riverberazione, consente una migliore intelligibilità del parlato, facilitandone la comprensione. www.ecophon.com/it/

PIANTA PIANO QUINTO
ECOPHON
Board room.
Meeting booth.

Dalla terrazza della sede lo sguardo corre alla vicina ex-chiesa di San Paolo Converso restaurata e adibita a eventi.

Sotto, la Piazza centrale con la scala che collega i diversi livelli e le realizzazioni su misura di Devoto Design, che negli

spazi dedicati all’innovazione come il Solaria Space creano scenografie evocative. Foto Carola Merello.

DELOITTE HA STABILITO LA PROPRIA SEDE MILANESE NEL COMPLESSO TRA VIA SANTA SOFIA E CORSO

ITALIA REALIZZATO NEL 1958 DA PONTI, FORNAROLI E PORTALUPPI E OGGI

RIQUALIFICATO DA SOM. IL

PROGETTO DEGLI INTERNI È DI DEGW | LOMBARDINI22

HQ DELOITTE, MILANO

UN HUB LUMINOSO

CHE PROMUOVE L’INNOVAZIONE

Dopo il successo della sede romana, Deloitte rinnova la collaborazione con Lombardini22 per la sua nuova sede milanese, nell’ex-edificio delle Assicurazioni Alleanza in Corso Italia progettato da Gio Ponti, Antonio Fornaroli e Piero Portaluppi nel 1958. L’edificio, di proprietà di Allianz, è stato in questi anni oggetto di profonda riqualificazione su progetto di Skidmore Owings & Merrill (Som).

Il progetto degli interni di Degw (business unit di Lombardini22) configura la sede come un hub innovativo, pensato per favorire flessibilità, collaborazione e socialità.

La nuova sede ospita circa 2mila professionisti

in un layout fluido e condiviso, integrando spazi diversificati come aree per il lavoro in team, un auditorium, una food court e una zona clienti al quinto piano, con lounge e servizio catering. L’approccio progettuale ha puntato su tecnologia, comfort, ergonomia e rappresentatività, trasformando la sede in una vetrina della società di consulenza internazionale e punto di attrazione per clienti e collaboratori.

Elemento simbolico del nuovo campus è la vicina ex-chiesa di San Paolo Converso, oggi restaurata mantenendo il suo impianto storico e adibita a spazio per eventi e incontri, accessibile da piazza Sant’Eufemia e da un ingresso

Lombardini22

La società di progettazione opera seguendo un metodo multidisciplinare e multiautoriale basato su un’attività di analisi e consulenza strategica preprogetto. Oggi il gruppo è specializzato nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality Education, Data Center, Fair. Nella foto da sinistra: Franco Guidi, Paolo Facchini, Marco Amosso, Elda Bianchi, Alessandro Adamo, Roberto Cereda, Adolfo Suarez. www.lombardini22.com

Gli ambienti sono caratterizzati dalla forte presenza del verde di Hw Style anche con i ‘tavoli organici’ di Estel, nella foto al centro, superfici condivise che spezzano il ritmo dei classici bench.

Di Estel anche i tavoli EvoHP Sit&Stand delle postazioni operative in alto a destra. Foto Carola Merello.

CREDITI

Località Milano

Interior Design Degw | Lombardini22

Tenant Deloitte

Arredi custom Devoto Design

Arredi Estel, Cardex PavimentazionI Liuni, Eco Contract, Garbelotto

Pannelli fonoassorbenti Fantoni

Verde Hw Style

secondario dalla ‘piazza centrale’ della sede. Piazza che rappresenta il fulcro dal quale si sviluppano le aree operative, arricchite da tecnologie avanzate, strumenti smart come postazioni prenotabili e lockers intelligenti, e ambienti accoglienti e altamente performanti. Tutto è stato curato nei minimi dettagli per offrire un’esperienza immersiva nei valori di Deloitte.

Tra le novità di rilievo il Solaria Space, Generative AI Studio, laboratorio di innovazione dedicato all’intelligenza artificiale, ambiente immersivo pensato per coinvolgere clienti, partner e stakeholder, offrendo un’esperienza diretta

con le tecnologie emergenti, in continuità con quanto già realizzato a Roma. Grande attenzione è stata data alla sostenibilità e alla qualità progettuale, con l’obiettivo di ottenere le certificazioni Leed Platinum e Well Gold. L’illuminazione è stata sviluppata in collaborazione con Allianz, mentre Lombardini22 ha curato anche la segnaletica e l’identità visiva. Completano l’hub spazi mindfulness, studi multimediali e aree satellite per training e meeting.

Un progetto che unisce design, tecnologia e benessere, offrendo una visione concreta e innovativa del futuro del lavoro ■

Vivo e mutevole, il verde realizzato da Hw Style si inserisce negli spazi come elemento architettonico attivo, capace di influenzare percezioni, relazioni e benessere. Il progetto si sviluppa attraverso una combinazione armonica di verde sospeso, con essenze cascanti che animano gli elementi verticali; verde integrato negli arredi, che definisce isole vegetali e punti focali negli ambienti; e verde in vaso, che completa l’allestimento con un tocco naturale diffuso. A completamento, una terrazza apre lo spazio ufficio verso l’esterno, offrendo un’area di pausa circondata dal verde. www.hw-style.it

Gestione, ingegnerizzazione, capacità artigianale di realizzazione e di messa in opera: sono questi i principali asset di Devoto, una realtà chiamata a lavorare su progetti dei più importanti studi di architettura nei diversi settori di competenza. Una gestione attenta di lavori realizzati a regola d’arte e nel rispetto dei tempi fa sì che le richieste si moltiplichino e i rapporti si vadano via via consolidando. L’incarico per la realizzazione di arredi e rivestimenti su misura del nuovo hub milanese di Deloitte, ad esempio, nasce in seguito alla felice collaborazione con Lombardini22 nella realizzazione degli headquarters Deloitte di

Roma che, pur diversi per dimensione e per le difficoltà della logistica, presentavano analoghi livelli di complessità e cura del dettaglio. Oltre al complesso tema della logistica, ci si è dovuti confrontare qui con tempi serratissimi e standard qualitativi particolarmente alti da rispettare. Un grande progetto, un grande team di lavoro, una grande palestra di gestione e produzione.

Nel dettaglio, sono stati realizzati da Devoto gli arredi per tutte le aree Lounge e Break comprensive di panche, cucine, buvette, banconi catering e bar, tavoli e strutture esclusive su disegno di L22. Per molte aree

sono poi state studiate e realizzate postazioni di lavoro, tavoli riunioni, rivestimenti, pareti e setti divisori. Particolarmente interessante la realizzazione di tutte le aree accoglienza, con la produzione dei banconi reception in Corian degli ingressi di tutti gli edifici: la loro lavorazione e messa in opera ha richiesto le più elevate abilità e competenze artigianali delle maestranze. Devoto si è infine occupata della produzione di tutti gli arredi speciali e su misura per gli innovativi spazi dedicati all’hub del Generative AI Studio, un ambiente luminoso, stimolante e green. www.devotodesign.it

DEVOTO DESIGN
HW STYLE

Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione

EUROLUCE PIATTAFORMA INTERNAZIONALE DI TENDENZE E INNOVAZIONE

di Jacopo Acciaro

L’edizione 2025 di Euroluce segna un punto di svolta: la luce non è più solo estetica o funzione, ma diventa esperienza. Il settore dell’illuminazione è in trasformazione, e oggi guarda alla luce come a una materia sensibile e progettuale, capace di modellare gli spazi e generare esperienze.

Jacopo Acciaro

Jacopo Acciaro si laurea in architettura al Politecnico di Milano. Collabora per alcuni anni con Piero Castiglioni prima di fondare Voltaire Lighting Design, uno studio professionale che si occupa di progetti di illuminazione per l’architettura, l’interior e l’urbanistica, oltre a progettare corpi illuminanti custom made. www.voltairedesign.it

L’eredità di questa edizione è chiara: il futuro del lighting design è multisensoriale, performante e profondamente umano. Si percepisce una forte volontà di innovazione e di esplorazione di contenuti in linea con una cultura moderna della luce e con i temi centrali della progettazione illuminotecnica.

L’approccio che ha caratterizzato Euroluce 2025 conferma il percorso già avviato nell’edizione 2023: l’annullamento progressivo dei confini tra l’oggetto di design e il progetto illuminotecnico integrato, con l’obiettivo di aprire sempre di più il dialogo con i professionisti del settore.

Le tematiche emerse all’interno di questa edizione sono trasversali al mondo dell’architettura: qualità

della luce, benessere dell’uomo, sostenibilità, efficienza luminosa ed energetica. È emersa la volontà di dare forza ad argomenti che caratterizzano il mondo della progettazione illuminotecnica e soprattutto di assecondare la cultura del progetto con una visione internazionale. A dare forza a questa spinta verso una cultura internazionale e soprattutto orientata al mondo del progetto l’evento International Lighting Forum, con un programma dal titolo Light for Life, Light for Spaces, realizzato in collaborazione con l’Associazione Professionisti dell’Illuminazione Apil. Un evento che ha favorito il dialogo tra figure diverse – lighting designer, architetti, astronomi, psicologi, e altri – generando una condivisione di visioni e ricerca, con l’intento di stimolare una comprensione più profonda del futuro dell’illuminazione.

L’obiettivo era dare voce a tutti i protagonisti del mondo della luce, creando un dialogo rivolto a tutto ciò che ruota intorno alla luce: dal progetto

all’innovazione tecnologica e all’impatto che una progettazione illuminotecnica consapevole può avere sull’uomo e sull’ambiente. Non sono mancati approfondimenti scientifici ed esperienziali, grazie alle masterclass che hanno dato energia e impulso a una visione multidisciplinare del tema. Le tavole rotonde dedicate alla progettazione illuminotecnica sono strumenti efficaci per favorire lo scambio professionale, offrendo momenti di aggregazione durante i quali scambiare riflessioni, aggiornamenti e fare ricerca all’interno della cornice fieristica. L’alta presenza di aziende a forte contenuto tecnologico ha ribadito l’intento di promuovere tematiche come la progettualità, la tecnologia miniaturizzata o invisibile, l’uso consapevole dei materiali e, non da ultimo, il tema dell’interazione emozionale grazie alla luce. Una luce che interagisce, modula l’ambiente e rispetta i ritmi biologici dell’essere umano. Sul tema dell’oggetto luminoso è emersa una necessità concreta: ripensare il design del corpo illuminante. L’architettura sta cambiando, mutano le esigenze e le abitudini dei fruitori, quindi l’oggetto luminoso, anche se decorativo, oggi deve essere sempre più integrato all’architettura e riflettere il modo di vivere delle persone.

Gli allestimenti hanno evidenziato l’importanza di un approccio progettuale alla luce, che consideri le numerose variabili in gioco: efficienza energetica, comfort, sostenibilità, tecnologia, riciclo, fine vita del prodotto etc.

Numerose le aziende presenti con proposte innovative, capaci di affrontare con coerenza progettuale e versatilità esigenze differenti: dal retail all’hotel, dal living all’arredo urbano. Un segno chiaro che il design decorativo è oggi parte strutturale della cultura del progetto. Flos si conferma un punto di riferimento, grazie a proposte che uniscono una visione decorativa a contenuti tecnici ed illuminotecnici che le rendono molto affini alla progettualità. Vibia conferma un approccio al prodotto che parla di luce ed esperienza e rappresenta al meglio il cambio di paradigma in atto, paradigma che sta caratterizzando l’evoluzione del prodotto decorativo: la luce diventa protagonista assoluta, creando un’efficace integrazione tra spazio, estetica e uomo.

Euroluce 2025 ci mostra un futuro in cui il lighting design decorativo diventa più consapevole, performante e umano. La luce si fa medium: non solo per vedere, ma per sentire, abitare, comprendere.

Dall’alto in senso orario tre proposte a Euroluce 2025: Vivida; Artemide; Imoon. Foto Diego Ravier, Salone del Mobile Milano.

Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione

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1 Nex-S di Luce5 dà nuovo spessore alla luce. Il sistema è dotato di moduli led ad alta efficienza, integrabile con la tecnologia proprietaria Hyletech, il pannello di alluminio hightech ultrasottile, che apre anche al settore dell’arredo un nuovo approccio progettuale e costruttivo. Il risultato: arredi che diventano corpi illuminanti, capaci di plasmare lo spazio. www.luce5.it

2 Etoile, il progetto di Dordoni Studio per Foscarini, interpreta il chandelier in una chiave essenziale. A definire la lampada è il contrasto fra la trasparenza del corpo centrale in Pyrex e la texture del vetro acidato dei diffusori. È proposta in due versioni: Grande Etoile, con una configurazione a tre livelli, ed Etoile Ronde a un unico livello. www.foscarini.com

3 3F LoopSolo, la lampada di 3F Filippi progettata da Alfonso Femia /AF*Design, è una geometria circolare pensata per abitare grandi spazi. La sua doppia lente zigrinata a forma di U, sintesi perfetta fra tecnica ed estetica, crea un gioco di ombre e riflessi capace di mutare la percezione dello spazio. È proposta in diverse dimensioni e finiture. www.3f-filippi.com

4 Nuvem Outdoor di Slamp, design Miguel Arruda, è un sistema per esterni estremamente versatile. Composto da moduli in policarbonato V0, può funzionare come decorazione parietale, elemento ombreggiante, struttura luminosa impermeabile. Gli elementi esagonali da cui è formato si uniscono tramite un sistema di connessioni, garantendo grande flessibilità. www.slamp.com

5 Stilo di Linea Light Group offre tre diverse applicazioni: a incasso, sospensione, plafone. Ad accomunare ogni versione il sottile stelo in alluminio e il diffusore in Pmma satinato, una finitura che rende più morbida l’emissione luminosa, migliorando il comfort visivo. La collezione è disponibile in bianco, nero, peach, petrol e deep blue. www.linealight.com

6 Astral Trellis di Platek progetto firmato da Jan Van Lierde, è una collezione di lampade da esterno che proietta trame di luce mutevoli sulle superfici circostanti creando atmosfere suggestive. Corpo e base sono in alluminio, il diffusore è in acciaio inox traforato. È proposta in versione applique, paletto e sospensione. www.platek.eu

7 Ghostfeed 2.0 di Esse-Ci è il sistema monocavo che crea linee di luce continue fino a 15 metri con un’installazione minima. I suoi speciali tensionatori richiedono solo due punti di ancoraggio. È possibile installare led strip per luce diretta e indiretta, personalizzando l’effetto con schermi diffondenti, moduli ciechi, micro-spot e i nuovi punti luce in silicone Trilly. www.esse-ci.com

8 Brillo Castello è il primo chandelier di Qu Disegnato da Parisotto + Formenton Architetti è concepito in un’ottica modulare, permette di creare composizioni personalizzate, adattandosi a contesti diversi. È dotato di 40 fonti led ad alta potenza per un totale di 80W dimmerabili, che offrono un’illuminazione performante e regolabile. www.qu-lighting.com

Foto ©Ottavio Tomasini

Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione

9 Progettata da Park Associati per Delta Light, Nebbia interpreta la luce diffusa con un design essenziale e classico. Realizzata in vetro satinato e disponibile in due misure, può essere installata a parete o soffitto, anche all’esterno. La struttura ridotta ottimizza il processo produttivo e l’uso delle risorse. www.deltalight.com

10 Luci•Fero, il progetto di Dixpari firmato da Giuseppe Tortato, prende vita dai ricordi dell’infanzia. Ispirata nella forma al ghiacciolo, la lampada è realizzata con plastica riciclata, la cui superficie irregolare e le combinazioni cromatiche sempre diverse rendono ogni pezzo unico. Un oggetto che fonde arte e design, con un tocco di ironia. www.dixpari.com

11 Arctic di Artemide, la collezione disegnata da Big Bjarke Ingels Group, nasce da elementi geometrici che si scompongono e ricompongono. Le numerose facce specchianti della lampada moltiplicano i riflessi, offrendo una percezione dinamica. È progettata per essere assemblata dall’utente, per ottimizzare il trasporto in un’ottica ecologica. www.artemide.com

12 Laser Blade di iGuzzini rivoluziona il concetto di downlight, liberando la luce senza rivelare la sorgente. L’ottica miniaturizzata Optibeam offre un elevato comfort visivo e una luce circolare perfettamente definita. Un’efficienza luminosa fino a 124 lm/W per una distribuzione ancora più intensa e omogenea in modelli come Laser Blade e Laser Blade XS. www.iguzzini.com

13 Circus di Vibia, il progetto di Antoni Arola è un toolkit creativo che rende dinamici gli ambienti. Con un sistema di barre conduttive e apparecchi sospesi, si possono creare composizioni uniche, che uniscono effetti di luce diffusa, d’accento e riflessa. Una versatilità che consente di adattare l’illuminazione alle varie funzioni dello spazio. www.vibia.com

14 Floyd, la lampada da ufficio firmata da 967arch per Molto Luce, riduce la materia all’essenziale per rendere protagonista la luce. Discreta ed elegante, può essere inserita in contesti diversi. Grazie a un’interfaccia touch, è possibile regolare il flusso luminoso e la temperatura cromatica, per adattarla a qualsiasi attività e momento della giornata. www.moltoluce.com

15 Air-Lighting di Simes ridefinisce il concetto di sospensione per gli ambienti esterni. Evoluzione della piantana outdoor, si sviluppa in un’architettura di cavi e funi in tensione che sostengono i corpi illuminanti. Una struttura leggera e flessibile che offre infinite possibilità compositive, unendo tecnica e poesia in un unico prodotto. www.simes.it

16 Pantarhei è la collezione outdoor firmata da Pierattelli Architetture per Il Fanale che trasforma la luce in un elemento mutevole. Le lampade nascono dall’incontro di due materiali dalla texture naturale e imperfetta, pensati per dissolversi nella vegetazione: la terracotta, usata per la cupola superiore, e l’ottone anticato, per lo stelo. www.ilfanale.com

Foto ©F. Mazza

Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione

17 Brotas di Fabbian, design Estudio Campana trova ispirazione nella natura. Cuore della lampada è un ramo di nocciolo contorto vero, trattato per preservarne forma e colore nel tempo, che abbraccia un diffusore in vetro bianco soffiato e poi deformato a mano. È disponibile come sospensione o lampada da tavolo, anche nella versione senza ramo. www.fabbian.com

18 Flos ha rieditato la lampada da terra in legno Seki-Han, progettata nel 1963 da Tobia Scarpa, composta da due pale verticali in legno che racchiudono una fonte luminosa tubolare. Alla nuova piantana con led dimmerabile, base in ferro e legno di frassino si aggiunge anche una variante a sospensione. www.flos.com

19 Metra, la lampada di Ferroluce disegnata da Sovrappensiero, è un’architettura sospesa che evoca i grattacieli delle grandi città. A comporre il prodotto sono tre volumi ceramici sovrapposti in una composizione scultorea, personalizzabile e policroma. Le superfici scanalate enfatizzano i riflessi, facendo interagire la sospensione con lo spazio. www.ferroluce.it

20 Pòta! di Catellani & Smith si compone di sottili strutture in ottone, dentro cui sono distribuiti filamenti led che sembrano giocare tra ordine e irregolarità. La lampada è proposta nella versione a sospensione – nei diametri di 50 e 85 cm – nella variante a sospensione con plug driver e installazione cielo-terra e nella versione a parete. www.catellanismith.com

Foto ©Robert Rieger
Foto ©Alex Majoli_Magnum Photos

21 Greenery di Ilti Luce si caratterizza per le sue forme organiche ed essenziali. Disponibile in tre versioni per diverse applicazioni, la collezione è definita da finiture iridescenti e satinate, che permettono alle lampade di dialogare armoniosamente con la natura. Le elevate prestazioni tecniche garantiscono un’illuminazione precisa e uniforme. www.iltiluce.com

22 La torcia estraibile a 2 moduli e la lampada di emergenza ausiliaria a 1 modulo di Vimar si adattano ad ogni ambiente grazie al loro design pulito e planare. Con sensore a raggi infrarossi o con un comando, entrambe possono essere utilizzate come luce di cortesia e segnapasso. Disponibili per le serie Eikon, Linea, Arké e Plana. www.vimar.com

23 Nalum di Ingo Maurer design Sebastian Hepting, è formata da due tubi trasparenti in vetro, inseriti l’uno dentro l’altro. L’idea alla base del progetto è di tradurre il movimento delle onde e i riflessi di luce che si creano sulla superficie del mare. È possibile posizionare figurine di surfisti nel tubo, per enfatizzare il concept della collezione. www.ingo-maurer.com

24 Stripe è la prima collezione di Leucos completamente non in vetro, progettata da Mayice Studio. Un sistema in metallo dal disegno essenziale che interagisce con lo spazio attraverso riflessi, rotazioni e giochi di luce. È proposta nelle versioni a sospensione, a soffitto, a parete, da terra. Disponibile in acciaio inox e finiture colorate. www.leucos.com

Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione

25 Bilia Mini di FontanaArte, grande classico disegnato nel 1932 da Gio Ponti, viene reinterpretata con la tecnologia wireless. Progetto senza tempo, la lampada si compone di due geometrie: una sfera e un cono, sovrapposte in un apparente impossibile equilibrio. Nella versione ricaricabile, il design originale si libera dai cavi www.fontanaarte.com

26 Rendez-vous , la sospensione di Panzeri progettata da Philip Platino, si ispira alla sezione aurea, concetto matematico che ha influenzato l’arte e l’architettura. Leggera e compatta, offre una grande varietà di configurazioni grazie alla sua ampia gamma di rosoni e accessori. È possibile scegliere tra le finiture nero satinato o bronzo. www.panzeri.it

27 Grammoluce di Martinelli Luce si chiede cosa accadrebbe se la luce avesse un peso. A caratterizzare il progetto disegnato da Min Dong e Habits Design è il tessuto elastico in Lycra che copre la struttura in vetro borosilicato. Appoggiando delle sfere in vetro sul tessuto, quest’ultimo si deforma, così da diventare interruttore e dimmer per la lampada. www.martinelliluce.it

28 Missori, la collezione di Stilnovo disegnata da Park Associati, interpreta in chiave contemporanea gli stilemi del moderno milanese. Formate da una struttura in metallo modulare e raffinati diffusori in vetro cannettato, le lampade danno vita a un design sofisticato e senza tempo. La collezione include sospensioni, composizioni modulari e piantane. www.stilnovo.com

29 LikeShadow di Olev trasforma lo spazio in un’esperienza sensoriale. Al centro del progetto c’è il sottile e leggero piatto in filo di fibra di carbonio, intrecciato a mano dal brand Karbony, attraverso cui la luce filtra, disegnando ‘ricami’ sul soffitto. La fonte luminosa a forma di cilindro può emettere luce sia verso l’alto sia verso il basso. www.olevlight.com

30 Dione di Vistosi, design atelier oï, unisce estetica e funzionalità in un’unica soluzione luminosa. Due dischi in vetro sospesi generano un raffinato gioco di forme e riflessi, mentre un terzo elemento, con doppia sorgente Led, diffonde una calda luce ambientale e una precisa e direzionale. Modulare in altezza, crea configurazioni sempre nuove, poetiche e versatili. www.vistosi.it

31 Girouette di Masiero, il progetto firmato Pierre Gonalons, colpisce per il suo aspetto scultoreo e dal carattere rétro. La lampada è composta di essenziali globi in pirex dorato incastonati in un incrocio di sottili lamine a taglio quadrato. Il profilo metallico ha una texture satinata e non uniforme. Proposta nella versione a sospensione e applique. www.masierogroup.com

32 Fuori Terra di Renzo Serafini è un paletto luminoso a led, pensato per creare atmosfere suggestive negli ambienti esterni. Il corpo è realizzato in ferro corten, materiale estremamente resistente alle intemperie. È disponibile in diverse dimensioni, sia nelle versioni a luce indiretta sia a luce diretta. È incluso il driver da installare remoto. www.renzoserafini.it

RICERCA ESTETICA E SEDUZIONI VISIVE

Il tavolo Eccentrico (1970, oggi prodotto da agapecasa) diventa un elegante segno grafico sulla sovracoperta di questo volume che raccoglie una selezione delle decine di migliaia di fotografie scattate da Giorgio Casali in oltre trent’anni di collaborazione con Angelo Mangiarotti, frutto di una ricognizione sull’archivio Casali conservato presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav.

La prima, una cloche portavivande in acciaio lucido che riflette l’interno di un ambiente borghese, è una mirabile sintesi del lavoro dei due, dello spirito dell’epoca e del senso stesso del libro, che è quello di consentire una “lettura per assonanze” – scrivono le curatrici Anna Mainoli e Francesca Acerbon i –con “l’accostamento di manufatti di scala molto differente: il sistema di costruzione prefabbricato U70, il tavolo di compensato curvato, i gioielli Aurea, il sistema di illuminazione Giogali vengono presentati con un’essenzialità che consente una comprensione quasi immediata del progetto e delle sue logiche”. Oltre che fotografo ufficiale di Domus, ricorda Angelo Maggi, Casali era anche il più richiesto interprete della comunicazione visiva degli anni del boom, quando è soprattutto la fotografia pubblicitaria a superare vecchi modelli di comunicazione. Ed ecco che, oltre al fatto che le immagini fatte per e con Mangiarotti sembrano quasi parte del processo di progettazione, sono anche evocative e per la prima volta includono le persone, documentando immediatamente la fruibilità degli spazi e la funzione dell’oggetto. Il volume include un’intervista inedita del 2002 ad Angelo Mangiarotti e si conclude con una serie di interviste a progettisti, architetti, designer e fotografi che dall’architetto hanno tratto ispirazione.

Angelo Mangiarotti/Giorgio Casali. Framing the Project

Anna Mainoli, Francesca Acerboni (a cura di) Corraini, Mantova 2025 192 pp, Ill, Ita/En, 26 euro - ISBN 979-12-549-3141-7

EMPATIA E ARMONIA

Le monografie di Parisotto+Formenton si riconoscono per l’eleganza della confezione e l’ultima, Be my Guest, non fa eccezione: copertina rigida in tela, grande formato e fotografie spettacolari a tutta e doppia pagina che illustrano sei opere recenti dello studio di Padova e Milano. Curato da Raul Betti, Elisa Pegorin e Greta Ruffino, il titolo parla di ospitalità, concetto da intendersi però in senso lato e transitivo: non può esservi ospitalità senza empatia e dialogo, e inoltre ogni architettura è ospite del luogo nel quale sorge, al quale deve sapersi ‘intonare’. È questo, nelle prime pagine, ciò che scrive Massimo Curzi dell’architettura di Aldo Parisotto e Massimo Formenton, che dell’arte di intonarsi rispettosamente al luogo e alla sua storia hanno fatto una specificità, esaltando le qualità distintive di ciò che già esiste.

Al doppio significato di ospite – colui che accoglie e colui che viene accolto – si aggiunge dunque quello impagabile dei luoghi che queste architetture ospitano: la riviera ligure, i colli euganei, l’alta

Langa (con GaS Studio), i colli orientali del Friuli e la vallata ampezzana. Sei i progetti raccontati, di cui solo tre hanno per programma l’ospitalità comunemente intesa, e splendidamente illustrati dalle fotografie di Alberto Strada, Saverio Lombardi Vallauri, Giulio Girardi e Pietro Savorelli.

Be my Guest. Contemporary Welcoming Parisotto+Formenton Architetti Rizzoli, Milano 2025 304 pp, Ill, En/Ita, 70 euro ISBN 978-88-9184-483-5

TETTONICA, ORNAMENTO, PROPORZIONE

Per la completezza dei temi trattati e la qualità anche iconografica dei contenuti, in inglese potremmo definirlo ‘the ultimate book’ degli spazi sacri. Introdotto dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede Cardinale José Tolentino de Mendonça, Arti, architettura e spazio sacro nella modernità approfondisce i temi già oggetto di un convegno che si era svolto presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia e qui organizzati in due parti, la prima rivolta al Novecento e la seconda, più legata all’attualità, che esamina gli aspetti anche problematici delle nuove chiese sessant’anni dopo il Concilio Vaticano II e la lettera agli artisti di Paolo VI (“il bello è la prova data dall’esperienza che l’Incarnazione è possibile”). Così Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di culto, non manca di rilevare come spesso il contenitore architettonico sia pensato in maniera disgiunta dal contenuto liturgico: un binomio, quello tra ornamento e tettonica, che Maria Antonietta Crippa approfondisce, esemplificandone in otto casi la rilevanza. Del resto, come ricorda nelle prime pagine il presidente dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, ormai da più di un secolo le Scuole di Architettura si sono distaccate dalle Belle Arti avviando percorsi formativi

autonomi, mentre d’altra parte –ricorda l’architetto Tino Grisi (pagina 185) la sacralità non è design, anzi è il suo contrario, perché il veritiero ‘abbigliamento temporale’ dell’oggetto è legittimato dalla contemplazione oggettiva del mistero e deve saper offrire “l’espressione di una realtà trascendente, tale da poter essere immediatamente riconosciuta e condivisa dagli altri”. A noi, che tale trascendenza fatichiamo a cogliere, rimane tuttavia l’idea, fortemente legata al contenitore, che era di Louis Kahn: “le chiese devono essere costruite per chi non vi entra mai, per chi vuole starvi vicino e per chi vi entra”.

Arti, architettura e spazio sacro nella modernità

Danilo Lisi (a cura di)

L’Erma di Bretschneider, Roma 2025 226 pp, Ill, 55 euro ISBN 978-88-913-3406-0

elements

MDW

Alla Milano Design Week 2025 il mondo del progetto ha esplorato nuovi linguaggi tra innovazione materica e ritorno all’essenziale. Nelle pagine che seguono una selezione delle proposte più interessanti e le riflessioni dei protagonisti, che raccontano idee metodi e approcci che stanno ridefinendo il design contemporaneo a cura di Elena Riolo

Giulio Turcato Il Tunnel, 1972. Oil and mixed media on canvas 280 x 180 cm. Courtesy Archivio Giulio Turcato e Secci. Foto Stefano Maniero

LACIVIDINA

LISSE. La nuova collezione di imbottiti, nata dall’esplorazione di Sabine Marcelis sui materiali morbidi, è un sistema flessibile senza moduli, concepito per adattarsi a spazi diversi con un’unica forma fluida e continua. Un’isola posizionata davanti allo schienale lo trasforma in divano; può diventare una composizione più complessa con pouf o sedute da posizionare nello spazio autonomamente. www.lacividina.com

CASSINA

FF. SPINE + FLUID JOINERY

– SIDE TABLE I. La libreria di Formafantasma si distingue per la moltitudine di elementi in legno massello, eterogenei nelle venature e nei tagli del legname. Qui è accostata al tavolino basso di Linde Freya Tangelder realizzato da un singolo volume di vetro che viene soffiato a bocca all’interno di uno stampo in ghisa. Nella foto anche la la poltrona Tamburound di Edward Barber & Jay Osgerby. www.cassina.com

MAGIS

MOTTA. La nuova sedia progettata da Jasper Morrison ha la struttura in tubo di acciaio, su cui è possibile fissare indistintamente seduta e schienale in polipropilene riciclato, imbottiti o in legno. Il sistema di fissaggio di schienale e seduta è semplificato al massimo per consentire l’intercambiabilità, la sostituzione e lo smaltimento di ogni singolo componente. La collezione è arricchita da tre tavolini disponibili in tre altezze diverse. www.magisdesign.com

UNOPIÙ

SALÒ. Disegnata da Matteo Thun e Benedetto Fasciana, la collezione comprende poltrone, divani, tavoli, tavolini, sedie da pranzo e lettini, questi ultimi due impilabili, tutti progettati per essere facilmente integrabili in ambienti residenziali e hospitality. La struttura in alluminio, leggera e resistente, è studiata con finitura terracotta, salvia, sabbia o grafite. www.unopiu.it

Foto ©Simone Barberis
Foto ©Mattia Aquila

CMP è l’acronimo di Cazzaniga Mandelli Pagliarulo, i tre fondatori e amici che nel 2009 hanno dato vita allo studio CMP Design. www.cmp-design.com

Intreccio, memoria, paesaggio: una seduta sospesa tra gesto artigiano e industria

L’idea di Griante nasce dalla volontà di sospendere una scocca tessile tra due ponti laterali, creando una collaborazione tra gli elementi portanti e quelli portati per raggiungere la stabilità dell’insieme. L’effetto grafico della separazione delle componenti ci ha suggerito l’idea di realizzare il sedile e lo schienale come due telai leggeri e maneggevoli, da incordare separatamente e poi montare alle componenti in legno. Questo consente di semplificare il gesto artigianale e renderlo parte di un processo industriale, con vantaggi anche in termini di sostenibilità e disassemblabilità.

PORRO

CARGO. Il nuovo divano disegnato da Christophe Pillet con una marcata essenzialità, basata sulla semplicità delle linee, si distingue per le sue libere composizioni di volumi morbidi alternate a consolle a C in metallo finitura nichel satinato abbinabile a tutti i legni della collezione Porro, dove gli accostamenti di forme e materiali e la sintonia tra volumi diversi danno vita a una sequenza libera di geometrie. www.porro.com

L’esperienza delle cose, la natura, gli oggetti del passato, le opere d’arte in una mostra, la vecchia sedia nel pagliaio, tutto è conservato nella nostra memoria. L’immaginazione può costruire qualcosa di nuovo con quel materiale. Qualcosa che non sia una mera ripetizione del passato. Così il piccolo paese di Griante, luogo felice del lago di Como, ridente e baciato dal sole, con il suo verde, la luce e il riflesso dell’acqua, ha suggerito proporzioni, materiali e colori di questa fresca collezione di sedute.

CMP Design

Sartor, set design & styling Studio Milo

Foto

PEDRALI

GRIANTE. Firmata da CMP Design, la collezione – composta da sedia, poltrona e lounge – è disponibile in frassino per la versione indoor e in teak per l’outdoor: entrambe le versioni sono certificate Fsc C114358. Si tratta della prima sedia in legno realizzata dall’azienda pensata specificatamente per l’esterno. Le sedute sono caratterizzate dall’intreccio del sedile e dello schienale, realizzato a mano in Italia con un nastro in filato di polipropilene, che garantisce ergonomia e resistenza. www.pedrali.it

FAS PENDEZZA

BROOKLYN. Basaglia + Rota Nodari, art director del brand, hanno disegnato uno shuffleboard: gioco di origine anglosassone simile al curling, ma in versione da tavolo. Il piano da gioco serigrafato in solid core poggia su due gambe coniche in metallo. I dettagli, come i segnapunti, sono realizzati in legno iroko ideale anche per l’uso outdoor. Disponibile in tre colorazioni standard, può essere personalizzato su richiesta del cliente. www.faspendezza.it

©Omar

SITLAND

MERLINO. Lo studio 967arch di Cesare Chichi e Stefano Maestri ha disegnato una nuova seduta progettata per il settore contract. Informale e ibrida, sia pouf sia poltroncina, l’arredo gioca con il concetto di trasformabilità e morbidezza. Il suo volume compatto e arrotondato si completa con un elemento imbottito che, a seconda della configurazione, diventa una maniglia ergonomica, un supporto per la schiena o un bracciolo. www.sitland.com

DITRE ITALIA

MELVILLE, BABEL, ALTA. Patrick Norguet alla sua prima collaborazione con l’azienda ha firmato tre nuovi prodotti. Si tratta di due divani – Alta, dal disegno morbido e accogliente, e Melville, caratterizzato dai lembi dello schienale e della seduta che possono essere ripiegati come nell’abbottonatura di un colletto – e la famiglia di tavolini Babel con base in metallo in cui due cilindri sovrapposti danno vita a una piccola torre. www.ditreitalia.com

GABER

ENJOY. Progettato da Marc Sadler, il sistema modulare con struttura in tecnopolimero e ampi cuscini è ispirato agli intrecci naturali. Schienali, braccioli e piani si agganciano facilmente tra loro, offrendo massima versatilità e infinite possibilità di configurazione. Una soluzione flessibile e accogliente, pensata per creare lo spazio ideale intorno a ogni ospite. www.gaber.it

KASTHALL

ANEMON. La collezione di tappeti floreali è ispirata a un disegno del 1991 di Gunilla Lagerhem Ullberg, lead designer del marchio per 30 anni. Realizzata a mano in pura lana combinata con il lino, la serie è proposta in tre varianti: la versione Blue – nell’immagine – è fedele alla visione originale di Ullberg; Coral e Lilac sono invece una rivisitazione contemporanea del motivo floreale. www.kasthall.com

DND

PENCIL. La maniglia progettata da BIG - Bjarke Ingels Group reinterpreta la matita con le figure geometriche del cono e del cilindro. Una leva sottile si inserisce e ruota su una rosetta affilata per sottolineare l’asse di rotazione che diventa fulcro della composizione. Maniglia, pomolo e maniglione condividono un design essenziale e proporzioni equilibrate. Disponibile anche nella finitura alluminio naturale, 100% riciclabile.

www.dndhandles.it

GHIDINI 1961

FLEXOR. Progettata da Robert Stadler, la libreria componibile mette al centro la libertà di configurazione. La struttura in alluminio estruso definisce uno scheletro tecnico, leggero e stabile, pensato per accogliere contenitori in legno collegati tramite giunti metallici solidi e ben integrati. Ogni elemento può essere riposizionato o combinato in base alle esigenze. www.ghidini1961.com

ESTEL

PROFILO. La sedia ecosostenibile, nata dalla collaborazione con il grande studio internazionale Gensler, si distingue per il motivo ad arco in rilievo sul retro dello schienale. Disassemblabile per il fine vita, la sedia stampata in plastica viene costruita e montata senza utilizzo di alcuna colla. La scocca in polipropilene caricato con fibra di vetro deriva da materiali di riciclo industriale.

www.estel.com

CAIMI

CB SOFA. «Un vero e proprio rifugio di tranquillità e privacy, progettato per offrire un comfort acustico superiore». Così Claudio Bellini descrive il divano dalle generose forme plastiche e le linee arrotondate rivestite in tessuto fonoassorbente Snowsound Fiber, che garantisce un’efficace riduzione del riverbero e del rumore ambientale. Disponibile nella versione a due e a tre posti e nei tessuti acustici Snowsound Fiber Bouclé e Biosphere. www.caimi.com

GANDIABLASCO

HOS. Disegnata da Kengo Kuma, la collezione di arredi composta da sedia a sdraio e sgabello unisce il rigore di strutture in legno iroko alla morbidezza dei tessuti realizzati in pet riciclato. È frutto di una collaborazione tra Gan, per lo sviluppo dei tessuti, e Gandiablasco, per il concept di prodotto, entrambi brand del gruppo Gandia Blasco. www.gandiablasco.com

HUMANSCALE

DIFFRIENT LOUNGE. La poltrona è stata progettata da Niels Diffrient pensando sia al relax sia al lavoro. Un piccolo tavolo integrato insieme alla presa elettrica trasforma la poltrona in una postazione di lavoro rilassata, libera dalla formalità della scrivania, mentre lo schienale e il poggiatesta consentono alla poltrona di supportare diverse posture grazie alla forma avvolgente, alla posizione reclinata e al poggiapiedi.

www.humanscale.com

Dopo la laurea allo IAAD di Torino e collaborazioni con Luca Nichetto, Lorenzo Palmeri e Minotti, nel 2018 Luca Barengo ha aperto il proprio studio a Biella, sua città d’origine, sviluppando progetti per diverse aziende.

www.lucabarengostudio.com

La bellezza effimera dei fiori di ciliegio raccontata in una maniglia

Sakura prende ispirazione dalla fioritura dei ciliegi. In Giappone sono migliaia le persone che si riversano nei parchi per ammirare questo evento fugace. Qualsiasi cosa uno stia facendo, si ferma e prende parte a questa esperienza, sentendosi connesso con la natura e con le persone presenti in quel momento. Un frammento di bellezza destinato a svanire rapidamente, ma a riproporsi ciclicamente. Sensazioni che ho cercato di restituire nella maniglia che ho disegnato per Ento, dove le curve della parte frontale comunicano un senso di non finito. Sakura è definita

ENTO

da un’estetica pulita, perché per me una maniglia deve essere capace di adattarsi a stili e contesti diversi. Sono i dettagli a renderla riconoscibile, e non solo da un punto di vista stilistico. In questa collezione, così come in altri miei progetti, sono stato mosso dall’obiettivo di raccontare una storia e di stimolare una riflessione. Voglio che l’utente si chieda il perché di quella forma, di quel dettaglio o di quella finitura. È questa una delle cose che trovo più interessanti.

SAKURA. A caratterizzare la collezione firmata da Luca Barengo è un dettaglio: il taglio nella parte frontale della maniglia. Il segno, oltre a riprodurre la nervatura del petalo dei fiori di ciliegio, crea un gioco di riflessi con la superficie in zama – lega metallica composta principalmente da zinco, con aggiunte di alluminio, magnesio e rame –utilizzata per la prima volta dall’azienda. www.ento.it

Fondato nel 2008 da Enrica Cavarzan e Marco Zavagno, Zaven è lo studio creativo multidisciplinare con sede a Venezia che concentra la sua ricerca sull’interazione tra comunicazione, design e arte.

www.zaven.net

Ascolto della materia e gesto grafico: quando la forma emerge per sottrazione

Koala è nata immaginando una forma paffuta e avvolgente, sorretta da elementi più esili ma resistenti e solidi. Abbiamo una fascinazione per i cilindri e i tubi, quindi è stato quasi scontato partire da delle gambe tubolari per supportare la seduta. Così le gambe sono diventate anche un segno decorativo, con l’anello aperto che abbraccia la seduta supportandola e sostiene lo schienale, disegnando un segno netto e geometrico nel tessuto. Questo contrasto tra struttura e leggerezza non è mai rottura, ma tensione generativa: ci interessa far dialogare logica e poesia, struttura e gesto, industrializzazione

e artigianalità. Per far emergere un progetto che viva di equilibrio, ma anche di tensione la gravità della materia convive con la leggerezza del segno, la forza strutturale con la trasparenza visiva. Nel nostro processo, questo si traduce in un ascolto attento del materiale e in un atteggiamento grafico, quasi bidimensionale, per cui lavoriamo per sottrazione. Così arriviamo a una forma funzionale e espressiva, capace di comunicare con immediatezza ma anche di offrire stratificazioni nel tempo.

KOALA. La seduta indoor per il settore contract, il primo progetto di Zaven per l’azienda, si sviluppa attorno a un anello metallico che offre supporto allo schienale e abbraccia la seduta – da cui il nome del prodotto. È disponibile con seduta a pozzetto imbottito, dall’aspetto più morbido e avvolgente, e in versione open con poggiaschiena in tubolare imbottito, più essenziale e dal taglio grafico e informale. www.s-cab.it

USM MODULAR FORNITURE

USM HALLER SOFT PANEL. I nuovi pannelli in fibra sintetica, con una percentuale del 40% di plastica marina riciclata Seaqual Fibres, sono stati progettati in collaborazione da Marc Venot e lo studio Joba di Kevin Jones per essere inseriti con facilità nella struttura tubolare dei moduli metallici. Leggeri, stabili e resistenti, attutiscono i rumori ambientali. Tre i formati e i disegni e dieci i colori tra cui scegliere. www.usm.com

PLANO. Il cuore progettuale del lettino prendisole in resina fiberglass firmato da Raffaello Galiotto è nel meccanismo brevettato di snodo dello schienale, che consente una rotazione fluida fino a ottenere una perfetta planarità nella posizione orizzontale quando completamente reclinato. La struttura dalle linee pulite e rigorose è rivestita da una tela tecnica traspirante proposta in una vasta gamma di colori abbinati. www.nardioutdoor.com

NARDI

LIVING DIVANI

BALESTRO 24. Disegnato da Piero Lissoni nel 1995 e rimodellato oggi con nuove tecnologie e dimensioni, il divano si caratterizza per la base sottile e leggera che accoglie morbidi cuscini. Due le varianti per l’outdoor: con schienali e braccioli rivestiti in tessuto, e in versione intrecciata con corda cerata o pvc. www.livingdivani.it

ADRENALINA

AEDO. La sua forma senza spigoli deriva dal confronto con persone non vedenti e ipovedenti, per le quali ogni curva, piega e variazione di texture è scoperta attraverso il tatto, l’olfatto e la temperatura dei materiali. Il divano è il risultato del progetto curatoriale Adrenalina Incontra Museo Omero di Ancora e l’Istituto dei ciechi Cavazza di Bologna, con la direzione artistica dei designer Debonademeo e Valentina Bigiarini. www.adrenalina.it

WINETAGE

ARELE. La chaise longue nata dalla collaborazione Winetage con Luca Faloni, disegnata da Andrea Riva e Francesco De Luca, dà nuova vita a pregiate botti di rovere, un tempo utilizzate per l’invecchiamento del vino della cantina della Valpolicella Tommasi Viticoltori dal 1902. Il legno segnato dal tempo si rigenera così in una nuova forma trasformandosi in arredi che valorizzano la curvatura naturale delle doghe e le sfumature impresse dal vino. www.winetagedesign.it

KREOO

KING. Le profonde venature del Calacatta Emotional e la sua ricchezza cromatica offrono una trama continuamente in movimento nel tavolo firmato da Christophe Pillet. A esaltare in modo particolare il pattern lapideo è l’elemento sferico della struttura collegato alla base e al top, circolare e con diametro di 140 cm, realizzati nel medesimo materiale. È possibile personalizzarlo in diverse varianti di marmo. www.kreoo.com

Foto ©Serena Eller Vainicher

Park è un collettivo milanese di architetti, designer e ricercatori che esplora il rapporto tra spazio, società e ambiente, unendo rigore e visione per trasformare i luoghi e immaginare nuovi futuri. www.parkassociati.com

Tra rigore e sensibilità: il design interpreta la luce e trasforma lo spazio

La progettazione di arredi per l’ufficio è per noi un’estensione naturale del pensiero architettonico. Con Alis abbiamo tradotto in scala ridotta alcuni principi fondanti del nostro approccio: il dialogo tra struttura e funzione, l’equilibrio tra razionalità e sensibilità. In questa collezione ogni elemento è pensato per dialogare con il contesto: superfici che si modellano colpite dalla luce, ritmi strutturali che definiscono profondità e movimento, elementi portanti che dialogano tra loro. Come nei nostri edifici, anche in Alis la materia si evolve attraverso un gioco di tridimensionalità

e percezione, accompagnando le dinamiche del vivere. In un mondo del lavoro in continua evoluzione, crediamo che gli arredi debbano farsi strumenti silenziosi di benessere, capaci di creare ambienti accoglienti e calibrati sui bisogni delle persone. Alis nasce dalla volontà di raccogliere questa sfida, coniugando rigore e semplicità in dettagli capaci di esprimere essenzialità: un prodotto pensato per il mondo ufficio, ma capace di dialogare anche con l’ambiente domestico.

ANTOLINI, BANG & OLUFSEN

BEOSOUND BALANCE NATURA. Dalla collaborazione tra il marchio italiano e l’azienda svedese, nell’ambito della sua offerta Atelier Bespoke, è nato l’altoparlante disponibile in una selezione di materiali, come il natural quartz della Exclusive Collection e il legno pietrificato della Precioustone Collection. L’anello in alluminio anodizzato posto tra il basamento e lo speaker bilancia gli elementi naturali e quelli ingegnerizzati. www.antolini.com www.bang-olufsen.com

ANTRAX

TAVOLA, TAVOLETTA, TAVOLINA. Tre radiatori in alluminio 100% riciclabile, tre modelli per infinite composizioni. Con le dimensioni ridotte di Tavolina, novità 2025, si completa, in scala, la famiglia proposta in oltre 200 finiture nata dall’idea di costruire un abaco di pezzi da accostare liberamente sulla parete – in orizzontale o in verticale, sovrapposti o paralleli – in modo da ottenere per ogni stanza la potenza termica desiderata. www.antrax.com

ALIS. La collezione di arredi disegnata da Park traduce il rigore e la sensibilità progettuale dello studio in elementi essenziali e sofisticati. La gamma, che comprende un sistema di scrivanie operative e semidirezionali, tavoli meeting, librerie e soluzioni per il contenimento, si distingue per il taglio a 30 gradi delle superfici, per le geometrie essenziali e i materiali caldi.

www.fantoni.it

FANTONI

NEOLITH

ARTISAN. La pietra calcarea che rivestiva le cattedrali gotiche europee del XIV e XV secolo, con le sue tonalità di grigio terroso e caldo, ha ispirato il modello di pietra sinterizzata dalla consistenza morbida che richiama la solidità dell’architettura tradizionale. Grande la versatilità di applicazione: dalle cucine ai bagni, dai pavimenti agli arredi fino alle facciate. www.neolith.com

Dopo un percorso di 25 anni come Lievore Altherr Molina, seguito da diversi anni come Lievore + Altherr Désile Park, l’architetto e designer Alberto Lievore prosegue il suo lavoro multidisciplinare in collaborazione con Aurélien Hary.

Ritrovare il tempo nella pausa: il design che trasforma l’attesa in esperienza

Con Pausit abbiamo voluto trasformare l’attesa in un momento di piacere e di tempo per sé stessi. Il progetto nasce con lo scopo di apportare un senso di gentilezza e benessere negli spazi di transizione, invitando al riposo, al dialogo e alla connessione. Abbiamo lavorato per evidenziare la versatilità della collezione, attraverso accessori e possibilità che consentono un’ampia gamma di personalizzazioni e livelli di confort, affinché possa inserirsi in maniera naturale in diversi spazi collettivi. Pensiamo che il design debba offrire comfort ma anche empatia:

EMU

SAINT MARTIN. Design leggero e modulare per la nuova collezione firmata da Marco Acerbis. Una base in acciaio accoglie schienali e braccioli di materiali diversi, dalla corda all’acciaio. La componibilità, unita allo studio di cuscini e rivestimenti, permette mix cromatici e ampie possibilità di personalizzazioni e configurazioni. www.emu.it

ARPER

gli ambienti migliori non sono solo efficienti, ma trasmettono umanità. Per questo Pausit coniuga robustezza e funzionalità con flessibilità e leggerezza visiva. La sostenibilità, infine, è un valore imprescindibile: la disassemblabilità consente di sostituire o riparare con facilità e in loco i singoli componenti che al termine del ciclo di vita possono essere separati e riciclati responsabilmente, riducendo l’impatto ambientale e prolungando la durata del prodotto.

PAUSIT. La scocca, disponibile nelle versioni waiting o lounge, può essere configurata in diverse soluzioni: a vista, con pad seduta o interamente rivestita, garantendo il massimo del comfort in base alle necessità di utilizzo. Modulare e versatile, oltre alle 12 configurazioni per la versione waiting e una per la versione lounge, offre la possibilità di realizzare soluzioni su misura per adattarsi a qualsiasi progetto, mantenendo un alto livello di personalizzazione.

www.arper.com

Alberto Lievore + Aurélien Hary – Lievore Hary

Il colore come mezzo di comunicazione universale

Con Loop abbiamo esplorato come il movimento e la ripetizione possano rendere visibile lo scorrere del tempo attraverso forma e colore. Utilizzando la gamma cromatica di Kerakoll, abbiamo realizzato una scultura cinetica composta da una tela rotante in lento movimento sotto una serie di pennelli fissi. Man mano che la tela si muoveva, i pennelli applicavano il colore con gesti ripetitivi e ritmici. Ogni rotazione lasciava un segno, accumulando gradualmente strati nel tempo. Il processo ha dato forma all’opera in modo organico, trasformandola in una silenziosa registrazione del movimento e del tempo. Per noi, il colore è diventato qualcosa di attivo,

VANITÀ LIVING

GHOST WOOD. Lo specchio, nato in collaborazione con Gianmarco Codato e Luciano Trevisiol, è caratterizzato da un pattern raffinato che accosta l’eleganza naturale del legno a suggestivi giochi di luce e ombra creati dalla retroilluminazione. Nascosta sotto il legno, la luce si diffonde delicatamente dalla cornice grazie al taglio laser su una lamina di noce canaletto, applicata su un pregiato tessuto di lino. www.vanitaliving.it

Isabel + Helen Studio nasce dalla collaborazione tra Isabel Gibson ed Helen Chesner. Attive dal 2015, esplorano il confine tra arte, design e performance attraverso installazioni e sculture animate. www.isabelandhelen.com

KERAKOLL

meno legato a un risultato statico e più a un processo che ne informa l’esito. Il colore non è solo uno strato finale, ma parte integrante del processo, usato per evocare movimento, lo scorrere del tempo e sensazioni. Sempre più spesso viene impiegato per influenzare le emozioni: per calmare, stimolare o favorire la concentrazione. Man mano che i confini tra arte, design e performance vengono esplorati e superati, il colore assume un ruolo sempre più centrale nel modo in cui le opere vengono create, vissute e comprese.

LOOP. CHROMATIC GESTURES. Isabel ed Helen hanno trasformato lo showroom dell’azienda in un atelier con un’installazione che interpreta il colore come un processo, più che come un elemento definito. Otto gruppi di pennelli venivano immersi in tonalità selezionate e applicati su una tela rotante attorno a un unico asse. Strato dopo strato, i colori e le texture si sovrapponevano, realizzando composizioni sempre diverse. www.kerakoll.com

KNOLL

BIBONI SOFA. Nato dalla collaborazione con Sharon Johnston e Mark Lee (Johnston Marklee), il divano traduce l’approccio architettonico dello studio americano in un progetto d’arredo: linee curve, pieni e vuoti definiscono una seduta scultorea e accogliente, dalle forme morbide che reinterpretano in chiave contemporanea il classico Chesterfield. www.knoll-int.com

ABITZAI

ORIGINI. La nuova collezione del marchio sardo nasce dall’accostamento di smalti colorati e metalli preziosi su una solida base in grès porcellanato. Le superfici acquistano profondità grazie a giochi di luce e cromatismi, dal neutro caldo al verde marino, dal cotto terroso all’antracite vulcanica. Nell’immagine: Areale si distingue per una trama di segni e simboli tra realtà e immaginazione. www.ceramicamediterranea.it

MANERBA

K-WORD. La scrivania è ora proposta nella nuova finitura Skin, esclusiva dell’azienda per l’office design. Realizzata con un processo di polimerizzazione che opacizza la superficie, la finitura garantisce durezza, resistenza ai graffi e agli agenti chimici, effetto soft touch e anti-impronta. L’applicazione uniforme su tutte le facce del piano elimina la necessità di bordature in plastica. www.manerbaspa.com

MILANI

FOLDA. Alessandro Stabile dà forma a una composizione di cuscini rettangolari – che fungono da seduta, schienale, braccioli e poggiatesta – caratterizzata da proporzioni atipiche, scandite da sbalzi e intersezioni inaspettate. La seduta della nuova serie di poltroncine è generosa, più ampia dello schienale, e i cuscinibraccioli si spingono oltre il perimetro della poltrona. www.sm-milani.com

MARA

TYPO LOUNGE CHAIR & OTTOMAN. La collezione progettata da Amdl Circle si amplia con una seduta lounge e un pouf poggiapiedi che mantiene il design originale, esaltandone il comfort e l’ergonomia. Distintivo è il tubolare metallico a sezione quadrata che dà forma alla struttura, in un gioco di pieghe e drappeggi che evidenzia l’expertise dell’azienda nella lavorazione del metallo. www.marasrl.it

Foto ©Matteo Cirenei

Specializzato in progettazione e sviluppo di prodotto, consulenza strategica, direzione creativa, direzione artistica, Altherr Désile Park è l’evoluzione dello storico studio Lievore Altherr. www.ladpstudio.eu

Forma, senso e misura: ogni progetto richiede una risposta unica e meditata

Per noi, il concetto d’essenziale non è riduzione formale ma una domanda profonda: cosa è davvero necessario in questo progetto? Il nostro approccio non è guidato da mode o tendenze, ma da una riflessione attenta sull’oggetto e sul suo impatto – sia sul mondo naturale che sul contesto culturale. Longevità e responsabilità sono infatti il nostro punto di partenza. La nostra intenzione è creare progetti che trasmettano un senso di atemporalità, di raffinata discrezione e di calore umano. Crediamo che il design giochi un ruolo fondamentale nel creare spazi efficienti ma anche profondamente umani e

dare forma ad ambienti che si adattino alle persone – e non il contrario. In particolare l’ufficio che sta diventando un luogo di connessione, uno spazio per incontrarsi, collaborare e condividere. Dovrebbe essere un luogo accogliente in cui si ha piacere a stare, più una scelta che un obbligo. Il tavolo, in questo contesto, ha un ruolo centrale: àncora lo spazio, connette architettura e corpo e, attraverso colori e materiali, contribuisce a costruire il tono dell’ambiente diventando uno strumento silenzioso ma potente per modellare l’atmosfera e l’intenzione.

Altherr Désile Park

DIEFFEBI

OBA. Il sistema modulare disegnato da Altherr Désile Park permette di ottenere fino a 20 tavoli diversi per forma, altezza e funzione. La struttura in metallo verniciato disponibile in 12 colori si combina con piani rettangolari, quadrati, tondi e ovali, in tre altezze. Il punto di connessione tra top e gamba cilindrica è definito da una struttura tecnica a traversi e rinforzi triangolari che garantisce stabilità e leggerezza. www.dieffebi.com

COSENTINO

SENSA. La gamma di pietre naturali si arricchisce di quattro nuove quarziti brasiliane: Marau, Oihana, Itara e Cristalo. Le superfici sono protette dal trattamento antimacchia brevettato Senguard NK, che penetra nella pietra alterandone la tensione molecolare, migliorandone la durabilità senza comprometterne le proprietà. Nell’immagine: Itara, quarzite verde smeraldo animata da sfumature bianche e ramate. www.cosentino.com

HERMAN MILLER

MIRRA 2. L’azienda e lo studio 7.5 di Berlino hanno rivisitato la seduta e il relativo sgabello riducendone ulteriormente le emissioni di anidride carbonica dopo averne rivalutato ogni singolo componente. La nuova versione impiega materiali innovativi e riciclati, offre prestazioni ergonomiche e tecnologiche potenziate e introduce nuove opzioni cromatiche e stilistiche disponibili. www.hermanmiller.com

ACERBIS

TRENCH. I divani e le poltrone firmati da Philippe Malouin reinterpretano il concetto di imbottito con nuove proporzioni. La forma essenziale, quasi scultorea, è definita da un’unica curva fluida, che costruisce la seduta e lo schienale, rivestita in poliuretano a densità differenziata. I braccioli sono disponibili in versione fissa o come elementi indipendenti, posizionabili liberamente. www.acerbisdesign.com

La textile designer Evelina Antuono ha creato evyè, laboratorio creativo che propone al mercato internazionale nuove linee di prodotti di design, ottenute combinando tessuti e materiali non convenzionali.

Trame che diventano materia: la leggerezza del tessuto incisa sulla superficie

Ogni materia custodisce un segreto, un’intuizione nascosta pronta a essere rivelata. In Ordita ho voluto che la trama diventasse volume, spessore, riflesso vivo. È un progetto che nasce dall’incontro tra due mondi apparentemente lontani, il tessile e il metallo, ma che nella sperimentazione hanno trovato un linguaggio comune. La leggerezza del tessuto è stata tradotta nella solidità del metallo grazie alla sinergia tra tecnologia e manualità. De Castelli ha saputo interpretare il mio contributo creativo, mettendo a punto un processo di sperimentazione in cui il metallo

TACCHINI

BUTTER. Nato dalla modellazione a mano di un panetto di burro, il divano – soffice e scultoreo – riflette lo spirito sperimentale di Faye Toogood. La generosa imbottitura si adagia su volumi di grandi dimensioni, componibili e riconfigurabili a piacere. Fa parte della collezione Bread & Butter che include anche un vassoio in ceramica smaltata lucida, una consolle e un tavolino in legno di frassino tinto con intarsi in acero.

www.tacchini.it

DE CASTELLI

diventa duttile, quasi organico: ossidazioni, martellature e satinature danno vita a superfici dinamiche, mutevoli, tattili. In ogni fase, il gesto artigianale ha permesso alla materia di esprimere la sua vera essenza. Questa ricerca è anche un omaggio al sapere artigianale di San Leucio, celebre polo manifatturiero napoletano del Settecento, e alla sua capacità di unire arte e industria. Un’eredità viva, che continua a ispirare visioni contemporanee come Ordita.

Antuono

ORDITA. La collezione di superfici, nate in collaborazione con Evelina Antuono, traduce il gesto della tessitura in un nuovo linguaggio visivo. Trame metalliche tridimensionali evocano l’intreccio dei tessuti, esplorando il rapporto tra segno, luce e profondità. Le sei superfici tridimensionali – DeChiné, DeBatì, DeTubé, DeSequì, DePiqué e DeCramé – trasformano la materia in decorazione architettonica grazie alla sinergia tra tecnologia e manualità. www.decastelli.com

Foto ©Alberto Strada

Hannes Peer, architetto altoatesino con base a Milano, unisce rigore, visione poetica e passione per i materiali. I suoi progetti fondono artigianato, storia e sperimentazione materica. www.hannespeer.com

Crash di Hannes Peer : il marmo si ribella alla sua perfezione

Crash nasce come frattura, come deviazione dal percorso lineare del progetto. Nel mio lavoro cerco spesso un cortocircuito tra ciò che è previsto e ciò che può sorprendere. Il mio lavoro si nutre di contrasti: tra rigore costruttivo, gesto artigianale e ricerca teorica, geometria e materia, tra ordine e disordine. L’equilibrio nasce nel dialogo tra questi poli, mai come somma ma come tensione viva. La scelta dei materiali è guidata dal contesto, dalla memoria dei luoghi, ma anche da una spinta emotiva. Seguo spesso la mia idea di ‘nostalgia utopica’: evocare il passato non per

PARÀ

TEMPOTEST HOME COSY. Grazie all’innovativa fibra Tempotest Home Chamois, la nuova linea di tessuti adatti ad ambienti indoor e outdoor si contraddistingue per un livello di morbidezza e aspetto molto simile ai prodotti in fibra naturale. I tessuti, garantiti 6 anni, sono idrorepellenti, oleo-removibili, resistenti alla formazione di funghi e muffe, alla salsedine e allo scolorimento dovuto alle radiazioni solari. www.para.it

imitarlo, ma per generare nuove visioni. Ogni materia ha un carattere, un peso simbolico, e diventa parte di un racconto più ampio. Il marmo, oggi spesso usato come semplice rivestimento decorativo, viene svuotato del suo significato. Storicamente è stato veicolo di pensiero, come nella Pietà Rondanini ‘non finita’ o in tutto il lavoro di Noguchi. Con Crash ho tentato un cambio di paradigma: lavorando con scarti, stratificazioni e rotture, cerco di restituire profondità e dignità alla materia.

Hannes Peer

MARGRAF

CRASH. Nell’installazione site-specific firmata da Hannes Peer Architecture per Margraf presentata alla Milano Design Week 2025 il marmo abbandona la sua forma ideale e si piega, si frattura, si libera: una riflessione sulla fragilità, sull’errore come rivelazione e sulla materia come corpo vivo, non più oggetto passivo ma soggetto attivo del progetto. www.margraf.it

LENTI

ALMA. La collezione outdoor concepita dall’industrial designer argentino Francisco Gomez Paz è sviluppata attraverso algoritmi generativi e tecnologie a controllo numerico. La struttura della poltrona e del divano a due e a tre posti è realizzata in acciaio inox verniciato opaco o lucido; cuscini e imbottiture sono realizzati con fibre di poliestere riciclato e biodegradabile. www.paolalenti.it

Foto ©Danilo Pasquali

HOLDING OUR CENTRE LA PERSONALE DI IAN DAVENPORT

Quest’anno Todi accoglierà Ian Davenport, uno dei più rilevanti autori britannici, già appartenente al gruppo Young British Artist, che ha firmato il manifesto per la 39esima edizione del Todi Festival a capo del quale torna da quest’anno Silvano Spada, suo storico ideatore e direttore.

Il rapporto di collaborazione che si è instaurato tra il Comune di Todi, il Todi Festival e la Fondazione Progetti Beverly Pepper aveva già portato in città artisti di caratura internazionale quali Arnaldo Pomodoro, Fabrizio Plessi, Mark di Suvero.

Ian Davenport, che fa ritorno in spazi pubblici in Italia dopo la mostra del 2022 al Chiostro del Bramante a Roma, ha preparato per Todi

una serie di iniziative di grande interesse. La sua personale, Holding our Center, curata da Marco Tonelli, in programma dal 31 agosto al 5 ottobre 2025 alla Sala delle Pietre, dove presenterà alcune sue celebri pitture-installazioni, a metà tra bidimensionalità e scultura (Painting with floors), affiancate da lavori su carta (Splats) caratterizzati da spruzzi colanti di colore.

Una sua video-installazione, inoltre, animerà durante i giorni di questa edizione del Todi Festival (30 agosto - 7 settembre 2025) il Palazzo del Capitano in Piazza del Popolo, principale palcoscenico della manifestazione ■

Lake No. 2 (Tetonic) 2023. Foto Prudence Cuming Associates.
39. Todi Festival
Sala delle Pietre
31 Agosto - 5 Ottobre 2025
Ian Davenport

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