Prefazione Emanuela Baio Consulente del Presidente della Regione Lombardia in ambito sanitario
Questa pandemia ci ha attanagliato nel suffisso “enza”: prudenza, pazienza, accoglienza e poi ancora resilienza, assistenza, conoscenza e nel momento che stiamo vivendo, soprattutto ripartenza. Sostantivi che hanno segnato e continuano a permeare la nostra vita. Alcuni hanno generato insicurezza, ansia, paura, angoscia e oggi, purtroppo ciò che preoccupa di più è rabbia crescente; altri hanno declinato in noi la capacità di ricercare, sia come persone, sia come comunità, quelle risorse sopite, ma presenti, che ci permettono di sperare. E’ il sostantivo ripartenza il lait motive che ci anima, ovvero come far ripartire la società, ma soprattutto per le persone con diabete l’assistenza, in tempo di Covid -19, coniugando il diritto alla salute, con l’accesso alle cure e i doveri delle istituzioni sanitarie e dei pazienti diabetici. Quello che stiamo vivendo è tragicamente complesso, ma, come ha ricordato Sua Eminenza il Cardinal Ravasi, ci ha permesso di recuperare un approccio multidisciplinare e dialogico, teso alla promozione e salvaguardia della dignità umana, orientato al progresso e alla speranza nel futuro. Resilienza e generatività devono essere i nostri fari, perché mentre nella generatività ritroviamo la risposta esigente al conflitto che questa pandemia ha generato fra diritti sanciti dalla Costituzione e doveri sociali propri di una comunità e in primis delle Istituzioni, con la resilienza recuperiamo quello spirito infantile delle favole di Esopo e Fedro, buttando alle spalle il male e ritrovando la creatività del bene. Sfogliando e rileggendo la nostra Carta Costituzionale le persone con diabete trovano “le parole per dirlo”, termini giusti per gridare al mondo che finora hanno accettato, ma esistono con la malattia, conoscono bene la loro fragilità perché la vivono, hanno paura e non accettano più di continuare a rinviare. E’ la schiera di 550mila persone con diabete; lanciano questo grido d’allarme proprio dalla capitale economica del nostro Paese, dalla Lombar-
dia e da Milano. Abbassando il tono di voce queste persone dicono con fermezza che un tema che deve informare politica, istituzioni sanitarie e società è che: il diritto alla salute e l’accesso alle cure per i pazienti cronici deve essere centrale in ogni scelta del presente e del prossimo futuro. Come ci suggerisce il Cardinal Ravasi serve un approccio multidisciplinare e dialogico per uscire dal dramma e trovare la forza per ripartire. Milano e la Lombardia sono una terra rigogliosa e fertile, non solo per gli indicatori economici, ma anche per quelli sanitari, culturali e antropologici. Quello Lombardo nella storia repubblicana e non solo, è sempre stato un sistema socio sanitario d’eccellenza, invidiato e guardato, anche, con sospetto. Oggi questa terra è stata devastata dalla pandemia, una sorta di bomba atomica, che si è scaraventata in tutto il Paese e in tutto il mondo, ma ha avuto, dopo Wuhan in Cina, il suo epicentro in Lombardia. Un anno fa la capitale economica italiana non sapeva di essere in guerra, ma si è trovata a subire la bomba atomica nel suo dipanarsi. Le considerazioni di scienziati e di politici non sono mancate, ma al di là delle diverse e legittime valutazioni, oggi serve ripartire e soprattutto raccogliere ciò che questa drammatica pandemia ci ha insegnato e tuttora continua a trasmetterci. A differenza di un anno fa intravediamo la luce in fondo al tunnel. Questa luce è particolarmente importante proprio per le persone con diabete, perché se nella prima fase si è attestato con studi scientifici che proprio il Covd 19 costituisce un fattore di rischio maggiore per i diabetici, ora un recente studio attesta un rapporto di causa – effetto. Si sono riscontrati casi di persone che sono diventate diabetiche dopo aver contratto il Covid 19. Aspetto che esige attenti studi. Se i dati emersi venissero confermati, determinerebbero un aumento esponenziale della popolazione diabetica, come conseguenza della contrazione del virus. Un indi-
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