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MARIA PIA ROMANO
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n dato è ass o lutament e certo: n o n possiamo aspettare il 2156 per una vera parità del genere nel nostro Paese. Dobbiamo correre, correre, correre. E soprattutto guardare al Recovery come un’occasione straordinaria per incidere su tutti i punti di criticità in fatto di occupazione femminile e diritto delle donne al lavoro. La libertà e l’autonomia delle donne sono adesso. Il da fare è chiaro: questo obiettivo deve essere trasversale a tutti gli assi che caratterizzano il rilancio del Paese e i risultati andranno costantemente monitorati per essere nella condizione
di rafforzare e correggere anche in corso d’opera la strategia messa in campo”. Teresa Bellanova, viceministra alle infrastrutture e mobilità sostenibili, presidente di Italia Viva, non ha dubbi: serve un nuovo welfare per sostenere, rilanciare, implementare l’occupazione femminile nel nostro Paese, ridurre il gender gap, garantire alle donne, a tutte le donne, di poter essere valore aggiunto dovunque, in tutti i settori sociali, economici, produttivi, nei gangli istituzionali come nei luoghi della politica. Vice Ministra Bellanova, i dati Eurostat diffusi in questi giorni sono preoccupanti: vera parità di genere nel nostro Paese non prima del 2156. A causa della pandemia che ha colpito duramente soprattutto l’occupazione femminile. Preoccupanti è dire poco. Confermano
quanto già altri Osservatori autorevoli ci hanno restituito: le donne hanno pagato e rischiano di continuare a pagare, se non metteremo in campo strategie e strumenti adeguati, il prezzo più alto della pandemia e lo scotto di un Paese che non riesce a ribaltare un paradigma antichissimo e fuorviante. Quale? Abbiamo sempre detto, ed è comodo pensare, che la penalizzazione delle donne sul mercato del lavoro fosse l’esito della crisi economica che nei decenni scorsi si è abbattuta sul nostro Paese. E’ vero esattamente l’opposto: fra i motivi della crisi economica, la carenza delle donne è una causa, non un esito. E d’altra parte non smette di dircelo l’Ocse: una bassa occupazione femminile è un pesantissimo freno alla crescita. Le analisi Eurostat sono recenti ma in questi mesi, come lei dice, anche da altri Osservatori autorevoli sono arrivate stime e valutazioni preoccupanti. Intanto è bene ricordare come questa debolezza non la scopriamo certo oggi. La pandemia ha aggravato e ampliato uno stato di cose. Già nei mesi scorsi l’allarme lo avevano lanciato le Consulenti del lavoro, avvertendo come tra aprile e settembre fossero 402mila i posti di lavoro persi dalle donne in Italia a causa della pandemia. Poi sono arrivati
W W W . P R O G E T T I E F I N A N Z A . I N F O