Magazine P&F aprile 2024

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Transizione per il futuro Green dell’Italia

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APRILE 2024

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E DIGITALE: UN’OCCASIONE

IMPERDIBILE PER FAR RIPARTIRE L’ITALIA

L’Italia è a un bivio. Da una parte, il peso di un passato fatto di ritardi strutturali, inefficienze e disparità territoriali. Dall’altra, l’opportunità di abbracciare un futuro che si fonda su due pilastri ineludibili: la transizione ecologica e quella digitale. Non si tratta più di scelte opzionali, ma di necessità. Il Green Deal europeo e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) hanno tracciato una strada chiara, e il nostro Paese è chiamato a percorrerla con decisione. La sfida è epocale, ma lo sono anche le opportunità. Il passaggio verso un’economia più sostenibile e digitalizzata può diventare il motore di una nuova stagione di crescita economica, generando lavoro, investimenti e innovazione. È il momento di agire, con visione e coraggio. Mai come oggi, il binomio ecologia e digitale è cruciale per il rilancio del sistema-Paese. La transizione ecologica non è solo un dovere nei confronti del pianeta, ma una straordinaria occasione di sviluppo economico. Investire in energie rinnovabili, efficientamento energetico, economia circolare e mobilità sostenibile non solo ridurrà la nostra dipendenza dai combustibili fossili, ma stimolerà anche l’occupazione e la crescita di settori innovativi.

Allo stesso modo, la digitalizzazione è la chiave per superare il cronico ritardo tecnologico italiano. Attraverso l’implementazione del 5G, la diffusione della banda ultra-larga e l’automazione dei processi produttivi, possiamo rendere le nostre imprese più competitive sui mercati globali. La combinazione di queste due transizioni permette di guardare a un futuro in cui l’efficienza economica e il rispetto per l’ambiente camminano insieme. L’obiettivo? Un’Italia più sostenibile, connessa, inclusiva e competitiva.

Direttore Responsabile

Maria Rosaria De Leonardis

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Il PNRR ha messo sul tavolo risorse senza precedenti: 220 miliardi di euro, di cui una quota significativa è dedicata proprio alla transizione ecologica e digitale. Questi fondi rappresentano un’opportunità unica per accelerare il cambiamento, ma richiedono una gestione oculata e una capacità di esecuzione che in passato è spesso mancata.

La decarbonizzazione dell’economia, con una spinta verso le rinnovabili e l’efficienza energetica. La digitalizzazione della pubblica amministrazione, per ridurre la burocrazia e migliorare i servizi ai cittadini.

L’innovazione nelle imprese, soprattutto per le PMI, che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo.

Tuttavia, questi fondi non bastano. È fondamentale attrarre anche capitali privati, creando un contesto favorevole agli investimenti. Normative chiare, tempi certi e incentivi mirati sono gli strumenti per mobilitare le risorse necessarie.

La transizione ecologica e digitale non è solo una sfida tecnologica o ambientale: è una sfida di sistema, che riguarda il modo in cui viviamo, lavoriamo e immaginiamo il futuro. È una sfida che possiamo e dobbiamo vincere, perché in gioco c’è il destino del nostro Paese e delle prossime generazioni.

La storia ci sta offrendo una seconda possibilità. Sta a noi non sprecarla.

Il mercato del credito mostra un incremento nel primo trimestre del 2024

Secondo i dati di Experian, le domande di mutuo

sono cresciute del +4%

Il primo trimestre del 2024 evidenzia una sostanziale crescita del mercato del credito e in particolare una ripresa del segmento dei mutui: nel confronto con l’ultimo trimestre del 2023, le richieste di mutuo sono aumentate del +3,68%, primo segnale di una ripresa del mercato dei mutui sostenuta dal trend discendente dei tassi di interesse partito lo scorso ottobre. L’ultimo Rapporto sul Credito Italiano – Trends & Insights di Experian, principale società di global information al mondo, relativo al mese di marzo 2024, riporta come il 2024 sia iniziato sotto i migliori auspici anche per il segmento dei prestiti e per i finanziamenti online: per entrambi, infatti, le richieste continuano a crescere ogni mese, con marzo che ha registrato +8% per i prestiti finalizzati, +14% per i personali e +10% per finanziamenti online. Uno sguar-

do sul primo trimestre nel complesso conferma una volta in più la tendenza positiva del mercato, soprattutto per i finanziamenti web e per i prestiti personali, cresciuti rispettivamente del +34% e del +18% in confronto all’ultimo trimestre del 2023.

Fatica il “Buy Now, Pay Later”, che negli ultimi tre mesi ha fatto registrare un calo di utilizzo del -19% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2023, in cui si sono concentrate la maggior parte delle spese dell’anno. Tuttavia, ciò non inficia la rilevanza del BNPL per i consumatori di oggi: sono infatti proprio i periodi di offerte a far registrare dei picchi significativi di utilizzo e proprio nella settimana dal 20 al 25 marzo, coincisa con le offerte di primavera di Amazon, è stato rilevato un aumento di richieste del +30% rispetto ai periodi precedenti.

“Al di là dei periodi di stallo, dovuti alla diminuzione delle spese o all’assenza di festività, la centralità del Buy Now, Pay Later come strumento di consumo rimane indubbia, come evidenzia la crescita del +122% registrata negli ultimi due anni”, afferma Armando Capone, General Manager Experian Italia. “Di conseguenza, siamo certi che il trend dell’utilizzo di BNPL e finanziamenti web non farà altro che crescere nei prossimi mesi, e in generale, possiamo dire che il primo trimestre del 2024 fa ben sperare per la ripresa del mercato del credito italiano nel complesso, con la diminuzione dei tassi di interesse su mutui e prestiti che gradualmente contribuirà ad una stabilizzazione e nuova crescita dei volumi”. Le ultime rilevazioni sui tassi di interesse effettuate da Experian, basate sui tassi realmente applicati dagli isti-

tuti di credito, danno evidenza del trend in diminuzione per i tassi sui mutui: dopo l’ultimo picco del 4,98% registrato a ottobre 2023, c’è stato un calo di 0,68 punti percentuali fino al 4,30% di gennaio, favorito dall’assenza di nuove disposizioni da parte della Banca Centrale Europea. Gli impatti della fine di queste manovre, tuttavia, tardano ancora a vedersi per il segmento dei prestiti personali, i cui tassi continuano ad oscillare. Per i prestiti finalizzati si intravede invece un primo segnale di trend discendente: da novembre scorso, si è registrata una diminuzione di 0,23 punti percentuali.

Andando nel dettaglio dell’andamento delle richieste di mutuo nelle diverse aree del Paese, è evidente come l’effetto della diminuzione dei tassi di interesse debba ancora fare presa, ma anche in questo caso si osservano dei primi segnali positivi: prendendo in esame dei capoluoghi rappresentativi delle diverse aree italiane, a Napoli è emersa una crescita del +3% per le richieste di mutuo nell’ultimo mese, mentre a Venezia si è registrata un aumento positivo del +13% in confronto a marzo 2023. In linea generale, la maggior concentrazione delle richieste di mutuo rimane in Lombardia, con il 18% del totale.

In relazione al segmento dei prestiti, la distribuzione delle richieste per singola regione è abbastanza costante rispetto agli scorsi mesi, mostrando al primo posto Lombardia, Sicilia e Campania, sia per le richieste di prestiti personali (rispettivamente 14%, 12% e 11% del totale delle regioni) che per i finalizzati (rispettivamente 15%, 12% e 13% del totale). Per quanto riguarda i prestiti personali, oltre ai volumi nell’ultimo mese sono aumentati anche gli importi medi finanziati del +3%, con una crescita più marcata nel Nord Ovest e nel Centro Italia e un importo medio totale pari a 10.531 euro.

Per quanto riguarda i prestiti finalizzati, gli importi medi sono invece calati di quasi l’8% nell’ultimo mese. Ad ogni modo, continua un trend positivo per i principali beni finanziati, ossia telefoni cellulari e automobili. Per quanto riguarda i primi, le richieste di finanziamento sono cresciute del +8% rispetto a febbraio, mentre per quanto riguarda le automobili, è più significativo il confronto anno su anno, dove si evidenzia una crescita del +32% di finanziamenti per l’acquisto di auto nuove, favorita dagli ecoincentivi statali. Anche le richieste di auto usate continuano a crescere: +4% da febbraio e +5% da marzo 2023.

Progettazione

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Lo Studio è organizzato per svolgere in autonomia attività di progettazione strutturale sia nell’ambito dell’edilizia civile che industriale, sia per la creazione di nuove costruzioni che per la ristrutturazione e la rivalutazione di costruzioni esistenti.

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Ora come non mai è importante avere partner giusti da mettersi a fianco nella gestione degli investimenti e del lavoro. Il repentino cambio delle normative, sopratutto sul piano dei bonus come 110% e similari, non permette più il cittadino e le imprese a gestire la situazione in maniera domestica. Avventurarsi nel ginepraio burocratico significa senza nessuna dubbio rischiare di perdere non solo l’incentivo ma anche l’investimento. Per questo motivo si rafforza sempre di più tra i professionisti del settore l’Asseveras srl. Una realtà consolidata sempre al passo con i tempi e sempre in prima fila nell’individuazione di risposte concrete ai problemi. Una serie di servizi che vanno da: Asseverazione di Business Plan; Asseverazione PEF; Asseverazione Project Financing; Fideiussioni e

cauzioni; Revisione di bilancio; Consulenza del lavoro fino a garantire anche la Consulenza tributaria. Un pacchetto di servizi fondamentale in questo determinato periodo storico. L’Italia sta affrontando, infatti, uno dei momenti più caotici rispetto agli incentivi governativi per il rilancio del Paese. Il termine “caos bonus”, difatti, si riferisce alla situazione in cui si trova attualmente l’Italia riguardo ai vari bonus messi a disposizione dal governo per affrontare le conseguenze economiche della pandemia di COVID-19. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, il governo italiano ha istituito una serie di incentivi fiscali, sussidi e bonus per supportare i cittadini e le imprese in difficoltà. Tra questi ci sono il bonus vacanze, il bonus baby-sitter, il bonus cultura, il bonus 110%, il bonus mam-

ma, il bonus affitto, solo per citarne alcuni. Tuttavia, la gestione di questi bonus ha creato una certa confusione e disorganizzazione, con molti cittadini che hanno riscontrato difficoltà nell’accesso ai fondi e nell’ottenere informazioni chiare sulle procedure per richiederli. Inoltre, la gestione dei bonus è stata a volte caotica, con cambiamenti frequenti alle norme e alle procedure di richiesta, che hanno creato ulteriore confusione. Avere di base Asseveras srl, come partner significa migliorare la gestione dei bonus e semplificare le procedure per accedervi, al fine di garantire che i fondi raggiungano in modo efficiente il progetto seguito. A garantire il massimo della professionalità vi sono i soggetti partner di Asseveras srl che permettono all’azienda di poter garantire solide risposte. Tra

questi vi sono Cred.it Spa, società finanziaria, specializzata nella finanza di progetto, abilitata al rilascio di Dichiarazioni di Preliminare Coinvolgimento e L’Assinetwork Srls è specializzata nel rilascio di cauzioni provvisorie e definitive per partecipazioni a gare d’appalto e fideiussioni per anticipazioni, a favore degli enti pubblici. La vera forza di Asseveras srl quindi è quella di non entrare nel mondo del lavoro come solista ma in formazione “orchestra” per poter realmente dare risposte alle centinaia di richieste e casistiche che in questo momento si stanno palesando anche a causa dei cambiamenti normativi. Se si tiene conto delle percentuali, sono decine di migliaia i progetti respinti per vizi di forma. Un rischio da non correre e che Asseveras ti permette di evitare.

Le Transizioni Verdi e Digitali un binomio strategico per il futuro dell’economia italiana

In un contesto globale sempre più orientato alla sostenibilità e all’innovazione tecnologica, le tran sizioni verdi e digitali rappresentano un’opportunità unica per rilanciare l’economia italiana e garan tire una crescita duratura. Questi due pilastri strategici, interconnessi e complementari, stanno tras formando radicalmente il tessuto produttivo del Paese, grazie al sostegno offerto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e da altre fonti di finanziamento europee e nazionali.

La transizione verde si inserisce nella più ampia cornice del Green Deal europeo, che punta alla neutralità climatica entro il 2050. In Italia, questo obiettivo si traduce in iniziative per decarbonizzare il sistema energetico, ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’economia circolare. Grazie ai 68,6 miliardi di euro destinati alla Missione 2 del PNRR (“Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”), il nostro Paese sta accelerando su diversi fronti: Energie rinnovabili: incentivi per fotovoltaico, eolico e biomasse, con l’obiettivo di portare la quota di energia da fonti rinnovabili al 72% entro il 2030.

Efficienza energetica: interventi su edifici pubblici e privati, con il Superbonus e il sostegno a iniziative di riqualificazione green.

Economia circolare: progetti per ridurre i rifiuti e promuovere il riciclo nei settori manifatturieri, tra cui tessile e plastica.

Secondo recenti studi, ogni miliardo investito in energie rinnovabili genera circa 15.000 nuovi posti di lavoro. La transizione verde, quindi, non solo contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici, ma è anche un potente motore di occupazione e innovazione.

Parallelamente, la transizione digitale si configura come il secondo pilastro per lo sviluppo del Paese. Con 40,7 miliardi di euro stanziati dal PNRR per la Missione 1 (“Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”), l’Italia punta a colmare il digital divide e a rendere le imprese e le pubbliche amministrazioni più efficienti e competitive. Tra le principali aree di intervento: Connettività e infrastrutture: diffusione della banda ultra-larga e del 5G per garantire accesso universale ai servizi digitali.

Digitalizzazione della PA: modernizzazione dei servizi pubblici, dal cloud alla digital identity (SPID e CIE).

Competenze digitali: programmi di formazione per lavoratori e studenti per colmare il gap tecnologico della forza lavoro italiana.

Secondo il DESI (Digital Economy and Society Index) 2023, l’Italia ha registrato progressi significativi nella digitalizzazione, ma rimane indietro rispetto alla media UE in termini di competenze digitali avanzate e integrazione delle tecnologie nelle PMI. Affrontare queste sfide è cruciale per sfruttare appieno il potenziale economico della trasformazione digitale.

Le transizioni verde e digitale non sono percorsi paralleli ma convergenti. La digitalizzazione è infatti un fattore abilitante per la sostenibilità, come dimostrano le smart grid, l’agricoltura di precisione e i sistemi di monitoraggio ambientale basati sull’IoT. Allo stesso tempo, l’adozione di tecnologie green-friendly, come i data center a basso consumo energetico e l’IA per l’ottimizzazione dei processi, è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale della rivoluzione digitale.

Il ruolo del PNRR e delle altre fonti di finanziamento

Il PNRR è senza dubbio il fulcro degli investimenti per le transizioni, ma non è l’unica fonte. Altri strumenti finanziari, come i fondi strutturali europei (FESR e FSE+), i programmi Horizon Europe e InvestEU, e il Fondo Complementare Nazionale, offrono ulteriori risorse per il pubblico e il privato. In questo contesto, la collaborazione tra istituzioni, imprese e mondo accademico è cruciale per massimizzare l’impatto degli investimenti.

Pio Lagrascia, dell’Osservatorio Nazionale per le Politiche Energetiche e lo Sviluppo Sostenibile (ONPESS), sottolinea l’importanza di una strategia integrata: “Le transizioni verde e digitale non sono solo sfide, ma

opportunità storiche per riposizionare l’Italia come leader in Europa. Dobbiamo sfruttare appieno le risorse del PNRR, ma anche creare condizioni favorevoli per gli investimenti privati. È necessario puntare su tecnologie innovative, come l’idrogeno verde e l’intelligenza artificiale, e formare una nuova generazione di professionisti in grado di guidare questa trasformazione. Solo così potremo garantire crescita economica, sostenibilità e benessere per le future generazioni.”

Lagrascia evidenzia inoltre l’importanza della governance: “Occorre maggiore coordinamento tra i diversi livelli istituzionali e una semplificazione delle procedure per accedere ai fondi. I ritardi burocratici rischiano di rallentare un processo che deve invece essere rapido e incisivo.”

Le transizioni verde e digitale rappresentano una svolta epocale per l’economia italiana. Con un mix di investimenti pubblici e privati, un forte impegno istituzionale e una visione a lungo termine, il nostro Paese può non solo superare le attuali sfide economiche, ma diventare un modello di sviluppo sostenibile e innovativo in Europa e nel mondo.

REPORT 24: le aziende italiane accelerano verso la generazione on-site per controllare i costi energetici

Il 66% delle aziende italiane intende aumentare le proprie capacità di generazione on-site nei prossimi due anni.

La decisa intenzione delle aziende del nostro Paese di rendersi autonome nella generazione dell’energia è forse il dato più significativo che emerge dalla ricerca 2024 su Energia & Aziende, condotta da Centrica Business Solutions su un campione di 500 aziende europee di diverse dimensioni e appartenenti a molteplici settori. Il report “Dati, generazione on-site e ruolo dei leader per un maggior controllo dell’energia”, ha rilevato inoltre che in Italia più di un terzo delle aziende (37%) ritiene che i costi energetici imprevedibili abbiano costituito un pesante freno alla propria crescita negli ultimi 12 mesi, confermando ancora una volta come il tema energia risulti strategico nella dimensione imprenditoriale.

La ‘top 3’ aziendale: controllo dei costi, aspettative di sostenibilità dei con-

sumatori e redditività

L’obiettivo di mitigare la volatilità del mercato energetico rappresenta il fattore trainante per l’investimento nella generazione onsite per il 41% delle aziende europee, seguito dal desiderio di soddisfare le richieste di sostenibilità dei consumatori (37%) e dalla necessità di aumentare la redditività (38%).

Nonostante i chiari vantaggi in termini di sostenibilità della generazione on-site, all’interno del medesimo campione, oltre la metà delle aziende italiane intervistate (58%) ha dichiarato che la riduzione dei costi energetici risulta prioritaria rispetto alla gestione delle emissioni (contro il 49% della media europea) mentre il 55% (contro il 41% a livello europeo) ha affermato che non investirà nella generazione onsite se questa non consentirà loro

di risparmiare sui costi, che potranno essere reinvestiti altrove.

Christian Stella, Managing Director di Centrica Business Solutions Europa ha commentato: “La generazione di energia onsite rappresenta il prossimo step verso una gestione più efficiente dei consumi e dei costi. Non solo svolgerà un ruolo fondamentale nel guidare le aziende attraverso la volatilità del mercato, ma sarà anche in grado di fornire loro un maggiore controllo sulle esigenze energetiche. Dunque, sebbene le aziende riconoscano i vantaggi in termini di emissioni della generazione onsite, il risparmio di denaro rimane la motivazione principale per la maggior parte di queste”.

Dati e ruolo dei leader per gestire l’energia in modo più efficace. Dai dati della ricerca, è interessante

notare, inoltre, che oltre la metà delle aziende italiane (56%) ritiene di avere bisogno di migliori dati per avere un pieno controllo dei propri consumi.

L’intelligenza artificiale (AI) potrebbe rappresentare una parte importante della soluzione al problema, consentendo di elaborare previsioni più rapide e precise sul fabbisogno energetico e di identificare inefficienze nei modelli di consumo. Anche perché le nuove modalità di lavoro introdotte principalmente dalla pandemia - remote e smart working - hanno reso più difficile tener traccia dell’utilizzo dell’energia e del fabbisogno totale della stessa per il 51% delle aziende italiane, rappresentando, così, un’ulteriore sfida.

Dall’indagine emerge anche che, sebbene molte aziende stiano investendo nella generazione on-site, quasi

due quinti (37%) non dispone delle conoscenze e della comprensione necessarie per introdurre questa tecnologia. Basti pensare che quasi la metà delle aziende in Europa afferma che i responsabili decisionali non riescono a comprendere i vantaggi della generazione on-site con conseguente freno al percorso verso la transizione. E anche i leader stessi riconoscono il problema, con quasi un terzo dei dirigenti che concorda sul fatto di rappresentare un ostacolo.

Conclude Stella: “Dal nostro report si evince che quando le aziende hanno il controllo dei propri dati dispongono in generale di una migliore gestione energetica. È chiaro, infatti, che quando le condizioni di mercato sono volatili, un approccio rigoroso ai dati diventa fondamentale. Ma anche la struttura organizzativa interna può

rappresentare un grosso ostacolo sulla strada verso il progresso: molte aziende hanno ancora bisogno di una maggiore comprensione dei vantaggi di queste tecnologie per investire con fiducia nella generazione di energia on-site. I leader del settore devono fare la loro parte nell’aiutare le aziende italiane e prepararsi a distribuire le tecnologie più rapidamente per sbloccare il pieno potenziale delle energie rinnovabili e accelerare il viaggio dell’Italia verso il Net Zero” Informazioni sulla ricerca: I dati della ricerca contenuti nel report 2024 si basano su un’intervista ai dirigenti di 500 aziende europee di diverse dimensioni e settori. Alle aziende sono stati chiesti i piani per affrontare i costi, la gestione dell’energia e le sfide tecnologiche legate agli obiettivi di Net Zero.

Recuperare energia dai data center? A Milano ci provano

A Milano si inaugura la prima partnership industriale in Italia per il recupero del calore dai Data Center destinato al teleriscaldamento. Grazie ad A2A, in collaborazione con DBA Group e Retelit, l’energia generata da “Avalon 3”, il più recente data center iperconnesso e sostenibile dell’azienda di telecomunicazioni leader nel B2B in Italia, alimenterà la rete cittadina nel Municipio 6.

Questo progetto consentirà di servire annualmente 1.250 famiglie in più, generando un risparmio energetico di 1.300 tonnellate equivalenti di petrolio (TEP) e prevenendo l’emissione di 3.300 tonnellate di CO2, il che equivale ai benefici ambientali forniti da 24.000 alberi.

Le strutture che ospitano server gestiscono grandi volumi di dati essenziali per i sistemi informatici e sono intrinsecamente molto energivore. Questo fabbisogno è destinato ad aumentare per supportare gli sviluppi tecnologici legati all’intelligenza artificiale generativa: infatti, una ricerca online che utilizza l’AI richiede circa dieci volte più elettricità rispetto a una query tradizionale. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), entro il 2026, la domanda di energia per i data center potrebbe più che raddoppiare.

Il progetto prevede la creazione di un impianto che sarà operativo nei primi mesi del 2026, grazie al quale il calore di scarto del Data Center Avalon 3 di Retelit – il più grande punto di interconnessione internet d’Italia, con oltre 3.500 mq e 3,2 MW di potenza – sarà immesso nell’infrastruttura di teleriscaldamento gestita da A2A Calore e Servizi, aumentando la disponibilità di energia green per le famiglie dell’area ovest della città. La struttura fornirà annualmente 2,5 MWt di potenza termica e un incremento di 15 GWh dell’energia recuperabile.

“Grazie a questo accordo industriale, che segna il primo progetto di questo tipo in Italia, Milano si riconferma tra le città più innovative nella transizione ecologica”, ha commentato Luca Rigoni, Amministratore Delegato di A2A Calore e Servizi. “Siamo i primi a recuperare il calore dal sistema di raffreddamento dei server, che altrimenti andrebbe disperso, portandolo nelle abitazioni milanesi attraverso la nostra rete di teleriscaldamento. Questo rappresenta un esempio di utilizzo efficiente e circolare delle risorse e conferma il nostro impegno costante per la decarbonizzazione delle città tramite tecnologie innovative”.

“Uno dei pilastri della nostra strategia è la sostenibilità, in particolare attraverso l’efficientamento energetico dei data center”, ha affermato Roberta Neri, Presidente di Retelit. “Siamo quindi orgogliosi di investire in questo progetto pionieristico, il primo del suo genere in Italia, che convertirà il calore generato dal nostro Avalon 3, già costruito in modo completamente green, in energia termica per le famiglie del milanese. Con la continua e forte crescita dei data center nel nostro Paese, riteniamo fondamentale garantirne uno sviluppo sostenibile e un impegno concreto per ridurre l’impatto ambientale”.

“Questo progetto - ha aggiunto Raffaele De Bettin, CEO di DBA Group - ci coinvolge nella fornitura dei servizi di ingegneria necessari per il corretto riutilizzo del calore di scarto proveniente dal data center di Via Bisceglie a Milano, permettendo di rifornire di nuova energia il territorio circostante. È un’attività che rientra in un piano più ampio di supporto alla transizione energetica, digitale ed ecologica del Paese, sui quali si basa il nostro Piano industriale al 2026. Il riutilizzo dell’energia è fondamentale per puntare verso un’economia circolare”.

Transizione 5.0: le implicazioni per il settore della comunicazione aziendale

Approvato dalla Corte dei Conti e firmato dai ministri Urso e Giorgetti il decreto attuativo MIMIT MEF del Piano Transizione 5.0, sviluppato della collaborazione di tre ministeri: il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Con l’obiettivo di agevolare la trasformazione digitale e green delle imprese, il piano prevede una dotazione economica di 6,3 miliardi di euro per il biennio 2024-2025. Attraverso crediti d’imposta, il piano mira a stimolare investimenti in beni tecnologici materiali e immateriali. Il decreto attuativo allarga quindi i segmenti di mercato delle imprese tramite incentivi fiscali per chi investe in tecnologie avanzate e sostenibili. Un significativo sgravio sui bilanci delle aziende che porta con sé implicazioni rilevanti per il settore della comunicazione aziendale. Si prevede la compensazione del credito tramite modello F24 in un’unica rata.

La digitalizzazione, in forza della recente accelerazione impressa dall’intelligenza artificiale, sta trasformando strutturalmente il modello di business delle imprese. Questo cambiamento rappresenta un pilastro fondamentale della recente politica economica dell’Unione Europea, sostenuto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal programma Next Generation EU. Anche l’Italia, nel corso degli ultimi anni, in accordo con le direttive europee, ha varato una serie di provvedimenti e misure - come il Piano Industria 4.0 - per

ammodernare e sostenere la competitività delle piccole e medie imprese attraverso l’adozione di tecnologie avanzate. Lanciato nel 2016, il piano governativo – prima Industria 4.0, poi Piano Impresa 4.0, e infine Transizione 4.0 - ha introdotto misure per favorire l’implementazione di IoT, AI e cloud computing; tecnologie fondamentali per l’innovazione tecnologica delle imprese. Il passaggio all’Industria 5.0, definita dalla Commissione Europea come completamento dell’Industria 4.0, si basa sul paradigma uomo-macchina e l’uso di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, la robotica e la realtà aumentata per migliorare l’efficienza e la sicurezza. Inoltre, l’Industria 5.0 mira a obiettivi sociali e ambientali, richiedendo alle aziende di monitorare e ridurre il proprio impatto ecologico e i consumi energetici. Nei fatti, l’adozione di tecnologie avanzate da parte delle imprese italiane produce innumerevoli benefici. Innanzitutto, semplificano sia le logiche che i tempi di integrazione. Ma, ancor più importante, permettono di condividere informazioni essenziali, come quelle riguardanti l’energia e la qualità, che in precedenza non si riuscivano a gestire in modo efficace. Questo si traduce in un significativo miglioramento delle prestazioni aziendali, in particolare per quanto riguarda la qualità, il controllo, la produzione e l’ottimizzazione dei consumi energetici. Inoltre, dallo sfruttamento delle innovazioni di AI generativa le aziende potrebbero migliorare oltre che l’efficienza operativa anche la personalizzazione dei contenuti nei

confronti dei consumatori, con una significativa espansione dei servizi offerti. I dati parlano chiaro: secondo l’osservatorio Digital Innovation (2023) del Politecnico di Milano, l’introduzione dell’intelligenza artificiale ha prodotto un incremento medio dell’efficienza del 21% per le imprese che, nonostante l’incertezza dello scenario economico e geopolitico, hanno investito in tecnologie digitali. Questo dato avvalora una tendenza in continua crescita; già con il Piano Industria 4.0, le PMI italiane che hanno investito nel digitale hanno migliorato significativamente l’aspetto organizzativo e produttivo. Sul versante della personalizzazione dei contenuti, la nona edizione dello State of Marketing di Salesforce rileva come le aziende che utilizzano l’AI per personalizzare le esperienze dei clienti abbiano visto un aumento della soddisfazione e della fidelizzazione dei consumatori. Inoltre, altre stime attestano come il contributo dell’automazione possa essere rilevante anche per il versante della cybersecurity. Difatti, da un recente sondaggio condotto da PwC (2024) emerge che il 69% delle organizzazioni prevede di utilizzare, in ottica di difesa informatica, dispositivi di AI generativa nei prossimi dodici mesi. Il decreto dischiude anche nuove opportunità sul versante del social selling, permettendo di esplorare nuove connessioni e modalità di engagement senza intermediazioni con i clienti. In un mondo sempre più digitale, il social selling si presenta come uno strumento particolarmente redditizio

e strategico per le imprese, offrendo il 45% di opportunità di vendita in più rispetto alle vendite tradizionali. In questo contesto, le certificazioni di qualità svolgono un ruolo cruciale. Si tratta di processi volontari in cui enti terzi indipendenti attestano che un determinato prodotto sia conforme ai requisiti specifici di una normativa. Offrendo garanzia di qualità e conformità, le certificazioni stimolano la fidelizzazione dei clienti migliorando la credibilità e la reputazione aziendale. I certificatori giocano un ruolo fondamentale nel garantire che le aziende rispettino gli standard di qualità richiesti. Una novità del piano Transizione 5.0 consiste nel vincolo stringente nel miglioramento dei consumi energetici.

In questo contesto, i nuovi soggetti che possono certificare tale miglioramento con un servizio di doppia certificazione (ex ante ed ex post) sono le società di servizi energetici (ESCo) e gli Esperti in gestione dell’energia (EGE), non presenti nel vecchio Piano Industria 4.0.

In conclusione, la digitalizzazione e l’adozione di tecnologie avanzate, supportate dal recente decreto attuativo del Piano di Transizione 5.0, offrono alle imprese italiane opportunità significative per espandere i mercati e migliorare l’efficienza operativa. Tuttavia, è essenziale bilanciare le opportunità con i rischi, investendo in formazione e sicurezza per garantire un’implementazione efficace e conforme alle normative vigenti.

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NUOVO CODICE DEGLI APPALTI: l’importanza delle asseverazioni

L’asseverazione, nell’ambito degli appalti pubblici, rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la correttezza, la trasparenza e la qualità nelle procedure di gara. Con l’introduzione dei nuovi codici degli appalti, il ruolo dell’asseverazione è diventato ancora più centrale, configurandosi come un requisito essenziale per partecipare alle gare e per dimostrare la propria conformità alle normative vigenti. In questo contesto, essere asseverati da aziende competenti non è solo una formalità, ma un passo cruciale per il successo di qualsiasi progetto pubblico. L’evoluzione dei codici degli appalti e il ruolo dell’asseverazione Con la recente revisione del Codice degli Appalti, entrata in vigore nel 2023, il legislatore ha inteso rafforzare i meccanismi di controllo e di garanzia nelle procedure di aggiudicazione delle gare pubbliche. Questo nuovo quadro normativo punta a promuovere la trasparenza, la concorrenza e la sostenibilità negli appalti pubblici, rendendo obbligatoria l’asseverazione per molte categorie di lavori, servizi e forniture. L’asseverazione, in questo contesto, consiste nella certificazione da parte di un ente terzo della conformità dei requisiti tecnici, economici e organizzativi richiesti dalla gara d’appalto. Questo processo implica un’analisi approfondita dei documenti presentati dall’operatore economico, tra cui bilanci, certificazioni di qualità, competenze tecniche, e capacità finanziarie. L’obiettivo è assicurarsi che l’azienda sia realmente in grado di portare a termine il progetto secondo le specifiche richieste, minimizzando i rischi di inadempienze e di contenziosi. Perché

l’asseverazione è fondamentale nei nuovi appalti La centralità dell’asseverazione nei nuovi codici degli appalti si riflette in diverse aree chiave: 1. Garanzia di Qualità e Competenza : L’asseverazione rappresenta una garanzia di qualità per la stazione appaltante, che può così accertarsi che il soggetto partecipante alla gara possieda tutte le competenze tecniche e organizzative necessarie per realizzare l’opera. Questo processo riduce il rischio di ritardi, errori progettuali, o addirittura fallimenti, che possono derivare dalla scelta di operatori economici non adeguatamente qualificati. 2. Trasparenza e Anticorruzione : Un sistema di asseverazione rigoroso contribuisce a promuovere la trasparenza nelle procedure di gara, contrastando fenomeni di corruzione e favoritismo. Gli enti asseveratori, infatti, operano secondo principi di imparzialità e indipendenza, garantendo che la selezione degli operatori economici avvenga sulla base di criteri oggettivi e documentati. 3. Accesso al Mercato e Concorrenza Leale : L’obbligatorietà dell’asseverazione livella il campo di gioco, garantendo che tutti i partecipanti abbiano le stesse possibilità di aggiudicarsi una gara, a patto di dimostrare il possesso dei requisiti richiesti. Questo stimola la concorrenza leale e l’accesso al mercato anche per le piccole e medie imprese, che possono competere alla pari con aziende più grandi e strutturate. 4. Riduzione dei Contenziosi : Uno degli obiettivi principali dei nuovi codici degli appalti è la riduzione dei contenziosi che spesso rallentano l’esecuzione delle opere pubbliche. L’asseverazione svolge un ruolo cruciale in tal senso, certificando ex ante la conformità dei partecipanti ai requisiti di gara e riducendo così le possibilità di ricorsi e di dispute legali. L’importanza di

affidarsi ad aziende competenti per l’asseverazione Affidarsi ad aziende competenti per l’asseverazione è fondamentale per garantire l’affidabilità del processo e la validità dei certificati rilasciati. Gli enti asseveratori devono possedere una serie di requisiti di indipendenza, imparzialità e competenza tecnica, oltre a essere accreditati secondo le normative vigenti. La scelta dell’ente asseveratore non è quindi un aspetto da sottovalutare, poiché un’asseverazione inadeguata può compromettere l’esito di una gara d’appalto e, in alcuni casi, portare all’esclusione dalla stessa. Le aziende asseveratrici devono essere in grado di offrire un’analisi approfondita e dettagliata dei documenti, garantendo una valutazione accurata dei requisiti economici e tecnici. Questo richiede competenze specialistiche in diverse aree, tra cui la conoscenza delle normative sugli appalti, l’analisi finanziaria, la gestione dei progetti e la qualità dei materiali e dei processi. Inoltre, gli enti asseveratori devono aggiornarsi continuamente per tenere il passo con le evoluzioni normative e con le migliori pratiche del settore. Le sfide e le opportunità della nuova normativa L’introduzione dei nuovi codici degli appalti e il rafforzamento dei requisiti di asseverazione rappresentano una sfida ma anche un’opportunità per le imprese. Da un lato, le aziende devono adeguarsi a standard più elevati e affrontare costi aggiuntivi per ottenere le certificazioni necessarie; dall’altro, queste normative favoriscono un mercato più trasparente e competitivo, premiando le imprese che investono nella qualità e nella competenza. Le sfide principali riguardano la complessità dei processi di asseverazione e la necessità di documentare in modo accurato tutte le fasi del progetto. Per molte imprese, soprattutto le PMI, questo

può rappresentare un ostacolo significativo. Tuttavia, l’investimento in processi di asseverazione di qualità può trasformarsi in un vantaggio competitivo, permettendo di accedere a un numero maggiore di gare e di migliorare la propria reputazione sul mercato. Inoltre, i nuovi codici degli appalti promuovono una maggiore digitalizzazione dei processi di gara, con l’adozione di piattaforme digitali per la gestione delle offerte e delle asseverazioni. Questo passaggio verso il digitale non solo rende più efficienti le procedure, ma aumenta anche la trasparenza e la tracciabilità delle operazioni, riducendo i tempi di valutazione e migliorando l’accesso alle informazioni per tutte le parti coinvolte. Conclusioni L’asseverazione rappresenta un pilastro fondamentale dei nuovi codici degli appalti, contribuendo a promuovere la trasparenza, la competenza e la qualità nelle procedure di gara. Affidarsi ad aziende competenti per l’asseverazione non è solo una necessità per rispettare i requisiti normativi, ma un’opportunità per distinguersi in un mercato sempre più competitivo. Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente complessità normativa e da una forte pressione verso la sostenibilità e la trasparenza, le aziende devono vedere l’asseverazione non come un semplice obbligo, ma come uno strumento strategico per migliorare la propria competitività e per contribuire alla realizzazione di opere pubbliche di alta qualità. In definitiva, la corretta applicazione delle nuove norme sugli appalti e l’uso strategico dell’asseverazione possono trasformare le sfide della compliance in vantaggi competitivi, favorendo lo sviluppo di un mercato degli appalti pubblico più efficiente, trasparente e sostenibile.

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Da marchio locale a franchising nazionale la strategia di Reting che favorisce la crescita

I punti vendita in franchising sono aumentati di 1.313 unità

Il franchising continua a mostrare un trend di crescita positiva. Nel 2023, ha registrato un incremento del 7,1%, con un fatturato che supera i 30,9 miliardi di euro. I punti vendita in franchising sono aumentati di 1.313 unità, portando il numero degli occupati nel settore a 252.848, con un incremento di 14.654 rispetto all’anno precedente. Questo quadro emerge dall’ultimo studio di AssoFranchising, che evidenzia come questo modello di business stia vivendo un periodo di grande espansione e prosperità. Per chi decide di entrare in questo settore, ciò significa la possibilità di crescere sin da subito con tassi interessanti, riuscendo a farsi conoscere in tutta Italia in pochi anni, un risultato altrimenti impensabile contando solo sulle proprie risorse umane, economiche e tecniche. Diventare un franchisor di successo, però, non è sempre facile. Infatti, molte società di consulenza che supportano gli imprenditori in questo campo collaborano prevalentemente con grandi marchi, adottando un approccio che poco si adatta alle caratteristiche di una rete emergente.

Per questo motivo, Reting, una società di consulenza specializzata nella creazione di reti per il franchising, ha sviluppato un modello per rendere questo processo semplice ed efficiente.

Il loro approccio si articola in tre fasi:

- Analisi di vendibilità, per comprendere quanti affiliati si possono ottenere ancor prima di iniziare.

- Franchising selling system, per creare gli strumenti necessari alla vendita del franchising e alla fidelizzazione degli affiliati.

- Sviluppo contatti, per generare costantemente nuovi interessati a diventare affiliati.

L’obiettivo di Reting è quello di supportare le attività locali di successo, aiutandole a trasformarsi da semplici negozi a franchising nazionali e internazionali, attraverso una metodologia frutto di oltre 10 anni di esperienza.

Oltre a fornire supporto nello sviluppo di un piano d’impresa e assistenza continua con linee guida specifiche, Reting presta particolare attenzione anche a aspetti meno tangibili e più legati alla gestione del personale e alla selezione di franchisee con concrete possibilità di successo. Questo aspetto può rivelarsi decisivo per il successo o il fallimento di un’attività commerciale.

“Spesso accade che gli imprenditori rinuncino alle opportunità offerte dal franchising perché lo vedono come riservato solo ai grandi nomi, ma non è affatto così. – commenta Enrico Tosco, Direttore Generale di Reting – Ogni anno circa 3.000 potenziali franchisee si rivolgono a Reting per avviare nuove e innovative attività. Ciò che conta non è il volume di affari iniziale, né quanti punti vendita siano già aperti, o la disponibilità di finanziamenti o capitali ingenti. L’elemento chiave per creare una rete franchising capace di raggiungere un successo duraturo è l’idea di business.”

Turismo nautico: un settore in piena espansione con un forte impatto economico

Il turismo nautico italiano continua a registrare una crescita significativa, diventando uno dei settori trainanti dell’economia nazionale. Dall’era Covid, che ha rappresentato una svolta importante, il settore ha visto un incremento costante in termini di presenze e fatturato. Le aziende di charter, tra cui Spartivento Group, leader nel settore, hanno registrato aumenti significativi di ricavi di anno in anno.

Secondo i dati forniti da Spartivento, nel 2024 si prevede un incremento del +10% rispetto al 2023, principalmente grazie al numero di settimane vendute. La flotta dell’azienda, composta da oltre 130 imbarcazioni tra catamarani e barche a vela, ha già portato in vacanza più di 16.000 persone nel 2023, alla scoperta delle località più affascinanti del Belpaese. I turisti stranieri continuano a rappresentare una quota importante (67%), con tedeschi (18%) e polacchi (13%) in testa. Il turismo nautico non solo genera un impatto economico diretto ma ha anche un effetto moltiplicatore su altre industrie collegate, come quella enogastronomica e culturale. Recenti stime indicano che il settore contribuisce al PIL italiano con un valore complessivo di 28 miliardi di euro, dando lavoro a oltre 100.000 persone. Inoltre, i turisti nautici spendono in media 146 euro al giorno, quasi il doppio rispetto agli altri vacanzieri “outdoor”. Assonautica, da sempre in prima linea per la promozione e la valorizzazione del turismo nautico, sottolinea l’importanza di investire in infrastrutture e servizi per garantire una crescita sostenibile del settore. Il presidente Marino Maniero ha

dichiarato:

“Il turismo nautico italiano rappresenta una risorsa strategica per il nostro Paese. Tuttavia, per competere con le altre mete del Mediterraneo, dobbiamo colmare alcune lacune strutturali, come il miglioramento dei porti turistici e dei servizi accessori. Oltre a questo, è fondamentale puntare su un’offerta che integri l’esperienza nautica con la valorizzazione dei nostri territori e delle eccellenze locali.”

Maniero ha poi evidenziato l’importanza di un approccio sostenibile: “Assonautica promuove un turismo responsabile, dove la tutela del mare e delle sue risorse naturali sia prioritaria. Siamo impegnati a lavorare con le istituzioni e le aziende del settore per ridurre l’impatto ambientale delle attività nautiche, attraverso tecnologie innovative e pratiche virtuose. Il nostro obiettivo è fare del turismo nautico non solo un volano economico, ma anche un esempio di rispetto per l’ambiente.”

Guardando al futuro, gli analisti prevedono una crescita costante del turismo nautico nei prossimi dieci anni, con un tasso annuale del +3,8%. Questa espansione potrebbe portare a un aumento complessivo del +43% entro il 2034, trasformando il settore in una colonna portante dell’economia turistica italiana.

Assonautica, insieme a operatori come Spartivento Group, si impegna a sostenere questo sviluppo, creando sinergie tra pubblico e privato e mettendo in risalto il valore culturale, paesaggistico ed economico del mare italiano.

THE FUTURE

IS NOW

GARGANO

rubrica di settore

LE ASSEVERAZIONI PER PROFESSIONISTI: PILASTRO FONDAMENTALE DELLA SICUREZZA E DELLA TRASPARENZA

Le asseverazioni, nel panorama professionale italiano, rappresentano uno strumento cruciale per garantire trasparenza, affidabilità e conformità alle normative in molteplici settori. Dalle costruzioni alla fiscalità, passando per l’efficientamento energetico e la sostenibilità, il ruolo dei professionisti nel fornire asseverazioni è sempre più centrale, sia per le imprese sia per i privati cittadini.

Questo approfondimento analizza il significato delle asseverazioni, il loro quadro normativo, gli obblighi per i professionisti e le opportunità offerte da questo istituto, con particolare attenzione ai settori edilizio, fiscale ed energetico.

Settore edilizio: Nel contesto della sicurezza sismica ed energetica, le asseverazioni sono obbligatorie per accedere a incentivi come il Superbonus 110%, introdotto dal Decreto Rilancio (DL 34/2020).

Efficienza energetica: I tecnici devono asseverare la conformità degli interventi ai requisiti di legge per ottenere detrazioni fiscali o incentivi statali.

Ambito fiscale: I revisori legali e i professionisti abilitati rilasciano asseverazioni per certificare la correttezza dei bilanci e delle dichiarazioni fiscali.

Salute e sicurezza sul lavoro: Le asseverazioni possono riguardare la conformità delle procedure aziendali ai requisiti di sicurezza.

Ogni settore prevede regolamentazioni e standard tecnici specifici che il professionista deve rispettare nell’elaborazione e nella firma dell’asseverazione.

In particolare, il Decreto Rilancio ha introdotto un regime di responsabilità

specifica per i tecnici abilitati che asseverano interventi legati al Superbonus. Il professionista è tenuto a sottoscrivere una polizza assicurativa con massimali adeguati, per coprire eventuali richieste di risarcimento derivanti da errori o dichiarazioni mendaci.

Ruolo delle asseverazioni nel settore edilizio

Uno degli ambiti dove le asseverazioni trovano maggiore applicazione è il settore edilizio, soprattutto in relazione agli interventi di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica.

Grazie alle asseverazioni, è possibile accedere a incentivi fiscali significativi, come:

Superbonus 110%: I professionisti devono asseverare la conformità degli interventi ai requisiti tecnici previsti dal Decreto Rilancio, inclusi il miglioramento di almeno due classi energetiche e il rispetto delle norme antisismiche.

Ecobonus e Sismabonus: Anche per questi incentivi, è richiesta l’asseverazione tecnica per certificare l’idoneità degli interventi.

Le asseverazioni edilizie non solo garantiscono l’accesso ai benefici fiscali, ma rappresentano anche una tutela per i committenti, poiché attestano che gli interventi sono stati realizzati in modo corretto e sicuro.

Asseverazioni e transizione energetica Un altro settore in cui le asseverazioni giocano un ruolo cruciale è quello energetico. Con la crescente attenzione verso la transizione ecologica, il ruolo dei

professionisti nell’attestare la conformità degli interventi di efficientamento energetico è diventato centrale.

Le asseverazioni energetiche sono fondamentali per accedere ai fondi del PNRR destinati alla transizione verde e agli incentivi nazionali, come il Conto Termico e le detrazioni per la riqualificazione energetica.

Strumenti di supporto per i professionisti Data la complessità normativa e tecnica, i professionisti che rilasciano asseverazioni devono essere adeguatamente formati e supportati. Negli ultimi anni, sono stati sviluppati numerosi strumenti per agevolare il lavoro degli asseveranti:

Software di calcolo: Applicazioni specifiche per la redazione di asseverazioni tecniche in ambito energetico e strutturale. Polizze assicurative dedicate: Prodotti assicurativi su misura per coprire i rischi legati alle asseverazioni.

Formazione continua: Corsi e seminari organizzati da ordini professionali e associazioni di categoria per mantenere i professionisti aggiornati sulle novità normative e tecniche.

Sfide e prospettive future

Nonostante il valore delle asseverazioni, ci sono ancora alcune criticità da affrontare:

Burocrazia: Il processo di asseverazione può essere complesso e dispendioso in termini di tempo, soprattutto per i piccoli studi professionali.

Uniformità normativa: La frammentazione delle regole a livello regionale può complicare il lavoro dei professionisti.

economia a 360°

LA FINANZA AI TEMPI

DELLE CRIPTOVALUTE: OPPORTUNITÀ,

SFIDE

E

PROSPETTIVE

Negli ultimi anni, le criptovalute hanno rivoluzionato il mondo della finanza, trasformandolo in uno spazio sempre più digitale, decentralizzato e globale. Da strumento di nicchia utilizzato da pochi pionieri, come Bitcoin agli esordi nel 2009, le criptovalute sono diventate una componente centrale del dibattito economico e finanziario, coinvolgendo governi, banche centrali, investitori istituzionali e piccoli risparmiatori.

Questo approfondimento analizza come le criptovalute stanno plasmando la finanza moderna, le opportunità offerte, i rischi connessi e le prospettive per il futuro in un mondo sempre più digitalizzato.

Secondo CoinMarketCap, ad oggi il mercato delle criptovalute conta oltre 20.000 asset digitali, con una capitalizzazione complessiva che, sebbene volatile, si è mantenuta spesso sopra i 1.000 miliardi di dollari negli ultimi anni. Bitcoin ed Ethereum dominano il mercato, rappresentando circa il 60% della capitalizzazione totale, ma stanno emergendo altri progetti significativi legati a specifiche funzionalità, come Solana, Cardano e Polkadot.

Interesse degli investitori istituzionali: Società come Tesla, MicroStrategy e fondi di investimento globali hanno iniziato ad allocare parte dei loro capitali in Bitcoin e altre criptovalute.

Adozione della blockchain: La tecnologia sottostante alle criptovalute sta trovando applicazione in molti settori, come supply chain, finanza decentralizzata (DeFi), arte digitale (NFT) e gestione dei dati.

Crescente accettazione come mezzo di pagamento: Aziende come PayPal, Mastercard e persino alcuni governi, come El Salvador, hanno integrato le criptovalute nei loro sistemi.

Le opportunità offerte dalle criptovalute

1. Democratizzazione della finanza

Le criptovalute hanno il potenziale di rendere il sistema finanziario più inclusivo, consentendo a milioni di persone non bancarizzate di accedere a servizi finanziari. Con uno smartphone e una connessione internet, chiunque può creare un wallet digitale e partecipare a transazioni globali senza intermediari.

2. Finanza decentralizzata (DeFi)

La DeFi rappresenta una delle innovazioni più significative nel settore delle criptovalute. Attraverso smart contract basati su

PER IL FUTURO

blockchain, è possibile accedere a servizi finanziari come prestiti, assicurazioni e investimenti senza passare per banche o altre istituzioni. Secondo DeFi Pulse, nel 2023 il valore totale bloccato (TVL) nelle piattaforme DeFi ha superato i 50 miliardi di dollari.

3. Tokenizzazione degli asset

La tokenizzazione consente di rappresentare proprietà frazionate di beni reali, come immobili o opere d’arte, sotto forma di token digitali. Questo processo aumenta la liquidità e riduce le barriere d’ingresso per gli investitori.

4. Diversificazione del portafoglio

Le criptovalute offrono agli investitori un’opportunità per diversificare i loro portafogli con asset non correlati ai mercati tradizionali. In un contesto di alta inflazione e politiche monetarie espansive, alcuni vedono Bitcoin come una riserva di valore simile all’oro digitale. Un aspetto interessante è l’evoluzione del rapporto tra criptovalute e istituzioni finanziarie tradizionali. Mentre inizialmente le criptovalute erano percepite come una minaccia per le banche e le autorità monetarie, oggi molte istituzioni stanno abbracciando questa innovazione.

Central Bank Digital Currencies (CBDC): Molte banche centrali stanno sviluppando le proprie valute digitali per combinare i vantaggi delle criptovalute con la stabilità delle monete tradizionali. La Cina è già avanti con il suo yuan digitale, mentre l’Unione Europea sta valutando l’introduzione dell’euro digitale.

Collaborazioni con il settore tradizionale: Molti istituti finanziari stanno integrando i servizi legati alle criptovalute nelle loro offerte, ad esempio consentendo ai clienti di acquistare e custodire asset digitali.

Il futuro delle criptovalute dipenderà dalla capacità del settore di superare le sue sfide e di guadagnare maggiore fiducia tra regolatori, investitori e consumatori. Tra le tendenze emergenti: Sviluppo di tecnologie sostenibili: Blockchain più efficienti dal punto di vista energetico, come quelle basate su proof-of-stake, potrebbero mitigare l’impatto ambientale.

Maggiore regolamentazione: Normative chiare favoriranno la fiducia degli investitori e l’adozione su larga scala.

Espansione dell’uso quotidiano: Con l’aumento degli esercizi commerciali e delle piattaforme che accettano criptovalute, l’utilizzo come mezzo di pagamento potrebbe diventare più comune.

A cura di GARGANO GREEN ENERGY

GREEN ECONOMY

LA TRANSIZIONE VERDE NELL’ECONOMIA

DEL MEZZOGIORNO D’ITALIA: SFIDE E STRATEGIE PER IL FUTURO

La transizione verde rappresenta una delle sfide più rilevanti per l’economia globale, ma per il Mezzogiorno d’Italia può trasformarsi in una straordinaria opportunità di sviluppo sostenibile, rilancio economico e coesione sociale. Questo territorio, spesso penalizzato da disuguaglianze strutturali e carenze infrastrutturali, possiede però un potenziale unico per diventare il cuore pulsante della rivoluzione ecologica in Italia, grazie a risorse naturali straordinarie, eccellenze nel settore agroalimentare e una crescente attenzione alle energie rinnovabili.

Con il supporto del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e di altri strumenti di finanziamento europei e nazionali, la transi-

zione verde può diventare un volano per il Sud, favorendo non solo la crescita economica, ma anche la creazione di posti di lavoro e la riduzione del divario Nord-Sud.

Il contesto attuale: un potenziale inespresso

Il Mezzogiorno, che comprende Regioni come Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata, è una delle aree più ricche di risorse naturali in Italia. Con un clima favorevole, vaste superfici agricole, venti costanti e un’elevata radiazione solare, il Sud ha un enorme potenziale per l’energia rinnovabile e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, a fronte di queste opportunità, il Mezzogiorno sconta storicamente:

Difficoltà di accesso al credito per le imprese. Disoccupazione giovanile tra le più alte d’Europa. Una burocrazia spesso inefficiente e frammentata. Secondo i dati del Rapporto Svimez 2023, il PIL del Mezzogiorno cresce ancora a ritmi inferiori rispetto al resto d’Italia, e l’occupazione resta precaria in molti settori. Tuttavia, il rapporto evidenzia anche che le politiche legate alla transizione ecologica e digitale potrebbero rappresentare una svolta per invertire queste tendenze.

Energia rinnovabile: il punto di partenza della transizione verde Il Sud Italia ha già avviato la sua trasformazione in un polo per le energie rinnovabili. Secondo Terna, il 40% della produzione nazionale di energia eolica e solare proviene dal Mezzogiorno. La Puglia, in particolare, è una delle Regioni leader nel settore fotovoltaico, mentre la Sicilia e la Basilicata stanno diventando hub per l’eolico. L’obiettivo del PNRR è incrementare ulteriormente la capacità installata di fonti rinnovabili, facilitando al contempo l’integrazione delle energie verdi nella rete nazionale. Per il Mezzogiorno, ciò significa:

Investimenti in infrastrutture energetiche: Modernizzazione delle reti per garantire stabilità e maggiore capacità di trasmissione. Progetti di comunità energetiche: Promozione di modelli locali per l’autoproduzione e il consumo condiviso di energia, con impatti positivi su famiglie e PMI.

Sviluppo di impianti offshore: In particolare nel Mar Ionio e nel Canale di Sicilia, per sfruttare il potenziale dell’eolico marino. Agricoltura sostenibile: un modello di eccellenza per il Sud

L’agricoltura rappresenta uno dei settori chiave per il Mezzogiorno, non solo in termini di occupazione, ma anche come espressione del patrimonio culturale e ambientale del territorio.

La transizione verde offre l’opportunità di trasformare il settore agricolo in un modello di sostenibilità, con interventi mirati come: Digitalizzazione e agricoltura di precisione: Tecnologie come sensori IoT e droni possono ottimizzare l’uso di risorse idriche e fertilizzanti, aumentando la produttività e riducendo gli sprechi. Produzione biologica e filiera corta: Promuovere metodi di coltivazione rispettosi dell’ambiente può valorizzare i prodotti tipici del Sud e renderli più competitivi sui mercati internazionali. Economia circolare: Incentivare il riutilizzo degli scarti agricoli per la produzione di biogas o fertilizzanti organici.

Secondo Coldiretti, il settore agroalimentare del Mezzogiorno potrebbe generare fino a 100.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni, se supportato da politiche adeguate e investimenti mirati.

Il ruolo del turismo sostenibile

Il Mezzogiorno è una delle mete turistiche più amate d’Europa, ma il turismo di massa e la mancanza di infrastrutture adeguate stanno mettendo a rischio il patrimonio naturale e culturale del territorio.

La transizione verde può trasformare il turismo in un settore soste-

nibile e resiliente, attraverso:

Eco-turismo: Promozione di percorsi naturalistici, enogastronomici e culturali che valorizzino il territorio in modo responsabile.

Infrastrutture green: Incentivare la realizzazione di hotel e trasporti sostenibili, riducendo l’impronta ecologica del settore.

Rivalutazione delle aree interne: Sfruttare i fondi del PNRR per recuperare borghi e aree rurali, favorendo un turismo diffuso che contrasti lo spopolamento.

Le sfide della transizione verde nel Sud

Nonostante le enormi opportunità, la transizione verde nel Mezzogiorno non è priva di ostacoli: Burocrazia e inefficienze amministrative: I ritardi nell’approvazione dei progetti spesso scoraggiano gli investitori.

Divario infrastrutturale: La carenza di collegamenti efficienti e infrastrutture moderne può limitare il pieno sfruttamento delle risorse.

Mancanza di competenze tecniche: La transizione verde richiede nuove competenze, ma l’offerta formativa nel Sud è ancora insufficiente.

Tuttavia, affrontare queste sfide potrebbe rappresentare un’opportunità per il Mezzogiorno di rafforzare il proprio tessuto sociale ed economico, creando sinergie tra pubblico e privato.

Il ruolo del PNRR e dei fondi europei

Il PNRR rappresenta il principale strumento per finanziare la transizione verde nel Mezzogiorno, con miliardi di euro destinati a interventi su rinnovabili, infrastrutture, agricoltura sostenibile e turismo.

A questi si aggiungono altri strumenti europei, come il Fondo per una Transizione Giusta e il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), che mirano a ridurre le disuguaglianze territoriali e a promuovere una crescita sostenibile.

Secondo gli esperti, una governance efficace e una stretta collaborazione tra governo centrale, Regioni e attori privati saranno fondamentali per garantire che questi fondi vengano utilizzati in modo efficace.

Conclusioni: il Mezzogiorno come laboratorio della transizione verde

Il Mezzogiorno d’Italia ha tutte le carte in regola per diventare un modello di transizione verde a livello europeo. Le risorse naturali, la ricchezza culturale e il potenziale umano rappresentano asset strategici che, se adeguatamente valorizzati, possono trasformare questa sfida in una straordinaria opportunità di sviluppo.

La transizione verde non è solo una questione ambientale, ma una leva per rilanciare l’economia del Sud, creare posti di lavoro, ridurre le disuguaglianze e promuovere un modello di crescita sostenibile che tenga conto delle peculiarità del territorio.

Per riuscirci, sarà fondamentale una visione strategica a lungo termine, in grado di coniugare innovazione, sostenibilità e coesione sociale, trasformando il Mezzogiorno da area marginalizzata a protagonista della rivoluzione ecologica italiana ed europea.

GENERAL CONTRACTOR

LE NUOVE OPPORTUNITÀ PER I GENERAL CONTRACTOR: UN SETTORE IN EVOLUZIONE TRA INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

Il settore dei general contractor si trova oggi al centro di una profonda trasformazione. Grazie a innovazioni tecnologiche, cambiamenti normativi e nuove opportunità di finanziamento, questi operatori stanno ridefinendo il loro ruolo nel mercato, passando da semplici esecutori di lavori a veri e propri protagonisti dello sviluppo infrastrutturale, edilizio e industriale.

In Italia, l’impulso dato da strumenti come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’attenzione crescente verso la sostenibilità e la digitalizzazione offrono ai general contractor un’occasione unica per consolidare la propria posizione e affrontare sfide sempre più complesse, ma anche più remunerative.

Chi sono i general contractor e perché sono importanti

I general contractor sono aziende o consorzi che assumono il compito di gestire e realizzare progetti complessi, coordinando tutte le fasi del processo: dalla progettazione alla costruzione, fino alla consegna “chiavi in mano”. Questo modello consente ai committenti, sia pubblici che privati, di affidarsi a un unico interlocutore, riducendo i rischi e ottimizzando tempi e costi. Negli ultimi anni, il loro ruolo si è evoluto, includendo anche la gestione finanziaria, il project management e l’integrazione di soluzioni innovative e sostenibili.

In Italia, i general contractor sono diventati fondamentali per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali e progetti edilizi complessi, soprattutto alla luce delle recenti riforme normative e dei fondi europei destinati alla transizione verde

e digitale.

Nuove opportunità nel mercato italiano

1. Investimenti del PNRR

Il PNRR ha destinato oltre 220 miliardi di euro per il rilancio dell’economia italiana, con una parte significativa dei fondi dedicata a infrastrutture, mobilità sostenibile, efficientamento energetico e rigenerazione urbana.

Questi interventi rappresentano una miniera d’oro per i general contractor, che possono proporsi come partner strategici per:

Progetti infrastrutturali: Realizzazione di strade, ferrovie, ponti e porti sostenibili.

Edilizia scolastica e sanitaria: Costruzione e riqualificazione di edifici pubblici secondo i criteri della sostenibilità e dell’efficienza energetica.

Rigenerazione urbana: Interventi su aree degradate per creare spazi abitativi e commerciali moderni e a basso impatto ambientale.

2. Digitalizzazione e Building Information Modeling (BIM)

L’adozione di tecnologie innovative come il BIM sta rivoluzionando il modo in cui i general contractor pianificano e gestiscono i progetti. Questa metodologia consente di: Ottimizzare la progettazione e ridurre errori.

Migliorare la collaborazione tra le diverse figure professionali coinvolte.

Monitorare i costi e i tempi in tempo reale.

I contractor che investiranno nella digitalizzazione saranno avvantaggiati nel rispondere ai requisiti sempre più stringenti dei bandi pubblici e nel migliorare la propria competitività sul mercato.

3. Sostenibilità come driver di crescita

L’attenzione alla sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità. I general contractor devono adattarsi a un mercato in cui le richieste di soluzioni green ed efficienti dal punto di vista energetico sono in costante aumento.

Ciò significa:

Utilizzo di materiali eco-compatibili e riciclabili.

Implementazione di tecnologie per l’efficienza energetica. Progettazione di edifici a emissioni zero.

Inoltre, i finanziamenti europei e nazionali legati al Green Deal e al PNRR incentivano progetti che rispettano rigorosi criteri ambientali, aprendo ulteriori opportunità per gli operatori del settore.

Le sfide del settore

Nonostante le opportunità, i general contractor devono affrontare diverse sfide per rimanere competitivi: Carenza di manodopera specializzata: La transizione verso modelli di costruzione più tecnologici e sostenibili richiede

nuove competenze, che spesso sono difficili da reperire.

Ritardi burocratici: Le lungaggini amministrative possono compromettere i tempi di realizzazione dei progetti, incidendo sui margini di profitto.

Aumento dei costi delle materie prime: La volatilità dei prezzi dei materiali da costruzione rappresenta un rischio significativo, soprattutto per i contratti a lungo termine.

Affrontare queste sfide richiede una maggiore flessibilità operativa, una gestione oculata dei rischi e un impegno costante nell’innovazione.

Il ruolo del general contractor nel settore privato

Anche nel mercato privato, i general contractor stanno acquisendo un ruolo sempre più strategico. Le aziende del settore immobiliare, industriale e commerciale si affidano sempre più spesso a contractor per la realizzazione di progetti complessi, come:

Realizzazione di edifici aziendali sostenibili: Strutture certificate LEED o BREEAM che migliorano l’efficienza energetica e l’immagine aziendale.

Parchi industriali e logistici: Progetti chiavi in mano che rispondono alle crescenti esigenze di e-commerce e distribuzione.

Ristrutturazioni di lusso: In un mercato immobiliare sempre più orientato al valore aggiunto, i contractor offrono competenze specifiche per garantire qualità e rispetto delle tempistiche.

Dichiarazione di un esperto

Secondo il dott. Pio Lagrascia, esperto di politiche infrastrutturali e sostenibilità:

“Il general contractor rappresenta oggi una figura chiave per affrontare le grandi sfide dell’edilizia moderna. La capacità di coordinare risorse, tecnologie e professionalità lo rende indispensabile per la realizzazione di progetti complessi.

Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di innovare e adattarsi a un mercato in rapida evoluzione, dove sostenibilità e digitalizzazione sono elementi imprescindibili.”

Le nuove opportunità per i general contractor in Italia derivano da un contesto favorevole, in cui gli investimenti pubblici e privati stanno convergendo verso la realizzazione di progetti innovativi e sostenibili.

Tuttavia, il settore deve evolversi rapidamente per cogliere al meglio queste occasioni, puntando su innovazione tecnologica, sostenibilità e competenze avanzate.

Con una visione strategica a lungo termine e una gestione efficiente delle risorse, i general contractor hanno tutte le carte in regola per diventare protagonisti di una nuova era dello sviluppo infrastrutturale ed edilizio, contribuendo in modo significativo alla crescita economica e alla transizione ecologica dell’Italia.

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